Il fascino delle storie che giungono a noi dal magico Oriente, tanto grande e variegato di culture e lingue, quanto ricco di quei piccoli e grandi segreti che riposano in seno alle singole storie famigliari sussurrate e raccontate di generazione in generazione, affinchè non vadano perdute,
è tutto racchiuso in libri come questo, di cui oggi vi parlerò.
MADRE DEL RISO
di Rani Manicka
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Edizioni Mondadori
Collana Oscar bestsellers
Traduzione di A. L. Zazo
476 pp
10 euro
Anno 2004
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Sono diversi i personaggi che incontriamo in questo romanzo, che - partendo dagli Anni Trenta del Novecento - ripercorre la
storia di una famiglia, di uomini e donne, di adulti e bambini che la vita spesso ha trattato con poca generosità, rendendoli inevitabilmente o spietati, o molto forti o altrettanto fragili.
La prima voce che ascoltiamo è quella della indiscussa protagonista del nostro libro, Lakshimi.
Lakshmi nasce e trascorre un'infanzia libera e spensierata nell'intatta natura dell'isola di Ceylon.
Cresciuta senza il padre, la piccola è molto attaccata alla sua mamma, che però, quando lei ha soltanto 14 anni, le fa un "torto" (quantomeno così lo giudica Lakshimi): sceglie per lei uno sposo malese, molto più grande d'età e per nulla bello come i principi che popolavano i sogni dell'adolescente.
Ma il buon partito - che si chiama Ayah - ha per lo meno una virtù: è incredibilmente ricco e sua madre è sicura che, seppur lontana da lei, saprà che la sua bambina sarà felice col suo bravo e ricco marito.
Ma qual è la sorpresa quando, giunta a casa, la ragazza scopre di essere stata ingannata!
Ayah è un modestissimo impiegato e conduce una vita, se non povera... quasi!
Ma ormai è il danno è fatto: lui è suo marito e lei è la regina della piccola e spoglia casa in cui si ritrova a vivere, a Kuantan.
Una cosa comprende subito: Ayah è un uomo buono, dolce, comprensivo, che ama la mogliettina, la tratta con tenerezza e rispetto e stravede per lei. Questo devoto amore lo accompagnerà tutti i giorni della sua vita che passerà accanto alla moglie, anche quando tante certezze e la serenità familiare verranno messe a dura prova.
Ma l'uomo è anche incredibilmente debole, remissivo, poco intraprendente e coraggioso, tant'è che da subito lascia la gestione di casa e danaro nelle mani di Lakshimi che, lungi dall'essere una ragazzetta senza arte nè parte, dimostra molta maturità per la sua età, ritrovandosi così a doversi costruire un mondo da sola, senza l'appoggio del consorte.
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E quando cominceranno a nascere i figli si renderà sempre più conto di quanto sia sola, di come solamente le sue forze possano garantire cibo e un minimo di benessere alle creature che nasceranno.
Ma Lakshimi è davvero forte e saprà risparmiare e guadagnare ciò che è necessario per garantire, giorno per giorno, una dignitosa sopravvivenza a se stessa ai suoi tanti figli.
I primi ad allietare lei e Ayah sono i gemellini Lakshmnan e Mohini, che resteranno per tutta la vita i gioielli di casa, la vera e impareggiabile gioia di mamma e papà.
Nasceranno altri figli, uno all'anno: Anna (tranquilla, saggia, rassicurante), gli altri due maschietti - Sevenese (instabile, tormentato da demoni oscuri), Jeyan (poco intelligente, sempre umiliato e schernito da tutti) -, entrambi nati sotto una stella poco gentile... - e infine la piccola e sfortunata Lalita.
Come dicevo, i gemelli saranno la luce degli occhi di mamma e papà; e se Lakshmnan cresce bello, forte e intelligente, rendendo la mamma orgogliosa di questo figlio che da grande potrebbe aspirare a lavori di un certo livello, Mohini cresce bellissima, con i suoi occhi di un verde intenso, i capelli folti, neri e lucenti, una pelle bianca come la porcellana: una piccola dea, insomma, un tesoro da custodire e proteggere gelosamente!
Tutti in famiglia lo sanno: la bellezza di Mohini va preservata a tutti i costi perchè un giorno di certo sposerà un giovane bello e gentile, che verrà conquistato dalla sua bellezza e purezza.
Ma sono gli anni in cui la Seconda Guerra Mondiale si fa avanti a forza e con terribile violenza nella vita dei malesi, principalmente attraverso l'invasione giapponese (1941-'42).
La parte narrativa relativa all'invasione dei Giapponesi è davvero tremenda e leggerla mi ha impressionato molto. Gli invasori hanno commesso atrocità inimmaginabili e disumane a danno della popolazione malese, tanto degli uomini quanto delle donne; non solo il razionamento del cibo, le razzie nelle abitazioni, le minacce, le umiliazioni di ogni tipo, ma ancor di più le torture orrende perpetrate verso quegli uomini che essi giudicavano delatori.
Per non parlare della fine che facevano le donne più belle e giovani!
La lettura di certe crudeltà lascia inorriditi e tocca profondamente, e toccherà da vicino la famiglia di Lakshimi, in particolare nella persona di Mohini.
Proprio lei!! L'adorata figlia dalla bellezza incantevole, tenuta nascosta perchè i giapponesi non ne conoscessero l'esistenza e non potessero farle del male!
Ma a causa di uno stupido e fatale errore da parte di Lakshmnan, i crudeli invasori scopriranno la giovane e la porteranno via, lasciando nello sgomento e nel dolore tutti.
Mohini non farà più ritorno a casa, ma il suo ricordo, il suo spirito pure ed innocente continuerà a vivere tra le mura di casa, e in un certo senso a tormentare tutti.
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Nessuno sarà più felice da allora: la morte (tanto tragica ed efferata che nessuno osa parlarne, immaginarla) di Mohini farà cadere tutti in uno stato di profonda infelicità, di senso di colpa, di tristezza, che si ripercuoterà sui rapporti familiari, lacerandoli, segnandoli e condizionandoli per sempre.
Il dolore spesso può rendere il cuore duro, rivestendolo di una corazza impenetrabile che al suo interno si riempirà di lacrime e tormenti, e che lascerà uscire all'esterno tanti sentimenti negativi, che a loro volta si tramuteranno in parole, in gesti e azioni dalle conseguenze devastanti e inarrestabili.
Seguiamo le vicende amare di questa famiglia, e ben presto a Lakshimi si aggiungono altre voci, altre narrazioni, che ci lasciano entrare in questo mondo passato, che sa di antico, che ha un'atmosfera malinconica e dolorosa, che mette in luce dinamiche e affetti complessi, piccole gioie e innumerevoli dolori di persone che si sono viste negare la felicità sempre quando pensavano che essa fosse vicina.
Conosciamo i nostri personaggi, le esperienze che vivono, le delusioni, la fame di felicità, i demoni e le ambizioni perverse che hanno tormentato alcuni di loro, l'infelicità di chi si vede solo e non amato, o di chi tocca il cielo con un dito per vederselo piombare addosso senza via di scampo, e non possiamo non parteciparvi col cuore.
Madre del riso ci parla di donne forti e coraggiose come Lakshimi, ma anche di donne più fragili come la sua amica Mui Tsai (la cui vita sarà costellata soltanto da sofferenze indicibili), o ancora di donne incattivite perchè consapevoli della propria insanabile infelicità e solitudine; ci parla di uomini deboli e dalla personalità inesistente (come Ayal e Jeyan) e di altri come Lakshmnan, dal carattere turbolento e dal cuore appesantito da sensi di colpa mai assopiti, che nessun malsano vizio e nessuna donna riusciranno mai a placare.
In questo caleidoscopio di persone e fatti, spicca sicuramente Lakshimi, un personaggio che resta nel cuore del lettore, il quale ha la consapevolezza di come esso non sia affatto perfetto.
Lakshimi è una donna coraggio, che ragiona e agisce con la mente efficiente e pragmatica di un uomo d'affari, e pur avendo il cuore gonfio d'amore, non riesce a dimostrarlo. Le tragedie familiari non la ammorbidiranno ma rischieranno di renderla cinica, indifferente, forse anche un po' crudele, capace di covare dentro sè un mostro affamato che le lacererà l'anima; seppur sempre con la convinzione di agire per il bene dei suoi cari, Lakshimi è e resta una donna che sovrasta chiunque le stia accanto, che per tutta una vita metterà in ombra quel suo marito invisibile e fallito, poco meritevole di rispetto.
Eccovi una descrizione efficace che riassume perfettamente questo personaggio forte e spesso contraddittorio; è Sevenese a farla, mentre parla con la nipotina prediletta, Dimple, dicendo che la Madre del Riso è
"colei che dona la vita, ecco chi. A Bali il suo spirito vive in immagini fatte con il riso. Dal suo trono di legno nel granaio di famiglia proteggei raccolti che ha reso abbondanti nei campi. E' così sacra che i peccatori non possono entrare dove lei si trova o consumare un solo chicco di cui è fatta la sua figura. (...) In questa casa la nostra Madre del Riso è tua nonna. E' lei che custodisce i sogni. Guarda bene e vedrai che siede sul suo trono di legno e tiene nella mani forti tutte le nostre speranze e i sogni, grandi e piccoli, i tuoi e i miei. Gli anni non la indeboliscono."
Le pagine di questo romanzo scorrono veloci perchè le vicende narrate (attraverso il metodo delle "storie di vita", raccolte da un membro della famiglia per conservare la memoria della storia di chi l'ha preceduta) rapiscono e catturano il lettore, che resta affascinato dallo stile ammaliante, crudo e vero che incanta, come una musica dolce e suadente che non riesci a smettere di ascoltare anche se le parole spesso contengono fatti dolorosi.
E' un romanzo in cui l'animo umano vien fuori in ogni sua sfaccettatura, in cui al lettore viene mostrato l'amore più puro come anche la cattiveria e l'odio più micidiali; certe storie inteneriscono, altre indignano e toccano, forse pure fino alle lacrime, ma di certo nessuna lascia indifferenti.
L'autrice ha creato un mondo appassionante, crudo, lontano da noi nel tempo e nello spazio ma che, giunti all'ultima pagina, sentiamo familiare, noto, perchè ne abbiamo scandagliato tutti i recessi e gli angoli più nascosti, abbiamo visto e udito segreti e verità dolorose, amore e odio, gioie e dolori, tenerezza e malvagità, e ne siamo rimasti affascinati, proprio come un serpente non può che restare irretito dalla arti magiche di un incantatore.
Assolutamente consigliato!!
Letture correlate:
- L'AMORE GRAFFIA IL MONDO (Lakshimi mi ha ricordato Signorina, per la determinazione e il saper prendere in mano le redini della famiglia lì dove il marito mostrava debolezza e tentennamenti).