Visualizzazione dei post in ordine di data per la query affari d'amore. Ordina per pertinenza Mostra tutti i post
Visualizzazione dei post in ordine di data per la query affari d'amore. Ordina per pertinenza Mostra tutti i post

sabato 9 marzo 2024

RECENSIONE ✭ LA NIPOTE di Bernhard Schlink



Kaspar, dopo essere rimasto vedovo, si ritrova tra le mani un manoscritto della defunta e amata moglie; apprende importanti verità sul passato di lei, sul suo percorso esistenziale, sulle scelte operate e sui rimpianti per gli errori commessi.
L'uomo si mette sulle tracce di questo turbolento passato e in questo viaggio la sua vita solitaria e abitudinaria verrà arricchita da un incontro speciale.


LA NIPOTE
di Bernhard Schlink

Ed. Neri Pozza
trad. S. Kolbe
336 pp
«La verità è una sola. Non appartiene né a me né a te, c’è e basta. Come il sole e la luna. E come per la luna, a volte se ne vede solo la metà, ma c’è tutta, è rotonda e bella».


È il maggio del 1964 quando, a Berlino Est, in occasione del convegno promosso dalla Freie Deutsche Jugend (FDJ, l’organizzazione giovanile del partito al comando dell’allora DDR*), i giovanissimi Birgit e Kaspar si incontrano per la prima volta. 

Birgit è incaricata dalla FDJ di accogliere gli ospiti provenienti da ogni parte della Germania; Kaspar è un giovane studioso di storia dell’Ovest. 

I due si innamorano, e mentre i giovani delle due Germanie ballano e suonano insieme, superando ogni barriera e confine, tutto sembra possibile e roseo. 

Nel presente, nella Berlino odierna, quella primavera del 1964 è ormai parte delle illusioni perdute: frantumati i sogni di fratellanza, anche l’amore con e per la sua complicata e sfuggente Birgit pare essersi dissolto nel nugolo offuscato di bugie e segreti che li hanno separati per anni, senza che Kaspar se ne accorgesse. 

Dopo la morte della donna, infatti, Kaspar scopre nel suo computer la bozza di un libro autobiografico che la moglie avrebbe desiderato pubblicare; leggendolo, l'uomo apprende che, prima di lui, Birgit aveva avuto una relazione con un funzionario del Partito, dalla quale era nata una bambina, affidata poi a un’amica. Quest'ultima, a sua volta, aveva avuto da Birgit il triste compito di affidarla a qualcuno che l'adottasse. 

Sebbene deluso e amareggiato, oltre che distrutto dal dolore di un lutto che non ha nemmeno avuto il tempo di elaborare, Kaspar si sente altresì animato anche da una nuova speranza: fare ciò che Birgit non ha mai avuto il coraggio di fare, vale a dire trovare la figlia perduta. 

Inizia così un viaggio che lo porterà in uno degli insediamenti dei Völkischen**, membri dell’estrema destra tedesca che portavano avanti un'idea di “nazionalismo contraddistinto da un codice etnico razzista con una base ideologica anti-moderna”.

Dopo aver chiesto a persone che avrebbero potuto dargli informazioni utili, Kaspar finalmente trova la figlia di Birgit: si chiama Svenja ed è una donna che negli occhi, nei capelli, persino nella voce, ricorda sua madre. 
È sposata col tronfio e iracondo Björn, portano avanti la loro bella fattoria ed hanno una figlia 15enne, Sigrun, una ragazzina dai capelli rossi dallo sguardo vispo e intelligente.

Da sempre (per vissuto e per carattere) tranquillo, ragionevole, accondiscendente e mai aggressivo, Kaspar resta interdetto dai modi di fare del capofamiglia, che quando sente che la madre biologica della propria moglie è da poco deceduta, fiuta l'odore di una possibile eredità e comincia da subito ad avanzare pretese economiche al vedovo, accompagnate da minacce e voce grossa.

Kaspar sarà pure pacato ma non si spaventa per i modi del rozzo fattore: a lui interessa solo interagire con Svenja e poterle parlare di Birgit, farle capire che, anche se è stata abbandonata, non è stata mai dimenticata: anzi, Birgit stava scrivendo un libro sulla propria storia e desiderava tanto poterla cercare per offrirsi a questa figlia perduta, darle una mano (economica e non solo) e provare a stabilire, magari, un minimo di rapporto con lei.

In questa comunità rurale di neonazisti Kaspar è a disagio, anche perché è chiaro che  Björn e Svenja non abbiano molta simpatia per lui; ma a rubargli il cuore è la ragazzina, Sigrun, che con una tenera spontaneità lo chiama subito nonno.

Kaspar è commosso dalla vicinanza emotiva che sente con questa adolescente che è praticamente un'estranea e, per lui che avrebbe voluto dei figli con e da Birgit, pensare di avere una nipote, di punto in bianco, lo riempie di gioia.

Tra i due nasce un'immediata connessione e, nonostante il gap generazionale e l'opposta visione del mondo e della vita, Kaspar e Sigrun si trovano benissimo insieme.

Sigrun è una ragazzina dal carattere molto determinato, legge tantissimo, ha un'ottima dialettica per la sua età, è una figlia obbediente che lavora accanto al padre bracciante; quando riesce ad ottenere - in cambio di lauti bonifici - che la nipote acquisita trascorra del tempo con lui, le sue giornate acquistano un nuovo senso, slancio, scopo.

"Fino ad allora Kaspar aveva vissuto la sua vita, e le vite degli altri per lui erano come i palazzi, le strade e gli alberi che lo circondavano. A meno che non avesse un qualche rapporto con loro e loro con lui; in quel caso le percepiva e riconosceva il valore che assumevano per lui. Adesso invece, per la prima volta, le percepiva per come erano veramente, di per sé, ogni singola vita come un mondo intero, completo e compiuto."


Sigrun è servizievole, premurosa, lo accompagna nella libreria (di proprietà di Kaspar), gli prepara la colazione, insieme vanno ai concerti e il nonno scopre che la ragazzina sa suonare il pianoforte e che cela uno straordinario talento musicale.

Oltre a organizzarle e pagarle le lezioni di piano, i due chiacchierano moltissimo di argomenti importanti e Kaspar ascolta con apprensione e sgomento i discorsi infervorati di quella ragazzina tutta capelli che gli parla esaltata dell'ideologia hitleriana, di Irma Grese come di un'eroina, del Diario di Anna Frank, e dell'Olocausto in generale, come di un'enorme menzogna escogitata dagli ebrei.
Non solo: ma ovviamente lo straniero è visto dai Völkischen come una minaccia alla tranquillità dei tedeschi, al loro benessere e alla realizzazione stessa di una Germania forte e pura.

Kaspar è preoccupato: la testa di Sigrun è strapiena di bugie razziste: è compito suo, in qualità di nonno, aiutarla a rivedere le proprie idee o deve farsi gli affari suoi?
Non sarà una scelta semplice per l'uomo, che dovrà mettere d'accordo la ragione con il cuore per cercare comunque di non perdere questa nipote diventata troppo importante per lui.


Nel complesso, una volta terminato, ho trovato il libro sicuramente scritto bene e interessante, in cui l'intreccio delle dinamiche relazionali del personaggi si amalgama con tematiche esistenziali, politiche, socio-culturali; sono molti, infatti, i passaggi ricchi di dettagli circa le idee di Birgit e dei völkischen sulla Germania, sulla situazione storica, socio-politica ma anche culturale, letteraria, artistica e musicale degli Anni Sessanta e oltre.

Confesso di aver trovato poco stimolante la prima parte del libro, soprattutto quella relativa al passato di Birgit (più che altro perché il ritmo è un po' lento) e di aver gradito maggiormente le pagine in cui si racconta il rapporto tra nonno e nipote, con tutte le disquisizioni sulle idee razziste e nazionaliste di cui è infarcita la testolina della giovane.
Ottima la caratterizzazione dei personaggi anche se, per buona parte del romanzo, personalmente mi è mancato un aspetto per me essenziale: il coinvolgimento emotivo; confesso che mi sono sentita molto distante da ciò che leggevo sulle illusioni e le disillusioni dei tedeschi di quel periodo (anni Sessanta).



CITAZIONI

"Quando si vive in un paese governato da un regime cattivo, si spera sempre in un cambiamento, e poi un bel giorno il cambiamento arriva. Il regime cattivo viene sostituito da uno buono. Se si era stati contrari, si può tornare favorevoli. Se si era stati mandati in esilio, si può rientrare in patria. Chi è rimasto e anche chi se n’è andato può riappropriarsi del paese che ridiventa il suo paese, quello che aveva sognato. La DDR non ridiventerà mai il paese sognato. Semplicemente non esiste più. Chi è rimasto non prova nessuna gioia, chi se n’è andato non ci può più tornare; il loro esilio è senza fine. Di qui il vuoto. Il paese e il sogno sono irrimediabilmente perduti. Non è la perdita irrimediabile che mi mette tristezza, bensì il vuoto. Il vuoto, il dolore del vuoto, il dolore".

"Come si riesce a sfuggire agli altri? Vivendo con risolutezza la propria vita."

" «Birgit, la figlia, le cose taciute – mi sento come se mi mancasse il terreno sotto i piedi. Come se tutto fosse solo “forse”»."

"Come è quieto il mondo 
avvolto nel crepuscolo, 
così intimo e incantevole, 
come una stanza tranquilla, 
dove gli affanni del giorno 
possono essere dimenticati nel sonno."



NOTE

* Repubblica Democratica tedesca, nota anche con il suo acronimo DDR, fu uno stato formatosi durante la Guerra Fredda nella parte orientale del paese (fonte)

**  Ho trovato in internet questo articolo in pdf, magari potreste trovarlo interessante per approfondire il movimento Völkisch QUI

domenica 3 dicembre 2023

[ RECENSIONE ] I GIORNI DEL COBRA di Daniela Merola



Una serie di efferati femminicidi sta sconvolgendo Castellammare di Stabia, colorando di sangue i suoi vicoli e riempiendo di terrore i giorni di una calda estate del 2021.
Il commissario di polizia Giulia Cangiato e tutta la sua squadra sono nel pieno di un'affannosa e urgente ricerca del killer - chiamato il Cobra - ma c'è una persona in particolare che potrebbe dare un contributo fondamentale nell'individuazione dell'assassino: Dora Neri, l'unica vittima ad essere stata lasciata in vita.


I GIORNI DEL COBRA
di Daniela Merola


LFAPublisher
328 pp
19.90 euro
In una placida serata estiva una donna cerca di rialzarsi da terra, a fatica: trema, tutto il corpo le fa male, soprattutto il basso ventre, cerca di non crollare nonostante tutto in lei gridi dolore.
Un dolore lancinante cui Dora Neri sa di non poter soccombere perché c'è un figlio che l'aspetta a casa.
Ma prima dovrà recarsi in ospedale, camminando sulle sue scarpe rosse ormai rovinate.
Dora è vittima di stupro e di una brutale aggressione ad opera di un farabutto che s'è divertito sadicamente con il suo corpo; Dora sa di averlo visto, di averne individuato le principali caratteristiche fisiche e di aver udito la voce del bruto mentre ripeteva insistentemente "Io sono il Cobra".
Eppure, quando viene esortata da subito, già in ospedale, a denunciare, è reticente.
Lo è anche in presenza dell'amica commissario, Giulia Cangiato, che conduce le indagini sul killer stupratore che ha già colpito in precedenza e, purtroppo, colpirà ancora dopo poco tempo la violenza subita da Dora.

La Cangiato lavora fianco a fianco con i propri solerti agenti di via Alcide De Gasperi e con l’Ispettore Manuele Basilio; tutti sono determinati a cercare il Cobra e a fermarne i folli atti criminali nei confronti di povere donne inermi.

Il caso di Dora è un'eccezione all'interno del modus operandi del Cobra, in quanto ella è l'unica sua preda a non essere stata uccisa per strangolamento, come invece è accaduto alle altre povere donne da lui raggiunte e uccise, dopo essere state violentate.

La domanda non può che sorgere spontanea: è un caso che Dora sia stata risparmiata? 
Siamo in presenza di un serial killer scaltro, che agisce in maniera organizzata, precisa e, proprio come un essere strisciante, è subdolo, sa come mimetizzarsi tra i cittadini di Castellammare; vive sicuramente una doppia vita e, se ha lasciato Dora in vita, dev'essere per una ragione.

La volitiva e caparbia Giulia sa di dover insistere con l'amica affinché faccia un serio lavoro su sé stessa per recuperare dal proprio inconscio tutte quelle informazioni utili a identificare l'uomo.
Perché di una cosa la stessa Neri è convinta: il Cobra conosce lei... e lei conosce il Cobra.

I ricordi di quella terribile notte sono confusi e vividi al tempo stesso: confuso è il ricordo del volto dell'aggressore ma non la sua stazza e altri particolari fisici; vivide sono le sensazioni e le emozioni collegate a quello che è uno dei traumi più tremendi che una persona possa vivere e che coinvolge ogni parte di sé: il corpo, la mente, il proprio mondo interiore... Tutto sembra andare in frantumi dopo un'esperienza di questo tipo e, se non avesse un figlio da accudire, Dora forse l'avrebbe fatta finita.

Ma non può: deve andare avanti, così cerca di riprendere la propria vita tornando al lavoro (presso un'agenzia di pompe funebri), occupandosi di Aurelio che ha bisogno di lei (il padre è un'assenza cui ormai ci si è abituati) e che desidera trascorrere del tempo con la madre, andando in vacanza...; insomma, Dora Neri deve tirar fuori  quel coraggio che l'è rimasto, seppellire il dolore e l'umiliazione subiti su quella spiaggia per mano di quel mostro del Cobra, indossare le sue scarpe rosse e sforzarsi di non cedere, di non impazzire ripensando a quella maledetta sera.

Ma è impossibile non ripensarci: Giulia le fa pressione affinché ricordi ogni particolare e le impone delle sedute di ipnosi da una psicologa; seppur contrariata, Dora obbedisce ma per lei è uno strazio immane tornare con la memoria alla violenza.
Proprio quando sembra che il volto del Cobra si sveli... ecco che qualcosa la blocca e tornano a dominare le nebbie della confusione e del terrore.
Forse la mente, a modo suo, cerca di proteggerla da una verità troppo scomoda?

Chi è davvero il Cobra e perché il suo inconscio non vuol riportare alla coscienza le sembianze di quel volto truce e odioso?
Dora stessa si persuade che il Cobra è qualcuno che lei conosce... Ma chi? E soprattutto, lui continua a seguirla, a controllarla, meditando di aggredirla ancora e, questa volta, di portare a termine la propria iniqua missione, uccidendola?

Il rapporto d'amicizia tra lei e Giulia si incrina: Dora trova sgradevole e indelicato che il commissario continui a "perseguitarla" perché ricordi, dandole anche la colpa dei successivi omicidi da parte del killer, e Giulia è frustrata perché sa di avere la responsabilità professionale e morale di arrestare il colpevole, che continua imperterrito e impunito a colpire, arrivando anche ad aggredire un agente di polizia.

Le settimane passano e le indagini proseguono, infilandosi in quei pertugi e tra quegli individui loschi e poco raccomandabili che quasi sicuramente conoscono il Cobra e intrattengono anche sporchi affari con lui; ma districarsi tra queste persone prive di moralità non è semplice perché c'è poco da fidarsi della loro parola.

Il punto cruciale resta lei: Dora, la sua testimonianza personale, i suoi ricordi.
Nelle pieghe della sua memoria c'è quel nome, quel volto, c'è lui, il Cobra.

E anche se si rifiuta di pensarci e ripensarci, Dora a un certo punto viene "folgorata" da una verità lampante, improvvisa come un fulmine e devastante come una valanga: le bastano pochi ma decisivi attimi e delle parole scambiate con un uomo che lei conosce (perché legato a una persona a lei vicina) per capire che è lui il Cobra.

Ma rivelarne l'identità non è semplice in quanto rischia di sollevare un polverone, di non essere creduta dalla polizia...
Certe verità possono essere dolorose da accettare e da raccontare, ma stare in silenzio significa rischiare di finire nuovamente nelle mani del predatore e lasciare che egli faccia del male ad altre innocenti.

Dora riuscirà a fare il fatidico nome?
Sarà davvero lui il colpevole o la donna si sta lasciando suggestionare da una fiumana di stati d'animo contrastanti e che neppure lei sa gestire e distinguere?

La narrazione è in terza persona e segue, da diversi punti di vista, le vicende di Dora, Giulia e degli altri personaggi coinvolti, compreso il Cobra; di quest'ultimo l'autrice ci racconta, un po' alla volta, il passato, soffermandosi in particolare sul rapporto con la madre e sull'infanzia del Cobra bambino e ragazzino, il quale aveva nella mamma l'unico modello di riferimento femminile e che costituirà il metro di paragone per ogni donna cui lui si accosterò da adulto.

Il giallo/noir psicologico di Daniela Merola è un viaggio che segue diversi percorsi, che toccano l'universo femminile e quello maschile.
Ci sono le donne che restano avviluppate nella spirale di violenza e morte del serial killer; c'è Dora, che sente ancora dentro e su di sé l'influenza velenosa di quell'essere viscido e, nonostante provi a buttarsi dietro le spalle lo stupro, qualcosa in lei si è rotto per sempre; c'è il commissario Giulia Cangiato, una donna forte, determinata, che non intende demordere nella ricerca dell'assassino e, per farlo, non si tira indietro dall'essere dura anche le persone cui vuol bene, tra cui Dora.
E non ultima c'è Brigida, la povera mamma del Cobra, che - per quanto inconsapevole - sarà, in un certo qual modo, l'origine del male che crescerà sempre di più, di anno in anno, lacrima dopo lacrima, nella mente del figlio, nella cui tortuosa psiche il lettore viene condotto, in una discesa verso il personale e intimo inferno di colui che ha scelto di essere il Cobra, il cui veleno mortifero viene disseminato nelle strade della città.

Violenza di genere, rapporti di coppia, legame madre-figlio (e la sua importanza nel condizionare una vita intera), lo squallore di certi ambienti in cui domina la malavita, l'amicizia e l'amore, il desiderio di riscatto, le bugie e la ricerca della verità, anche di quella che fa male, di quella fraintesa, di quella che non è mai univoca: il romanzo della Merola è denso di tematiche affrontate, intenso e viscerale per come esse vengono esplicitate e raccontate nel susseguirsi di vicende nere, cupe, che affondano le proprie radici tanto nel dolore di chi riceve la violenza quanto nella folle sete di possedere e fare scempio di poveri corpi, in balia di una furia omicida.

Un libro che afferra il lettore sin dalla prima drammatica "scena" sulla spiaggia, portandolo con sé per le strade e nei locali di una città di mare contaminata dalla follia di una mente perversa, mostrandogli il modo di pensare e agire di uno spietato stupratore assassino, lasciandogli avvertire l'urgenza di fermarlo affinché non rovini altre esistenze, con la triste consapevolezza che altri Cobra sorgeranno per sporcare il mondo con la loro malvagità.

Ringrazio l'autrice Daniela Merola per avermi omaggiato di una copia del suo libro e non posso che consigliarvene la lettura, soprattutto se amate i noir e le storie drammatiche in cui è preponderante l'aspetto psicologico.

mercoledì 8 novembre 2023

[[ CIAK! PILLOLE DI CINEMA ]] L'ULTIMA NOTTE DI AMORE |||| UNSANE

 

Come anticipato qualche giorno fa nel post dedicato alle letture di ottobre, nel mese scorso ho avuto modo di vedere un paio di film e un paio di serie che mi son piaciuti.

In questo post mi soffermerò sui due film.


L'ultima notte di Amore
è un noir poliziesco diretto da Andrea Di Stefano, con
Pierfrancesco Favino e Linda Caridi.

Il protagonista è il poliziotto Franco Amore (Pierfrancesco Favino), che è sulla soglia della pensione ma si ritrova a vivere, proprio la sera in cui la moglie gli ha organizzato la festa a sorpresa per il suo pensionamento, la notte più terribile della propria vita.

Franco vive a Milano con la vivace ed esuberante moglie Viviana; per 35 anni ha servito lo Stato con orgoglio e giustizia ed è famoso, tra i colleghi del dipartimento, per non aver mai sparato a un uomo; Franco è una persona perbene, crede nell’onestà e l’ha sempre perseguita mantenendosi integro e pulito.

Ma durante la notte che precede la fine del suo onorato servizio in polizia, si verificheranno dei tragici eventi che lo metteranno alla prova, facendo vacillare tutte le sue convinzioni, la sua serenità.

Il suo amico Dino, nonché suo partner da diversi anni, rimane ucciso in una rapina di diamanti.

Cos'è successo a Dino, anch'egli poliziotto tutto d'un pezzo? Era forse coinvolto in qualcosa di poco limpido?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo tornare indietro nel tempo, ma di poco: l'amico e cugino della moglie (Cosimo), un po' di tempo prima dell'imminente pensionamento, gli propone un lavoretto non proprio legale ma apparentemente privo di grosse insidie e di pericoli; Franco dovrebbe lavorare, se accetterà, per dei cinesi che commerciano diamanti e il suo compito sarà solo quello di "scortare" la merce ed evitare che finisca in mani sbagliate (= polizia).
Insomma, niente di troppo difficile.

Seppur indeciso circa la bontà di questi affari e restio a impelagarsi in qualcosa di poco chiaro che intaccherebbe la sua moralità di bravo e onesto poliziotto, Franco - anche su incitamento di Viviana - accetta, e proprio durante la fatidica ultima notte (quella della festa per la pensione), mentre è in macchina insieme a Dino (che ha coinvolto senza che questi, in realtà, c'entrasse nulla inizialmente) e alla coppia di cinesi col bottino di diamanti, viene fermato da una pattuglia di carabinieri... e succede il patatrac.

Nello scontro con i quasi colleghi, restano uccisi questi e pure i cinesi e Dino; l'unico a salvarsi è Franco, che riesce non solo a scappare e a lanciare lontano i diamanti, ma anche a bruciare l'auto in modo che non vi siano tracce della sua presenza.

Disperato, l'uomo chiama Viviana al telefono per chiederle aiuto, prima che egli salga su per la festa; la donna si dimostra pragmatica e lucida e supporta Franco, aiutandolo nell'affrontare con più razionalità e sangue freddo possibili, tutto il caos che si è scatenato.

Carabinieri e polizia vogliono sapere che è successo ai rispettivi colleghi; i cinesi sono preoccupati per i diamanti.

E intanto Franco si strugge per aver coinvolto il povero Dino, che lascia il figlioletto orfano e che ha pagato con la vita la decisione di seguire l'irreprensibile Amore in questo losco affare.

Come fare per uscirne vivo e ancora con la reputazione intonsa?
Fortunatamente per Franco, accanto a lui c'è Viviana, che per amore è disposta a tutto e non ha paura di niente, tranne che di vedere distrutta la vita sua e dell'onesto marito. Ed è intenzionata ad evitare che ciò accada.

Il film mi è piaciuto davvero moltissimo; oltre agli attori bravissimi (Favino è super come sempre), è proprio la storia in sé ad avermi coinvolta dal primo momento fino all'ultimo, la tensione emotiva è sempre a mille perché i tragici e adrenalinici avvenimenti avvengono tutti in questa ultima notte; se Viviana colpisce per essere un personaggio femminile dal carattere particolare, un po' eccentrico, dai principi morali meno saldi del marito, quest'ultimo l'ho apprezzato perché tira fuori un lato di sé che per tutta una vita non era mai emerso.
Franco Amore non si è mai venduto, non ha mai tradito i suoi ideali e la convinzione che una vita onesta e integerrima fossero più importanti dei soldi, eppure basta un attimo di cedimento - una sola volta!! - per mettere a rischio tutto il castello costruito fino a quel momento.
Il finale si presta a più di un'interpretazione, il che rende il film ancora più interessante.
Bello, lo consiglio, è fatto proprio bene.



UNSANE  è un thriller diretto da Steven Soderbergh, con protagonista Claire Foy.

,
Sawyer Valentini è una giovane donna in carriera che lascia Boston per fuggire dalla minaccia oppressiva di David Strine, uno stalker che la perseguita. 

Consapevole di come questa disavventura la stia rendendo sempre più ansiosa e sospettosa, per risolvere il proprio disagio, la ragazza si rivolge ad una terapista, che però la raggira facendole firmare un ricovero di 24 ore. 

Quando capisce che la permanenza in clinica non è di un'ora ma di più, Sawyer va nel panico, non si dà pace perché sa di non essere matta e di non aver bisogno addirittura di un ricovero forzato, così cerca di convincere medici, direttore e personale che lei ha una vita, un lavoro e non ha alcuna intenzione nè tanto meno bisogno di starsene lì, attorniata da squilibrati.
E si sa: più dici che non sei pazzo, più lo urli e ti agiti... e più lo sembri.

Le sue continue rimostranze non sono affatto gradite ed infatti viene anche legata e obbligata a prendere medicine per stare calma e buona.

L'unica persona che pare crederle e ritenerla in effetti sana di mente, è Nate,  che in realtà è un giornalista che si trova lì per smascherare il marcio che c'è dietro alla clinica e che ha a che fare con le truffe sanitarie...

Mentre la povera Sawyer cerca di contattare la madre per chiederle di farla uscire da lì, la situazione peggiora quando nella struttura, tra gli infermieri, compare proprio il suo stalker, che ha cambiato identità.

La ragazza cerca in tutti i modi di convincere gli operatori che quell'uomo si chiama David e che è pericoloso, ma ovviamente nessuno le crede.
È tutto vero o è la mente della povera Sawyer che vacilla?

Il thriller ha la particolarità di essere stato girato in una settimana con l'IPhone; quello del protagonista ricoverato a forza in una struttura psichiatrica non è una novità, come non lo è che lo stesso si ribelli al TSO, che cerchi di convincere chi gli è intorno della propria ottima salute mentale e che si senta minacciato all'interno dell'ospedale. Insomma, niente di nuovissimo, però il film mantiene una bella tensione almeno per la metà del tempo; certo, poi prende una svolta un po' assurda (troppo?), con risvolti poco realistici, che possono lasciare un attimino perplessi, però nel complesso si lascia guardare e l'attrice che interpreta la regina Elisabetta in The Crown è brava; finale in linea con quanto detto prima (niente di nuovo sotto il sole): la protagonista, alla fine, qualche problemino ce l'ha davvero o no?



FATEMI SAPERE SE AVETE VISTO
QUESTI DUE FILM 
O SE VI INCURIOSISCONO.


venerdì 6 ottobre 2023

[[ RECENSIONE ]] UNA VITA COME TANTE di Hanya Yanagihara



"Tutti adoravano e ammiravano Jude".
L'indimenticabile protagonista di questo imponente romanzo è Jude St. Francis, l'uomo al quale tutti  vogliono bene - gli amici, i colleghi, semplici conoscenti - e anche anche il lettore non può fare a meno di affezionarglisi.
Una sola persona detesta Jude con un odio e un disprezzo senza eguali: Jude stesso.
Si odia, si vede come un essere sporco, abietto, inutile, limitato, non degno di essere apprezzato e amato.
Non sa quanto si sbaglia e il lettore vorrebbe potersi sedere accanto a lui, abbracciarlo, ricordargli quanto è speciale e forte.
"Sei stato trattato in modo orribile. Ma ne sei uscito, e sei sempre rimasto te stesso.".


UNA VITA COME TANTE
di Hanya Yanagihara


Ed. Sellerio
trad. L. Briasco
1104 pp
Willem Ragnarsson, Jude St. Francis, Malcolm Irvine e JB (Jean-Baptiste) Marion sono quattro amici che si conoscono dai tempi del  college e anche nell'età adulta continuano a frequentarsi.
Li conosciamo quando sono attorno ai venticinque anni e cercano di ritagliarsi ciascuno il proprio posto nel mondo in una New York vivace e pulsante di vita e di affari.
Da sempre vicini l’uno all’altro, legati da una solida e sincera amicizia, i quattro amici provano un grande affetto reciproco e si sostengono in ogni scelta, successo, fallimento, ognuno con la propria personalità, il proprio background e le proprie ambizioni. 

L'autrice non si risparmia nel presentarci con attenzione i quattro uomini, nel darci un quadro generale dei loro caratteri, fisicità, sogni, limiti, difetti, pregi e se c'è una cosa che il lettore è "costretto" a comprendere subito è che per la (lunga) lettura che lo attende non gli è consentito avere fretta di "arrivare al dunque". Si legge e si procede con la consapevolezza che in oltre 1000 pagine ci sarà tempo per tutto e tutti, per ogni domanda, curiosità e risposta.

E così cominciamo a farci un'idea di chi siano i quattro ragazzi: Willem è un'anima gentile, è altruista, pronto ad aiutare, sembra frivolo e privo di ambizioni concrete perché fa il cameriere con l'aspirazione di diventare un bravo attore ma avremo tempo e modo di imparare che c'è molto di più dietro questa facciata.
Egli proviene da una famiglia di origini islandesi; i suoi genitori sono persone semplici (braccianti) e ha un fratello (Hemming) disabile che ama molto e di cui si prende cura come, quando e quanto può; lo fa anche quando Hemming peggiora, mentre è impegnato a far decollare la sua carriera di attore, fino a quando poi il fratello muore e questo segna la fine dei rapporti anche con i genitori, due persone da sempre molto fredde e distaccate, incapaci di dimostrare affetto.

JB è un tipo scaltro, esuberante, sa essere cinico e, a volte, addirittura crudele;  cerca di costruirsi un nome e un posto nel mondo dell’arte e, nel tempo, in effetti, il suo talento verrà fuori. 
Orfano di padre (morto quando era piccolino), di origini haitiane, è cresciuto in una famiglia di sole donne che lo hanno sempre super coccolato, che lo adorano, credono in lui, nelle sue doti artistiche e lo sostengono convintamente e ciecamente.

Malcolm è architetto in uno studio prestigioso; abita con i (benestanti) genitori e non si sente all'altezza delle aspettative paterne; vive con una certa problematicità il suo essere un "nero a metà", essendo sua madre bianca.
All'interno del gruppo è forse colui che fa un po' più fatica a trovare soddisfazione nel proprio lavoro e a 28 anni si sente frustrato e teme di aver (già) perso immaginazione e creatività.
In realtà, nel corso degli anni e della loro lunga amicizia, sarà uno degli elementi più solidi, colui al quale ci si potrà sempre rivolgere e che resterà un punto fermo per gli altre tre anche nei periodi in cui i rapporti tra alcuni di loro rischiano di allentarsi e deteriorarsi.

E poi c'è lui, Jude, brillante e stimatissimo avvocato (verso i 25 anni è assistente procuratore nella divisione penale del procuratore generale) e uomo dalla personalità sfuggente, enigmatica, riservata oltre ogni dire.
Lo capiamo subito che è proprio Jude il centro di gravità del gruppetto.
Gli vogliono tutti un gran bene, è quasi difficile litigarci ed è più semplice essere d'accordo con lui perché Jude ha innumerevoli qualità, quelle che tutti loro vorrebbero avere: è bello, intelligente, gentile, calmo, un grande e serio professionista, un genio della matematica, è colto, ha una splendida voce, suona benissimo il pianoforte ed è molto sensibile, buono, su di lui si può sempre contare.

Eppure quest'aura di perfezione è incrinata dalla consapevolezza di non saper nulla di lui, del suo passato.
Malcom, JB e Willem raccontano tranquillamente della propria infanzia, della famiglia, mentre Jude ha il massimo riserbo sul proprio passato, che diventa qualcosa di inaccessibile, un regno inviolabile, una fortezza inespugnabile alla quale nessuno ha accesso.
Neanche il caro Willem sa granché del passato misterioso e oscuro di Jude, pur essendo i due più legati tra loro che con gli altri.

Un po' a motivo della personalità di ognuno e un po' per questa caratteristica di Jude di non riuscire (e di non volere) sbottonarsi, i tre matureranno nei suoi confronti, negli anni a venire, diversi modi di interagire e diversi gradi di intimità/vicinanza/confidenza, pur nutrendo tutti grande affetto e solidarietà.

Inevitabilmente, però, qualcosa su di lui si intuisce; ad es. sono palesi i suoi problemi alle gambe e ha qualcosa che non va alle braccia, visto che indossa sempre camicie con le maniche lunghe pure se fa caldo.
La motivazione a noi lettori viene mostrata: Jude ha l'abitudine di tagliarsi ma non ama parlarne con nessuno, non si sfoga, non si lamenta, non piange... niente.

Jude aveva sempre saputo di aver avuto un'infanzia atipica e 

"la sua stranezza lo proteggeva e lo isolava al tempo stesso: era quasi inconcepibile che qualcuno ne indovinasse la natura e le peculiarità. Se ci fossero riusciti, significava che aveva seminato indizi grandi come escrementi di vacca: macroscopiche, disgustose, pacchiane richieste di attenzione."

Si sente inadeguato, come se la vita gli scorra accanto senza che lui riesca ad afferrarla e viverla appieno e con soddisfazione, e questo nonostante stia bene economicamente e professionalmente.
Cosa c'è che non va allora?
Egli vive giorno per giorno tenendo lontano da sé lo spettro della persona che era stata un tempo e che nulla sembra avere a che fare con quella che è diventata nel presente.

Chi è stato in passato? Perché non riesce a rispondere a domande su genitori, infanzia, adolescenza?

La prima persona con la quale è riuscito ad abbattere il muro del silenzio è stata Ana, l'assistente sociale, una donna davvero disponibile, empatica e sinceramente interessata a lui.

Avvertiamo, di pagina in pagina e addentrandoci nella quotidianità di Jude, che ciò che tiene nascosto agli amici è qualcosa di troppo doloroso per lui, che soffre al solo pensiero di doverlo raccontare.

Cosa ha subito il povero Jude e che lo ha reso così fragile, tormentato, convinto che la propria vita sia misera, brutta, un cencio intriso di sangue e fango? Perché si sente così in colpa verso tutti coloro che gli dimostrano stima, affetto, premure?


"Certe volte aveva l'impressione che tutto gli facesse paura e si odiava per questo. Paura e odio, paura e odio: era come se riuscisse a provare solo quei due sentimenti. Paura di tutti gli altri; odio per se stesso".

E di persone amorevoli che gli vogliono davvero bene ce ne sono: non solo i suoi tre amici di sempre (Willem su tutti), ma anche successivi che verranno in altre fasi della vita, come Andy, il suo medico di fiducia e amico vero, che costituirà sempre una roccia, una presenza sicura che non smetterà mai di offrire il proprio aiuto - professionale e umano - a Jude; ci sono Harold e sua moglie Julia, due docenti universitari più grandi di lui che compiono un gesto nobile verso quel giovane uomo così schivo, gentile sì ma sempre imbarazzato e chiuso, come se fosse sul punto di nascondersi per la vergogna.

Tutti hanno il diritto di essere amati, tranne lui: Jude si aggrappa dolorosamente a questa amara convinzione perché ha paura di abbandonarsi, di fidarsi ancora una volta di qualcuno che, proprio a motivo del suo essere vulnerabile e bisognoso di amore, può approfittarsene per fargli del male.

E lui di male ne ha ricevuto in quantità enormi, per anni e anni, durante l'infanzia e gran parte dell'adolescenza.

Qui - nel drammatico e crudo vissuto di Jude prima di diventare un bravo studente e un ottimo avvocato civilista - sta il fulcro del romanzo: i demoni che danno l'assalto all'anima di Jude, che occupano la sua mente, i suoi incubi, che impediscono al suo cuore di aprirsi agli altri, di lasciarsi scaldare dalla sincerità degli affetti di chi lo circonda, sono la conseguenza di ciò che gli hanno fatto persone malvagie, responsabili di avergli procurato tanto, troppo dolore.
Un tale cumulo di umiliazioni, sofferenze, sevizie... che lo hanno devastato e la cui narrazione travolge il lettore, lo lascia attonito e atterrito al cospetto di ciò che Jude, sin da bambino, ha dovuto sopportare.

I malesseri dell'anima di Jude sono tutti scritti sul suo povero e magro corpo: una mappa di cicatrici, ferite, tagli, senza contare le conseguenze in termini di malattie che lo hanno reso un uomo con numerosi problemi di salute, che rendono la sua esistenza dolorosa e limitata fisicamente (le difficoltà a deambulare si aggraveranno fino a rendere necessaria la sedia a rotelle). 

Nella prima metà del libro al lettore vengono dati indizi frammentari su ciò che è successo a Jude, ma ciò che cominciamo a intuire non è nulla rispetto a ciò che poi apprendiamo procedendo nella narrazione.

Come si affronta tutto il carico di angoscia, paure, ricordi terribili, sfiducia nell'essere umano..., che Jude è stato costretto a covare dentro di sé e che non riesce ad eliminare nonostante il presente sia bello, luminoso, sicuro, lontano anni luce dalle brutte persone che lo hanno danneggiato, ingannato, trattato come un panno sporco e inutile?

Jude vive sentendosi costantemente sull'orlo di un baratro nero che è sempre pronto a fagocitarlo; teme che se cominciasse a confidarsi, quella sorta di corazza che si è costruito per proteggersi potrebbe rompersi e lui, a sua volta, si frantumerebbe in mille pezzi.

Chi sarebbe stato senza le sue cicatrici, le sue ferite, i suoi tagli?

Ovviamente non voglio dire troppo su questo passato pieno di dolore del protagonista in quanto, come dicevo, è il cuore della nostra storia; posso solo dire che Jude è stato abbandonato da piccolo e trovato da dei religiosi che lo hanno cresciuto in monastero; sin dal suo soggiorno qui, il piccolo Jude ha cominciato ad essere trattato male, a non essere rispettato e a subire le ire e i capricci dei monaci; ad essi, seguiranno altri adulti che, invece di prendersi cura di lui, non faranno che infliggerli ulteriori cattiverie...

Jude cresce pensando di non valere nulla, di meritare botte, offese e malvagità; impara che il suo corpo è un ricettacolo di nefandezze, di sporcizie, e lui è un essere inutile, vuoto.

"La mia vita, penserà, la mia vita. Ma la sua mente non riuscirà ad andare oltre, e ripeterà continuamente quelle parole tra sé e sé (...) scivolando nel mondo nel quale si rifugia quando il dolore è insopportabile, un mondo che sa non essere molto lontano dal suo ma che, dopo, non riesce mai a ricordare: la sua vita."


Durante gli anni infelici dell'infanzia, avrebbe voluto ricevere attenzioni sane, amore e protezione, invece ha ricevuto tutt'altro.
Jude non sa come spiegare sé stesso a sé stesso; come potrebbe allora aprirsi agli altri, nonostante questi altri - in particolare Willem, Andy, Harold... - lo amino al di là di tutto? 

Le esperienze fatte lo hanno reso insicuro, pauroso: egli, da adulto, si sente solo e vorrebbe poter instaurare una relazione sentimentale ma il pensiero dell'intimità,  di mostrare il suo corpo martoriato da cicatrici, lo terrorizza.

Quando proverà a far entrare una persona nella propria intimità, "l'esperimento" si rivelerà fallimentare e non farà che recargli altra sofferenza (fisica, psichica, emotiva) e confermargli che la solitudine è preferibile a qualunque sensazione di terrore, disgusto e sconforto.

Non gli resta che la condanna a un'esistenza solitaria, ossessionata da ricordi che continuano a inseguirlo anche quando ormai è grande e la sua vita è palesemente opposta al degrado vissuto da ragazzino; ma quel ragazzino, coi suoi occhi impauriti, con i suoi silenzi, le lacrime versate di nascosto, è sempre acquattato in un angolo e continua a guardarlo, a scuotere il capo e a ricordargli che il buco nero in cui è finito prima, è ancora aperto e lui non è affatto un individuo migliore solo perché adesso indossa la cravatta e ha i soldi.

Come reagirebbero gli amici, Andy, Harold e gli altri se sapessero chi è stato quando loro non lo conoscevano?
Possibile che il suo passato sia un maledetto cancro le cui metastasi non riuscirà mai ad eliminare?


Non è facile amare un uomo come Jude, che si odia e si disprezza con tutte le sue forze.
Eppure, chi lo ama  sa bene che

"Jude meritava la felicità. A nessuno di noi può essere mai garantita ma lui la meritava davvero."

E gli amici amano Jude sempre e contro ogni suo tentativo di allontanarli.
Il numero di persone buone e speciali è decisamente inferiore a quello degli esseri viscidi che si sono approfittati di lui trattandolo come un pezzo di carne privo di valore e non meritevole di rispetto.
Può l’amore puro di pochi cancellare le sozzure provocate da tanti?

Le emozioni che colgono il lettore sono tante e diverse: tenerezza per il piccolo e innocente Jude, sporcato dalla malvagità di persone senza coscienza né morale; la rabbia verso questi esseri laidi e crudeli; un senso di impotenza perché, mentre si legge, si viene presi dalla voglia di aiutare Jude, di poter quasi intervenire per preservarlo, confortarlo, liberarlo.

Ma c'è anche la commozione davanti alla dolce testardaggine di chi ama Jude (come amico, compagno, genitore adottivo, medico, collega ecc...) e non intende lasciarlo sprofondare nel buco nero dei suoi demoni; persone che nella vita di Jude St.Francis sono come degli angeli, sempre pronti ad afferrarlo se sta per cadere, a rialzarlo se è a terra, a trattenerlo su questa terra e a questa vita se lui cerca di porvi fine.

Sono angeli che purtroppo non c'erano negli anni terribili, ma sono apparsi dopo, negli anni dell'ambizione, dell' insicurezza, della gloria, delle illusioni, delle speranze... e non se ne sono più andati.

L'autrice ha dato vita ad una storia piena di eventi, personaggi, relazioni interpersonali, a una galleria di esseri umani di varia natura - da quelli più oscuri, negativi, cattivi, "malati" in un certo senso, opposti ad altri meravigliosi, generosi, leali -, ha intessuto una trama mai banale o retorica o patetica, ma anzi emotivamente ricca, che chiama in causa il lato più empatico del lettore, il quale si sente coinvolto dalle vicende umane (e disumane) del protagonista (e anche degli altri personaggi, principali e secondari) e non riesce a staccarsi dalla lettura, quando legge a cosa Jude è sopravvissuto.

È un romanzo, come scrivevo all'inizio, da leggere senza fretta, non tanto per la mole ma per godere di ogni descrizione, dialogo, dettaglio, riflessione, pensiero, emozione..., grazie ai quali il lettore può immaginare minuziosamente ciò che viene narrato e sentirsi coinvolto.

L'inizio è, quindi, più lento e molto descrittivo in quanto introduce i personaggi, la loro amicizia, le loro personalità e il tipo di relazioni che hanno l'uno con l'altro, perché in qualche modo  tutto ciò resterà uguale durante tutta la loro vita.

I personaggi di questo libro sono così magnificamente delineati da avere vita propria e personalmente, a un certo punto, mi sono confrontata con la consapevolezza che... si può provare una sorta di "affetto" per un personaggio letterario speciale come Jude, sentire verso di lui tenerezza, dispiacere, preoccupazione, voglia di abbracciarlo, pensare a lui come se fosse reale, tanto forte e intensa è la sua storia.
Si comincia a voler bene a Jude non appena si entra a piccoli e timidi passi nella sua vita passata e ogni rivelazione e ogni informazione apprese ci avvicinano a lui.

È un libro che ha tutti i requisiti per entrare nella lista delle letture indimenticabili, perché credo davvero che Jude, una volta entrato nel cuore, non ne esca più; se dovessi dirvi un unico difetto, forse esso starebbe nella sensazione che ho provato, a un dato momento, che l'autrice ripetesse qualcosa di espresso già abbondantemente (mi riferisco al disagio esistenziale e psicologico di Jude) e che anche con un centinaio (e pure qualcosa in più) di pagine in meno sarebbe stato chiaro comunque, perché a rendere potente "Una vita come tante" non è il gran numero di pagine bensì il tipo di storia raccontata, che raggiunge in modo vibrante e vigoroso chi legge.
La narrazione è in terza persona, fatta eccezione per pochi passaggi in cui essa è affidata ad Harold; tanti sono i momenti in cui è facile che ci si senta molto commossi.

Detto ciò, il mio giudizio sul romanzo è ASSOLUTAMENTE positivo, è un libro che mi resterà nel cuore a lungo (per sempre) e ne consiglio la lettura. Non vi spaventino le oltre 1000 pagine, più si avanza nella lettura e più il libro scorre e appassiona.



ALCUNE CITAZIONI

"Sente (...) che la sua vita è un qualcosa che ha solo subito, e che non ha mai contribuito veramente a creare. Non è mai stato in grado di immaginare come avrebbe potuto essere la sua vita; persino da bambino quando sognava luoghi e vite diversi, non riusciva mai a visualizzarli, e si era limitato a credere a tutto quello che gli era stato insegnato su chi era e su chi sarebbe diventato. ma i suoi amici (...) avevano immaginato la sua vita al posto suo. lo avevano visto in un modo completamente diverso e gli avevano permesso di credere a delle possibilità che non avrebbe mai neppure concepito senza di loro."

"Sei stato trattato in modo orribile. Ma ne sei uscito, e sei sempre rimasto te stesso."

" la sensazione che lo coglieva ogni volta che gli capitava di pensare a Jude e a cosa fosse stata la sua vita: avrebbe potuto definirla tristezza, purché fosse chiaro che in quella tristezza non c'era ombra di compassione.
Era una tristezza più grande e profonda, che sembrava voler abbracciare tutte le persone infelici, i miliardi di persone che non conosceva e che si sforzavano di vivere le loro vite; una tristezza mista stupore e ammirazione per gli sforzi che tutti quegli esseri umani dedicavano a tirare avanti anche quando era così difficile farlo e le circostanze invitavano solo ad arrendersi. La vita è così triste, pensava in quel momenti. È così triste eppure continuiamo a viverla, tutti: le restiamo attaccati, tenacemente, cercando qualcosa che ci offra un po' di sollievo."

" ora non puoi capire le mie parole ma un giorno le capirai: l'unico segreto dell'amicizia, credo, è trovare persone migliori di te - non più furbe o più vincenti, ma più gentili, più generose e più comprensive -, apprezzarle per ciò che possono insegnarti, cercare di ascoltarle quando ti dicono qualcosa su di te, bella o brutta che sia, e fidarti di loro, che la parte più difficile di tutte. Ma anche la più importante."

"Gli era sembrata l'espressione ideale di una relazione adulta avere qualcuno con cui poter discutere i dettagli più meccanici di un'esistenza condivisa".

"Durante i suoi vent'anni c'erano stati periodi in cui guardava i suoi amici e provava una gioia così pura, così profonda da fargli desiderare che il mondo si fermasse, che nessuno di loro dovesse andare oltre quell'istante in cui tutto era in equilibrio e il suo affetto per loro era assoluto".

giovedì 20 aprile 2023

Segnalazioni e nuove uscite editoriali

 

Cari lettori,  buon giovedì!

Le segnalazioni editoriali di oggi sono in particolare per gli amanti dei gialli... ma non solo!

Il primo romanzo che vi presento è un “fantasy thriller", l'esordio letterario di Attilio De Pascalis, incentrato sui misteri della genetica e i prodigi della tecnologia. 



LONGEVITÀ FATALE
di Attilio De Pascalis



,
Cosa pensereste se un uomo d’affari vi confidasse di aver scoperto l'elisir di lunga vita, che vi darebbe la possibilità di arrivare fino a 150 anni? E non arrivarci arrancando e vegetando, bensì in perfetta forma fisica e mentale e tutto questo grazie a una pianta rarissima. 

Intanto, la morte continua a mietere quotidianamente le sue vittime e cinque personaggi, all’apice del successo, muoiono in modo inspiegabile in diverse parti del mondo nell'arco di alcuni mesi: un imprenditore tedesco, una stilista belga, un avvocato inglese, un impresario italiano e una ricercatrice francese. 
Gli episodi si succedono da Portofino a Singapore, da Santorini a Capri, fino ai Caraibi. 
Queste morti viene archiviate come “decessi per cause naturali”, ma qualcuno non è d'accordo.
Un brillante analista dei servizi segreti, David, e una intraprendente giornalista televisiva, Liz, sospettano qualcosa e cominceranno a seguire un’ambigua pista fatta di singolari coincidenze, che li condurrà verso scoperte sempre più sconvolgenti.
Del resto, la longevità è un traguardo ambizioso, che affascina il ristretto club dei miliardari planetari, ma può risvegliare istinti.

"Longevità fatale" di Attilio De Pascalis, in tutte le librerie e sui portali online a € 18,50 e in ebook a € 9,99, Mind Edizioni, 240 pagine. Il libro sarà presentato al Salone del Libro di Torino, dal 18 al 22 maggio 2023.

L'autore.
Attilio De Pascalis abita a Milano. È un consulente di marketing e comunicazione.
Laureato in Scienze Politiche, ha iniziato la carriera come giornalista economico per "Il Sole 24 Ore". È stato direttore comunicazione in prestigiose imprese, a livello italiano e internazionale.
Autore di libri di management, è docente in seminari aziendali e in corsi di scrittura creativa. “Longevità fatale” è il suo primo romanzo giallo. Presto ne seguiranno altri.
"Scrivere è da sempre la base della mia attività professionale, presentando fatti e dati in maniera interessante", spiega Attilio De Pascalis, "Poi ho intuito che potevo creare intriganti trame per thriller. "Longevità fatale" è il primo di una serie di storie alle quali sto lavorando. In tutte c'è un cocktail di eventi reali o verosimili, con un pizzico di fantasia".

************


Seconda uscita: una raccolta del maestro Camilleri (pubblicata per la prima volta nel 2002 ), abilissimo nel condurre l’intreccio, nello sviarci dalla strada principale per poi farci arrivare da un viottolo secondario alla soluzione che qui, a volte, ha un finale dolce-amaro.


LA PAURA DI MONTALBANO
di Andrea Camilleri

Sellerio Ed.
336 pp
15 euro
Fa da preludio Giorno di febbre. Un Montalbano febbricitante assiste a uno scippo e al ferimento di una bambina; un barbone corre a dare soccorso: nasconde un segreto ed è lì che risiede l’inabissamento di un giallo. 
La ricerca investigativa irrompe nel romanzo breve Ferito a morte: Montalbano  indaga sull'assassinio di uno spurcissimo strozzino, che tiene in casa come serva una nipote diciottenne e ha come esattore un pregiudicato. 
Si insinua veloce, nella trama del libro, Un cappello pieno di pioggia: è proprio un cappello a consentire allo sbigottito Montalbano, in trasferta a Roma, di favorire la cattura di uno spacciatore. 
Il quarto segreto vede in azione un Montalbano che segretamente collabora con i carabinieri; e, senza la sua squadra, ma con l’aiuto esclusivo di un Catarella «affelicitato», porta a termine l’indagine sulla morte di un misterioso muratore e sulle attività di un costruttore mafioso. 
Segue, con La paura di Montalbano:  il commissario salva una donna sospesa su uno «sbalanco». 
Davanti alle provocazione di Livia, che lo accusa di non spingersi oltre le «prove» nelle sue investigazioni, proibendosi di scendere negli «abissi dell’animo»,  
Montalbano confessa di avere «scanto». Sapeva che, «raggiunto il fondo di uno qualsiasi di questi strapiombi, ci avrebbe immancabilmente trovato uno specchio». 
Conclude il libro Meglio lo scuro. Sulle prime un iluttante Montalbano non vuole affrontare il caso: è un caso del 1950, c’è una confessione in punto di morte, un veleno che non è veleno; un omicidio che non è omicidio. La verità che scopre, dopo tanti anni dai fatti, è diventata superflua. Anzi, la sua «luce» può risultare inutilmente ustionante.


*******************

L'ultimo libro di cui vi faccio la segnalazione non appartiene al genere giallo-thriller, ma è un libro che parla di donne:


MONICA E LE AL...3
di Ernesto Gallarato 



TraccePerLaMeta edizioni
 Anna Maria Folchini Stabile
(p
refazione e curatore)
260 pp
€ 20
 Un libro intrigante, con due titoli, due impaginazioni uguali e contrapposte: "Monica e le al...3", ma anche "Altre donne", in cui l’autore, basandosi su storie vere, confidenze ricevute ed esperienze personali, raccoglie racconti sul tempo che viviamo, senza sconti, indagando sul mondo femminile composto da donne moderne in bilico tra il demone e l'angelo e per ogni racconto il limite di demarcazione è sottile. 

Afferma l’autore: “è un po’ il report incuriosito e divertito di ciò che ho osservato, un po’ il diario di un viaggiatore (non di un turista!) che sta esplorando un territorio per lui sconosciuto, un po’, anzi soprattutto, la mia dichiarazione d’amore al “femminile “, di cui le donne sono le principali, ma non le uniche, portatrici. Secondo me, è l’unica cosa che potrà salvarci dall’autodistruzione.”


martedì 21 marzo 2023

[ ANTEPRIMA ] PUBBLICAZIONI IN USCITA (NOIR, HISTORICAL ROMANCE, THRILLER)



Cari lettori, vi segnalo alcune anteprime editoriali, in uscita prossimamente; si tratta di tre romanzi appartenenti ai generi noir, romance storico e thriller.



ANTEPRIMA NOIR

Il campo delle ossa. Le indagini del Foresto n.2, di Chiara Forlani (Nua Edizioni, 222 pp, 16 euro in uscita il 31 marzo 2023).


Agosto 1951. Attilio Malvezzi, detto il Foresto, si trova coinvolto dall’amico maresciallo dei carabinieri
,

in una nuova indagine: durante gli scavi nei pressi dello zuccherificio di Pontelagoscuro sono emerse delle antiche sepolture infantili, oltre a un cadavere recente di neonato.
Ancora una volta, il protagonista conosciuto in Delitto sull’Isola Bianca viene coinvolto nelle indagini: il suo amico maresciallo lo fa assumere come operaio stagionale per dargli un lavoro e la possibilità di fare ricerche sul campo. È il 1951 e in una torrida estate il Foresto dovrà fare luce su una storia che mette a dura prova la sua capacità di decidere tra il bene e il male. Nel tentativo di chiarire il mistero delle piccole ossa che costellano il campo, il Foresto farà delle scoperte inquietanti, imbattendosi in monasteri dal passato oscuro e in squallide storie familiari di pazzia. 
Da un passato lontano emerge la storia di un convento situato alle porte della città di Ferrara e delle ragazze che vi hanno trovato rifugio: una vicenda atroce, di colpe non confessate e di assoluzioni forse non dovute. 
Nel frattempo proseguono le vicende private dei personaggi che abbiamo conosciuto nel primo episodio della trilogia, tra storie d’amore, grandezze e meschinità d’animo.

L'autrice.
Chiara Forlani, è nata e vive a Ferrara. Dopo un’infanzia passata a divorare libri, frequenta il liceo scientifico, ma rompe gli schemi laureandosi in storia dell’arte. La sua carriera ha visto alternarsi la passione per l’arte e la letteratura: dopo un biennio di lavoro presso i musei universitari bolognesi, apre un laboratorio di restauro di opere d’arte. Successivamente passa a insegnare lettere, attività che tuttora svolge presso la scuola ospedaliera, dove ogni giorno porta un sorriso ai giovani ammalati. Vive in campagna con il marito e due cagnolini salvati dal canile.
Ha pubblicato La tasca sul cuore e Una rosa tra i capelli, oltre a racconti presenti in varie antologie. A scopi benefici, per aiutare i piccoli pazienti pediatrici, ha dato alle stampe il romanzo per ragazzi Il viaggio di Kordelia e il suo seguito Kordelia alla riskossa. Le sue opere hanno raggiunto il podio in vari concorsi, portando alla pubblicazione La bambina fatta di niente e La casa delle piccole anime. Delitto sull’Isola Bianca si è classificato nella terzina finalista dei premi Giallo Festival e De Filippis Gold Crime, oltre al concorso Locanda del Doge di Rovigo. Di recente ha dato alle stampe un racconto sulla prestigiosa Writers Magazine e ha pubblicato la seconda indagine del Foresto, dal titolo Il campo delle ossa



ANTEPRIMA HISTORICAL ROMANCE 

Il 5 aprile esce il capitolo conclusivo della serie di romance storici ambientata nella cittadina di Emerson Pass in Colorado. Il libro è già in preordine su Amazon a questo link.


“La guerriera di Emerson Pass” di Tess Thompson
 (Emerson Pass Historical, vol. 8) è il libro dedicato a Delphia Barnes, la più piccola della famiglia. Comincia il giorno dell’attacco giapponese a Pearl Harbour, finisce il Natale del 1945.


Autopubblicazione
Traduttore: Isabella Nanni
€ 4,99 (ebook)
disponibile anche in Kindle Unlimited
€ 14,50 (cart.)
Data pubblicazione: 
5 aprile 2023

È costretta ad assistere impotente quando l’uomo che ama parte per andare a combattere oltreoceano con gli Alleati, ma lui le promette che tornerà da lei vivo e vegeto.
Riuscirà a mantenere la promessa o sarà l’ennesimo soldato perso in una guerra contro la tirannia?


Dopo quattro anni di università, Delphia Barnes torna a casa a Emerson Pass mentre l’America si prepara a entrare in guerra. Decisa a resistere a una vita convenzionale fatta di matrimonio e figli, combatte l’attrazione per il suo vecchio amico Jack Depaul. Tuttavia, il suo cuore non vuole sentire ragioni e si innamora comunque.

Jack Depaul è figlio di un allevatore di cavalli di Emerson Pass, e ne è orgoglioso. Non volendo fare altro nella vita, è più che felice di lavorare al fianco del padre e del fratello nella loro fattoria. 

La sua vecchia amica Delphia è l’ultima di cui pensava di sentire la mancanza. Eppure, la passione per la giovane Barnes diventa ben presto più forte del suo amore per i cavalli. 


Come può mai lasciarla ora che si sono finalmente ritrovati? Ma quando l’America entra in guerra oltreoceano, lui sente di non avere altra scelta se non quella di arruolarsi e lasciarsela alle spalle.
Jack sopravviverà alla guerra? Se sì, Delphia riconoscerà l’uomo che farà ritorno? La famiglia e la comunità riusciranno a sostenerli in tempi difficili per tutti?

A metà tra il romance storico americano e la saga familiare, questo ultimo capitolo della fortunata serie storica di Emerson Pass è una storia di sopravvivenza e coraggio di due giovani straziati dalla guerra. Un toccante addio all’amata famiglia Barnes che saprà sicuramente soddisfare i fan.

Biografia autore
Tess Thompson è un’autrice pluripremiata di narrativa femminile romantica contemporanea e storica con quasi 40 titoli pubblicati. È sposata con il suo principe, Mister Miglior Marito, ed è la madre della loro famiglia allargata di quattro figli e cinque gatti. Mister Miglior Marito ha
diciassette mesi meno di lei, il che fa di Tess la tardona di casa, un titolo che porta con orgoglio.
È orgogliosa di essere cresciuta in una piccola città come quelle dei suoi romanzi. Dopo essersi laureata alla University of Southern California Drama School, sperava di diventare un’attrice ma invece ha avuto la vocazione di scrivere narrativa. È grata di passare la maggior parte dei giorni nel suo ufficio a mettere insieme i suoi personaggi mentre Mittens, il suo gatto preferito (shhh...non ditelo agli altri), dorme sulla scrivania.


Biografia traduttrice
Isabella Nanni si è laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne ed è iscritta al Ruolo Periti ed Esperti per la categoria Traduttori e Interpreti. Le sue lingue di lavoro sono Inglese, Tedesco e Spagnolo, da cui traduce verso l’italiano, lingua madre. A gennaio 2019 è risultata vincitrice ex aequo del concorso di traduzione de “La Bottega Dei Traduttori”. Dopo un MBA da diversi anni è libera professionista e si occupa di traduzioni, sia editoriali che tecniche. È inoltre consulente commerciale per editori di testate trade.
È l’orgogliosa madre di due splendide giovani dal sangue misto come Harry Potter, emiliano e campano. Coltiva rose di tutti i colori e con una vita di riserva studierebbe arabo, cinese e russo.



Ebook gratis su Amazon dal 20 al 22 marzo

Per festeggiare l’arrivo della primavera e la Giornata Internazionale della Felicità, l’autrice Jess Michaels ha concordato con Amazon di mettere a disposizione l’ebook del primo libro della fortunata serie di romance regency Il Club del 1797 GRATIS

Trovate il libro a questo link


ANTEPRIMA THRILLER


Venerdì 14 aprile uscirà per SEM il nuovo romanzo di Marina Visentin "Gli occhi della notte".

Gli ultimi giorni di novembre a Milano fanno da cornice alla nuova indagine del vice questore Giulia 
SEM Ed.
272 pp
19 euro

Ferro.
Per lei c'è un caso particolarmente drammatico: la morte di Cinzia, una bambina di sette anni, scomparsa all'uscita da scuola e ritrovata cadavere in un boschetto ai margini del Parco Nord.
L'incubo che la bimba sia finita in mano a un gruppo di pedofili apre un'indagine che si presenta da subito complessa e faticosa, un ginepraio di false piste e vicoli senza uscita.
Il primo nella lista di sospettati è l'ex marito di una delle maestre della bimba, già condannato in passato per violenze domestiche e Revenge porn; inoltre, molti testimoni segnalano la presenza nei dintorni della scuola di un ragazzo, dall'area ambigua e stravagante insieme, con un cappellino rosso. 
Anche il padre di Cinzia è un uomo dai molti misteri, a partire dal suo coinvolgimento in loschi affari.

Giulia può contare, anche in questa indagine, sull'aiuto dell'ispettore capo Alfio Russo, amico fidato e collega perspicace. 
Ma i fantasmi del passato ancora una volta non la lasciano in pace, anzi riaffiorano dopo la scelta di tornare a vivere a Milano.
 
Anche in questo secondo capitolo della saga che ha per protagonista Giulia Ferro, si conferma il talento di Marina Visentin nel costruire trame singolari attraverso uno stile pulito, con una forte attenzione ai dettagli psicologici e un ritmo sempre elevato dalla prima all'ultima pagina.

L'autrice.
Marina Visentin, nata a Novara, vive e lavora a Milano; laureata in filosofia, è traduttrice, consulente editoriale e ha collaborato con varie testate nazionali scrivendo di cinema. Ha pubblicato testi di critica e storia cinematografica, libri di filosofia e psicologia. Dopo la fiaba noir Biancaneve, ha scritto La donna nella pioggia e Cuore di rabbia.

sabato 11 febbraio 2023

❤️ RECENSIONE ❤️ SEGRETI DI UNA NOTTE D'ESTATE di Lisa Kleypas

 

Quattro donzelle in età da marito, desiderose di scrollarsi di dosso l'etichetta di "zitelle", sono pronte a tutto pur di accalappiare un bel partito da cui farsi impalmare, possibilmente bello, preferibilmente non troppo maturo e sicuramente aristocratico.
E l'amore? Quello non è detto che ci sia..., ma se c'è, allora è bene non farselo scappare!


SEGRETI DI UNA NOTTE D'ESTATE 
di Lisa Kleypas


Leggereditore
Serie Wallflowers n.1
272 pp
C'è stato un tempo in cui non avere un fidanzato o un marito a (soli!!!) venticinque anni era una vera e propria tragedia, perché a quell'età eri già "vecchia" per trovare un buon marito, e più passava il tempo e più il rischio di restare zitella si faceva concreto.
Annabelle è una ragazza che versa in queste... "condizioni"!
Vive nell'Inghilterra della seconda metà dell'Ottocento, proviene da una buona famiglia ma, da quando suo padre è morto, lei, sua madre e il suo giovanissimo fratello si trovano in serie difficoltà economiche.

Annabelle non ha una dote e, se non fosse per il buon nome della famiglia, non verrebbe neppure invitata a feste e balli, in cui comunque fa da tappezzeria e nessun damerino celibe la invita a ballare, nonostante sia molto bella.

La ragazza è piuttosto scoraggiata: il suo bel faccino e la sua spiccata intelligenza nulla possono contro la povertà, contro quegli abiti consunti... e contro la certezza che ci sarà sempre qualche fanciulla ricca più quotata e preferibile a una disgraziata come lei.

Certo, c'è un giovanotto che la guarda con occhi penetranti e pieni di ardore, in barba ai problemi economici di Annabelle, ma è decisamente il pretendente sbagliato!

Simon Hunt è figlio del macellaio presso cui la mamma di Annabelle si serve da sempre: è bello, alto, con un fisico possente, uno sguardo magnetico e un sorriso impertinente, ed è anche molto ricco..., ma non è un nobile! La ricchezza di Hunt proviene dai suoi affari commerciali (è un imprenditore) e non dal possedere un titolo nobiliare e dall'essere erede della fortuna di un casato dell'aristocrazia inglese.

Insomma, neppure lui, come la fanciulla, è un buon partito.
Certo, ogni qualvolta i due si vedono e i loro sguardi si incrociano, a lei parte più di un brivido lungo la schiena e a lui un groviglio di sensazioni mai provate al cospetto di un'esponente del gentil sesso..., ma entrambi restano fermi nelle loro posizioni: lei disprezza quel borghese arricchito dai modi rozzi e sfacciati, lui adora stuzzicarla e provocarla (avendo capito che Annabelle ha un bel caratterino e una lingua tagliente) ed è convinto che, presto o tardi, fosse anche solo per necessità, lei gli cadrà tra le braccia..., ovviamente non come moglie (è uno scapolo nell'animo) ma come amante!

Annabelle preferirebbe restare nubile a vita piuttosto che concedersi a quell'arrogante di Simon Hunt e cerca, con le sue nuove ed esuberanti amiche, Lillian, Evie e Daisy, di architettare dei piani per trovare un marito all'altezza delle aspettative.

Belle, giovani, piene di speranze, sogni e timori, e soprattutto stanche di aspettare che l'uomo della loro vita venga a cercarle, le quattro zitelline stringono amicizia e il loro sincero legame le rende ogni giorno, e a ogni ballo e ricevimento, più audaci e intraprendenti: si promettono di aiutarsi l'una con l'altra a raggiungere il loro scopo (accalappiare un ottimo partito e imbarcarsi in un matrimonio da favola, che permetta loro di frequentare "la meglio nobiltà" e fare la bella vita), che forse nulla ha di romantico, ma è sicuramente pratico e intelligente. 

Non è semplice, però: Annabelle è in disgrazia e senza dote; le sorelle Lillian e Daisy Bowman (americane) sono troppo peperine, sfacciate e chiacchierone per i placidi nobili inglesi, ed Evie vive con una zia zitellona, arcigna e acida, che non le permette di "spiccare il volo".

Insomma, quattro piccole tragedie in cerca di un lieto fine ciascuna.

L'occasione d'oro arriva quando lord Westcliff (uno degli scapoli "papabili") organizza nella propria immensa dimora una battuta di caccia, dove ad essere "cacciati" sono soprattutto gli uomini, prima ancora che gli animali.
Quale migliore occasione, che questa gita nell'Hampshire, per mettersi in mostra con qualche duca ricco e accomodante, bello o brutto poco importa, basta che abbia un bel conto in banca e sia almeno gentile nei modi e fisicamente passabile?

Le quattro spumeggianti e determinate amiche sono più che intenzionate a trovare un marito, partendo da Annabelle, che è la maggiore tra loro e quindi quella più bisognosa di un piano d'attacco efficace.

Peccato che a rovinare i piani ci si metta quell'antipatico di Simon Hunt, sempre tra i piedi e sempre pronto a prendere in giro e stuzzicare Annabelle, con cui inizia un gioco di seduzione e desiderio, in cui ben presto non sarà più chiaro chi insegue e chi fugge. 

Fino a quando, come nel gioco degli scacchi, il più esperto dei giocatori (Cupido!) si intrufolerà tra Annabelle e Simon e farà la mossa più imprevista di tutte, lasciandoli impreparati e senza fiato.

Simon conquisterà il cuore di Annabelle e riuscirà ad averla tutta per sè?
Cosa farà la giovane: cederà al fascino irresistibile di quel giovanotto bello e sicuro di sé o continuerà a cercare il marito ideale, quello più ricco e generoso, mettendo in secondo piano il bisogno/desiderio di amare ed essere amati?


Il primo romanzo di questa serie dedicata a quattro donne dalle passioni coraggiose, pronte a sfidare le rigide regole della società vittoriana, è una lettura romantica deliziosa, scorrevole, uno svago piacevole e adatto a chi cerca storie d'amore, con personaggi ben tratteggiati, rispondenti a degli stereotipi propri del genere, dialoghi abbondanti e con momenti di passione.

martedì 31 gennaio 2023

[[ RECENSIONE ]] IL NIDO di Tim Winton


Avvicinandosi alla soglia dei cinquant'anni, Tom Keely è stanco di lottare.
Di lottare per un mondo sempre più alla deriva da tanti punti di vista (morale, politico, ambientale...); di lottare per tener vive relazioni in cui non riesce ad investire; di lottare per farsi largo in una società di cui non sente di far parte.
Stanco di vivere, di alzarsi al mattino sapendo di non avere alcuno scopo nella vita, nessun amore, nessuno che lo aspetti e lo cerchi.
Finché nella sua vita non entrano due persone con più problemi di lui.

IL NIDO 
di Tim Winton


Ed. Fazi
trad. S. Tummolini
442 pp

"Metà di lui non chiedeva altro, implorava di essere trovato,  riportato a casa, liberato."

Tom Keely è un ex ambientalista impegnato e molto noto, la cui faccia per diverso tempo è passata nei servizi in tv; solo qualche anno prima tutti lo conoscevano come una persona ambiziosa, altruista, sinceramente dedito alle questioni ambientali; ma è accaduto qualcosa che lo ha fatto cadere a picco, ed ora l'uomo è  completamente al verde, coinvolto in uno scandalo da cui non riesce a venir fuori; ha perso tutto, la sua reputazione è distrutta, la sua carriera è solo un ricordo e altrettanto il suo matrimonio  con Harriet.

Preda di uno stato di profonda apatia mista a depressione, l'uomo si è rintanato in un appartamento in cima a uno squallido e rumoroso grattacielo di Fremantle (il Mirador) e da lì osserva il mondo, sente voci, schiamazzi, e vede le altre persone affannate ciascuna nei propri affari, negli amori come nelle delusioni, in famiglia come al lavoro. Guarda ma non partecipa alla vita.

"Ecco a voi il Mirador. Dieci piani di uniformità architettonica. E dentro, tutta quella gente che continuava a resistere all’omologazione."

Chiuso tra quattro spoglie e puzzolenti mura, Keely vegeta.
Si stordisce con alcol, antidolorifici e psicofarmaci di ogni sorta, mangiucchia qualcosa giusto per non morire d'inedia e così le ore, i giorni, le settimane, vanno avanti sempre uguali o, al massimo, sempre un pezzettino peggio.

Tom non è un uomo completamente solo, anche se vive come se lo fosse: sua madre Doris e sua sorella Faith non l'hanno abbandonato, anzi, cercano in ogni modo di scuoterlo, di stimolarlo a far qualcosa, a trovarsi un lavoro, a non crogiolarsi nel dolore, nell'amarezza, nella solitudine. 

Tom non è uno stupido, tutt'altro: è un uomo di cultura e di sani principi, e lo sa che là fuori, in quel caos pieno di vita, c’è posto anche per lui. Ma non ora, non è ancora il suo momento: si sente troppo debole e senza energie.

Dentro di lui c'è un vuoto orribile e pulsante, un'indefinibile paura senza dimensioni né forma, di cui ignora le origini ma che è diventata la sua "casa", il suo pianeta oscuro. 
Si è così abituato a quello stato di paura continuo, da accettarlo allo stesso modo in cui il famigliare ticchettio dell'orologio non dà più alcun fastidio.
Insomma, è impantanato in una deriva di auto-compatimento in cui affonda di giorno in giorno, sempre più giù.

Finché un giorno s’imbatte nei vicini di casa: una donna con un bambino di circa sei anni; l'incontro lo destabilizza e lo riporta indietro nel passato.

La donna, infatti, è una vecchia conoscenza: Gemma, oggi ultraquarantenne, da bambina ha frequentato molto la casa dei genitori di Tom, una coppia di filaantropi, molto devota, credente, generosa e pronta ad aiutare chiunque fosse nel bisogno, e Gemma e sua sorella lo erano, col padre scansafatiche che si ritrovavano.

Gemma è una donna carina, con un corpo niente male ma le sue qualità (almeno a un primo sguardo) finiscono lì: è scorbutica, maleducata, prepotente, cinica, e verso Tom ha, da subito, un comportamento pieno di contraddizioni, che manterrà anche in seguito.

Non può fare a meno della sua presenza, del suo aiuto, della sua disponibilità, ma al contempo lo guarda con disprezzo, gli parla e lo tratta con sufficienza, come se avesse davanti a sé un grandissimo sfigato che vale meno di zero, un debole incapace di fare qualcosa di buono nella vita.

Eppure, proprio quell'uomo lì, "senza attributi" e senza uno scopo nella vita, piace al "suo" bambino, il piccolo Kai.

Kai è il nipotino di Gemma (figlio della figlia), ha sei anni ed è un tipino taciturno, piccolo, timidissimo, disegna molto (e le sue innocenti opere artistiche hanno qualcosa di angosciante, che allarma Keely), parla poco e sorride ancora meno; è talmente chiuso nel proprio mondo e nella propria immaginazione da far dubitare Tom che abbia qualche problema. In realtà, avrà modo di appurare come Kai sia intelligente e un grande osservatore. 

Preso alla sprovvista, Keely permette che i due, a poco a poco, entrino nella sua vita, sconvolgendogliela. 

Gemma è una donna piena di problemi - da quelli economici a quelli causati dalla figlia, attualmente in prigione per droga - e necessita di una mano per prendersi cura del nipote, che spesso non sa a chi lasciare quando va al lavoro; ed ecco che quello spiantato di Keely, un po' strano, certo, solitario e probabilmente anche un tantino depresso ma - almeno questo! - onesto e proveniente da una buona famiglia (che in passato l'ha accolta in casa propria con affetto, Gemma non l'ha affatto dimenticato), potrebbe essere, per la donna, un aiuto: e se le tenesse Kai quando lei è fuori casa?

Fortunatamente, benché il piccolo sia per natura diffidente e riservatissimo con gli estranei, la conoscenza di Tom circa la natura, la flora e la fauna (in particolare gli uccelli), diviene il punto d'incontro tra i due: Tom sa un sacco di storie e dettagli sui volatili e Kai è molto curioso e pieno di domande in merito.

Insomma, Tom Keely, a quasi cinquant'anni, si ritrova a fare il baby-sitter; con Gemma non mancano momenti di intimità ma entrambi sanno che oltre non si va, in quanto hanno la testa troppo presa dai mille problemi personali per pensare all'amore o a una relazione.

Senza contare che Tom è ancora scottatissimo per il naufragio del proprio matrimonio (esperienza che lo ha fatto soffrire molto) e che Gemma non è proprio in vena di storie d'amore, occupata com'è a cercare di sbarcare il lunario, andare a trovare la figlia in prigione e cercare di crescere da sola quel bambinetto silenzioso ma molto, molto attento a tutto ciò che accade attorno a sé.

Nonostante gli sbalzi d'umore di Gemma, che - come dicevo prima - non esita a trattar male e a denigrare Tom per la sua debolezza di carattere e per i fallimenti, l'uomo si affeziona a quei due vicini di casa, le sue giornate cominciano ad acquisire un senso differente da quando ci sono loro e, soprattutto, da quando può sentirsi utile per il piccolo Kai.

Purtroppo, immergersi nella complicata quotidianità di Gemma e Kai implicherà, per Tom, confrontarsi con delle serie difficoltà che pian piano minacceranno la donna e il bambino, a cui egli, nel frattempo, si è tanto affezionato, come se fosse un figlio di cui prendersi cura e da proteggere.

Benché si senta da anni un fallito, un buono a nulla, uno che dalle vette del successo è precipitato nel baratro dell'inutilità e della passività assolute e da lì non è in grado di risalire..., ebbene, nonostante tutto questo, proprio lui sente dentro di sé un fuoco che gli esplode, che lo spinge a fare determinate scelte e a tirar fuori lati della personalità che non credeva gli appartenessero. 

Tom capisce che Kai conta troppo per lui e non permetterà a nessuno di far del male né al piccolo né a quella nonna burbera, sboccata ma che pure lo attrae.

"Il nido" è il racconto di un uomo che si è condannato all'inattività e alla solitudine dopo una tremenda delusione professionale, che non trova più una sola valida ragione per alzarsi dal letto la mattina, che sente su di sé il peso del costante raffronto con il defunto padre (Nev, uomo di fede, un gigante di bontà che lottava contro le ingiustizie), un punto di riferimento inarrivabile; Tom Keely è un uomo che ha smarrito la strada, il coraggio, il rispetto per sé stesso e solo quando la vita lo induce a confrontarsi con le miserie altrui, con la desolante infelicità di Gemma e con la tristezza e la malinconia scritte negli occhi innocenti di un bimbetto che non ha ancora imparato a sorridere, riuscirà a vedere che, in quel buio pesto in cui brancola stordito da alcool e pillole, si è affacciato un barlume di speranza.

Tom è un personaggio complesso che scatena diverse emozioni nel lettore: da una parte si è spinti a provare empatia e pietà per lui, per la sua sofferenza psichica ed emotiva, dall'altra lo si vorrebbe scuotere con vigore affinché la smetta di piangersi addosso e si conceda la possibilità di rinascere.

"Non aveva la forza di aggiustare le cose, abituato com’era alla logica della sconfitta."

"Non è bello essere l’incarnazione di tutto ciò che tua madre compatisce, o forse addirittura disprezza. Doris lo amava, il suo affetto per lui sembrava sconfinato, ma averla delusa gli bruciava più di ogni altra umiliazione. Il problema era che lei ancora lo credeva forte, e lo giudicava di conseguenza: non immaginava che fosse già perduto."

Tom non è perduto, non definitivamente e non se egli non vuole. Ma deve trovare dentro di sé la motivazione per rialzarsi da quell'inerzia tetra in cui è caduto e per riemergere da quel mare amaro in cui annaspa.

Ma chi sta annegando è in grado di aiutare un'altra persona nelle medesime condizioni?

Gemma mi ha urtato non poco con la sua saccenza e la sua durezza nei confronti di Tom, che umilia ed insulta, eppure non smette di rivolgersi a lui quando ha dei problemi; però evidentemente Tom, benché non stia vivendo un periodo all'insegna dell'equilibrio emotivo, riesce ad essere più saggio e maturo di me e di lei e, ignorando volutamente provocazioni e insulti spocchiosi, mette il bene di Kai prima di tutto e tutti.

L'Australia di Winton ha una doppia facciata: affascinante con i suoi bellissimi paesaggi ma anche disordinata, caotica, con il suo viavai umano di spacciatori, furfanti, barboni, donne sole, persone con problemi di dipendenze e depressione; ma non ci sono mica solo emarginati e disagiati: ci sono anche i buoni, gli altruisti, i compassionevoli. E questi non sempre hanno una faccia bella e un aspetto rassicurante (come Doris), ma hanno le occhiaie, gli abiti stropicciati e i capelli spettinati di Tom Keely, un disperato che prova ad aggrapparsi a tutti i costi ad una flebile speranza di redenzione.

Scritto con una prosa concreta, realistica, colloquiale, il romanzo di Winton è una lettura consigliata a chi desidera immergersi in una storia popolata da personaggi non proprio amabili, aventi numerose "fratture", fragili e disperati, che finiscono al tappeto ripetutamente ma continuano, imperterriti, a rialzarsi.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...