mercoledì 15 giugno 2011

Medico pedofilo arrestato per abusi in un asilo


Un ennesimo
 caso di pedofilia avvenuto all'interno di un asilo.
Siamo a Vicenza e a commettere lo squallido reato è stato un dottore, un pediatra che regolarmente faceva visite mediche ai bimbi di alcuni asili vicentini.
Le indagini su di lui, un uomo di 64 anni - che esercitava la professione di medico pediatra da sempre, a cominciare dal proprio studio privato - sono iniziate circa due settimane fa, quando diverse coppie di genitori hanno sporto denuncia a carica del dottore, richiedendo che fossero utilizzate le intercettazioni ambientali per cogliere il presunto medico sul fatto; gli agenti di polizia avevano quindi immediatamente collocato delle telecamere nascoste per filmare le visite mediche e capire se le accuse dei genitori preoccupati avessero conferma.
E purtroppo così è stato: nel corso di una visita ad una bambina di tre anni, all'asilo dove il pediatra - di nome Domenico Mattiello - faceva controlli sui piccoli, gli agenti hanno tenuto sotto controllo la telecamera e son dovuti immediatamente intervenire perché il pedofilo stava proprio per commettere l'abuso sulla bimba; è stato quindi colto in flagranza di reato e le manette sono subito scattate per lui.

Ovviamente, non sappiamo cosa abbiano visto ed udito i poliziotti per precipitarsi all'asilo ed arrestare l'uomo, fatto sta che su di lui grava l'accusa di abuso sessuale su minore.
Adesso, il pubblico ministero che sta a capo delle indagini dovrà chiarire da quando andassero avanti questi atti di pedofilia e violenza.

Specialità giapponese: i dorayaki!

Queste "pagnottelle" di fattura giapponese sono davvero semplici da preparare e buonissime, per grandi e piccini!!

Ecco gli ingredienti per 10 dorayaki:

  • 100 gr di farina, 50 gr di zucchero,
  • un cucchiaio abbondante di miele,
  • un cucchiaino da caffè di lievito,
  • 2 cucchiai di acqua, 2 uova fresche
  • ripieno: nutella
Lavorate le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto liscio e uniforme.
Incorporate la farina setacciandola con il colino in modo che non si raggrumi, poco per volta unendo il cucchiaio di miele. 
Quindi mescoliamo acqua e lievito e aggiungiamo all’impasto. 
Mescoliamo ancora il tutto. Lasciamo riposare il composto per mezz’ora: non lievita ma diventa solo più soffice.
Prendiamo una padella e facciamone scaldare il fondo a fuoco alto. 
Quindi vi versiamo dentro un cucchiaio di impasto: dentro la padella si deve formare un disco, lasciate cuocere finchè non si formano le bollicine.
Giratelo e fatelo cuocere dall’altro lato; cuocete una parte più dell'altra e la parte meno cotta sarà l'interno del dorayaki.. 
Spalmate sopra ad un disco il ripieno scelto e chiudete con l'altro;  servite caldi.

Ladro si toglie cappuccio per rapinare banca: arrestato

Sono davvero tante le stranezze che accadono nel mondo e non c'è da meravigliarsi mai di nulla perché ciò che sembra altamente improbabile che accada..., poi ci si rende conto che invece è fattibile!
Una delle notizie più recenti che fanno sorridere (ma anche sospirare, dicendo: "Beh, meglio così!") è quella di un ladro imbranato, alquanto singolare e obbediente ai regolamenti.
E' accaduto nello stato dell'Ohio: un uomo entra in una banca col cappuccio, con l'intenzione evidentemente di effettuare una rapina...!
Ma accade che un impiegato gli faccia notare, molto gentilmente, che il regolamento interno alla banca prevede che i clienti - o chiunque varchi la soglia - non debba avere il volto coperto, proprio per motivi di sicurezza...!
Beh, non so che generi di film preferiate voi: un thriller coinvolgente, in cui nulla è scontato e dove i "cattivi" tengono in ostaggio mezza banca mentre li agenti di polizia aspettano di poter contrattare col rapinatore... o forse quelle commedie americane in cui il protagonista combina guai facendo ridere lo spettatore!
Ebbene, è probabile che il rapitore in questione facesse parte del genere comedy, perché altrettanto educatamente, ha tolto il cappuccio, ha aspettato il proprio turno e quando è giunto allo sportello, attraverso un biglietto, con molta calma ha fatto notare al banchiere che stava per effettuare una rapina e che era armato.
Insomma, il giovane ladro è riuscito in quel momento a portare con sè i soldi che erano in cassa, ma la sua faccia era stata presa molto tranquillamente dalle telecamere di sicurezza e identificarlo è stato davvero un gioco da ragazzi...!

martedì 14 giugno 2011

Don Seppia: solo "gesti affettuosi"?

Una decina di giorni fa, durante l'interrogatorio di don Riccardo Seppia, accusato di abusi sui minori, induzione alla prostituzione e spaccio di cocaina, da parte del Procuratore Annalisa Giacalone, il legale del sacerdote genovese aveva dichiarato che non erano state confermate le accuse di violenza sessuale su minore: il parroco si sarebbe limitato a manifestare solo il proprio affetto al chierichetto posandogli una mano sul ginocchio ed un braccio dietro le spalle: insomma solo gesti affettuosi, a quanto pare - secondo la difesa - "male interpretati".
Non, solo, ma non avrebbe mai provato a indurre alla prostituzione nessuno, tanto meno un minorenne: si tratterebbe di un ragazzo di origini albanesi, che avrebbe egli stesso chiamato il prete per offrire prestazioni sessuali, ma Seppia  si è sempre fermato prima per timore e vergogna.
Per quanto concerne il reato di spaccio di droga, sempre l'avvocato difensore, Bonanni, ha fatto sapere che le dichiarazioni emerse durante le due ore di interrogatorio hanno posto l'accento sui deliri dell'accusato, nei momenti in cui era sotto effetto di stupefacenti; per il resto, le frasi nei messaggini riguardanti offerte di cocaina, non sarebbero aderenti alla realtà, bensì solo frutto di una mente alterata dall'uso di droga.

Insomma, il quadro accusatorio sembra risulti ridimensionato ed, in virtù di questo, la difesa di don Seppia ha chiesto il trasferimento del proprio assistito in una comunità in cui possa essere curato e riabilitato; il sacerdote sembra aver anche manifestato pentimento per il proprio comportamento indecoroso e amorale, probabilmente dovuto all'uso della cocaina.

lunedì 13 giugno 2011

GF, Andrea e Margherita: cresce la passione

Procede a vele spiegate la storia d'amore nata nella "casa più spiata d'Italia" - cioè quella del Grande Fratello - tra il modello italo-giapponese Andrea Cocco e la speaker varesina Margherita Zanatta.
La loro vita da fidanzati è al massimo della sintonia, della complicità... sotto tutti i punti di vista!
I due innamorati fanno la spola tra Milano e Roma e si sono integrati alla perfezione l'uno nella famiglia dell'altra e sono stati entrambi accolti a braccia aperte!
Inoltre, hanno scoperto di avere anche una bella intimità e Marghe ha capito che il suo Andrea non è solo tranquillo e mogio mogio, ma che è un tipo divertente, compagnone e che ama stare in allegria; addirittura la ragazza, molto spontaneamente, ammette che Andrea all'inizio sembrava una "simpatica ameba"...!
Come se questa prima definizione non bastasse, ne elenca anche i difetti: noiosetto, permaloso; lui invece, non ha che parole buone per la sua dolce metà.
Margherita è un tipo esuberante, vivace, ma lo è in modo schietto e verace e questa cosa il ragazzo non può non apprezzarla; e anche lei riconosce nel fidanzato una dolcezza che finora non hai mai trovato in nessun ragazzo passato; infatti è sempre stata attratta da ragazzi che si facevano desiderare, che non erano troppo "generosi di attenzioni".


Non è possibile non parlare della storia - seppur breve - con Nando Colelli, una persona senza dubbio molto diversa da Andrea, che però attrasse Marghe per la propria semplicità e genuinità.
Eppure, nonostante entrambi venissero da rapporti intensi, hanno saputo e voluto gettarsi alle spalle il passato e anzi, le delusioni avute hanno "ucciso" i sentimenti che provavano per i loro fidanzati, facendo sì che si buttassero a capofitto in questa nuova storia d'amore che, a dispetto di chi la definiva solo una mera "strategia di gioco", sta invece proseguendo alla grande e si parla anche di "mettere su famiglia".


Non ci resta che fare loro tanti auguri!!

domenica 12 giugno 2011

L’amico che osa pregare!





“E vennero a lui alcuni con un paralitico portato da quattro uomini. Non potendo farlo giungere fino a lui a causa della folla, scoperchiarono il tetto dalla parte dov'era Gesù; e, fattavi un'apertura, calarono il lettuccio sul quale giaceva il paralitico.Gesù, veduta la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati.»”        (Marco 2:3-5)


Quattro uomini arrivarono davanti alla casa, portavano un uomo paralizzato su una barella di tela. Non si poteva avvicinare a Gesù per via della folla, così scavano nel tetto di argilla proprio sopra stava quest’ultimo, e attraverso l’apertura calarono la barella dov’era coricato il loro amico paralizzato ai piedi di Gesù.
Vedendo la loro fede, Gesù disse al paralitico: «Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati». La parola preghiera non compare neanche una volta in questo racconto. Ma guardatelo un poco più da vicino e la vedrete in azione: quattro uomini calano il loro amico malato attraverso il tetto fino alla presenza di Gesù. 
Smette di predicare, guarda l’uomo e dice «Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati»!
Che cosa ha colpito Gesù?
Marco ci dà la risposta: «veduta la loro fede…» La fede dei quattro amici ha fatto scattare la potenza di Cristo a vantaggio del loro amico.
Considera che quest’ultimo era incapace di fare il minimo movimento, che non beneficiava di nessun trattamento medico, che non gli era fornita nessuna spiegazione clinica, e che non aveva nessuna speranza di guarigione. Tutto ciò di cui disponeva, è il sostegno dei suoi quattro amici, che osarono portarlo fino alla presenza stessa di Cristo.
Il paralitico doveva avere la gola chiusa (“non mi lasciate cadere, però!”). Il padrone di casa stava gemendo (scoperchiargli il tetto era un’iniziativa decisamente poco amichevole!). In quanto a Cristo, si accontenta di sorridere! La loro fede Gli permetteva di dimostrare la Sua potenza. Guarisce l’uomo. Il paralitico lascia la casa con l’anima purificata e il corpo guarito!
Gli amici fedeli portano coloro che amano, grazie alla preghiera, fino alla presenza di Dio.
E allora Dio agisce! Come?  Quando?
I quattro uomini non lo sapevano. E non lo sappiamo neanche noi, però sappiamo questo:«La preghiera del giusto ha una grande efficacia.» Sii dunque questo tipo di amico. Porta in 
preghiera le persone che ami in presenza di Gesù, poi osserva quello che succederà!

tratto da:

OTTENERE DONANDO

“Chi è benefico sarà nell'abbondanza,
e chi annaffia sarà egli pure annaffiato.”
Proverbi 11:25

Per vedere prosperare la mia anima, non devo accumulare i miei tesori, ma piuttosto che li condivida con gli altri. Il percorso della fortuna per il mondo è l’economia spinta fino ad arrivare all’avarizia; ma la via di Dio è completamente diversa:
«C'è chi offre liberalmente e diventa più ricco, e c'è chi risparmia più del giusto e non fa che impoverire.» (Proverbi 11:24)
Dare è quindi il modo di agire della fede per acquistare la ricchezza. Facciamone personalmente l’esperienza; vedremo che ci verrà sempre concesso, in cambio della nostra liberalità, di far fronte ai nostri bisogni e persino di più.
In realtà, con questo sistema, non ho la garanzia di diventare ricco. Ma, secondo la promessa, essendo un benefattore sarò nell’abbondanza, senza però andare oltre misura.
Un’abbondanza fisica troppo evidente costringe il corpo a un’andatura pesante e scomoda, e un’abbondanza economica troppo grande rischierebbe di fermare il mio progresso spirituale e di trascinarmi in una mondanità che mi paralizzerebbe il cuore.
Mi è quindi sufficiente essere abbastanza nutrito per essere in buona salute.
Ma vi è anche una sovrabbondanza che dovrei sempre desiderare: quella dei pensieri generosi verso il mio Dio ed i miei simili. Che io possa condividere e spartire con questi ultimi le grazie spirituali che mi hanno arricchito. Avendole ricevute gratuitamente, le darò gratuitamente e le userei con liberalità, camminando in questo modo sulle tracce del mio Salvatore, che ha dato se stesso per me.
di Spurgeon.

tratto da: 

mercoledì 8 giugno 2011

Pet Therapy: il cane "educatore"

 Un famoso detto popolare recita: "il cane è il miglior amico dell'uomo!".
Beh, a quanto pare, il cane non è solo un amico, ma è anche un terapeuta o un insegnante, a seconda dei contesti!
Esso, infatti, è l'animale privilegiato nelle pet therapy, per la sua propensione alla collaborazione e alla abnegazione; frequente è il suo impiego come co-terapeuta nella cura di bambini, adulti e anziani.

Facciamo un breve accenno alla pet therapy.
Con questo termine ci si riferisce a una serie complessa di utilizzi del rapporto uomo-animale per scopi terapeutici, in campo medico e psicologico.

Nei bambini con particolari problemi, negli anziani e  in alcune categorie di malati e di disabili fisici e psichici il contatto con un animale può aiutare a soddisfare certi bisogni (affetto, sicurezza, relazioni interpersonali) e recuperare alcune abilità che queste persone possono aver perduto. 
Infatti, il contatto con un animale è particolarmente adatto a favorire i contatti inter-personali offrendo spunti di conversazione, di ilarità e di gioco, creando le occasioni di interagire con gli altri per mezzo suo.
Le attività di Pet Therapy sono caratterizzate da una grande eterogeneità, sia per quanto riguarda il percorso formativo degli operatori, sia per la tipologia degli utenti e le metodologie adottate.
Alcuni “esperimenti hanno dimostrato che la presenza di un animale, in particolare il cane, ha fatto sì che, in molti casi a scuola, diminuissero gli episodi di bullismo, anche del 40%!

L'animale può fungere da 'catalizzatore' dell'attenzione dei ragazzi, entrando in contatto con loro e aiutando a controllare il proprio comportamento. Per esempio, i bambini per non spaventare il cane tengono sotto controllo la loro voce e i loro gesti. Ed evitano atteggiamenti troppo “vivaci”.

Ovviamente, proprio come si richiede ad un insegnate umano, anche l'insegnante a quattro zampe” deve avere delle qualità:  essere un buon cane da pet therapy­, mostrando pacatezza, curiosita', desiderio di stare con le persone e un saldo temperamento. E non è semplice arrivare ad avere un perfetto 'maestro' per la classe di piccoli bulli; è richiesto infatti un periodo di preparazione di almeno un anno perché non deve trattarsi di un cucciolo, bensì un cane adulto.

Quando la memoria fa gli scherzetti: il deja vù





A quanti di noi è capitato di trovarsi in un luogo, davanti ad una persona o di vivere un'esperienza per la prima volta ma di fermarsi poi, di colpo, stupiti esclamando: "Ma io questa cosa l'ho già vista/fatta!"...?

Ebbene, questo strano ma frequente fenomeno ha un nome: dèjà vu, che letteralmente significa proprio "già visto".
E' uno "scherzo" della nostra memoria che ha sempre colpito e affascinato l'uomo, sin dall'antichità; pensiamo ai filosofi Pitagora, Aristotele, Sant'Agostino...
Non solo, ma ne hanno preso spunto artisti, letterati e anche cinematografi per dar vita poi a opere e film di fantascienza (cito solo di passaggio, un noto film, abbastanza recente, con Denzel Washington, "Dèjà vu - corsa contro il tempo").

Da sempre oggetto di ricerche, a questo fenomeno vengono attribuite molteplici cause.
Esso interessa persone adulte, indipendentemente dal sesso, dalla condizione psicofisica ed è sempre accompagnata dalla duplice sensazione di provare sì una sensazione familiare ma al contempo con la consapevolezza di non aver realmente già vissuto quella determinata situazione.

Secondo alcuni studiosi, quando rievochiamo un evento, si attiva il cosiddetto "senso di familiarità" dell'evento stesso; ma si può verificare a livello cerebrale, che si attivi il senso di familiarità in assenza del ricordo: così abbiamo l'impressione di aver vissuto in passato quella data situazione ( teoria del processamento duale).

Secondo altri ricercatori, la familiarità deriverebbe dal fatto che una metà dell'encefalo ha già percepito l'evento, che perciò verrebbe rivissuto dall'altra porzione del cervello (teoria mnestica).

Ancora, secondo la teoria della doppia elaborazione, se elaboriamo alcune informazioni di un determinato evento in modo inconsapevole o con un livello ridotto di attenzione, in un secondo momento gli stessi dati verrebbero processati consapevolmente dandoci la sensazione di essere di fronte ad una "scena già vista".

Anche se è un fenomeno che può sopraggiungere in qualsiasi momento, ne sono maggiormente soggetti le persone che vivono momenti di stress; può durare dei secondi in soggetti normali ma anche ore o giorni in soggetti con disturbi di tipo psichiatrico o neurologico.

Di certo, è qualcosa che ci "turba" ma ci incuriosisce e affascina allo stesso tempo, forse anche perché non si è ancora in grado di dare un'univoca spiegazione scientifica, il che rende tutto "misterioso".

UN PRIMO INVITANTE...: CONCHIGLIE ALLA CREMA

È un primo davvero delicato e gustoso, da accompagnare con un buon Sylvaner del Trentino!
La nostra cucina, così ricca di profumi, non può fare a meno in certi piatti della presenza importante di erbette aromatiche, quale la maggiorana, che è ottima sia fresca che essiccata.
Gli ingredienti per 4 persone sono:
-         400 gr di conchiglie;
-         150 gr di mascarpone;
-         12 gherigli di noce;
-         30 gr di burro;
-         4 cucchiai di panna;
-         Qualche foglia di maggiorana o di timo;
-         Sale;
-         Pepe;
-         Noce moscata q.b.

In una terrina, usando una forchetta, lavorate il mascarpone con la panna fino ad ottenere una crema morbida; mescolatevi i gherigli di noce tritati grossolanamente, un bel pizzico di maggiorana e una grattata di noce moscata.
Fate lessare la pasta in abbondante acqua salata, scolatela al dente e versatela subito nella terrina con la crema, mescolando velocemente con cura.
Unite anche un pezzetto di burro e un mestolo dell’acqua calda di cottura della pasta, solo se risultasse troppo asciutta.
Servire immediatamente perché va consumata caldissima, anzi un suggerimento: lavorate la crema tenendo la terrina sopra la pentola con l’acqua in ebollizione: avrete così al momento un contenitore caldo e una crema tiepida che non raffredderà subito la pasta.
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