venerdì 4 dicembre 2015

Recensione film: LA PRIMA LUCE di Vincenzo Marra



Ieri sera sono andata al cinema, dove il giovedì c'è la proiezione dei film della Rassegna d'Essai, ovvero Cinema d'Autore.

Il film in programmazione era questo:

LA PRIMA LUCE

2015
Regia: Vincenzo Marra
Cast: Riccardo Scamarcio, Daniela Ramirez, Gianni Pezzolla.


Marco Mauri è un giovane e cinico avvocato che vive a Bari con la sua compagna Martina, di origini latinoamericane (cilena), che si è trasferita in Italia dopo aver conosciuto lui, col quale ha avuto un figlio, Mateo di 7 anni.

Marco e Martina sono una coppia in crisi: lei mostra molta insofferenza e insoddisfazione, non solo verso il compagno ma in generale nei confronti della propria vita in Italia, un Paese ormai eternamente in crisi dove lei non vede alcun futuro, né per sé né per il proprio figlio.
Lui sembra chiudersi nel suo lavoro e nei suoi egoismi di chi sa che oggi come oggi si deve solo cercare di sopravvivere come meglio è possibile, e questo lo ha portato ad essere forse poco sensibile e attento ai malesseri di Martina.
Nonostante questo, Marco è un padre che cerca di essere presente e di dimostrare a Mateo quanto lo ami e che sul papà potrà sempre contare.
Ma a spezzare l'idilliaco rapporto padre-figlio ci pensa lei, Martina, ormai decisa a tornare "a casa propria".
Chiaramente, suo figlio andrà via con lei.

La frustrazione di Martina è evidente nei suoi atteggiamenti, nelle sue espressioni facciali, nei toni di voce al limite dell'isteria, nella sua acidità verso un Marco molto confuso e stupito: ok, hanno qualche problema a comunicare e capirsi, lui in passato ha fatto degli errori, ma sarà pure possibile rimediare o no?
A quanto pare no.
Mentre lui è fuori per due giorni per lavoro, lei piglia i passaporti e il bambino e se ne va.

Al ritorno, Marco si fa prendere dalla disperazione e dal senso di impotenza: come farà a rintracciarla?
Eppure decide di partire per il Sudamerica, alla ricerca del figlio sottrattogli.
E se in Italia la compagna avrebbe necessitato del consenso di Marco per portar via il minore, in Cile le cose evidentemente funzionano in modo diverso e la legge non sempre va incontro (quantomeno in questo caso) al padre..., che si ritrova solo in tutti i sensi.

Marco farà di tutto per scoprire dove vive Martina e per farla ragionare: davvero crede che togliere a Mateo il proprio padre sia la soluzione migliore per lui?

Stupisce e forse un po'  innervosisce la testardaggine di questa donna infelice e depressa che si accanisce contro un compagno e un padre che forse non sarà perfetto, ma non sembra neanche che abbia chissà quali colpe da scontare.
Vero è che qualche segnale del proprio malessere interiore lei dice di averlo dato, in sette anni, ma che lui proprio non l'ha raccolto, quindi è facile immaginare come la donna abbia accumulato frustrazione e risentimenti verso il compagno.

Nonostante avvertiamo che non sia esente da difetti ed errori, il personaggio interpretato con passione e credibilità da Scamarcio ha una sua coerenza: è un uomo con le sue mancanze, che sicuramente avrà delle idee non sempre giuste su come rapportarsi agli altri (significativo il litigio tra i due quando lei viene a sapere che Marco insegna al bambino a difendersi da un compagno bullo  ricorrendo alle mani), che avrà fatto degli errori nel suo rapporto con la partner, ma rispetto a lei, lui non nasconde i propri sbagli (almeno non quelli reali) e ci appare come un uomo e un padre semplicemente "umano", "normale"; e anzi, pur di dimostrare la sua tenacia nel volersi riprendere il bambino, è pronto a soffocare certe impulsività, e alla fine - nonostante le accuse fin troppo pesanti da parte di lei - chi dimostra di essere più maturo e disposto a sacrificarsi per essere un padre presente, è proprio Marco.

Rispetto a lei, che sente Mateo soltanto come suo figlio, infischiandosene della presenza della figura paterna nell'esistenza del piccolo, Marco sa che Mateo ha bisogno di entrambi e lì dove la disperazione potrebbe (legittimamente?) fargli prendere decisioni pericolose e impulsive, l'amore e la razionalità invece finiranno per prevalere.

E' un film dal ritmo lento, con diverse scene "statiche", che però io non ho trovato fastidiose o inutili perchè è uno statico non vuoto ma carico delle emozioni e degli stati d'animo negativi che Marco si trova a provare dopo e durante l'allontanamento della persona che più ama al mondo: senso di impotenza, smarrimento, frustrazione, disperazione, unite spesso alla paura di non farcela a riprendersi il proprio ruolo di padre; ma al netto di questo, non si può non tifare per questo papà che è pronto a fare di tutto per amore.

Intenso e toccante il breve discorso di Marco alla moglie quando entrambi aspettano che il tribunale cileno annunci la propria sentenza; il film è recitato in parte in italiano e in parte in cileno, chiaramente con sottotitoli; a dire il vero i sottotitoli ci sono pure per il barese, che effettivamente fa lingua a sè ^_^ (lo dico ironicamente e con molta simpatia, son del foggiano e il mio dialetto meriterebbe sottotitoli pure per la gestualità convenzionale e universalmente riconosciuta).

Parere positivo per questo film che tratta in modo onesto e essenziale il dramma dei figli contesi e che sul finale, secondo me, lascia lo spettatore un po' perso, come a volergli dare l'onere di immaginarsi da solo cosa ne sarà di Marco e del suo rapporto con Mateo (e con quella matta della ex).

Convincente Scamarcio - dalla mimica facciale agli atteggiamenti ai toni  - nei panni del padre che non molla e non si arrende; la Ramirez parla come Belen ma mi irrita di più;  dolce il bambino, anche se non capisco perchè lo prendessero tutti in braccio come se avesse 2 anni, quando invece ne aveva 7!

Consigliato in particolare a chi ama le storie drammatiche, a tema familiare.

Per leggere le recensioni di altri film, clicca sull'etichetta  Cinema.

giovedì 3 dicembre 2015

Recensione: LA RAGAZZA NELLA NEBBIA di Donato Carrisi



Terminato l'ultimo thriller di Donato Carrisi, di recentissima pubblicazione, che come sempre mi ha tenuta col fiato sospeso.

LA RAGAZZA NELLA NEBBIA
di Donato Carrisi


Ed. Longanesi
350 pp
18.60 euro
in libreria:
23 NOVEMBRE 2015
QUI info trama

E' una notte densa di fitta nebbia quella che vede l'agente speciale Vogel finire in un fosso con la propria auto; nonostante non abbia riportato ferite sui suoi abiti c'è del sangue, e non è di Vogel, il quale - quando viene portato in ospedale e condotto nell'ambulatorio dello psichiatra Flores - è in uno stato di confusione tale da non ricordare cosa gli è successo.
O almeno così vuol far credere.
Ma c'è poco da credergli: chi conosce Vogel sa che si tratta di un manipolatore, di un uomo senza scrupoli disposto a mentire pur di raggiungere i suoi scopi, e di cui non c'è da fidarsi.

Eppure prima di quella notte in cui tutto cambiò, Vogel è stato per settimane sotto le luci della ribalta a motivo del caso di scomparsa su cui stava indagando.
Il caso che ha visto protagonista la giovanissima Anna Lou Kastner, una ragazzina dai capelli rossi, con una spruzzata di lentiggini sul viso e un sorriso dolce e innocente, figlia di una coppia molto credente e osservante i rigidi dettami della propria setta religiosa d'appartenenza, sparita in un pomeriggio come tanti mentre camminava per le strade del tranquillo paese di Avechot, tra le Alpi.

Un caso che avrebbe potuto passare in sordina, come una delle diverse sparizioni irrisolte che coinvolgono tanti adolescenti, ma che è stato attraversato da una grande popolarità.
Come mai?
Perchè a capo delle indagini c'era appunto lui, il cinico Vogel, e a lui piace occuparsi di casi dal forte impatto mediatico.
Vogel è un maestro in questo: ha un'abilità sconcertante nel dirigere l'attenzione di tutti - media e opinione pubblica - in modo che venga dato un gran risalto a determinati aspetti della vicenda piuttosto che ad altri, tanto da arrivare ad oscurare la vittima pur di puntare i riflettori sulla ricerca del colpevole, del mostro, e una volta trovato colui che ha tutte le carte in regola per essere il carnefice, Vogel fa di tutto per incastrarlo.
Anche quello che non andrebbe fatto.

Ed è così che, partendo dal colloquio-confessione tra Vogel e il dottor Flores (a due mesi dalla sparizione di Anna Lou), l'Autore ci porta pian piano a ritroso nel tempo, lasciandoci scoprire tutti gli elementi che hanno caratterizzato le indagini volte a catturare il mostro.

Seguiamo il punto di vista di Vogel, il suo cinismo e la sua bravura nel far sì che l'indagine prendesse una determinata piega, gettando fumo negli occhi a giornalisti e curiosi, fino a trovare il colpevole perfetto: il professor Loris Martini.

L'autore ci lascia seguire lo sviluppo degli eventi anche dalla prospettiva di quest'uomo tranquillo e molto comune, che si ritrova invischiato improvvisamente e pericolosamente nella sparizione della ragazzina, senza che ci sia apparentemente un concreto collegamento tra loro due.

Ma i collegamenti e i moventi si trovano, se si lavora in un certo modo, e Vogel lo sa, soprattutto quando certi particolari vengono studiati a tavolino così da costruire una presunta verità montata ad arte, con tanto di filmati e indizi che, ok, forse non saranno delle prove schiaccianti, ma gettano un sacco di dubbi nella mente delle persone curiose, dai giornalisti ai vicini di casa a chiunque segua il telegiornale e si appassioni morbosamente alla ricerca del cattivo che va in giro rapendo delle ragazzine.

Il modo di agire di Vogel e il suo approccio nei confronti della ricerca della verità, della soluzione "a tutti i costi" del caso, in passato gli ha recato non pochi danni d'immagine, con annesso il rischio di metter fine alla propria carriera, ma questo non gli impedisce di ricadere nel medesimo ingranaggio: creare interesse, far crescere l'audience sul caso, per riceverne fama e onori, anche a discapito della giustizia e della verità.

Del resto, lui ne è convinto:

«La giustizia non fa ascolti. La giustizia non interessa a nessuno. La gente vuole un mostro… E io le do quello che vuole.».

E mentre i genitori di Anna Lou si consumano di dolore sperando che la loro bambina torni a casa e la folla curiosa riceve giorno per giorno il suo carico di notizie sensazionale ed eccitante, Vogel si sente il supereroe soddisfatto del proprio lavoro.

E Martini, questo professore, che è venuto nello sperduto paese di Avechot per trovare pace ed equilibrio familiare, ritrovandosi addirittura accusato di un crimine terribile?
E' davvero colpevole o gli indizi che conducono a lui sono mere coincidenze? Riuscirà a dimostrare eventualmente la propria innocenza?
Ma soprattutto, che fine ha fatto la povera Anna Lou, della quale, col passare dei giorni, in tanti sembrano dimenticarsi, occupati come sono a soffermarsi sugli aspetti più eclatanti e clamorosi della vicenda?
La ragazzina sembra scomparsa nel nulla, inghiottita dalla fitta nebbia, la stessa che avvolge un confuso e provato Vogel la notte del suo incidente.

Leggendo non ho potuto fare a meno di volare con la mente a fatti di cronaca celebri di cui si è discusso/discute da anni e quotidianamente (dall'omicidio di Yara alla mamma di Cogne...), in cui la gogna mediatica e i mille processi fatti in tv dalle tante trasmissioni e talk-show, fanno la loro parte, pretendendo ogni volta di aggiungere particolari scottanti, che in realtà rivelano davvero ben poco ma che di certo hanno il potere non solo di tenere alta l'attenzione della gente, ma ancor più di rendere una versione dei fatti più "tendente al vero" rispetto ad un'altra, pur non essendo magari ancora giunti alla definitiva soluzione del caso.

Seguiamo lo svolgersi delle indagini storcendo un po' il naso davanti ai metodi non sempre ortodossi di Vogel, condividendo su di lui i dubbi di chi lo affianca sul lavoro; cerchiamo di scrutare nelle giornate dell'indiziato numero uno - Martini - per scorgere quei particolari che lo inchiodano in maniera incontrovertibile, o che al contrario lo scagionano; restiamo, pagina dopo pagina, in attesa della prova decisiva, del rilevamento del DNA del mostro, immaginando che prima o poi anche lui dovrà pur emergere dalla nebbia in cui è finita la povera Anna Lou.

Che dire di questo ultimo romanzo di Carrisi?
Io lo trovo sempre geniale, appassionante: una scrittura avvincente, una trama articolata, sempre ricca di colpi di scena, in cui niente è come sembra, dove fino all'ultimo rigo non sai mai se l'innocente resterà tale o se verrà fuori un colpevole lì dove proprio non te lo aspettavi.
Forse all'inizio il ritmo parte un po' troppo lento, come se la storia ci mettesse un po' a ingranare la marcia, e ci sono da leggere diverse pagine prima di sentire la vera tensione addosso, per poi giungervi e vedersi risolvere tutto in un lasso di tempo più breve di quanto ti saresti aspettato.

Ma magari è una sensazione mia, tutta personale, dovuta al fatto che con Carrisi a me succede così: mi trasporta e coinvolge nel suo mondo dove il Male impera, dove sai che esso non ha il volto deformato e malvagio di Teddy Krueger ma quello semplice delle persone comuni, che ti camminano accanto, e questo rende il tutto più inquietante ma anche stranamente affascinante, fino quasi a non volere uscire troppo presto da questa atmosfera tenebrosa, ma desiderando penetrarla, quasi a voler vedere il Male bene in faccia.
Non sono sicura di essermi spiegata a sufficienza, ma questo è solo per dire che per me ogni libro di Carrisi dovrebbe durare uno sproposito. ^_^

Beh, il mio parere non può che essere positivo, e per quel che mi riguarda Donato Carrisi si riconferma uno scrittore di thriller/noir bravissimo, dalla penna ammaliante e che si legge tutto d'un fiato.

Frammenti d'amore ("Le confessioni segrete di Maria Antonietta")



Un tenero momento d'amore tra la regina Maria Antonietta e il suo amante, Axel von Fersen, tratto dal romanzo "Le confessioni segrete di Maria Antonietta":

"Axel mi scosta un ricciolo ribelle e appoggia le sue labbra alle mie, stringendomi forte, perché sappiamo di non poter salutarci in questo modo a Bondy. Assaporo avidamente le sue labbra e la lingua, temendo che sarà per l'ultima volta. 
E' un addio frenetico, perchè ci sono ancora moltissime cose da fare prima di stanotte e i nostri sensi devono restare all'erta.
La nostra passione non è la cosa più importante al mondo. Tutt'altro. Quella, ahimè, è una bella favola di un'altra, e più giovane, età. (...)
Quando ci stacchiamo per respirare, Axel mi mormora tra i capelli: 'Vivo ogni giorno della mia vita per noi, Antonietta. E ovunque sarò, farò lo stesso'. Mi bacia le guance, raccogliendo le mie lacrime. Gli prendo le mani e me le premo contro il petto. 'Sentite il mio cuore', bisbiglio tra i singhiozzi. 'E sappiate che è vostro'.



mercoledì 2 dicembre 2015

Prossime letture programmate: "Ragazzi di vita" di Pier Paolo Pasolini



Tra le mie prossime letture dicembrinechesfocianoagennaio ci sarà Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, che leggerò in compagnia di altre lettrici in un GdL su Fb.


RAGAZZI DI VITA
di Pier Paolo Pasolini



Garzanti 
Prefazione di V. Cerami. 
256 pagine 
€ 11.50
Alcune informazioni  sulla accoglienza di questo romanzo da parte dei critici contemporanei al poeta e scrittore, tratte dal sito a lui dedicato:


Nel 1955 viene pubblicato da Garzanti il romanzo "Ragazzi di vita", che ottiene un vasto successo, sia di critica che di lettori. Il giudizio della cultura ufficiale della sinistra, e in particolare del PCI, è però in gran parte negativo. Il libro viene definito intriso di "gusto morboso, dello sporco, dell'abbietto, dello scomposto, del torbido.."
La Presidenza del Consiglio (nella persona dell'allora ministro degli interni, Tambroni) promuove un'azione giudiziaria contro Pasolini e Livio Garzanti. Il processo da' luogo all'assoluzione "perche' il fatto non costituisce reato".  Il libro, per un anno tolto alle librerie, viene dissequestrato. Pasolini diventa però uno dei bersagli preferiti dai giornali di cronaca nera; viene accusato di reati al limite del grottesco: favoreggiamento per rissa e furto; rapina a mano armata ai danni di un bar limitrofo a un distributore di benzina a S. Felice Circeo.


Sinossi

«Era una caldissima giornata di luglio. Il Riccetto che doveva farsi la prima comunione e la cresima, s'era alzato già alle cinque; ma mentre scendeva giù per via Donna Olimpia coi calzoni lunghi grigi e la camicetta bianca, piuttosto che un comunicando o un soldato di Gesù pareva un pischello quando se ne va acchittato pei lungoteveri a rimorchiare.» 

Il Riccetto, il Caciotta, il Lenzetta, il Begalone, Alduccio e altri sono giovanissimi sottoproletari romani. Sciamano dalle borgate della Roma anni Cinquanta verso il centro, in un itinerario picaresco fatto di eventi comici, tragici, grotteschi. 
Alternano una violenza gratuita a una generosità patetica: Riccetto salva una rondine che stava per annegare ma non potrà far nulla dinanzi al piccolo Genesio trascinato via dalla corrente dell'Aniene; Agnolo e Oberdan assistono Marcello agonizzante, rimasto travolto dal crollo della sua scuola. 
La Roma monumentale e quella della speculazione edilizia è lo spazio contraddittorio in cui avviene questa sorta di rito iniziatico di una giornata dei «ragazzi di vita».

L'autore.
Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna il 5 marzo 1922. Per tutta l'infanzia e l'adolescenza segue il padre, ufficiale di fanteria, nei suoi spostamenti, trasferendosi continuamente da una città all'altra del Nord Italia. Nel 1942 a causa della guerra si rifugia nel paese materno, Casarsa, in Friuli.
Nel corso della sua vita l'attività poetica costituirà una costante e porterà alla pubblicazione di alcuni dei più importanti testi della letteratura italiana del Novecento. Citiamo, a titolo di esempio, La meglio gioventù, Le ceneri di Gramsci, La religione del mio tempo, Poesia in forma di rosa.
Nel 1950 Pasolini è costretto a lasciare il Friuli e si trasferisce a Roma. Nel 1955 esordisce nella narrativa con Ragazzi di vita; in seguito scriverà altri romanzi, come Una vita violenta (1959) e Petrolio (postumo, 1992).
Nel 1960-61 avviene il passaggio alla regia con il lungometraggio Accattone. La sua produzione cinematografica è notevole: quasi un film all'anno.
La notte tra il 1° e il 2 novembre 1975, Pasolini muore assassinato all'Idroscalo di Ostia, vicino a Roma.



Voi avete letto questo libro o altri di PPP?
Cosa ne pensate?


Questa è la suddivisione che seguirò per la lettura.
Me la segno qui sul blog perchè di certo su Fb, tra le migliaia di post, la perderei ^_^

Settimana dal 1° Dicembre al 6/12    Cap. 1° e 2° ( pag 60)

Appunti in itinere:

Siamo a Roma, nell'immediato dopoguerra. Facciamo la conoscenza di un gruppo di ragazzi adolescenti - Marcello, Riccetto... - che bighellonano tutto il giorno e se la spassano, tra bravate e tuffi al mare.
Sono ragazzi di strada, che non dicono una parola in italiano e che tra loro si chiamano con appellativi tutt'altro che gentili (fanno da padrone espressioni gergali come "A li mortacci", "fijo de na m*****a").
Sono degli adulti in miniatura, sembrano già vissuti, privi di alcuna delicatezza e sentimento, salvo poi impietosirsi di fronte ad una rondine che rischia di annegare.
Sono ragazzi poveri, che spesso spendono quel po' che hanno per "divertirsi" con intrattenimenti più adatti ad adulti che a ragazzetti, e sono anche sfortunati, se pensiamo a Marcello e al crollo della scuola che gli ha procurato non pochi dolori..
Un linguaggio immediato, crudo, privo di fronzoli, legato alla realtà delle borgate romane, verace, pittoresco come lo sono anche i giovani personaggi.
Ammetto che certe volte il dialetto romano mi distraeva nella lettura ma rende il tutto inevitabilmente più vero.

Settimana dal 7/12 al 13/12   Cap. 3° e cap 4° (48 pag)

Riccetto e Caciotta: compagni di avventure, fatti di furtarelli sulle circolari, dispetti e spintoni ai poveri passanti e tentativi di rimediare pasti gratis alla mensa dei poveri.
Incontrano Amerigo, un tipaccio prepotente e sfruttatore, cui Riccetto presta qualche soldo per giocare in una bisca clandestina, e anche se  lui riuscirà a scappare prima dell'arrivo della polizia, le cose non andranno bene per tutti.
Altro incontro è quello con Lenzetta, col quale Riccetto trova un posto dove dormire alla bell'e meglio.
Sono ragazzi senza uno scopo nella vita, senza una meta durante il giorno, incredibilmente soli, senza nulla in pancia, che non vogliono tornare a casa perchè sanno di non trovare cibo o amore ma solo botte e rimproveri.

Settimana dal 14/12 al 20/12  cap. 5° e cap 6° ( 71 pag)

Le impressioni che traggo da questi capp. vengono ulteriormente rafforzate: questi ragazzi sguaiati, strafottenti, che ridono per un nonnulla, si prendono a male parole per divertimento, picchiano e danno fastidio ai coetanei più "fessacchiotti", che pensano solo a rubacchiare, a fare tuffi, a vedere se trovano qualche femmina con cui intrattenersi.... a me fanno molta tristezza, perchè alla fine di ogni giornata, di ogni scorribanda, si ritrovano senza neanche quella "mezza piotta che avevano in saccoccia" e, soprattutto, terribilmente soli, sporchi e con la pancia più vuota che mai.


Settimana dal 28/12 al 3/1/2016  Cap 7° e cap 8° ( 66 pag)

Giungiamo agli ultimi capitoli del ritratto nudo e crudo di questi ragazzetti di borgata infelici, dispettosi, soli, affamati.
Non è propriamente un quadro edificante, eppure leggiamo le sventurate avventure di questi tipacci e ci sentiamo indecisi e a metà strada tra la disapprovazione per delle vite allo sbando, e la pietà, la tristezza perchè il corso che quelle vite così giovani stanno prendendo/hanno preso, è da attribuire allo sporco, allo squallore, alla miseria, allo sfacelo morale e sociale (e non solo, se pensiamo alle case che crollano sulle persone) che li circonda, prima che a loro come singole persone.

Cito e canto: NOT AS WE



Un passaggio tratto dal romanzo in lettura - LA STELLA DELL'EIRE di Valentina Marcone - con annessa citazione musicale ^_^

NOT AS WE
(Alanis Morissette)





Rimasi ferma con lo sguardo perso nel vuoto 
per non so quanto tempo. 
Sapevo cosa dovevo fare, dovevo solo iniziare.
Feci il primo passo esitante, poi ne feci un altro e in quel momento
le note di un pianoforte riempirono l’aria intorno a me. 
Sembrava quasi fosse lì, vicino a me.

Reborn and shivering
Settled on new terrain
Unsure, unkind, insane
It’s faint and shaken
Le lacrime iniziarono a scorrermi lungo il viso.
Day one, day one
Start over again
Step one, step one
I’m barely making sense
For now I’m faking it
‘Til I’m pseudo-making it
From scratch, begin again
But this time I as I
And not as we


(Rinata e tremolante
Spuntata su un terreno nuovo
Insicura, non convincente
Quest'ora debole e traballante
Giorno uno, giorno uno,
Comincia di nuovo tutto da capo
Primo passo, primo passo
Per ora faccio fatica a farmene una ragione
Sto facendo finta, finché non sembrerà che l'abbia fatto.
Ricomincio di nuovo da zero
Ma questa volta io come io
E non come noi)


I singhiozzi mi squassavano da capo a piedi. 
Crollai in avanti sul terreno umido.
E poi più niente.

martedì 1 dicembre 2015

On my wishlist: "La casa dei cani fantasma" e "Nero come il ricordo"



Da quando ho deciso di dare al blog un taglio "letterario" (e sono ormai passati degli anni da quel giorno), ho imparato (e ancora imparo ogni giorno) a condividere non solo le mie letture e i miei interessi in fatto di libri, ma anche ad arricchirmi dei contributi altrui.
Del resto, è il bello della condivisione, no?

Ecco, web-vagando tra i blog letterari che seguo di più, è inevitabile leggere i consigli libreschi di altri bloggers/lettori;  tra quelli più recenti, ne ho lietamente accolti un paio, che condivido con voi  e che spero di leggere e recensire molto presto (entro la fine dell'anno, o per lo meno ci provo!).
Per questi due romanzi ringrazio le due bravissime bookbloggers Aquila Reale e SilviaLeggiamo.

Ditemi se li conoscete e li avete letti o semplicemente cosa ne pensate leggendo la trama.

LA CASA DEI CANI FANTASMA
di Allan Stratton


Ed. Mondadori
trad. A. Carbone
illustrato
264 pp
17 euro
2015


La vita di Cameron non è quella di un qualsiasi ragazzo. 
Da cinque anni lui e sua madre sono braccati dal padre, un uomo violento che li tormenta. 
Ogni volta li trova, e ogni volta ricomincia la fuga, con un nuovo viaggio disperato in cerca di un altro posto dove stare per un po'. 
La vita di Cameron è fatta di sospetti, ansie, e molta paura. 
Sua madre non fa che ripetergli di non fidarsi di nessuno, e l'ha convinto a tal punto che Cameron comincia a non fidarsi più neppure di se stesso. 
Quando poi si trasferiscono in una fattoria isolata, nella speranza di passare inosservati, la vita del ragazzo diventa un vero incubo. Solitudine e paure si materializzano in visioni inquietanti: un branco di cani feroci, il fantasma di Jacky, un bambino morto tanti anni prima, di cui nessuno vuole parlare. 
Ma Cameron deve sapere. 
E comincia a fare domande che scuoteranno l'apparente tranquillità di quel posto dimenticato da tutti. Tranne che da suo padre.

L'autore.
Di origini canadesi, Allan Stratton ha vissuto negli Stati Uniti per poi tornare nella sua terra d'origine. È sceneggiatore oltre che scrittore, e i suoi libri sono pubblicati in numerosi paesi.
 


NERO COME IL RICORDO
(Black for Remembrance)
di Carlene Thompson



Marcos y Marcos
trad. M.L. Cartoldo
335 pp
13.50 euro
Trama

Caroline sa bene cosa significa perdere la persona che si ama di più. Sua figlia Hayley era la luce dei suoi occhi, quando vent’anni prima era stata rapita e barbaramente uccisa.
Le indagini non avevano dato alcun frutto, l’assassino era scomparso nel nulla, e il suo matrimonio era naufragato.
Ora che ha una nuova famiglia, due figli belli come il sole, e il dolore per il ricordo sembra attenuarsi, Caroline si trova di nuovo di fronte all’orrore.
Come se un’entità misteriosa si fosse improvvisamente risvegliata per vendicare Hayley, più di una persona collegata a quel delitto viene presa di mira – minacciata, ferita o sgozzata – e perfino l’ex marito di Caroline scampa per un soffio a un agguato. 
Mentre Melinda, la sua seconda figlia, viene avvicinata da una ragazzina che ricorda Hayley in modo sconcertante…

Come sempre, Carlene Thompson ci fa appoggiare sul comodino, assieme al romanzo, l’ombra inquietante, per non dire angosciante, dell’assassino. 
Ed è impossibile liberarsene prima di avergli dato la caccia fino all’ultima riga.

L'autrice.
Carlene Thompson scrive da quando aveva otto anni, e si vede. Suo padre è un medico condotto che accetta come compenso… animali domestici. L’idea di scrivere le viene dopo aver visto La carica dei centouno. Immagina la “scaletta” del suo primo thriller vero e proprio molti anni dopo, mentre porta a passeggio due cani.
Dalla campagna e dagli animali non si separerà mai. Oggi Carlene Thompson vive in una fattoria che sembra un “albergo degli animali” a Point Pleasant, in West Virginia, accerchiata da scoiattoli che ogni tanto boicottano le linee telefoniche. Carlene Thompson ha al suo attivo una decina di romanzi, tradotti in varie lingue. Romanzi promossi a pieni voti dai lettori, che scrivono pareri entusiastici sui siti di tutto il mondo.

Citazioni bibliche (da "Non è un vento amico")



Questa volta, per la rubrica dell'epigrafe, ho scelto un libro di cui potrete trovare la recensione sul blog, "Non è un vento amico" di Vincenzo Zonno.


"Lo Sheol (soggiorno dei morti) e l'Abaddon (abisso) sono insaziabili,
e insaziabili sono gli occhi degli uomini.

(Proverbi 27:20)


Il loro re era l'angelo dell'abisso 
il cui nome in ebraico è Abaddon e in greco Apollion.

(Apocalisse 9:11)



Il significato del termine epigrafe al quale mi rifaccio è quello dato dalla Treccani.it
"Iscrizione in fronte a un libro o scritto qualsiasi, per dedica o ricordo; più particolarm.,
 citazione di un passo d’autore o di opera illustre che si pone in testa
a uno scritto per confermare con parole autorevoli quanto si sta per dire"
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