venerdì 24 novembre 2017

Recensione: VIVA PIU' CHE MAI di Andrea Vitali



Un giovanotto dall’aria sempre spaesata e dalla risposta costantemente dubbiosa si ritrova faccia a faccia col cadavere di una donna, che galleggia nel lago di Como. Scomode verità si nascondono tra quelle gelide acque ed emergeranno, tra coincidenze impensabili e piccoli misteri svelati.


VIVA PIU' CHE MAI
di Andrea Vitali


Ed. Garzanti
Ernesto Livera vive con la madre in un paesino sul lago di Como ed è un ragazzo che nella sua vita ha poche certezze e tante indecisioni; ma tante da meritarsi il soprannome di Dubbio, proprio per la sua indole sempre un po’ tentennante e per quei “Boh” e “Non so” costantemente sulle labbra.

Da ragazzino ha dato qualche preoccupazione alla sua povera mamma Canterina: dopo la morte improvvisa del padre (trovato morto proprio dal figlio), il piccolo Ernesto aveva sofferto di allucinazioni per un po’ di tempo e l’unica fonte di rassicurazione proveniva dal dottore di famiglia, Lonati, che con i suoi modi di fare sobri e tranquilli ha sempre incoraggiato la signora a sperare che col tempo queste bizzarrie del figliolo passassero da sole.

E in fondo è stato così, ed Ernesto è ormai cresciuto ed è un giovanotto che per raggranellare qualche soldo traghetta turisti con la barca di famiglia e, su suggerimento dell’amico Biagio Riffa, comincia a vendere sigarette dalla Svizzera. Di contrabbando, ovviamente.

Una notte che è con la sua Canterina (non la mamma, ma la barchetta a motore) sul lago, scorge il cadavere di una donna; dopo averlo trascinato a riva, va a confidarsi col medico di famiglia, Lonati, ma quando questi convince il maresciallo Pezzati a dare un occhio al lago…, a giorno fatto, del cadavere non c’è ombra.

Ma non sarà che al povero Livera son tornate le allucinazioni?
Lui, poi, eternamente indeciso com’è, dubita di se stesso e chissà…, magari s’è sbagliato, e il cadavere se l’è sognato! Eppure lui l’ha visto e in fondo Lonati è tentato di credergli, nonostante le argomentazioni contrarie e  le analisi lucide della moglie.

Intanto le vicende si intrecciano perché Dubbio conosce due ragazze: Valeria e Tina, ed è Biagio a presentargliele, con l’intenzione di passare una serata piacevole…; ma Valeria manda in bianco Riffa e tra Tina e Dubbio non scatta alcunché.
Ma l’incontro con queste ragazze, per varie ragioni, sarà collegato al famoso cadavere del lago, che non si trova ma c’è.

Valeria e Tina sono molto amiche da anni: la prima è un tipo solare e con un forte spirito indipendente, che aspira a lasciare il paesino in cui è cresciuta per farsi una vita in Inghilterra, lontano dall’albergo di famiglia (in cui il padre vorrebbe che lavorasse); l’altra è una brava ragazza, umile, senza padre, con una mamma dai modi spicci e non proprio affettuosi; lavora per il commendatore Dalamonti, un uomo anziano, di cui si prende cura e che gli sta dando qualche pensiero perché negli ultimi tempi sembra molto abbattuto e ha smesso di avere appetito.

Cosa hanno da spartire le due amiche, Tina e Valeria, col Dubbio e il “suo cadavere” che pare essere svanito nel nulla?

A rivelarlo saranno varie coincidenze: una lettera giunta al destinatario sbagliato; una vicina di casa impicciona ma in fondo generosa e con un cognome simpatico, che ha dato la sua vita per il proprio lavoro (l’infermiera Maria Teresa Supposta); un maresciallo impegnato a risolvere i tanti piccoli casi che gli vengono sottoposti; un medico pieno di domande e dubbi (pure lui!), date che ricorrono troppo di frequente destando sospetti...

Insomma, questo romanzo di Vitali – che costituisce il mio battesimo con l’Autore – si caratterizza per la presenza di numerosi personaggi, tra cui sicuramente riconosciamo i principali e i secondari, ma in realtà chiunque compaia nella storia dà il suo contributo nel creare un’atmosfera vivace e che si ingarbuglia, anche se tutti i nodi vengono districati alla fine.

I capitoli sono brevi/brevissimi, si susseguono intervallando e poi incrociando le vicende che riguardano ora Dubbio, ora Riffa, ora Tina, ora gli altri personaggi; sono come tante istantanee che immortalano piccoli momenti ed episodi che, di volta in volta, vanno a rendere chiaro tutto il puzzle, così che i pezzi si incastrano progressivamente alla perfezione.

La brevità dei capitoli da una parte dà una notevole fluidità alla narrazione, che ha un ritmo tutto sommato sostenuto, dall’altra un po’ le da un effetto “spezzettato”, perché si salta fin troppo velocemente da un fatto a un altro, e questo un po’ mi ha seccato perché non facevo in tempo a seguire un filone che dovevo temporaneamente interromperlo per seguire/riprendere l’altro.

La storia di per sé è carina e godibile, lo stile di Vitali è spigliato, leggero, i suoi personaggi hanno modi di fare e parlare che strappano sorrisi; l’elemento giallo è presentato con la stessa ventata di leggerezza in linea con tutto il "clima" della storia, non posso dire che si crei chissà quale suspense e prima che si arrivi al finale è probabile che il lettore abbia tranquillamente capito come si risolverà il mistero.

Nonostante queste buone qualità, durante la lettura m’è mancato quel quid che rendesse la trama… “succosa” (passatemi il termine), intrigante…, e in certi momenti ho proceduto.. non dico annoiata, ma quasi.

Il genere narrativo di Vitali mi piace, ma mi aspettavo una verve maggiore, un tocco ancora più ironico, umoristico, divertente, da “commedia all’italiana”.
Però la valutazione finale non vuol essere del tutto negativa, anzi, penso si tratti davvero di un romanzo piacevole, che intrattiene il lettore attraverso piccole storie di paese, di quelle che si sussurrano nell’orecchio, che volano di bocca in bocca; il bello comunque di Vitali è che si sofferma – almeno in questo libro – su micro-realtà, su uomini e donne dai caratteri comuni, che possono essere il nostro vicino di casa, il tal carabiniere che conosciamo, una zia o una mamma un po’ apprensive, il commerciante ambulante che ti vuol rifilare la propria merce a qualsiasi costo…, insomma gente normale, familiare, “della porta accanto”.

Sicuramente proverò a leggere altro di Andrea Vitali.

E voi? Avete letto qualcosa di questo scrittore?

giovedì 23 novembre 2017

Recensione: L’IBISCO VIOLA di Chimamanda Ngozi Adichie



Una ragazzina cresciuta all'ombra della religiosità cupa e rigida di un padre bigotto, seppur sincero nella sua fede, che scopre come la vita possa essere ricca di cose belle, per le quali valga la pena sorridere.



L’IBISCO VIOLA
di Chimamanda Ngozi Adichie




L'IBISCO VIOLA
Ed. Einaudi
Trad. M. G. Cavallo
Kambili è una quindicenne che vive a Enugu, in Nigeria, con i genitori e il fratello Jaja.
Suo padre Eugene è il proprietario dell’unico giornale indipendente in un Paese sull’orlo della guerra civile, ed è agli occhi della comunità un modello di generosità e coraggio politico: l’uomo, infatti, conduce una battaglia incessante per la legalità, i diritti civili, la democrazia.
Ma spesso dietro una bella facciata si nasconde qualcosa di poco limpido, e nel chiuso delle mura domestiche Eugene ha comportamenti discutibili verso moglie e figli; il suo fanatismo religioso – è profondamente cattolico, convertitosi in seguito alle predicazioni di missionari bianchi – lo trasforma in un padre padrone che non disdegna la violenza, anzi la impiega per tenere alta l’ubbidienza alla fede da parte dei suoi famigliari.

Eugene è infatti convinto della giustezza di determinate punizioni corporali all’indirizzo dei suoi figlioli che si macchiano di peccati agli occhi di Dio (o è più opportuno e giusto dire agli occhi suoi?) che avrebbero potuto tranquillamente evitare se fossero stati più attenti, e anche verso la povera moglie si lascia andare ad azioni cariche di aggressività.
La donna spesso e volentieri ha lividi e occhi gonfi proprio perché prende botte dal marito devoto; eppure mai una volta ella si lamenta con i figli di questo coniuge e padre così praticante e autoritario, che ama la propria famiglia, le permette di vivere nella ricchezza e negli agi, ma al contempo scambia la fede con il fanatismo, creando quindi in casa un clima strano e incoerente. 

Cosí Kambili e Jaja crescono in balia di una serie di dolorose contraddizioni: da una parte essi sono consapevoli dell’amore sincero che il padre ha per loro (e per la famiglia in generale), dall’altra si sentono soffocati da questo stesso amore perché l’uomo ha momenti di rabbia pericolosi.

Il lettore segue il racconto in prima persona di Kambili e questo lo porta a conoscere da vicino i suoi pensieri, i timori, il significato dei suoi silenzi, le speranze e i sogni non confessati, e attraverso i suoi occhi innocenti e impauriti sentiamo tutta la perplessità e i sentimenti contrastanti che la ragazza prova verso il padre: egli è oggetto di ammirazione, è la persona la cui approvazione conta più di ogni altro, un esempio di fede e pietas, un uomo magnanimo verso la gente povera del paese, stimato da tutti…, ma allo stesso tempo è il padre cui basta una disattenzione da parte dei famigliari perché la sua ira si scateni su di loro, e lì son botte, punizioni e oggetti lanciati per colpire e far male.

La cosa che mi ha lasciata sgomento è che questo Eugene, pur non dandomi l’idea di un uomo malvagio (egli per primo piange di dolore quando punisce i ragazzi), ha inevitabilmente comportamenti “cattivi”, profondamente sbagliati, che lui attribuisce alla sua forte fede in Dio e nei precetti cattolici, ma in realtà sono frutto di una visione deviata di questa stessa fede, il che personalmente mi ha fatto anche molta rabbia perché si può essere credenti ed impostare un’educazione dei figli cristiana, senza che ciò significhi pretendere la perfezione dai propri cari e “torturarli” con castighi esagerati e violenti, che nulla hanno da spartire con un sano ed equilibrato atteggiamento di devozione.

E se la giovane Kambili vive, dunque, questi stati d’animo contrastanti, di amore/timore verso il papà troppo rigido e severo, suo fratello Jaja, che non di rado si chiude nei propri silenzi sofferti, matura pian piano una certa ribellione verso questo genitore che ha davvero un modo ben strano e ipocrita di vere la propria religione e di manifestarla, dentro e fuori casa.

La gente di fuori che lo stima tanto, quasi lo venera e gli è grata per la generosità (materiale, in primis) dimostrata, cosa penserebbe di lui se sapesse come tratta moglie e figli anche per una inezia?

Kambili, in virtù del clima rigido che si respira in casa, è una ragazzina piena di paure, con una bassissima autostima, eccessivamente riservata e timida, e questo la porta a chiudersi, a non fare amicizia, perché teme di dire e fare la cosa sbagliata, di essere oggetto di scherno da parte delle compagne, che infatti la giudicano male, confondendo la sua timidezza per un atteggiamento snob, da figlia di papà.

Le cose cominciano a cambiare quando, dopo un colpo di Stato, Kambili e suo fratello vanno a passare del tempo dalla zia Ifeoma, sorella di Eugene. Anch’ella si è convertita al cattolicesimo ma, a differenza del fratello, non ha sviluppato alcun atteggiamento fanatico e intollerante per chi la pensa diversamente; è lei a prendersi cura del vecchio padre, che ha mantenuto le proprie tradizioni africane, rifiutandosi di credere nel Dio dei bianchi, e che per questa ragione è tenuto a debita distanza da Eugene, che lo giudica un eretico, un pagano in grado di contaminare se stesso e la propria famiglia solo con la sua presenza!

Stando in casa della zia e in compagnia dei cugini, tra musica e allegria, i due ragazzi scoprono una vita fatta di indipendenza, amore e libertà; scoprono che si può avere fede senza per questo essere sempre corrucciati, seriosi, ossessionati dal peccato e dalla sua espiazione; scoprono che si può scherzare a tavola, anche davanti a un cibo povero e poco raffinato, che si possono elevare canti a Dio anche nella propria lingua (l’igbo) e che questo non è sbagliato o sacrilego, non c'è da sentirsi in colpa; scoprono che si può ridere e che questo non è una cosa malvagia, diabolica…, anzi!

“Quella notte sognai che stavo ridendo, ma non sembrava il suono della mia risata, anche se non sapevo troppo bene come suonasse la mia risata. Era chiocciante, rauca ed entusiastica, come quella di zia Ifeoma.”

A casa della saggia e intelligente zia Ifeoma, interagendo con gli svegli cuginetti (China, Amaka e Obiora), Jaja e Kambili comprendono che c’è un altro modo di vivere decisamente più sereno; è come se delle squame fossero cascate improvvisamente dai loro occhi e questi si fossero aperti, così da permettere loro di vedere bene, finalmente, quanto di bello e spontaneo la vita può offrire.
L’incontro e l’amicizia con un giovane sacerdote nigeriano, inoltre, farà provare alla bella Kambili i primi palpiti di un sentimento cui lei non sa ancora dare un nome ma che di sicuro la rendono felice e piacevolmente confusa.

Il soggiorno a Nsukka, da zia Ifeoma e figli, termina… e i due fratelli ritorneranno alla “vecchia vita”, quella in cui devono misurare parole e sguardi davanti al padre inflessibile, in cui c’è da stare attenti e non “sgarrare” – pena castighi tutt’altro che leggeri… -, in cui non la gioia ma la paura di sbagliare fa da padrone…

Ma qualcosa in loro è cambiato e una serie di eventi interverranno a dare all’esistenza di Kambili e famiglia una direzione che difficilmente avrebbero immaginato.

L’ibisco viola è l’opera d’esordio di Chimamanda Ngozi Adichie, una sorta di romanzo di formazione che, sullo sfondo delle trasformazioni civili e politiche del postcolonialismo in Africa, racconta la linea sottile che divide l’adolescenza dall’età adulta, l’amore dall’odio, la fede sincera dal fanatismo religioso.

Lo stile di scrittura è acerbo e quindi semplice, sufficientemente scorrevole nonostante le tante parole in igbo inserite (soprattutto nei dialoghi), che però a me non hanno dato particolarmente fastidio; la narrazione si sofferma su diversi dettagli e gesti di vita quotidiana e in certo momenti ho “sentito poco” la protagonista dal punto di vista emotivo, nonostante le sue esperienze negative, a motivo del padre, non lascino indifferenti. 

Durante la lettura, andando verso la fine, mi chiedevo spesso che ne sarebbe stato di lei e di Jaja…, ed effettivamente ammetto che forse l’epilogo scelto dall’Autrice mi ha un po’ spiazzata, non dico che è stato un vero e proprio colpo di scena… ma quasi! 
Una lettura interessante, che fa riflettere su diversi temi, a cominciare dal modo di vivere la propria fede.

mercoledì 22 novembre 2017

Cosa c'è di nuovo in libreria?




Ultime entrate in libreria che hanno solleticato il mio interesse ^_-

Si spazia dal romanzo storico ispirato a personaggi ed episodi realmente esistiti/accaduti alle atmosfere surreali e visionarie della Atwood; storie in cui passato e presente si intrecciano in una trama ricca e piena di suspense e misteriosi delitti nell'Inghilterra dei primi decenni del Novecento.



Si scioglie è un libro fortissimo, oscuro e commovente, che ha vinto nel 2016 i premi Hebban Debuutprijs e De Bronzen Uil per il miglior debutto in lingua nederlandese.


SI SCIOGLIE
di Lize Spit



Ed. E/O
Ottobre 2017
Nella minuscola cittadina di Bovenmeer, nelle Fiandre, è successo molti anni fa qualcosa di brutto. 
È nell’anniversario di una terribile perdita che Eva, ormai giovane insegnante a Bruxelles, carica nel portabagagli dell’auto un grande blocco di ghiaccio e decide di ritornare nel luogo della sua difficile infanzia per risolvere le cose, una volta per tutte.
In questo romanzo al centro ci sono le vicissitudini di Eva con la sua complicata famiglia – due genitori alcolisti, una sorellina molto sofferente – e con i suoi amici del cuore, Laurens, il figlio del macellaio, e Pim, il figlio del contadino.
È proprio con questi ultimi, “i tre moschettieri”, che Eva cerca un’evasione dalle difficoltà della vita familiare, attraversando gli ultimi anni dell’infanzia per entrare nell’adolescenza con bravate, corse in bici, esplorazioni del mondo e, progressivamente, della sessualità. 
Ma Pim e Laurens forse non possono salvare Eva dalla solitudine, e l’amicizia comincia infatti a incrinarsi quando a scuola arriva la bellissima e spietata Elisa.
Cosa spinge Eva a tornare a Bovenmeer? Qual è il tragico segreto di questa cittadina, in apparenza normale, e del cuore di Eva?


Margaret Atwood, scrittrice visionaria e di impareggiabile acume, reinterpreta La tempesta di Shakespeare e costruisce un romanzo brillante.



SEME DI STREGA
di Margaret Atwood




Ed. Rizzoli
trad. L. Pignatti
novembre 2017
Felix è un regista teatrale di successo. 
Da parecchie stagioni, le punte di diamante del cartellone del Makeshiweg Theatre Festival sono proprio i suoi allestimenti ingegnosi, provocanti per natura. 
Epure, nulla di ciò che ha portato in scena finora potrà reggere il confronto con la brillante, spiazzante rilettura della shakespeariana Tempesta che, all'indomani della morte dell'amata figlia Miranda, Felix si è messo in testa di produrre. 
Purtroppo, vittima di un volgare tradimento da parte del suo socio in affari, Felix si ritrova d'improvviso a vivere in totale solitudine, estromesso con un colpo di mano dal mondo del teatro, in una catapecchia in mezzo al niente: uno sconfortante luogo pieno di assenze che però si rivela ben presto ideale per rimasticare le sue mire di vendetta contro chi pensava di averlo ormai escluso, giocando d'astuzia, dal palcoscenico della vita.



Attraverso una prosa elegante e agile, Brunella Schisa fa rivivere nelle sue pagine la più grande truffa del XVIII secolo, a opera di uno dei personaggi femminili più affascinanti della storia: Jeanne Valois, contessa de la Motte, che nei suoi memoir si firmava «la nemica mortale» di Maria Antonietta.


LA NEMICA
di Brunella Schisa



Ed. Neri Pozza
Novembre 2017
Parigi, giugno 1786. Il giovane Marcel de la Tache, giornalista alle prime armi, si trova dinnanzi a uno spettacolo senza precedenti: migliaia di persone circondano il patibolo sopra cui si dibatte una donna con le vesti stracciate. 
Da sola tiene testa a quattro uomini. Soltanto il boia di Parigi, Henri Sanson, se ne sta tranquillo accanto a un braciere fumante, pronto a infliggere alla prigioniera il marchio del disonore. 
Chi è quella tigre inferocita? E quale delitto orrendo ha commesso per essere condannata alla pubblica fustigazione e marchiata a fuoco come una ladra? 
Marcel de la Tache, affascinato dalla bellezza di quella belva selvaggia, si interessa al caso. Scopre che la condannata è Jeanne de la Motte, un'avventuriera con il sangue dei re Valois nelle vene. 
Si è macchiata di tre gravi reati: furto, falso e lesa maestà. 
La donna, fingendo di agire per conto di Maria Antonietta, ha convinto il grande elemosiniere di Francia, il cardinale Rohan, a comprare e consegnarle un favoloso collier di diamanti con oltre seicento pietre tra le più belle d'Europa. 
Ammaliato dalla donna che ha infangato il nome della regina, frodato il cardinale Rohan e l'intera Francia, Marcel decide di farle visita in carcere. Una scelta destinata a condurlo su strade pericolose quando Jeanne gli chiederà di aiutarla a evadere. 



Basato sul vero omicidio, rimasto irrisolto, di Florence Nightingale Shore, questo è il primo romanzo di una serie di avvincenti gialli ambientati nell’Inghilterra degli anni Venti e Trenta, con protagoniste le sei «leggendarie» sorelle Mitford.


L'assassinio di Florence Nightingale Shore. 
I delitti Mitford #1
di Jessica Fellows


Ed. Neri Pozza
trad. M. Togliani
Il 12 gennaio 1920 l’infermiera Florence Nightingale Shore - alle soglie della pensione - arriva a Victoria Station; dopo aver acquistato un biglietto di terza classe per Warrior Square, Florence Nightingale Shore si accomoda nell’ultimo vagone, dove attende che il treno si metta in movimento. 
Poco prima della partenza nel suo scompartimento entra un uomo con un completo di tweed marrone chiaro e un cappello. È l’ultima volta che qualcuno la vedrà viva.
Il giorno stesso, sulla medesima tratta, la diciottenne Louisa Cannon salta giù da un treno in corsa per sfuggire all’opprimente e pericoloso zio, che vorrebbe sanare i propri debiti «offrendo» la nipote a uomini di dubbia reputazione. 
A soccorrerla è un agente della polizia ferroviaria, Guy Sullivan, un ragazzo alto e allampanato, gli incisivi distanti e gli occhiali spessi e tondi che gli scivolano sempre sul naso. 
 Affascinato dalla determinazione della giovane, Guy si offre di aiutarla a raggiungere Asthall Manor, nella campagna dell’Oxfordshire, dove la ragazza deve sostenere un colloquio di lavoro come cameriera addetta alla nursery presso la prestigiosa famiglia Mitford. 
Louisa riesce a farsi assumere, divenendo istitutrice, chaperon e confidente delle sei sorelle Mitford, specialmente della sedicenne Nancy, una donna intelligente e curiosa con un talento particolare per le storie, talento che le permetterà poi di essere una delle più sofisticate e brillanti scrittrici britanniche del Novecento.
Sarà proprio la curiosità di Nancy a spingerla a indagare, con l’aiuto di Guy, sul caso che sta facendo discutere tutta Londra: quell'infermiera assalita brutalmente sulla linea ferroviaria di Brighton.

martedì 21 novembre 2017

Prossimi arrivi in libreria - Neri Pozza



Prossimi arrivi Neri Pozza: il primo romanzo che vi presento è storico ed è incentrato su un periodo centrale della storia dell’arte moderna, offrendo al contempo un impeccabile ritratto di Elizabeth Siddal, una donna forte e fragile, insieme, partecipe fino in fondo della creatività e dell’autodistruzione che segnarono la vita di uno dei grandi protagonisti della pittura del xix secolo.
La seconda anteprima riprende le vicissitudini del protagonista di "Shantaram": Lin, il fuggiasco divenuto a Bombay un «uomo della pace di Dio» in grado di allestire ospedali per mendicanti e di stringere relazioni pericolose con la mafia indiana.


LIZZIE
di Eva Wanjek



PROSSIMAMENTE
IN LIBRERIA
Nella Londra vittoriana della metà del xix secolo, una congrega di giovani pittori, accomunati dall’avversione per l’arte ufficiale, desta l’attenzione generale della cultura britannica e l’apprezzamento di critici del valore di John Ruskin.
Si fanno chiamare Confraternita dei Preraffaelliti.
Ne fanno parte artisti di talento come William Hunt, John Everett Millais e Walter Howell Deverell.
Ma è soprattutto la loro guida, il giovane Dante Gabriel Rossetti, a colpire per l’audacia e la modernità del suo pensiero e delle sue opere. Rossetti è ossessionato dalla ricerca della modella perfetta, una donna capace di incarnare il suo ideale di bellezza e tramutarsi nella sua Beatrice, nella sua Madonna, nella sua Eva.
L’affannosa ricerca termina il giorno in cui Deverell incontra per strada la ventenne Elizabeth Siddal. Sottile e flessuosa come un ramoscello di salice, Lizzie, nonostante le umili origini, appare affascinante e irraggiungibile come una regina.
Deverell la presenta agli altri Preraffaelliti, che ne restano rapiti.
Esile e pallida, i capelli fulvi che gettano scintille, la ragazza diviene presto la modella prediletta del gruppo, posando per opere destinate a diventare capolavori dell’arte, come l’Ophelia di Millais.
Per Rossetti, tuttavia, Lizzie non rappresenta soltanto la musa ispiratrice tanto attesa, ma una Beatrice con cui instaurare un legame totalizzante fatto di arte e passione, tormento e ossessione. Il suo studio diventa il luogo dove Lizzie trascorre tutto il suo tempo, divenendo al contempo modella, allieva e amante.
Nei mesi e negli anni successivi alle loro nozze, celebrate dopo un lungo e travagliato fidanzamento, la relazione di profonda dipendenza tra i due mostra, tuttavia, i suoi risvolti oscuri:bugie, silenzi, tradimenti, recriminazioni e massicce dosi di laudano, di cui entrambi fanno largo uso.


Gli autori
Eva Wanjek è lo pseudonimo di Martin Michael Driessen e Lisbeth Lagemaat.
Martin Michael Driessen (1954) è un regista teatrale, traduttore e scrittore olandese, autore di romanzi e racconti selezionati nei più prestigiosi premi letterari del Paesi Bassi. Lisbeth Lagemaat (1962) è una poetessa, giornalista e attrice olandese, autrice di raccolte poetiche che hanno ricevuto importanti riconoscimenti.



L'OMBRA DELLA MONTAGNA
di Gregory David Roberts


PROSSIMAMENTE 
IN LIBRERIA

«Le forme della Fonte del tutto, la luminescenza, sono più numerose delle stelle nel firmamento, non c’è dubbio, e basta un pensiero buono per farle risplendere. Eppure un unico sbaglio può appiccare il fuoco a una foresta nel cuore, oscurando ogni luce nei cieli»
: così comincia quest’opera lungamente attesa dai milioni di lettori che, in ogni parte del mondo, hanno profondamente amato Shantaram, il romanzo con cui Gregory David Roberts si è affermato sulla scena letteraria internazionale.

Ne L'ombra della montagna, perduto nella giungla urbana di amore, morte e resurrezione dell’immensa metropoli indiana, ritroviamo il protagonista del precedente libro, Lin, alle prese con la Grande Ombra che si abbatte, improvvisa, sulla sua esistenza, su quella delle sue donne, Lisa e Karla, e dei suoi amici più cari.
Dopo la morte di Khaderbhai, il gangster-saggio che lo ha eletto suo allievo, Lin si ritrova, in compagnia di Abdullah e di altri membri della vecchia organizzazione, nella Sanjay Company, la società criminale diretta dall’ambizioso Sanjay Kumar.
In una delle scorribande in compagnia di Vikram, si imbatte in Concannon, un irlandese con uno scintillio spavaldo, quasi un presagio minaccioso negli occhi.
Concannon scatenerà una guerra sanguinosa tra la Sanjay Company e la banda degli Scorpions.
Una guerra che coinvolgerà l’intera cerchia degli amici e degli amori di Lin.


L'autore.
Gregory David Roberts è nato a Melbourne, in Australia, nel 1952. Dal 1972 al 1975, è uno dei leader del movimento studentesco. Nel 1977 compie la sua prima rapina con una pistola giocattolo. Viene catturato nel 1978 e, nello stesso anno, scappa dal carcere di Pentridge. Nel 1982 è a Bombay, poi tra i combattenti mujaheddin in Afghanistan, dove viene ferito in azione e trasportato in Pakistan. Nel 1990 è arrestato a Francoforte e imprigionato nel carcere di massima sicurezza di Preungesheim. Estradato in Australia, dopo due anni di confino e quattro di reclusione, scrive Shantaram, best seller nei numerosi paesi in cui è stato pubblicato. I diritti di riproduzione cinematografica del romanzo sono stati acquistati da Johnny Depp.

lunedì 20 novembre 2017

AUTORI CHE... HANNO CRITICATO PESANTEMENTE I LORO COLLEGHI



E' passato un anno, ma non ho dimenticato questo spazio dedicato alle curiosità nel mondo letterario: "Autori che...": dopo aver dato un'occhiata a quegli autori che hanno odiato il loro personaggio più famoso (QUI), a quelli che hanno finito per detestare le loro opere più apprezzate (QUI) e a coloro  che hanno odiato i film tratti dai loro libri più famosi (QUI), oggi vedremo...



AUTORI CHE HANNO CRITICATO PESANTEMENTE ALTRI AUTORI
  • Gustave Flaubert è stato davvero molto poco gentiluomo con George Sand, dicendo di lei: "E' una grossa mucca piena di inchiostro". 
  • Simili le parole di Robert Louis Stevenson su Walt Whitman, paragonato ad "un grosso cane irsuto" che vagabonda per le spiagge del mondo abbaiando alla luna.
  • Lo scrittore di orgine russa Nabokov ha espresso una valutazione poco lusinghiera su Dostoevskij, che a suo avviso difetta di "mancanza di gusto", ha un modo monotono di descrivere i rapporti tra le persone, che sembrano soffrire di complessi freudiani, e il suo sguazzare nelle tragiche disavventure della dignità umana lo rendono difficile da ammirare. Chiaramente è un parere e in quanto tale soggettivo, che ad es. io non condivido :-D 
  • Evidente neppure lo stile di Joseph Conrad gli garbava, visto che sempre Nabokov ha detto di questi: "Non posso tollerare lo stile da 'negozio di souvenir' di Conrad, le navi imbottigliate e le collane di romantici cliché". Tanto per precisare, non amava neppure Ernest Hemingway: pur avendolo letto, lo detestava.
  • Non si sono risparmiati neppure H. G. Wells su George Bernard Shaw: "Un bambino idiota che urla in un ospedale", e Joseph Conrad su D.H. Lawrence ("L'amante di Lady Chatterly"): "Sporcizia. Nient'altro che oscenità. ".
  • Il filosofo e scrittore Ralph Waldo Emerson ha insultato la mia cara Jane Austen, criticandone i romanzi perchè sterili quanto a creatività artistica, imprigionati nelle miserabili convenzioni della società inglese, privi di genialità, intelligenza o alcuna conoscenza del mondo. La vita non è mai stata così stretta e angusta come nei libri di Miss Austen, dice Ralph, e l'unico problema di cui occuparsi nella mente della scrittrice era il matrimonio.
  • Mark Twain è stato ancora più pesante, dichiarando che "Orgoglio e pregiudizio" gli faceva venir voglia di spaccare il cranio della Jane con la sua stessa tibia...
  • Il saggista britannico Martin Amis su Miguel Cervantes: leggere Don Chisciotte può essere paragonato a quelle visite indefinite fatte a un parente anziano, di quelli strani, coi i loro bizzarri scherzi, le loro sporche abitudini, le reminiscenze inarrestabili e gli amici terribili. Quando "la visita" è finita (cioè a libro concluso), versi lacrime, non di sollievo o rimpianto ma lacrime di orgoglio, perchè alla fine ce l'hai fatta, sei arrivato all'ultima pagina, nonostante tutto quello che Don Chisciotte ha potuto fare.
  • William Faulkner ed Hemingway non se le sono mandate a dire: il primo ha detto del secondo che non ha mai usato una parola che esortasse il lettore ad andarla a cercare sul vocabolario, ed Ernest a sua volta ha detto del "rivale": "Povero Faulkner. Pensa davvero che le grandi emozioni vengano da grandi parole?".
  • Oscar Wilde su Alexander Pope: "Ci sono due modi per odiare la poesia; uno è che non ti piace..., l'altro è leggere Pope.
  • Elizabeth Bishop non ha amato il famoso Giovane Holden di J.D. Salinger, anzi l'ha proprio odiato, le ci sono voluti giorni per leggerlo, procedendo con cautela, una pagina alla volta, arrossendo di imbarazzo per questo scrittore e per il suo protagonista, e per ogni frase ridicola scritta."


CHE GENTILI QUESTI SCRITTORI, EH? ^_-

domenica 19 novembre 2017

Libri in regalo ^_^



Buongiorno cari amici e lettori!
Ecco la seconda mini carrellata di libri che ultimamente sono giunti a rimpinguare i miei ripiani; son tutti dei doni, i primi due da parte di un'amica e il terzo è un omaggio dell'Autore.




DIMMI CHE CREDI AL DESTINO di Luca Bianchini l'ho letto ma non avevo il cartaceo, e poichè Luca è un autore che ogni tanto viene nella libreria della mia città, desideravo avere la copia per farmela autografare, un giorno ^_^
Comunque, QUI trovate la recensione.

SIAMO SOLO AMICI, sempre di Bianchini: Giacomo è un portiere d'albergo veneziano. Rafael è un ex portiere di calcio brasiliano.  Entrambi sono a un appuntamento con il destino: il primo sta per rivedere quella che crede la donna della sua vita, dopo cinque anni di attesa: una signora di Torino sposata e benestante eternamente in conflitto tra i precetti religiosi e quelli astrali. Il secondo è all'inseguimento di un'attrice di telenovela in fuga dal personaggio che le ha rubato l'anima: Carmelinda Dos Santos.
In un incontro casuale, e a volte surreale, Giacomo e Rafael si aiuteranno a vicenda a capire chi sono veramente e cosa desiderano, instaurando un rapporto speciale e a tratti equivoco, in cui entrambi dovranno mettere in discussione se stessi e le proprie certezze. 




MISTERI E MANICARETTI DELL'APPENNINO BOLOGNESE, a cura di Lusetti - Caputo: dalla visione incantata dei fiabeschi saloni della Rocchetta Mattei ai fantasmi in riva alle fredde acque del lago di Suviana. Dai profumi delle distese di lavanda sui colli in primavera ai misteri degli antichi etruschi. Diciannove racconti in cui gli autori hanno giocato con il contrasto tra la dolcezza di un paesaggio che coinvolge i cinque sensi e gli intrighi del racconto giallo, ambientando sull'Appennino le loro storie misteriose e cariche di suspense. Ecco allora che un territorio affascinante e talvolta aspro diventa scenario e interprete stesso di vicende appassionanti. Con una avvertenza, però. Tutti questi colpi di scena, questi delitti e la complessità delle indagini che vedranno coinvolti i protagonisti hanno un prevedibile effetto collaterale: mettono appetito. Perché l'Appennino Bolognese è anche la culla di una cultura culinaria raffinata e millenaria. Ecco allora che le storie si intrecciano con venti ricette tipiche del territorio da provare e riprovare. Alcune proposte dagli chef Lucia Antonelli, la regina del tortellino, e Riccardo Facchini, volto noto della Prova del Cuoco su Rai 1, per assaporare l'Appennino Bolognese.

sabato 18 novembre 2017

New entry... a basso costo




Cari lettori, in questo e nel prossimo post vi presento le mie ultime new entry nella mia personale libreria.
Sono tutte copie non proprio recentissime e acquistate in un mercatino dell'usato.




Forse non si vede molto bene perchè il volume è già piccolo di suo, poi io per prendere tutto il basso (costruito da mio marito) ho fatto la foto "da lontano"; si tratta di SENZA MUSICA di Claudio Baglioni (di cui sono fan), in cui il cantautore racconta se stesso attraverso le note di un diario che lo ha accompagnato in trent'anni di viaggi, di carriera, di vita, alternando cenni biografici e narrativi, racconti, bozzetti, riflessioni sui temi della guerra, considerazioni sulla vita dell'artista girovago, sferzanti critiche musicali e sociali, intensi appunti che hanno seguito il suo primo tour in Africa, Sud America ed Est Europeo.


VIENI VIA CON ME di Roberto Saviano: in queste pagine l'autore ci dà un ritratto dell'Italia di oggi, scavando dentro alcune delle ferite vecchie e nuove che affliggono il nostro Paese. Il mancato riconoscimento del valore dell'Unità nazionale, il subdolo meccanismo della macchina del fango, l'espansione della criminalità organizzata al Nord, l'infinita emergenza rifiuti a Napoli, le troppe tragedie annunciate. Accanto alla denuncia c'è anche il racconto - commosso e ammirato - di vite vissute con onestà e coraggio: la sfida senz'armi di don Giacomo Panizza alla 'ndrangheta calabrese, la lotta di Piergiorgio Welby in nome della vita e del diritto, la difesa della Costituzione di Piero Calamandrei.



L'autobiografia di Martin Luther King, uno dei più importante e carismatico sostenitore della lotta al razzismo negli Stati Uniti.

L'ultimo libro è il racconto che una figlia fa del padre: UN UOMO COSI' di Agnese Moro.
Aldo Moro nella poltrona di casa, col cappello floscio, mentre raccoglie i fichi e sbuccia le arance, mentre si fa la barba. Moro che canta filastrocche alla figlia, gioca a scacchi col nipotino, va al cinema con la famiglia a vedere i western. E piange, disperato, alla morte del padre. C'è poca politica in questo breve, lieve, struggente "album di famiglia" di Agnese Moro: qualche viaggio, gli onnipresenti giornali, le preoccupazioni del partito. Il Moro stratega, l'uomo pubblico contornato dal mito del martirio, è assente da queste pagine, sostituito da una figura di padre di famiglia ben più reale e commovente del ritratto convenzionale.



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