mercoledì 13 giugno 2018

Recensione: IL SIGNOR DIAVOLO di Pupi Avati



Un romanzo dalle atmosfere oscure, da "horror", in cui si narra di innocenti e peccatori, di matti vittime dell'ignoranza e della superstizione e di eventi inspiegabili, che vanno oltre l'umana ragione e che scuotono le nostre paure più nascoste.


IL SIGNOR DIAVOLO
di Pupi Avati



Guanda Editore
2018
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Siamo nell'Italia del dopoguerra, è il 1952 e in un paesino in provincia di Venezia, Lio Piccolo, si sta per svolgere il processo per un caso di omicidio, feroce quanto insolito, che vede protagonisti due ragazzi, nei panni uno della vittima l'altro del carnefice: un adolescente, tale Carlo Mongiorgi, è accusato di aver ammazzato un coetaneo, Emilio Vestri  Musy , per vendicarsi, ritenendolo responsabile della morte del proprio miglior amico, Paolino Osti.

Furio Momenté, giovane ispettore presso il Ministero di Grazia e Giustizia, viene inviato da Roma a Venezia per seguire il processo e calmare le acque, in quanto questo tragico caso di cronaca può trasformarsi in una vera e propria catastrofe politica, che rischia di mettere in cattiva luce la Democrazia Cristiana, che domina incontrastata nel cattolicissimo Veneto.

Come mai? Cosa ha a che fare il delitto con la Chiesa Cattolica?
Pare che l'assassino sia stato influenzato dai racconti di una conversa e di un sagrestano circa Emilio e di come questi sia in realtà posseduto dal Diavolo.

Furio è piacevolmente stupito che i suoi superiori abbiano finalmente pensato a lui per un incarico importante!
L'uomo, infatti, è da sempre snobbato a lavoro, impiegato per mansioni umili e oggetto di scarsa stima da colleghi e superiori; meravigliato anche lui che, tutto d'un tratto, venga preso in considerazione, non gli resta che accettare e partire, con la raccomandazione di essere ultra discreto perchè la questione è molto delicata e la sua presenza a Venezia dev'essere prudente seppur efficace, volta ad evitare che i religiosi arrivino in tribunale e si crei fermento e malcontento verso il Patriarca di Venezia e, in generale, verso la Chiesa.

Furio ha tutto il tempo di leggersi le carte dell'istruttoria durante il viaggio e farsi un'idea di come il giudice istruttore abbia condotto gli interrogatori, cercando di capire i punti deboli delle sue domande e del suo modo di condurre i colloqui con imputato e testimoni.

Nel corso quindi della narrazione veniamo aggiornati circa gli interrogatori e su come si siano svolti i fatti, apprendendoli direttamente e principalmente dalla bocca dell'accusato: su sollecitazione del giudice, Carlo racconta dell'amicizia strettissima con Paolino, di come essi trascorressero molto tempo insieme e fossero come fratelli; finchè un giorno non incontrano un ragazzo strano, fisicamente brutto, deforme e dallo sguardo cattivo, Emilio Vestri  Musy, alla cui bicicletta proprio Paolino, per divertimento, rompe un fanale con la sua inseparabile fionda; dopo quella ragazzata, durante la cerimonia della Prima Comunione, Paolino fa cadere e calpesta l'ostia consacrata, così il sacramento viene interrotto per sacrilegio, Paolino si ammala e dopo pochissimo tempo.... muore.

Benchè i medici dichiarino che sia morto a causa di una malattia, Carlo è convinto che sia colpa di Emilio, il quale avrebbe spinto Paolino per fargli cadere l'ostia, portandolo ad ammalarsi e a morire; Emilio, secondo il racconto di Carlo al giudice, gli avrebbe detto come fare per "far ritornare" Paolino, e questo su suggerimento del sagrestano, che sapeva per certo di come Emilio fosse in grado di fare una cosa del genere, che però per la Chiesa è peccato mortale...

Da questo momento gli eventi prendono una piega decisamente drammatica e inquietante e vedono Carlo protagonista di un omicidio, al quale è arrivato dopo aver sentito e visto cose che hanno del paranormale, ed Emilio la vittima della irrazionale paura (o di un puro desiderio di vendetta?) del suo giovanissimo assassino.

Furio, leggendo gli atti, comprende che si tratta davvero di una brutta faccenda in cui la religione, con le sue credenze e i suoi riti, si intreccia con la superstizione, dando vita a fatti che si cerca di spiegare con l'umana ragione, ma non per questo fanno meno paura, perchè vanno a scavare nell'animo umano, nei suoi più profondi recessi, lì dove si nascondono le paure più folli, gli incubi più feroci, i semi di quel male che ogni uomo, purtroppo, è capace di far germogliare dentro di sè e di compiere quando la sua mente si fa travolgere da vortici ed emozioni incontrollabili.

Non si può sfuggire al passato e, anche se ci si sforza di cercare la verità, non è detto che si riesca a trovarla e a far chiarezza sul presente: Furio lo sa bene, più di chiunque altro.

Le brutture con cui questo caso misterioso lo porta a confrontarsi non sono poi così lontane da quelle che imbrattano il suo stesso passato: egli si è reso colpevole di azioni e scelte abominevoli, riprovevoli, di un peccato, in particolare, imperdonabile che lo ha condotto alla suprema infelicità, facendogli perdere irreversibilmente l'unico grande amore della sua vita, Laura, colei che per poco tempo ha illuminato la sua grigia e monotona esistenza riempiendola di bellezza, di quella "bellezza assoluta", in cui "c’è l’ingiustizia del mondo, uno spiraglio, un pertugio, attraverso il quale spiare cosa il mondo avrebbe potuto essere e non è".

Una missione dunque, la sua, in cui Furio deve fare i conti con i propri demoni, con il male che è dentro di sè, affondando mani e piedi in un terreno scivoloso, putrido, in una palude in cui è difficile e pericoloso indagare perchè a voler scoperchiare certi vasi si rischia che altro Male venga fuori, oltre a tutto quello che già c'è stato, e c'è chi ha tutti gli interessi a far sì che certi segreti restino tali.

Pupi Avati è abilissimo nel creare una storia intensamente nera, gotica, collocandola in una provincia del Nordest Italia in cui convivono religione e superstizione, dove tutto sembra possibile e dove trova ampio posto... lui, il diavolo, simbolo perfetto del Male.

E' una storia che sa di antico, di leggende vecchie, arcane, bizzarre e paurose, come quelle storielle "di fantasmi" che gli anziani raccontavano alle giovani generazioni, di sera, illuminati dal fuoco di un camino, e che suscitavano eccitazione e incredulità, miste a terrore, perchè quando si parla di sovrannaturale, del Diavolo, si sa..., c'è chi non ci crede e le classifica come delle sciocchezze, cui solo gli ignoranti e i bigotti possono dar credito, e c'è chi giura addirittura di averlo visto, il demonio, e anzi, in paese c'è qualcuno che con lui, "ci traffica", ci parla, ne esegue gli ordini, ne è l'emissario.


Ed è il caso di Emilio, di questo ragazzo che - raccontano un vecchio sagrestano e una suora - il male più assoluto ce l'ha scritto in faccia, sulla pelle pelosa come quella di un cinghiale, nei denti aguzzi e grossi da maiale, negli occhi piccoli e cattivi, nel sorriso che è un ghigno malefico....; questo figlio del demonio di cui si dice..., si sussurra, che abbia ammazzato la sorellina e l'abbia fatto con una crudeltà indicibile.

E' vero..., non è vero...? Il confine tra realtà e fantasia, tra normale e paranormale, tra bugie e verità, tra sacro e profano, tra razionalità e follia, tra mostri e innocenti, tra pentimento e colpevolezza... è quanto mai labile, difficile da distinguere, e anche il confine stesso tra Male e Bene, tra Vita e Morte, lo è.

Carlo è un lucido, seppur giovane, assassino o è un ragazzetto ingenuo, ipersensibile, che s'è fatto suggestionare dai racconti di religiosi bigotti e da un contesto di paese che s'allontana dalla semplice fede per farsi influenzare da pettegolezzi, dicerie di paese, storie di esorcismi e legami con Lucifero, a cui si dà pure l'appellativo di "signor diavolo" perchè, dice il sagrestano, le persone cattive vanno trattate bene?

Tra faldoni e documenti, carte e registri parrocchiali impolverati, tra domande e risposte che si susseguono come le battute di un copione, tra testimonianze precise e realistiche ed altre che hanno del surreale eppure son narrate con naturalezza e una sinistra sincerità, tra gesti sacrileghi e voci sussurrate da presunti spiriti di morti, Pupi Avanti ci conduce pagina dopo pagina in un "piccolo mondo" neanche poi così antico dal quale, proprio come il protagonista, Furio, ci sentiamo attratti e al contempo lo respingiamo, perchè, a prescindere dal discorso fede, che ci si creda o meno fino in fondo, quando si parla di fenomeni che riguardano "l'altrove", a più di qualcuno qualche piccolo brivido può attraversare la schiena.

E se la sinistra e oscura vicenda di Carlo ed Emilio esercita un fascino indecifrabile, il personaggio di Furio mi ha suscitato invece una certa pietà perchè sin da subito appare come un uomo che da questa storia misteriosa e intricata verrà fagocitato, e nessun macabro avvertimento a fuggire da essa prima che lo travolga verrà recepito:


"«Avrebbe dovuto rifiutare questo incarico...»
 aggiunge con una dolcezza così inattesa da suscitare spavento.
«Perché?» gli domando disorientato.
«Non è solo l’omicidio di un ragazzo da parte di un altro ragazzo, e lei lo sa bene...»
«E cosa c’è d’altro?»
«C’è un luogo e un tempo che è solo di quel luogo...»
«Di quale luogo?»
«Un luogo dove è atteso...»
«Non riesco a capire...». 
Vivo una sorta di sudditanza ipnotica e tuttavia sono in grado di avvertire in lui una stonatura, come recitasse un copione a effetto."


E anche il lettore si lascia suggestionare e ipnotizzare dalla narrazione del regista che, partendo dal piccolo contesto di un paesino e dalle sue ataviche credenze difficili da sradicare, anche in questo romanzo costruisce sapientemente intrecci coinvolgenti, e la sua scrittura evocativa è capace di scandagliare gli angoli più occulti dell'essere umano, di dare vita a personaggi genuinamente imperfetti, che chiedono comprensione e pietà anche quando sbagliano e ci appaiono nella loro forma più "mostruosa".

Dopo "Il ragazzo in soffitta", Pupi Avati mi conquista ancora con questo romanzo ricco di suggestione, attraversato da un che di nostalgico e, andando verso il finale, di amaro, di ineluttabile.

Consigliato, e son curiosa che esca presto il film tratto dal libro (e che sarà diretto ovviamente dallo stesso Pupi Avati)!

domenica 10 giugno 2018

Recensione: L'UOMO CHE DORME di Corrado De Rosa (RC2018)



Antonio è uno psichiatra che ogni mattina deve sopportare la sveglia che suona, andare incontro ad una Salerno che si sta svegliando, capricciosa e malinconica, stare attento ad eventuali cagnolini isterici e recarsi a lavoro: forza, Antonio, i matti ti aspettano, e forse anche un serial killer con la fissa per le prostitute anzianotte!


L'UOMO CHE DORME
di Corrado De Rosa



Rizzoli
LINK
Antonio Costanza, il protagonista di questo noir, è uno psichiatra di Salerno, quarantenne, separato da tra anni da Sara, l’ex compagna con cui ha un figlio di 11 anni, Luca.

Sta vivendo quella fase della vita in cui si ritrova “avvolto da una ragnatela e piano piano si era accorto che, dentro quella ragnatela, ci stava comodo”; insomma, una sorta di inspiegabile indolenza lo sta attanagliando e nulla e nessuno sembra riuscire a risvegliarlo.

Eppure il suo lavoro (psichiatra e consulente del Tribunale per i crimini violenti) gli mette davanti anche casi alquanto interessanti, come nel caso dei brutali omicidi di due anziane prostitute che stanno agitando la città.

Ogni giorno Antonio è alle prese con disadattati cronici, persone che si fingono pazze per specifiche (ed egoistiche) ragioni ed altre che sembrerebbero folli ma in realtà sono “semplicemente” ciniche e str****.

Come affronta tutto questo il dottor Costanza?
C'è da dirlo: nonostante l'apatia e la svogliatezza che connotano i suoi atteggiamenti, Antonio è molto coscienzioso e per nulla superficiale quando si tratta di agire con onestà e professionalità verso i pazienti; mostra invece frettolosità e insofferenza con i colleghi, in particolare con quelli che lui stima molto poco, come il dott. Gambardella, il primario dell'ospedale in cui Antonio esercita la propria professione e di cui lui disapprova quasi tutte le decisioni, ritenendolo un tipo che tratta gli altri con sufficienza, un mediocre che non prende posizione e che agisce per "convenienza" personale.

La vita relazionale di Costanza è pari a zero: è un tipo scontroso, che “gioca al piccolo eremita” nei rapporti sociali, è insofferente verso il genere umano, non ama parlare di psichiatria al di fuori dell’orario di lavoro e manifesta sfacciatamente un'aria annoiata se eventuali interlocutori tirano fuori questi discorsi, detesta i luoghi comuni e gli stereotipi sugli psichiatri e sulla follia (del tipo, ogni forma di violenza - ad es. un omicidio efferato - è riconducibile alla follia) ed è insospettabilmente scaramantico (ad es. si lava i piedi scalzo per scongiurare sciagure appostate dietro l'angolo).
Non solo, ma ha le sue manie: ama fare classifiche su tutto, ha il terrore dei cani di piccola taglia, è appassionato di Lego..., insomma è tutto fuorchè un soggetto semplice, anzi, a volte lui stesso ritrova nel proprio modo di essere un che di "strano", quasi di folle.

Un tipo come lui, che vuol starsene in santa pace, lontano da rogne e casi mediatici, rifiuta a priori di interessarsi ai già citati casi di omicidio delle prostitute.
La prima vittima è una sessantenne che esercitava l'antico mestiere da molti anni, era nota e conduceva in fondo una vita tranquilla: viene ritrovata strangolata con un paio di forbici in gola e un altro negli organi genitali...
L'ispettore Cantillo - uomo scrupoloso e professionale - e il pm Crisci, raccolti gli indizi a disposizione, hanno un primo nome quale principale indiziato: un macellaio in odor di camorra, dedito allo sfruttamento della prostituzione, accusato (anche se poi "miracolosamente" scagionato) di violenza sessuale su una minorenne.
Vito Senatore, il macellaio che conosceva e frequentava la vittima e quella notte sembra essere passato davanti all'abitazione della stessa, non è proprio uno stinco di santo e a tanti piacerebbe vederlo andare in prigione e buttare le chiavi. Lui si dichiara innocente e mentre è in carcere un'altra prostituta di quasi settant'anni viene brutalmente assassinata.
Senatore è dunque innocente, nonostante la fedina penale tutt'altro che immacolata faccia di lui il sospettato ideale?

Le indagini proseguono e acchiappare il successivo indiziato, nonchè probabile colpevole, non sarà difficilissimo, grazie alle tracce da lui lasciate sul luogo del delitto.

Al centro del romanzo non c'è tanto la ricerca ossessiva del colpevole quanto l'aspetto psichiatrico, relativo alla follia: due assassinii così orrendi sono frutto di una personalità malata o "soltanto" di una incontenibile malvagità? 

Come dicevo qualche rigo su, Antonio Costanza non vuol essere coinvolto in questo caso di cui tutti parlano, ma ahilui dovrà occuparsene, un po' perchè si ritrova a parlarne con persone che gli chiedono pareri - come la giornalista Laura - e soprattutto perchè a un certo momento gli viene affidato l'incarico dal pm di stendere una perizia psichiatrica.

Sullo sfondo di una Salerno "perennemente in bilico tra l'ambizione di essere una provincia virtuosa e la frustrazione di non potersi considerare una metropoli", vivace o sonnacchiosa (in base ai momenti) spettatrice delle cose che accadono tra le sue strade, nelle sue case, nei suoi bar, si stagliano tanti personaggi, molti dei quali, pur non essendo i protagonisti, danno il loro contributo alla narrazione e su di essi l'Autore si sofferma (anche solo brevemente), mostrandoceli nella loro umanità, semplice e complicata insieme, ognuno con i propri piccoli o grandi problemi da risolvere e affrontare.
Mi vengono in mente degli esempi: l'antipatico Gambardella, a ben guadare, ha il suo carico personale di sofferenza, di cui i colleghi (che pure gli sono accanto quotidianamente) non sanno nulla e che ci induce a non giudicarlo troppo male quando fa la carogna...; lo stesso colpevole, non ci viene descritto sottolineando il carico di malvagità che gli appartiene, la sua perversione..., perchè se c'è una cosa che l'Autore - che svolge anch'egli, come il suo Antonio Costanza, la professione di psichiatra, in special modo dà i suoi pareri medici circa la presenza e l'uso della follia nei processi di mafia e terrorismo - non fa è giudicare moralmente i suoi personaggi, condannarli e darcene un quadro volontariamente negativo.
E' il lettore a decidere, se vuole, come e chi giudicare e secondo quali personali criteri, non rientra nell'interesse dello scrittore e neppure del protagonista, che cerca la verità non il colpevole.

Antonio è un uomo che di per sè non ha nulla di particolarmente attraente, e forse ciò che spesso lo rende affascinante agli occhi degli altri, in particolare del gentil sesso, è proprio il suo lavoro di psichiatra; certo, se si riesce a fare un buco nella scorza di riservatezza e apatia dietro cui egli si trincera, si nota che sa essere spiritoso, è colto, brillante, non banale, sincero e senza peli sulla lingua.
Laura è l'unica che, dopo tanto tempo, riesce a risvegliare un minimo di interesse in lui, perchè oltre ad avere un sorriso favoloso, è discreta, non invadente (cosa che lui non sopporterebbe), intelligente, spigliata..., potrebbe essere, in pratica, la donna giusta con cui ricominciare ad avere una relazione sentimentale più o meno stabile, di quelle che solitamente caratterizzano la vita di un adulto responsabile.
Potrebbe, sì..., se non fosse che Antonio Costanza è "un narcisista difficile da governare, molto di più di quello che sembrava" ed entrare nel suo privato è una bella impresa, anche perchè lui per primo non sa cosa vuole dalla vita.

Fino a questo momento, Antonio ha gestito con una naturale indifferenza il rapporto con l'ex, la bellissima Sara, e con lei cerca soltanto di dividersi le ore da trascorrere col figlioletto Luca, cercando di essere un papà comprensivo, aperto, attento ai piccoli problemi che il ragazzino può avere alla sua età, sicuro e tranquillo che anche Sara faccia la sua parte di mamma responsabile.

Ma a un certo punto Sara confessa di avere un altro uomo accanto a sè... e questo manda in tilt il sempre compassato Costanza, che capisce di non essere pronto ad accettare che la mamma di suo figlio, a differenza di lui, si stia rifacendo una nuova vita, voltando le spalle definitivamente al passato con Antonio.

Gelosia? Hum, non è tipico di un indolente nato essere geloso, piuttosto la risposta alla sua disapprovazione verso la nuova relazione della ex è da ricercare proprio nel suo modo di essere, volutamente flemmatico, vagamente sociopatico, teneramente narcisista, un orso eternamente ripiegato nella propria tana, alle prese con le proprie piccole manie, con un padre anziano brontolone, un lavoro che comunque ama e un'esistenza da portare avanti giorno per giorno, da ricostruire pezzo dopo pezzo come si fa con i mattoncini colorati dei Lego e con l'occhio disincantato di chi si sente già stanco a quarant'anni.


Un noir che sa essere tanto scanzonato, ironico, brillante, quanto amaro, non soltanto perchè comunque si parla di omicidi, di assassini, ma altresì per via del suo particolare protagonista, un uomo che guarda la propria vita con rimpianto, con la frustrante consapevolezza che troppe cose gli stanno sfuggendo di mano, impedendogli di essere soddisfatto di ciò che è ed ha, e allo stesso tempo sembra impotente e incapace di svegliarsi dal torpore.
Sono diversi e non pochi i personaggi che gravitano attorno a lui, fotografati in tutta la loro precaria umanità, e la stessa città di Salerno è sfondo e personaggio insieme, per come ci appare viva nelle varie e brevi descrizioni.
In certi momenti ho trovato che Antonio avesse modi di fare davvero irritanti e che la sua allergia alla socializzazione gli facesse assumere un'aria di spocchia verso i suoi interlocutori; però allo stesso tempo, il fatto che l'Autore ci abbia dato di lui un ritratto a tutto tondo, onesto, in cui i mille difetti del protagonista non solo non sono nascosti ma sono evidenziati, seppur in modo simpatico, me l'ha fatto apprezzare; Antonio Costanza è una sorta di antieroe: è bravo nel proprio lavoro, che è quello di capire la mente contorta degli altri, ma quando si tratta di capire se stesso... diventa un incompetente e cade vittima delle proprie debolezze, del proprio modo di guardare la vita, così sospeso tra il nostalgico, un'indefinibile amarezza e la fastidosa sensazione di insoddisfazione cui neanche lui riesce a dare un nome e una spiegazione.

Consigliato, è un romanzo scorrevole, coinvolgente al punto giusto, con un protagonista particolare e un caso per le mani visto dalla prospettiva di chi sa riconoscere un pazzo da uno che non lo è.



Reading Challenge
Obiettivo n.3.
Un libro conosciuto/acquistato a un incontro/presentazione da parte dell'Autore



sabato 9 giugno 2018

Libri a poco prezzo



Ieri, cari lettori, ho fatto un giro tra le bancarelle dei libri usati e questo è il mio piccolo bottino:




AMATISSIMA (Toni Morrison): il tragico percorso di Sethe, indomabile donna nera all'epoca della guerra civile americana, per la conquista della libertà. Attraverso la schiavitù, l'amore materno e il peso di un indicibile segreto.

LA NEVE ERA SPORCA (Georges Simenon): Frank, il memorabile protagonista di questo romanzo, ha diciannove anni ed è figlio dell’attraente tenutaria di una casa di appuntamenti in una città del Nord durante l’occupazione nazista. Freddo, scostante, insolente, solitario, Frank vuole in segreto una cosa sola: iniziarsi alla vita. E crede che il modo migliore per farlo sia questo: uccidere qualcuno senza ragione. Lo fa. Poi compie altri crimini, sempre in qualche modo gratuiti. Con sbalorditiva sicurezza, Simenon entra nella testa di questo personaggio al limite fra l’abiezione e una paradossale innocenza, abitante di quella psichica terra di nessuno di cui Dostoevskij è l’invisibile guardiano. E intorno a lui fa vivere, fino a dargli una presenza allucinatoria, il mondo della neve sporca, la sordida scena di una città dove tutto è tradimento, rancore, doppio gioco. Non solo: ma su questo sfondo cupo e sinistro riesce a tracciare, quasi prendendoci di sorpresa, una storia d’amore che è una sorta di triplo salto mortale, perfettamente riuscito e convincente.

E VENNE CHIAMATA DUE CUORI (Marlo Morgan): la straordinaria esperienza di una donna alla scoperta di sé, una professionista affermata che vive in Australia e parte, su invito di una tribù di aborigeni, convinta di partecipare a una cerimonia in suo onore. Si ritrova invece nel cuore di una foresta vasta e minacciosa, dove le viene chiesto di seguire la Vera Gente, come la tribù si definisce, in un viaggio di quattro mesi nell'Outback australiano, a piedi nudi, a volte senz'acqua, cibandosi di quanto offre la terra. Ma tra le privazioni e i sacrifici, impara a vivere in completa armonia con la natura e con se stessa, in un percorso di conoscenza e cambiamento, e scopre, nei tanti giorni in cui la sua fragile vita è minacciata, il vero significato della parola esistere.


CHE NE PENSATE DEI MIEI ACQUISTI?
CONOSCETE/AVETE LETTO QUESTI LIBRI?
AVETE FATTO ANCHE VOI PICCOLI ACQUISTI LIBROSI ULTIMAMENTE?  ^_^

venerdì 8 giugno 2018

Anteprima Fazi Editore: LA FAMIGLIA AUBREY di Rebecca West - dal 5 luglio



Leggevo su Facebook che Fazi Editore ha annunciato la pubblicazione della Trilogia degli Aubrey di Rebecca West, una saga famigliare composta da:
  1. La famiglia Aubrey
  2. Proprio stanotte
  3. Rosamund

Già pubblicata dalla C.E. Mattioli 1885 nel 2008, la Fazi ce la ripropone in una nuova veste grafica; sicuramente ci saranno altre informazioni su questa prossima pubblicazione, nel corso del mese, e in tal caso aggiornerò il post, anche èerchè le saghe famigliari a me piacciono molto  ^_-

La copertina è quella "quasi definitiva" ed io personalmente la trovo deliziosa!


LA FAMIGLIA AUBREY
di Rebecca West



USCITA
5 LUGLIO 2018
Il capolavoro di Rebecca West: un romanzo di ricordi che evoca, attraverso le vicende della famiglia Aubrey, le tensioni sociali e le inquietudini di un’Europa alle soglie del Novecento.

"Dicevano che sarebbe stata un’estate piovosa, ma non importava, avremmo aperto gli ombrelli e guardato gli alberi fioriti sotto la pioggia, perché la mamma era più saggia della maggior parte degli adulti ed era in grado di godere delle cose anche se non era tutto perfetto".

Primo di una Trilogia, "La famiglia Aubrey" ripercorre le travagliate vicissitudini di una famiglia di artisti, in un universo dove niente è semplicemente quello che sembra, tra visioni profetiche del futuro e fantasmi del passato. 
Rebecca West restituisce una versione romanzata della sua infanzia, tra musica, politica e preoccupazioni finanziarie. I destini della famiglia Aubrey s'intrecciano in un flusso narrativo che scorre impetuoso tra i ricordi, evocando le tensioni sociali e le inquietudini di un'Europa alle soglie del Novecento.


L'autrice.
Rebecca West è lo pseudonimo di Cecily Isabel Fairfield (1892-1983), celebre scrittrice inglese considerata una delle più raffinate prosatrici del Ventesimo secolo. Nel corso della sua vita dai tratti romanzeschi, è attrice di teatro, femminista ante-litteram, socialista, suffragetta. Descritta dall'amica Virginia Woolf come "un incrocio tra una donna di servizio e una zingara, ma più tenace di un terrier" per il suo carattere indomabile e anticonformista, Rebecca West ha molti amanti; tra questi, H. G. Wells, con cui intreccia una turbolenta relazione durata dieci anni. Nel 1956, con The Fountain Overflows (La famiglia Aubrey) inizia una saga famigliare che vorrebbe ripercorrere cent'anni di storia. L'ambizioso progetto rimane parzialmente incompiuto e solo tre dei quattro romanzi previsti sono stampati: This Real Night (Proprio stanotte) esce postumo nel 1984 e Cousin Rosamund (Rosamund) nel 1985, ricostruito dagli appunti autografi. Tra le opere di maggiore successo, si ricordano inoltre The Return of the Soldier (1918), The Thinking Reed (1936) e il monumentale diario di viaggio Black Lamb and Grey Falcon (1941).

giovedì 7 giugno 2018

Libri in lettura (giugno 2018)



Ecco i libri che ho attualmente in lettura:


L'UOMO CHE DORME
di Corrado De Rosa



Ed. Rizzoli
280 pp
17 euro
Marzo 2018
Antonio Costanza, a quarant’anni, è vittima di un’indolenza che niente riesce a scalfire, neppure i brutali omicidi di due prostitute. Non sarebbe troppo grave se Antonio fosse solo Antonio.
Invece è anche il dottor Costanza, psichiatra e consulente del Tribunale per i crimini violenti. Uno che se la vede con disadattati cronici, finti pazzi e bastardi veri. 
Così, quando l’ombra di un serial killer si allunga su Salerno, città sospesa tra vecchi sapori di provincia e vanità da metropoli sul mare, Antonio fa l’impossibile per non essere coinvolto. Vagamente sociopatico e teneramente narcisista, se ne resta ripiegato in un guscio di piccole fobie, appresso alle scelte dell’ex compagna e a un rapporto complicato con il figlio. 
La sveglia però sta suonando, tanto più che di mezzo ci si mette una giornalista dal sorriso favoloso. Il sonno della svogliatezza è finito e al dottor Costanza toccherà sondare la mente omicida di uomini che odiano le donne, trascinato in un caso in cui la Legge sembra incapace di fare giustizia. 

Corrado De Rosa attinge alla sua esperienza di psichiatra, perito in vicende giudiziarie eccellenti, per costruire una commedia nera dal tono amaro e scanzonato. 
La dedica a una generazione a tratti infantile, maldestra in amore, che è cresciuta con i Lego rimanendo incastrata tra i mattoncini colorati delle possibilità e le macerie del disincanto.

L'autore.
Corrado De Rosa (1975) è uno psichiatra, autore di numerosi saggi, scientifici e divulgativi, sull’uso della follia nei processi di mafia e terrorismo. Per conto dell’autorità giudiziaria si è occupato di camorra, infiltrazioni mafiose al Nord ed eversione nera.



AIRONE1. Retroscena di un'epoca
di Antonio Cornacchia



Sometti Ed.
464 pp
21 euro
2016

Antonio Cornacchia, alias Airone 1, è stato forse il poliziotto italiano più famoso della seconda metà degli anni Settanta: fu lui ad arrestare Renato Vallanzasca e ad aprire per primo il bagagliaio di una Renault 4 in via Caetani, trovando il corpo di Aldo Moro. O a scoprire i covi dell BR e dell'Anonima Sarda. Airone 1 è il nome urlato ogni giorno in una radiolina di un'alfetta bianca, direttamente dal cuore dei '70 dei massacri e delle stragi, delle connivenze e degli spari, di Moro e di Pecorelli, di Dalla Chiesa e della Magliana, di Paul Getty e di Cossiga, delle commissioni parlamentari e dei governi balneari, del compromesso e dei servizi segreti. 
Airone 1 apre oggi i suoi diari e racconta le sue verità, vissute e ascoltate in prima persona, come rivelazione dei retroscena degli atti sconvolgenti e oscuri di quel mondo criminale e provocatorio. 
Un mondo le cui gesta si riverberano e lasciano tracce, spesso incomprensibili, che arrivano ai giorni nostri.

mercoledì 6 giugno 2018

Recensione: CATERINA di Vincenzo Zonno



Un'adolescente orfana, che conduce un'esistenza triste e sempre uguale, in compagnia di gente che la maltratta, si ritrova al centro di vicende inquietanti, a metà strada tra sogno e realtà.



CATERINA
di Vincenzo Zonno



Watson Edizioni
147 pp
14 euro
LINK

"Cat aveva 17 anni, stava lì da qualche parte e come al solito temeva ogni cosa..."


Cat è una ragazza che, in seguito alla morte prematura della madre, è rimasta sola al mondo, se non fosse che a un certo punto il patrigno, chiamato il Bulgaro, ha deciso di prenderla con sè e "mantenerla"; l'uomo, che è un essere sgradevole, nell'aspetto come nei modi, brusco e meschino, viscido e senza cuore, la costringe a lavorare nel proprio circo itinerante per "guadagnarsi la pagnotta", ed infatti la ragazza vive con tutta la combriccola circense, formata dal patrigno e dagli altri artisti che lavorano e si esibiscono nei vari spettacoli tenuti di città in città.

L'esistenza di Cat è quindi in continuo movimento, all'insegna del nomadismo e della scomodità che una vita di questo tipo porta inevitabilmente con sè; ma la cosa più spiacevole non è neppure tanto il dover andare qua e là ogni tot giorni, quanto le persone che le sono vicine: Cat è circondata da persone ostili, che siano donne o uomini: le prime la trattano con invidia o indifferenza, i secondi con aperta malevolenza, rivolgendole parole offensive, sguardi e sghignazzi carichi di scherno, disprezzo, trattandola come se fosse una povera stupida, un essere insignificante e, allo stesso tempo, un elemento disturbante.

Sì, perchè, nonostante tutti la guardino e la trattino con aria da sufficienza, in realtà non riescono ad ignorarla e anzi, la presenza - seppur discreta e dimessa della ragazza -, li irrita e fa sì che la trattino in modo molto sgarbato.

Eppure, per quanto certi atteggiamenti pieni di astio incomprensibile e ingiustificato, di rimproveri e strattoni che questa gente le rivolge (come se lei fosse un oggetto e non un essere umano) la amareggino, Cat vi è abituata e non trova nè la forza nè la ragione per ribellarvisi.

"Cat aveva una vita che mal le si cuciva addosso, ma la tratteneva a sè come fosse indispensabile. una vita che la consumava invecchiandola più del dovuto. Tutto ciò non era visibile sul suo corpo fresco e delicato da ragazzina, ma la sua anima era già stanca e sopraffatta. Bastava guardarle gli occhi per rendersene conto."

Man mano che le righe ci scorrono sotto gli occhi, comprendiamo alcune spiacevoli verità circa il rapporto tra Cat e il compagno della sua defunta madre, l'unica persona al mondo che l'abbia amata; il Bulgaro, infatti, è un uomo perverso e di lui Cat ha bruttissimi ricordi legati all'infanzia...

Ma intanto sta nel suo circo e deve fare la propria parte (che alternativa ha, del resto?), così si impegna a fare numeri per riempire il "vuoto" tra un'esibizione e l'altra degli altri membri della compagnia; in particolare, lei danza e coltiva il sogno segreto di diventare una funambola, tant'è che si esercita di nascosto con la corda.

Le giornate della giovanissima Cat sono intrise di tristezza e amarezza; magra per la scarsità di cibo a disposizione, il corpo gracile sempre avvolto da un vecchio cappotto da cui non si separa mai, carina ma poco consapevole della propria involontaria sensualità, c'è una inevitabile cupezza in lei, una nota di mestizia e malinconia, che fa tenerezza: Cat è un anatroccolo in attesa di diventare un cigno, un cigno bellissimo, e nonostante lo squallore che la circonda, nella sua anima c'è qualcosa di puro e innocente.
Cat è anche una ragazza che spesso prova paura, è sempre sul punto di trattenere il respiro per cogliere ogni rumore, col timore (irrazionale?) che ci sia un pericolo dietro di lei.

Paure che emergono in modo evidente quando la compagnia si stabilisce in una foresta un po' isolata, circondata da boschi fitti e da una natura che sembra nascondere un che di misterioso, di sinistro e, allo stesso tempo, di indefinibile.
Quando, per varie ragioni, Cat attraversa la radura caratterizzata da una fitta vegetazione, prova inspiegabilmente una vaga sensazione di terrore, come se da quelle macchie boschive, dai rigogliosi cespugli attorno a lei, da un momento all'altro dovesse sbucare qualcosa o qualcuno a spaventarla, a farle del male.

Inizialmente si dà della sciocca e si convince che nessuno la sta osservando di nascosto e nessuno vuol aggredirla, se non fosse che in alcune circostanze comincia ad accorgersi di non essere sola nella foresta, ma che ci sono altre persone...

Chi sono? Ma soprattutto... sono reali o frutto delle sue stupide paure?


Il racconto di ciò che Cat vive con gli altri "artisti", i suoi pensieri, i ricordi, gli stati d'animo..., insomma tutto ciò che è reale, gradualmente diventa sempre più evanescente, illusorio, e il lettore viene trascinato in una serie di eventi che è difficile distinguere come "reali" o fantasiosi.

Cat conosce un uomo, che vive solo in una villa su un'altura, Edgar, un tipo solitario e molto strano, e da quel momento in poi alcuni avvenimenti particolari spaventeranno Cat, che si trova a vivere una sorta di incubo, un viaggio onirico in cui la realtà si mescola con l'allucinazione, e gli spettri di un passato neanche troppo lontano si affacciano con prepotenza, confondendo la mente della protagonista e rendendola spettatrice di eventi tanto surreali quanto spaventosi e macabri.

Quella di Caterina è una storia di solitudine, di dolore, di indifferenza, di cattiverie subite passivamente; Cat è la protagonista particolare di un libro altrettanto particolare, che volutamente coinvolge il lettore in un vortice onirico che non ha nulla di incantevole e di lieto, ma al contrario assume contorni "dark", oscuri, "da film horror"; come Cat, anche il lettore vive come sotto ipnosi questa sorta di sogno in cui scene orrorifiche e tetre non fanno che riflettere l'angoscia e la miseria che circondano la ragazza e, allo stesso tempo, avvolgono la sua anima e la sua mente.

Cat è una ragazza che sta crescendo e si sta trasformando in una donna e non c'è nessuna persona dolce e attenta a prendersi cura di lei; nessun amore, nessun abbraccio, nessuna tenerezza, e...



"Quando è il buio a comandare
chiunque può essere il mostro
chiunque la vittima".


Un romanzo psicologico breve ma che imprigiona il lettore per il suo contenuto magnetico, per questo filo sottile di follia e di dolce tristezza che pervade Cat e il suo universo.
Ringrazio l'autore (di cui avevo già letto e apprezzato il romanzo storico "Non è un vento amico") per avermi dato l'opportunità di leggere il suo terzo libro.

martedì 5 giugno 2018

Recensione film: NEMESI (Walter Hill)



Sete di vendetta e smanie di potere sulla vita e sul corpo di gente disgraziata sono al centro di questo film d'azione in cui la ricerca e la punizione del colpevole lasciano dietro di sè qualche scia di sangue...


NEMESI


2016
Regia: Walter Hill.
Cast: Michelle Rodriguez, Sigourney Weaver, Tony ShalhoubPaul McGillionAnthony LaPagliaCaitlin Gerard.


L'eccellente chirurgo plastico Rachel Kay è rinchiusa in una struttura psichiatrica e, avvolta da una camicia di forza, è in presenza di uno psichiatra, il dottor Galen, che la sottopone a incazanti interrogatori volti a chiarire una serie di delitti nei quali è coinvolta proprio la dottoressa, inspiegabilmente sopravvissuta a una mezza strage.

Rachel, imperturbabile e fredda, va a ritroso nel tempo e racconta gli avvenimenti che l'hanno condotta lì.

Scopriamo che lei è un bravissimo chirurgo, specializzata in particolare nella riassegnazione di genere; interventi che però lei ha cominciato a svolgere "in nero", a prezzi stracciati e tutti con soggetti che non potrebbero permettersi l'operazione; persone sulle quali la dottoressa non risparmia esperimenti per il presunto progresso della medicina; i suoi clienti preferiti sono poveracci che, se qualcosa andasse storto durante l'intervento, nessuno si darebbe la briga di cercare.

La donna ha un fratello molto amato, che però è invischiato in brutti giri ed infatti viene ucciso; la mano del sicario è quella dell'esperto serial killer a pagamento Frank Kitchen, che in fin dei conti ha fatto soltanto il lavoro per il quale è stato generosamente ricompensato.

Ma è con lui che la brillante dottoressa se la prende: lo fa rapire e si vendica praticando sull'uomo un intervento di riassegnazione di genere non richiesto.
Nelle scene iniziali, affinchè lo spettatore non abbia dubbi, viene mostrata agli spettatori la virilità di Frank (!!!), personaggio interpretato dall'attrice Michelle Rodriguez, che dà al suo sicario dei tratti che, a dispetto di barba, sguardo d'acciaio e... "arnese", le conferiscono comunque un che di femmineo.

Quando il giovanotto si risveglia in una squallidissima camera di un hotel da due soldi, si libera delle bende che gli fasciano il viso e s'accorge.... che la barba non c'è più...!

E vabbè, fin qui...., l'hanno semplicemente rasato, che sarà mai..?
Ma poi si toglie il camice.... e scopre che le son cresciute due cosine che prima non aveva (per carità, al massimo sarà una seconda) e tra le gambe c'è una una sorpresina.... o.O

Insomma, peggior risveglio non poteva esserci! Ti addormenti maschio e ti svegli femmina (da notare che sul nuovo corpo dell'ex maschietto non c'è una sola cicatrice, quindi apparentemente nulla che faccia pensare che prima fosse un uomo)!

Una rabbia furiosa lo invade e lo acceca e in lui si fa strada un solo pensiero: trovare quel maledetto che gli ha fatto sta carognata e vendicarsi!
Se c'è una cosa che sa fare, del resto, è ammazzare a sangue freddo e con precisione le vittime designate, e da questo momento in poi Rachel diventa la nemica numero uno di Frank, che viene edotto, tramite un videomessaggio, su chi sia l'artefice del suo cambio sesso e del perchè gli sia stato praticato.

Michelle Rodriguez è adesso libera di essere la donna che è, prestando volto e corpo al nuovo Frank, costretto a gestire la sua condizione di donna e gli effetti emotivi e psicologici che questa ridefinita identità di genere porta con sè; non solo, ma anche in senso pratico Frank deve abituarsi a questo corpo che non sente suo e fare i conti col dato di fatto che gli altri lo vedono come una donna (e pure carina e sexy); certo, il suo modo di ragionare è sempre quello di prima, dentro lui è ancora un uomo e desidera le donne, cosa che inevitabilmente potrebbe creare giusto qualche problemino tecnino.
L'unica persona (e non è un caso...) alla quale riesce a raccontare la tragedia accadutagli e a riceverne comprensione è un'infermiera con cui aveva avuto una storia di una notte, prima della "transizione".

Tutto ciò che Frank pensa e progetta è orientato a trovare la dottoressa e attuare la propria contro-vendetta.

Per raggiungere questo scopo, ce ne saranno di morti lungo il tragitto, tante piccole rese dei conti che appagano solo momentaneamente la sete di vendetta e che costituiscono un preludio a quella finale.
Frank è intenzionato ad acchiappare la folle invasata che gioca a fare dio e che gli ha rovinato la vita e impedirle di fare ad altri ciò che ha fatto a lui.

Sia la Weaver che la Rodriguez conferiscono ai loro personaggi personalità forti, atteggiamenti rigidi, mascolini, algidi, freddi, sguardi implacabili, mascelle dalla linea dura, scarsa propensione al sorriso, insomma c'è ben poco di femminile tanto in Rachel Kay quanto nel "secondo Frank".

Film bizzarro, assurdo, non so se vuol essere provocatorio, se vuol dare un messaggio, del tipo che non basta cambiar sesso per diventare donna anche nella testa; ambientazioni volutamente squallide, personaggi rozzi e sgradevoli; sono indecisa se la Rodriguez sembri più maschio da femmina o più femmina da maschio; la Weaver dà alla sua Rachel Kay un'aria di lucida follia tipica dello scienziato geniale (con la passione per la letteratura classica e la fissa per Shakespeare) ma con qualche rotella fuori posto a causa di un malsano delirio di onnipotenza.
Una cosa però va detta: il ritmo è incalzante e difficilmente ti annoi.
Per il resto, è un film di cui si può fare a meno.

lunedì 4 giugno 2018

Frammenti di... "Lover Reborn. L'amore rinato"



Citazioni tratte da "Lover Reborn. L'amore rinato" di J.R. Ward:


"Vivi e morti sono uguali.
Cerchiamo tutti, semplicemente,
un posto dove sentirci a casa."
LASSITER".




"possiamo perdere in un batter d'occhio quelli che amiamo.
E quando succede, c'è da scommetterci, non pensiamo a tutti i motivi che avrebbero potuto dividerci: pensiamo a tutti i motivi che ci univano.
E di sicuro rimpiangiamo amaramente di non aver avuto più tempo a disposizione,
 anche se abbiamo avuto secoli e secoli...
Da giovani pensiamo che il tempo sia un peso, qualcosa da scaricare il prima possibile per poter crescere. Ma è un tragico errore... 
da adulti capiamo che i minuti e le ore sono la cosa più preziosa che abbiamo.
Nessuno ha a disposizione tutta l'eternità ed è un delitto sprecare il tempo 
che ci è dato da vivere."


domenica 3 giugno 2018

Recensione. L'AMORE RINATO. Lover reborn di J.R. Ward



Un nuovo capitolo della saga della Confraternita del Pugnale Nero: il vampiro protagonista di una tormentata quanto passionale storia d'amore, ma soprattutto di una necessaria rinascita personale, è il guerriero Tohrment, chiamato a superare la più difficile delle prove: sopravvivere alla morte della sua amata Wellsie.


Recensioni Black Dagger Brotherhood
.


Libri della saga (in corsivo i titoli Rizzoli):
  1. DARK LOVER. Un amore proibito (Il risveglio; Wrath-Beth)
  2. LOVER ETERNAL. Un amore immortale (Quasi tenebra; Rhage-Mary)
  3. LOVER AWAKENED - Un amore impossibile (Porpora; Zsadist-Bella)
  4. LOVER REVEALED . Un amore violato (Senso; Butch-Marissa)
  5. LOVER UNBOUND. Un amore indissolubile (Possesso;Vishous e Jane)
  6. LOVER ENSHRINED. Un amore prezioso (Oro sangue; Phury-Cormia)
  7. LOVER AVENGED. UN AMORE INFUOCATO (Riscatto; Rehvenge-Ehlena)
  8. LOVER MINE - Un amore selvaggio (Tu sei mio; John Matthew-Xhex)
  9. LOVER UNLEASHED. Un amore irresistibile (Ferita;Payne-Manny)
  10. LOVER REBORN. Un amore rinato (Rinascita; Tohr-No'One)
  11. LOVER AT LEAST. L'ora dell'amore (Il cerchio degli amanti; Qhuinn-Blay).
  12. THE KING. Il Re è tornato (Il Re; Wrath)
  13. THE SHADOWS (Le ombre; Trez-Selena)
  14. THE BEAST (La Bestia; Rhage)
  15. THE CHOSEN
  16. THE THIEF  



L'AMORE RINATO. Lover reborn
di J.R. Ward



Mondolibri
Tohrment, il forte fratello della Confraternita e padre "putativo" di John Matthew, non è più quello di un tempo: lo è in quanto guerriero fedele al proprio sovrano, Wrath, ed infatti combatte contro i nemici della Confraternita con vigore e dedizione... ma anche con disperazione perchè nel suo cuore c'è il vuoto più totale, da quando la sua amata shellan, Wellesandra, è stata assassinata dai lesser. Per di più, lei era incinta del loro primogenito, e Tohr s'è trovato privato di due persone fondamentali per la sua vita in un attimo solo; un attimo drammatico, che l'ha gettato nel dolore più acuto, in un baratro di solitudine dal quale egli non vuole più uscire.
Perchè dovrebbe poi, e in nome di cosa?

L'amore gli è precluso in eterno, di questo Tohr è convinto: nel suo cuore c'era posto solo per la bella e vulcanica Wellsie, non potrà mai sostituirla con nessun'altra perchè nessuna donna, nessuna femmina, per quanto di valore, sarà mai come lei e potrà più possedere il suo cuore, il suo corpo, la sua anima.

Il vampiro è, quindi, solo l'ombra di ciò che è stato un tempo: ora vive per combattere, va incontro al pericolo con assoluto spregio della propria vita, non gli importa quante volte viene ferito, non importa se ogni notte rischia di non tornare a casa: non ha più una vera ragione per vivere, se non la vendetta, l'unica cosa che lo tiene in piedi e che un giorno o l'altra, se continua così, lo condurrà alla tomba.

Ma chi ha letto i precedenti libro della serie lo sa: i fratelli non lascerebbero mai uno di loro nella solitudine e nel dolore, senza cercare di aiutarlo; a tutti (in primis a John, che è per lui come un figlio), nel palazzo della confraternita, sta a cuore la sorte di Tohr. 

Oltre ai guerrieri, però, c'è qualcuno che ha con Tohr un debito di antica data: No'One, mamma di Xhex, che in un tempo molto lontano ha vissuto una tragedia personale che l'ha segnata irrimediabilmente e a causa della quale si era tolta la vita.
La vampira aveva infatti subito la violenza di un symphath, restando incinta di Xhex, con la quale non ha mai avuto rapporti proprio perchè la figlia le avrebbe ricordato il dolore dello stupro. 

All'epoca del fattaccio Tohr le era stato accanto e, anche se non era riuscito a impedirle di uccidersi, è grazie a lui se Xhex ha potuto vivere. 
Ora il cerchio di quella vicenda deve essere chiuso e No'One, accolta fra le Elette e poi scesa sulla Terra, intende restituire ciò che ha ricevuto espiando colpe che non ha, dedicando la propria solitaria e grigia vita servendo gli altri e facendo i lavori più umili.

La sua vita anonima (il nome che ha assunto la identifica in questo senso) e priva di affetti e gioie si riflette anche nell'aspetto fisico: ha sempre indosso un mantello e un cappuccio a coprirle gran parte del viso; i bei capelli biondi sono raccolti in una treccia; i segni della tragedia sono ancora  visibili su di lei, e la sua gamba claudicante ne è un ricordo. Ma l'eredità più triste di quella terribile esperienza è senza dubbio la paura del genere maschile: la sola idea che un uomo, anche il più sexy e virile, come lo sono i fratelli, possa metterle gli occhi o addirittura le mani addosso, le risulta ripugnante e la terrorizza.

Come è intuibile, siamo di fronte a due casi disperati, come del resto sempre accade nei libri della saga: Tohr e No'One non sono felici, trascinano la propria esistenza per inerzia, senza slanci, senza reali motivazioni, sentendo ciascuno su di sè tutto il peso dei giorni vissuti, e non trovando nè nel presente nè nel futuro una ragione per sperare che qualcosa cambi in meglio.

Ma a vegliare su di loro c'è l'angelo Lassiter, svitato, irriverente, capace di tener testa con la sua sagacia ed ironia al carattere burbero e ombroso del suo "assistito", Tohr, al quale svela una notizia angosciante, che sprofonda il guerriero in uno sconforto più nero che mai: l'adorata Wellsie, dopo la morte, non è andata nel Fado col figlioletto mai nato, bensì è intrappolata nell'In Mezzo, in una sorta di zona "limbica" in cui rischia di restare, senza poter mai trovare la pace eterna... E questo "per colpa" proprio di Tohrment, il cui amore disperato per la defunta impedisce che questa trovi requie nel "regno dei morti".

Tohr deve lasciar andare la moglie e il figlio e riappropriarsi della propria vita.
Come fare per aiutarlo in questo processo di rinascita?

Ed è qui che entra in gioco la missione di Lassiter sulla Terra: dare a Tohr l'opportunità di reinnamorarsi di un'altra femmina... E se si trattasse proprio della sfuggente No'One, anche lei in cerca di un riscatto e di una rinascita personale da un passato fatto solo di vergogna e umiliazione?

Due anime in pena che, unendosi e trovando l'uno nell'altra la tessera che manca per riassaporare la felicità, possono finalmente conquistare l'Amore, quello che ti restituisce il senso della vita, che ti fa capire che non è finita, che c'è ancora qualcosa e qualcuno che può riempirti il cuore, spazzando via tutto il negativo che ne aveva preso il posto.

"La vita è breve, non importa quanti giorni abbiamo a disposizione. E le persone sono preziose, tutte, senza eccezioni, non importa quante abbiamo la fortuna di conoscerne nella vita. E l'amore... l'amore è una cosa per cui vale la pena di morire.E per cui vale anche la pena di vivere."

Non sarà così facile, perchè entrambi hanno dei blocchi mentali ed emotivi che, a dispetto della passione irrefrenabile che inonda i loro corpi e che sfocia in una relazione fatta soprattutto di un riscoperto e inaspettato piacere fisico, impedisce ad entrambi di lasciarsi andare davvero, col cuore.
E Lassiter è sempre lì, alle loro spalle, pronto a ricordare che devono sbrigarsi a prendere una decisione, perchè il tempo è poco e ogni incertezza potrebbe costare molto cara...

Entrambi i protagonisti devono lavorare su loro stessi, individuando quelle cause che finora li hanno frenati e lasciati ai margini di una felicità possibile ma da essi vista come inafferrabile; entrambi sono ancorati a un passato il cui ricordo, per ragioni diverse, li fa star male.
Tohr teme di tradire la memoria dell'unica donna mai amata, se dovesse aprirsi ad una nuova compagna; No'One, a sua volta, sente crescere dentro di sè un grande affetto per Tohr, ma è consapevole di come egli non potrà mai amarla, perchè il suo cuore è legato indissolubilmente a Wellsie.

L'amore è una conquista, per la quale non di rado bisogna combattere con tutte le proprie forze, e spesso il primo e vero nemico perchè essa avvenga siamo noi stessi e le nostre paure.

L'Autrice come sempre, con un piglio vivace, ironico, e un ritmo sempre sostenuto, ci lascia entrare nelle vicende della Confraternita sempre attraverso una coppia formata da individui ognuno con la propria storia tormentata, che anche in questo caso è un "trauma" non rielaborato (che sia il lutto per Tohr o la vergogna paralizzante provata da No'One) e veniamo travolti dalla gamma di emozioni contrastanti dei protagonisti: passione travolgente, timore di fare la cosa sbagliata, sensi di colpa, di inferiorità, paura di superare certi limiti che ci si era imposti, il senso di incertezza derivante dall'accettare che qualcosa di bello possa entrare nella propria vita e illuminarla...

Parallelamente ci sono alte storie, che comprendono il rapporto madre-figlia (No'One-Xhex), i tentativi da parte della "Banda dei Bastardi" (vampiri ribelli), capeggiata dallo spietato Xcor, di far fuori il Re, Wrath; prosegue la lotta interiore di Qhuinn, che pur essendo innamorato di Blay, gli sta lontano; John e Xhex hanno i loro piccoli problemi coniugali; la dolce ed eterea Eletta Layla è in crisi e il suo cuore si sta ammalando d'amore per il soggetto sbagliato...

Il mio cuore di panna si è sciolto come un ghiacciolo al sole nei momenti finali, che vedono i due personaggi principali alle prese con l'ultima grande prova che li separa dalla loro rinascita; ma non l'affronteranno da soli perchè il sostengo dei fratelli, che sanno essere senza pietà in guerra ma incredibilmente premurosi e teneri quando si tratta di dimostrare concretamente affetto e lealtà a un membro della Confraternita, non viene mai meno.

Chiaramente consigliato a chi ama l'urban fantasy, il paranormal romance con un certo livello di sensualità, con protagonisti dei vampiri tanto muscolosi che trasudano sex-appeal, quanto romantici e teneroni se sono innamorati.

venerdì 1 giugno 2018

Bilancio di letture di Maggio + Reading Challenge 2018



Un altro mese è passato e le vacanze sono sempre più vicine!
Ma vacanze a parte, eccomi a riepilogare le letture del mese di maggio ^_-



  • Obiettivo n. 20. Un libro in cui si parli o siano presenti dei draghi - LA TERRA DEI DRAGHI. L'antica stirpe di N. Cantalupi (RECENSIONE): un'antica cittadina elifica è in pericolo: il Male sta per tornare con il terribile fine di distruggere la pace di un popolo che da tempo vive tranquillo. Ma a difenderlo ci sono eroi dallo spirito coraggios e combattivo, pronti a fronteggiare l'oscuro nemico.
  • Obiettivo n. 16. Un libro ambientato in Australia - LA RAGAZZA DELLE PERLE di Lucinda Riley (RECENSIONE): è il quarto capitolo dell'appassionante saga "Le Sette Sorelle" di Lucinda Riley, che ancora una volta mescola sapientemente fiction e realtà, collocando le avventure di CeCe D'Aplièse nell'esotica e variopinta Australia.


Reading Challenge


Altre recensioni:

  • IL MORSO di S. Lo Iacono (RECENSIONE) :Lucia Salvo è la tenace e coraggiosa protagonista di questo romanzo storico ambientato nella Sicilia borbonica del 1848, anno di moti rivoluzionari e sommosse in nome della libertà dall'oppressore. Anche questa donna, da tutti considerata una stupida e una pazza, darà il suo contributo alla rivoluzione.
  • UNA NOTTE SOLTANTO, MARKOVITCH di Ayelet Gundar-Goshen (RECENSIONE): una favola del 21° secolo, capace di incantare il lettore con la sua prosa ricca di ironia e tenerezza e che, sullo sfondo di un Israele vicino a significativi cambiamenti socio-politici, ruota attorno alla sincera amicizia tra due uomini e alle dinamiche personali e famigliari che li vedono coinvolti.
  • L'ANIMA FOTOGRAFATA di T. Piazza, I. Mercanzin (RECENSIONE): in questa raccolta di racconti la profondità di parole che scavano dentro l'anima, incontra la bellezza suggestiva e vera contenuta in uno scatto fotografico: ne viene fuori un connubio carico di emozioni e sensazioni che scivolano dagli occhi al cuore.

Sul podio delle letture più belle del mese scorso - che, ahimè, sono pochine (sigh!) - ci sono Una notte soltanto, Markovitch (per la capacità dell'Autrice di tratteggiare personaggi indimenticabili), La ragazza delle perle (per gli intrecci narrativi coinvolgenti) e Il morso (romanzo storico che unisce i fatti della Storia con elementi fittizi).

Attualmente in lettura:

I talenti delle fate di A. Arietano (fantasy);
Caterina di M. Zonno


Per quanto riguarda la sezione film, vi segnalo:

  • PUOI BACIARE LO SPOSO: una commedia italiana simpatica che in modo divertente lancia un messaggio contro pregiudizi e atteggiamenti omofobi. 
  • RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI: film drammatico... ma non troppo!, che ci mostra, con toni ora leggeri ora un po' meno, come sia difficile mettere a tacere la propria coscienza quando si mettono in atto comportamenti cinici, insensibili verso il prossimo che vive periodi complicati e decisamente poco "fortunati", anche quando ci si convince che si stia facendo semplicemente il proprio lavoro.
  • NEMESI (regia: Walter Hill): la vendetta è al centro di questo film, e a far da padroni sono la violenza, la sete di potere e un delirio di onnipotenza che induce a commettere azioni deprecabili.


E ADESSO TOCCA A VOI!
COME SONO STATE LE VOSTRE LETTURE DEL MESE SCORSO?
QUALI LIBRI VI HANNO MAGGIORMENTE COLPITI/DELUSI?
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