venerdì 20 luglio 2018

Anteprima romance western: CON IL CUORE SPEZZATO di Kelly Elliott


Un romance western che dalla trama mi sembra promettere bene :)


CON IL CUORE SPEZZATO
di Kelly Elliott


Quixote Translations
439 pp
Trad. B. Martinelli
Uscita: 25 luglio 2018


Layton Morris e suo fratello Mike sono cresciuti senza sapere che cosa volesse dire vivere in una casa normale. Senza acqua corrente o elettricità, e senza nessun genitore a proteggerli, hanno presto imparato a sopravvivere e a prendersi cura l’uno dell’altro. Quando un tragico incidente gli porta via Mike, e anche l’unica altra persona che lui abbia mai lasciato avvicinare a sé se ne va, lasciando il suo cuore in frantumi, Layton si concentra sul ranch che lui e suo fratello avevano sognato di avere, dedicandogli tutto il suo tempo e le sue energie.



Whitley Reynolds è cresciuta in una casa privilegiata nello stato di New York. Quando è riuscita ad accalappiare la stella del football della scuola superiore, nessuno ne è rimasto sorpreso, tantomeno lei, poiché aveva sempre sognato una vita con Roger, a New York, ed era stata più che felice di seguirlo lì.

La prima volta che Roger l’ha picchiata, a causa di un litigio scatenato per una semplice cena, Whitley l’ha perdonato, ma col passare del tempo le cose si sono fatte sempre più gravi, e la donna si è ritirata in se stessa, tenendo a distanza amici e famiglia. Finché un giorno accade l’irreparabile. Whitley allora fa una promessa a se stessa e trova il coraggio di fare l’unica cosa che non pensava sarebbe mai stata in grado di portare a termine.

In fuga con la sua migliore amica, Courtney, Whitley è decisa a lasciarsi il passato alle spalle e iniziare una nuova vita nella piccola città di Llano, Texas, dove nessuno avrebbe mai potuto scoprire il suo passato.

Layton e Whitley avranno modo di imparare a fidarsi l’uno dell’altra e ad amare nuovamente, oppure il loro passato tornerà a perseguitarli, facendo in modo che rimangano soli e…

giovedì 19 luglio 2018

Epigrafi e citazioni



Epigrafi presenti nell'ultimo libro letto, ORDO MORTIS di Salvatore Conaci, e uno di quelli attualmente in lettura, VITE FRAGILI di Elisabetta Sabato.

Ordo mortis


Vite fragili

Anche il/i libro/i che voi avete in lettura ha delle epigrafi? ☺

mercoledì 18 luglio 2018

Recensione: LA PICCOLA PARIGI di Alessandro Tonoli



Non c'è persona, uomo o donna che sia, che non abbia bisogno di recuperare lo sguardo innocente dell'infanzia da cui guardare il mondo e la vita, per meravigliarsi ancora delle piccole e semplici cose che danno felicità.



LA PICCOLA PARIGI
di Alessandro Tonoli



GWMAX Ed.
Una città, un racconto misterioso e una bambina di cui nessuno ha mai saputo il nome.

Chiara è una bimba di dieci anni, vivace e birichina, che trascorre spesso i pomeriggi con il nonno, un vecchietto simpatico che però, la bimba se ne accorge anche se nessuno glielo dice esplicitamente, non di rado lei vede cedere alla malinconia...
Sicuramente gli manca la nonna, che non c'è più; manca anche alla piccola Chiara - chiamata, per gioco, dai nonni Chiaraccia - ma lei è forte e non piange, perchè i grandi le hanno spiegato che la nonna "è andata in un posto migliore".

E' un pomeriggio come tanti, quello che vede Chiara sedere accanto al nonno e ascoltarlo mentre le racconta una storia strana avvenuta quando lui era un adolescente timidissimo, imbranato e decisamente di pochissime parole.

I fatti incredibili di questa storia, che ha il vago sapore di una leggenda, sono accaduti proprio lì dove abitano, a Cabiate, un tempo da qualcuno denominata "La piccola Parigi”, per un motivo che però nessuno sembra più ricordare. 
Eppure il nonno ha una buona memoria e così racconta alla curiosa e attenta nipotina, oltre che a noi lettori, una storia che ruota attorno ad una bambina, anch'ella di dieci anni, vissuta tanto tempo fa.
Una bimba di cui lui non ha mai saputo il nome, la provenienza, l'età; nessuno, di questa ragazzina bionda e col vestito rosso, ha mai saputo chi fossero i genitori e dove sia finita, una volta lasciata Cabiate.

Questo tipetto vispo e allegro come un folletto, che andava di qua e di là senza fermarsi  un attimo, era la felicità e la serenità fatta persona.
Una bambina piena di vita, di positività, che esercitava un'attrazione quasi magica in chiunque si trovasse al suo cospetto; i suoi occhi erano pieni di meraviglia...

"E quando ce l'hai negli occhi, beh, è come un gigantesco scrigno da cui tutti possono prendere un qualcosa anche se tu non vuoi. La meraviglia è una delle cose più difficili da tenere solo per sè. E' per quanto tu possa provare a nasconderla, vedrai che un pizzico te ne salterà sempre fuori!".


L'incantevole bambina col vestito rosso riusciva a catturare l'attenzione degli abitanti del pacifico paesino che, pur sorridendo delle sue bizzarrie, delle simpatiche assurdità che spesso decantava come se fossero invece della solenni verità (tipo che gli uomini dovrebbero chiedere scusa alla terra ogni giorno per il fatto di calpestarla coi propri piedi), erano incantati da lei, dalla sua semplicità, spontaneità, e la piccola riusciva a trasmettere allegria ovunque andasse.

A renderla strana non era solo ciò che diceva, ma anche il fatto che fosse sempre sola e che ci fosse in lei qualcosa di enigmatico, di sfuggente, di etereo, che la rendeva speciale e più vicina alla natura, con la quale sembrava comunicare in modo unico, che agli esseri umani.

Ma la cosa più misteriosa e bella che questa bimba donò a Cabiate fu, appunto, "la piccola Parigi".

Un giorno, come era apparsa - dal nulla! - così sparì, per poi ricomparire di nuovo, ma diversa e con una novità: portare un po' di Parigi - città stupenda, da favola, che, raccontava, l'aveva ammaliata - anche a Cabiate.

Come? In un modo ovviamente singolare, strambo e surreale, ma commovente insieme, che permise alla bimba di lasciare un segno del proprio passaggio nel paese, e se anche apparentemente il ricordo di lei (che a un certo punto andò via per sempre e se ne perse ogni traccia) sembrò morire piano piano, negli anni, in realtà il suo "spirito", la gioia di vivere, il saper apprezzare ciò che vi è intorno, sapersi stupire dei piccoli miracoli quotidiani..., sono rimasti a lungo, coccolando e accarezzando i cuori di tanti che, grazie alla bimba senza nome - che fu chiamata "la Piccola Parigi" - hanno scoperto anche l'amore...

Questo racconto breve ma intenso ha i contorni di una fiaba moderna e antica insieme, collocata in un contesto realistico eppure con un pizzico di "magia", di elemento fantastico che porta il lettore a riflettere su come abbiamo bisogno, anche quando non ce ne rendiamo conto - anzi, forse soprattutto allora! - di osservare il mondo, la vita, la natura, le persone, i sentimenti... con occhi nuovi, puri, innocenti, con lo stupore di chi guarda qualcosa per la prima volta per coglierne l'originaria bellezza.

E' una storia nella storia, che intenerisce il lettore, per un attimo lo fa sognare, gli fa immaginare di essere lì, in un paesino qualunque, e di farsi incantare da questa sorta di "fatina" sbucata dal nulla - del resto, le cose belle, spesso, sono così; arrivano all'improvviso, senz'avvisare, e vanno còlte e vissute senza pensarci troppo, perchè son capaci di sparire con la stessa velocità con cui sono apparse - che portava con sè il dono della meraviglia, il bello di saper sognare e amare.
Ed è l'amore a rendere possibile questo racconto da parte del nonno; l'amore per la compagna di vita che non c'è più col corpo ma continua a vivere nel suo cuore, nei suoi ricordi vividi e indelebili; e l'amore per la vispa e curiosa nipotina, alla quale lascia qualcosa di sè che è prezioso e resterà con lei anche quando crescerà.

Ringrazio l'autore, Alessandro Tonoli, per avermi dato l'opportunità di leggere questo suo scritto, che ho davvero apprezzato molto perchè nella sua semplicità sa far vibrare le corde del cuore, commuovere, far riflettere e, in tempi come i nostri - così frenetici e caotici dominati dalla dimensione virtuale, irreale -, credo sia qualcosa di fondamentale, da recuperare e tramandare.

"Tutti vorremmo essere chiamati per i nostri sogni. Ci gireremmo per strada molto più velocemente, fidati. Sono i nostri sogni che ci identificano, non i nostri nomi".

martedì 17 luglio 2018

Recensione: IN CIMA AL CUORE 2 di Mia Mistràl



In questo secondo episodio di IN CIMA AL CUORE (recensione primo episodio), ritroviamo la protagonista, Chiara, alle prese con un altro "giallo" che la vede stavolta impegnata per ritrovare un agnellino scomparso nei giorni di Pasqua. Ma non sarà solamente la bestiola a farla scervellare, bensì anche atroci dubbi d'amore...

IN CIMA AL CUORE 2
di Mia Mistràl


Romance contemporaneo
135 pagine
0,99 €
Link Amazon
4/6/2018

Siamo a Pasqua e, si sa, un agnello al forno o arrosto ci sta bene, a meno che non siate vegetariani o vegani.
Sarà per questo godereccio fine che qualcuno potrebbe aver rubato Dolcezza, un dolce agnellino che sembra svanito nel nulla?
A denunciarne l'inspiegabile e improvvisa sparizione sono le donne di una comunità tutta al femminile che vive a contatto con la natura, producendo da sè il necessario per vivere e vendendolo anche nei negozi del paesino di Borgontano.
Furio e Chiara fanno un giro di ricognizione presso Gea, il gruppo di donne che  vive in autogestione molto beatamente e con allegria (suscitando sciocchi pettegolezzi in paese), facendo domande per saperne di più su Dolcezza.
E se Furio è orientato a credere che l'animaletto se ne sia andato a fare una passeggiata per i boschi e presto tornerà, Chiara si ostina a volerlo cercare e accertarsi che non sia finito nel forno di qualche carnivoro o morto per altre ragioni.

Ma non ha fatto i conti col destino burlone, che sta per divertirsi a metterla in difficoltà.

Anzitutto, la prima cosa a mettere Chiara di cattivo umore è la separazione (seppur momentanea) da Furio, la guardia forestale con cui sta insieme da mesi; tra i due va tutto bene, nonostante le differenze caratteriali la coppia va d'accordo e c'è una buona intesa sotto tutti i punti di vista.
Se non fosse che, con l'avvicinarsi delle festività pasquali e l'arrivo dei parenti di lei, la domanda sorge spontanea: che faccio, presento il mio fidanzato a mamma e papà? Vado a conoscere i famigliari di lui?
Chiara non si sente pronta al pensiero di rendere ufficiale la loro relazione e la cosa crea un'incrinatura con Furio, che decide di non passare le vacanze con Chiara, lasciando le cose tra loro un po' sospese...

Come se non bastasse già questa situazione sgradevole di stallo con il fidanzato, a complicare ulteriormente le cose ci si mette un evento inaspettato.
Mentre è in giro su per i monti a cercare Dolcezza con l'arrogante latin lover, Leandro il veterinario - che non smette di provarci con lei e di fare il sarcastico sul suo rapporto con Furio -, i due restano intrappolati in una caverna. 
I soccorsi ritardano, Chiara è preoccupata e non sa bene se a metterla maggiormente in ansia è l'idea di allarmare i genitori (che stanno andando da lei e non la troveranno a casa), il non poter rispondere alle eventuali chiamate di Furio (perchè lui la chiamerà, nonostante la discussione avuta prima di lasciarsi, vero?) o il dover restare per un tempo indefinito (si spera, il più breve possibile) a contatto con Leandro, che fa il provolone con rinnovata sfacciataggine...

Cosa accadrà tra Leandro e Chiara, ora che sono costretti a trascorrere del tempo da soli in una caverna? Riusciranno, inoltre, a trovare Dolcezza?

In questo episodio, ritroviamo le piacevoli descrizioni del paesaggio montano, che da una parte suscita pace e tranquillità, dall'altra si riveste di una leggera nota di mistero per via delle avventure di Chiara, improvvisatasi investigatrice degli animali, le cui sorti ella prende a cuore con serietà.
Mi è piaciuta la comunità Gea, fatta tutta di donne, e in particolare il personaggio di Eva, una ragazza particolare e con un'aria tra l'hippy e il new age.

In questa seconda parte Furio mi pare diventato più noiosetto - per quanto sempre affascinante e tenebroso -  e Leandro, che mi stava poco simpatico, "rischia" di acquistare qualche punticino, forse perchè l'Autrice ci da modo di conoscerlo meglio e di vederne l'animo sensibile, che lui riesce a nascondere sotto castelli di battutine e sorrisetti ironici.

Chiara è sempre più confusa e rischia di infilarsi nei guai, senza sapere che scelta fare, trovando, pure questa volta, una ragione per non fidarsi di uno di questi due uomini che le smuovono qualcosa dentro e per i quali prova dei sentimenti.
Lo stile fresco e allegro, i dialoghi simpatici e le situazioni equivoche narrate con ironia, rendono la lettura anche di quest'altro episodio molto piacevole e, rispetto al primo, il finale è più aperto, così da lasciarci la curiosità di sapere che tipo di decisioni prenderà la protagonista.

A presto con la terza ed ultima parte del romance!

lunedì 16 luglio 2018

Dietro le pagine di... "Urla nel silenzio" (Silent Scream) di Angela Marsons.



Poco tempo fa vi ho parlato di un thriller bello e avvincente, "Urla nel silenzio" (Silent Scream) di Angela Marsons.

Come spesso capita, quando un libro mi è piaciuto, mi interessa cercare qualche informazione su come esso "è nato" nella mente dell'autore.

In generale, la scrittrice dice di fare numerose ricerche per scrivere i propri libri, il che significa leggere in merito ad alcuni argomenti incredibilmente oscuri, inclusi le testimonianza personali. Non è semplice utilizzare quelle esperienze traumatiche per scrivere una storia di fantasia.

L'Autrice ha dichiarato che il proprio intento era scrivere una storia che fosse oscura come la sua protagonista. Lo spunto le è arrivato da un riferimento reale: una vecchia casa dei bambini che sorgeva nel suo quartiere e attorno ad essa, e ai suoi ospiti, giravano voci misteriose.

Una volta che il personaggio di Kim Stone ha assunto contorni sempre più definiti nella sua testa, quel ricordo le è tornato in mente e le è sembrato che da lì potesse costruire il caso perfetto in cui "incastrare" Kim.

Il personaggio di Kim non è sempre simpatico ma è di certo un tipo appassionato, che sa quel che vuole; chi ha letto il thriller in questione sa che la donna è completamente priva di qualsiasi abilità sociale, è sfacciata al punto di essere scortese ma è in grado di entrare in affinità con i perdenti.
Come mai questo? Man mano che parlava di lei, l'Autrice ha compreso perché fosse così. Quali esperienze personali, accadutele nel passato, avrebbero potuto instillare nell'intelligente detective quei tratti e quegli atteggiamenti duri da lei adottati?

L'ambientazione del romanzo è il Black Country (zona delle Midlands Occidentali inglesi), scelta non casuale perchè è il posto in cui vive Angela, che l'ha scelto proprio per poterlo descrivere in modo realistico.


Risultati immagini per dietro le pagine chicchi
.


http://lizlovesbooks.com
http://jenniferjaynes.net

domenica 15 luglio 2018

Recensioni film: LA RAGAZZA NELLA NEBBIA di Donato Carrisi - INSURGENT di Robert Schwentke



Ultimamente mi sto mettendo d'impegno per recuperare alcuni film che da un po' volevo vedere.
Non solo, ma ho incominciato a vedere la serie "The Handmaid's Tale", ispirato al romanzo "Il racconto dell'ancella" di Margaret Atwood, che mi sta piacendo molto; e poi su canale 5 è iniziato Poldark, che ho preso a guardare con molto interesse.

Ma veniamo ai film. 

La ragazza nella nebbia è un film diretto da Donato Carrisi, con Toni Servillo e Alessio Boni.

2017
E' sera e un banco di nebbia fitta avvolge il paese di Avechot, nella piccola valle incuneata tra le Alpi; l'agente Vogel è nella sua auto, e a causa della scarsa visibilità la vettura finisce in un fosso.
L'uomo, pur essendo uscito incolume dall'incidente, ha i vestiti ricoperti di sangue..., e non è il suo.
Ha solo l'aria di essere confuso e dice di non ricordare nulla.
Viene quindi portato dallo psichiatra Flores, con quale comincia a parlare fino a raccontargli cosa gli è successo negli ultimi turbolenti mesi della propria vita.

L'impassibile Servillo, nei panni di Vogel, ci conduce indietro di qualche mese, a quando tutto è iniziato...: poco prima di Natale si verifica un fatto drammatico che sconvolge la vita della piccola comunità, da sempre un posticino molto tranquillo e sicuro: la sedicenne Anna Lou, capelli rossi, lentiggini sulle guance, è scomparsa, dissoltasi nella nebbia senza che nessuno abbia visto nulla di strano e senza che la ragazza avesse dimostrato una qualche forma di inquietudine nelle settimane precedenti la sparizione.
Gli adolescenti, si sa, possono avere questi colpi di testa e allontanarsi da casa volontariamente, ma la famiglia della ragazza esclude che se ne sia andata di sua volontà: Anna Lou, infatti, è un tipo tutta casa-scuola-chiesa, ha un buon rapporto con la madre, non usa social e, a parte la migliore amica, frequenta soltanto il gruppo della confraternita, la comunità religiosa di cui fa parte insiema alla famiglia.

E' dunque stata rapita?
La pista del rapimento si fa strada con prepotenza, soprattutto quando in paese arriva l'agente speciale Vogel, che è conosciuto per essere abile nel pilotare l'attenzione di Tv e giornali; manipolatore, scaltro, anche cinico, Vogel sa cosa deve fare ed dire per avere i riflettori puntati su di lui e sul caso: anzitutto, la vittima va "santificata", e poi va trovato un mostro, o meglio il mostro, colui cui addossare la colpa della tragedia.

Il "pubblico" (perchè in fondo, quello messo su da Vogel, ha tutta l'aria di uno spettacolo, per quanto triste) vuole un colpevole da consegnare alla giustizia e che garantisca nuovamente quella pace che prima regnava ad Avechot; Vogel è disposto a trovarlo e a darglielo.

Quando, in seguito ad una serie di coincidenze, viene individuato un fuoristrada "sospetto", che si trovava nel luogo e nel lasso di tempo della scomparsa della ragazzina, il suo proprietario, il prof. Loris Martini, diventa immediatamente, con somma soddisfazione di Vogel, il candidato ideale da dare in pasto all'audience.

Seguiamo quindi l'evolersi del caso, soffermandoci tanto sui metodi poco ortodossi di Vogel - che ci appare fin troppo schiavo di fama e popolarità e intenzionato a risolvere il caso a tutti i costi, anche se questo significa "perseguitare" un uomo su cui gravano solo e soltanto... indizi - quanto su Loris, che dichiara fermamente la propria innocenza, dandoci l'aria di essere completamente spiazzato e sorpreso dalle accuse rivoltegli.

E' lui il rapitore della povera Anna Lou? C'è ancora speranza di trovare viva la ragazzina?
Il caso di questa povera ragazza sembra ripercorrere quello di altre sei adolescenti sparite misteriosamente trent'anni prima, ad opera del cosiddetto "uomo della nebbia"...

Per quanto riguarda Vogel..., perchè, dopo gli eventi di alcuni mesi prima, si trova ad Avechot? E a chi appartiene il sangue sui suoi vestiti? Quali confessioni fa in presenza dello psichiatra?

Ricordo che il romanzo mi aveva preso molto (Recensione Libro) e inevitabilmente ero curiosa di guardarne il film, tanto più che a dirigerlo era lo stesso scrittore.

Servillo è un Vogel convincente: sicuro di sè, incentrato su se stesso, desideroso di prendersi i meriti di aver risolto il caso, convinto di poter manipolare la verità, le informazioni trovate, le persone...

"Il peccato più grande del diavolo è la vanità": gli dice Martini, ed infatti la sicumera di Vogel sarà la sua rovina...

E Martini? Come accade nel libro, anche qui, nel corso della storia, ci si ritrova indecisi tra innocenza e colpa, perchè Boni, con la barba da montanaro solitario, l'aria dimessa, sfuggente, il suo essere di poche parole, certi atteggiamenti ambigui..., inevitabilmente destano sospetti.
Ma non si può condannare uno solo per degli indizi, ci vogliono le prove..., no?

Verso la fine, proprio quando sembra che i fatti abbiano preso una direzione definitiva, emerge un'altra verità, che mostra allo spettatore come si sono svolti i fatti..., e il colpo di scena è assicurato.
Per chi ha letto il libro, è una sorpresa a metà, ma è stato bello comunque vedere il film, perchè ho ritrovato quegli intrecci contorti tipici dell'Autore, abilissimo nel farci credere una cosa per poi, alla fine dei giochi, lasciarci capire che era tutto un mega inganno. Il Male fa da padrone e, cosa inquietante, non è così semplice individuarlo perchè non sempre ha "sembianze mostruose".
Insomma, Carrisi regista? Mi piace!

Ricordo che a Donato Carrisi è andato il David di Donatello come Miglior regista esordiente e il Globo d'oro per la Miglior sceneggiatura; Miglior attore, Toni Servillo (Globo d'Oro).

 Insurgent, diretto da Robert Schwentke, con Shailene Woodley e Theo James, è il secondo film della serie "The Divergent Series"; il mio parere sul primo - Divergent - è QUI.

2015
Ritroviamo la coraggiosa Tris che, insieme al fidanzato Quattro (Tobias), è in fuga tra le rovine di una futuristica Chicago, per sfuggire alla cinica e fredda Jeanine Matthews, la leader degli Eruditi, una fazione elitaria assetata di potere. Jeanine sta cercando disperatamente quell'unico Divergente speciale che possa aprire un'antica scatola, nella quale è custodito un messaggio da parte di chi li ha preceduti.
Un messaggio che potrebbe cambiare le sorti di tutte le fazioni.
Per ottenere questo scopo, Jeanine non ha esitato a sterminare la fazione degli Abneganti, alla quale appartenevano anche i genitori di Tris, sacrificatisi per Tris.

Perchè la famiglia di Tris ha sacrificato la propria vita? E come mai gli Eruditi fanno di tutto per fermarli?

Tris, con Quattro al suo fianco, è pronta ad affrontare quasiasi sfida, anche a consegnarsi nelle mani di Jeanine, pur di scoprire la verità sul passato e proteggere le persone che ama.

Mi è piaciuto questo secondo capitolo, bello dinamico, pieno di azione; mi è piaciuta Tris, fragile e forte allo stesso tempo; lei è convinta di essere meno coraggiosa di quel dimostra, ma in realtà a renderla speciale è la sua nobiltà d'animo, il suo spirito di sacrificio, oltre all'intelligenza e alle sue abilità fisiche; Tris è, in ogni, momento, pronta a combattere e anche a soffrire a costo della sua stessa vita se ritiene che questo sia utile per gli altri.

A Kate Winslet  stanno bene i panni della "str****" esaltata e anaffettiva; Quattro è un bel vedere, non c'è che dire, pure se tace e sta fermo, resta comunque un personaggio imprescindibile (^_^); i momenti che mi hanno intrigata di più sono stati quelli relativi alle simulazioni.

Pur non rientrando tra i miei generi preferiti, devo dire che la saga fantascientifica/distopica di Divergent mi sta piacendo, non mi sono distratta un attimo durante il film, davvero godibile.
Sto apprezzando molto i distopici, ultimamente, queste società future divise in categorie rigide, sottomesse a una qualche ideologia e capeggiata da esaltati, tra i quali, fortunatamente, si distinguono sempre quei pochi che conservano la propria personalità, senza ridursi allo stato di automi o di parassiti.

sabato 14 luglio 2018

Recensione: MAIGRET E IL PRODUTTORE DI VINO di Georges Simenon (RC2018)



Il commissario Maigret, in questa indagine, sfodera tutta la sua umanità ed empatia, che lo rendono un invidiabile e sensibile conoscitore dell'animo umano.



MAIGRET E IL PRODUTTORE DI VINO
di Georges Simenon

Adelphi ed.
Trad. E. Necchi
167 pp
10 euro
Il ricco e borioso imprenditore di Vin des Moines, Oscar Chabut, è stato assassinato a colpi di pistola, mentre usciva da un appartamento in rue de Fortuny dove era solito concedersi numerosi appuntamenti sessuali con l'amante del momento.

Chi l'ha fatto fuori a sangue freddo e perché?

Sta al commissario Maigret scoprirlo e infatti le sue indagini iniziano immediatamente.

Il defunto produttore di vini non ha avuto tutto servito su un piatto d'argento, anzi; ne ha fatta di gavetta, cominciando come umile rappresentante porta a porta per poi costruire un impero tutto suo.
Per arrivare in alto non ha esitato a pestare i piedi a qualcuno, per non parlare del fatto che il suo vino, mediocre miscela di vini del Midi e d'Algeria, fa storcere il naso agli intenditori.
Ma che importa? Ciò che conta davvero è il danaro, il potere, il prestigio, il rispetto e la deferenza che da anni riceveva da chi gli era intorno, dipendenti in primis e continuando con il gentil sesso.

La sua fiorente attività è dislocata in un paio di moderni uffici e a lui appartengono un appartamento in place des Vosges, una villa in campagna a Sully-sur-Loire, una casa a Cannes; la sua vita era fatta di lavoro, divertimenti, piaceri e amicizie altolocate.

Ma Chabut aveva anche dei nemici, poco ma sicuro.
Chiunque lo conoscesse da vicino, ne riconosceva i modi di fare aggressivi e sprezzanti, il suo essere un uomo d'affari insensibile e senza scrupoli, sempre pronto a ostentare la sua ricchezza e il suo potere, anche se questo significava umiliare il prossimo.
Insomma, Oscar Chabut pare ci provasse gusto a farsi odiare. 
Per non parlare del fatto che era un donnaiolo con la D maiuscola: andava a letto con qualsiasi donna gli capitasse a tiro, dalle segretarie alle mogli di amici e conoscenti; non se ne faceva scappare una!

Forse il suo assassinio rientra a buon diritto tra i delitti passionali?
Per Maigret non è da escludere, e per conoscere il giro di amicizie e i potenziali mariti le cui consorti hanno ceduto al fascino di Chabot (e che potevano quindi covare risentimento e desiderio di vendetta), il nostro commissario scava nella vita dello stesso, interrogando anzitutto la moglie del morto; la donna, elegante e riservata, confessa che il matrimonio con Oscar era diventato da tempo qualcosa di platonico; lei sapeva e accettava i tradimenti del coniuge, anche perchè l'amore tra loro era finito, lasciando il posto ad un affetto sincero, più simile ad un'amicizia che ad altro.

Accompagnato dall'agente Lapointe, sempre col sigaro in bocca e tormentato da una brutta influenza che gli causa non solo raffreddore e mal di gola ma pure febbre e stanchezza, Maigret se ne va in giro facendo un sacco di domande e ciò che viene fuori è una certezza che, da sola, serve a ben poco: in troppi avevano motivo di odiare Chabut tanto da volerlo vedere morto.
E quindi? Cercare l'omicida che ha premuto il grilletto è come cercare un ago in un pagliaio!

Ma Maigret non si fa abbattere nè dalla febbre (a casa ha una moglie premurosa che si prende cura di lui, non può davvero lamentarsi) nè dalle non sempre utilissime informazioni raccolte, che danno un quadro dell'assassinato poco lusinghiero.
Eppure, tra tutti i possibili nemici dev'esserci quello che, umiliato e maltrattato dalla vittima quando questa era viva e fungeva da carnefice, non è riuscito a ingoiare il rospo e s'è lasciato trasportare dalla sete di vendetta.

A confondere un po' la ricerca della verità ci pensa una serie di telefonate anonime da parte di un tizio che dice apertamente come questo Chabut fosse un mascalzone fatto e finito, e la sua morte è stata un atto di giustizia.
Che sia l'assassino stesso a voler comunicare con Maigret, oppresso dal senso di colpa e inconsciamente desideroso di farsi scoprire ed arrestare?
Non c'è paura, il desiderio non può che realizzarsi; o dubitate delle capacità di Maigret di scovare l'assassino?

Questo breve romanzo della serie sul commissario Maigret è un giallo poliziesco/noir classico, in cui al centro v'è la ricerca dell'assassino e quindi la soluzione del caso, cui si arriva interrogatorio dopo interrogatorio, tra ragionamenti e ipotesi da parte del protagonista, cui non sfuggono particolari e dettagli, nonostante la febbre e il naso colante.
Maigret mi è simpatico perchè ha un modo tutto suo per sfilare la verità e le informazioni desiderate dalla bocca degli interrogati, che sottopone alle sue numerose e precise domande con naturalezza e senza far trapelare dubbi e sospetti, anzi, sembra quasi uno psicologo o un amico comprensivo che fa domande assolutamente innocue.

Sagace e ironico, intelligente e arguto, Maigret sa come conquistare la fiducia di tutti, perchè lascia parlare e sa aspettare il momento giusto per ottenere ciò che vuole; anche con l'assassino dimostra umanità e comprensione..., forse perchè consapevole di quanto fosse un farabutto la vittima; ma lui non è un sacerdote o una guida spirituale, e il suo compito è consegnare alla giustizia il colpevole.

A parte la moglie di Maigret, devo dire che in questo libro di Simenon, il genere femminile non fa una gran bella figura: la quasi totalità delle donne che compaiono, o vengono solo citate, subisce il carisma di Chabut, che seduce e abbandona, dopo aver spesso umiliato, le amanti occasionali che gli allietano i giorni e le notti; la maggior parte sono donne sposate che evidentemente non trovano appagamento all'interno del matrimonio e che, svogliate e annoiate, cercano l'avventura eccitante con l'imprenditore vinicolo, aitante e sicuro di sè.

Lettura piacevole, molto scorrevole grazie allo stile asciutto, snello, all'abbondanza di dialoghi e botta e risposta, alle descrizioni brevi ma efficaci; il punto di forza è il porotagonista.
Però, confesso che mi è mancata la suspense; sarà che ho acchiappato un episodio in cui Maigret è un po' sottotono per l'influenza invernale, ma non ho trovato che quest'indagine fosse attraversata dal brivido di curiosità verso la ricerca del colpevole; nessun colpo di scena, tutto procede e termina con troppa tranquillità.
Per carità, è un giallo/noir, non un thriller, quindi non mi aspettavo adrenalina a fiumi, però un pochettino di vivacità in più non mi sarebbe dispiaciuto...

Ma non mi arrendo!!
Sento parlar bene di Simenon, quindi mi procurerò qualcos'altro ^_^



Reading Challenge
obiettivo n. 31.
Un libro in cui il vino sia in qualche modo protagonista.
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