domenica 11 agosto 2019

Il "Padre nostro" detto da Dio



Hai pensato come Dio direbbe il "Padre nostro"? O meglio, il "Figlio mio".


Figlio mio, che stai nella terra e ti senti preoccupato, confuso, disorientato, solo, triste e angosciato.
Io conosco perfettamente il tuo nome e lo pronuncio benedicendolo, perché ti amo, e ti accetto così come sei.

Insieme costruiremo il mio Regno, del quale tu sei mio erede e in esso non sarai solo perché Io sono in te, come tu sei in me.

Desidero che tu faccia sempre la mia volontà, perché la mia volontà è che tu sia umanamente felice.

Avrai il pane quotidiano. Non ti preoccupare. Però ricorda, non è solo tuo, ti chiedo di dividerlo sempre con il tuo prossimo, ecco perché lo do a te, perché so che sai che è per te e per tutti i tutti i tuoi fratelli.

Perdono sempre le tue offese, so che le commetterai, però so anche che a volte è l'unico modo che hai per imparare, crescere e avvicinarti a me, alla tua vocazione. Ti chiedo solo, che in egual modo, perdoni te stesso e perdoni coloro che ti feriscono.

So che avrai tentazioni e sono certo che le supererai.

Stringimi la mano, aggrappati sempre a me, ed io ti darò il discernimento e la forza perché ti liberi dal male.
Non dimenticare mai che ti amo da prima che tu nascessi, e che ti amerò oltre la fine dei tuoi giorni, perché sono in te, come tu sei in me. 

Che la mia benedizione scenda e rimanga su di te sempre e che la mia pace e l'amore eterno ti accompagnino sempre.

Solo da me potrai ottenerli e solo io posso darteli perché Io sono l'Amore e la Pace.



Fonte



sabato 10 agosto 2019

Le mie prossime letture (agosto 2019)



Due romanzi che leggerò a breve.

Il primo è di un autore di cui diversi anni fa mi è stato consigliato La simmetria dei desideri: ho finalmente deciso di leggere non questo ma un altro suo romanzo, incuriosita anche dalla notizia che da "Tre piani" Nanni Moretti ha tratto ispirazione per un film (QUI).

TRE PIANI di Eshkol Nevo (Ed. Neri Pozza, trad. O. Bannet e R. Scardi, 253 pp, 17 euro).

In Israele, nei pressi di Tel Aviv, in una tranquilla palazzina borghese di tre pian, con parcheggio
ordinatissimo, piante perfettamente potate all’ingresso, regna la pace assoluta.
Eppure, dietro quelle porte blindate, la vita non è affatto dello stesso tenore.
Al primo piano vive una coppia di giovani genitori, Arnon e Ayelet, la cui unica figlioletta, Ofri, non di rado viene affidata alle cure degli anziani vicini in pensione. 
Ruth e Hermann sono persone educate e gentili, giunte in Israele dalla Germania; un giorno Hermann, che da tempo mostra i primi sintomi dell’Alzheimer, «rapisce» Ofri per un pomeriggio, scatenando una furia incontenibile in Arnon, convinto che dietro quel gesto, in apparenza dettato dalla malattia, si celi ben altro.
Al secondo piano Hani, madre di due bambini e moglie di Assaf, costantemente all’estero per lavoro, combatte una silenziosa battaglia contro la solitudine e lo spettro della follia che, da quando sua madre è stata ricoverata in un ospedale psichiatrico, non smette mai di tormentarla. Un giorno Eviatar, il cognato che non vede da dieci anni, bussa alla sua porta e le chiede di sottrarlo alla caccia di creditori e malintenzionati con cui è finito nei guai. Hani non esita a ospitarlo e a trovare cosí un riparo alla sua solitudine. Salvo poi chiedersi se l’intera vicenda non sia un semplice frutto dell’immaginazione e dei desideri del suo Io.
Dovra, giudice in pensione che vive al terzo piano, avverte l’impellente bisogno di dialogare con il marito defunto e per farlo si serve di una vecchia segreteria telefonica appartenutagli. Ritorna in tal modo sul passato suo e di suo marito, sul loro ruolo di genitori rispetto al figlio Arad...

Sorto da una brillante idea narrativa: descrivere la vita di tre famiglie sulla base delle tre diverse istanze freudiane – Es, Io, Super-io – della personalità, Tre piani si inoltra nel cuore delle relazioni umane: dal bisogno di amore al tradimento; dal sospetto alla paura di lasciarsi andare.

L'autore.Eshkol Nevo è nato a Gerusalemme nel 1971. Dopo un'infanzia trascorsa tra Israele e gli Stati Uniti ha completato gli studi a Tel Aviv e intrapreso una carriera di pubblicitario, abbandonata in seguito per dedicarsi alla letteratura. Oggi insegna scrittura creativa in numerose istituzioni. Oltre a Nostalgia (2014), in classifica per oltre sessanta settimane e vincitore nel 2005 del premio della Book Publisher's Association e nel 2008 a Parigi del FFI-Raymond Wallier Prize, per Neri Pozza ha pubblicato: La simmetria dei desideri (2010), Neuland (2012) e Soli e perduti (2015).



Il secondo libro è di uno scrittore che ho già avuto modo di leggere, con "Le lacrime di Nietzsche" (RECENSIONE).

LA CURA SCHOPENHAUER di Irvin D. Yalom (Ed. Neri Pozza, trad. S. Prina, 440 pp, 18 euro).

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Julius Hertzfeld è un brillante professore di psichiatria presso l’università della California, bravo terapeuta, uomo prestante che non dimostra i suoi sessantacinque anni.
Purtroppo, però, gli è stato appena comunicato, con fredda e brutale sincerità, che ha poco più di un anno di vita. Un anno, anzi, di «buona salute», come ha detto con amara ironia Bob, l’amico dermatologo, almeno finché il male non si manifesterà in altre parti del corpo.
Che fare quando la vita spensierata termina di colpo e il nemico si materializza in tutta la sua terrificante realtà? Diventare saggi, rimuovere le distrazioni, rinunciare all’ambizione, al prestigio, al plauso, e distaccarsi da tutto e da tutti come insegna il Buddha?
Oppure, come insegna Nietzsche, «consumare la propria vita» e «morire al momento giusto»?

Julius Hertzfeld non ha dubbi: sa esattamente come trascorrerà il suo anno finale. 
Continuerà a occuparsi dei suoi pazienti e a cercare di ridestare, nella terapia di gruppo, il sentimento della vita dentro di loro. E soprattutto, continuerà a dedicarsi al suo paziente più ostico: Philip Slate, che ha votato la propria energia vitale alla fornicazione e che ora sostiene di aver scoperto una terapia Schopenhauer, una cura che proviene dal pensiero stesso del filosofo tedesco.
Come può un uomo come Slate, che si è talmente alienato da se stesso da non aver mai pensato di guardare dentro a nulla, appassionarsi davvero al pensiero dell’autore del Mondo come volontà e rappresentazione?

L'autore.
Irvin D. Yalom insegna psichiatria alla Stanford University e vive e svolge il suo lavoro di psichiatra a Palo Alto, in California. Neri Pozza ha pubblicato molti dei suoi bestseller: La cura di Schopenauer (2005), Le lacrime di Nietzsche (2006), Il problema Spinoza (2012), Il dono della terapia (2014), Sul lettino di Freud (2015), Creature di un giorno (2015), Il senso della vita (2016) e Fissando il sole (2017).

venerdì 9 agosto 2019

Ricordando Toni Morrison



Il 5 agosto ci ha lasciati una delle più stimate scrittrici contemporanee: Toni Morrison, la prima donna afroamericana a vincere il premio Nobel per la letteratura.

  • Chloe "Anthony" Wofford nasce a Lorain, Ohio, il 18 febbraio 1931. Seconda di quattro figli, i suoi genitori, con le loro rispettive famiglie d'origine, si stabilirono nella città di Lorain (per anni importante centro siderurgico) sul lago Erie. Morrison è cresciuta durante la Grande Depressione degli anni '30, un periodo di gravi difficoltà economiche. Suo padre ha sostenuto la famiglia svolgendo anche tre lavori contemporaneamente per diciassette anni.
  • L'infanzia di Toni è stata era piena di folklore, musica, rituali e miti afroamericani; in famiglia c'era pure chi usava spesso visioni e segni per predire il futuro. Lo storytelling ha avuto una parte importante nella vita nella famiglia Wofford e il raccontarsi storie era un'attività amata tanto dai bambini quanto dagli adulti; la Morrison era convinta che questo amore per la narrazione fosse essenziale per non dimenticare le proprie radici e il proprio posto nella comunità d'appartenenza. La scrittrice ha usato moltissimo i suoi ricordi d'infanzia quando ha incominciato a scrivere. Il suo mondo reale, quindi, è spesso raccontato nei suoi romanzi.
  • Una volta imparato a leggere, Toni passa il tempo col naso infilato nei libri; quando inizia il liceo, comincia ad approcciarsi alle opere di grandi autori come Jane Austen, Tolstoj, Flaubert; a colpirla è in particolare il modo in cui questi scrittori avevano saputo ritrarre il mondo in cui vivevano, ciò che per loro era famigliare.
  • Nel 1949 Morrison frequenta la Howard University di Washington per studiare l'inglese; in questi anni decide di farsi chiamare Toni (all'età di 12 anni, secondo The Guardian, si convertì al cattolicesimo e prese il nome battesimale Anthony, da cui poi il nomignolo Toni) perché le persone di Howard avevano difficoltà a pronunciare il nome Chloe.
    fonte
  • Ad Howard diviene membro di una compagnia teatrale che presentava spettacoli sulla vita delle persone afroamericane. Dopo la laurea, Toni consegue il master in inglese presso la Cornell University di Ithaca, New York, e insegna per due anni alla Texas Southern University di Houston, per poi tornare alla Howard University sempre come insegnante.
  • Ad Howard Toni incontra Harold Morrison, un giovane architetto della Giamaica, anch'egli insegnante. La coppia si sposa nel 1958 e ha due figli, Harold (noto anche come Ford) e Slade; divorzia nel 1964. 
  • Nel 1968 Morrison si trasferisce a New York City, dove continua a lavorare (dal 1963) come montatrice per la Random House, fino a diventare redattrice - l'unica donna afroamericana a svolgere tale mansione in questa compagnia. 
  • Morrison ha iniziato a scrivere il suo primo romanzo, The Bluest Eye (1970), mentre faceva parte di un gruppo di scrittori alla Howard University. E' la storia di una ragazza afroamericana che desidera che i suoi occhi siano blu e si adattino a un'immagine diversa della bellezza. 
  • Sula (1974), secondo romanzo, è stato nominato per un National Book Award e anche Song of Solomon (1977) vince altri premi. Con Beloved (1987) ha vinto il Premio Pulitzer nel 1988; si tratta di una storia sulla vita dopo la schiavitù ed è considerato il suo capolavoro.
  • Riceve un premio Nobel per la letteratura nel 1993 e nel '98 viene realizzata la versione cinematografica di "Beloved", interpretata da Oprah Winfrey e Danny Glover.
  • I romanzi di Morrison si caratterizzano per la loro intensità emotiva, per l'accento posto sulle relazioni umane; i suoi personaggi cercano di capire la verità sul mondo in cui vivono; le tematiche presenti includono il bene e il male, l'amore e l'odio, la bellezza, l'amicizia e la morte. Le sue storie sono ambientate sullo sfondo della cultura afroamericana.
  • Nel 1999 pubblica il suo primo libro per bambini, The Big Box; suo figlio Slade ha collaborato alla stesura. Il libro mostra i modi in cui gli adulti, seppur con le migliore intenzioni, a volte blocchino l'indipendenza e la creatività dei bambini.
  • Nel 2001 a Toni Morrison è stato assegnato un National Arts and Humanities Award da Bill Clinton, che durante la cerimonia di premiazione ha affermato che Toni Morrison era "entrata nel cuore dell'America".
  • Il presidente Barack Obama, che le ha consegnato la medaglia presidenziale per la libertà nel 2012, ha definito la scrittrice come un "tesoro nazionale", la cui scrittura ha rappresentato "una bella e significativa sfida alla nostra coscienza e alla nostra immaginazione morale." 
  • Nel 2010 suo figlio Slade muore per un cancro al pancreas.
  • Il figlio maggiore di Morrison, Harold Ford Morrison, è architetto alla Princeton University.
  • Muore all'età di 88 anni, dopo una breve malattia.

AVETE LETTO QUALCOSA DI QUEST'AUTRICE?
IO ANCORA NO, MA POSSIEDO "AMATISSIMA"
E CONTO DI LEGGERLO QUANTO PRIMA.


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mercoledì 7 agosto 2019

Recensione: PIANO CONCERTO SCHUMANN di Paola Maria Liotta



Tra queste pagine, intrise della magia che solo la musica sa  creare, conosciamo l’intrigante storia di una talentuosa pianista di fama internazionale,  la cui esistenza verrà sconvolta da una particolare proposta di lavoro e da un prestigioso regalo la cui provenienza è avvolta nel mistero.



PIANO CONCERTO SCHUMANN 
di Paola Maria Liotta


Ed. Il Seme Bianco
168 pp
15.90 euro

«Anche nelle passioni più forti, da cui si lasciava irretire, credeva che risiedesse il segreto del suo unisono con il pianoforte. Quale sfida, quando lo strumento diventava duttile ai suoi voleri e ai suoi sensi, compenetrandosi della sua stessa sostanza eterea! Così sparivano ai suoi occhi la terra e tutta l'umana sofferenza...»

Fiamma Fogliani è una giovane donna che ha il privilegio di vivere della propria passione: la musica.
È infatti una pianista di fama internazionale che sa incantare tutti non soltanto col suo innegabile talento ma anche con la classe, il fascino e l'intelligenza che la contraddistinguono.

Vive insieme alla sua gatta Camelia a Londra, seguita dalla sua efficiente e materna agente Emma e sotto le premurose attenzioni dell’amica Paulette.
Pur non vivendo più con la famiglia, ne sente tutto l'appoggio morale e la vicinanza, in quanto i suoi genitori hanno sempre fatto sì che la loro bambina potesse trovare tra i tasti bianchi e neri del pianoforte la propria strada, dandole modo di studiare e di diventare la bravissima artista che oggi è. Anche se Fiamma è  molto impegnata con lezioni e concerti, trova sempre il tempo per contattare i propri genitori, soprattutto per informarsi con costanza sulla salute precaria della mamma.

Intanto la sua carriera non fa che avanzare ed essere via via più luminosa, e a darle ancora più slancio si aggiunge una inaspettata e gradita collaborazione: qualcuno d'importante - la cui identità per ora non le viene svelata - l'ha scelta come solista nel Piano Concerto Schumann, opera da lei molto amata; a dirigere l'orchestra sarà il direttore Albert Marni, tanto affascinante quanto richiestissimo e apprezzato in tutto il mondo.
L'esecuzione dovrà avvenire al cospetto di un pubblico selezionato e l’incasso sarà devoluto a favore di un principato del Vicino Oriente devastato dalla guerriglia.

La bellissima notizia entusiasma Fiamma, che ha già suonato in passato con Albert e ne conosce sia la l'elevatura artistica e professionale che il grande carisma da lui emanato e che l'ha sempre affascinata.

Il pensiero di rivedere Albert viene accantonato quando Fiamma ritrova una vecchia conoscenza: Sergio Martini, figlio di una famiglia molto amica dei Fogliani; egli è ormai un chirurgo affermato e i due non si vedono da diversi anni. Entrambi sono diventati un uomo e una donna impegnatissimi con i rispettivi lavori e rivedersi è per loro un'esperienza travolgente, perché entrambi si lasciano sedurre l'uno dal fascino dell'altra.

Sergio resta a bocca aperta nel notare come la dolce pianista sia oramai una donna molto bella, seducente nella sua semplicità e raffinatezza; dal canto suo, Fiamma resta colpita positivamente dai modi gentili e cortesi dell'avvenente dottor Martini.

I due si sentono molto attratti reciprocamente e lui non esita ad iniziare un discreto corteggiamento: la simpatia sbocciata così spontaneamente potrebbe sfociare in qualcosa di più?

Per quanto sia indipendente e costantemente piena di impegni nel mondo della musica, Fiamma sente la necessità di un legame con un uomo che le dia quell'amore e quel senso di protezione che lei ha respirato in famiglia, attraverso i suoi amati genitori.

Certo, non è facile conciliare i loro due lavori e le loro esistenze differenti con una relazione stabile....; ma poi, chi le assicura che Sergio voglia davvero impegnarsi con lei?

Ciò che Fiamma non immagina è che la sua vita, già sempre ricca di cose da fare e delle incredibili emozioni che le dona ogni giorno suonare il pianoforte e perfezionarsi sempre più in questo strumento, sta per ricevere ulteriori scosse e brividi.

Rivedere Albert Marni è per lei fonte di gioia e la fa sentire euforica l'idea di poter suonare in un'orchestra da lui diretta, ben conoscendo le competenze dell'uomo, dal quale si sente molto attratta; e se lui non fa che manifestarle apertamente tutto il trasporto che prova in sua presenza, a sua volta la giovane donna prova un piacevole turbamento anche soltanto incrociando il suo sguardo intenso.
Cosa le suggerisce il cuore?  Quale nome sussurra: Sergio o Albert?

Come se non bastasse, ad aggiungere altro pepe ci pensa la cara amica Paulette, che le fa dono di un oggetto di prestigio: un antico strumento musicale, una spinetta che pare essere originale e di antica fattura.

Sarà proprio questo regalo tanto prezioso a dare una svolta movimentata  alle vicende narrate, che si tingono di "giallo": dietro la spinetta, infatti, si nasconde una storia misteriosa… e conoscerla potrebbe essere importante per evitare che qualcosa di spiacevole accada durante la tanto attesa serata in cui dovrà essere eseguito il Piano Concerto Schumann.

Questo romanzo è un vero e proprio inno alla bellezza e alla magia della musica, al suo potere nel risvegliare emozioni e sogni; ci mostra, attraverso la sua attraente protagonista, quanto sia gratificante e coinvolgente vivere inseguendo le proprie aspirazioni e i propri talenti, che richiedono però non solo passione, ma soprattutto studio, sacrifici, disciplina.

Fiamma è una pianista affermata, una donna indipendente che, grazie alla propria tenacia e alle proprie capacità, ha saputo aprirsi una strada nel mondo della musica, ricavandone grandi soddisfazioni, senza per questo montarsi la testa e perdere di vista le cose importanti, come la famiglia, l'amicizia e l'amore.

L'autrice ha costruito una storia che sa suggestionare il lettore immergendolo in un mondo in cui la musica, con le sue pause e i suoi ritmi, le sue sinfonie, regna indiscussa ed è raccontata con uno stile attento, ricercato, elegante, poetico e armonico; a uno stile così curato, in cui ogni parola è carica di intensità e musicalità, si affianca il fascino della personalità di Fiamma - dolce e forte allo stesso tempo - e delle situazioni emozionanti e intricate in cui è coinvolta.

Una lettura davvero piacevole, di cui ho apprezzato sia il contenuto della narrazione che l'aspetto formale, stilistico, la scelta di usare in modo consapevole un linguaggio forbito (assolutamente adeguato all'universo musicale e ai personaggi che gravitano in esso) e sensibile nei confronti dell'arte. 



martedì 6 agosto 2019

Il papavero: piccole curiosità




"Lo sai che i papaveri son alti alti...."

Il papavero rosso (così come il papavero da oppio), per via delle sue caratteristiche blandamente sedative e antispasmodiche, soggetto all'influenza di Saturno, è stato considerato il simbolo della pigrizia, della misantropia e della mollezza di carattere.
In passato, il fiore di papavero veniva anche usato per rappresentare la fedeltà:  si prendeva un suo petalo e, dopo averlo posato sul palmo della mano, si colpiva con un pugno: se si sentiva un rumore come di schiocco voleva dire che non c'erano corna in vista e l'amato/a era fedele.


Significato e leggende.

La tradizione mitologica narra che Demetra, dea delle messi e dei raccolti, disperata dopo la perdita della figlia, riuscì a trovare conforto solo bevendo infusi di papavero.
Ed infatti, oltre ad essere simbolo di semplicità, questo fiore rappresenta anche la consolazione.


Storia.

Sin dall'antichità sono state riconosciute al papavero proprietà terapeutiche ed eccitanti.

Gli Egizi lo utilizzavano come antidolorifico, mentre in Grecia, essendo i semi del papavero considerati portatori di salute e forza, gli atleti ne bevevano una pozione energizzante prima delle gare a base di miele e vino.

L'uso del papavero da oppio come droga dilaga nell'Europa dopo la Rivoluzione Industriale e si diffonde fra artisti ed intellettuali come Baudelaire, Byron e Dickens.



fonti consultate: http://www.elicriso.it e letteratour

lunedì 5 agosto 2019

Recensione: IL CUORE NERO DI PARIS TROUT di Pete Dexter



Pete Dexter ci racconta una storia drammatica in cui il crimine non è che il triste e cinico riflesso di una società malata, che sembra non dare alcuna importanza alla distinzione tra ciò che è giusto e ciò che non lo è, tra il bene e il male.



IL CUORE NERO DI PARIS TROUT
di Pete Dexter

Ed. Einaudi
trad. S. Negrini
312 pp
14.90 euro
2005
"Certa gente cerca sempre di sembrare ciò che non è (...) Magari riesce a convincerti e certe volte se ne convince lei stessa. Poi un bel giorno le succede qualcosa che la costringe tutto d'un colpo a dimostrare che è ciò che finge d'essere. E perde completamente il senso della realtà…"

Siamo negli anni successivi alla seconda guerra mondiale e a Cotton Point (Georgia) bianchi e neri convivono, tra pregiudizi e discriminazioni razziali più o meno evidenti.

Rosie Sayers è una ragazzina di colore di quattordici anni che un pomeriggio viene morsa da una volpe, fatto preoccupante in quanto, stando alle voci che passano di bocca in bocca in paese, quella primavera pare che le volpi abbiano contratto la rabbia.
L'incidente le accade tornando da una commissione affidatale dalla madre, che l'ha mandata a comprare dei proiettili al negozio del signor Trout, un commerciante tanto ricco quanto scontroso, che incute timore alla giovanetta; a dire il vero, non solo a lei...

"Quell'uomo fa paura a chiunque abbia un po' di buon senso."

Trout intimorisce un po' tutti, per il suo essere costantemente burbero, incattivito, allergico alla felicità e ai sorrisi, incapace di manifestare anche la più piccola forma di gentilezza.

Quando torna a casa ferita alla gamba e senza proiettili (li ha persi scappando dalla volpe), sua madre la caccia via di casa, dandola come cameriera a un brutto ceffo che non esita a maltrattarla da subito.
In soccorso della povera Rosie arriva un angelo custode, un donnone (anch'ella di colore) di nome Mary McNutt, tanto grossa quanto affabile e gentile, che si impietosisce e prende con sè, in casa propria, la giovane Rosie.
Mary ha diversi figli, tra cui Henry Ray, un giovanotto un po' irruente e incline a cacciarsi nei guai, che un giorno decide malauguratamente di acquistare un'auto nuova da Trout.

Il negoziante è molto rispettato in città, essendo un bianco benestante, che lavora sodo e si fa i fatti propri; ha una moglie (Hanna, ex insegnante) ed è un americano perbene come tanti.
L'uomo non è amico di nessuno ma fa affari con tutti, neri compresi, anche se con loro è ancor meno tenero che con i suoi "pari"; ai poveri neri della città offre denaro in prestito, prendendo soldi dalla cassaforte nella stanza sul retro del suo negozio, e pretende che tutti paghino come da accordi.

Purtroppo il giovane e sciagurato Henry Ray ha un piccolo incidente con la macchina presa da Trout, la quale gli costa un migliaio di dollari e che lui ha promesso, dietro stipula di un contratto scritto e firmato, di pagargliela a rate mensili; quando si accorge che la macchina è mezza scassata, il ragazzone perde le staffe e la riporta da Paris, lasciandogliela nei pressi del negozio e urlandogli che non ci pensa proprio a pagargliela.

Per Trout è l'inizio della guerra: nessuno può permettersi di pensare di fregarlo e farla franca, tanto meno un inutile negro.
Così, dopo averlo minacciato, pochi giorni dopo, in compagnia di un ex-poliziotto, tale Buster Devonne - noto per essere una testa calda -, va a casa dei McNutt per esigere il pagamento da Henry; lui non c'è e i due uomini, armati, se la prendono con il fratello minore, Thomas, e le due donne presenti in veranda, Mary e Rosie.

Paris Trout entra deliberatamente in casa altrui e, pensando di difendere i propri diritti, ha la pretesa di ristabilire l’ordine naturale delle cose con una pistola in mano, costringendo così i neri a stare al loro posto con l'uso della violenza.
Cosa accade quel pomeriggio in casa McNutt?
Nella baruffa che si crea tra i presenti, un dato di fatto emergerà dirompente: vengono sparati dei colpi di pistola che feriscono Mary e Rosie; quest'ultima muore dopo pochi giorni in ospedale.

Paris viene accusato di omicidio e questa tragedia infiamma gli ambigui sensi di colpa di un’intera comunità, divisa davanti all'improvviso e drammatico evento.

Trout si difende e, senza provare il benché minimo rimorso, si dimostra ottusamente convinto di aver agito secondo ciò che la ragione e il proprio senso di giustizia gli hanno suggerito: lui voleva soltanto prendersi i suoi soldi; è colpa sua se questi neri sono dei ladri che pensano di poter prendere in giro un rispettabile bianco?

A difendere Trout c'è Harry Seagraves, un bravo avvocato che, nonostante cerchi di assolvere degnamente il compito di difendere il proprio assistito, non può fare a meno di restare sconvolto dinanzi al cinismo e all'imperturbabilità di un uomo che davvero nasconde un cuore nero, un'anima marcia, assolutamente priva di sensibilità e mostruosamente persuasa che la vita di una persona di colore valga meno di quella di un bianco

La tranquilla vita nella cittadina viene quindi stravolta dalla morte di Rosie, presumibilmente per mano di Trout, che fornisce la propria personale versione dei fatti.
Tutti sono costretti da questo evento a guardarsi dentro, a scavare nel proprio cuore e a fare i conti con  loro stessi e con i propri radicati pregiudizi razziali, che se in condizioni "di pace" sembrano qualcosa di normale, in condizioni straordinarie come queste esplodono in tutta loro brutalità.

L'avvocato Seagraves è turbato e in fondo porta avanti malvolentieri la difesa dell'imputato, provando per lui una naturale ed inevitabile avversione: Trout è sgradevole sotto tutti i punti di vista. E' borioso, maleducato, malignamente astuto, violento, prepotente, crede di poter fare e dire ciò che vuole senza accettare di essere contraddetto; se si infuria, tira fuori la pistola dalla tasca e con essa minaccia, anche senza dir nulla.

A inquietare e confondere ancora di più l'avvocato ci pensa Hanna Trout, l'infelice moglie di Paris; entrando in casa Trout attraverso i suoi occhi, conosciamo un ulteriore aspetto nero e cupo di quest'uomo, che sembrerà pure - agli occhi superficiali e indifferenti delle persone in vista nella società - un tipo stimabile, ma che in realtà è capace di gesti mostruosi e maligni verso la moglie, che tiene unita a sè in un rapporto di sudditanza psicologica.

Forse questo triste episodio potrà costituire la spinta giusta per la donna affinché si allontani da questo matrimonio privo di dolcezza e amore, che la sta inaridendo e spegnendo ogni giorno di più?
Hanna scopre di avere, da qualche parte nascosta dentro di sè, un coraggio che non ha mai tirato fuori da quando ha fatto l'errore di sposare Paris.
Ad aiutarla legalmente c'è il giovane avvocato Carl Bonner, alle prese con i propri piccoli problemi matrimoniali e con la sensazione di sentirsi un estraneo nella cittadina che l'ha visto crescere.

Paris Trout sarà riconosciuto colpevole per i reati commessi e, in primis, per la morte della povera Rosie Sayers? Si renderà conto delle proprie colpe e si ravvederà?

Con una narrazione incisiva ed essenziale, da abile cronista, Dexter ci racconta una storia cupa, in cui gli eventi e i personaggi coinvolti si incamminano verso un crescente vortice di violenza e degenerazione morale al quale sarà difficile sottrarsi.

L'azione incresciosa di un bianco da tutti giudicato "perbene" mette in crisi il resto della cittadinanza, che è alquanto apatica e annoiata al pensiero dell'assassinio di una ragazzetta nera che nessuno conosceva, e in più non sa come giudicare l'uomo che è, a differenza dei neri, "uno di loro". E' davvero colpevole Paris Trout, o semplicemente voleva prendersi ciò che era suo?
Possibile che si faccia tutto questo clamore in città per due nere coinvolte in un tafferuglio privato sfortunatamente finito male?

Paris Trout dovrà essere giudicato per il suo crimine in un processo in cui tutti – l’avvocato, il giudice, la giuria, ogni pacifico abitante della sonnecchiosa città del Sud degli Stati Uniti – scopriranno che il suo è un mondo terribile, con tantissimi angoli oscuri, sconosciuti a tutti, dominati da orgoglio e brutalità, passioni e violenza, sopraffazione e illegalità. 

Ma alla fine non è soltanto Trout a dover essere esaminato, bensì ogni persona di Cotton Point, col suo perbenismo ipocrita, il suo essere portatore nell'animo di un modo di pensare ed essere profondamente razzista, reso ancor più grave dal non voler accettare che esso è sbagliato.

Dexter è spiazzante per la sua onestà, l'assoluta lucidità e pungente franchezza con cui solleva il coperchio su ciò che si cela dentro "i sepolcri imbiancati", nelle case e nella testa di questa gente ammodo che vigliaccamente si nasconde dietro pregiudizi e indifferenza. 
"Il cuore nero di Paris Trout" avvince come un giallo, impressiona e convince per la maturità e profondità con cui l'autore sa fare psicologia senza perdersi in speculazioni introspettive e sequenze riflessive, ma attraverso i dialoghi e le azioni che coinvolgono i suoi vulnerabili e volubili personaggi.


Da questo romanzo è stato tratto l'omonimo film (1991), con Dennis Hopper.

domenica 4 agosto 2019

Io, noi, gli altri



C’era una volta un vecchio saggio seduto ai bordi di un’oasi all’entrata di una città del Medio Oriente.

Un giovane si avvicinò e gli domandò:
“Non sono mai venuto da queste parti. Come sono gli abitanti di questa città?”
L’uomo rispose a sua volta con una domanda:
“Come erano gli abitanti della città da cui venivi?”
“Egoisti e cattivi. Per questo sono stato contento di partire di là”.
“Così sono gli abitanti di questa città!”, gli rispose il vecchio saggio.

Poco dopo, un altro giovane si
avvicinò all’uomo e gli pose la stessa domanda:
“Sono appena arrivato in questo paese. Come sono gli abitanti di questa città?”
L’uomo rispose di nuovo con la stessa domanda:
“Come erano gli abitanti della città da cui vieni?”.
“Erano buoni, generosi, ospitali, onesti. Avevo tanti amici e ho fatto molta fatica a lasciarli!”.
“Anche gli abitanti di questa città sono così!”, rispose il vecchio saggio.

Un mercante che aveva portato i suoi cammelli all’abbeveraggio aveva udito le conversazioni e quando il secondo giovane si allontanò si rivolse al vecchio in tono di rimprovero: “Come puoi dare due risposte completamente differenti alla stessa domanda posta da due persone?

“Figlio mio”, rispose il saggio, “ciascuno porta nel suo cuore ciò che è. Chi non ha trovato niente di buono in passato, non troverà niente di buono neanche qui.
Al contrario, colui che aveva degli amici leali nell’altra città,troverà anche qui degli amici leali e fedeli.
Perché, vedi, le persone sono ciò che noi troviamo in loro".



sabato 3 agosto 2019

Cosa sto leggendo: "Piano concerto Schumann" di Paola Maria Liotta



Carissimi, oggi voglio presentarvi un libro che ho avuto il piacere di ricevere e che ho iniziato a leggere ieri sera.

Si tratta di Piano concerto Schumann di Paola Maria Liotta, edito da Il Seme Bianco (Collana: Magnolia, Narrativa Paperback, 168 pagine, € 15,90), che racconta l’intrigante storia di una talentuosa pianista di fama internazionale, Fiamma Fogliani, la quale vedrà la sua vita tranquilla sconvolta da una peculiare proposta di lavoro e da una spinetta, ricevuta in regalo da una sua amica, la cui storia è avvolta nel mistero.

«In quel fiume di note, la stessa armonia della vita e l’Eternità si sarebbero rivelate in essenza...»

Fiamma Fogliani è una pianista di fama internazionale e una donna dotata di classe, fascino e intelligenza. Vive a Londra, seguita dalla sua agente Emma, sotto le attenzioni dell’amica Paulette e coccolata dalla sua gatta Camelia; con Sergio è sbocciata una simpatia che potrebbe sfociare in qualcosa di più… insomma, la sua è una vita quasi perfetta.
Fino al giorno in cui un uomo, che non rivela la propria identità, la sceglie come solista nel Piano Concerto Schumann: Fiamma dovrà eseguirlo per un pubblico selezionato e l’incasso sarà devoluto a favore di un principato del Vicino Oriente devastato dalla guerriglia. 
Come se non bastasse, Paulette le regala un antico strumento musicale, una spinetta che ha una storia misteriosa…

In un romanzo che è una lode alla musica e alla bellezza, un susseguirsi di situazioni emozionanti e intricate, di pause sapienti e improvvise accelerazioni degne di una sinfonia. 
La protagonista si fa eroina e portavoce di tutte le donne consapevoli del proprio valore; dalla spirale che la avvolge, dopo una lotta accesa, uscirà vincente, riscoprendo nell’amore per la musica la sua unica possibilità di fronteggiare il male. 

Il libro si può acquistare nelle librerie e, online, su:
Paola Maria Liotta vive ad Avola (Siracusa) ed è docente di materie letterarie e latino nei licei. Appassionata di letteratura da sempre, cura presentazioni di libri, salotti letterari ed eventi culturali. Ha pubblicato quattro sillogi poetiche, ottenendo premi di rilievo nazionale. Al 2013 risale la pubblicazione del suo primo romanzo, Ed era colma di felicità. È anche appassionata di gastronomia: ha curato una rubrica gastronomica sul «Gazzettino del Sud-Est» e nel 2014 ha pubblicato Miele, mandorle e cannella, finalista al Premio Letterario “Città di Pentelite”. A sei anni dal suo debutto nella narrativa, torna in libreria con Piano Concerto Schumann, edito da Il Seme Bianco. 

venerdì 2 agosto 2019

Recensione: BACIO FEROCE di Roberto Saviano



Ritroviamo la Paranza dei Bambini (recensione libro), questi ragazzi nati in una terra di assassini e assassinati, derubati dell'infanzia e dell'adolescenza, destinati a fare i conti con un mondo che non regala niente, anzi, toglie molto. Forti di fame. Forti di rabbia. Pronti a dare e ricevere baci che lasciano un sapore di sangue, perché "Se la strada del bene non c’ha portato niente, forse la strada del male porterà qualcosa."


BACIO FEROCE
di Roberto Saviano



Ed. Feltrinelli
387 pp
"I baci feroci non sono classificabili. Possono sigillare silenzio, proclamare promesse, impartire condanne o dichiarare assoluzioni. (...) i baci feroci occupano sempre tutto lo spazio possibile, usano la bocca come accesso. La bocca è solo la pozza in cui immergersi, per scovare se c'è anima, se c'è davvero altro a rivestire il corpo oppure no - il bacio feroce è lì a scandagliare quell'abisso insondabile o a incontrare un vuoto. Il vuoto sordo, buio, che nasconde. (...) Esistono i baci e poi i baci feroci. I primi si fermano entro il confine della carne; i secondi non conoscono limiti. Vogliono essere ciò che baciano. I baci feroci non vengono dal bene né dal male. Esistono, come le alleanze. E lasciano sempre un sapore di sangue".

Nicolas Fiorillo, detto O' Marajà, è a capo della sua paranzina - la Paranza dei Bambini - ed è riuscito, con una tenacia e una determinazione da adulto, a ottenere Forcella e a gestire lo spaccio nelle sue piazze.
Finalmente ora comanda e il suo obiettivo è far fuori chiunque gli si metta contro, a partire dai "vecchi" camorristi, che finora si sono serviti delle giovani leve per espandersi sempre più nei propri "commerci" ma non hanno tenuto conto della brama di potere dei "guaglioni", come Nicolas e compagnia.

Il ragazzo si sente ogni giorno più forte, più uomo, più leader, e sa che, se anche adesso a Napoli sembra regnare la pace, affinché la città sia tutta sua e dei suoi brò, bisogna arrivare ad una confederazione di tutte le paranze.
In pratica, questo vuol dire far scoppiare una nuova guerra.

Chi ha letto il precedente libro, sa che Nicolas ha dovuto subire un gravissimo lutto famigliare, il che ha fatto sorgere in lui una cieca voglia di vendetta nei confronti di chi gli ha rubato uno dei suoi affetti più cari.

Una delle scene iniziali di questo romanzo è feroce proprio perchè vediamo Nicolas sull'orlo di un baratro, indeciso se commettere un'azione atroce e crudele per appagare la propria sete di vendetta contro un ex-amico, uno che ha fatto parte della Paranza ma poi si è rivelato un infame traditore.
Eppure, insospettabilmente, anche un cuore indurito come quello di O' Marajà esita quando si tratta di far del male a un'anima innocente... (misericordia che in altre occasioni non avrà modo di essere praticata).

Non solo, ma il giovanotto ha imparato pure ad essere più diplomatico quando si tratta di non far arrabbiare il boss per il quale lavora, don Vittorio detto l'Arcangelo, anche se in cuor suo ritiene che il vecchio dovrebbe farsi da parte perchè ormai a Napoli c'è posto solo per i giovani.

Ma la paranza da sola non può comandare e per scalzare le vecchie famiglie della camorra e tenersi il centro storico, Nicolas O' Marajà capisce di dover fare alleanza con un'altra paranzina, quella dei Capelloni, capeggiata da ’o White.

Alleanze tutt'altro che scontate in quanto anzitutto i tradimenti sono sempre nascosti dietro l'angolo (non ci si può davvero fidare di nessuno) e poi i vecchi boss non sono affatto disposti a farsi da parte, infatti meditano piani per dimostrare a questi "muccusielli" che sono soltanto dei bambini sbruffoncelli e incapaci di portare avanti seriamente i loschi affari criminali.

Insomma, per evitare di farsi ammazzare, i "bambini" devono restare uniti, anche se non è facile perché ogni paranzino ha i suoi personali obiettivi: Nicolas, oltre a vendicarsi di chi ha fatto del male alla sua famiglia, vuole diventare il re della città; Drago’ porta un cognome potente, ed è combattuto tra la fedeltà ai suoi "fratelli" e l'opportunità che avrebbe se scegliesse di stare dalla parte della propria famiglia (di cui fa parte il boss il Micione); Dentino, ormai fuori dalla paranza, vuole eliminare ’o Maraja; Biscottino, il piccolo del gruppo (ha soltanto 11 anni), ha sua madre che gli sta col fiato sul collo per aver scoperto il segreto del figlio, che potrebbe costargli la vita se venisse fuori; Stavodicendo è "in esilio" a Milano e si convince di poter tornare nella sua Napoli (perché "da Napoli non si può andare via (...) quell'origine te la porti come un distintivo"), continuando a latitare, ma....; Drone, Pesce Moscio, Tucano, Briato’ e Lollipop sono fedeli a Nicolas, pur sognando una paranza tutta loro...

Ragazzi cresciuti in mezzo alla strada e troppo in fretta, privi di una vera infanzia, di punti di riferimento positivi; figli con madri preoccupate che i loro bambini muoiano con una pallottola in corpo; padri rassegnati davanti al cammino deviato e ormai segnato intrapreso da questi ragazzi affamati di soldi e potere; giovanotti che vogliono far colpo sulle ragazze e le fidanzate facendo loro regali costosi.

Nicolas e i suoi amici si considerano fratelli di sangue, si giurano lealtà assoluta ma la realtà è che devi sempre guardarti le spalle, anche da chi credevi fosse tuo alleato, perché in un mondo comandato dalla brama di comandare e far soldi su soldi, è facile restare sedotti da chi "ti offre la partita migliore".

E come i baci possono sancire silenzi, alleanze, perdonare o condannare, legare due persone in un unico destino (per cui se muoio io, muori pure tu; se vinco io, vinci pure tu), così essi possono anche rivelarsi baci di Giuda, traditori.

O' Marajà e la sua Paranza devono fare i conti con sfide quotidiane che pian piano mineranno la serenità e l'unità del gruppo: contrattazioni, delazioni, vendette e ritorsioni, appoggi da parte delle vecchie famiglie, che però a un certo punto potrebbero rivoltarsi contro e ostacolarli, seminando discordia direttamente in seno alle paranze.

È una realtà, questa descritta da Saviano, che trova il suo senso più immediato nell'aggettivo contenuto nel titolo: feroce.
Provoca tanta amarezza pensare come queste giovani vite si siano immolate a certi non-valori, a degli "ideali" assolutamente distorti, a un tipo di esistenza criminale che sembra portarli in alto e offrire denaro facile, nonché una sorta di rispetto da parte degli altri, per poi in realtà attaccare come una sanguisuga e succhiar loro tutto ciò che hanno e sono.

È un tipo di vita che ti chiede indietro più di quel che sacrifichi, e non c'è modo di sfuggire a un destino che, di giorno in giorno, si rivela un'enorme ragnatela pericolosa, in cui finisci per restare intrappolato, vulnerabile, sottoposto agli attacchi di chi non aspettava altro che vederti inerme per poterti dare il colpo mortale.

Non basta

"avere imparato che chi sa sparare sta sempre dalla parte giusta"

e che

"chi tiene paura di sparà, viene sparato".

E non basta neppure aver imparato qual è il tipo di bacio che devi pretendere:

"Non voglio il bacio sulla guancia che si prende l'affetto. Non voglio il bacio sulle labbra che si prende l'amore. Voglio il bacio feroce che si prende tutto".

Se non sei pronto, se non guardi dalla parte giusta, da fottitore passi velocemente ad essere fottuto.

Lo spaccato sociale narrato da Saviano inquieta il lettore, lo turba, non può lasciarlo indifferente perché comunque gli tira fuori emozioni, pensieri, considerazioni su ciò che sta leggendo, molto probabilmente gli fa scuotere il capo indignato; personalmente, trovo difficile (se non impossibile) non provare rabbia per questi ragazzi che hanno deciso di seguire una certa "strada" e che non hanno alcuna intenzione di ravvedersi, tutt'altro; provoca altresì angoscia e una punta di dolore constatare che non si tratta soltanto di giovani consapevoli ma pure di ragazzini, - anzi bambini, perché a 11 anni questo sei, un bambino - che si fanno trascinare dai più grandi, che per loro sono degli eroi da imitare, e che per questo maledetto spirito di emulazione si trovano impigliati in una rete terribile, mortale.

Fa paura la rassegnazione di alcune (la maggior parte?) famiglie di fronte alla bruttissima piega che ha preso l'esistenza dei propri figli.
Delude l'omertà di chi non riesce a denunciare per timore di ritorsioni, per non parlare di chi sta muto come un pesce fino a quando gli conviene, perché la verità è che "il silenzio che garantisce la protezione ha sempre la data di scadenza, e corrisponde al momento in cui rischi la vita in prima persona".

Saviano utilizza, ancora una volta, un linguaggio diretto, crudo, per renderci in modo più verace e realistica possibile una realtà che ha queste stesse caratteristiche di crudezza e ferocia, che è implacabile e inclemente verso i suoi "figli" più fragili, più piccoli, ancora in formazione, e che qui sono completamente in balìa di un contesto malavitoso senza scrupoli, privo di pietà, che non guarda in faccia a nessuno, che ti fa del male, sia tu maschio, femmina, adulto, vecchio o bambino.

Un romanzo che è sì finzione letteraria ma che al contempo trasuda fin troppo di elementi realistici, tristemente autentici, che purtroppo ci capita spessissimo di sentire nei telegiornali.
Il racconto delle imprese di Nicolas e compagni cattura sempre più l'attenzione andando avanti nella lettura, e in particolare si resta col fiato sospeso quando si sente odor di imbroglio, di tradimento, di morte, di gente che colpisce alle spalle.
L'uso del dialetto napoletano e di espressioni colorite contribuisce a rendere i dialoghi e la narrazione in generale molto genuini e aderenti alla realtà descritta; è una narrazione fluente, "cinematografica", che sta attenta ai particolari perché quelli contano più di tutto.
Finale tutt'altro che dolce e che lascia una sensazione di ineluttabile mestizia quasi soffocante.

Si tratta di quel genere di lettura che, se da una parte mi avvince e alla quale mi avvicino sempre con molta motivazione, dall'altra mi mette alla prova emotivamente, perché è una "porzione di mondo" sporca, angosciante, che fa paura (anche perché so che è terribilmente reale, soprattutto in certi contesti) e alla fine, quando arrivo all'ultima pagina, tiro un sospiro di sollievo e penso: "Ok..., sono fuori da Forcella".
Consigliato agli amanti del genere ^_-

giovedì 1 agosto 2019

Bilancio letture di luglio 2019


Le mie letture di luglio:

  • LA BAMBINA CHE ANNUSAVA I LIBRI di Manuela Chiarottino. Stella ama i libri, per tutte le loro caratteristiche: ama le storie che vi sono narrate tra le loro pagine, ama l'odore della carta, dell'inchiostro, ama ogni particolare di ogni volume che le capita sotto mano e anche solo “annusarlo” le reca gioia. Questa passione l'ha ereditata dalla madre e dal nonno, e sarà proprio grazie a una lettera di quest’ultimo che la ragazza si ritroverà coinvolta in una avventurosa caccia al tesoro, al termine della quale scoprirà qualcosa in più sulla sua famiglia, su se stessa... e sull'amore!
  • IL LATO OSCURO DELLA MAFIA NIGERIANA di Fabio
    Federici.
     In questo saggio, con la prefazione di Nando Dalla Chiesa, il colonnello dei Carabinieri Fabio Federici, docente universitario, crime analyst e giornalista pubblicista, ci offre un'analisi chiara e illuminante di un fenomeno criminale di grandissima attualità e dalla portata, purtroppo, molto pericolosa: la mafia nigeriana.
  • NON TI LASCERÒ di Chevy Stevens. Fuggire da un amore possessivo e violento per dare a se stessa e alla propria bambina una prospettiva di vita nuova e più rosea: è il legittimo desidero della protagonista di questo romanzo, che parte puntando i riflettori su un amore malato per poi colorarsi di suspense e mystery.
  • L'INVERNO DI GIONA di Filippo Tapparelli. Solo accettando di ricordare non più le menzogne ma la verità, il giovane protagonista, Giona, potrà uscire dal suo inverno, da quel "paese" di cui è allo stesso tempo padrone e schiavo e nel quale si era nascosto per non vedere la realtà.
  • FIABE IRLANDESI di William B. Yeats. Una galleria di creature fatate, dispettose, malefiche, burlone, sfuggenti....: Yeats ci trasporta in un magico universo di leggende proprie del folclore irlandese, popolato da spettri, folletti, diavoli, giganti, streghe, re e principesse.
  • LA STRADA di Cormac McCarthy. In un mondo impazzito e ormai ridotto a un lugubre cumulo di macerie, è possibile coltivare la speranza in un futuro più luminoso e umano?
  • HIGHLANDER. TORNA DA ME di Karen M. Moning. Una storia d' amore e passione travolgente ambientata nelle suggestive Highlands scozzesi nel lontano XVI sec.: quello tra la bella Jillian St Clair e il coraggioso guerriero Grimm Roderick è un legame forte e indissolubile, che supera paure, ostacoli e nemici pericolosi.
  • DICIANNOVE - VENTUNO di E. S. Carter. Jake ed Emma non potrebbero essere più diversi e i loro mondi più lontani. Lui è un dongiovanni in cerca solo di avventure di una notte, non si è mai innamorato e non ha alcuna intenzione di lasciarsi ingabbiare da relazioni sentimentali durature. Lei è dolce, ingenua, una ragazza seria e pulita: potrebbe far perdere la testa a un tipo come Jake? Nonostante il destino sembri mettere più di un bastone tra le ruote, i due si sentono attratti l'uno dall'altra in modo irresistibile...
  • PROMESSE. Due indagini di Lincoln Rhyme e Amelia Sachs di Jeffery Deaver. Due brevi racconti con protagonisti il criminologo Lincoln Rhyme e la sua compagna di vita, il detective Amelia Sachs, impegnati a risolvere due casi avendo a disposizione pochi elementi d'indagine.
  • VOCI SOFFOCATE di Beppe Quintini. A Cimego, un paesino in provincia di Trento, la polizia è sulle tracce di un killer spietato che va assolutamente individuato e fermato. E' Natale ma l'atmosfera di festa e magia è disturbata dal sangue che sporca la neve che scende ad imbiancare il paesaggio, che sta perdendo il proprio incanto a causa di una mente diabolica e astuta che sta mietendo vittime seguendo rituali macabri e terribili.

Tra questi libri, sul podio vanno il thriller Voci soffocate, che mi ha coinvolta moltissimo, l'intrigante Non ti lascerò e l'interessantissimo Il lato oscuro della mafia nigeriana.

Attualmente ho in lettura:

TRADITI E CONSEGNATI ALLA MORTE di E. Anzanello, un romanzo storico ambientato nella seconda guerra mondiale;
BACIO FEROCE di Saviano, uno spaccato tristemente reale di una gioventù immersa nella malavita.


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