domenica 17 novembre 2019

Recensione: PURCHÈ SIA AMORE di Barbara Nalin



Un romance contemporaneo che ruota attorno a passioni ed amori intensi, una protagonista romantica alla ricerca del vero amore, quello che ti fa sentire viva e... "a casa".



PURCHÈ SIA AMORE
di Barbara Nalin

Editore: auto pubblicato
Pagine: circa 319
Prezzo: 2,99 € (ebook)
 11,19 € (cartaceo)
Brigitte è una donna di trentotto anni, bella e indipendente; lavora come traduttrice e ha all'attivo alcuni romanzi, che hanno avuto un buon riscontro di pubblico.
Bri è attualmente single... ma il suo cuore è impegnato e batte per un solo uomo, il bellissimo Niccolò, di cui è da tempo innamorata e che lei non riesce a dimenticare nonostante non stiano più insieme da un po'.

Quello con Niccolò è un amore passionale, travolgente e, per Bri, totalizzante: lui è l'amore della sua vita, e la donna mai riuscirebbe ad immaginarsi accanto ad un altro uomo perché solo Niccolò la fa sentire viva, completa, e lei è disposta ad andare incontro ai tempi e alle esigenze di lui pur di dare sempre nuove chances al loro amore.

Purtroppo, però, il giovanotto è un vero e proprio spirito libero, restio a instaurare una relazione seria con una donna, e nonostante stia bene con Bri e i due siano molto in sintonia, l'idea di prendersi responsabilità e di rendere la loro storia seria, lo turba e lo porta, ciclicamente, a scappare e ad allontanare Brigitte.

Quest'ultima ne soffre moltissimo: essendo una donna intelligente, riconosce la propria "dipendenza affettiva" da Niccolò, oltre che la scarsa maturità di lui, ma il suo cuore non riesce a chiudere le porte all'amore che prova per il ragazzo, anche quando lui va e viene dalla sua vita, lasciandola ogni volta di sasso, sola, e tornando quando e come dice lui, aspettandosi di essere accolto a braccia aperte.

Tutti coloro che le vogliono bene - sua madre Callie, sua zia Emma e la cugina Mae - non fanno che spronarla a riprendere in mano la propria vita, a non farla dipendere dagli umori instabili e dalle decisioni ballerine di un uomo come Niccolò (che sicuramente, esse sostengono, non è innamorato di lei), ma a essere padrona e protagonista delle proprie scelte, del proprio destino, del proprio cuore.

E Brigitte prova ad andare avanti, anche sentimentalmente, seppur a modo suo, ma c'è sempre qualcosa che non va e per cui si ritrova insoddisfatta e single: naufragano le storie con Emanuel, con Fabio, e l'idea di cercarsi un uomo attraverso chat d'incontri evapora come neve al sole.

Finché non decide di lasciare Verona (in cui ha vissuto la storia d'amore con Niccolò) e, dopo l’ennesima separazione da lui, di affrontare il dolore trascorrendo del tempo fra le campagne e l’aria calda della Camargue, in Francia, in casa della zia Emma, saggia e comprensiva, e in compagnia della cugina Mae, decisa, vivace e sempre pronta ad ascoltarla e consigliarla.

E proprio in questa nuova fase della propria esistenza, Bri trova la forza di non abbattersi, nonostante il pensiero vada costantemente al suo amore perduto (che lei spera sempre ritorni, dichiarandole tutto il suo amore), così decide di aprire un blog (“Love Addict” ) nel quale dispensare consigli appassionati e sinceri a quanti, uomini e donne, hanno problemi sentimentali.
Se da una parte la consapevolezza di essere lei per prima a soffrire per amore la fa sentire inadeguata in questo ruolo di "consigliera", dall'altra, proprio perchè sa cosa significhi star male per colpa di un partner egoista e avvezzo al tira e molla, sente di aver qualcosa da dire sull'amore, sulla capacità di 
donarsi completamente, di vivere la passione a 360°, di perdersi nel proprio compagno anche quando la ragione ci consiglierebbe di mandarlo al diavolo.

Entusiasta per questa nuova avventura, Bri si sente pronta a buttarsi in una piccola impresa personale e che sente sua (il blog) ed inoltre conosce Arséne, un giovane uomo pieno di fascino, dal fisico mozzafiato ma soprattutto dalla personalità intrigante e dalla spiccata sensibilità: lui sembra leggerle nel cuore e nella mente, indovinando i suoi pensieri più profondi e comprendendo alla perfezione i suoi sentimenti, i suoi turbamenti, i mille dubbi e le paure in merito a Niccolò e alla difficoltà di lasciarlo andare definitivamente per non soffrire più a causa sua.

Pian piano emerge non solo che lo stesso Arséne è stato male per amore, ma che ha avuto una relazione sofferta e finita male proprio con Mae...
La vicinanza e la frequentazione tra Bri e Arséne creano momenti di complicità, che stupiscono la ragazza perché ella si rende conto di provare una grandissima attrazione per un uomo che non è Niccolò, e questo la fa ben sperare di poter ripartire da zero con qualcuno che la prende fisicamente e mentalmente e con cui sta vivendo una grandissima intesa.

Quello che però non si aspetta è di ritrovarsi a portare alla luce una serie di rivelazioni incredibili, un segreto di famiglia che la sconvolgerà, che scombussolerà i rapporti tra tutte e quattro le donne di casa e che metterà Brigitte davanti alla necessità di fare delle scelte non facili ma che comunque sono coerenti con i suoi sentimenti.

L'esperienza francese - con i suoi risvolti anche drammatici - avrà il potere di ridonarle la voglia di amare oppure la scoraggerà ancora di più?
Bri non è una donna che si arrende ed è convinta di quale sia l'unico nome che il suo cuore sussurra: gli darà ascolto, affrontando il rischio di beccarsi l'ennesima delusione amorosa?

"Purché sia amore" è un romanzo in cui l'Amore è il vero protagonista, ed infatti sono tantissimi i passaggi in cui si riflette su questo sentimento bellissimo e complicato, che è poi il motore delle nostre vite; Brigitte è una donna che ama con tutta l'anima, completamente, fino però ad annullarsi, a mettere in secondo piano se stessa e i suoi bisogni pur di andare incontro a quelli dell'amato.
Benché non sia una ragazzina, deve ancora imparare che la prima persona che ha il dovere di amare e rispettare è se stessa, e se non trova prima dentro di sé le risorse e le motivazioni indispensabili per essere felice (anche da sola!), sarà difficile avere un rapporto equilibrato e sano, che non le provochi dolore, con un uomo, tanto più se quest'uomo è alla ricerca continua di indipendenza e sembra allergico ai legami duraturi.

Il romanzo tratta temi profondi (tradimenti, dipendenza affettiva, rapporto genitori-figli, rapporto di coppia...) e racconta passioni intense e travagliate, ma lo fa con una narrazione che bilancia l'importanza delle tematiche affrontate con la giusta dose di leggerezza e spigliatezza. Del personaggio principale ci vien dato un ritratto psicologico ed emotivo esaustivo: è una donna come tante, che cerca di trovare la propria dimensione e il proprio posto nel mondo, di mettere a frutto talenti e capacità, ma la relazione sentimentale in cui è "impantanata" potrebbe limitarla moltissimo; sta a lei far tesoro delle esperienze vissute e degli errori commessi per continuare a crescere e migliorarsi; i due uomini più importanti - Niccolò e Arséne - sono esattamente agli antipodi: tanto è inaffidabile e volubile il primo, quanto il secondo sembra essere l'uomo ideale. 
Scorrevole e piacevole, lo consiglio in particolare a quanti prediligono le storie romantiche in cui si dà spazio all'analisi dei rapporti di coppia.

sabato 16 novembre 2019

Novità dalle case editrici




Cari lettori, oggi sottopongo alla vostra attenzione un paio di romanzi.

Il primo racconta una storia che unisce il fascino della storia con il pathos del cuore, una protagonista coraggiosa, una vicenda umana che ci parla del potere della memoria.


LE NOTTI DI KOS
di Elena D'Ambrogio Navone



Cairo Editore
252 pp
15 euro
Novembre 2019
Igea non ha ancora diciotto anni quando nel 1945, fra gli sconvolgimenti che segnano la fine della Seconda guerra mondiale, la Storia la trascina lontano dalla sua terra, portandola in un campo di concentramento in Italia. 
Lei, figlia di un italiano e una greca, e sposata contro la sua volontà a un italiano, nella drammatica nuova situazione vive nel ricordo di un tempo più bello e sereno; quello trascorso nella sua isola, Kos, con Miliò, la nonna, nata su una barca in una notte di tempesta. 
È Miliò ad aver tramandato alla nipote la sua cultura isolana, legata alla natura. 
Un alone di magia circonda la sua particolare sensibilità: aiutare il prossimo è il suo dono. La forza di queste radici si rivelerà essenziale per Igea, anche dopo la fine del conflitto. 
Dopo anni di matrimonio accanto a un marito assente, infatti, arriverà il grande amore, il sentimento travolgente capace di farla diventare donna. 
Ma la relazione che per lei cambia ogni cosa per lui è solo un'avventura... 
E tante saranno ancora le vicissitudini prima che il destino si riveli, finalmente, benevolo. Tornata sulla riva del mare, Igea potrà rinascere nella sua vera essenza.


Il secondo è un thriller, primo volume di una trilogia.


POLOM PROJECT
di Stephenie Queen



Intrecci Edizioni
Dopo l’inspiegabile omicidio che ha sterminato le loro famiglie e la successiva scomparsa del loro padrino, Emily e Tom sono gli unici eredi del POLOM, un progetto scientifico in grado di rivoluzionare la conoscenza condivisa dalla comunità scientifica sulla vita del nostro e degli altri pianeti. A un mese dal tragico evento, quando le loro esistenze sembrano sul punto di riassestarsi, i due ragazzi si ritroveranno braccati dagli USMC, determinati a impadronirsi del POLOM. 
Costretti alla fuga, nel mezzo della White Mountain National Forest, si imbatteranno in Michael, un marine che sembra volerli aiutare e che invece si rivelerà un personaggio losco e compromesso. 
La loro avventura li condurrà nel luogo più misterioso della Terra, l’Area 51, dove, prigionieri della MASA, un’associazione militare segreta, dovranno combattere per sfuggire ai loro aguzzini.
Riusciranno a salvarsi, a proteggere il POLOM e a scoprire la ragione per cui quelle ricerche sono così ambite?


L'autore.
Il nome Stephenie Queen nasce quando l’autrice aveva undici anni, dall’amore per Stephen King e del suo Salem’s Lot. Dopo essersi laureata e aver avviato una start up, Stephenie gira il mondo con il suo camper alla costante ricerca di una conferma che le sue reminiscenze di vite non vissute in cui, sin da bambina, lottava con gli atlantidei, o viveva nel castello di Camelot come apprendista di Mago Merlino o esplorava lo spazio indossando la tuta della NASA, siano realtà
.

venerdì 15 novembre 2019

Recensione: ORIZZONTI di Francesco Canfora



Raccolta poetica divisa in due parti: la prima, composta da poesie a verso libero, ha al centro domande sul senso della vita e sulle istanze spirituali dell’uomo; la seconda comprende solo poesie haiku, nelle quali, secondo la tradizione giapponese, il poeta esprime prevalentemente le sensazioni che prova davanti alle manifestazioni della natura.



ORIZZONTI
di Francesco Canfora



Armando Editore
L'essere umano è spontaneamente proiettato verso l'infinito, l'ignoto, verso il futuro, che si carica di aspettative e speranze; ma inevitabilmente, lo sguardo si volge anche indietro, ai giorni passati, all'infanzia, ripensata con tenerezza.

L'esistenza si muove, ogni giorno, tra problemi e affanni, che rendono il cuore turbato e alla ricerca di pace; e se la vita ci spinge a non fermarci e ad andare avanti, pure sentiamo, sovente, il bisogno di ristorare l'anima nella quiete di un silenzio fatto di riflessioni sulla vita, su ciò che davvero la rende degna di essere vissuta.
E la natura attorno a noi è fonte continua di pace e riposo, ci ricorda il fluire della vita, del tempo che passa, e infatti il poeta sofferma l'attenzione su di essa: la luce della luna - che sembra osservare con placida curiosità le vicissitudini degli uomini sulla terra -, il buio calmo della notte, il furore di un giorno di pioggia, la bellezza semplice dei fiori.
La stessa attenzione nei confronti degli elementi naturali si riscontra anche negli haiku.

Non mancano i versi in cui l'Autore si rivolge direttamente a Dio, affidando a Lui le proprie fragilità, paure, con la ferma fiducia che Egli le accolga con misericordia, concedendo aiuto e perdono.

La penna di Francesco Canfora è lieve e delicata come una carezza e rivela tutta la sensibilità di chi scrive, il suo rimirare la bellezza della natura con occhi meravigliati e spontanei per poter trovare in essi la pace interiore e la calma di cui il cuore ha bisogno per affrontare le tempeste che la vita mette davanti a ciascuno di noi.
Sono poesie brevi ma intense, che instillano serenità, un atteggiamento di riflessività, amore per le cose piccole ma preziose che ogni giorno fanno da sfondo alla nostra esistenza su questa terra, dandole valore, arricchendola.

Ringrazio Armando Editore per la copia omaggio e ne consiglio la lettura a quanti amano le poesie, ed in particolare quelle che mettono al centro quello splendido miracolo che è la Vita.


TRAMONTO

Il sole al tramonto
basso scende
dietro la linea dell’orizzonte
e colora di rosso
la luce del giorno
che lenta si spegne.
Gli uccelli si posano
fitti sui rami
a cercare riposo
nel buio della notte, 
mentre i fiori chiudono
attenti i loro petali. 
Nel cuore dell’uomo
torna la nostalgia dei ricordi
e giunge sereno
un desiderio di pace.

giovedì 14 novembre 2019

Anteprima - LA CASA DELLE VOCI di Donato Carrisi || dal 2 dicembre in libreria



Un'uscita di inizio dicembre che non mi lascerò scappare è sicuramente il prossimo romanzo di Donato Carrisi:


LA CASA DELLE VOCI



Wd. Longanesi
USCITA
2 DICEMBRE 2019
Gli estranei sono il pericolo. Fidati soltanto di mamma e papà.

Pietro Gerber non è uno psicologo come gli altri. La sua specializzazione è l’ipnosi e i suoi pazienti hanno una cosa in comune: sono bambini.
Spesso traumatizzati, segnati da eventi drammatici o in possesso di informazioni importanti sepolte nella loro fragile memoria, di cui polizia e magistrati si servono per le indagini.
Pietro è il migliore di tutta Firenze, dove è conosciuto come l’addormentatore di bambini.
Ma quando riceve una telefonata dall’altro capo del mondo da parte di una collega australiana che gli raccomanda una paziente, Pietro reagisce con perplessità e diffidenza.
Perché Hanna Hall è un'adulta. Hanna è tormentata da un ricordo vivido, ma che potrebbe non essere reale: un omicidio. E per capire se quel frammento di memoria corrisponde alla verità o è un’illusione, ha disperato bisogno di Pietro Gerber.
Hanna è un’adulta oggi, ma quel ricordo risale alla sua infanzia. E Pietro dovrà aiutarla a far riemergere la bambina che è ancora dentro di lei.
Una bambina dai molti nomi, tenuta sempre lontana dagli estranei e che, con la sua famiglia, viveva felice in un luogo incantato: la «casa delle voci».
Quella bambina, a dieci anni, ha assistito a un omicidio. O forse non ha semplicemente visto.
Forse l’assassina è proprio lei.

ANCHE VOI, COME ME, OGNI VOLTA ASPETTATE I ROMANZI DI DONATO CON TREPIDAZIONE? 😍

mercoledì 13 novembre 2019

13 Novembre - Giornata della Gentilezza



In tempi in cui l'egoismo, l opportunismo e l'arroganza fanno da padroni, c'è più che mai bisogno di gentilezza, dolcezza, educazione, rispetto, altruismo... ogni giorno, nelle nostre relazioni col prossimo.




"Le parole gentili sono un favo di miele; dolcezza all’anima, salute alle ossa."
(Proverbi 16:24)


"Dovremmo riempire il cuore di gentilezza, la bocca di educazione, le mani di accoglienza e la testa di buoni libri. Forse solo così potremmo tornare a essere umani."
(Fabrizio Caramagna)


"Custodisci bene dentro te stesso questo tesoro, la gentilezza. Impara a dare senza esitazione, come perdere senza dispiacere, come acquisire senza grettezza."
(George Sand)


"Le cortesie più piccole
– un fiore o un libro –
piantano sorrisi come semi che germogliano nel buio."
(Emily Dickinson)


"Sii gentile con le persone scortesi; sono quelle che probabilmente ne hanno più bisogno
(Ashleigh Brilliant)


"Nessun atto di gentilezza, per piccolo che sia, è mai sprecato."
(Esopo)

lunedì 11 novembre 2019

Oggi nasceva... FEDOR DOSTOEVSKIJ




FEDOR DOSTOEVSKIJ è nato a Mosca l'11 novembre nel 1821 ed è morto il 28 gennaio 1881 a San Pietroburgo.

Figlio di un medico chirurgo, cresce in una famiglia molto religiosa e lo stesso Dostoevskij è stato profondamente religioso per tutta la vita. 
Viene educato prima dalla madre e dal padre, poi da un tutor e a tredici anni viene mandato in una scuola privata. Due anni dopo sua madre muore; il padre, un uomo crudele e duro, viene assassinato nel 1839, quando Fedor ha diciotto anni e frequenta la scuola di San Pietroburgo, in Russia. Addestrato per diventare un ingegnere militare, capisce di amare la letteratura e, al termine della scuola, abbandona la carriera per dedicarsi alla scrittura.


La sua carriera di scrittore ha inizio con racconti sui poveri in situazioni difficili. Nel 1843 termina il suo primo romanzo, Poor Folk, un racconto sociale in forma epistolare su un impiegato che scrive lettere alla donna di cui è innamorato, che però ha sposato un pretendente inutile ma ricco.
Il secondo romanzo, The Double (1846), viene accolto meno calorosamente del precedente.

Intorno al periodo in cui scrisse Poor Folk,  Dostoevskij inizia a frequentare gruppi di discussione con altri giovani intellettuali sovversivi e, con l'accusa di attività rivoluzionaria, lui e i suoi amici vengono arrestati. Trascorre dei mesi in una misera prigione e quando viene portato in una piazza pubblica per essere fucilato, all'ultimo momento gli viene concessa la grazia dallo Zar.
Questa esperienza ha un profondo effetto su di lui, riaffermando le sue profonde credenze religiose e ispirando le questioni morali sollevate in Delitto e Castigo.

Delitto e Castigo  ruota attorno all'omicidio di una vecchia da parte di uno studente, Raskolnikov, che viene ricercato dal detective Porfiry e della sua stessa coscienza. Alla fine si arrende e decide di accettare la punizione per la propria azione.

Negli anni 1859-1860 la sua vita è caratterizzata da cattiva salute, povertà e complicate situazioni emotive; si innamora della giovane studentessa Polina Suslova e porta avanti una relazione frustrante con lei per diversi anni.

All'inizio, Delitto e Castigo aveva una narrazione in prima persona, poi l'autore passa ad una voce onnisciente in terza persona che immerge il lettore nella psiche tormentata del protagonista.

Lo stesso scrittore russo è stato un'anima tormentata, ad es. ha lottato con una forte dipendenza dal gioco d'azzardo che spesso lo ha costretto a velocizzare i tempi di scrittura per poter pagare i suoi debiti di gioco. 


Il nome del protagonista di Delitto e Castigo, Raskolnikov, prende origine da raskol che significa "scissione" o "scisma"; si riferisce al dissenso che ebbe luogo all'interno della Chiesa ortodossa russa nel 17° secolo. Dostoevskij  un fervente cristiano e la scelta del nome "Raskolnikov" è sicuramente azzeccata per una personalità divisa come è quella di un intellettuale ipersensibile.


C'è una versione cinematografica muta del libro: Raskolnikow, diretta nel 1923 dal regista tedesco Robert Wiene. Seguono tante altre trasposizioni di film e serie TV, tra cui produzioni americane, giapponesi, finlandesi, indiane, sovietiche e britanniche.

Hitchcock, invece, non ci provò ma non perché pensasse che non ne valesse la pena, bensì per il motivo opposto, in un certo senso; quando, infatti, il regista François Truffaut gli chiese perché non avesse mai realizzato una versione cinematografica di Delitto e Castigo, Alfred rispose "Nel romanzo di Dostoevskij ci sono molte, molte parole e tutte hanno una funzione. Per renderle in modo fedele in termini cinematografici si dovrebbe fare un film dalle sei alle 10 ore. Altrimenti, non ne verrebbe fuori nulla di buono."


I Fratelli Karamazov (1879–1880) è il più grande dei romanzi di Dostoevskij e lo psicologo Sigmund Freud lo classificò come uno dei più grandi successi artistici di tutti i tempi. 
Il romanzo narra di quattro figli e della loro colpa nell'omicidio del padre Fyodor. Ognuno dei figli si caratterizza per un tratto importante: Dmitri per la passione, Ivan per la ragione, Alyosha per lo spirito e Smerdyakov per tutto ciò che è brutto nella natura umana. E' Smerdyakov ad uccidere suo padre, ma in una certa misura gli altri tre fratelli sono colpevoli nel pensiero e nel desiderio.


Fonti consultate:

domenica 10 novembre 2019

Recensione: SUOR GIOVANNA DELLA CROCE. L'anima semplice, di Matilde Serao



La sessantenne suor Giovanna della Croce, al secolo Luisa Benincasa, dopo più di trent'anni trascorsi in un convento di clausura, è costretta a tornare "nel mondo", scontrandosi così con una realtà ormai a lei estranea e davanti alla quale si ritroverà sola ed impreparata.



SUOR GIOVANNA DELLA CROCE. L'anima semplice
di Matilde Serao



Manni editore
184 pp
Pubblicato nel 1901, questo accorato romanzo narra la dolorosa odissea di una monaca di clausura, appartenente all'ordine religioso delle Trentatrè (chiamate anche Sepolte vive, proprio per il fatto di vivere tra le quattro mura del convento senza mai uscirne), che con le sue consorelle conduce la propria esistenza tranquilla e abitudinaria, fatta di orazioni, atti di devozione, e tutto quello che caratterizza le giornate all'interno del "Suor Orsola Benincasa".
Ma un giorno una terribile e drammatica notizia giunge a turbare la pace delle monache: un provvedimento governativo* impone che esse lascino immediatamente i locali del convento; per le donne, tutte anziane e per lo più sole, prive di contatti con le famiglie d'origine da molti anni, è una vera e propria tragedia.
Lo è per due ragioni, essenzialmente: la prima, e più importante, è la violazione del voto da esse fatto a Dio - di vivere in clausura, dedicandosi solo alla preghiera, e di non uscirne mai -, la seconda è che esse sono consapevoli di non avere nessuno ad aspettarle, di non avere un posto, una casa cui tornare.

Quando arriva il giorno fatidico - in cui le poverette vivono l'umiliazione di dover togliere il velo davanti ai cinici ispettori del governo, che pretendono di saperne le generalità per poter convocare gli eventuali parenti -, alcune di esse vengono prelevate da pronipoti o cognati seccati e contrariati, altre vengono scortate in questura perché nessuno è venuto a prenderle...

Tra calde lacrime, preghiere disperate e sussurrate a fior di labbra, benedizioni reciproche e addii strazianti, le consorelle sono costrette a dirsi addio, coscienti che non si rivedranno mai più.

A Suor Giovanna, apparentemente, va meno peggio del previsto: a prelevarla è, infatti, nientemeno che sua sorella minore Grazia, con cui lei non ha alcun contatto da quando - all'età di soli venti anni - entrò in clausura.
Apprendiamo in che modo e per quale ragione Luisa sia diventata suor Giovanna della Croce: a differenza della protagonista sfortunata di "Storia di una capinera", la ragazza della Serao vi entra comunque intenzionalmente e per scelta personale 8seppur dettata da un impeto emotivo): ella era, infatti, fidanzata con un giovanotto, i due erano innamorati, ma Grazia si intromise tra loro e "rubò" il fidanzato alla sorella maggiore, sposandolo e portando Luisa, delusa e addolorata, a decidere di andare in convento, e di fare di Gesù il suo unico Sposo.

E adesso, dopo trentacinque anni, la vita crudele costringe Suor Giovanna ad andare a vivere proprio in casa di Grazia, rimasta vedova e con due figli giovanetti da mantenere.
L'anziana scopre come le condizioni economiche dei famigliari siano precarie, e questo perché gli stessi hanno condotto per anni una vita nelle agiatezze, spendendo e sperperando anche quando non avrebbero potuto permetterselo, ritrovandosi adesso con pochissime risorse economiche.

Pur essendo grata alla famiglia per averla accolta, suor Giovanna si trova a dover combattere contro atteggiamenti di ostentato disprezzo e malcelata ostilità e ipocrisia nei propri confronti, da parte di Grazia e sua figlia, due donne vanesie e pigre, che si burlano di zi monaca e della sua fede; inoltre, la donna capisce di essere stata presa in carico perché la sorella e i figli son convinti di poter mettere le mani sui soldi che il Governo dovrebbe dare, come risarcimento per la dote data al convento al momento dell'entrata nell'ordine religioso, alle monache espulse.

Ma il futuro che attende la povera suor Giovanna è tutt'altro che lieto e la metterà davanti a situazioni umilianti, che la faranno sentire indifesa e terribilmente sola.

Davvero il Governo è intenzionato a prendersi cura di queste suorine povere e dimenticate? 
E la famiglia di suor Giovanna continuerebbe a tenerla in casa anche qualora capisse che potrebbe non esserci alcuna restituzione della dote?

Ho letto le amarissime vicissitudini di questa povera sessantenne con un senso di pietà e tristezza, immaginando i sentimenti della protagonista nel dover ritornare in un mondo ormai a lei sconosciuto, ostile, in cui la moralità e la fede sono cose rare, all'interno di un contesto - siamo a Napoli - brutale, in cui lei si imbatte inevitabilmente con gli egoismi e le bassezze di gente spietata e interessata solo ai fatti propri, che non esita ad approfittare di lei e di quelle misere e scarsissime lire che il Governo le passa ogni mese (una vera e propria elemosina).

Ho provato tenerezza e dispiacere per questa donnina magra, buona, mite, devotissima al suo Signore sempre, anche - anzi, soprattutto - nei momenti difficili cui va incontro con umiltà e con sempre più rassegnazione.
Come può ella resistere, nel ventre di una Napoli sordida, caotica, che sa essere indifferente alle miserie umane, in cui la differenza tra i ricconi, che fanno beneficenza per lavarsi la coscienza e per capriccio, e i più poveri della città è abissale? Come fa una vecchina ingenua e senza nessuno a proteggerla a sopravvivere? 

La storia di questa monaca abbandonata a se stessa, costretta, da uno Stato che non garantisce i diritti minimi e fondamentali dei propri cittadini (tanto meno dei più deboli), ad arrangiarsi come meglio può, affidando la propria sorte all'aiuto di persone non sempre amichevoli e gentili, finendo per confondersi tra l'orda di mendicanti e diseredati, è davvero molto triste; l'Autrice descrive con dovizia di particolari tanto la situazione individuale della protagonista quanto quella, più ampia, del contesto sociale di riferimento e, in special modo, dei poveri, che cercano in qualsiasi modo di mettere qualcosa nella pancia propria e dei famigliari.
Le pagine finali di questo romanzo sociale ben descrivono gli uomini e le donne in attesa  alla mensa dei poveri, nel giorno di Pasqua, di un pasto caldo offerto dai ricchi della città; sono descrizioni particolareggiate, vivide, che si soffermano su una fetta di umanità fragile, sullo sfondo di una Napoli vivace e pittoresca.
Il verismo della Serao, col suo linguaggio realistico, sciolto e immediato, colpisce il lettore e lo trasporta in quel periodo storico, in quelle strade affollate, tra gente maleodorante, vestita di stracci, volgare, miserabile, resa brutta dalla fame, dalla miseria e dalla disperazione più nere; anime sole, inermi, in balia dei soprusi e degli abusi di chi ha più soldi e potere, donne fotografate nella quotidianità di un vivere generoso solo di afflizioni e dolori.

 

* si tratta di un fatto avvenuto nel 1890, quando fu promulgata una legge che autorizzava le autorità locali ad acquisire per pubblica utilità gli spazi di proprietà dello Stato della Chiesa.

sabato 9 novembre 2019

Novità editoriali Armando Editore (novembre 2019)



Come state trascorrendo questo sabato pomeriggio, cari lettori?
Io sto aspettando che i miei cornetti sfogliati lievitino in forno, e intanto ho pensato di fare un salto sul blog per aggiornarvi sulle ultimissime novità Armando Editore!


Armando Editore





Il bene comune di Benedetta Cosmi (146 pp, 14 euro)

Un vademecum progettuale.
Rete, materiali, progetti concreti ma soprattutto l’idea della società che si vuole costruire. Che combatte l'alienazione quella che altrimenti colpisce gli individui, ma contagia società e comunità intere.
Che società si crea quando si priva della possibilità o perfino del desiderio di avere accesso alle risorse culturali? Da questa domanda di vent'anni fa di Chomsky, ne Il bene comune, Cosmi parte.
La lettura, "è un autentico e insostituibile bene comune".
I musei, le biblioteche, i corpi intermedi, le piazze, la scuola, l'università, i luoghi dell'innovazione, i centri culturali, sportivi, l'associazionismo, le aziende, i libri, i bimbi, sono il bene comune, di cui parla l'autrice.
Storie di un presente che non pensava al futuro e di generazioni che cercano una società aperta, basata sul lavoro e merito, in Italia, talora all'estero. Programmi per chi resta.
È come un giro d'Italia (non fisico, città per città ma di rappresentanza, rappresentanza politica di quello che è stato fatto, si può fare si potrebbe ancora fare meglio su tutto il territorio nazionale con le persone che possono collaborare).
E (come ama ricordare il direttore del Corriere della sera) un capitolo è dedicato anche all’idea di Benedetta Cosmi di un “giornalismo costruttivo”, "che prende a cuore un problema e lo segue fino a quando le risposte pubbliche e private che quel problema pone non saranno arrivate".
Il lettore farà parte delle riunioni, entrerà nelle stanze dei direttori, rettori, presidenti, con chi ha il “potere per”. Avrà voglia di trascorrere le sue notti in biblioteca.

L'autrice.
Benedetta Cosmi si laurea con lode all’Università di Roma La Sapienza dove ha conseguito nel 2008 il titolo del Senato accademico attribuito ai migliori laureati "eccellenti". Cinque pubblicazioni, attualmente in libreria con È il futuro, bellezza! I giovani e la sfida del lavoro.
Innovation manager, dal 2015 dirige il primo Dipartimento Innovazione del sindacato Cisl Milano Metropoli, con il progetto Scuola lavoro.
Come saggista e giornalista ha firmato importanti inchieste sul sistema scolastico e sul mondo del lavoro, su Corriere.it
Ha diretto una web serie sulle nuove generazioni.
È stata consulente della Finanziaria della Regione Lombardia, Finlombarda.




LEGAMI CRIMINALI di Pino Casamassima (15,00 €, 304 pp)

Gennaio 1971, in un borgo sulle colline del Garda viene ucciso un anziano, un solitario d’origine toscana i cui unici interessi sono la caccia e il suo orto. Molti anni dopo, un’unica mano compie una serie di delitti anche oltre i confini italiani, mentre una banda armata viene sgominata dopo la sua ultima, clamorosa azione a Milano. Tutto slegato nel tempo e nei luoghi. Ma questa è solo l’apparenza. 
Con una scrittura che intreccia più generi e più forme narrative, Casamassima costruisce una storia che ne contiene diverse, seppure tutte riconducibili a un’unica genesi.

L'autore.
Pino Casamassima è un giornalista professionista e autore. Scrive per il “Corriere della Sera”, “Focus Storia”, “BBC History”. Ha pubblicato una quarantina di libri, alcuni dei quali tradotti all’estero, Cina compresa. Per il teatro ha scritto una ventina di testi, fra cui i monologhi da lui stesso interpretati. Fra un saggio e un altro si confronta con la narrativa: questa è una delle volte (più
felici). Vive a Gardone Riviera. 



Lo psicoterapeuta ricercatore di Edoardo Giusti e Eleonora Picerni (208 pp, 24,00 euro)

Il libro di Giusti e Picerni tiene ottimamente fede al suo impegno di costituirsi come guida  propedeutica alle tematiche della ricerca sulla psicoterapia. L’esposizione dei temi è esaustiva e tuttavia in linguaggio accessibile vengono affrontate sia le problematiche tradizionali – con
opportuni chiarimenti storici – sia i più recenti aggiornamenti, le innovazioni sul piano degli strumenti e le acquisizioni dell’ultimo decennio. L’impressione è di una vista dall’alto di un panorama sempre più interessante e in via di sviluppo.

L'autore.
Edoardo Giusti, Presidente dell’A.S.P.I.C. - Associazione per lo Sviluppo Psicologico dell’Individuo e della Comunità, con sedi dislocate a livello nazionale. È direttore della Scuola di specializzazione in Psicoterapia Pluralistica Integrata con autorizzazione ministeriale e professore a contratto presso la Scuola di specializzazione in Psicologia clinica dell’Università degli Studi di Padova. Svolge attività clinica e di supervisione didattica per psicoterapeuti. È Presidente onorario dell’ASPIC ARSA Ricerca Scientifica Applicata. Autore di oltre 110 volumi. 

Eleonora Picerni - Ph.D. Dottore di Ricerca in Psicobiologia e Psicofarmacologia. Psicologa Clinica e Psicoterapeuta, oltre all’attività clinica e di ricerca scientifica è coautrice di articoli su riviste  internazionali e saggi specialistici in ambito psicologico. Collabora con la Fondazione “Santa Lucia” e ha pubblicato presso la nostra collana il testo Dissociazioni e conflitti. Valutazioni e terapie delle unità traumatizzate.


La rete di Antonio Martusciello (10 euro, 96 pp)

Negli ultimi anni, il settore dell’informazione è stato attraversato da notevoli cambiamenti. Oggi, la disponibilità illimitata di documenti e materiali consente la possibilità di una fruizione e di un utilizzo delle fonti on demand, in qualsiasi luogo e in qualunque momento.
I cittadini poi diventano protagonisti, partecipando alla generazione delle notizie, attraverso il citizen journalism. Da un lato, con le tecnologie comunicative, come tablet o smartphone, anche gli users possono produrre materiale di interesse giornalistico, dall’altro, l’avvento delle piattaforme di condivisione sociale, consente una partecipazione attiva al dibattito pubblico e una potenziale amplificazione delle news. Elementi sicuramente positivi se coincidenti con l’articolazione di un’offerta armoniosa dell’informazione. Questa è oggi caratterizzata da una notevole copiosità, ma si presenta sul web il più delle volte gratuita, almeno in termini monetari, generando nel settore un grave fallimento di mercato, sia per la difficoltà di stimolare il pagamento per i contenuti fruiti, sia per l’acquisizione di quote di fatturato pubblicitario a danno degli editori e a favore delle piattaforme di aggregazione, ricerca e condivisione. Un sistema che rischia di innescare una spirale tesa verso una drammatica riduzione delle risorse per i media tradizionali, a cui possono venire a mancare i fondi necessari per produrre e stimolare inchieste di qualità. Da queste basi, il saggio intende analizzare l’impatto che gli sviluppi tecnologici producono sull’economia e sul contesto sociale, invitando a riflettere sulla necessità di un’appropriata politica pubblica in grado di tutelare i diritti e le libertà fondamentali, ma anche capace di stimolare l’innovazione e lo sviluppo dei servizi.

L'autore.
ANTONIO MARTUSCIELLO, già Parlamentare con una importante esperienza manageriale nel settore dei media, ha ricoperto incarichi di governo in qualità di Sottosegretario all’Ambiente e Vice Ministro dei Beni e delle Attività Culturali. Dal 2010 è Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e componente della Commissione Servizi e Prodotti. Dal 2011 è docente presso la facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, dove è titolare dei corsi in “New media e garanzie del consumatore” e in “Diritto dell’Informazione nel mondo globale”. È professore straordinario presso l’Università degli Studi Unipegaso, titolare del corso di Sociologia.




Gioco e realtà di Donald Winnicott (255 pp, 20,00 euro)

Il grande classico di Donald Winnicott viene riproposto in una nuova edizione e con una nuova traduzione che ne aggiorna il linguaggio psicoanalitico, rendendolo più moderno per il lettore contemporaneo. Il saggio raccoglie alcuni degli studi più importanti di Winnicott sullo sviluppo infantile e sul modo in cui il bambino “fa” e percepisce il mondo, riferendosi soprattutto al formarsi della sua vita immaginativa.

L'autore.
Donald Winnicott (1896-1971) è stato un pediatra e psicoanalista britannico. La sua osservazione verteva principalmente sul rapporto madre- figlio. Le sue originali teorie sullo sviluppo psicologico ed emotivo del bambino sono tuttora alla base degli studi dei professionisti di questa materia.




ATOMISMO E CORPUSCOLARISMO nella Napoli di fine Seicento di Alberto Labellarte (208 pp,
15 euro)

Ambientato nel Regno di Napoli del tardo Seicento, il saggio esplora la cultura dell’epoca attraverso la vicenda biografica dei membri dell’Accademia degli Investiganti, Tommaso Cornelio, Lucantonio Porzio, Francesco d’Andrea e Giuseppe Valletta. Attraverso l’analisi delle opere degli Investiganti, il testo mostra un quadro della loro riflessione filosofico-scientifica dovuta alla diffusione delle teorie atomistiche dei maggiori pensatori europei (Boyle, Descartes, Galilei, etc.) nei circoli partenopei.

L'autore.
ALBERTO LABELLARTE è nato a Modugno (BA) e vive a Valenzano (BA). Ha compiuto i suoi studi presso l’Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’ dove ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Filosofiche e il dottorato di ricerca in Filosofia e Storia della Filosofia. È docente di Filosofia e Storia a tempo indeterminato dal 2017.




Passaggi, ponti, pontefici di Antonello Armando (256 pp, 15,00 €)

Grazie alle riflessioni nate dall’incontro con Angelo Brelich e dalle letture delle opere di Mircea Eliade ed Ernesto de Martino ma anche da quelle di filosofi diversamente orientati come Kirkegaard e Feuerbach, nasce questo saggio. L’obiettivo, attraverso un linguaggio semplice e accessibile, è quello di tramandare ciò che l’autore ha appreso ai giovani, che vivono oggi in un mondo attraversato da conflitti religiosi e da un uso spesso improprio della religione.

L'autore.
ANTONELLO ARMANDO si è laureato in filosofia teoretica con Ugo Spirito e Tullio Gregory e si è formato come psicoanalista in Francia e in Italia. Ha inseg­nato Psicologia dinamica e Psicologia generale nelle Università di Siena, Roma e Napoli.


giovedì 7 novembre 2019

Libri in lettura (novembre 2019)




Cosa sto leggendo di nuovo in questi giorni?


GLI SPIRITI NON DIMENTICANO
di Vittorio Zucconi


Mondadori
308 pp

Nel ricostruire la vita del capo Cavallo Pazzo, il figlio del tuono e della grandine, che nel 1876 sconfisse il Settimo Cavalleggeri di Custer a Little Bighorn, Vittorio Zucconi ha scoperto molto più di un messia guerriero con una penna di falco rosso tra i capelli: ha incontrato la vita quotidiana, le donne, i bambini, gli amori, i riti e le disperazioni di quello che fu un magnifico popolo di liberi cacciatori: i Lakota Sioux delle Grandi Praterie.

Ne è uscito "Gli spiriti non dimenticano", un racconto struggente e meraviglioso, che nessun "viso pallido" potrà leggere senza un brivido di tenerezza e di vergogna.
E senza cadere alla fine, come l'autore stesso, sotto l'incantesimo di Cavallo Pazzo, lasciandosi trasportare in un'avventura di straordinaria, emozionante intensità.

Non è il solito libro storico scritto solo con date e cronache, ma cerca di fare partecipare il lettore a quello che è stato il periodo di Cavallo Pazzo e della sua guerra con i bianchi. Leggendolo ci si immedesima con Cavallo Pazzo e si riesce quasi a percepire come proprio il suo stato d'animo e la sua triste fine.



SUOR GIOVANNA DELLA CROCE. L'anima semplice
di Matilde Serao



,
Espulsa dal convento di clausura del suor Orsola Benincasa a causa di una legge statale, suor Giovanna, quasi sessantenne, è costretta a reintegrarsi "nel mondo" dopo circa quarant'anni di vita claustrale. 
Semplice e ingenua, sperimenta così povertà e umiliazioni, tra personaggi che vivono di espedienti, egoismi e furberie, nel ventre di una Napoli superbamente sordida, quanto pittoresca e indimenticabile.

martedì 5 novembre 2019

Recensione: LA SCOPERTA DELL'INTELLIGENZA di Elisabetta Cicciola



Un saggio molto interessante che si concentra sulle ricerche di Alfred Binet nell'ambito della psicologia sperimentale e sul percorso scientifico che l'hanno portato ad elaborare il suo fortunato test.



LA SCOPERTA DELL'INTELLIGENZA
Alfred Binet e la storia del primo test
di Elisabetta Cicciola

Fefè Editore
251 pp
15 euro
2019
Studioso eclettico e poliedrico, Alfred Binet  - da tutti riconosciuto quale il “padre” del primo test d’intelligenza - ha saputo incidere profondamente sulla psicologia sperimentale in maniera originale, imponendosi quale rappresentante francese, tra i più fedeli, dello sperimentalismo di laboratorio. 
Ma al centro del suo lavoro non c'è soltanto l'indagine di laboratorio, quanto soprattutto l'intenzione di indirizzare gli studi psicologici verso la necessità di educare i bambini "anormali" e inserirli in un processo di scolarizzazione.

Il presente volume ricostruisce e inserisce l’opera di Binet all'interno del contesto socio-politico francese fra Ottocento e Novecento, dandoci un chiaro ed essenziale quadro del rapporto fra scienza e società, nonché del mandato politico della psicologia scientifica nel periodo della sua fondazione. 

L'Autrice ci espone in maniera chiara e sintetica la formazione intellettuale di Binet, e apprendiamo come egli sia stato attratto da vari campi del sapere:

"Scienziato affermato, ma al contempo emarginato in patria dai suoi contemporanei, Binet mostrò, nella sua breve vita, una fertilità scientifica fuori dal comune. Si occupò ai più alti livelli di fisiologia, scienze naturali, biologia, embriologia, psicologia patologica, psicologia di laboratorio psicologia individuale e di applicazioni psicologiche in ambito pedagogico, criminologico, giudiziario, clinico; fu anche un drammaturgo".

Segue un capitolo sulle sue opere; Binet scrisse testi concernenti la memoria, la psicologia del bambino (compì diversi esperimenti sulle figlie, vòlti proprio a studiare l'intelligenza dai primi mesi di vita all'adolescenza), l'importanza dell'osservazione spontanea e sistematica.

Nella sua breve vita di studioso, Binet ha dovuto far fronte allo scetticismo di molti colleghi contemporanei...

"Binet era un outsider, sottovalutato dai suoi colleghi e considerato principalmente come uno psicologo di laboratorio - né medico né filosofo - e per di più con la creazione di uno strumento "psicologico", aveva definitivamente oltrepassato i territori da sempre colonizzati dai medici e dagli psichiatri".

...e a numerose critiche, come ad es. quelle relative all'accusa di "a-teoreticità", quando in realtà egli cercò sempre di collegare teoria e sperimentazione: 

"L'istruzione teorica è utile quando va a completare l'istruzione pratica".

Per arrivare alla creazione del primo test d'intelligenza, Binet è passato prima per la fondazione di una Psychologie Individuelle, che doveva concentrarsi sullo studio dei processi psicologici caratterizzanti il singolo individuo: individuare i processi psichici superiori (memoria, comprensione, attenzione, immaginazione, ecc...) permette di cogliere le differenze tra individui, tenendo conto anche dell'ambiente sociale.

Grande fu l'interesse del ricercatore per il bambino e infatti, da un certo momento in poi, i soggetti privilegiati delle sue ricerche furono proprio i bambini delle scuole elementari, di cui studiò e misurò le attitudini fisiche, intellettive e morali, giungendo a costruire scale divise per sesso ed età.

Ma prima di arrivare all'elaborazione della Scala metrica d'intelligenza, Binet andò alla ricerca dei "segni" dell'intelligenza nell'organismo fisico (craniometria, cefalometria, fisiognomica); sono gli anni in cui tanti studiosi ricercano una relazione tra misura del cranio e intelligenza, pensiamo a Galton, Broca, e altri che hanno condotto una serie di studi per sostenere con certezza che la craniologia fosse un sistema efficace per classificare la misura dell'intelligenza...

Del famoso test  messo a punto da Simon e Binet nel 1904, seguono due revisioni (1908, 1911), che perfezionano e migliorano di volta in volta la versione successiva.

Lo scopo dei due studiosi era realizzare un metodo di diagnosi differenziale, così di individuare il livello intellettivo dei bambini con insufficienze mentali; questi ultimi, a parere del ricercatore,  andavano inseriti nelle cosiddette "classi di perfezionamento", ma non per emarginarli e isolarli, bensì sempre con l'obiettivo di educarli, per farne soggetti il più possibile autosufficienti, inseriti nella società (professionalmente e socialmente), e mettendo inoltre i bambini "normali" in condizione di imparare ad essere solidali con i compagni in difficoltà.

Purtroppo però, soprattutto in America, il test d’intelligenza di Binet fu usato in modo errato, con un vero e proprio stravolgimento delle finalità per cui lo strumento nacque.
Ricordiamo in particolare i "danni" provocati da chi, come Goddard, sosteneva che la «debolezza mentale» seguisse la legge mendeliana dell’ereditarietà e che fosse causata da un singolo gene recessivo rispetto a quello che regolava l'intelligenza normale; arrivò a dichiarare che, per evitare quindi che i "deboli mentali" facessero figli come loro, si dovesse praticare un severo "controllo delle nascite"...
Nel contesto americano il test fu proposto in chiave innatista, quando invece il suo "fondatore" lo aveva pensato con lo scopo di rilevare le caratteristiche mentali dei bambini così da aiutarli, rieducarli, recuperarli, non stigmatizzarli e indicarli come esseri inferiori.

Il saggio di Elisabetta Cicciola espone in modo chiaro, minuzioso e con un linguaggio che sa essere accessibile pur restando preciso ed essenziale, la vita e le opere di uno studioso che, pur con i suoi limiti umani, ha saputo imporsi nel panorama psicologico internazionale, come uno studioso originale, che ha introdotto una prospettiva psicologica nella questione relativa all'educazione dei soggetti "anormali".
Un libro che ho trovato stimolante, esaustivo sia nella trattazione dell'argomento in oggetto che nell'esposizione del periodo storico, sociale e scientifico di riferimento.

Ringrazio l'Ufficio Stampa della Fefè Editore per l'invio della gradita copia-omaggio e ne consiglio la lattura in particolari a quanti sono appassionati di psicologia.
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