Quattro puntate sono state troppo poche: mi sarebbe piaciuto continuare a vivere più a lungo la tensione che viaggia e cresce sui binari di una storia drammatica ma in una maniera assurda, attraversata da un filo di umorismo nero e grottesco e proprio per questo capace di calamitare la mia attenzione in maniera quasi morbosa.
INSIDE MAN
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Regia: Steven Moffat
Cast: David Tennant, Stanley Tucci, Dolly Wells, Lydia West, Lyndsey Marsha, Atkins Estimond.
Harry Watling (D.Tennant) è lo stimato vicario di un piccolo paesino della periferia londinese,
sposato felicemente con Mary e padre di Ben.
Beth conosce Janice prima che accada tutto questo "patatrack"; le due diventano amiche, pur non sentendosi o vedendosi spessissimo; fatto sta che un giorno (e non uno qualsiasi, ma il giorno in cui tutto comincerà ad accadere) riceve dalla donna una foto poco chiara e molto strana, in cui Beth percepisce che qualcosa non va: e se Janice fosse in una situazione di pericolo e quella foto, inviata forse in fretta e furia, fosse una richiesta d'aiuto?
E qui entra in gioco Grieff: la tenace e intrepida giornalista decide di rivolgersi a quel famoso omicida che aspetta la morte in Arizona e di cui si vocifera che aiuti, con il suo intelletto sopraffino e il suo intuito infallibile, chi gli chiede aiuto per risolvere casi misteriosi e per i quali si vaga in un vicolo cieco.
In questa storia ci sono un detenuto nel braccio della morte in una prigione in Arizona, una giovane giornalista britannica, una donna scomparsa e un prete che ci tiene tanto a mantenere la propria facciata di "servo di Dio" irreprensibile.
No, tranquilli, non è una barzelletta di Iva Zanicchi, quindi niente sfumature hot 😁
Il detenuto è Jefferson Grieff (S. Tucci), professore di criminologia che attende l'esecuzione della propria condanna a morte: è dentro per aver commesso un efferato omicidio ed essersi accanito sul cadavere nascondendone una parte...
Insomma, un tipo tranquillo, ecco.
Però è intelligentissimo, va detto: ha un acume invidiabile, un intuito formidabile, sa manipolare le conversazioni e ottenere scaltramente le risposte e le informazioni che vuole, senza che l'interlocutore riesca ad evitarlo; sempre pacato e impassibile, sembra che nessuna provocazione riesca a scuoterlo o anche solo ad innervosirlo; ha una buona memoria ma giustamente si fa aiutare da "un supporto esterno", costituito da un altro carcerato, Dillon Kempton che, aspettando anch'egli il proprio giorno del giudizio su questa terra, occupa la cella accanto al dottore, trascorrendo il tempo con lui in singolari chiacchierate.
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Nonostante sia un omicida impenitente e freddo, l'intelligenza di Jefferson desta non poche ammirazioni e attenzioni; ammirato ne è, ad es., il direttore del carcere, e per quanto riguarda le attenzioni, il condannato a morte costantemente riceve richieste di aiuto da gente che ha un qualche dilemma (scomparse, omicidi irrisolti...) da proporgli e che finora nessuno è riuscito a risolvere.
Janice Fife (D. Wells) è una donna riservata e perbene che frequenta la casa del reverendo per dare ripetizioni di matematica al di lui figliuolo adolescente, Ben; i due hanno un bel rapporto, basato sulla fiducia. Nonostante le ritrosie iniziali del ragazzo verso questa estranea, a lungo andare con la comprensiva e simpatica Janice studiare è diventato piacevole e per nulla noioso.
Janice potrebbe sembrare, a un occhio superficiale, una scialba zitella che ha superato i 40, senza partner e senza figli, magari un tantino bigotta o bisbetica, invece è brillante, perspicace, determinata, acuta osservatrice e, all'occorrenza, furba. E non poco.
Janice potrebbe sembrare, a un occhio superficiale, una scialba zitella che ha superato i 40, senza partner e senza figli, magari un tantino bigotta o bisbetica, invece è brillante, perspicace, determinata, acuta osservatrice e, all'occorrenza, furba. E non poco.
Harry Watling (D.Tennant) è lo stimato vicario di un piccolo paesino della periferia londinese,
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sposato felicemente con Mary e padre di Ben.
Non è propriamente un "figo da paura" ma piace alle signore che frequentano la parrocchia e qualcuna arriva a dargli l'appellativo giulivo di "prete sexy".
Il religioso non è di quelli "vecchio stampo" ma, anzi, è giovanile nei modi e nel linguaggio e sembra sprizzare simpatia da tutti i pori; a fargli da sagrestano c'è un giovanotto con non pochi problemi di natura psichica ed emotiva, con alle spalle tentativi di suicidi, una madre super bigotta e incredibilmente oppressiva verso questo figlio tenuto costantemente sotto controllo, e un viziaccio che sarà alla base di tutto ciò che accadrà: il ragazzo, infatti, ha l'abitudine di visionare e conservare materiale pornografico.
Un giorno, per salvarlo dai pasticci e dagli aspri rimproveri materni, Harry decide di prendere la pennetta del giovanotto (su cui c'è il materiale sporcaccione) e di nasconderla a casa propria.
Purtroppo, i video lì memorizzati vengono visti, per sbaglio, da Janice...: da quel momento nulla sarà più come prima in quanto si creerà una catena di equivoci, errori madornali, litigi, decisioni assurde... che scombinerà la vita di tutti i personaggi coinvolti.
Janice, infatti, sconvolta per il contenuto del materiale sulla chiavetta (che lei crede sia di Ben e invece è del sagrestano con i problemi), che non è "semplicemente" pornografico, ma anche pedo-, vuol fare ciò che lei ritiene giusto, per la morale e per la legge: denunciare Ben e, in questo modo, aiutarlo anche a rendersi conto della pericolosa e criminale deriva che sta prendendo.
Ma Harry non può permetterlo, per due ordini di ragioni: 1. il materiale non è di Ben e non è giusto che il ragazzo paghi per ciò che non ha commesso! 2. Il prete non può dire di chi sia la pen drive perché è la sua tonaca a impedirglielo: è una questione di rispetto per l'anima disgraziata che gliel'ha data supplicandolo di tenerla con sé e "coprirlo" (va detto che Harry non aveva un'idea precisa di che tipo di immagini e video ci fossero...)! Il colpevole è già pieno di problemi..., se lui lo "tradisse" per quello sciagurato sarebbe la fine.
La situazione precipita.
Cercate di immaginarvela: un uomo (prete, marito, padre) vuol salvare capra e cavoli, vuol cercare di non far incriminare ingiustamente il figlio e, al contempo, salvaguardare il "vero colpevole", e in tutto questo deve convincere una donna retta e devota a non andare alla polizia a fare denunce basate su false congetture.
Cosa fareste voi, se foste Harry?
Cerchereste di convincere con dolcezza Janice della bontà e giustezza delle vostre ragioni? E se lei non volesse ascoltarvi o credervi, tenacemente convinta che sia giustissimo denunciare Ben per pedopornografia?
Il prete è disperato e quando si è in preda alla disperazione, si rischia di compiere azioni e scelte che, in condizioni di lucidità e tranquillità, non solo non si farebbero ma si riterrebbe abominevole anche solo il pensare di commetterle!!
Eppure è proprio questa la strada presa da Harry: una sequela di azioni e decisioni irrazionali, alcune sceme, altre proprio folli e senza logica, e soprattutto pericolose, criminali, che innescheranno un effetto domino imprevedibile e non governabile, dando spazio al verificarsi di una serie di eventi e situazioni paradossali.
Si andrà di male in peggio e ovviamente il prete si vedrà costretto, suo malgrado, a coinvolgere la moglie Mary, e questo non farà che ingarbugliare ancor di più i fili di questa trama già contorta.
Manca un personaggio, dei quattro iniziali, che non ho ancora menzionato e che ha il suo ruolo importante nella storia: la giornalista Beth Davenport (L. West).
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Come mai? Cosa sta cercando di farle capire Janice con quel bizzarro messaggio senza testo ma con solo un'indefinibile e sgranata fotografia?
E qui entra in gioco Grieff: la tenace e intrepida giornalista decide di rivolgersi a quel famoso omicida che aspetta la morte in Arizona e di cui si vocifera che aiuti, con il suo intelletto sopraffino e il suo intuito infallibile, chi gli chiede aiuto per risolvere casi misteriosi e per i quali si vaga in un vicolo cieco.
Ma Jefferson è un omicida capriccioso: ok, sarà pure in attesa di essere ammazzato per le nefandezze compiute, ma ha comunque i suoi principi e la sua "etica"; è vero, è disposto a risolvere i casi altrui ma essi devono rispondere a una conditio sine qua non: la moralità.
Chi gli fa richiesta dev'essere spinto da ragioni di tipo morale, da altruismo, empatia, desiderio di soccorrere chi è in difficoltà.
Insomma, non aiuta chiunque il caro Grieff.
Come valuterà le ragioni di Beth? L'aiuterà a far chiarezza su cosa sia accaduto a Janice?
Come valuterà le ragioni di Beth? L'aiuterà a far chiarezza su cosa sia accaduto a Janice?
Io mi fermo qui perché la serie è brevissima e, se la iniziate, la finite in un niente e non solo perché sono quattro episodi, ma perché "vi prende", in quanto la narrazione si basa tutta sulle scelte drammatiche e stupide fatte dal prete, che si ritrova in una spirale in cui non saprà come agire se non continuando a sbagliare e a impelagarsi sempre più in una gabbia di errori che potrebbero costar cari non soltanto a lui, ma anche alle persone che lui stesso voleva proteggere.
Si guarda la serie chiedendosi cosa avremmo fatto noi al posto dei personaggi, con la speranza ovviamente che ci saremmo comportati in modo più intelligente e sensato.
Ma chi può dirlo con certezza?
Harry ci ricorda in modo evidente un principio che in fondo è noto a tutti: l'abito non fa il monaco. Non basta un colletto bianco a qualificare una persona, a guidarne le decisioni e la moralità, a preservarlo da certi passi falsi in cui una persona di fede non dovrebbe incorrere (o meno facilmente, se vogliamo); ma la verità è che quando ci si sente in pericolo, quando si vede minacciata la serenità della propria famiglia, si rischia di tirar fuori un lato di sé che neppure si pensava di possedere e, quando emerge, la persona ne resta, lei per prima!, oltremodo spaventata e confusa.
Tanto da dare il via a comportamenti terribili, che non fanno onore.
Il prete, quindi, ci sembra davvero il più assurdo di tutti, quello a cui spesso ci verrebbe da dire: "Ma che cavolo stai facendo??".
Janice non figuratevela come la povera disgraziata in balia di una mina vagante e impazzita, perché è scaltra, ci sa fare con la dialettica e ha una finezza psicologica da far concorrenza al nostro criminologo.
Per quanto riguarda lui, non possiamo non sorridere davanti a quell'aria compassata, placida, al suo cinismo nel raccontare qualche macabro particolare del delitto che lo porterà alla morte e che, se da una parte ci fa innervosire, dall'altra ha un che di irresistibile e strappa pure sorrisi stupiti.
C'è del geniale in questa serie e personalmente l'ho guardata con molto interesse, col desiderio di scoprire di volta in volta l'evoluzione di ogni situazione, quali balzane idee affioravano nelle mente confusa del prete e quali sagaci interpretazioni e indicazioni dava il criminologo dalla sua celletta.
Questi è in pratica l'esatto opposto del prete perché mentre Harry non accetta di avere in sé una parte oscura e di poter quindi essere capace di commettere brutte azioni, Grieff è assolutamente cosciente di essere un assassino spietato, non vuole essere assolto e sa di meritare la condanna inflittagli.
Nel suo essere così bizzarra e ai limiti dell'incredibile, questa serie mette lo spettatore davanti ad una incontrovertibile verità: ogni uomo è capace di compiere azioni malvagie se si ritrova in situazioni fuori dall'ordinario, in grado di metterne in crisi ogni certezza e quei principi di vita da sempre ritenuti saldi.
"Lo siamo tutti. Ci sono momenti che rendono assassini tutti noi.
Non siamo mostri in gabbie che vanno osservati, giudicati, raccontati come se fossimo un'altra specie: siamo l'uomo comune in una brutta giornata.
Si possono aprire voragini nelle vite più ordinarie e inghiottire chiunque.
Nessuno è al sicuro della sue azioni peggiori."
Davvero una serie bella, che tiene incollati fino alla fine. La consiglio e spero ci sia la seconda stagione!
La serie è talmente lacunosa che si stenta a credere come sia stato possibile mettere in scena 4 episodi per poi lasciare delle voragini narrative di tale portata. Ad esempio, una su tutte, quando Grieff dirotta a suo piacimento le ricerche della testa della sua ex moglie a casa del prete, nessuno si chiede come sia stato possibile per un uomo portare dall'America all'Inghilterra la testa mozzata di un cadavere per poi "nasconderla" dentro casa di uno sconosciuto con il quale non aveva uno straccio di correlazione. Stiamo parlando di un direttore del braccio della morte di un carcere statunitense e del padre della moglie di Grieff, che non sembra proprio l'ultimo degli sprovveduti visto che le sue azioni potrebbero essere di grande interesse per L'FBI, che sembra non aspettare altro che l'uomo commetta un passo falso. I due, il direttore e il padre della moglie, hanno persino un confronto su questa nuova e tanto attesa rivelazione di Grieff, ma si interrogano semplicemente su quanto possa essere attendibile quel detenuto bugiardo e malandrino, quasi ridendone sotto i baffi. Pertanto inviano, senza porsi alcuna ragionevole quanto doverosa domanda, quella che sembra la Banda Bassotti, direttamente nella cantina del prete che arriva nell'istante perfetto per salvare la malcapitata insegnante di matematica. Un tempismo tale generato solo da una banalissima intuizione è troppo per chiunque.
RispondiEliminaLa trama tiene effettivamente incollato lo spettatore alla visione, ma solo perché ci si chiede fino a che punto possa arrivare la fiera dell'assurdo. Domanda che rimane senza risposta, come tante altre, decisamente troppe, perché la serie possa mantenere uno straccio di credibilità.
Ciao, grazie per il tuo articolato commento, sicuramente le lacune che rilevi hanno il loro senso.
EliminaForse ricordo male,ma credo ci sarà un' altra stagione, controllerò (. ❛ ᴗ ❛.)
Guarda, io l' ho seguita con interesse e Devo dire che passavo da una puntata alla successiva con non poca curiosità. Anzi, quasi mi è dispiaciuto che fossero solo 4 puntate 😀 mi è capitato di consigliarla e fortunatamente è piaciuta 😅
Ciao