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martedì 17 dicembre 2024

PER UN'ORA D'AMORE di Piergiorgio Pulixi [ RECENSIONE ]



Una donna, di origine sarda ma emigrata a Milano assieme al figlioletto di due anni, viene ritrovata cadavere in circostanze inquietanti, con indosso un abito da sposa.
Il caso viene preso a cuore da Bepi Pavan, che coinvolge il vicequestore Vito Strega e la preziosa poliziotta Eva Croce: i tre si buttano a capofitto in un'indagine che si rivela, sin dal primo momento, complicata e legata a feroci e sempre più frequenti episodi di violenza contro le donne; parallelamente, in Sardegna l'efficientissima Mara Rais - che non ha affatto mandato giù il comportamento poco corretto di Strega nel corso delle indagini sull'omicidio di Maria Stella Coga - dà il suo indispensabile contributo alla soluzione del caso.


PER UN'ORA D'AMORE 
di Piergiorgio Pulixi



Rizzoli
336 pp
Nessun genitore dovrebbe mai seppellire un figlio; è contro natura ed è uno strazio indicibile sopravvivere alla morte dei propri figli.

È così - straziato e lacerato - che si sente Italo, un anziano signore sardo che ha dovuto lasciare la propria terra per venire a stare nella grande e piovigginosa Milano per prendersi cura del nipotino di due anni, Filippo ("Pippo"), rimasto orfano da quando, otto mesi prima, è morta Maria Donata, figlia di Italo e mamma del piccolo.

La donna è stata uccisa, ritrovata con addosso un abito da sposa che non le apparteneva.
Chi è stato il mostro che le ha tolto la vita e perché l'ha fatto?

Italo non si può rassegnare alla morte così tragica e spaventosa della propria amata figliola ed è intenzionato a scoprire cosa possa esserle accaduto. 
Purtroppo, dopo otto mesi di indagini infruttuose, l’omicidio rischia di diventare uno dei tanti cold case che vengono archiviati e restano senza soluzione.

Ma Italo non si arrende e così decide di rivolgersi al brillante criminologo Vito Strega. 

La prima persona con cui Italo riesce a comunicare e a raccontargli dell'omicidio della figlia è Bepi Pavan, che sente verso quell'uomo anziano un'empatia speciale, cosa che lo induce immediatamente a prendere a cuore le indagini, sottoponendole all'attenzione di Strega, che a sua volta coinvolge Eva.

Cominciando a indagare e a raccogliere informazioni sulla vita privata di Maria Donata, i tre capiscono che per arrivare a individuare chi l'ha voluta morta e perché, non possono restare a Milano, ma devono allargare le ricerche fino in Sardegna, là dove Maria Donata è vissuta, dove ha avuto relazioni, legami d'amicizia e di lavoro, così da inquadrare meglio la sua vita e le persone con cui ha avuto a che fare.

In pratica, devono coinvolgere la burbera e incavolatissima Mara Rais perché faccia le proprie ricerche sull'isola e, come sempre, Mara riesce ad essere incisiva e a scoprire dettagli importantissimi sul passato della vittima.

Ma il caso di Maria Donata, purtroppo, non è qualcosa di isolato, nel senso che già dai primi accertamenti, Vito e la sua squadra devono fare i conti con una triste realtà: questo omicidio si inserisce in una serie di femminicidi e aggressioni alle donne che sta scuotendo la città già da un po'; un disegno criminale più ampio e oscuro, nel quale nessuna donna sembra essere al sicuro. 

Accanto alla storia della "sposa", ci sono altre storie di donne brutalmente aggredite da uomini che, evidentemente, le pedinano e le controllano per diverso tempo prima di passare vigliaccamente all'attacco.

E chissà come mai, i principali sospettati hanno sempre degli alibi incrollabili, perfetti. Troppo perfetti, tanto da sembrare costruiti ad hoc.

Il contesto criminale nel quale man mano Vito si trova a doversi muovere è "sommerso", difficile da individuare, afferrare, e coloro che sono invischiati in questi crimini sono furbi e ben organizzati, oltre che accomunati e motivati da una concezione bieca, violenta e maschilista della donna.


Sullo sfondo di una Milano crepuscolare, violenta e indifferente, spazzata dalla pioggia e dal vento, si consumano crimini legati alla violenza di genere, vendette di uomini frustrati e arrabbiati con le donne, incattiviti all'idea che esse siano libere, vincenti, che ricoprano ruoli di rilievo al lavoro, che possano rifarsi una vita dopo una storia finita.

Come sempre nei suoi noir, anche in questo Pulixi racconta una storia che non è "semplicemente" un caso di omicidio da risolvere, non ci sono solo assassini da acciuffare: è prima di tutto il tratteggio di diversi drammi umani, di tragedie famigliari, che richiedono, da parte di Strega, Croce e Pavan, una grande sensibilità e dolcezza.

Ognuno dei poliziotti ha il proprio vissuto, ha le proprie cicatrici, un passato denso di fantasmi da cui cercano di fuggire,e i casi che cercano di risolvere li mettono inevitabilmente faccia a faccia con ciò che sono e con ciò che li tormenta.

Eva Croce ha un matrimonio fallito alle spalle e un dolore immenso e inguaribile, che l'avvicina a Italo e al dolce Pippo.

Bepi rivede in quell'anziano minuto nel fisico, ma solido nell'animo e nel cuore, quel padre con cui non si è lasciato troppo bene, prima che questi morisse.

Rais ha le sue preoccupazioni con una figlia preadolescente che già si comporta come un'adolescente, e inoltre ha la sua bella dose di rancore e rabbia verso Strega, che ancora non riesce a smaltire.

Vito Strega ha quel continuo e disturbante "canto degli innocenti" che lo perseguita, che occupa la sua mente, che disturba i suoi sogni, che sempre più spesso non gli dà tregua.
Egli è consapevole di come sia necessario che nessuno - a parte il suo amico psichiatra, che lo conosce da quand'era un bambino impaurito e traumatizzato - debba mai venire a sapere di queste "voci", perché potrebbero costargli la carriera in polizia.

Eppure, Vito non può ignorare una cosa fondamentale: qualcun altro sa.
Qualcuno che lo sta controllando, che lo tiene sotto scacco, che forse è pronto a ricattarlo.
Una donna senza volto e senza nome, una stalker che lo odia.
Ma chi è? E perché ce l'ha con lui?

A questa domanda ci verrà data risposta proprio alla fine del romanzo che, come accade sempre con Pulixi, ci riserva sorprese e colpi di scena; il finale è aperto e si intuisce che ci sarà un seguito.

Apprezzo sempre la struttura del libro - il susseguirsi dei cambi di scena, luoghi e personaggi, che creano dinamicità e, essendo i capitoli relativamente brevi, non mettono in confusione il lettore, anzi, gli permettono di tenere sott'occhio i vari sviluppi delle vicende senza perdere di vista nessun intreccio e personaggio importante.
Mi piacciono le tematiche - femminicidio, violenza contro le donne, traumi personali e famigliari -, il tratteggio approfondito dei personaggi principali, che sono bravi nel loro lavoro non solo perché intelligenti, attenti, professionali, ma soprattutto perché profondamente umani, fragili, sensibili, capaci di mettersi nei panni dei parenti delle vittime e desiderosi di dar loro un minimo di giustizia.

Graditissimi i momenti intrisi di ironia e umorismo, legati in particolare alle scaramucce verbali tra la poliziotta col chiodo e Dr Martens (Eva Croce) e la collega con le Louboutin e gli abiti alla moda (Mara Rais), alla gigantessa Clara Pontecorvo, con le sue disavventure amorose, e a Bepi con la sua battaglia contro la propria ciccia (e forse ci siamo, stavolta).

Ho ascoltato Per un'ora d'amore dalla voce di Michele Maggiore e mi è piaciuto il suo modo di leggere e interpretare.
Un noir appassionante, con una trama molto ben costruita, che piacerà ai fan di Strega & co.


Romanzi della serie in cui compaiono Rais, Croce e Strega:

  1. L'ISOLA DELLE ANIME
  2. UN COLPO AL CUORE
  3. LA SETTIMA LUNA
  4. STELLA DI MARE

sabato 14 dicembre 2024

UN GIRO IN LIBRERIA


Stamattina sono andata in libreria per acquistare dei regali alle mie nipotine.

Ve li mostro 😍





Per la più grande delle bambine (11 anni e mezzo) ho pensato a ANNA FRANK - DIARIO in versione graphic novel (Einaudi).

Il 12 giugno 1942, per il suo tredicesimo compleanno, Anne Frank riceve in regalo un diario. In quelle pagine l'indicibile orrore della persecuzione e della deportazione del popolo ebraico assume una dimensione quotidiana e insieme universale attraverso lo sguardo di una tredicenne ironica, vivace e profonda, animata da una grande voglia di vivere.

 Oggi, grazie allo sceneggiatore e regista Ari Folman (vincitore del Golden Globe per Valzer con Bashir ) e all'illustratore David Polonsky, le parole di Anne si trasformano in una forma nuova che, però, ne mantiene intatto lo spirito. 
Anne da grande s'immaginava giornalista e scrittrice, e nel racconto per immagini emerge, con toccante chiarezza, la sua capacità di restituire la propria esistenza, ordinaria eppure straordinaria, grazie alla precisione dei dettagli: uno sguardo rubato tra i banchi di scuola, le piccole rivalità con una sorella apparentemente perfetta, il gesto amorevole di un padre in una notte in cui la paura toglie il sonno.


 Alla nipote di mezzo (9 anni) regalerò PICCOLE DONNE di Louise May Alcott (Gribaudo ed.).

Poco prima di Natale le quattro sorelle Meg, Jo, Beth ed Amy ricevono una lettera dal padre, impegnato al fronte per la guerra di secessione. Le ragazze si stringono intorno alla madre, preoccupata per la sorte del marito, e si impegnano a fare il possibile per avere la meglio sulle avversità, dovute anche alla povertà in cui si trova la famiglia. La riflessiva Meg, l'anticonformista Jo, la dolce Beth e la vanitosa Amy impareranno, così, ad affrontare la vita, superando situazioni difficili e prove dolorose. 
Ognuna di loro, con i propri pregi e difetti, vivrà la trasformazione da fanciulla a donna, in un affresco famigliare ricco di valori positivi quali la solidarietà, il coraggio, lo spirito di sacrificio, la generosità. 

La copertina pieghevole si trasforma nel poster del club delle amiche-sorelle.



Per la nipotina di 8 anni, ho pensato a IL PICCOLO PRINCIPE di Antoine de Saint-Exupéry. (Bompiani).

Una "panne" di motore — un aviatore scende dal cielo in pieno deserto: sabbia, solitudine, e, sopra il suo capo, le stelle... Ma, a un tratto, una voce: «Mi disegni, per favore, una pecora?» Di dove viene? Chi parla? Cosa significa quella strana domanda? È un minuscolo ragazzo, il Piccolo Principe, che vaga per gli spazi; è il più meraviglioso, impensato e umano compagno; la più deliziosa creatura che spirito di poeta abbia inventato. 
E chi narra la sua storia è il pilota poeta, il cantore delle nuove gesta dell’uomo nel cielo, che, con inimitabile grazia di poesia, ha, tra una guerra e l’altra, dato nei suoi libri alla Francia una serie di opere indimenticabili. 

«Il Piccolo Principe» è un capolavoro della letteratura infantile, che si rivolge a piccoli e a grandi, e sa trovare un linguaggio immortale. 
Volume di 128 pagine, illustrato con 10 tavole f.t. a colori.



Che ne pensate?

Spero che le bimbe saranno contente di ricevere un libro 🙏🏻❤️

lunedì 9 dicembre 2024

CAMBIARE L'ACQUA AI FIORI di Valérie Perrin [ RECENSIONE ]



Un romanzo intenso, ricco di storie dentro storie, di personaggi femminili e maschili che prendono vita tra queste pagine ed emozionano il lettore con le loro fragilità e i loro errori, con le loro passioni e con quella capacità di amare follemente che fa sentire vivi; pezzi di umanità raccolti tra le lacrime, tra i ricordi, ali rimpianti, le timide ma necessarie speranze.
Un inno alla vita, all'amore che supera il dolore e la paura della morte, alle cose semplici ed essenziali, al tempo che passa e all'amore che resta. 


CAMBIARE L'ACQUA AI FIORI
di Valérie Perrin



Ed. E/O
trad. V. Bracci Testasecca
480 pp
"Mi chiamo Violette Toussaint. Facevo la guardiana di passaggio a livello, ora faccio la guardiana di cimitero. Assaporo la vita, la bevo a piccoli sorsi, come un tè al gelsomino con un po’ di miele. E la sera, quando il cancello del cimitero è chiuso e la chiave appesa alla porta del bagno, sono in paradiso."


Con queste parole si presenta Violette Toussaint, protagonista di questo romanzo che, partendo da lei, dal suo presente, si arricchisce delle storie di altri personaggi che, in un modo o nell'altro, sono collegati alla stessa Violette. 

Orfana, cresciuta in un istituto per bambini come lei - abbandonati -. Violette Trenet si sposa giovanissima, a soli 18 anni, sperando di trovare rifugio, un amore, una casa, in un matrimonio che le regalerà più dolore, solitudine, umiliazioni, smarrimento.. che gioie.

Il marito è Philippe Toussaint, più grande di lei di dieci anni: biondo, riccio, bello, alto e aitante, di Philippe non ci si può non innamorare ed infatti l'uomo è pieno di donne che lo adorano, che lo desiderano e si concedono a lui con ardore e senza riserve.
La stessa Violette ama quel corpo dal quale prende quelle briciole di attenzioni di cui ha tanto bisogno; l'amore, quello no, è a senso unico.
Violette è innamorata del suo bellissimo e sfuggente marito, ma lo vede come lui la tratta e la guarda: per Philippe, la sua giovane mogliettina è una ragazzetta sciocchina, analfabeta, un corpo sinuoso che gli riscalda il letto, una mogliettina premurosa che cucina, lava, stira e, soprattutto, lavora al posto suo.

Sì, perché di Philippe è chiaro che gli piaccia andare a donne, ritrovarsi con gli amici a sbevazzare e a fare orge, giocare ore ai videogiochi.
Lavorare no, non ha mai lavorato un giorno nella sua vita.
Tanto c'è sempre stata la laboriosa Violette a farlo, quando alzavano e abbassavano la sbarra del passaggio a livello e dopo, nel cimitero di Brancion-en-Chalon, una cittadina della Borgogna, in qualità di guardiani di quel giardino in cui riposano coloro che non attraversano più le strade di questo nostro incasinato mondo.

La storia principale parte dal presente, collocato nel 2017, per poi tornare indietro costantemente in diversi anni, tutti cruciali nella narrazione e comprensione degli innumerevoli eventi che riguardano soprattutto Violette, ma non solo lei.


Nel 2017 la nostra Violette è una donna ancora molto bella e affascinante, con uno sguardo aperto e sincero, un modo di accogliere le persone sereno e generoso, una gentilezza squisita e attraente che la rende amabile agli occhi di chiunque varchi la soglia della sua casetta, trovando tra quelle mura un paio di orecchie pronte ad ascoltare e un caffè caldo o un cordiale.

Eppure Violette è sola perché suo marito l'ha abbandonata dieci anni prima, poco dopo essersi trasferiti al cimitero.
È morto? Gli è accaduto qualcosa?

Violette non ne ha idea; certo, Philippe era solito prendere la moto e andarsene via di casa per giorni, senza curarsi di dare notizie di sé e tornando all'improvviso, avvolto di indifferenza e aria da sufficienza, di chi non deve rendere conto di nulla e a nessuno.
Nel corso di dieci anni, Violette ha denunciato la sua scomparsa e ha cercato di scoprire che ne è stato del coniuge, ma niente: volatilizzato.

Ma un giorno tutto comincia a cambiare e una piccola crepa si crea nella fortezza nella quale Violette vive da anni in serenità, seguendo i ritmi di un'abitudinarietà confortante.

Un giorno un poliziotto di nome Julien Seul, arrivato da Marsiglia, si presenta con una strana richiesta: sua madre (Irène Fayolle), recentemente scomparsa, ha espresso la volontà di essere sepolta in quel lontano paesino nella tomba di uno sconosciuto signore del posto (un certo avvocato, Gabriel Prudent).

Da figlio, Julien trova tale richiesta assurda, immotivata e incomprensibile: chi è stato questo Gabriel per sua madre? L'amante? Perché ha voluto addirittura passare con lui l'eternità invece che con suo padre?

Conosceremo, quindi, la storia di Irène attraverso il suo diario, che Julien ritrova e che legge per poter conoscere davvero e intimamente quella mamma che ha custodito un segreto per anni.

Ma non porta con sé solo questo, Julien: attratto dalla bella guardiana del cimitero (che a sua volta non è insensibile al fascino del poliziotto), saputo che  ella è sposata ma che del marito non ci sono notizie da anni, decide autonomamente di indagare, di scoprire che ne è stato di Philippe Touissant.

E in poco tempo, e senza neanche incontrare grosse difficoltà, scopre dov'è.

Perché Philippe non è morto, affatto: vive in un paese non lontano da Brancion e, dal momento in cui Violette apprende, con stupore, questa triste verità (è stata semplicemente abbandonata, come una scarpa vecchia e inutilizzabile), le cose prenderanno una piega inattesa e il lettore conoscerà gradualmente il passato e il presente di tutti i personaggi coinvolti e dei loro legami con persone vive e morte.

Come vi dicevo, in questo romanzo non v'è solo un filone narrativo: 

  • c'è quello principale, che è costituito dalla vita di Violette, dal suo passato, quindi il rapporto con Philippe, con i suoceri, la sua personalità solare e la sua fame di imparare e migliorarsi soffocate da un uomo arido ed egoista; apprendiamo che c'è una figlia, Lèonine. E su di lei non aggiungo altro.
        Conosceremo persone che, nella vita di Violette, sono state un balsamo sulle ferite                 dell'anima, che l'hanno aiutata a non avvizzire dentro e a rinascere.

  • c'è la parte relativa a Irène, la madre di Julien; anche se le sue vicende sentimentali potrebbero sembrare collaterali ed estranee al vissuto di Violette, il racconto del suo amore proibito avrà la sua "utilità" per la protagonista.
  • c'è spazio per lo stesso Philippe.
L'uomo non "fa simpatia" per come tratta la moglie, per il suo maledetto narcisismo, che lo porta a mettersi sempre al centro e al di sopra di tutto e tutti, trascurando Violette, che l'ama sinceramente.
Ma anche dietro questo personaggio "negativo" c'è un vissuto: c'è un cuore, ci sono delle fragilità, una valanga di errori e di rimpianti, di scelte sbagliate, di paure, di tentativi di arrivare alla verità per cercare la causa di un dolore immenso, con la speranza di ottenere se non pace, almeno vendetta.

  • e ci sono altre piccole storie, che si soffermano su personaggi secondari ma che hanno la loro importanza nello sviluppo degli avvenimenti.

Cambiare l'acqua ai fiori è un romanzo denso, pieno di eventi, fatti, persone, relazioni, lacrime, dolore, tradimenti.
È un romanzo che viaggia sul doppio binario della vita e della morte, del passato e del presente, delle gioie e del dolore, della speranza e della disperazione, del tradimento e della fiducia.

Con una penna molto coinvolgente, incredibilmente scorrevole e intensa, evocativa, intrisa di pathos, capace di emozionare, di tenere il lettore incollato alle pagine, Perrin ha dato vita ad una trama ricca di sotto trame e ciascuna è appassionante, perché ci sfila sotto gli occhi una galleria di esseri umani piccoli, deboli, fallaci, egoisti, generosi, sprezzanti, umili, bugiardi, leali, pieni di amore, di passione, di risentimento, di paura, di cicatrici che non si chiuderanno mai. 
Qualcuno perderà la voglia e la motivazione a vivere, qualcun altro la conserverà o la ritroverà, e quale luogo più fortemente simbolico di un cimitero per riflettere su quanto la vita - imprevedibile, crudele, unica - possa togliere, donare, chiedere in cambio e restituire?

Il tratteggio dei personaggi (sia principali che secondari) è perfetto, esauriente e convincente; belle le citazioni che aprono ogni capitolo; i salti temporali e narrativi (da un personaggio all'altro) non solo non infastidiscono ma sono ciò che tiene viva l'attenzione del lettore, che beve e assimila avidamente ogni colpo di scena, che sente attaccata su di sé ogni emozione, che coltiva speranze e trattiene non poche lacrime.

Credo che dalle mie parole si capisca che ho amato questo romanzo, ascoltato dalla voce della brava Michela Cescon.

Consigliato a chi desidera una lettura emozionante e scritta molto bene.


Alcune citazioni

"Il mio presente è un dono del cielo. Me lo dico ogni mattina appena apro gli occhi.
Sono stata molto infelice, addirittura annientata, inesistente, svuotata. Sono stata come i miei vicini, ma in peggio. Le mie funzioni vitali continuavano, ma senza me dentro, senza la mia anima, che a quanto pare, a prescindere da che uno sia grasso o magro, alto o basso, giovane o vecchio, pesa ventuno grammi.
Ma siccome l’infelicità non mi è mai piaciuta ho deciso che non sarebbe durata. La sfortuna deve pur finire, prima o poi."

"È un lusso essere proprietari del proprio tempo, lo ritengo uno dei più grandi lussi che l’essere umano possa concedersi."

"C’è qualcosa di più forte della morte, ed è la presenza degli assenti nella memoria dei vivi."

"Perché si va verso certi libri come si va verso certe persone? Perché siamo attratti da determinate copertine come lo siamo da uno sguardo, da una voce che ci sembra conosciuta, già sentita, una voce che ci distoglie dal nostro percorso, ci fa alzare gli occhi, attira la nostra attenzione e cambierà forse il corso della nostra esistenza?"

"La mancanza, il dolore, l’impossibilità di sopportare possono far vivere e sentire cose che vanno al di là di ogni immaginazione. Quando qualcuno è andato, è andato. Tranne che nella mente di chi rimane, e la mente di un unico uomo è ben più grande dell’universo."

"Amore è conoscere qualcuno che ti dà notizie di te".

"In fondo i ricordi sono grandi vacanze, spiagge private."

"Perché il tempo che passa
Ci scruta e poi ci spezza
Perché non resti con me
Perché te ne vai
Perché la vita e le barche
Che vanno sull’acqua hanno le ali..."

«L’edera soffoca gli alberi, Violette, non dimenticare mai di tagliarla, mai. Appena i pensieri ti portano verso le tenebre prendi la cesoia e taglia via la tristezza».

"Sarai per sempre tutti i miei amori, il primo, il secondo, il decimo e l’ultimo. Sarai per sempre i miei ricordi più belli, le mie grandi speranze."

"Le foglie morte si raccolgono a palate, i ricordi e i rimpianti anche".

"Sento la tua voce in tutti i rumori del mondo".

"Se ogni volta che penso a te spuntasse un fiore, la terra sarebbe un immenso giardino".


domenica 8 dicembre 2024

CARAVAGGIO, TRA FILM E FUMETTO

 

Caravaggio è sicuramente uno degli artisti che più amo.

Tempo fa vidi il film con Scamarcio, L'ombra di Caravaggio, e lo apprezzai molto; ieri, invece, ho letto la bella graphic novel di Milo Manara, Caravaggio (Panini, 116 pp., LINK).


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Tanto il film quanto il fumetto ci raccontano di come Michelangelo Merisi, detto Caravaggio (1571-1610), fosse un genio dall'animo ribelle, e come questo suo essere fuori dal coro e dalle convenzioni si manifestasse nella vita e nella sua arte. 

Caravaggio era uno spirito inquieto, tormentato, e nelle sue meravigliose opere d'arte tirava fuori tanto i propri tormenti quanto la creatività esplosiva che lo caratterizzavano; egli amava dipingere scene, personaggi, azioni e sentimenti propri della vita reale, quotidiana, quella tipica della gente semplice - il popolo -, dei poveri, degli affamati, degli straccioni, delle prostitute e dei vagabondi.
E sceglieva questo tipo di persone come modelli da raffigurare, anche quando si trattava di soggetti sacri e di creare quadri ed opere grandiose su commissione da parte di figure religiose.

Chiaramente il suo modo di lavorare - sebbene gli venissero riconosciute da chiunque l'immensa bravura e l'unicità della sua arte - faceva storcere il naso a tanti, a cominciare dal papa, Paolo V; questi, nel film, ingaggia un agente segreto del Vaticano perché segua e controlli il pittore, denunciandone eventualmente la blasfemia.

Caravaggio era anche un uomo che si lasciava andare ai piaceri, alle bevute con gli amici, insomma, non conduceva un'esistenza morigerata, ma tutto questo non ha mai scalfito il suo genio, anzi, sembrava esserne, in un certo senso, il motore, l'anima.

Era anche una "testa calda", uno che non ci pensava due volte a farsi coinvolgere in litigi e baruffe, tanto da ritrovarsi spesso nei pasticci, restandone ferito, come quando si azzuffava con Ranuccio, un magnaccia violento e prepotente, dalle cui mani Michelangelo desiderava liberare la prostituta Anna (che gli fa da modella in diversi quadri).
Nel film, Scamarcio ben incarna questa personalità forte, questo modo di essere e di vivere "da
maledetto", da anima inquieta, sempre alla frenetica ricerca di stimoli e ispirazione, affascinante e scandalosa.

L'inclinazione a non tacere o essere indifferente davanti alle ingiustizie e il suo temperamento sanguigno lo portano a macchiarsi anche di omicidio, tanto da beccarsi una condanna a morte.

Se nel film ci si concentra (come il titolo stesso suggerisce) sull'investigatore - l’Ombra, interpretato da Louis Garrel - che lo segue ovunque, di nascosto, per coglierlo in fallo e poterlo far arrestare, Milo Manara, nei suoi splendidi disegni, ripercorre la vita e le opere di Michelangelo Merisi a partire dai suoi esordi fino alla sua rapida consacrazione come artista, per giungere alla sua tragica e prematura scomparsa. 

È evidente l'accuratissimo lavoro di ricerca, Milo Manara accompagna il lettore in una vera e propria visita guidata in cui possiamo ammirare moltissimi dei quadri di Caravaggio, che il fumettista ha riprodotto in modo magistrale, minuzioso: La vocazione di San Matteo, Morte della Vergine, Decollazione di San Giovanni Battista, David con la testa di Golia...

Leggere questa graphic novel è un emozionante viaggio attraverso le passioni, le pulsioni, i desideri e i demoni che hanno accompagnato la breve ma intensissima esistenza di un maestro del Rinascimento.

Consigliatissimo.

mercoledì 4 dicembre 2024

LIBRI LETTI A NOVEMBRE 2024

 


Buongiorno!!

No, ma dico...: ci rendiamo conto che il 2024 sta per terminare?! 

E questo è, infatti, il penultimo recap dell'anno in corso o.O

Tra un po' mi toccherà stilare la mia top ten *__*

Ma per adesso, ricapitolo le letture di novembre.

1. OLIVE, ANCORA LEI di E. Strout: narrativa americana - secondo libro dedicato al personaggio femminile di Olive Kitteridge. Un romanzo composto da più storie, che sfiorano/incrociano la protagonista (3/5). PER CHI CONOSCE GIÀ OLIVE E/O AMA LE STORIE DI PROVINCIA.
2. L'ULTIMA NOTTE DI WILLIE JONES di E. H. Winthrop: narrativa americana a tema razzismo, pena di morte. Come trascorre le sue ultime 24 ore di vita un detenuto destinato alla sedia elettrica? Difetto: un po' caotico, troppi punti di vista (4/5) PER CHI CERCA UN ROMANZO SU TEMATICHE ATTUALI.
3. LO SCIAMANO di S. Esposito: thriller a sfondo esoterico, esordio nella narrativa dell'attore che dà il volto a Genny Savastano. Mi ha sorpresa piacevolmente (4.5/5). SE VUOI UN THRILLER CHE ATTINGA ALL'OCCULTO.
4. LA DONNA NEL POZZO di P. Pulixi: giallo - un improbabile duo, composto da uno scrittore demotivato e un ghostwriter squattrinato, risolve un caso di suicidio collegato a un omicidio misterioso avvenuto molti anni prima. (4/5). SE VUOI UN GIALLO SCORREVOLE E GODIBILE.
5. LE RAGAZZE DELLA GRANDE GUERRA di F. Lightfoot: romanzo sentimentale a sfondo storico, ambientato durante e dopo il primo conflitto mondiale. Parte bene ma poi si perde in trame banalotte (2.5/5). NON LO CONSIGLIO...


READING CHALLENGE

Obiettivo scelto: un libro che racconti una storia d'amore.

6. AQUA E TERA di D. Franceschini: narrativa storica - la storia d'amore, narrata con delicatezza, tra due donne in una terra divisa tra socialismo e fascismo (4/5). ROMANZO CON UN SFONDO STORICO ACCURATO.



Ahimè, sul fronte serie tv, ho guardato solo la quarta stagione de L'amica geniale, che mi sta piacendo.

lunedì 2 dicembre 2024

OLIVE, ANCORA LEI di Elizabeth Strout [ RECENSIONE ]


Seguito di Olive Kitteridge, anche questo romanzo, pur ruotando sempre attorno all'omonima protagonista, comprende racconti riguardanti altre persone che, in qualche modo e anche solo lontanamente, conoscono Olive, la quale è ormai giunta a un'età avanzata ed è alle prese con le piccole gioie e le sempre più grandi difficoltà della vecchiaia.


OLIVE, ANCORA LEI
di  Elizabeth Strout 



Einaudi
trad. S. Basso
273 pp

Lo dico subito: non ho letto il libro precedente e non so se lo recupererò perché il secondo non mi ha fatto impazzire.
Questo per dire che non so tutto di lei, di Olive Kitteridge.

Non conosco i pregressi, ciò che è accaduto prima di questo romanzo, per cui mi posso basare solo su di esso per la mia personale conoscenza con la signora Olive, di Crosby, nel Maine, che vive in questa cittadina costiera sola soletta.

L'amato marito Henry è deceduto e il suo unico figlio Christopher vive a New York, esercita la professione di podologo ed ha una compagna, con cui ha dei figli.
Con il giovane non c'è un rapporto strettissimo, si sentono quel po' che basta e si vedono ancora meno.

Ma in occasione di un Natale, Olive decide di invitare Chris e famiglia a Crosby, per passare qualche giorno insieme nella casa che Olive ha condiviso con il buon Henry.

La motivazione è sicuramente rivedersi ma c'è dell'altro: Olive si è fidanzata e a breve si sposerà.

Con chi?
Con Jack Kennison, a sua volta vedovo.

La novella coppia non è più giovanissima... ma che vuol dire? C'è forse un'età più o meno adatta per unirsi a un'altra persona, decidere di percorrere insieme ad essa l'ultimo tratto dell'esistenza?

La robusta Olive e l'altrettanto corpulento Jack sono due persone essenzialmente sole: entrambe hanno amato i coniugi defunti, di cui hanno sentito molto la mancanza e ancora nel presente l'avvertono; i figli son distanti e i rapporti con essi pure...: perché non mettere insieme, sotto lo stesso tetto, alla stessa tavola, nello stesso talamo, le proprie solitudini?
In fondo, caratterialmente si prendono, nel senso che si sopportano a sufficienza, litigano poco e bene o male trascorrono assieme delle giornate serene.

Perché dopotutto, a una certa età, è alla serenità che bisogna puntare.

Non mancano le piccole scaramucce ed incomprensioni, anche con Chris (che inizialmente non accetta di buon grado che la sua anziana madre si porti in casa un coetaneo che per lui è un estraneo), ma son cose che si superano.
E quando la vita continuerà a scorrere, a togliere, a sparigliare qualche carta, troveremo Olive sempre la stessa, accidenti a lei: solida e robusta come lo è fisicamente, caparbia, pragmatica, spiccia e schietta, spesso brusca e senza filtri, altre volte sensibile ed attenta senza mai essere melensa, buona osservatrice e in grado di apprezzare le piccole cose della vita, come un tramonto o un'alba particolarmente sorprendenti.

Ma non c'è solo lei, in questo libro: l'autrice ci porta brevemente nelle vite e nella quotidianità di altra gente, altri uomini, donne, anche adolescenti, ciascuno indaffarato con i piccoli e grandi problemi esistenziali, relazionali, famigliari.

Una ragazza che ha un cattivo legame con la madre e che si lascia andare a condotte non proprio giuste, come a colmare un vuoto che la sta divorando.

Fratelli che hanno, l'uno nei confronti dell'altro, pesanti sensi di colpa che li separano ma che, alla fin fine, hanno solo bisogno di chiacchierare con franchezza.
Cognate poco sensibili l'una all'altra e disposte, a malapena, a trattarsi con finta cortesia.

Un'ex-studentessa di Olive che scrive poesie e, per farlo, non esita e "rubare" frammenti di conversazioni e di confidenze.

Una donna affetta da "un brutto male" che non ha la forza né fisica né emotiva per affrontare il peso di ogni giorno, che a stento sopporta la presenza, seppur rassicurante ed affettuosa, del marito, ma che, a ben guardare, ha solo bisogno di una persona fidata con cui parlare; qualcuno - come Olive! - che non la compatisca e che non la tratti come se stesse per morire da un momento all'altro...

Insomma, tante piccole storie di gente comune, che ha i problemi che abbiamo tutti e che in qualche modo incrocia o sfiora la vita di Olive.


Non posso dire di aver amato questo libro; ho proseguito nella lettura pur provando, in certi passaggi, un po' di noia e anche una certa "irritazione" per questo saltare da Olive (le cui vicissitudini personali, famigliari e di coppia, mi interessavano un po' di più) ad altri individui, nelle cui vite mi infilavo velocemente e altrettanto di fretta me ne uscivo, senza avere il tempo di affezionarmi ad alcuno.

Probabilmente, ripeto, questo è dovuto anche un po' al fatto che, non avendo letto il precedente romanzo, non avevo idea che mi sarei ritrovata in una trama ricca di sotto-trame; inoltre, c'è da dire che... anche ad Olive non è che accadano cose straordinariamente appassionanti.

Però forse è anche giusto così, nel senso: la vita è un'avventura per tutti, è fatta di alti e bassi, di gioie e dolori, di morti e nascite, di compagnia e solitudine, di albe e tramonti..., per qualcuno è più eccitante che per altri... ma è pur sempre vita ed è degna di essere vissuta e narrata.

Olive ha avuto la sua, sicuramente piena, e leggere gli anni della vecchiaia (in particolare, mi riferisco all'ultima parte del romanzo) mi ha provocato tenerezza, perché la fragilità diviene una presenza purtroppo fedele anche nella quotidianità di un donnone come lei, che pure da anziana continua a far simpatia.

Se vi piacciono le storie che raccontano attimi di vita quotidiana in un paese di provincia, accomodatevi pure.
Però non fate come me: leggete prima Olive Kitteridge.