giovedì 23 novembre 2017

Recensione: L’IBISCO VIOLA di Chimamanda Ngozi Adichie



Una ragazzina cresciuta all'ombra della religiosità cupa e rigida di un padre bigotto, seppur sincero nella sua fede, che scopre come la vita possa essere ricca di cose belle, per le quali valga la pena sorridere.



L’IBISCO VIOLA
di Chimamanda Ngozi Adichie




L'IBISCO VIOLA
Ed. Einaudi
Trad. M. G. Cavallo
Kambili è una quindicenne che vive a Enugu, in Nigeria, con i genitori e il fratello Jaja.
Suo padre Eugene è il proprietario dell’unico giornale indipendente in un Paese sull’orlo della guerra civile, ed è agli occhi della comunità un modello di generosità e coraggio politico: l’uomo, infatti, conduce una battaglia incessante per la legalità, i diritti civili, la democrazia.
Ma spesso dietro una bella facciata si nasconde qualcosa di poco limpido, e nel chiuso delle mura domestiche Eugene ha comportamenti discutibili verso moglie e figli; il suo fanatismo religioso – è profondamente cattolico, convertitosi in seguito alle predicazioni di missionari bianchi – lo trasforma in un padre padrone che non disdegna la violenza, anzi la impiega per tenere alta l’ubbidienza alla fede da parte dei suoi famigliari.

Eugene è infatti convinto della giustezza di determinate punizioni corporali all’indirizzo dei suoi figlioli che si macchiano di peccati agli occhi di Dio (o è più opportuno e giusto dire agli occhi suoi?) che avrebbero potuto tranquillamente evitare se fossero stati più attenti, e anche verso la povera moglie si lascia andare ad azioni cariche di aggressività.
La donna spesso e volentieri ha lividi e occhi gonfi proprio perché prende botte dal marito devoto; eppure mai una volta ella si lamenta con i figli di questo coniuge e padre così praticante e autoritario, che ama la propria famiglia, le permette di vivere nella ricchezza e negli agi, ma al contempo scambia la fede con il fanatismo, creando quindi in casa un clima strano e incoerente. 

Cosí Kambili e Jaja crescono in balia di una serie di dolorose contraddizioni: da una parte essi sono consapevoli dell’amore sincero che il padre ha per loro (e per la famiglia in generale), dall’altra si sentono soffocati da questo stesso amore perché l’uomo ha momenti di rabbia pericolosi.

Il lettore segue il racconto in prima persona di Kambili e questo lo porta a conoscere da vicino i suoi pensieri, i timori, il significato dei suoi silenzi, le speranze e i sogni non confessati, e attraverso i suoi occhi innocenti e impauriti sentiamo tutta la perplessità e i sentimenti contrastanti che la ragazza prova verso il padre: egli è oggetto di ammirazione, è la persona la cui approvazione conta più di ogni altro, un esempio di fede e pietas, un uomo magnanimo verso la gente povera del paese, stimato da tutti…, ma allo stesso tempo è il padre cui basta una disattenzione da parte dei famigliari perché la sua ira si scateni su di loro, e lì son botte, punizioni e oggetti lanciati per colpire e far male.

La cosa che mi ha lasciata sgomento è che questo Eugene, pur non dandomi l’idea di un uomo malvagio (egli per primo piange di dolore quando punisce i ragazzi), ha inevitabilmente comportamenti “cattivi”, profondamente sbagliati, che lui attribuisce alla sua forte fede in Dio e nei precetti cattolici, ma in realtà sono frutto di una visione deviata di questa stessa fede, il che personalmente mi ha fatto anche molta rabbia perché si può essere credenti ed impostare un’educazione dei figli cristiana, senza che ciò significhi pretendere la perfezione dai propri cari e “torturarli” con castighi esagerati e violenti, che nulla hanno da spartire con un sano ed equilibrato atteggiamento di devozione.

E se la giovane Kambili vive, dunque, questi stati d’animo contrastanti, di amore/timore verso il papà troppo rigido e severo, suo fratello Jaja, che non di rado si chiude nei propri silenzi sofferti, matura pian piano una certa ribellione verso questo genitore che ha davvero un modo ben strano e ipocrita di vere la propria religione e di manifestarla, dentro e fuori casa.

La gente di fuori che lo stima tanto, quasi lo venera e gli è grata per la generosità (materiale, in primis) dimostrata, cosa penserebbe di lui se sapesse come tratta moglie e figli anche per una inezia?

Kambili, in virtù del clima rigido che si respira in casa, è una ragazzina piena di paure, con una bassissima autostima, eccessivamente riservata e timida, e questo la porta a chiudersi, a non fare amicizia, perché teme di dire e fare la cosa sbagliata, di essere oggetto di scherno da parte delle compagne, che infatti la giudicano male, confondendo la sua timidezza per un atteggiamento snob, da figlia di papà.

Le cose cominciano a cambiare quando, dopo un colpo di Stato, Kambili e suo fratello vanno a passare del tempo dalla zia Ifeoma, sorella di Eugene. Anch’ella si è convertita al cattolicesimo ma, a differenza del fratello, non ha sviluppato alcun atteggiamento fanatico e intollerante per chi la pensa diversamente; è lei a prendersi cura del vecchio padre, che ha mantenuto le proprie tradizioni africane, rifiutandosi di credere nel Dio dei bianchi, e che per questa ragione è tenuto a debita distanza da Eugene, che lo giudica un eretico, un pagano in grado di contaminare se stesso e la propria famiglia solo con la sua presenza!

Stando in casa della zia e in compagnia dei cugini, tra musica e allegria, i due ragazzi scoprono una vita fatta di indipendenza, amore e libertà; scoprono che si può avere fede senza per questo essere sempre corrucciati, seriosi, ossessionati dal peccato e dalla sua espiazione; scoprono che si può scherzare a tavola, anche davanti a un cibo povero e poco raffinato, che si possono elevare canti a Dio anche nella propria lingua (l’igbo) e che questo non è sbagliato o sacrilego, non c'è da sentirsi in colpa; scoprono che si può ridere e che questo non è una cosa malvagia, diabolica…, anzi!

“Quella notte sognai che stavo ridendo, ma non sembrava il suono della mia risata, anche se non sapevo troppo bene come suonasse la mia risata. Era chiocciante, rauca ed entusiastica, come quella di zia Ifeoma.”

A casa della saggia e intelligente zia Ifeoma, interagendo con gli svegli cuginetti (China, Amaka e Obiora), Jaja e Kambili comprendono che c’è un altro modo di vivere decisamente più sereno; è come se delle squame fossero cascate improvvisamente dai loro occhi e questi si fossero aperti, così da permettere loro di vedere bene, finalmente, quanto di bello e spontaneo la vita può offrire.
L’incontro e l’amicizia con un giovane sacerdote nigeriano, inoltre, farà provare alla bella Kambili i primi palpiti di un sentimento cui lei non sa ancora dare un nome ma che di sicuro la rendono felice e piacevolmente confusa.

Il soggiorno a Nsukka, da zia Ifeoma e figli, termina… e i due fratelli ritorneranno alla “vecchia vita”, quella in cui devono misurare parole e sguardi davanti al padre inflessibile, in cui c’è da stare attenti e non “sgarrare” – pena castighi tutt’altro che leggeri… -, in cui non la gioia ma la paura di sbagliare fa da padrone…

Ma qualcosa in loro è cambiato e una serie di eventi interverranno a dare all’esistenza di Kambili e famiglia una direzione che difficilmente avrebbero immaginato.

L’ibisco viola è l’opera d’esordio di Chimamanda Ngozi Adichie, una sorta di romanzo di formazione che, sullo sfondo delle trasformazioni civili e politiche del postcolonialismo in Africa, racconta la linea sottile che divide l’adolescenza dall’età adulta, l’amore dall’odio, la fede sincera dal fanatismo religioso.

Lo stile di scrittura è acerbo e quindi semplice, sufficientemente scorrevole nonostante le tante parole in igbo inserite (soprattutto nei dialoghi), che però a me non hanno dato particolarmente fastidio; la narrazione si sofferma su diversi dettagli e gesti di vita quotidiana e in certo momenti ho “sentito poco” la protagonista dal punto di vista emotivo, nonostante le sue esperienze negative, a motivo del padre, non lascino indifferenti. 

Durante la lettura, andando verso la fine, mi chiedevo spesso che ne sarebbe stato di lei e di Jaja…, ed effettivamente ammetto che forse l’epilogo scelto dall’Autrice mi ha un po’ spiazzata, non dico che è stato un vero e proprio colpo di scena… ma quasi! 
Una lettura interessante, che fa riflettere su diversi temi, a cominciare dal modo di vivere la propria fede.

mercoledì 22 novembre 2017

Cosa c'è di nuovo in libreria?




Ultime entrate in libreria che hanno solleticato il mio interesse ^_-

Si spazia dal romanzo storico ispirato a personaggi ed episodi realmente esistiti/accaduti alle atmosfere surreali e visionarie della Atwood; storie in cui passato e presente si intrecciano in una trama ricca e piena di suspense e misteriosi delitti nell'Inghilterra dei primi decenni del Novecento.



Si scioglie è un libro fortissimo, oscuro e commovente, che ha vinto nel 2016 i premi Hebban Debuutprijs e De Bronzen Uil per il miglior debutto in lingua nederlandese.


SI SCIOGLIE
di Lize Spit



Ed. E/O
Ottobre 2017
Nella minuscola cittadina di Bovenmeer, nelle Fiandre, è successo molti anni fa qualcosa di brutto. 
È nell’anniversario di una terribile perdita che Eva, ormai giovane insegnante a Bruxelles, carica nel portabagagli dell’auto un grande blocco di ghiaccio e decide di ritornare nel luogo della sua difficile infanzia per risolvere le cose, una volta per tutte.
In questo romanzo al centro ci sono le vicissitudini di Eva con la sua complicata famiglia – due genitori alcolisti, una sorellina molto sofferente – e con i suoi amici del cuore, Laurens, il figlio del macellaio, e Pim, il figlio del contadino.
È proprio con questi ultimi, “i tre moschettieri”, che Eva cerca un’evasione dalle difficoltà della vita familiare, attraversando gli ultimi anni dell’infanzia per entrare nell’adolescenza con bravate, corse in bici, esplorazioni del mondo e, progressivamente, della sessualità. 
Ma Pim e Laurens forse non possono salvare Eva dalla solitudine, e l’amicizia comincia infatti a incrinarsi quando a scuola arriva la bellissima e spietata Elisa.
Cosa spinge Eva a tornare a Bovenmeer? Qual è il tragico segreto di questa cittadina, in apparenza normale, e del cuore di Eva?


Margaret Atwood, scrittrice visionaria e di impareggiabile acume, reinterpreta La tempesta di Shakespeare e costruisce un romanzo brillante.



SEME DI STREGA
di Margaret Atwood




Ed. Rizzoli
trad. L. Pignatti
novembre 2017
Felix è un regista teatrale di successo. 
Da parecchie stagioni, le punte di diamante del cartellone del Makeshiweg Theatre Festival sono proprio i suoi allestimenti ingegnosi, provocanti per natura. 
Epure, nulla di ciò che ha portato in scena finora potrà reggere il confronto con la brillante, spiazzante rilettura della shakespeariana Tempesta che, all'indomani della morte dell'amata figlia Miranda, Felix si è messo in testa di produrre. 
Purtroppo, vittima di un volgare tradimento da parte del suo socio in affari, Felix si ritrova d'improvviso a vivere in totale solitudine, estromesso con un colpo di mano dal mondo del teatro, in una catapecchia in mezzo al niente: uno sconfortante luogo pieno di assenze che però si rivela ben presto ideale per rimasticare le sue mire di vendetta contro chi pensava di averlo ormai escluso, giocando d'astuzia, dal palcoscenico della vita.



Attraverso una prosa elegante e agile, Brunella Schisa fa rivivere nelle sue pagine la più grande truffa del XVIII secolo, a opera di uno dei personaggi femminili più affascinanti della storia: Jeanne Valois, contessa de la Motte, che nei suoi memoir si firmava «la nemica mortale» di Maria Antonietta.


LA NEMICA
di Brunella Schisa



Ed. Neri Pozza
Novembre 2017
Parigi, giugno 1786. Il giovane Marcel de la Tache, giornalista alle prime armi, si trova dinnanzi a uno spettacolo senza precedenti: migliaia di persone circondano il patibolo sopra cui si dibatte una donna con le vesti stracciate. 
Da sola tiene testa a quattro uomini. Soltanto il boia di Parigi, Henri Sanson, se ne sta tranquillo accanto a un braciere fumante, pronto a infliggere alla prigioniera il marchio del disonore. 
Chi è quella tigre inferocita? E quale delitto orrendo ha commesso per essere condannata alla pubblica fustigazione e marchiata a fuoco come una ladra? 
Marcel de la Tache, affascinato dalla bellezza di quella belva selvaggia, si interessa al caso. Scopre che la condannata è Jeanne de la Motte, un'avventuriera con il sangue dei re Valois nelle vene. 
Si è macchiata di tre gravi reati: furto, falso e lesa maestà. 
La donna, fingendo di agire per conto di Maria Antonietta, ha convinto il grande elemosiniere di Francia, il cardinale Rohan, a comprare e consegnarle un favoloso collier di diamanti con oltre seicento pietre tra le più belle d'Europa. 
Ammaliato dalla donna che ha infangato il nome della regina, frodato il cardinale Rohan e l'intera Francia, Marcel decide di farle visita in carcere. Una scelta destinata a condurlo su strade pericolose quando Jeanne gli chiederà di aiutarla a evadere. 



Basato sul vero omicidio, rimasto irrisolto, di Florence Nightingale Shore, questo è il primo romanzo di una serie di avvincenti gialli ambientati nell’Inghilterra degli anni Venti e Trenta, con protagoniste le sei «leggendarie» sorelle Mitford.


L'assassinio di Florence Nightingale Shore. 
I delitti Mitford #1
di Jessica Fellows


Ed. Neri Pozza
trad. M. Togliani
Il 12 gennaio 1920 l’infermiera Florence Nightingale Shore - alle soglie della pensione - arriva a Victoria Station; dopo aver acquistato un biglietto di terza classe per Warrior Square, Florence Nightingale Shore si accomoda nell’ultimo vagone, dove attende che il treno si metta in movimento. 
Poco prima della partenza nel suo scompartimento entra un uomo con un completo di tweed marrone chiaro e un cappello. È l’ultima volta che qualcuno la vedrà viva.
Il giorno stesso, sulla medesima tratta, la diciottenne Louisa Cannon salta giù da un treno in corsa per sfuggire all’opprimente e pericoloso zio, che vorrebbe sanare i propri debiti «offrendo» la nipote a uomini di dubbia reputazione. 
A soccorrerla è un agente della polizia ferroviaria, Guy Sullivan, un ragazzo alto e allampanato, gli incisivi distanti e gli occhiali spessi e tondi che gli scivolano sempre sul naso. 
 Affascinato dalla determinazione della giovane, Guy si offre di aiutarla a raggiungere Asthall Manor, nella campagna dell’Oxfordshire, dove la ragazza deve sostenere un colloquio di lavoro come cameriera addetta alla nursery presso la prestigiosa famiglia Mitford. 
Louisa riesce a farsi assumere, divenendo istitutrice, chaperon e confidente delle sei sorelle Mitford, specialmente della sedicenne Nancy, una donna intelligente e curiosa con un talento particolare per le storie, talento che le permetterà poi di essere una delle più sofisticate e brillanti scrittrici britanniche del Novecento.
Sarà proprio la curiosità di Nancy a spingerla a indagare, con l’aiuto di Guy, sul caso che sta facendo discutere tutta Londra: quell'infermiera assalita brutalmente sulla linea ferroviaria di Brighton.

martedì 21 novembre 2017

Prossimi arrivi in libreria - Neri Pozza



Prossimi arrivi Neri Pozza: il primo romanzo che vi presento è storico ed è incentrato su un periodo centrale della storia dell’arte moderna, offrendo al contempo un impeccabile ritratto di Elizabeth Siddal, una donna forte e fragile, insieme, partecipe fino in fondo della creatività e dell’autodistruzione che segnarono la vita di uno dei grandi protagonisti della pittura del xix secolo.
La seconda anteprima riprende le vicissitudini del protagonista di "Shantaram": Lin, il fuggiasco divenuto a Bombay un «uomo della pace di Dio» in grado di allestire ospedali per mendicanti e di stringere relazioni pericolose con la mafia indiana.


LIZZIE
di Eva Wanjek



PROSSIMAMENTE
IN LIBRERIA
Nella Londra vittoriana della metà del xix secolo, una congrega di giovani pittori, accomunati dall’avversione per l’arte ufficiale, desta l’attenzione generale della cultura britannica e l’apprezzamento di critici del valore di John Ruskin.
Si fanno chiamare Confraternita dei Preraffaelliti.
Ne fanno parte artisti di talento come William Hunt, John Everett Millais e Walter Howell Deverell.
Ma è soprattutto la loro guida, il giovane Dante Gabriel Rossetti, a colpire per l’audacia e la modernità del suo pensiero e delle sue opere. Rossetti è ossessionato dalla ricerca della modella perfetta, una donna capace di incarnare il suo ideale di bellezza e tramutarsi nella sua Beatrice, nella sua Madonna, nella sua Eva.
L’affannosa ricerca termina il giorno in cui Deverell incontra per strada la ventenne Elizabeth Siddal. Sottile e flessuosa come un ramoscello di salice, Lizzie, nonostante le umili origini, appare affascinante e irraggiungibile come una regina.
Deverell la presenta agli altri Preraffaelliti, che ne restano rapiti.
Esile e pallida, i capelli fulvi che gettano scintille, la ragazza diviene presto la modella prediletta del gruppo, posando per opere destinate a diventare capolavori dell’arte, come l’Ophelia di Millais.
Per Rossetti, tuttavia, Lizzie non rappresenta soltanto la musa ispiratrice tanto attesa, ma una Beatrice con cui instaurare un legame totalizzante fatto di arte e passione, tormento e ossessione. Il suo studio diventa il luogo dove Lizzie trascorre tutto il suo tempo, divenendo al contempo modella, allieva e amante.
Nei mesi e negli anni successivi alle loro nozze, celebrate dopo un lungo e travagliato fidanzamento, la relazione di profonda dipendenza tra i due mostra, tuttavia, i suoi risvolti oscuri:bugie, silenzi, tradimenti, recriminazioni e massicce dosi di laudano, di cui entrambi fanno largo uso.


Gli autori
Eva Wanjek è lo pseudonimo di Martin Michael Driessen e Lisbeth Lagemaat.
Martin Michael Driessen (1954) è un regista teatrale, traduttore e scrittore olandese, autore di romanzi e racconti selezionati nei più prestigiosi premi letterari del Paesi Bassi. Lisbeth Lagemaat (1962) è una poetessa, giornalista e attrice olandese, autrice di raccolte poetiche che hanno ricevuto importanti riconoscimenti.



L'OMBRA DELLA MONTAGNA
di Gregory David Roberts


PROSSIMAMENTE 
IN LIBRERIA

«Le forme della Fonte del tutto, la luminescenza, sono più numerose delle stelle nel firmamento, non c’è dubbio, e basta un pensiero buono per farle risplendere. Eppure un unico sbaglio può appiccare il fuoco a una foresta nel cuore, oscurando ogni luce nei cieli»
: così comincia quest’opera lungamente attesa dai milioni di lettori che, in ogni parte del mondo, hanno profondamente amato Shantaram, il romanzo con cui Gregory David Roberts si è affermato sulla scena letteraria internazionale.

Ne L'ombra della montagna, perduto nella giungla urbana di amore, morte e resurrezione dell’immensa metropoli indiana, ritroviamo il protagonista del precedente libro, Lin, alle prese con la Grande Ombra che si abbatte, improvvisa, sulla sua esistenza, su quella delle sue donne, Lisa e Karla, e dei suoi amici più cari.
Dopo la morte di Khaderbhai, il gangster-saggio che lo ha eletto suo allievo, Lin si ritrova, in compagnia di Abdullah e di altri membri della vecchia organizzazione, nella Sanjay Company, la società criminale diretta dall’ambizioso Sanjay Kumar.
In una delle scorribande in compagnia di Vikram, si imbatte in Concannon, un irlandese con uno scintillio spavaldo, quasi un presagio minaccioso negli occhi.
Concannon scatenerà una guerra sanguinosa tra la Sanjay Company e la banda degli Scorpions.
Una guerra che coinvolgerà l’intera cerchia degli amici e degli amori di Lin.


L'autore.
Gregory David Roberts è nato a Melbourne, in Australia, nel 1952. Dal 1972 al 1975, è uno dei leader del movimento studentesco. Nel 1977 compie la sua prima rapina con una pistola giocattolo. Viene catturato nel 1978 e, nello stesso anno, scappa dal carcere di Pentridge. Nel 1982 è a Bombay, poi tra i combattenti mujaheddin in Afghanistan, dove viene ferito in azione e trasportato in Pakistan. Nel 1990 è arrestato a Francoforte e imprigionato nel carcere di massima sicurezza di Preungesheim. Estradato in Australia, dopo due anni di confino e quattro di reclusione, scrive Shantaram, best seller nei numerosi paesi in cui è stato pubblicato. I diritti di riproduzione cinematografica del romanzo sono stati acquistati da Johnny Depp.

lunedì 20 novembre 2017

AUTORI CHE... HANNO CRITICATO PESANTEMENTE I LORO COLLEGHI



E' passato un anno, ma non ho dimenticato questo spazio dedicato alle curiosità nel mondo letterario: "Autori che...": dopo aver dato un'occhiata a quegli autori che hanno odiato il loro personaggio più famoso (QUI), a quelli che hanno finito per detestare le loro opere più apprezzate (QUI) e a coloro  che hanno odiato i film tratti dai loro libri più famosi (QUI), oggi vedremo...



AUTORI CHE HANNO CRITICATO PESANTEMENTE ALTRI AUTORI
  • Gustave Flaubert è stato davvero molto poco gentiluomo con George Sand, dicendo di lei: "E' una grossa mucca piena di inchiostro". 
  • Simili le parole di Robert Louis Stevenson su Walt Whitman, paragonato ad "un grosso cane irsuto" che vagabonda per le spiagge del mondo abbaiando alla luna.
  • Lo scrittore di orgine russa Nabokov ha espresso una valutazione poco lusinghiera su Dostoevskij, che a suo avviso difetta di "mancanza di gusto", ha un modo monotono di descrivere i rapporti tra le persone, che sembrano soffrire di complessi freudiani, e il suo sguazzare nelle tragiche disavventure della dignità umana lo rendono difficile da ammirare. Chiaramente è un parere e in quanto tale soggettivo, che ad es. io non condivido :-D 
  • Evidente neppure lo stile di Joseph Conrad gli garbava, visto che sempre Nabokov ha detto di questi: "Non posso tollerare lo stile da 'negozio di souvenir' di Conrad, le navi imbottigliate e le collane di romantici cliché". Tanto per precisare, non amava neppure Ernest Hemingway: pur avendolo letto, lo detestava.
  • Non si sono risparmiati neppure H. G. Wells su George Bernard Shaw: "Un bambino idiota che urla in un ospedale", e Joseph Conrad su D.H. Lawrence ("L'amante di Lady Chatterly"): "Sporcizia. Nient'altro che oscenità. ".
  • Il filosofo e scrittore Ralph Waldo Emerson ha insultato la mia cara Jane Austen, criticandone i romanzi perchè sterili quanto a creatività artistica, imprigionati nelle miserabili convenzioni della società inglese, privi di genialità, intelligenza o alcuna conoscenza del mondo. La vita non è mai stata così stretta e angusta come nei libri di Miss Austen, dice Ralph, e l'unico problema di cui occuparsi nella mente della scrittrice era il matrimonio.
  • Mark Twain è stato ancora più pesante, dichiarando che "Orgoglio e pregiudizio" gli faceva venir voglia di spaccare il cranio della Jane con la sua stessa tibia...
  • Il saggista britannico Martin Amis su Miguel Cervantes: leggere Don Chisciotte può essere paragonato a quelle visite indefinite fatte a un parente anziano, di quelli strani, coi i loro bizzarri scherzi, le loro sporche abitudini, le reminiscenze inarrestabili e gli amici terribili. Quando "la visita" è finita (cioè a libro concluso), versi lacrime, non di sollievo o rimpianto ma lacrime di orgoglio, perchè alla fine ce l'hai fatta, sei arrivato all'ultima pagina, nonostante tutto quello che Don Chisciotte ha potuto fare.
  • William Faulkner ed Hemingway non se le sono mandate a dire: il primo ha detto del secondo che non ha mai usato una parola che esortasse il lettore ad andarla a cercare sul vocabolario, ed Ernest a sua volta ha detto del "rivale": "Povero Faulkner. Pensa davvero che le grandi emozioni vengano da grandi parole?".
  • Oscar Wilde su Alexander Pope: "Ci sono due modi per odiare la poesia; uno è che non ti piace..., l'altro è leggere Pope.
  • Elizabeth Bishop non ha amato il famoso Giovane Holden di J.D. Salinger, anzi l'ha proprio odiato, le ci sono voluti giorni per leggerlo, procedendo con cautela, una pagina alla volta, arrossendo di imbarazzo per questo scrittore e per il suo protagonista, e per ogni frase ridicola scritta."


CHE GENTILI QUESTI SCRITTORI, EH? ^_-

domenica 19 novembre 2017

Libri in regalo ^_^



Buongiorno cari amici e lettori!
Ecco la seconda mini carrellata di libri che ultimamente sono giunti a rimpinguare i miei ripiani; son tutti dei doni, i primi due da parte di un'amica e il terzo è un omaggio dell'Autore.




DIMMI CHE CREDI AL DESTINO di Luca Bianchini l'ho letto ma non avevo il cartaceo, e poichè Luca è un autore che ogni tanto viene nella libreria della mia città, desideravo avere la copia per farmela autografare, un giorno ^_^
Comunque, QUI trovate la recensione.

SIAMO SOLO AMICI, sempre di Bianchini: Giacomo è un portiere d'albergo veneziano. Rafael è un ex portiere di calcio brasiliano.  Entrambi sono a un appuntamento con il destino: il primo sta per rivedere quella che crede la donna della sua vita, dopo cinque anni di attesa: una signora di Torino sposata e benestante eternamente in conflitto tra i precetti religiosi e quelli astrali. Il secondo è all'inseguimento di un'attrice di telenovela in fuga dal personaggio che le ha rubato l'anima: Carmelinda Dos Santos.
In un incontro casuale, e a volte surreale, Giacomo e Rafael si aiuteranno a vicenda a capire chi sono veramente e cosa desiderano, instaurando un rapporto speciale e a tratti equivoco, in cui entrambi dovranno mettere in discussione se stessi e le proprie certezze. 




MISTERI E MANICARETTI DELL'APPENNINO BOLOGNESE, a cura di Lusetti - Caputo: dalla visione incantata dei fiabeschi saloni della Rocchetta Mattei ai fantasmi in riva alle fredde acque del lago di Suviana. Dai profumi delle distese di lavanda sui colli in primavera ai misteri degli antichi etruschi. Diciannove racconti in cui gli autori hanno giocato con il contrasto tra la dolcezza di un paesaggio che coinvolge i cinque sensi e gli intrighi del racconto giallo, ambientando sull'Appennino le loro storie misteriose e cariche di suspense. Ecco allora che un territorio affascinante e talvolta aspro diventa scenario e interprete stesso di vicende appassionanti. Con una avvertenza, però. Tutti questi colpi di scena, questi delitti e la complessità delle indagini che vedranno coinvolti i protagonisti hanno un prevedibile effetto collaterale: mettono appetito. Perché l'Appennino Bolognese è anche la culla di una cultura culinaria raffinata e millenaria. Ecco allora che le storie si intrecciano con venti ricette tipiche del territorio da provare e riprovare. Alcune proposte dagli chef Lucia Antonelli, la regina del tortellino, e Riccardo Facchini, volto noto della Prova del Cuoco su Rai 1, per assaporare l'Appennino Bolognese.

sabato 18 novembre 2017

New entry... a basso costo




Cari lettori, in questo e nel prossimo post vi presento le mie ultime new entry nella mia personale libreria.
Sono tutte copie non proprio recentissime e acquistate in un mercatino dell'usato.




Forse non si vede molto bene perchè il volume è già piccolo di suo, poi io per prendere tutto il basso (costruito da mio marito) ho fatto la foto "da lontano"; si tratta di SENZA MUSICA di Claudio Baglioni (di cui sono fan), in cui il cantautore racconta se stesso attraverso le note di un diario che lo ha accompagnato in trent'anni di viaggi, di carriera, di vita, alternando cenni biografici e narrativi, racconti, bozzetti, riflessioni sui temi della guerra, considerazioni sulla vita dell'artista girovago, sferzanti critiche musicali e sociali, intensi appunti che hanno seguito il suo primo tour in Africa, Sud America ed Est Europeo.


VIENI VIA CON ME di Roberto Saviano: in queste pagine l'autore ci dà un ritratto dell'Italia di oggi, scavando dentro alcune delle ferite vecchie e nuove che affliggono il nostro Paese. Il mancato riconoscimento del valore dell'Unità nazionale, il subdolo meccanismo della macchina del fango, l'espansione della criminalità organizzata al Nord, l'infinita emergenza rifiuti a Napoli, le troppe tragedie annunciate. Accanto alla denuncia c'è anche il racconto - commosso e ammirato - di vite vissute con onestà e coraggio: la sfida senz'armi di don Giacomo Panizza alla 'ndrangheta calabrese, la lotta di Piergiorgio Welby in nome della vita e del diritto, la difesa della Costituzione di Piero Calamandrei.



L'autobiografia di Martin Luther King, uno dei più importante e carismatico sostenitore della lotta al razzismo negli Stati Uniti.

L'ultimo libro è il racconto che una figlia fa del padre: UN UOMO COSI' di Agnese Moro.
Aldo Moro nella poltrona di casa, col cappello floscio, mentre raccoglie i fichi e sbuccia le arance, mentre si fa la barba. Moro che canta filastrocche alla figlia, gioca a scacchi col nipotino, va al cinema con la famiglia a vedere i western. E piange, disperato, alla morte del padre. C'è poca politica in questo breve, lieve, struggente "album di famiglia" di Agnese Moro: qualche viaggio, gli onnipresenti giornali, le preoccupazioni del partito. Il Moro stratega, l'uomo pubblico contornato dal mito del martirio, è assente da queste pagine, sostituito da una figura di padre di famiglia ben più reale e commovente del ritratto convenzionale.



giovedì 16 novembre 2017

Segnalazione Thriller: LA SETTA di Fiorenzo Catanzaro




Buon pomeriggio, cari amici lettori!
In questa giornata piovosa e grigia, cosa c'è di meglio che godere della compagnia dei nostri amati libri?
E a tal proposito, spero di farvi cosa gradita segnalandoci il seguente thriller!



LA SETTA
di Fiorenzo Catanzaro

Porto Seguro Editore
Pagine: 240


Trama

Giovanni Profeti, ex profiler dell'FBI dal passato tormentato, si trasferisce a Montregnoli, un piccolo paese della campagna fiorentina.
La sua vita scorre tranquilla, lontana dai fantasmi da cui era fuggito, fino a quando la cittadina non viene sconvolta dal ritorno improvviso di Anna, una giovane donna scomparsa inspiegabilmente un anno prima.
Anna non parla e nessuno riesce a stabilire un contatto con lei.
Per questo motivo, su suggerimento di Girolamo, un enigmatico anziano del paese, il padre della ragazza chiederà aiuto proprio a Giovanni.
Profeti, suo malgrado, inizierà un lavoro con la ragazza che lo porterà nei meandri più oscuri della sua mente, ben sapendo che per farle superare il trauma dovrà farle riaffiorare i ricordi delle esperienze traumatiche subite.
Ciò che emergerà dai ricordi di Anna catapulterà Giovanni nel mondo delle sette a sfondo satanico e della stregoneria.
Ma niente è mai come sembra e questo Profeti l'ha imparato sul campo fin dai tempi in cui lavorava come profiler.
Anche in questo caso si troverà nella condizione di dover andare oltre le apparenze spingendosi ai confini della giustizia pur di far emergere la verità; trovandosi di nuovo di fronte a gravi pericoli per la sua vita e per quella di chi gli è accanto.

L'autore.
Fiorenzo Catanzaro nasce a Vinci nel 1971. Fa il suo esordio in narrativa nel 2015 con il suo romanzo Noir “Oltre la verità” (Golem Edizioni) che riceve il terzo premio del World Literary Prize consegnato a Parigi e viene insignito del marchio di qualità della microeditoria italiana. Nel 2016 esce Mastslave (Golem Edizioni) il primo romanzo che vede John Profeti come protagonista. La setta è il suo terzo romanzo.

mercoledì 15 novembre 2017

Narrativa contemporanea - novità goWare Edizioni/Scrittura&Scritture



Due romanzi molto belli, già disponibili online e in libreria!



La custode dei bambini morti
di Maria Ielo

goWare
2017
 pp. 148

Edizione digitale € 4,99
Edizione a stampa € 10,99
Beatrice muore a tredici anni in un incidente nella campagna umbra. 
Trent’anni dopo Alessio, suo padre, offre a Cristiana uno strano lavoro: fare da custode alla figlia, rimasta sola nel casale di famiglia. 
Cristiana accetta, e si ritrova immersa in un mondo favoloso e inquietante, in cui si affollano misteri, protagonisti e fantasmi del passato. 
Myrsine, una governante con poteri oscuri, aiuterà la donna a sciogliere le sue domande.

Storia della perdita - dell’amore, della vita, della ragione - ma anche storia dell’amore, consumato in fretta o nutrito in silenzio per anni, La custode dei bambini morti, che segna l'esordio di Maria Ielo, è un romanzo narrato a più voci, tra cui spicca quella della greca Myrsine, narratrice/governante in grado di vedere oltre le apparenze tangibili.

Nel romanzo di Maria Ielo normale e paranormale si fondono senza mai distogliere il lettore dall’aspetto più complesso e insieme affascinante da indagare: i moti dell’animo umano in tutte le loro manifestazioni.
E una domanda percorre l'intera storia: si può custodire e far rivivere ciò che è andato perduto per sempre?

L'AUTRICE
Maria Ielo, origini calabro-pugliesi, vive a Foligno (Umbria). La custode dei bambini morti è il suo primo romanzo. 



Gli anni Novanta, gli adolescenti e il brusco salto nel mondo degli adulti:


La ragazza della fontana
di Antonio Benforte



Scrittura & Scritture edizioni
collana Voci
pp.160 
euro 13,50

Parte come un romanzo di formazione questa storia raccontata da Antonio Benforte, giovane scrittore napoletano, esperto di comunicazione, da anni impegnato nel recupero e nella valorizzazione del territorio campano attraverso eventi e il magazine green econote.it.
Ma a mano a mano che si procede nella lettura, attraverso un io narrante ormai adulto, ci si rivolge al complicato mondo di cinque adolescenti, segnato da un brutto episodio durante l’estate del ’94.
L’ambientazione è quella di un paesino dell’entroterra campano arretrato e chiuso: cinque ragazzi tra i quattordici e quindici anni trascorrono l’estate tra la comune passione per il calcio e giornate al mare. Poche le possibilità economiche per una lunga vacanza fuori. 
La maggior parte di loro teme il Capitano, additato da tutti come il “diverso” «ovvero il pazzo del paese, spesso burbero e solitario, un uomo che passava la sua esistenza chiuso in casa o a bordo di una vecchia auto scassata». 

Durante una partita di calcio nella pineta del paese, un ragazzino del gruppetto scopre il cadavere di Rebecca una compagna di scuola poco più adulta di loro.
Sarà questo episodio che segnerà il brusco passaggio alla vita degli adulti.
Cominceranno le diffidenze, si incrineranno amicizie che sembravano ben salde.

Un romanzo di amicizia, emarginazione, solidarietà, in cui si respira la vita vera degli adolescenti e del loro complicato mondo fatto di insicurezze e timori, che possono portare a scelte sbagliate o a seconde possibilità inaspettate. Perché ci vuole coraggio a essere se stessi, ma solo allora si comincia a vivere davvero.


Due estratti del romanzo

«Da quando avevamo ritrovato quel corpo senza vita, poco più di un paio di mesi prima, la morte era entrata a far parte delle nostre vite, eravamo diventati adulti di colpo. La spensieratezza delle partite di pallone in pineta era stata sostituita da un’angoscia latente, dalla paura di andare là fuori, di sera»
«Il nostro era un paesino di persone fredde e povere nell’animo, di quelli in cui ci si conosce tutti, in cui la gente mormora e da cui i ragazzi con un briciolo di cervello scappano appena compiuta la maggiore età. Io questo lo capii solo dopo quell’estate del ’94»

L'autore.
Antonio Benforte vive a Napoli. Giornalista ed esperto di comunicazione, è Social Media Manager del Parco Archeologico di Pompei. Ha lavorato per anni in una casa editrice milanese e si è occupato di social media e ufficio stampa per diverse realtà nazionali. Dal 2008 partecipa al progetto Econote, magazine green e associazione culturale.

Segnalazioni dal mondo urban/dark fantasy




Carissimi, oggi vi segnalo alcuni romanzi fantasy.

Parto da un urban fantasy edito da Dark Zone Edizioni, in uscita al Pisa Book Festival.

BERSERKR
di Alessio Del Debbio



Editore: Dark Zone Edizioni
Genere: urban fantasy
Prezzo: 14,90 euro (cartaceo)
Trama

Berlino, inizio del terzo millennio. La Guerra Calda è finita, gli Accordi dell’89 sono stati firmati e la città è stata divisa in sette zone, ciascuna assegnata a una delle antiche stirpi. 
All’interno della ringbahn vivono gli uomini, protetti dalla Divisione, incaricata di mantenere la pace e impedire sconfinamenti e scontri tra le stirpi. 
Misteriosi omicidi, provocati da sconosciute creature sovrannaturali, iniziano però a verificarsi in tutta la città, rischiando di frantumare il delicato equilibrio raggiunto. 
La Divisione incarica Ulrik Von Schreiber di indagare, aiutato dal pavido collega Fabian, ben sapendo quanto abbia a cuore il mantenimento della pace. 
Ma Ulrik non è soltanto un cacciatore, incarna lo Spirito Protettore della Città, l’Orso di Berlino, che non attende altro che liberare la propria furia.



Disponibile su tutti gli store di libri

Amazon    Ibs


Contatti:



L'autore.
Alessio Del Debbio, scrittore viareggino, appassionato di tutto ciò che è fantastico e oltre la realtà. Numerosi suoi racconti sono usciti in riviste (come Con.tempo e StreetBook Magazine) e in antologie, cartacee e digitali (come I mondi del fantasy, di Limana Umanìta Edizioni, Racconti Toscani, di Historica Edizioni, Sognando, di Panesi Edizioni). I suoi ultimi libri sono il romanzo Favola di una falena (Panesi Edizioni, 2016) e i fantasy contemporanei Ulfhednar War – La guerra dei lupi (Edizioni Il Ciliegio, 2017) e Berserkr (Dark Zone, 2017).
Cura il blog “I mondi fantastici” che promuove scrittori di fantasy italiano. Scrive articoli per il portale di letteratura fantastica “Le lande incantate”. È presidente dell’associazione culturale “Nati per scrivere” che sostiene gli scrittori emergenti, soprattutto locali, e d’estate organizza la rassegna “Un libro al tramonto” – Aperitivi letterari a Viareggio, per far conoscere autori toscani.


Il secondo libro è il primo episodio di una trilogia dark fantasy con risvolti romance.


L’Ordine di Daasanach – Il Risveglio 
di Sara Gatti



"Quando mi accinsi per la prima volta a scrivere queste pagine, lo feci puramente per una questione personale. Avevo bisogno di mantenere la mente lucida e costruire la prova che quanto avevo visto fosse reale. Pensai allora che il modo migliore fosse redigere una sorta di diario che contenesse tutte le esperienze che stavo vivendo. Dapprima la narrazione era composta da episodi frammentati, frutto delle mie riflessioni a caldo, ma in un secondo momento, divenne più pulita e chiara, grazie al lavoro di revisione a cui mi dedicai per riportare al meglio una delle vicende più incredibili che si possa raccontare. 
Mi dissi l'umanità deve sapere, anche dopo di me e dopo tutti coloro che furono travolti da questa storia; deve sapere che tra la gente comune si nascondo esseri che di umano hanno solo l'apparenza e alle volte, se indaghi i loro occhi, nemmeno quella.
Il ricordo di quei momenti mi sconvolge ancora. Alle volte vorrei poter cancellare tutto il passato per ricominciare a vivere una vita normale, nella quale l'angelo della morte fa visita solo a persone vecchie e stanche, accoccolate nei loro letti e felici di andare incontro al destino inevitabile, consapevoli di aver vissuto una vita piena e intensa. Una vita serena senza preoccupazioni e senza la paura di non vedere l'alba del giorno dopo. Purtroppo per me non è stato così, ho incontrato l'affascinante angelo troppo presto. Gli ho visto portar via anime ancora acerbe che chiedevano solo una possibilità: la possibilità che ci viene concessa al primo vagito, così preziosa e così delicata.
L'angelo dannato per me, per noi, aveva in serbo un altro progetto. A mia insaputa stava costruendo una strada in salita, caratterizzata da tappe sconvolgenti, a tratti incomprensibili, e una trappola, così ben organizzata, alla quale non potevo sottrarmi: quella che coinvolge il cuore.
La morte se ne andava a braccetto con il destino e sapientemente intrecciavano i fili di una rete che non mi avrebbe lasciato via di scampo. Incosciente, cieca e sorda, per amore caddi in quel groviglio di rovi, in quel arrovellarsi di spire, lasciandomi deliberatamente soffocare.
La morte ha molti aspetti, quello di un corpo gelido, inerte, di un cuore senza battito. Poi c'è quello che non hai mai preso in considerazione, quello in cui si può essere morti anche continuando a respirare, continuando a camminare, trascinandosi giorno dopo giorno tra le difficoltà della vita che ti tolgono ogni ragione per andare avanti, allora devi fare uno sforzo enorme per allontanare il dolore e risalire, per gridare che c'è ancora vita in te.
Se allontano i ricordi all’origine del mio male mi rendo conto che sono viva. Viva come non lo sono mai stata. Tramortita dalle forti emozioni che con passione travolgente e una dose di incoscienza, hanno risvegliato i miei sensi, portandomi sulla cima più alta del mondo per poi farmi sprofondare negli abissi neri. La ricerca del piacere mi ha condotto alla morte, per poi tornare indietro. Il piacere, la passione sono le scintille che danno origine ad ogni cosa, senza di esse cosa esiterebbe? Nulla. Il mondo ruota intorno ad esse, la gente fa cose pazze per avvicinarsi e sfiorare anche per pochi istanti l'oggetto del proprio desiderio.
Le vicende che vi narrerò hanno avuto inizio un afoso mattino di luglio: nero su bianco in una lettera veniva tracciata quella rotta, quella strada, dove dietro l'angolo mi attendeva la Bestia con le sue spire.
Si va dove portano le proprie scelte e le mie mi portarono in una sola direzione, a dispetto di quanti cercarono di impedirlo. Non provo rancore per loro, lo fecero per proteggermi. Quando c'è di mezzo la passione, l'amore o come è il caso di dire qualcosa di già architettato, già disegnato - il destino - nulla puoi fare per cambiare le cose, in un modo o nell'altro finirai sempre per prendere quella strada, per cadere tra le braccia dell'angelo della morte.
La storia che racconterò può sembrare frutto della fantasia, a suo tempo io stessa faticai a comprendere, a dare una spiegazione logica a quello che vedevo o sentivo, a giustificare le spiegazioni folli tentate da chi quelle verità le aveva già sperimentate, ma ciò che riporto, posso giurare di averlo toccato e di portarne sulla pelle i segni indelebili, dei cambiamenti innegabili che rivedo ogni giorno, in ogni gesto. Dimenticare è impossibile.
Quando si vivono forti esperienze si usa sempre dire non sono più la stessa persona di prima, ma quella che può apparire come una frase fatta per me rappresenta la sacrosanta verità, non solo il mio carattere ne ha risentito, anche il fisico è mutato in molti aspetti: lo sento nella pelle e nella carne, ogni fibra del mio corpo lo può confermare. Mi sono immersa in molti occhi, ho indagato molti volti per comprendere quanto vasta fosse la verità che ai più è preclusa. Nonostante tutto, sono una privilegiata, una che porterà per sempre con sé una conoscenza preziosa e che lascia a queste pagine il compito di conservarla.
In ognuno di noi c'è di più di ciò che appare, ma per alcuni quel di più è un mondo sommerso dove il fantastico diventa reale e i mostri hanno un nome e cognome. Racconterò i fatti più fedelmente possibile, cercando di descriverli con minuzia di particolari come se foste lì ad assaporarli attimo dopo attimo."





Da sempre nell'ombra si combatte una battaglia epica tra Guardiani di Daasanach e Revenants bevitori di sangue, una realtà brutale nascosta ai nostri occhi, che va ben oltre la calda coperta chiamata normalità.

La storia inizia con una lettera. Nero su biancoè tracciato il destino di Sana, una ragazza desiderosa di riscattarsi e togliersi di dosso l'immagine di figlia modelloe Matt, un giovane affascinante con un passato oscuro e avvolto dal più intricato mistero. Attraverso Profezie, rivelazioni, visioni e sacrifici scoprono un mondo nuovo soprannaturale, dove bene e male non sono solo parole evocative, ma due schieramenti che si giocano il destino dell'umanità.

All'alba dei tempi il primo Sciamano di Daasanach profetizzò la fine del mondo. Vide la Bestia infernale, il Dio vampiro, in un futuro indefinito risorgere attraverso un preciso Rituale e guidare orde di creature fameliche verso la supremazia della razza Revenants sul genere umano.

I fili del destino sono orditi da energie mistiche incontrollabili che vanificano ogni sforzo tentato per impedire alla Profezia di avversarsi. Giorno dopo giorno si avvicina l'inevitabile, ma prima che tutto si compia è necessario che due vite si intersechino.

Sana e Matt cadono nella peggiore delle trappole, quella della passione travolgente. Il loro amore nasconde un'insidia che li pone su due piatti della stessa bilancia, nella terribile scelta che li vedrà l’uno difronte all’altro. Non solo, nelle loro decisioni è racchiuso il destino dell'umanità.

Altre figure prederanno parte a questa straordinaria storia: Sei, un discendente dei primi valorosi guerrieri Guardiani; Adam, l’amico indispensabile per le conoscenze mediche; Razvan, il bibliotecario con il sapere mistico; Taran, l'abile vampiro a protezione della Bestia. Mentre sullo sfondo si prepara l'apocalisse, i personaggi vivranno forti emozioni, instaureranno relazioni di amicizia, sperimenteranno il dolore della morte, si ameranno, si odieranno. Si daranno battaglia in uno scontro che mieterà vittime su entrambi i fronti. Non mancheranno i colpi di scena…nessuno sarà più lo stesso.

martedì 14 novembre 2017

Recensione: LA PARANZA DEI BAMBINI di Roberto Saviano (RC2017)



Storie di innocenze rubate, di adolescenti che giocano a far gli uomini, andando incontro al rischio e alla morte con l'atteggiamento distaccato di chi sa che tutto quello che devi fare per essere qualcuno e per avere i soldi in tasca, va fatto oggi, non domani, perchè domani potrebbe essere tardi e tu potresti già non esserci più.


LA PARANZA DEI BAMBINI
di Roberto Saviano


Ed. Feltrinelli
Al centro di questo romanzo di Saviano vi è un gruppo di ragazzini di 15 anni che, a bordo dei loro scooter, scorrazzano per le strade di Napoli sognando di far soldi facili grazie ai boss di quartiere che “li fanno lavorare”.
Sono ragazzi che, per lo più, appartengono a famiglie “normali”, perbene, gente semplice che sgobba dalla mattina alla sera per garantire una vita dignitosa alla famiglia.
Ma, ahimè, questa dignità i loro figli la svendono giorno per giorno per fare spazio alla propria avidità, alla voglia di “potere”, di vedersi temuti e considerati per il loro essere dei “duri”.

Sono adolescenti che vivono ogni giorno come viene, perché sanno che è meglio non confidare troppo nel domani; non hanno paura di andare in carcere o di morire, ed è per questo che si giocano tutto ciò che sono e hanno, perché se non impari a essere “fottitore”, necessariamente poi diventi un “fottuto”, uno cui toccherà sempre sottomettersi agli altri, ai più forti.


“...oggi ci stammo, domani nun ce stammo. T’’o rriccuorde? Amico, nemico, vita, morte: è la stessa cosa.’O ssapimmo nuje, e lo sai pure tu. Accussì è. È ’n’attimo. È accussì che se campa, no?”

Questo gruppetto di ragazzi è capeggiato da Nicolas Fiorillo, chiamato O' Maraja in virtù del locale da lui frequentato assiduamente; in questo mondo fatto di piccoli e grandi criminali, tutti hanno un soprannome, solitamente legato a un particolare del loro modo di essere o a un aneddoto significativo che li ha visti protagonisti; e il soprannome può essere più importante del nome stesso perché dice chi sei e con esso vieni riconosciuto e ricordato.
Quando il piccolo boss camorrista per cui lavorano viene arrestato, Nicolas comincia a nutrire propositi più grandi, di indipendenza, volti a metter su una propria paranza, vale a dire formare un gruppo di affiliati che – giurandosi reciproca e assoluta lealtà – comincino a trafficare in ambito criminale, puntando man mano al non dover rendere più conto a nessuno, ma gestendo i propri “lavori” da sé.

Dopo le iniziali perplessità degli amici – coetanei con cui è cresciuto, che si considerano l’un l’altro come dei fratelli -, Nicolas riesce a convincerli a creare questa paranza, che però deve restare segreta – come segreto è il “covo” in cui si radunano per parlare d’ “affari”, per conservare il danaro accumulato, ecc… - agli occhi di quanti non ne fanno parte.

Per raggiungere i propri obiettivi – ad es., avere piazze proprie in cui spacciare e, in una parola, comandare, suscitando timore nella gente – Nicolas è disposto a correre dei rischi, come quello di contattare un potente boss agli arresti domiciliari e proporgli di lavorare per lui. Questi, superato l’iniziale sbigottimento per la sfacciataggine del “muccusiello”, acconsente a dargli le armi.

Assistiamo, quindi, capitolo dopo capitolo, alla nascita di questa paranza di ragazzetti che giocano a fare gli uomini: marinano spesso la scuola, spendono i soldi in abiti firmati e regali alle fidanzatine, sniffano polvere bianca, sparano ad antenne e neri per esercitarsi nel caso si trovassero nella condizione di dover ammazzare qualcuno, seminano terrore per le strade, cercano di ottenere il controllo dei quartieri sottraendoli alle paranze avversarie.

Sono ragazzi che, pur rendendosi conto che quella realtà in cui vivono è tutto fuorchè uno scherzo, un gioco, spesso affrontano tutto con troppa leggerezza, con quell’audacia sciagurata di chi non sempre calcola bene i rischi che corre se prende una determinata strada, se stringe certe alleanze, se pesta i piedi a qualcuno.

Saviano immerge il lettore immediatamente, sin dalle primissime battute, in questo “mondo sporco”, raccontando storie di violenza, di morti che producono altri morti, vendette e ritorsioni, di malavita…, storie di camorra in cui i protagonisti sono degli adolescenti la cui “colpa” è forse, prima di ogni cosa, quella di essere nati a Forcella e, in secondo luogo, di aver detto sì a uno stile di vita che offre sì guadagni facili e veloci, ma anche pericoli e preoccupazioni da affrontare, tanto, troppo più grandi delle loro spalle.

Questi ragazzi, coi loro modi di fare sguaiati, da bulli, sempre pronti a fare discorsi e gesti volgari, prepotenti, bugiardi nei confronti delle loro povere famiglie, mi hanno suscitato emozioni contrastanti: un po’ come con i "ragazzi di vita” di Pasolini, da una parte ho provato rabbia, irritazione e nervosismo davanti a quei loro modi di fare da delinquentelli già vissuti, irrispettosi, dall’altra, in certi momenti, ho provato un gran dispiacere per queste vite bruciate, per “quel futuro che non c’è"  e che contribuiscono a rendere precario con le proprie mani, perché – proprio come i pesciolini che restano in fondo alla rete dei pescatori e che poi andranno a formare il fritto di paranza – essi restano impigliati in un intrigo di sopraffazione e violenza che potrebbe finire per strozzarli.
Adolescenti derubati, defraudati della legittima spensieratezza tipica di quest’età per servire una realtà che non fa sconti a nessuno, neanche a bambini di dieci anni, che a questa tenera età hanno già imparato a tenere una pistola in mano e a premere un grilletto.

“Io per diventare un bambino c’ho messo dieci anni, per spararti in faccia ci metto un secondo”.

Storie di vita autentiche, tristemente realistiche, narrate con uno stile brutale e crudo, come lo è del resto la realtà fotografata; una narrazione che sa essere implacabile e inquietante, capace di turbare il lettore attento e consapevole di come, pur essendo alla presenza di una finzione letteraria, essa sia al contempo tratta dalla vita vera, e di come, seppure i personaggi e le vicende specifiche in sé siano frutto dell’immaginazione dell’autore, il sostrato sociale è fin troppo reale.

Ho letto questo libro a un ritmo sostenuto, sempre più coinvolta dalle giornate frenetiche e caotiche di questi “ragazzacci”, avendo modo di cogliere di ciascuno – O’ Marajà, Dentino, Biscottino, Lollipop… - le caratteristiche precipue grazie al linguaggio colorito e verace utilizzato da Saviano, che s’è servito di un abbondante dialetto napoletano che rende i dialoghi e la narrazione in generale molto vivaci e vere, dal taglio cinematografico, tanto che viene spontaneo immaginare tutto nei dettagli: espressioni facciali, tono di voce, abbigliamento, gesti, risate, sguardi duri e taglienti…

E’ stato un po’ come fare un salto sul set di Gomorra, e chi conosce la fortunata e seguitissima serie tv (che amo e non vedo l'ora di godermi la terza stagione!) sa di cosa parlo, di quale tipo di scenario, ambientazioni, dinamiche e personaggi. 
Finale amaro ma perfettamente in linea con ciò che viene narrato e della spietata realtà in cui è collocato.


Di certo leggerò il seguito, “Bacio feroce”, recentemente pubblicato.


READING CHALLENGE
obiettivo n.22 - Un libro dal punto di vista dei cattivi

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