domenica 15 aprile 2018

Il 15 aprile 1843 nasceva Henry James



Henry James è stato uno scrittore statunitense naturalizzato inglese (New York 1843 - Londra 1916) la cui opera non ha ottenuto molti riconoscimenti in vita; solo dopo la sua morte si è ritagliato il proprio posto tra gli scrittori più significativi del realismo del diciannovesimo secolo.

Henry nacque in una famiglia benestante e istruita a New York il 15 aprile 1843; era figlio del filosofo
Henry James Sr. e fratello minore di William, lo psicologo iniziatore del pragmatismo.

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Henry ha viaggiato molto sin da giovane, tra l’America e l’Europa e questo gli ha consentito una notevole apertura mentale che inevitabilmente si è riversata nel suo lavoro letterario.
Nel 1915 decide di stabilirsi in Inghilterra e anche le sue opere letterarie si focalizzarono su argomenti e soggetti tipicamente britannici.

All'età di 19 anni, Henry frequentò la Harvard Law School per un breve periodo di tempo prima di smettere di studiare letteratura. L’iniziale aspirazione di Henry era diventare un drammaturgo ed infatti dedicò gran parte della sua carriera letteraria alla scrittura di opere teatrali; c’è da dire che queste sue opere non raggiunsero mai il successo dei suoi romanzi e alla fine smise di scrivere per il teatro e trasformò persino alcune delle sue opere in romanzi.

Diversi scrittori hanno influenzato le opere di Henry James, tra cui Honoré de Balzac, Nathaniel Hawthorne,
Henrik Ibsen, Ivan Turgenev e George Eliot.

James ha al suo attivo 22 romanzi, oltre cento racconti, opere autobiografiche, diverse opere teatrali e saggi critici.
Tra le sue opere più famose ricordiamo “Ritratto di signora”, “Daisy Miller”. “Giro di vite” (recensione).
I racconti e i romanzi di Henry sono fortemente influenzati dalla storia e dalla cultura europea e nei suoi scritti è evidente tutto il suo interesse per l'alta classe europea e le sue tradizioni.

Era un uomo che viveva senza avere grossi rimpianti. In una lettera del 1913 destinata al collega romanziere Hugh Walpole, James scrisse "Dobbiamo sapere, per quanto possibile, nella nostra bellissima arte. . . di cosa stiamo parlando - e l'unico modo per saperlo è di aver vissuto e amato e maledetto e travolto e goduto e sofferto.” 
Non rimpiangeva quindi neppure uno degli “eccessi” nei quali poteva essere caduto in gioventù, anzi, tutt’al più gli dispiaceva di non aver saputo cogliere certe occasioni e possibilità che la vita gli ha offerto.

Pare fosse dislessico; James aveva un modo di scrivere caratterizzato da lunghe frasi e digressioni, ricche di aggettivi e frasi subordinate; in gioventù le sue opere avevano uno stile semplice e si pensa che la sua evoluzione verso una scrittura sempre più raffinata e ricercata fosse da attribuire appunto alla presunta dislessia di James, che cercava di nasconderla parlando lentamente, in modo sofisticato; dal momento in cui iniziò a dettare le proprie opere a una segretaria, è possibile che la sua parlantina elaborata abbia sostituito la scrittura semplice.

Non si è mai sposato e non si sa molto neanche di eventuali sue relazioni sentimentali; secondo i critici era omosessuale, il che è desunto anche da taluni commenti fatti su di lui da scrittori suoi contemporanei; ad es., William Faulkner lo definiva "la più gentile anziana signora che abbia mai conosciuto" e Thomas Hardy lo definì una "virtuosa signorina" quando lesse il suo commento sfavorevole a Tess dei D'Urbervilles.

Nella sua autobiografia, Wharton ricorda come lei e James (che erano amici e confidenti) un giorno sedessero vicini a un fossato a Bodiam Castle, nell'East Sussex. "Per molto tempo nessuno parlò", scrive Wharton, "poi James si rivolse a me e disse solennemente:" Pomeriggio estivo, pomeriggio estivo; per me queste sono sempre state le due parole più belle in inglese »

Henry James è sepolto nel cimitero di Cambridge nel Massachusetts.



Fonti consultate per il post:

https://interestingliterature.com
https://www.famousauthors.org
https://www.myinterestingfacts.com
Wikipedia (anche foto)

sabato 14 aprile 2018

Recensione: NON SONO UN ASSASSINO di Francesco Caringella



Essere accusati dell'assassinio del proprio migliore amico e cercare in tutti i modi di dimostrare la propria innocenza oltre ogni ragionevole dubbio: questo è l'incubo che si trova a vivere un vicequestore di polizia con una onorata carriera alle spalle.



NON SONO UN ASSASSINO
di Francesco Caringella



Newton Compton
E' la notte del 3 dicembre 2014 quando il vicequestore Francesco Prencipe riceve la telefonata del suo amico e collega Giovanni Mastropaolo, Sostituto procuratore, che gli chiede con urgenza di raggiungerlo a casa propria perchè deve parlargli di qualcosa che non può essere discussa per telefono.
Francesco non ci pensa due volte a infilarsi in macchina e ad andare da Bari a Lecce per ascoltare ciò che ha da dirgli l'amico, sapendo che sicuramente sarà qualcosa di importante, se non ha esitato a svegliarlo nel cuore della notte.
Dopo aver parlato con lui - non ci viene detto immediatamente il contenuto della conversazione, lo scopriremo successivamente, per bocca di Prencipe -, prima delle otto Francesco lascia la casa dell'amico, notando un particolare anomale: la presenza di una moto, e colui che la guida ha un casco rosso fuoco che di certo non passa inosservato.
Non trascorre molto tempo e Francesco viene chiamato dalla Procura di Potenza perchè il dottor Mastropaolo è stato ritrovato morto in casa propria dalla domestica, quel 3 dicembre, orientativamente nella stessa ora in cui lui doveva essere a casa del giudice: l’uomo giaceva nello studio della sua villetta, la fronte bucata da un proiettile. Non ci sono segni di effrazione e gli inquirenti sono perplessi in quanto il delitto, a una prima valutazione, non ha alcuna delle caratteristiche tipiche di quelli compiuti della malavita organizzata, ipotesi che sembrava inizialmente la più probabile, dato che la vittima era nota per le sue indagini contro la nuova camorra pugliese. 
E così, anziché cercare i colpevoli negli ambienti criminali, tutti i sospetti si focalizzano su di lui, Francesco Prencipe, ben sapendo come i due per vent'anni fossero stati legati da una profonda amicizia e da una proficua collaborazione professionale. Certo, negli ultimi anni qualcosa tra loro s'era incrinato, i colleghi sono pronti a giurare che Mastropaolo sembrava aver allontanato da sè il vecchio amico, che aveva lasciato Lecce per tornarsene a Bari con moglie e figlia; forse tra i due c'erano stati problemi gravi che avevano fatto sì che Giovanni non nutrisse più la fiducia di un tempo in Francesco?
Il Pubblico Ministero Paola Maralfa ne è convinta: sicuramente tra Prencipe e la vittima non correva buon sangue da un po' di tempo (c'è "solo" da capire i perchè...) e sulla scena del delitto ci sono solo le impronte di Prencipe, che tra l'altro ha confermato di aver incontrato Giovanni a casa di questi nel lasso di tempo in cui, secondo il medico legale, la vittima è stata assassinata. A confermare la presenza dell'uomo nella villetta è la testimonianza oculare di un vicino di casa.
E il motociclista col caso rosso fuoco visto da Francesco un attimo prima di allontanarsi da casa di Giovanni? 
Di lui pare non ci siano riscontri...

Dopo un drammatico interrogatorio, il funzionario di polizia viene accusato del crimine e arrestato; del resto, ogni indizio è contro di lui, e così ogni ragionamento volto a cercare un movente. 
Ma appunto Prencipe lo sa, essendo un poliziotto esperto: a suo carico ci sono soltanto indizi, illazioni, non ci sono prove inconfutabili - nonostante il p.m. sia convinto di poter dimostrare la colpevolezza dell'imputato oltre ogni ragionevole dubbio; a Francesco non resta che imbarcarsi in un’ardua battaglia giudiziaria per dimostrare la propria innocenza. Ad affiancarlo c'è il suo amico di studi, l'avvocato Giorgio Laudadio, che farà di tutto per scagionare l'imputato da ogni accusa.

L'autore ci conduce passo dopo passo in un dibattimento processuale vivace, in cui le ipotesi dell'accusa si scontrano con i tentativi da parte di Prencipe di difendersi e di dimostrare come lui sia pulito e non avesse alcun motivo per far fuori un caro amico.

Nei primi capitoli conosciamo la vittima, che ci viene presentata come un giudice onesto, un professionista della Legge scrupoloso, sensibile nei confronti della ricerca della verità, un uomo convinto della necessità di far bene il proprio lavoro, consegnando al carcere i criminali e facendosi ovviamente per questo moltissimi nemici.
Tanti malavitosi avrebbero avuto più di una ragione per eliminare il magistrato e gli inquirenti cosa fanno? Si concentrano su un onesto e pluripremiato vicequestore, la cui "unica" colpa è stata quella di accorrere in casa dell'amico alle sette e mezza del mattino per dargli un consiglio su una questione di lavoro delicata che tormentava Giovanni...?

Francesco non si capacita di questo e fa di tutto per convincere sia la Corte che il lettore della propria innocenza: sì, è vero, negli ultimi due anni il legame tra lui e Mastropaolo s'era allentato, ma questo forse fa di lui un assassino?

"«Qualcuno che non è l’indagato ha sicuramente ucciso il mio amico Giovanni, dal momento che io non sono l’assassino. Già, io non sono l’assassino, non sono un assassino, non sono un assassino…», presi a ripetere con voce metallica..."

L'Autore sta attento a farci conoscere da vicino anche lo stesso protagonista (nonchè voce narrante), la sua amicizia con Giovanni, che sin da quando erano ragazzi ha sempre cercato di aiutare l'amico a trovare la propria strada; conosciamo la vita personale e famigliare di Francesco, le sue ambizioni, il suo essere sedotto dalla bella vita, fatta di macchine di lusso, soldi ed escort, cosa che ha fatto naufragare il matrimonio con la moglie Vittoria, e ha incrinato anche i rapporti con la figlia adolescente Martina, che guarda il padre con delusione e diffidenza.

Il protagonista, insomma, non è uno stinco di santo, è ben lontano dall'irreprensibilità dell'amico Giovanni, ma la domanda è sempre la stessa: sì, ok, ha avuto qualche scivolone, è un fedifrago, un padre che ha trascurato l'unica figlia che ha, uno che non ha esitato a sgomitare per far carriera... ma questo lo rende un omicida?

Fatto sta che gli arresti arrivano e il nostro vicequestore trascorre mesi in carcere prima dell'udienza finale, e in quel tempo dilatato e vuoto trascorso tra le quattro spoglie mura di una cella, inseguendo giorni sempre uguali, Francesco ha modo di ripensare alla propria vita e a quella perduta libertà che potrebbe non essere così semplice da riconquistare.

"La felicità perduta è una tortura insopportabile per gli uomini disperati. Come è potuto succedere che un uomo, la cui vita poteva essere perfetta, si sia trovato all’improvviso a combattere per sopravvivere nella cella umida e angusta di un carcere?"

Riuscirà a uscire di prigione completamente assolto? 
Ad angustiarlo c'è non soltanto il terrore di essere riconosciuto colpevole e di prendersi un ergastolo, ma pure il pensiero che, se mai dovesse convincere il giudice e la Corte della propria innocenza, la sua reputazione resti comunque sporcata, e il pensiero che chi gli è intorno possa avere dubbi sulla sua innocenza è qualcosa che lo tormenta.

Nonostante mi sia trovata inevitabilmente, scorrendo avidamente le pagine di questo romanzo, a fare il tifo per il protagonista - pur non provando nei suoi confronti una totale simpatia, ma riconoscendone la personalità enigmatica, ambigua, non proprio limpida... -, nel corso del processo verità e menzogna si sovrappongono, si intrecciano e distinguerle non sarà semplice e qualche piccolo e insidioso dubbio assale il lettore...

"... tutti gli attori di quella particolarissima commedia mentono perché desiderano essere creduti e pensano che la menzogna sia più seducente della verità. Mentono perché la verità non sembra mai vera, perché la verità deve essere mescolata con un po’ di menzogna per risultare verosimile, perché la verità deve essere esagerata per risultare credibile, perché ci sono poche ragioni per dire la verità, mentre ce ne sono di infinite per raccontare una bugia, perché ogni uomo ha troppe cose di cui vergognarsi, perché a ognuno piace raccontare quello che l’ascoltatore desidera sentire."

Caringella ha scritto un legal thriller avvincente, che risulta molto fluido nella lettura nonostante il linguaggio sia molto accurato e non privo di termini tecnici riguardanti il mondo della giurisdizione penale; ho apprezzato le brevi ma efficaci descrizioni dei luoghi in cui è collocata di volta in volta la scena perchè in me hanno avuto l'effetto di aumentare la tensione, nel senso che era come se sentissi che l'Autore rallentasse di proposito il ritmo narrativo proprio in quei frangenti che anticipavano un momento clou, creando quindi l'effetto sorpresa. 
La ricchezza di dialoghi, di botta e risposta tra accusa e difesa, si alterna in modo equilibrato alle riflessioni del narratore/protagonista, e questo fa sentire il lettore spettatore in prima linea di un'indagine serrata, dalla quale ci aspettiamo il colpo di scena finale..., che arriva puntuale e che forse,  seppure solo in parte, il lettore attento ha un po'  subodorato tra le pagine, attraverso alcune sfumature che sembrano buttate lì a caso ma così non è.

Ciò che emerge in questo romanzo - che personalmente ho divorato perchè non riuscivo a staccarmene tanta era la voglia di sbrogliare definitivamente la matassa - è che la verità non è mai univoca e inequivocabile, e che ciò che sembra avere una sola lettura e spiegazione, in realtà nasconde diverse facce, ma riconoscerle tutte con facilità non è scontato.

Davvero un bel libro, l'ho trovato coinvolgente, con una scrittura snella e piacevole, mai dispersiva, e non ho potuto fare a meno di leggerlo con molto interesse e di farmi travolgere dalle vicende che coinvolgono il protagonista.

Assolutamente consigliato, soprattutto se amate il genere.

venerdì 13 aprile 2018

Recensione: LA GUERRA DI LORENZO di Stefano Nocentini



"La guerra di Lorenzo" è un romanzo di formazione e di crescita, avente come protagonista un militare dell'esercito italiano che partecipa attivamente alla seconda guerra mondiale, esperienza che lo renderà sempre più consapevole del proprio ruolo in un conflitto che inevitabilmente lo cambierà interiormente.


LA GUERRA DI LORENZO
di Stefano Nocentini



Intrecci Edizioni
Il tenente Lorenzo Mari è un giovane ventiseienne che nel 1940, in pieno conflitto mondiale, viene inviato con la sua divisione al fronte francese.
In attesa di partecipare attivamente alla guerra voluta da Mussolini al fianco della Germania, il giovane vive alla giornata, fra amori fugaci e il sogno romantico di combattere con onore per la Patria.

Lorenzo è un ragazzo tranquillo, che ama la vita e si concede brevi avventure sentimentali, senza impegno vista l'imminente partenza.
Soggiornando per qualche tempo presso il castello di un conte, ne conosce le figlie, la sedicenne Beatrice e la trentenne Jolanda, e pur sentendosi attratto dalla minore - per la sua freschezza, gaiezza, joie de vivre -, vive una liason con l'altra, di carattere opposto alla sorellina; Jolanda è una donna che ostenta volutamente un atteggiamento aspro, polemico, beffardo; verso il tenente ha parole di sarcasmo che spiazzano e irritano il ragazzo, eppure i due si lasciano andare a notti di passione, in cui di sentimentale c'è davvero molto poco.
Al pensiero di andare in Francia a combattere, Lorenzo sente nascere domande sulla propria capacità - non ancora testata sul campo di battaglia - di affrontare il nemico in uno scontro a fuoco, ma questi timori non gli impediscono di coltivare dentro di sè il mito dell'eroe senza macchia e con i guanti bianchi, che guida i propri uomini all'attacco. 
Sfumata l'operazione in Francia, si prospetta l'invasione di Malta e Lorenzo si offre volontario per guidare l'azione, ma prima trascorre una breve licenza ad Arezzo, dalla sua famiglia, ed anche qui ha una breve relazione con una ragazza di una famiglia benestante.
Ma il dovere chiama e non c'è spazio per l'amore, così il tenente - promosso capitano - va in Grecia.
Tra brevi ma illuminanti conversazione con superiori saggi e disincantati, incontri con ufficiali tedeschi determinati e convinti della bontà di una guerra che darà gloria e potere alla Germania, e rapporti pseudoamorosi con signorine disinvolte e dalla mente molto aperta, Lorenzo si perde nei tramonti magici di Atene, riflettendo sulla propria condizione di invasore e non perdendo di vista il desiderio di dimostrare il proprio valore in modo attivo, indossando finalmente quei guanti bianchi e immacolati che attendono solo di essere indossati.

Quanto ardore c'è nel cuore di Lorenzo, idealista e sognatore, che brama di partecipare davvero e in prima linea a quel conflitto del quale finora ha fatto parte quasi dietro le quinte...!

Il capitano Mari è giovane e deve ancora imparare e sperimentare sulla propria pelle la durezza della guerra, la sua crudeltà, il suo carico di ingiustizia, di disperazione, di paura.

"La guerra non è uno scontro tra buoni e cattivi, è un confronto di forze: non distingue affatto fra chi ha ragione e chi ha torto." 

E con essa, anche la morte colpisce tutti, buoni e cattivi, senza avere riguardi per nessuno.

Successivamente, Lorenzo viene inviato col suo reggimento in Africa, e nulla sarà più come prima, perchè proprio nel deserto africano vedrà la guerra da vicino, affrontando bombardamenti aerei, il ferimento e la morte dei compagni, il doloroso sconcerto per la perdita di commilitoni valorosi.

Essere al centro degli scontri a fuoco porta il capitano a considerare non solo la propria condotta ma anche quella dei suoi superiori e dei soldati; la guerra non l'hanno voluta le persone semplici, che avevano le loro vite, il loro lavoro, una famiglia, forse una fidanzata che, sperano, resti loro fedele... e mai avrebbero voluto andare a rischiare la vita per ideali di conquista propugnati da potenti assetati di potere.
Eppure, questi stessi uomini, molti dei quali senza cultura o privi di una fisicità adatta ai combattimenti, mantengono una dignità, un orgoglio e uno spirito di sacrificio degni di ammirazione, e diversi episodi toccheranno profondamente il protagonista, in particolare nel corso della seconda battaglia di El Alamein, che vedrà Mari e i suoi uomini far fronte ad un bombardamento da parte degli Inglesi molto pesante e implacabile, che mieterà non poche vittime tra gli italiani.

Questo sconvolge Lorenzo, che forse per la prima volta si ritrova a riflettere sul valore di ogni singola vita caduta sul campo di battaglia: ogni soldato morto non è una semplice pedina sulla scena di una guerra sanguinosa, ma è un "universo di storie, di sentimenti, di affetti. (...) Adesso che aveva condiviso con loro il primo combattimento vero, li guardava con occhi di diversi. Avvertiva il loro dolore e il  loro sacrificio".

Al periodo in Africa segue purtroppo la prigionia in India per mano degli Inglesi, e anche questa dura esperienza contribuisce a formarlo come uomo, un uomo consapevole di come la mancanza di libertà umilii e tolga dignità all'essere umano, ma non la speranza (non del tutto e non in tutti, quanto meno) di poter un giorno, a guerra finita, riprendersi la propria vita.
Ma uscire da un campo di prigionia non garantisce automaticamente il sentirsi liberi dentro, e dopo mesi, anni di isolamento forzato, di cattività, chi poteva assicurargli che sarebbe stato in grado di reinserirsi nella società?

Questi e tanti altri pensieri, dubbi, paure... possono oscurare la mente di chi è lontano da casa e non sa se ci ritornerà mai, ma se c'è un sentimento capace di sorgere anche nelle terre desolate dello scoraggiamento e di resistere alla rassegnazione, è di certo la speranza.
La speranza di non essere un puntino insignificante nella Storia, ma qualcuno che a modo suo, con sacrifici e privazioni, tra dolore e perdite, può ancora contribuire affinchè il mondo sia un posto migliore.
Perchè quando ti ritrovi faccia a faccia con la morte, accanto a compagni coraggiosi che hanno perso la vita sul campo di battaglia, non ti resta che attaccarti alla vita con maggiore slancio, cercando di cogliere anche nella guerra un senso, uno scopo, una missione.

"La guerra di Lorenzo" ha saputo coinvolgermi grazie allo stile molto scorrevole, alla scrittura asciutta ed essenziale e pur non amando molto di solito i passaggi in cui sono descritte scene di guerra, in questo caso devo dire che la lettura non è mai risultata una fredda descrizione di fatti storici, ma anzi mi sono ritrovata immediatamente immersa nel contesto e nelle vicende che coinvolgevano il protagonista, vivendo insieme a lui ogni piccolo grande evento e incontro, cogliendone gli stati d'animo e seguendone la maturazione in modo chiaro: da giovanotto sognatore che idealizza la guerra a un uomo costretto a fare i conti con ciò che essa davvero significa e porta con sè in termini di sofferenza, perdite, morte. 
Ho apprezzato molto le note storiche, che aiutano il lettore a tener presente gli specifici avvenimenti che fanno da sfondo alle vicende di Lorenzo; in appendice l'Autore ha inserito anche delle foto del periodo in oggetto.

Un libro che consiglio, in particolare a quanti prediligono la narrativa storica e le storie ambientate nel periodo della guerra.

mercoledì 11 aprile 2018

Aprile in casa flower-ed: tra anteprime e passeggiate letterarie




Cari lettori, vi aggiorno circa le novità di aprile in casa flower-ed edizioni!


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Questo mese farà il suo ingresso nella collana Windy Moors la biografia di una nuova scrittrice: Jean Webster (Fredonia 1876-New York 1916), nota soprattutto per essere l’autrice di Papà Gambalunga, il celebre romanzo che racconta la storia di Judy Abbot, un’orfana alla quale viene permesso di studiare grazie a un anonimo benefattore colpito dal suo talento nella scrittura. 

Pur essendo l’unica opera conosciuta dalla maggior parte dei lettori italiani, attraverso la
biografia di Jean Webster, l'autrice, Sara Staffolani, ci mostra quanto la vita e le opere di questa straordinaria donna, che marciava con fervore a favore dei diritti e dell’educazione delle donne e dei più deboli, che sperava e credeva in un futuro migliore, meritino di essere rivalutati e portati finalmente alla luce.

C’è sempre il sole dietro le nuvole. Vita e opere di Jean Webster è in uscita il 23 aprile (e-book e cartaceo).


Ma le novità non sono finite!
E' in programma anche ad aprile un'interessante passeggiata letteraria!

Si terrà sabato 12 maggio e  la meta è una Casa museo molto particolare e preziosa, alla quale si può accedere solo a piccoli gruppi e prenotando con largo anticipo.

Situata a Roma in Palazzo Primoli (Via Giuseppe Zanardelli n. 1), la Casa museo Mario Praz presenta dieci ambienti in cui sono esposti oltre 1200 pezzi da collezione, tra dipinti, sculture, mobili e arredi: una casa ricca di fascino, che rispecchia la personalità del suo proprietario. Mario Praz (1896-1982), celebre anglista, saggista e critico, acquistò sul mercato antiquario ogni singolo pezzo in oltre sessant’anni di viaggi e amorevole cura, disponendoli negli ambienti in cui visse a Roma e che andremo a visitare.

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L’ingresso è gratuito e si accede solo su prenotazione tramite visita accompagnata. 
I lettori interessati possono confermare la loro presenza entro il 20 aprile scrivendo a info@flower-ed.it, in modo da poter organizzare la passeggiata al meglio la visita.

Per adesso è tutto, lettori; spero di poter postare presto una recensione, visto che è da un po' che non lo faccio!



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martedì 10 aprile 2018

Concorso "Ti racconto una favola" (scad. 20.05.18)



Ogni sera le mamme, i papà o i nonni si inventano delle favole, delle storie che affascinano i lettori più piccoli.
Hai scritto una favola
Partecipa anche tu, Kimerik Edizioni sta preparando un'antologia di favole per bambini. 
Invia il tuo racconto! Compilando tutti i campi avrai diritto ad aderire al Concorso "Ti racconto una favola" le favole scelte dalla Redazione saranno selezionate per la pubblicazione di un libro. 

Subito dopo aver prenotato la tua adesione ti sarà spedita una email con tutti i dettagli per aderire al concorso. Potrai inserire la tua favola, i tuoi dati, la tua pagina Facebook, la tua email, la tua foto e se vorrai la dedica. Hai a disposizione 3 pagine (formato 15x21) interamente dedicate a te. 10000 caratteri (spazi inclusi).
Quanto costa tutto questo? Nulla... devi solo prenotare una copia e i Diritti d’autore rimarranno a te! Il libro avrà codice ISBN – Codice a Barre, sarà registrato e tu non perderai il diritto d’Autore che rimarrà a te anche in seguito.
Delle copie promozionali saranno inviate a giornalisti e a media di rilievo nazionale.

La scheda di 14,00 Euro ti permetterà di ricevere - senza costi aggiuntivi una copia del libro a casa.
Affrettati, il concorso scade il 20 maggio 2018, ma lo spazio per chi vuole partecipare è limitato. Prenota e Partecipa

Subito dopo aver prenotato la scheda di adesione ti invieremo i dettagli con tutte le altre informazioni.
La prenotazione prevede la consegna in omaggio di una copia del volume in via di pubblicazione, cioè con l'adesione si ha il diritto alla consegna senza nessun altro costo di una copia del volume pubblicato. La vincita prevede la pubblicazione senza nessun costo dell'opera inviata.

sabato 7 aprile 2018

Libri che diventeranno film



Leggevo sul blog della C.E. Sperling&Kupfer che il thriller "La casa del padre" di Karen Dionne diventerà un film diretto da Morten Tyldum e con Alicia Vikander nei panni della protagonista.
Gli autori della sceneggiatura sono Elle Smith e l’autore di The Revenant, Mark L. Smith. 

Al centro della storia vi è Helena Pelletier, una giovane donna dalla vita apparentemente perfetta, con un marito straordinario e due figlie dolcissime. 
Helena ha però un segreto: sua madre era stata rapita da ragazzina e Helena è il prodotto della relazione tra prigioniera e carceriere. Da bambina ha vissuto per dodici anni sotto il controllo del padre, finché questi non è stato catturato e mandato in prigione. 
Ma quindici anni dopo l’uomo evade, dopo aver ucciso due guardie, e Helena è costretta a fare i conti con quel padre da cui ha imparato come difendersi e dal quale dovrà proteggere la propria famiglia.

Si parla di film anche per il romanzo di Stephen King e Peter Straub, "Il Talismano" e sarà Spielberg a occuparsi di questo progetto che desidera attuare da ben 35 anni (il libro è del 1982) e realizzarlo, finalmente, entro due anni. Anche se probabilmente non come regista.


Il 12enne Jack Sawyer è intenzionato a trovare un antico Talismano che pare abbia poteri magici e che lui spera possa guarire la mamma dal cancro.
Per raggiungerlo, il ragazzo deve attraversare non soltanto l'America, ma anche un universo oscuro, parallelo a quello reale, dominato da forze misteriose. Un luogo nascosto in cui solo poche persone sono in grado di penetrare: e Jack è una di queste…


Recensione: DREAMTIME di Michele Rampazzo



In un futuro neanche troppo lontano, la nostra Terra è in balia di inquinamento e cambiamenti climatici che rischiano di sfociare in una guerra tra Potenze mondiali, e sopravvivere assume i contorni di una vera e propria battaglia personale.



DREAMTIME
di Michele Rampazzo


Intrecci Edizioni
236 pp
15 euro
La nostra storia è ambientata a Shanghai, al tramonto del XXI secolo; il Governo cinese è chiamato a gestire difficili rapporti internazionali, e in special modo con Brasile e USA, che accusano la Cina di crimini contro l’umanità per via delle discutibili strategie adottate nella distribuzione e nel razionamento dell’acqua, che è diventata quanto mai un bene preziosissimo e caro (in ogni senso).
Per uscire fuori da questa situazione spiacevole, il Governo ha architettato un piano pericoloso che deve restar nascosto il più possibile se si vogliono ottenere dei risultati, pena un acuirsi della crisi internazionale e uno scoppio di una nuova guerra fredda, che sarebbe meglio evitare.
Tale piano, dal nome antico e suggestivo – Atlacoya -, viene accidentalmente scoperto da una giovane donna americana, Rebecca Wade, che lavora come interprete per il Ministro dell’Ambiente della Cina, Quen Jeh.

Rebecca non riesce a girare il viso dall’altra parte e dichiara apertamente al Ministro di aver capito che il Governo ha in mente un misterioso e losco progetto da attuare ai danni degli Stati Uniti per metterli in difficoltà (sempre in merito all’emergenza acqua); chiaramente in imbarazzo, Quen Jeh si trova costretto a correre ai ripari affinchè il segreto non trapeli; decide così di far rapire Rebecca.
Ma la donna non è stupida e riesce a “mettere in salvo” ciò che sa depositandolo presso la Dreamtime.

La Dreamtime è un’azienda nata in America che lavora in ambito cinematografico e lo fa con metodi decisamente particolari: realizza film utilizzando visioni, sogni e ricordi di persone disposte a vendere i propri contenuti mentali, che vengono analizzati dai cosiddetti tester, che si preoccupano di scartare eventuali idee scadenti.

Uno di questi tester della Dreamtime è Milo Stoppard, marito di Rebecca, ed è a lui che lei affida ciò che sa di Atlacoya; subito dopo viene rapita e da quel momento ha inizio una serie di fughe ed inseguimenti all’ultimo respiro che vedranno coinvolte diverse persone, ognuna con i propri scopi da portare a termine.

Dando a Milo i propri ricordi, Rebecca rende suo marito un bersaglio non solo del Governo Cinese (che teme che Atlacoya venga divulgata) ma anche della Weco, una Ong nata con l’obiettivo di difendere l’ambiente in modo pacifico ma che nel tempo ha assunto caratteri tipici di un’organizzazione criminale, disposta anche a far fuori chiunque le si metta contro.

La sera che Rebecca viene rapita dal proprio datore di lavoro, qualcun altro la stava cercando, inviato proprio dalla Weco: Brian Shadow, un sicario scaltro e spietato.

Ma Governo e Weco – ovviamente per ragioni opposte - cercano anche di acciuffare Milo, in quanto è colui che “possiede” i ricordi della moglie; l’uomo, dal canto suo, non soltanto deve salvarsi per sfuggire alle loro grinfie, ma ingegnarsi pure per ritrovare sua moglie, prima che le facciano davvero del male.

Ad aiutarlo sopraggiunge, senza che lui la conosca, una donna intelligente e sicura di sé, Fen Shang, che ha militato nella polizia segreta e, dopo essere stata espulsa con disonore, adesso lavora per la Dreamtime, ma con un ruolo diverso da quello di Milo.

La donna ha le sue ragioni per voler aiutare Milo a riabbracciare sua moglie e a non cadere nelle mani e della Weco e del Governo; in particolare, a motivarla nella sua personale battaglia contro il Governo è la sete di vendetta, che pian piano diventerà più che altro un desiderio di riscatto. Per il Ministro, infatti, lavora colui che fino a quattro anni prima è stato il suo diretto superiore, Heng Zhou, capo della Sicurezza, un uomo dedito al proprio lavoro, che svolge con molta serietà e impegno, quasi con fanatismo. Proprio la sua rigidità e il suo essere ligio ai propri doveri, hanno fatto sì che Zhou licenziasse Fen anni prima a causa di un errore grave da parte di lei, pur stimandola e ritenendola un valido elemento.

Fen vuole vendicarsi di Zhou, ed è disposta a dare una mano a Milo, preoccupato non solo per la propria vita, ma ancor di più per quella di sua moglie, che intanto viene a conoscenza di alcuni inquietanti particolari relativi a suo marito che la gettano nell’angoscia, facendola quasi dubitare di lui…

In un susseguirsi di inseguimenti forsennati lungo le strade caotiche di Shanghai e all’interno del suo labirintico mercato sommerso, Governo, Weco e Milo con Fen, si danno la caccia, e ciascuno cercherà ovviamente di spuntarla: il Governo vuole assicurarsi che Milo e Rebecca non svelino il segreto di Atlacoya, la Weco vuol mettere le mani sul file contenente le informazioni sul progetto così da screditare l’odiato Governo cinese; Milo vuol solo riavere la sua vita insieme all’amata moglie.

Chi la spunterà? Chi riuscirà ad ottenere ciò per cui è disposto a lottare e resistere fino all’ultimo residuo di energia?

Il thriller ambientale di Michele Rampazzo ha un ritmo serrato, concitato, contrassegnato da fughe e pedinamenti degne di un film d’azione adrenalinico, che ti lascia senza fiato; diversi colpi di scena rendono le vicende intriganti e riusciamo ad immaginare ogni scena e personaggio grazie ad una scrittura avvincente, a una storia articolata e originale molto ben strutturata.

“Forse guardando tutto questo crede ancora di vivere in un mondo di cui siamo padroni. Le dirò una cosa: il mondo è malato, e che le piaccia o no siamo lontani da una cura. Quello che state per fare, non servirà che a spingerci un altro po’ nel baratro in cui stiamo precipitando io, lei, tutti quanti. Non so se potrò impedirlo, ma sono sicura che non ne farò parte”…

…fa dire l’Autore a uno dei personaggi principali (Rebecca, rivolta al Ministro), ed è così: il mondo futuro immaginato tra queste pagine assiste a qualcosa che già si sta verificando, anche se in misura minore: il mondo ha problemi con la distribuzione delle risorse umane, nel nostro caso con l’acqua, il che implica non solo che c’è chi ne ha (e pure troppa) e chi non ne ha per niente, ma anche che la natura viene maltrattata; non solo, ma i Potenti trattano l’ambiente e le sue risorse come se fossero un giocattolo, di cui ognuno vuol essere possessore unico e privilegiato, cosa che inevitabilmente rovina i rapporti tra Nazioni, da sempre tesi, visto che ciascuna vuol fare i propri interessi, anche a scapito delle altre.
Nonostante la situazione non sia delle più rosee, è bello constatare come a muovere ad es. personaggi come Milo e Rebecca sia l'amore che provano l'uno per l'altra, oltre che il rispetto per la terra che li ospita.

Come dichiara l’Autore stesso nella dedica, questo libro nasce anche dalla passione per il cinema, che ravvisiamo nei riferimenti alla Dreamtime e per quanto mi riguarda, trovo che tutto il romanzo, per com’è scritto, si caratterizzi per una scrittura dal taglio cinematografico, che rende la lettura davvero coinvolgente.

Ho avuto modo di apprezzare già l’Autore in “La speranza dei vinti”, ma devo dire che questo secondo romanzo mi ha convinto ancora di più perché ho trovato uno stile ancora più maturo e convincente; un romanzo scritto molto bene, personaggi ben disegnati, una narrazione appassionante caratterizzata da diversi momenti di tensione, fino alla soluzione finale.

Un libro che non posso che consigliarvi e per il quale ringrazio Intrecci Edizioni che mi ha dato l'opportunità di leggerlo e partecipare al blogtour, ospitando la quarta tappa!
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