domenica 17 giugno 2018

Le mie nuove letture di metà giugno



Buongiorno e buona domenica, cari amici e lettori!
Quali libri vi stanno tenendo compagnia in questo weekend?

Dopo aver concluso due libri - LA NEVE ERA SPORCA di Georges Simenon, e I TALENTI DELLE FATE, di Antonella Arietano, di cui a breve posterò le recensioni -, ho iniziato la lettura di...

SALVARE LE OSSA. Trilogia del Bois Sauvage
di Jesmyn Ward

NN Edizioni
316 pp
Trad. M. Pareschi
2018
Un uragano minaccia di colpire Bois Sauvage, Mississippi. In un avvallamento chiamato la Fossa, tra rottami, baracche e boschi, vivono Esch, i suoi fratelli e il padre. La famiglia cerca di prepararsi all'emergenza, ma tutti hanno altri pensieri: Skeetah deve assistere il suo pitbull da combattimento dopo il parto; Randall, quando non gioca a basket, si occupa del piccolo Junior; ed Esch, la protagonista, unica ragazzina in un mondo di uomini, legge la storia degli Argonauti, è innamorata di Manny, e scopre di essere incinta. N
ei dodici giorni che scandiscono l'arrivo della tempesta, il legame tra i fratelli e la fiducia reciproca si rinsaldano, uniche luci nel buio della disgrazia incombente.

"Salvare le ossa" racconta la vita di ogni giorno con la forza del mito, e celebra la lotta per l'amore a dispetto di qualunque destino, non importa quanto cieco e ostile.


Il prossimo libro, scelto " a caso" da mio marito (eh sì, mi sono affidata al suo istinto :-D ) che a breve inizierò è...:


99 GIORNI
di K. A. Tucker


Newton Compton
Trad. Gianotti Tabarin
377 pp
2016
Abbandonata nella campagna dell'Oregon, dove la credono morta, una giovane donna sfida ogni previsione e sopravvive, ma quando si sveglia non ha alcuna idea di chi sia, o di cosa le sia successo. 
La donna si dà il nome di Acqua, per l'unico piccolo segno che compare sul suo corpo, il solo indizio di un passato che non ricorda. 
Accolta da Ginny Fitzgerald, una signora irascibile ma gentile che vive in una fattoria, Acqua comincia lentamente a ricostruire la propria vita. 
Ma mentre cerca di rimettere insieme i frammenti, altre domande si fanno strada nella sua mente: chi è il vicino di casa, che in silenzio lavora sotto il cofano della sua Barracuda? Perché Ginny non gli fa mettere piede nella sua proprietà? E perché Acqua sente di conoscerlo? 
Jesse Welles non sa quanto tempo ci vorrà prima che la memoria di Acqua riaffiori. Per il suo bene, Jesse spera che non accada mai. Per questo cerca di tenersi alla larga da lei. Perché avvicinarsi troppo potrebbe far riemergere cose che è bene lasciare sepolte. 
Ma si sa, l'acqua trova sempre una strada per tornare in superficie...

sabato 16 giugno 2018

Novità in libreria: leggere è... noir!



Notturno metropolitano è un nuovo capitolo dell'impietoso racconto che l'autore sta componendo con i suoi romanzi sullo stato di salute di una società nella quale tutti recitano sia la parte delle vittime che quella dei carnefici. Ma nulla è ciò che sembra e il commissario Ferrazza lo capirà a sue spese...


NOTTURNO METROPOLITANO
di Alessandro Bastasi


Frilli Editore
304 pp
12.90 euro
C’è voglia di violenza nell’aria, in questa Milano notturna, fotografata nel buio di un gelido gennaio.
La caserma Notari dell’Arma dei carabinieri, già nell’occhio del ciclone anni prima per la morte di un tossicodipendente avvenuta in circostanze poco chiare, oggi torna a essere al centro dell’attenzione per l’omicidio del brigadiere Giulio Tarantino e di sua moglie Barbara, genitori di un figlio morto da poco per overdose. 
Nel conflitto di competenza tra carabinieri e polizia per la delega all’indagine, la vince quest’ultima, e il commissario Daniele Ferrazza – pressato sia dal questore sia dalla Procura per la delicatezza della vicenda - si trova ad affrontare un caso molto complicato proprio in un momento di crisi personale, a causa della relazione non semplice con Laura Barbieri, l’anchor-woman di Telelibera. 
Ciò non gli impedisce di impegnarsi a tutto campo, destreggiandosi tra organi dello Stato reticenti e locali malfamati, corrieri della droga e ambigui personaggi, come l’ex carabiniere e ora investigatore privato Romano Montanari, o la vicina di casa dei Tarantino, moderna dark lady, Flavia Perantoni. In un susseguirsi di colpi di scena, superando di volta in volta inganni tecnologici e un gioco continuo di specchi e di rimandi, il commissario, coadiuvato dal fido ispettore Ceolin detto ‘Ndemo tosi e grazie anche all’aiuto di Laura, arriva a scoprire la più squallida delle verità. Che forse, però, è una verità “provvisoria”, perché, come dice uno dei personaggi, “la verità non esiste, esistono solo i punti di vista”. 

L'autore.
Alessandro Bastasi è nato a Treviso nel 1949. A 27 anni si è trasferito a Milano, dove attualmente vive e lavora. Con un passato di attore teatrale, a Venezia aveva recitato al teatro Ridotto con il mitico Gino Cavalieri. Ha continuato in seguito a calcare le scene, ultima partecipazione nell’atto unico Virginia (2010) di Giuseppe Battarino e altri. Nella seconda metà degli anni ’70 ha scritto numerosi articoli di argomento teatrale per riviste del settore (Sipario, La Ribalta), per il periodico Fronte popolare e per il quotidiano La sinistra. Tra il 1990 e il 1993 vive a Mosca. Gli avvenimenti di quegli anni - di passaggio dall’URSS alla nuova Russia - gli danno materia per il suo primo romanzo La fossa comune, pubblicato nel 2008 e ambientato nella capitale russa. In seguito pubblica: 2010 - La gabbia criminale (romanzo, Eclissi Editrice) 2011 - Città contro (romanzo, Eclissi Editrice) 2012 – Ologrammi (racconto, MilanoNera Edizioni) - La caduta dello status (racconto, quotidiano Il Manifesto) - Cronaca di un’apocalisse annunciata (racconto, nell’antologia Cronache dalla fine del mondo, Historica Edizioni) 2013 - La scelta di Lazzaro (romanzo, Meme Publishers editore) 2014 - Milan by night (racconto, nell’antologia Una notte a Milano, Novecento Editore). 2016 - Era la Milano da bere (romanzo, Fratelli Frilli Editori) 2017 Morte a San Siro (romanzo, Fratelli Frilli Editori) Altri racconti sono presenti in vari siti letterari.


Attorno all’enigma di una donna e della sua vita, "A modo nostro" racconta le traversie dei cinesi in Europa, il loro impegnarsi in ogni sorta di affari, l’intreccio dei contatti politici e sociali che li sostengono.


A MODO NOSTRO
di Chen He


Sellerio Ed.
352 pp
16 euro
trad. P. Magagnin
Un uomo lavora come autista in una società di trasporti nella città di Wenzhou, nel sud della Cina, l’area da cui proviene quasi il novanta per cento dei cinesi residenti in Italia e molti di quelli che vivono in Francia e Spagna.
La moglie, che lo ha lasciato alcuni anni prima, si è trasferita a Parigi ed è morta improvvisamente in un incidente stradale. Come unico parente, l’uomo deve recarsi in Francia per il riconoscimento del corpo. 
Apparentemente la donna è uscita di strada in stato di ebbrezza ed è caduta in un fiume; negli ultimi momenti ha fatto due telefonate, alla polizia e a un uomo sconosciuto. 
Per il marito quell’inaspettato viaggio all’estero, il primo della sua vita, è un’opportunità unica.
In parallelo scorre la storia della moglie, in Cina e poi in Francia. 
La donna, anche lei di Wenzhou, viene da una famiglia influente, il padre era un importante quadro del partito durante la Rivoluzione Culturale. Un giorno ne scoprirà il passato e la sofferenza, ed entrerà in contatto con gli eredi dei rivoluzionari che lo conoscevano, una casta potente e di grande prestigio politico che cambierà il suo destino.
Intorno a queste due vicende si sviluppa un romanzo crudamente realistico e a tratti sorprendentemente avventuroso, sovrapposizione di racconto morale e di resoconto fattuale. 

Un romanzo che utilizza alcuni stilemi del genere noir di derivazione occidentale per raccontare una cupola criminale e l’ubiquità dell’avidità e della corruzione, e insieme permette di scrutare senza mediazione, con stupore e trasporto, il cosiddetto «sguardo cinese», il modo in cui l’espatriato osserva noi e le nostre abitudini, la nostra storia e la nostra cultura con occhio totalmente nuovo, per il quale l’espresso italiano è denso come salsa di soia, ogni formaggio un cibo dall’odore repellente, Atene una capitale ricca di incomprensibili rovine che andrebbero ricostruite. Uno sguardo che ci viene mostrato forse per la prima volta, e che per un lettore europeo è una vera e propria rivelazione, quasi lo svelamento di un segreto. Ogni giorno nelle nostre città conviviamo con loro, mentre in realtà, ed è quasi incredibile, ignoriamo la loro cultura, le loro vicissitudini, la loro sensibilità, la visione del mondo, addirittura quello che fanno. Perché i cinesi, per noi, sono tutti uguali. Chen He, invece, ci racconta tutt’altro.

L'autore.
Chen He è nato nel 1958 a Wenzhou, nel sud della Cina, provincia dello Zhejiang. Ha esordito nel 1984 pubblicando una serie di racconti. Poi si è trasferito nel 1994 in Albania, dove ha avviato un commercio di medicine cinesi. A Tirana è stato rapito a scopo di riscatto, e poi liberato dalla polizia, e nel 1999 si è trasferito a Toronto, dove oggi vive con la famiglia. Nel 2010 ha pubblicato il romanzo Sarawok, storia di un soldato cinoamericano che ha combattuto la seconda guerra mondiale nell’esercito canadese. Nel 2012 è uscito in Cina A modo nostro, di cui Sellerio ha acquisito i diritti mondiali, un caso unico nel mercato editoriale internazionale
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NOTTE AL CASABLANCA
di Daniela Grandi




Sonzogno Ed.
Nina Mastrantonio, maresciallo dei carabinieri a Parma, deve faticare il doppio per farsi rispettare: è donna, è bella, e ha la pelle nera. Per di più ha un carattere indipendente, è ostinatamente single e, con scandalo dei colleghi, preferisce il sesso senza legami a una relazione stabile. 
D’altra parte, sono proprio gli affetti il punto sensibile di questa giovane donna in cerca d’identità: italiana di origini somale, è fiera delle proprie tradizioni, ma al tempo stesso decisa ad affermarsi nel paese in cui è nata, l’Italia, dove il nonno – reclutato dai carabinieri al tempo del colonialismo – emigrò al termine della Seconda guerra mondiale. 
Un lunedì di pioggia, nell’appartamento di un anonimo condominio viene ritrovato il cadavere di Marco Cagli, piacente pilota d’aviazione. 
La vittima giace nuda sul letto, con un sacchetto di plastica intorno alla testa. 
C’è chi vorrebbe archiviare il caso come un gioco autoerotico finito male, ma Nina è di un altro avviso: conosceva bene quell’uomo, comprese le sue abitudini sessuali. Appoggiata dal fido Paolini e dall’avvenente brigadiere Navarra, sfidando le convinzioni dei superiori, Nina si decide così ad avviare un’indagine per sospetto omicidio. 
Tanto più che qualcuno ha iniziato a inviarle bigliettini anonimi con strane citazioni letterarie: stanno tentando di dirle qualcosa, ma cosa? E perché una giovane prostituta cerca di mettersi in contatto con lei? E come si spiegano tanta omertà e imbarazzo tra i notabili della città? 
Molte piste conducono al Casablanca, un club per scambisti frequentato dalla buona società di provincia.

L'autrice.
Daniela Grandi, nata a Parma nel 1969, oggi vive a Roma. Giornalista del Tg La7, è autrice del programma pomeridiano Tagadà. Il romanzo Notte al Casablanca, con protagonista il maresciallo Nina Mastrantonio, è il suo primo noir

venerdì 15 giugno 2018

Flower-ed: le novità di giugno, tra appuntamenti letterari e anteprime



Lettori, con questo post desidero aggiornarvi sulle novità di giugno in casa flower-ed!

Per prima cosa, vi informo che le conversazioni letterarie - momenti preziosi per dialogare con curiosità e passione dei temi e delle scrittrici più amate - di questo mese sono dedicate alla brillante Jean Webster, autrice del celebre Papà Gambalunga
Sara Staffolani sarà presente per parlare di lei, delle sue opere, del suo impegno per i diritti delle donne, dell’insieme luminoso delle sue esperienze e risponderà alle vostre domande.

La redazione vi aspetta su Facebook domenica 17 giugno alle ore 15.


Proseguo con due anteprime.

La prima personalmente mi interessa perchè è una biografia su Emily Brontë, poetessa e scrittrice tra le mie preferite in assoluto,  la più libera e indomita delle sorelle. 
In occasione del Bicentenario della nascita di Emily Brontë, la C.E. ha realizzato, grazie alla penna e alla sensibilità di Sara Staffolani, una biografia dedicata a lei. Completa e aggiornata, ci permette di seguire ogni passo della sua vita, vedere quel che vedeva, sentire quel che sentiva, fra i ramoscelli di erica e gli amati animali, nelle stanze di casa e nella natura selvatica. 
Insomma un tributo, un ringraziamento, una rassicurazione: perché Emily, nella sua solitudine e nella sua introspezione creativa, ha raggiunto i cuori di tutti noi che continuiamo a leggere i suoi versi e le sue Cime tempestose, e che a distanza di duecento anni sentiamo ancora vicina come una cara amica.

È questo il tempo di sognare. Vita e opere di Emily Brontë di Sara Staffolani (flower-ed 2018, ebook e cartaceo), è in uscita il 25 giugno.



La seconda anteprima è un graditissimo ritorno: Sandro Consolato, che ha già pubblicato flower-ed il saggioDell’elmo di Scipio. Risorgimento, storia d’Italia e memoria di Roma (flower-ed 2012), in occasione dell’anno conclusivo del Centenario della Grande Guerra, offre ai lettori la raccolta di tutti i suoi scritti relativi al 1915-1918. Le sue due opere compongono insieme il quadro completo di tutta la storia italiana vista secondo l’ottica del “tradizionalismo romano”, corrente che si propone di far sentire come perennemente vivi e operanti gli archetipi spirituali italico-romani.
Quindici-Diciotto. Tra Storia e Metastoria di Sandro Consolato (flower-ed 2018, ebook e cartaceo è in uscita il 28 giugno.

giovedì 14 giugno 2018

Presentazione: RITROVARSI di Raffaele Messina



Buongiorno, cari lettori!
Oggi vi presento un romanzo ambientato tra Capri e Napoli durante i dolorosi anni della Seconda guerra mondiale. Il racconto dell’iniziazione del giovane Francesco alla vita, ai suoi piaceri e ai suoi affanni, in un’epoca e in una società difficili, in cui non era possibile manifestare il proprio credo e i propri valori.


RITROVARSI
di Raffaele Messina

Romanzo di formazione
Casa Editrice: Guida Editori
Pagine: 176
«[…] Era come un sovrapporsi di più presenze, misteriosamente esalate, scomparse, trasformate tutte in assenze. Ne restavano tracce evidenti, ma non c’erano più l’imperatore Tiberio e la sua corte, i suoi servi; non c’erano più gli archeologi e i loro operai. Non c’era neanche un custode. C’era lui, Francesco. Intruso, furtivo, e, come tale, anch’egli una presenza-assenza, partecipe dello stesso mistero».

Ritrovarsi è ambientato tra il 1938 e il 1946 sull’isola di Capri e successivamente a Napoli, intrecciandosi con le dinamiche della città nei primi anni della Seconda guerra mondiale e durante la rivolta popolare delle “Quattro Giornate”. 
Protagonista del romanzo è Francesco Nastasi, adolescente irrequieto preda di un amore incrollabile per una ragazzina ebrea, Patrizia, che scompare con la famiglia per sfuggire alle vessazioni del Podestà di Capri. Messina segue il protagonista negli anni della maturazione, nel contrasto con la figura paterna, maresciallo dei Reali Carabinieri, costretto per servizio a trasferirsi a Napoli, nelle difficoltà d’inserimento in una nuova realtà inasprita dalla guerra, nella stima ritrovata per il padre perduto sulle barricate e nella tenacia del primo amore che non muore mai.




L'autore.
Raffaele Messina (Catania, 1959) è docente, autore di testi scolastici, saggista e critico letterario. Dottore di ricerca in Italianistica, ha ricoperto gli incarichi di professore a contratto di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università degli Studi di Salerno e di Supervisore di Tirocinio presso la S.I.C.S.I - Università degli Studi “Federico II” di Napoli. Attualmente insegna presso il Liceo linguistico “Mario Pagano” e collabora con la rivista L’Espresso Napoli. Ha pubblicato i saggi Il continuo e il discreto nella scrittura di Pirandello (Loffredo, 2009); Letti d’un fiato. Frammenti di produzione narrativa a Napoli e nel Mezzogiorno 2000-2012 (Homo Scrivens, 2013);L’educazione letteraria nella scuola riformata (Loffredo, 2003). Ha curato il recupero di novelle pirandelliane (Alla zappa! Una storia di prete pedofilo, Savarese) e delle opere giovanili di Luigi Compagnone (Gli ultimi paladini e altri racconti, Le avventure della famiglia De Gregorio). Ha esordito nella narrativa con i racconti Prestami la penna!(Premio Rolando 2010) e Muschillo al tempo della crisi (Premio Megaris 2012) ai quali hanno fatto seguito altri racconti apparsi in volumi collettanei. Ha curato le raccolte di racconti Scrittori per la pace (Guida editori, 2017), Le donne di Napoli (Homo Scrivens, 2017), Vecchio sarai tu! (Homo Scrivens, 2018) e ha pubblicato il romanzo Ritrovarsi(Guida editori, 2018).


mercoledì 13 giugno 2018

Recensione: IL SIGNOR DIAVOLO di Pupi Avati



Un romanzo dalle atmosfere oscure, da "horror", in cui si narra di innocenti e peccatori, di matti vittime dell'ignoranza e della superstizione e di eventi inspiegabili, che vanno oltre l'umana ragione e che scuotono le nostre paure più nascoste.


IL SIGNOR DIAVOLO
di Pupi Avati



Guanda Editore
2018
LINK
Siamo nell'Italia del dopoguerra, è il 1952 e in un paesino in provincia di Venezia, Lio Piccolo, si sta per svolgere il processo per un caso di omicidio, feroce quanto insolito, che vede protagonisti due ragazzi, nei panni uno della vittima l'altro del carnefice: un adolescente, tale Carlo Mongiorgi, è accusato di aver ammazzato un coetaneo, Emilio Vestri  Musy , per vendicarsi, ritenendolo responsabile della morte del proprio miglior amico, Paolino Osti.

Furio Momenté, giovane ispettore presso il Ministero di Grazia e Giustizia, viene inviato da Roma a Venezia per seguire il processo e calmare le acque, in quanto questo tragico caso di cronaca può trasformarsi in una vera e propria catastrofe politica, che rischia di mettere in cattiva luce la Democrazia Cristiana, che domina incontrastata nel cattolicissimo Veneto.

Come mai? Cosa ha a che fare il delitto con la Chiesa Cattolica?
Pare che l'assassino sia stato influenzato dai racconti di una conversa e di un sagrestano circa Emilio e di come questi sia in realtà posseduto dal Diavolo.

Furio è piacevolmente stupito che i suoi superiori abbiano finalmente pensato a lui per un incarico importante!
L'uomo, infatti, è da sempre snobbato a lavoro, impiegato per mansioni umili e oggetto di scarsa stima da colleghi e superiori; meravigliato anche lui che, tutto d'un tratto, venga preso in considerazione, non gli resta che accettare e partire, con la raccomandazione di essere ultra discreto perchè la questione è molto delicata e la sua presenza a Venezia dev'essere prudente seppur efficace, volta ad evitare che i religiosi arrivino in tribunale e si crei fermento e malcontento verso il Patriarca di Venezia e, in generale, verso la Chiesa.

Furio ha tutto il tempo di leggersi le carte dell'istruttoria durante il viaggio e farsi un'idea di come il giudice istruttore abbia condotto gli interrogatori, cercando di capire i punti deboli delle sue domande e del suo modo di condurre i colloqui con imputato e testimoni.

Nel corso quindi della narrazione veniamo aggiornati circa gli interrogatori e su come si siano svolti i fatti, apprendendoli direttamente e principalmente dalla bocca dell'accusato: su sollecitazione del giudice, Carlo racconta dell'amicizia strettissima con Paolino, di come essi trascorressero molto tempo insieme e fossero come fratelli; finchè un giorno non incontrano un ragazzo strano, fisicamente brutto, deforme e dallo sguardo cattivo, Emilio Vestri  Musy, alla cui bicicletta proprio Paolino, per divertimento, rompe un fanale con la sua inseparabile fionda; dopo quella ragazzata, durante la cerimonia della Prima Comunione, Paolino fa cadere e calpesta l'ostia consacrata, così il sacramento viene interrotto per sacrilegio, Paolino si ammala e dopo pochissimo tempo.... muore.

Benchè i medici dichiarino che sia morto a causa di una malattia, Carlo è convinto che sia colpa di Emilio, il quale avrebbe spinto Paolino per fargli cadere l'ostia, portandolo ad ammalarsi e a morire; Emilio, secondo il racconto di Carlo al giudice, gli avrebbe detto come fare per "far ritornare" Paolino, e questo su suggerimento del sagrestano, che sapeva per certo di come Emilio fosse in grado di fare una cosa del genere, che però per la Chiesa è peccato mortale...

Da questo momento gli eventi prendono una piega decisamente drammatica e inquietante e vedono Carlo protagonista di un omicidio, al quale è arrivato dopo aver sentito e visto cose che hanno del paranormale, ed Emilio la vittima della irrazionale paura (o di un puro desiderio di vendetta?) del suo giovanissimo assassino.

Furio, leggendo gli atti, comprende che si tratta davvero di una brutta faccenda in cui la religione, con le sue credenze e i suoi riti, si intreccia con la superstizione, dando vita a fatti che si cerca di spiegare con l'umana ragione, ma non per questo fanno meno paura, perchè vanno a scavare nell'animo umano, nei suoi più profondi recessi, lì dove si nascondono le paure più folli, gli incubi più feroci, i semi di quel male che ogni uomo, purtroppo, è capace di far germogliare dentro di sè e di compiere quando la sua mente si fa travolgere da vortici ed emozioni incontrollabili.

Non si può sfuggire al passato e, anche se ci si sforza di cercare la verità, non è detto che si riesca a trovarla e a far chiarezza sul presente: Furio lo sa bene, più di chiunque altro.

Le brutture con cui questo caso misterioso lo porta a confrontarsi non sono poi così lontane da quelle che imbrattano il suo stesso passato: egli si è reso colpevole di azioni e scelte abominevoli, riprovevoli, di un peccato, in particolare, imperdonabile che lo ha condotto alla suprema infelicità, facendogli perdere irreversibilmente l'unico grande amore della sua vita, Laura, colei che per poco tempo ha illuminato la sua grigia e monotona esistenza riempiendola di bellezza, di quella "bellezza assoluta", in cui "c’è l’ingiustizia del mondo, uno spiraglio, un pertugio, attraverso il quale spiare cosa il mondo avrebbe potuto essere e non è".

Una missione dunque, la sua, in cui Furio deve fare i conti con i propri demoni, con il male che è dentro di sè, affondando mani e piedi in un terreno scivoloso, putrido, in una palude in cui è difficile e pericoloso indagare perchè a voler scoperchiare certi vasi si rischia che altro Male venga fuori, oltre a tutto quello che già c'è stato, e c'è chi ha tutti gli interessi a far sì che certi segreti restino tali.

Pupi Avati è abilissimo nel creare una storia intensamente nera, gotica, collocandola in una provincia del Nordest Italia in cui convivono religione e superstizione, dove tutto sembra possibile e dove trova ampio posto... lui, il diavolo, simbolo perfetto del Male.

E' una storia che sa di antico, di leggende vecchie, arcane, bizzarre e paurose, come quelle storielle "di fantasmi" che gli anziani raccontavano alle giovani generazioni, di sera, illuminati dal fuoco di un camino, e che suscitavano eccitazione e incredulità, miste a terrore, perchè quando si parla di sovrannaturale, del Diavolo, si sa..., c'è chi non ci crede e le classifica come delle sciocchezze, cui solo gli ignoranti e i bigotti possono dar credito, e c'è chi giura addirittura di averlo visto, il demonio, e anzi, in paese c'è qualcuno che con lui, "ci traffica", ci parla, ne esegue gli ordini, ne è l'emissario.


Ed è il caso di Emilio, di questo ragazzo che - raccontano un vecchio sagrestano e una suora - il male più assoluto ce l'ha scritto in faccia, sulla pelle pelosa come quella di un cinghiale, nei denti aguzzi e grossi da maiale, negli occhi piccoli e cattivi, nel sorriso che è un ghigno malefico....; questo figlio del demonio di cui si dice..., si sussurra, che abbia ammazzato la sorellina e l'abbia fatto con una crudeltà indicibile.

E' vero..., non è vero...? Il confine tra realtà e fantasia, tra normale e paranormale, tra bugie e verità, tra sacro e profano, tra razionalità e follia, tra mostri e innocenti, tra pentimento e colpevolezza... è quanto mai labile, difficile da distinguere, e anche il confine stesso tra Male e Bene, tra Vita e Morte, lo è.

Carlo è un lucido, seppur giovane, assassino o è un ragazzetto ingenuo, ipersensibile, che s'è fatto suggestionare dai racconti di religiosi bigotti e da un contesto di paese che s'allontana dalla semplice fede per farsi influenzare da pettegolezzi, dicerie di paese, storie di esorcismi e legami con Lucifero, a cui si dà pure l'appellativo di "signor diavolo" perchè, dice il sagrestano, le persone cattive vanno trattate bene?

Tra faldoni e documenti, carte e registri parrocchiali impolverati, tra domande e risposte che si susseguono come le battute di un copione, tra testimonianze precise e realistiche ed altre che hanno del surreale eppure son narrate con naturalezza e una sinistra sincerità, tra gesti sacrileghi e voci sussurrate da presunti spiriti di morti, Pupi Avanti ci conduce pagina dopo pagina in un "piccolo mondo" neanche poi così antico dal quale, proprio come il protagonista, Furio, ci sentiamo attratti e al contempo lo respingiamo, perchè, a prescindere dal discorso fede, che ci si creda o meno fino in fondo, quando si parla di fenomeni che riguardano "l'altrove", a più di qualcuno qualche piccolo brivido può attraversare la schiena.

E se la sinistra e oscura vicenda di Carlo ed Emilio esercita un fascino indecifrabile, il personaggio di Furio mi ha suscitato invece una certa pietà perchè sin da subito appare come un uomo che da questa storia misteriosa e intricata verrà fagocitato, e nessun macabro avvertimento a fuggire da essa prima che lo travolga verrà recepito:


"«Avrebbe dovuto rifiutare questo incarico...»
 aggiunge con una dolcezza così inattesa da suscitare spavento.
«Perché?» gli domando disorientato.
«Non è solo l’omicidio di un ragazzo da parte di un altro ragazzo, e lei lo sa bene...»
«E cosa c’è d’altro?»
«C’è un luogo e un tempo che è solo di quel luogo...»
«Di quale luogo?»
«Un luogo dove è atteso...»
«Non riesco a capire...». 
Vivo una sorta di sudditanza ipnotica e tuttavia sono in grado di avvertire in lui una stonatura, come recitasse un copione a effetto."


E anche il lettore si lascia suggestionare e ipnotizzare dalla narrazione del regista che, partendo dal piccolo contesto di un paesino e dalle sue ataviche credenze difficili da sradicare, anche in questo romanzo costruisce sapientemente intrecci coinvolgenti, e la sua scrittura evocativa è capace di scandagliare gli angoli più occulti dell'essere umano, di dare vita a personaggi genuinamente imperfetti, che chiedono comprensione e pietà anche quando sbagliano e ci appaiono nella loro forma più "mostruosa".

Dopo "Il ragazzo in soffitta", Pupi Avati mi conquista ancora con questo romanzo ricco di suggestione, attraversato da un che di nostalgico e, andando verso il finale, di amaro, di ineluttabile.

Consigliato, e son curiosa che esca presto il film tratto dal libro (e che sarà diretto ovviamente dallo stesso Pupi Avati)!

domenica 10 giugno 2018

Recensione: L'UOMO CHE DORME di Corrado De Rosa (RC2018)



Antonio è uno psichiatra che ogni mattina deve sopportare la sveglia che suona, andare incontro ad una Salerno che si sta svegliando, capricciosa e malinconica, stare attento ad eventuali cagnolini isterici e recarsi a lavoro: forza, Antonio, i matti ti aspettano, e forse anche un serial killer con la fissa per le prostitute anzianotte!


L'UOMO CHE DORME
di Corrado De Rosa



Rizzoli
LINK
Antonio Costanza, il protagonista di questo noir, è uno psichiatra di Salerno, quarantenne, separato da tra anni da Sara, l’ex compagna con cui ha un figlio di 11 anni, Luca.

Sta vivendo quella fase della vita in cui si ritrova “avvolto da una ragnatela e piano piano si era accorto che, dentro quella ragnatela, ci stava comodo”; insomma, una sorta di inspiegabile indolenza lo sta attanagliando e nulla e nessuno sembra riuscire a risvegliarlo.

Eppure il suo lavoro (psichiatra e consulente del Tribunale per i crimini violenti) gli mette davanti anche casi alquanto interessanti, come nel caso dei brutali omicidi di due anziane prostitute che stanno agitando la città.

Ogni giorno Antonio è alle prese con disadattati cronici, persone che si fingono pazze per specifiche (ed egoistiche) ragioni ed altre che sembrerebbero folli ma in realtà sono “semplicemente” ciniche e str****.

Come affronta tutto questo il dottor Costanza?
C'è da dirlo: nonostante l'apatia e la svogliatezza che connotano i suoi atteggiamenti, Antonio è molto coscienzioso e per nulla superficiale quando si tratta di agire con onestà e professionalità verso i pazienti; mostra invece frettolosità e insofferenza con i colleghi, in particolare con quelli che lui stima molto poco, come il dott. Gambardella, il primario dell'ospedale in cui Antonio esercita la propria professione e di cui lui disapprova quasi tutte le decisioni, ritenendolo un tipo che tratta gli altri con sufficienza, un mediocre che non prende posizione e che agisce per "convenienza" personale.

La vita relazionale di Costanza è pari a zero: è un tipo scontroso, che “gioca al piccolo eremita” nei rapporti sociali, è insofferente verso il genere umano, non ama parlare di psichiatria al di fuori dell’orario di lavoro e manifesta sfacciatamente un'aria annoiata se eventuali interlocutori tirano fuori questi discorsi, detesta i luoghi comuni e gli stereotipi sugli psichiatri e sulla follia (del tipo, ogni forma di violenza - ad es. un omicidio efferato - è riconducibile alla follia) ed è insospettabilmente scaramantico (ad es. si lava i piedi scalzo per scongiurare sciagure appostate dietro l'angolo).
Non solo, ma ha le sue manie: ama fare classifiche su tutto, ha il terrore dei cani di piccola taglia, è appassionato di Lego..., insomma è tutto fuorchè un soggetto semplice, anzi, a volte lui stesso ritrova nel proprio modo di essere un che di "strano", quasi di folle.

Un tipo come lui, che vuol starsene in santa pace, lontano da rogne e casi mediatici, rifiuta a priori di interessarsi ai già citati casi di omicidio delle prostitute.
La prima vittima è una sessantenne che esercitava l'antico mestiere da molti anni, era nota e conduceva in fondo una vita tranquilla: viene ritrovata strangolata con un paio di forbici in gola e un altro negli organi genitali...
L'ispettore Cantillo - uomo scrupoloso e professionale - e il pm Crisci, raccolti gli indizi a disposizione, hanno un primo nome quale principale indiziato: un macellaio in odor di camorra, dedito allo sfruttamento della prostituzione, accusato (anche se poi "miracolosamente" scagionato) di violenza sessuale su una minorenne.
Vito Senatore, il macellaio che conosceva e frequentava la vittima e quella notte sembra essere passato davanti all'abitazione della stessa, non è proprio uno stinco di santo e a tanti piacerebbe vederlo andare in prigione e buttare le chiavi. Lui si dichiara innocente e mentre è in carcere un'altra prostituta di quasi settant'anni viene brutalmente assassinata.
Senatore è dunque innocente, nonostante la fedina penale tutt'altro che immacolata faccia di lui il sospettato ideale?

Le indagini proseguono e acchiappare il successivo indiziato, nonchè probabile colpevole, non sarà difficilissimo, grazie alle tracce da lui lasciate sul luogo del delitto.

Al centro del romanzo non c'è tanto la ricerca ossessiva del colpevole quanto l'aspetto psichiatrico, relativo alla follia: due assassinii così orrendi sono frutto di una personalità malata o "soltanto" di una incontenibile malvagità? 

Come dicevo qualche rigo su, Antonio Costanza non vuol essere coinvolto in questo caso di cui tutti parlano, ma ahilui dovrà occuparsene, un po' perchè si ritrova a parlarne con persone che gli chiedono pareri - come la giornalista Laura - e soprattutto perchè a un certo momento gli viene affidato l'incarico dal pm di stendere una perizia psichiatrica.

Sullo sfondo di una Salerno "perennemente in bilico tra l'ambizione di essere una provincia virtuosa e la frustrazione di non potersi considerare una metropoli", vivace o sonnacchiosa (in base ai momenti) spettatrice delle cose che accadono tra le sue strade, nelle sue case, nei suoi bar, si stagliano tanti personaggi, molti dei quali, pur non essendo i protagonisti, danno il loro contributo alla narrazione e su di essi l'Autore si sofferma (anche solo brevemente), mostrandoceli nella loro umanità, semplice e complicata insieme, ognuno con i propri piccoli o grandi problemi da risolvere e affrontare.
Mi vengono in mente degli esempi: l'antipatico Gambardella, a ben guadare, ha il suo carico personale di sofferenza, di cui i colleghi (che pure gli sono accanto quotidianamente) non sanno nulla e che ci induce a non giudicarlo troppo male quando fa la carogna...; lo stesso colpevole, non ci viene descritto sottolineando il carico di malvagità che gli appartiene, la sua perversione..., perchè se c'è una cosa che l'Autore - che svolge anch'egli, come il suo Antonio Costanza, la professione di psichiatra, in special modo dà i suoi pareri medici circa la presenza e l'uso della follia nei processi di mafia e terrorismo - non fa è giudicare moralmente i suoi personaggi, condannarli e darcene un quadro volontariamente negativo.
E' il lettore a decidere, se vuole, come e chi giudicare e secondo quali personali criteri, non rientra nell'interesse dello scrittore e neppure del protagonista, che cerca la verità non il colpevole.

Antonio è un uomo che di per sè non ha nulla di particolarmente attraente, e forse ciò che spesso lo rende affascinante agli occhi degli altri, in particolare del gentil sesso, è proprio il suo lavoro di psichiatra; certo, se si riesce a fare un buco nella scorza di riservatezza e apatia dietro cui egli si trincera, si nota che sa essere spiritoso, è colto, brillante, non banale, sincero e senza peli sulla lingua.
Laura è l'unica che, dopo tanto tempo, riesce a risvegliare un minimo di interesse in lui, perchè oltre ad avere un sorriso favoloso, è discreta, non invadente (cosa che lui non sopporterebbe), intelligente, spigliata..., potrebbe essere, in pratica, la donna giusta con cui ricominciare ad avere una relazione sentimentale più o meno stabile, di quelle che solitamente caratterizzano la vita di un adulto responsabile.
Potrebbe, sì..., se non fosse che Antonio Costanza è "un narcisista difficile da governare, molto di più di quello che sembrava" ed entrare nel suo privato è una bella impresa, anche perchè lui per primo non sa cosa vuole dalla vita.

Fino a questo momento, Antonio ha gestito con una naturale indifferenza il rapporto con l'ex, la bellissima Sara, e con lei cerca soltanto di dividersi le ore da trascorrere col figlioletto Luca, cercando di essere un papà comprensivo, aperto, attento ai piccoli problemi che il ragazzino può avere alla sua età, sicuro e tranquillo che anche Sara faccia la sua parte di mamma responsabile.

Ma a un certo punto Sara confessa di avere un altro uomo accanto a sè... e questo manda in tilt il sempre compassato Costanza, che capisce di non essere pronto ad accettare che la mamma di suo figlio, a differenza di lui, si stia rifacendo una nuova vita, voltando le spalle definitivamente al passato con Antonio.

Gelosia? Hum, non è tipico di un indolente nato essere geloso, piuttosto la risposta alla sua disapprovazione verso la nuova relazione della ex è da ricercare proprio nel suo modo di essere, volutamente flemmatico, vagamente sociopatico, teneramente narcisista, un orso eternamente ripiegato nella propria tana, alle prese con le proprie piccole manie, con un padre anziano brontolone, un lavoro che comunque ama e un'esistenza da portare avanti giorno per giorno, da ricostruire pezzo dopo pezzo come si fa con i mattoncini colorati dei Lego e con l'occhio disincantato di chi si sente già stanco a quarant'anni.


Un noir che sa essere tanto scanzonato, ironico, brillante, quanto amaro, non soltanto perchè comunque si parla di omicidi, di assassini, ma altresì per via del suo particolare protagonista, un uomo che guarda la propria vita con rimpianto, con la frustrante consapevolezza che troppe cose gli stanno sfuggendo di mano, impedendogli di essere soddisfatto di ciò che è ed ha, e allo stesso tempo sembra impotente e incapace di svegliarsi dal torpore.
Sono diversi e non pochi i personaggi che gravitano attorno a lui, fotografati in tutta la loro precaria umanità, e la stessa città di Salerno è sfondo e personaggio insieme, per come ci appare viva nelle varie e brevi descrizioni.
In certi momenti ho trovato che Antonio avesse modi di fare davvero irritanti e che la sua allergia alla socializzazione gli facesse assumere un'aria di spocchia verso i suoi interlocutori; però allo stesso tempo, il fatto che l'Autore ci abbia dato di lui un ritratto a tutto tondo, onesto, in cui i mille difetti del protagonista non solo non sono nascosti ma sono evidenziati, seppur in modo simpatico, me l'ha fatto apprezzare; Antonio Costanza è una sorta di antieroe: è bravo nel proprio lavoro, che è quello di capire la mente contorta degli altri, ma quando si tratta di capire se stesso... diventa un incompetente e cade vittima delle proprie debolezze, del proprio modo di guardare la vita, così sospeso tra il nostalgico, un'indefinibile amarezza e la fastidosa sensazione di insoddisfazione cui neanche lui riesce a dare un nome e una spiegazione.

Consigliato, è un romanzo scorrevole, coinvolgente al punto giusto, con un protagonista particolare e un caso per le mani visto dalla prospettiva di chi sa riconoscere un pazzo da uno che non lo è.



Reading Challenge
Obiettivo n.3.
Un libro conosciuto/acquistato a un incontro/presentazione da parte dell'Autore



sabato 9 giugno 2018

Libri a poco prezzo



Ieri, cari lettori, ho fatto un giro tra le bancarelle dei libri usati e questo è il mio piccolo bottino:




AMATISSIMA (Toni Morrison): il tragico percorso di Sethe, indomabile donna nera all'epoca della guerra civile americana, per la conquista della libertà. Attraverso la schiavitù, l'amore materno e il peso di un indicibile segreto.

LA NEVE ERA SPORCA (Georges Simenon): Frank, il memorabile protagonista di questo romanzo, ha diciannove anni ed è figlio dell’attraente tenutaria di una casa di appuntamenti in una città del Nord durante l’occupazione nazista. Freddo, scostante, insolente, solitario, Frank vuole in segreto una cosa sola: iniziarsi alla vita. E crede che il modo migliore per farlo sia questo: uccidere qualcuno senza ragione. Lo fa. Poi compie altri crimini, sempre in qualche modo gratuiti. Con sbalorditiva sicurezza, Simenon entra nella testa di questo personaggio al limite fra l’abiezione e una paradossale innocenza, abitante di quella psichica terra di nessuno di cui Dostoevskij è l’invisibile guardiano. E intorno a lui fa vivere, fino a dargli una presenza allucinatoria, il mondo della neve sporca, la sordida scena di una città dove tutto è tradimento, rancore, doppio gioco. Non solo: ma su questo sfondo cupo e sinistro riesce a tracciare, quasi prendendoci di sorpresa, una storia d’amore che è una sorta di triplo salto mortale, perfettamente riuscito e convincente.

E VENNE CHIAMATA DUE CUORI (Marlo Morgan): la straordinaria esperienza di una donna alla scoperta di sé, una professionista affermata che vive in Australia e parte, su invito di una tribù di aborigeni, convinta di partecipare a una cerimonia in suo onore. Si ritrova invece nel cuore di una foresta vasta e minacciosa, dove le viene chiesto di seguire la Vera Gente, come la tribù si definisce, in un viaggio di quattro mesi nell'Outback australiano, a piedi nudi, a volte senz'acqua, cibandosi di quanto offre la terra. Ma tra le privazioni e i sacrifici, impara a vivere in completa armonia con la natura e con se stessa, in un percorso di conoscenza e cambiamento, e scopre, nei tanti giorni in cui la sua fragile vita è minacciata, il vero significato della parola esistere.


CHE NE PENSATE DEI MIEI ACQUISTI?
CONOSCETE/AVETE LETTO QUESTI LIBRI?
AVETE FATTO ANCHE VOI PICCOLI ACQUISTI LIBROSI ULTIMAMENTE?  ^_^
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