giovedì 6 giugno 2019

Leggere fa bene!



Sicuramente a tanti di voi che mi state leggendo sarà capitato di sentir parlare di LIBROTERAPIA.

Cosa si intende con questo termine?

Si tratta, secondo Rhea Joyce Rubin, di un "programma di attività basato sul processo interattivo dei media e delle persone che li usano. Materiale stampato e non, sia immaginativo che informativo, trattato e discusso con l'aiuto di un facilitatore" all'uso dei libri e della lettura nel trattamento dei disturbi nervosi".

L'idea che i libri possano creare benessere non è recente, bensì affonda le proprie origini nell'epoca dei faraoni: Ramesse a Tebe (XV sec. a.C.) aveva fatto scrivere sulla porta della biblioteca sacra la scritta "rimedio all'anima".


Il filosofo Aristotele credeva che la lettura potesse contribuire alla guarigione e così gli antichi Romani riconobbero l'esistenza di un rapporto tra lettura e medicina; Aulus Cornelius Celsus, enciclopedista dell'antica Roma, era convinto che la lettura delle opere dei grandi oratori fungesse da sostegno nelle malattie.

Dobbiamo aspettare il 18° sec. perchè in Europa le biblioteche entrino a far parte degli ospedali psichiatrici; il primo carcere ad avere una biblioteca fu Sing Sing nel 1840.
Anche in ambito militare si arrivò ad usare i libri per alleviare le sofferenze dei reduci nel Novecento.

Il termine biblioterapia è stato coniato dal reverendo Samuel McChord Crothers nel 1916, il quale sperava di creare una chiesa chiamata "Bibliopathic Institute", un luogo in cui i pazienti avrebbero potuto ricevere "trattamenti letterari da parte di specialisti competenti".
Nel 1937  William Menninger proponeva l'utilizzo della metodologia biblioterapica da parte di non professionisti del settore e la prescrizione di materiale di lettura come misura terapeutica con pazienti psichiatrici ospedalizzati.

Negli ultimi decenni la libroterapia si è andata via via consolidando perchè ci si è resi conto che  intorno a un libro (romanzo, fiaba, poesia) ruotano dinamiche in grado di mettere in modo vissuti di integrazione e crescita di sè".

Leggere ci permette di esperire nel modo più intimo possibile cosa voglia dire essere un altro essere umano e, tuttavia, tornare ad essere chi siamo, con una più profonda conoscenza di noi stessi;
E' uno strumento di sopravvivenza adattivo, ci permette di immagazzinare informazioni.


Queste pillole d'informazioni sull'argomento le ho rielaborate da un mini corso della dottoressa Rachele Bindi sull'argomento; trovate le slide in rete, senza troppe difficoltà.

mercoledì 5 giugno 2019

LIBRI NEI LIBRI (#14)



Chi mi segue sa che, nel leggere un libro, mi piace far caso ad alcuni dettagli, come i luoghi, le canzoni o i libri citati.

Nel corso della lettura del "giallo siciliano" QUATTORDICI SPINE di Rosario Russo vengono citati alcuni libri, tra cui due di Leonardo Sciascia.


A CIASCUNO IL SUO di Leonardo Sciascia (RECENSIONE).
Pubblicato nel 1966, questo romanzo dell’oscura, crudele Sicilia è universalmente considerato una delle maggiori imprese narrative di Sciascia.
Sobrio, amaro, sottilmente sarcastico, e insieme netto e preciso nei contorni, racconta la storia di un farmacista che «viveva tranquillo, non aveva mai avuto questioni, non faceva politica», e un giorno riceve una lettera anonima che lo minaccia di morte.
Da questo punto in avanti tutta la realtà comincia a traballare, e il sospetto, l’insinuazione e il sangue dominano la realtà del paese, nell’entroterra siciliano.
Tutta l’arte di Sciascia sta nell’aggrovigliare e dipanare questa matassa. Nulla sfugge al groviglio, e alla fine qualcuno vi rimarrà soffocato...



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IL GIORNO DELLA CIVETTA di L. Sciascia. 

In una cittadina siciliana l'uccisione del piccolo im­prenditore Salvatore Colasberna provoca un'inchiesta, condotta dal capitano dei carabinieri Bellodi giunto da Parma e animato da un alto senso della giustizia. Il capitano si convince subito che il delitto è una questione di mafia e di appalti e riesce a superare il muro d'omertà della gente e a ricostruire la trama dei fatti, nonostante l'assassinio di un testimone e di un confidente dei ca­rabinieri. Arriva ai sicari e al mandante, il boss locale Mariano Arena. Ottiene perfino la confessione di uno degli assassini. A Roma intanto alcuni ambienti politi­ci sono preoccupati che l'indagine possa svelare com­plicità di personaggi vicini al governo, e in una con­versazione privata si decide di produrre prove false per scagionare i colpevoli...


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Viene menzionato il libro UN POSTO TRANQUILLO, ma non vien detto chi sia l'autore; cercando in web, credo si tratti di un romanzo di
Enzo Marangolo.

Il romanzo è ambientato ad Acireale negli anni che corrono dallo scoppio del secondo conflitto mondiale allo sbarco alleato in Sicilia e alla caduta del fascismo. Città natale dello scrittore, in provincia di Catania, scenario privilegiato di tragedie riconducibili tuttavia a ogni luogo e a ogni tempo, Acireale è intenta a rifarsi il trucco per celare all'ospite immedicabili ferite. Nulla sembra scalfire lo scudo protettivo dei suoi abitanti, per quanto duri e drammatici siano gli accadimenti bellici, dirompenti negli aspetti, sconvolgenti negli esiti: bombardamenti e invasioni, soldati dispersi e nobili in pericolo; e ancora personaggi che appaiono e scompaiono, crollo di miti, ruoli illusori.




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Ultimo romanzo che compare è LE CHIAVI DEL REGNO di Cronin.

Francis Chisholm è un prete "scomodo", un ribelle nel nome del Vangelo. Il suo cammino verso Dio è una selva di ostacoli, è come se Dio lo mettesse continuamente alla prova, seminandogli la strada di continue calamità e tentazioni. Guerre, cataclismi, pestilenze, violenze sono il prezzo che Francis Chisholm paga per le anime guadagnate alla fede e per la conquista delle "chiavi del regno".





Concludo questo post di curiosità con una canzone menzionata nelle prime pagine:


UNA GIORNATA UGGIOSA (L. Battisti)


martedì 4 giugno 2019

Proposte editoriali



Cari lettori, oggi vi presento altre novità tutte da leggere, augurandomi possano interessarvi.

"Le streghe della porta accanto" di Anonima Strega



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Genere: urban fantasy/paranormal romance
161/166 pp
1.99 € ebook
9.90 € cart.
Dal 5/06/2019

Solo su Amazon: www.amazon.it/dp/B07SH11BM7

Trama

La differenza di età può diventare un problema secondario, se devi nascondere la tua natura di strega.
Quando Vanessa viene accolta nella casa di zia Miranda, l’ultima cosa a cui pensa è l’amore, perché ha bisogno di concentrarsi su quanto ha appena scoperto.
Non è mai stata una cima, i suoi interessi sono assai materiali, quindi dovrà sforzarsi parecchio per imparare a convivere con la sua vera natura.
Deve maturare, così come la zia farebbe meglio a lasciar andare il fantasma del suo antico amore.
La vita della bella Miranda è un allegro caos fatto di magie da nascondere agli abitanti del quartiere, soprattutto a quegli affascinanti comuni mortali che si sono trasferiti nella villetta di fronte: lo scapestrato Diego e il giudizioso figlio di lui, Manuel. Il primo sarebbe perfetto per
Miranda, il secondo per Vanessa.
Peccato che, oltre alla ‘normalità’, i due hanno un’altra caratteristica che scombina i piani e le protezioni magiche delle streghe: Diego è attratto dalle belle
ragazze, mentre Manuel dalle donne mature...

Una fiaba allegra e moderna sull’importanza di accettarsi al di là di difetti e differenze.

** ROMANZO AUTOCONCLUSIVO **

L'autrice.
ANONIMA STREGA si occupa da sempre di tematiche legate all’occulto. Preferendo tutto quanto concerne l’universo femminile neopagano, è di conseguenza al contempo molto romantica, anche se l’oggetto dei suoi desideri esce spesso dalle righe, così come i personaggi delle sue storie. Crede fermamente che gli elementi del creato siano guida e strumento, sia per le streghe, sia per i protagonisti di avventure d’amore paranormali, come quelli della trilogia “Le spose della notte”, della raccolta “Killer di cuori e altri semi” e dei romanzi “Spettabile Demone”, “Il Diavolo e la Strega”, “L’Alchimista Innominato”, “Pandemonium Road” e “Legione magica” (in quest’ultimo
ritroviamo alcuni personaggi sia di “Spettabile Demone” sia della trilogia). Dopo l’anno sabbatico dedicato alla serie mystery della sua metà ‘non oscura’ Mia Mistràl, “In cima al cuore”, è tornata
nel mondo della magia con “Le streghe della porta accanto.” In una vita precedente ha già avuto a che fare con i libri, ma i vaghi ricordi sono perlopiù negativi, e per libertà di movimento si dichiara disinteressata a qualsiasi proposta editoriale. Il suo antro è situato in un luogo nascosto, custodito da una gatta nera d’angora e una coppia di anziani troll norvegesi.
Da lì dispensa consigli magici
attraverso anonimastrega.blogspot.it



Il secondo romanzo che vi presento costituirà una mia prossima lettura: "Psiconauta" di Massimo Degano

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Quali segreti celano i costruttori delle Città-Piramide? 

In un futuro in cui la Terra, devastata dai cambiamenti climatici, si sta trasformando in un pianeta arido e inospitale, e le colossali strutture sembrano l’unica speranza del genere umano di sopravvivere all’estinzione, la misteriosa scomparsa di un collega fornirà al giornalista Lorenzo Sisti una risposta inaspettata.
Tra rapimenti e tentati omicidi, tradimenti e rivelazioni, le sue indagini lo invischieranno in un gioco mortale, dove amici e nemici si confonderanno, mentre un esperimento rivoluzionario attende che uno psiconauta, un viaggiatore della mente, si faccia avanti per concluderlo.

Novità Noir Fratelli Frilli Editore (maggio 2019)




Cari lettori, in attesa che il tempo si decida a diventare più clemente in maniera più stabile, vi segnalo
l’uscita di tre romanzi noir targati Fratelli Frilli Editori.



CRIMINI E FARINATA
di Nicoletta Retteghieri



link libro
La primavera loanese, ricca di aspettative per l’imminente stagione turistica, viene sconvolta dall’omicidio di un giornalista conosciuto in zona.
E non è un omicidio qualunque: indosso alla vittima viene rinvenuta una tessera di puzzle, che sarà solo la prima e che fa immediatamente capire che qualcuno, dotato di un’insolita e crudele strategia criminale, vuole sfidare gli inquirenti in un gioco perverso, costringendoli ad una corsa contro il tempo.
Ancora una volta l’arzilla settantenne Berta Riccardi, con il figlio casanova Davide Traverso e il suo amico giornalista Marco Castello, appassionati di misteri, testardi e intraprendenti, saranno fondamentali per aiutare il maresciallo Marmotta a fermare le imprese malate di un pazzo.
E come sempre il gerbillo Roddy, topolino del deserto curioso del mondo, scruta gli umani, che gli ruotano attorno, con disincantata bonarietà.

LA LEGGE DEL BACCALA' di Nicoletta Retteghieri (RECENSIONE).



LA STRATEGIA DEL CONIGLIO
di Maurizio Blini



link libro

Antonio Fregapane è un agricoltore schivo che si fa i fatti suoi e vive solo, in una cascina isolata come tante. È un tipo strano, un po’ misantropo forse. Ma non ha mai fatto male a nessuno. In paese non lo vedono quasi mai e molti lo considerano una sorta di fantasma. 
La presenza di quattro ragazzine nel suo cortile in una calda mattina di luglio, insinua però il germe del sospetto in un paio di addetti del Comune che decidono di vederci chiaro. Una nuova intricata indagine tra Torino e Asti per la coppia di investigatori Maurizio Vivaldi e Alessandro Meucci, impegnati in una rincorsa contro il tempo e la logica stessa. 
Una storia malata che farà sprofondare il lettore nel dramma dell’innocenza perduta. Perché nulla è mai veramente come appare. Nemmeno nelle favole.

L'autore Maurizio Blini è al suo undicesimo romanzo ed è il cofondatore dell'associazione di giallisti piemontesi di TORINOIR.


DESTINI IN FUMO
di Achille Maccapani


link libro
Ritorna il capitano Martielli, impegnato in una nuova indagine nel Ponente ligure.
Da un incendio doloso ai danni di una nota azienda locale parte una ricerca investigativa che Martielli affronta come sempre con scrupolo portando alla luce uno scenario inquietante e molto più ampio: quello di un impianto a biomasse realizzato nell'entroterra di Ventimiglia da alcuni imprenditori bresciani e della Val Bormida savonese. L'impianto dovrebbe servire per produrre energia alternativa con il recupero del legname. 
Ma nelle ore serali si trasforma in un inceneritore abusivo dove arrivano rifiuti di ogni genere. 
Affiancato dal sostituto procuratore Viviana Croce, il capitano prosegue nell'attività investigativa, e dovrà fare i conti con Laura, una donna affascinante che lavora presso la provincia di Imperia, alternando le sue notti di convivenza con la sua nuova compagna con quelle dedicate al lavoro condiviso con i carabinieri del nucleo investigativo.
Una nuova tappa della battaglia contro le mafie e la criminalità organizzata in un territorio da anni abusato e spesso sede di loschi affari.



lunedì 3 giugno 2019

Bilancio di letture di maggio 2019



Buongiorno!!

Nel mese di giugno ho un doppio bilancio di letture da fare: quello relativo ai libri letti a maggio e, a fine mese, anche il bilancio delle mie letture della prima metà del 2019 ^_^

Ma per adesso, mi limito al riepilogo dei libri letti il mese scorso.



  • LE STREGHE DI ATRIPALDA di Teodoro Lorenzo: quattordici racconti che mettono in luce le passioni e i sentimenti, le speranze e le delusioni, le sconfitte e le vittorie di persone "normali", che grazie allo sport - comune denominatore di queste storie - hanno raggiunto importanti consapevolezze nella propria esistenza: perché lo sport, quando è praticato con lealtà, dedizione, spirito di sacrificio, senso dell'unità, può diventare poesia ed essere un maestro di vita.
  • CATTIVE COMPAGNIE di Ruth Newman: una donna, rimasta vedova, decide di indagare sulla sospetta morte di suo marito, venendo travolta da una realtà mafiosa intricatissima in cui non potrà fidarsi di nessuno, neanche di chi dovrebbe difenderla e aiutarla a cercare la verità.
  • COUNTRY DARK di Chris Offutt: un romanzo potente che racconta, attraverso un protagonista giovane d'età ma maturo e navigato dal punto di vista delle esperienze di vita, una storia dura e drammatica che appassiona, illuminando i lati più nascosti e oscuri del sogno americano.
  • STORIA DI UNA SFIGATA QUALSIASI di Valentina Alvisi: un romanzo breve ma piacevole, con una narrazione fluida e spumeggiante, che presenta tematiche attuali appartenenti alla realtà giovanile contemporanea affrontate con spontaneità e schiettezza.
  • LASCIA DIRE ALLE OMBRE di Jess Kidd: un romanzo dall'atmosfera mystery, con un tocco thriller, che ci regala una storia nera e "magicamente surreale", sovrannaturale, fantastica ma più che mai umana, che porta allo scoperto ciò che si nasconde nel cuore dell'uomo.
  • 500 CHICCHE DI RISO di Alessandro Pagani: una raccolta di battute scherzose, una lettura che diverte e intrattiene piacevolmente il lettore perchè ruota attorno a un senso dell'umorismo assolutamente da usare nella vita di tutti i giorni (eventualmente da riscoprire) perchè aiuta a guardare le cose da prospettive diverse.
  • IL GARZONE DEL BOIA di Simone Censi: in un mix tra finzione e realtà, questo libro prende spunto dal personaggio, realmente esistito, del boia più famoso dello Stato Pontificio prima dell'unità d'Italia, arricchendo la sua persona e il suo non proprio rassicurante lavoro attraverso i racconti vivaci e minuziosi di colui che lo ha affiancato per anni in qualità di garzone.
  • TERRONI di Pino Aprile: pugliese doc, l'autore interviene con grande verve polemica in un dibattito dai toni sempre più accesi, per fare il punto su una situazione che si trascina da anni, ma che di recente sembra essersi radicata in uno scontro di difficile composizione. Percorrendo la storia di quella che per alcuni è conquista, per altri liberazione, l’autore porta alla luce una serie di fatti che, nella retorica dell’unificazione, sono stati volutamente rimossi.
  • LISSY di L. D'Andrea: una storia di dolore, solitudine, follia, violenza e, non ultimo, di tentativo di riscatto, ambientata in uno scenario montano, isolato, gelido, spaventoso e pieno di insidie, in cui gli incubi peggiori dell'infanzia trovano il luogo perfetto per prendere forma.
  • IL TESCHIO E L'USIGNOLO di Michael Irwin. In una Londra settecentesca grigia e movimentata, il giovane protagonista è alla frenetica ricerca di avventure estreme in cui raggiungere il massimo del piacere conducendo una vita egoistica, irresponsabile e ai limiti della moralità. E tutto per compiacere qualcun altro.


Tra queste letture, sono stata felice di aver letto Country Dark di Offutt, che sa come catturare il lettore attraverso le drammatiche vicissitudini del protagonista e della sua famiglia, Lascia dire alle ombre di Jess Kidd, che mi ha avvinta dalla prima all’ultima pagina, ricca di malìa, aspra e tenera insieme, con uno sviluppo delle vicende ben strutturato e reso interessante ed accattivante dal tocco giallo, l'ambientazione misteriosa e una narrazione piena di sorprese; coinvolgente il thriller d'alta montagna Lissy.


Attualmente in lettura:

IL FASCIOCOMUNISTA di Antonio Pennacchi;
L'ARTE DI DIRSI ADDIO di Rebecca Connell;
LA PRINCIPESSA DEGLI ELFI. La maledizione, di Licia Oliviero;
SEGRETI SEPOLTI di Lisa Unger.

domenica 2 giugno 2019

Recensione: QUATTORDICI SPINE di Rosario Russo



Un'indagine spinosa e complicata è quella che si trova a dover condurre l'ispettore di polizia Luigi Traversa, appena trasferitosi dal Veneto in Sicilia:


QUATTORDICI SPINE
di Rosario Russo



Algra Editore
179 pp
14 euro
Maggio 2019
Un uomo, solo e disperato, deve decidere cosa fare del cadavere rinchiuso in un sacco nero: buttarlo a mare? Il pensiero lo fa rabbrividire..., eppure da qualche parte deve nasconderlo, se non vuole ritrovarsi in grossi, grossissimi guai...

Cambio scena.
E' il mattino del 21 maggio 2018 e la sveglia suona ricordando all'ispettore Traversa che di lì a poco dovrà recarsi a lavoro; da poco trasferitosi da Feltre (Veneto) ad Acireale (Catania), a dargli il benvenuto è un efferato delitto che sconvolge l'abulica routine quotidiana: Don Mario Spina, canonico della basilica di San Pietro, viene ritrovato senza vita all'interno della sacrestia; chi l'ha ucciso non s'è "limitato" a questo, ma l'ha pestato per poi finirlo con decine di colpi d'arma da taglio.
Ad aggiungere mistero all'omicidio, ci sono in particolare due elementi: in primis, da un'antica credenza sono state trafugate le spoglie del maggiore artista locale, Paolo Vasta; in secundis, in una mano il povero tiene stretta l'immaginetta di un santo. Dettaglio casuale... o "causale"?

L'ispettore Traversa, affiancato dal commissario Lorefice e dal viceispettore Sonia Orlando, è chiamato a indagare questo brutale delitto che, a primo impatto, sembra davvero inspiegabile.
Chi aveva interesse a compiere un tale orrendo crimine a danno di un parroco da tutti amato e stimato? Le prime ipotesi - appoggiate dal Questore e rese poi ufficiali - inducono a pensare che si tratti di collezionisti d'arte che, pur di venire in possesso delle spoglie di Paolo Vasta, non hanno esitato a ammazzare il parroco. Ma se anche fosse così, non sarebbe bastato semplicemente rendere inoffensivo il pover'uomo e rubare il "prezioso bottino"? Perchè pestare a sangue la vittima come per punirla ferocemente? E infine..., qualcuno ha sottratto l'agendina da cui don Mario non si separava mai e su cui appuntava cose per lui importanti: come mai? Cosa poteva esserci scritto in essa di pericoloso per l'assassino?

Mille domande, come aghi, pungono la mente dell'acuto ispettore, che proprio non si accontenta delle prime e troppo scontate soluzioni che i suoi colleghi si affrettano a dare, pur di non finire in pasto ai media affamati di risposte certe.

Così, Luigi Traversa prosegue a indagare, cercando di mettere insieme i pezzi che compongono questa brutta storia, e le sue ricerche iniziano presto ad ottenere i primi risultati: riesce, infatti, ad individuare gli esecutori materiali dell'omicidio, i quali però vengono anch'essi fatti fuori dubito...

La cosa è grossa davvero ed evidentemente negli omicidi è coinvolto qualcuno di importante, che ha tutti gli interessi a chiudere il becco a quanti potrebbero parlare e metterlo nei casini.
Intanto, però, dell'omicidio di don Mario viene accusato un uomo molto in vista ad Acireale, un distinto signore colto e amante dell'arte...: potrebbe esserci lui dietro tutto questo? Pur essendo una persona distinta, nota per la propria gentilezza, è possibile che si sia macchiata di omicidio pur di mettere le mani sulle "misere ossa" del più famoso tra gli artisti acesi?

A Luigi questa pista non va giù e, grazie alla propria caparbietà e al proprio intuito, capisce che dietro queste morti che stanno sporcando di sangue la bellissima cittadina siciliana, c'è ben altro che una banda di rapinatori dell'est o presunti collezionisti.
E scopre, purtroppo, brutte storie di ragazzine sfruttate, storie di abusi, violenze, che lui legge negli occhi terrorizzati di una ragazzina innocente.

Forse la chiave per risolvere l'intricato caso è da ricercare nel marcio insospettabile che si nasconde nelle esistenze, in apparenza integerrime e oneste, di certa gente le cui vite assomigliano a "sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia"*.

Non sarà facile per Traversa giungere alla scoperta della verità, non soltanto perchè ormai la questura è convinta di poter archiviare il caso (ossessionata dal pensiero di evitare figuracce davanti all'opinione pubblica), ma soprattutto perchè quel passato, fonte di dolore e solitudine, da cui sperava di poter fuggire, viene a bussare prepotentemente alla sua porta, ricordandogli che certi errori ti seguono ovunque vai, e l'unico modo per liberartene è affrontarli a muso duro, con coraggio, provando a porre rimedio.
Perchè per il perdono c'è sempre spazio, ma se vuole il perdono da parte di coloro cui ha provocato dolore, Luigi deve prima perdonare se stesso...

"Quattordici spine" è un romanzo giallo/poliziesco che si lascia leggere con piacere e interesse dalle prime pagine, intriganti in quanto ci lasciano un primo assaggio, seppure amaro, di ciò che dovrà trovare soluzione e spiegazione nel corso della storia.

Come dicevo, non è solo una questione di trovare l'assassino e il movente, ma è soprattutto un viaggio nell'animo umano, tanto in quello sordido e squallido di chi s'è macchiato di colpe raccapriccianti, quanto in quello del protagonista: l'ispettore Luigi Traversa è un uomo complesso, che sa mostrare determinazione e sicurezza quando si tratta di risolvere casi e scovare i colpevoli, ma che nasconde anche molte fragilità, che lo rendono vulnerabile, solo, con lo sguardo sempre rivolto a quel passato imperdonabile, che però prima o poi andrà fronteggiato perchè smetta di essere una zavorra ingombrante, che gli curva le spalle e il cuore e gli impedisce di essere sereno.
Ed infatti, un altro elemento che stuzzica la curiosità del lettore è proprio fornito dal misterioso passato che nasconde il poliziotto: come mai è giunto all'improvviso in città? Cosa ha combinato mentre era in servizio a Feltre? 

Quattordici sono i giorni che serviranno a Traversa per trovare le risposte a tutti gli interrogativi relativi al caso in questione e per togliere dall'incantevole Acireale quella cappa cupa di violenza e quel puzzo di morte e sangue che non le fanno giustizia.

"...c'è chi sostiene che non ci sia un modo migliore di assaggiare un fico d'india per comprendere la Sicilia. Se si vuole assaporare la dolcezza del frutto, bisogna prima eliminare ogni timore di affrontarne le spine. Questo equivale capire cosa significhi vivere in Sicilia."

I fichi d'India sono un dolce frutto la cui polpa rossa e succosa possiamo gustare solo dopo averne rimosso la buccia piena di spine, e quest'indagine per l'ispettore è un po' così: togliere una spina alla volta da quel pericoloso fico d'India tutto siciliano che, una volta ripulito, mostrerà all'ispettore la verità, la quale sarà sicuramente terribile ma che è doveroso portare allo scoperto.

Ringrazio l'autore, Rosario Russo, per avermi fatto dono di questo suo libro, che ho gradito davvero tanto, per lo stile narrativo fluido e coinvolgente, i toni profondi o ironici in base alle situazioni, l'ambientazione del Sud vista con gli occhi del protagonista proveniente dal Nord, un uomo con cui non si può non simpatizzare perchè ci viene presentato in tutta la sua fragile umanità, con le sue inquietudini e le sue peculiarità (anche più leggere, tipo l'avversione per il pesce); interessante anche il riferimento a Sciascia e a due sue opere, A ciascuno il suo  e Il giorno della civetta.
Non mi resta che consigliarvi questo libro, ideale da portare in vacanza!
Perchè arriverà l'estate..., vero? o.O


*Vangelo di Matteo, cap. 23, v. 27

giovedì 30 maggio 2019

Il kobold - creatura mitologica tedesca



Uno degli ultimi libri recensiti è stato LISSY, il thriller di Luca D'Andrea ambientato tra i monti dell'Alto Adige; nel romanzo è menzionata più di una volta una figura leggendaria appartenente alla cultura tedesca: il Kobold, o Coboldo.

Di che si tratta?

Secondo lo scrittore tedesco Otto Schrader, Kobold è una parola tedesca che può derivare dal tedesco arcaico “kuba-walda” e significare “colui che governa la casa”, o dall’anglosassone “cofgodas” (“dio della stanza”); ad ogni modo, nella mitologia germanica, esso è lo spirito o genio della categoria degli elfi, che abita presso il focolare domestico, prendendosi cura e della casa e dei suoi abitanti.
Jakob Grimm era del parere che questo termine potesse derivare dal greco “kobalos” che vuol dire “furfante, mascalzone”, alludendo al carattere dispettoso del coboldo.

link recensione
Il folletto è immortale, ha poteri sovrannaturali (può volare, trasformarsi...), ed essendo pur sempre un folletto, si diverte a fare dispetti agli esseri umani.

Ovviamente ci sono diversi miti e leggende su questo personaggio, e secondo alcune il coboldo non vive in casa ma nelle miniere, dove è dedito all’estrazione e lavorazione di metalli e pietre preziose; pare che la sua malignità lo induca a causare frane, crolli o a disturbare in qualche maniera il lavoro dei minatori.
Se ci fate caso, la parola coboldo rimanda a quella più nota  cobalto, il bellissimo metallo dal colore blu scuro che può risultare molto nocivo per l'essere umano; il suo nome deriverebbe quindi dal coboldo che lascerebbe una lunga scia blu scuro dietro di sè al suo passaggio; un'altra versione riporta che un giorno un gruppo di minatori in cerca di argento trovarono al suo posto proprio il cobalto, attribuendo questa scoperta erronea alle burle di un folletto.

Per quanto riguarda l'aspetto fisico, i folletti non sono propriamente famosi per la loro avvenenza, e questo stereotipo vale anche per il kobold, in particolare per quello che lavora nelle miniere, spesso raffigurato con un aspetto orribile, bestiale, simile ai draghi e ai rettili, con le orecchie a punta.

Discorso un po' diverso per i coboldi domestici, dall'aspetto meno spaventoso e con un'indole più benevola, sempre molto astuti ma capaci di dare preziosi aiuti ai mortali che chiedono loro soccorso.
Questa categoria di coboldo sceglie una famiglia da servire e lì resta, a meno che non venga insultato, affronto per il quale si vendica.
Si dice che metta alla prova il padrone di casa aggiungendo sporcizia nelle brocche di latte della famiglia e impolverando con la segatura alloggi altrimenti puliti; se il capo famiglia beve il latte e
lascia la segatura là dov'è, il coboldo capisce di essere stato accettato e che verrà trattato con rispetto, ricevendo anche una parte della cena. Da quel momento in poi, l'essere mitologico servirà la famiglia del padrone fino a quando l'ultimo della sua stirpe morirà.

Ma v'è una terza categoria di kobold, meno nota: quelli del mare, che offrono protezione e servizi al capitano e all'equipaggio di una nave mercantile o pirata, ad esempio prevenendo l'affondamento dell'imbarcazione; nondimeno, se la tragedia accade, la creatura lascia i marinai al loro triste destino e si preoccupa solo di salvare se stesso. Per questa ragione, l'avvistamento di un coboldo è sempre stato visto come un cattivo auspicio.


 
Fonti consultate per l'articolo:  fonte 1  fonte 2  fonte 3

martedì 28 maggio 2019

Le mie prossime letture (maggio 2019)




Cari lettori, vi presento le mie prossime letture.

Sono due libri molto diversi tra loro: il primo è dello statunitense Cormac McCarthy pubblicato nel 2006. Il romanzo ha vinto il James Tait Black Memorial Prize per la narrativa nel 2006 e il Premio Pulitzer per la narrativa nel 2007. Da esso è stato tratto un film, "The Road".


LA STRADA
di Cormac McCarthy


Einaudi ed.
287 pp
Un uomo e un bambino, padre e figlio, senza nome. Spingono un carrello, pieno del poco che è rimasto, lungo una strada americana. La fine del viaggio è invisibile.
Circa dieci anni prima il mondo è stato distrutto da un'apocalisse nucleare che lo ha trasformato in un luogo buio, freddo, senza vita, abitato da bande di disperati e predoni. Non c'è storia e non c'è futuro. Mentre i due cercano invano più calore spostandosi verso sud, il padre racconta la propria vita al figlio.
Ricorda la moglie (che decise di suicidarsi piuttosto che cadere vittima degli orrori successivi all'olocausto nucleare) e la nascita del bambino, avvenuta proprio durante la guerra.
Tutti i loro averi sono nel carrello, il cibo è poco e devono periodicamente avventurarsi tra le macerie a cercare qualcosa da mangiare.
Visitano la casa d'infanzia del padre ed esplorano un supermarket abbandonato in cui il figlio beve per la prima volta un lattina di cola.
Quando incrociano una carovana di predoni l'uomo è costretto a ucciderne uno che aveva attentato alla vita del bambino.
Dopo molte tribolazioni arrivano al mare; ma è ormai una distesa d'acqua grigia, senza neppure l'odore salmastro, e la temperatura non è affatto più mite. Raccolgono qualche oggetto da una nave abbandonata e continuano il viaggio verso sud, verso una salvezza possibile...



L'altro romanzo è un thriller psicologico ad alta tensione.


SEGRETI SEPOLTI
di Lisa Unger


Ed Giunti
368 pp
Se quella mattina Ridley Jones, giornalista di successo, avesse preso la metropolitana anziché aspettare un taxi, non avrebbe mai scoperto che la sua vita, apparentemente perfetta, non era altro che una menzogna. Salvando un bambino che rischiava di  essere investito, la bella Ridley finisce infatti su tutti i giornali, ma non può certo immaginare che quell’evento sconvolgerà ogni sua certezza. 
Poco dopo riceve una misteriosa busta con due foto e un biglietto che le pone una domanda inquietante: “Sei mia figlia?”. Peccato che Ridley un padre ce l’abbia già. Che significa quel messaggio?
Possibile che la sua vita, la sua famiglia, perfino il suo nome siano solo un cumulo di bugie?
Ridley si vede costretta a investigare sul proprio passato e sulle persone a lei più care, avvicinandosi pericolosamente  ai confini di una terra oscura dove tutti hanno qualcosa da nascondere.

Conoscete questi libri? Li avete letti? La trama vi incuriosisce?

domenica 26 maggio 2019

Recensione: IL TESCHIO E L'USIGNOLO di Michael Irwin



In una Londra settecentesca grigia e movimentata, il giovane protagonista è alla frenetica ricerca di avventure estreme in cui raggiungere il massimo del piacere conducendo una vita egoistica, irresponsabile e ai limiti della moralità. E tutto per compiacere qualcun altro.


IL TESCHIO E L'USIGNOLO
di Michael Irwin



Ed. Neri Pozza
trad. C. Brovelli
433 pp
Siamo in Inghilterra, nel 1760. Il giovane Richard Fenwick, di bell'aspetto e dal temperamento solare, è appena arrivato alla fine del suo «Grand Tour» in giro per l’Europa e, seppur a malincuore, deve far ritorno a Londra.
Orfano di entrambi i genitori da quando era solo un ragazzino, Dick ha goduto da allora della protezione del padrino, Mr James Gilbert (vecchio amico dei suoi genitori), che ha provveduto alla sua istruzione e ai suoi viaggi.
Giunto nella tenuta di Worcester, a Fork Hill, si accorge che Mr Gilbert è invecchiato parecchio durante la sua assenza, conduce una vita tranquilla, senza privazioni ma anche senza divertimenti; anzi, parlando con lui, si rende conto che l'anziano signore non fa che pensare sempre al passato con un misto di nostalgia e rancore.

Un giorno, l'uomo convoca il suo giovane protetto per un colloquio molto intimo, durante il quale stupisce Dick proponendogli un patto davvero singolare...: lui continuerà a mantenerlo e a permettergli la vita agiata cui il giovanotto è abituato, ma questi in cambio deve fare una cosa per lui, vale a dire andare a trovarlo e scrivergli regolarmente per raccontargli tutte le esperienze di cui sarà protagonista nella sua vita londinese, e più esse saranno eccitanti ed estreme, più Gilbert si sentirà motivato a garantirgli il mantenimento e, chissà, anche qualcos'altro. Dick, infatti, si augura di essere nominato unico erede, prima o poi.

La richiesta bizzarra del padrino lascia Fenwick basito: perchè il vecchio padrino gli chiede una cosa del genere? Possibile che egli sia disposto a pagarlo affinchè faccia la bella vita a Londra?

Al fine di evitare fraintendimenti, Gilbert spiega al ragazzo cosa s'aspetta da lui e perchè: non avendo egli mai avuto il coraggio di lasciarsi andare alle passioni e ai desideri che gli infiammavano il cuore e il corpo da giovane, ma avendo scelto di condurre una vita all'insegna dell'equilibrio e dell'irreprensibilità morale, rigida e priva di grosse emozioni e di impegni sentimentali, Gilbert si è accorto che è giunto ad un'età avanzata senza aver mai goduto davvero dei piaceri di cui i suoi simili godono...
Gilbert non ha mai messo a rischio la propria moralità, ha ricercato solo il potere e il danaro, ma... l'amore? le gioie dell'intimità fisica con le donne? il bello di avere una famiglia? Il vuoto assoluto...!

E così ha preso una decisione: c'è solo un modo per placare l'inquietudine e i tormenti che lo divorano, ed è quello di ricominciare a vivere..., ma per procura: vuol assaporare sensazioni e una vita diversa attraverso i resoconti di Dick, che è nel fiore della giovinezza.
In questo modo, pur restando tra le mura della sua camera, potrà tornare a provare l’amore, la passione e la paura di quando era giovane, e si sentirà di nuovo vivo.

E' un piano che ha un che di folle e, diciamolo, di "diabolico", perchè è un po' come se il padrino chiedesse a Richard di "vendergli l'anima".
Seppur sbigottito e perplesso, il giovane accetta senza fare troppe domande.
Del resto, chi non ha mai sognato di vivere in una grande città, senza preoccuparsi del denaro e del tempo a propria disposizione, lasciandosi andare soltanto ai piaceri più sfrenati?

Richard comincia con cautela a gettarsi nella mischia, a frequentare persone interessanti, che immagina possano favorire esperienze eccitanti, incontri stuzzicanti in cui lui possa tirar fuori le proprie capacità seduttive; ed infatti, conosce varie persone, alcune pericolose, viene raggirato nelle vie più malfamate della città, incontra donne misteriose e seducenti, e con costanza racconta nelle lettere le sue avventure a Gilbert, cercando di essere fedele ma al contempo di fornire resoconti accattivanti, che non deludano le aspettative del padrino.

Certo, il dubbio che nulla di ciò che fa sia sincero ma anzi condizionato dalle richieste di Gilbert, lo assale ed è legittimo: è davvero un uomo libero di godere i piaceri della vita o, in realtà, è un burattino nella mani di Gilbert il burattinaio? 

L'uomo parla di questo piano come di un "esperimento grandioso", lo infarcisce di speculazioni pseudofilosofiche, di ragionamenti sul rapporto tra la mente, il corpo, lo spirito dell'uomo, ma di filosofico c'è davvero poco: Gilbert sembra ossessionato dal voler leggere i minimi dettagli delle avventure amorose del suo protetto e, anche dopo che questi comincerà a condividere le proprie piccanti conquiste, l'altro chiederà sempre di più, arrivando a rimproverargli che sta sprecando il suo tempo e che deve "spingersi oltre" e farlo in fretta, se vuol trarre vantaggio da questo patto.

“Ricorda, sono le passioni che mi interessano, siano esse dichiarate, represse, conflittuali o composte.Sono loro i demoni che determinano la nostra condotta.”

Preso dalla brama di accontentarlo, con la speranza di ricevere un contraccambio economico, Fenwick si pone alla continua ricerca di relazioni carnali con donne giovani e non: qualunque esponente del gentil sesso gli faccia l'occhiolino e gli sorrida con malizia, è una possibile preda delle sue passioni animalesche.

Ma a un certo punto gli succede di trovarsi davanti una donna diversa dalle altre, in quanto è una sua vecchia conoscenza e con lei è stato a un passo dall'instaurare una relazione stabile, qualche anno prima; a bloccarlo e ad allontanarli è stata la sua paura di legarsi e la tentazione di girare per il mondo coi soldi del padrino e vivendo da libertino disimpegnato e allegro.
Questa ragazza è Sarah Kinsley e Fenwick non se la sente di trattarla alla stregua delle altre donne...; lei è speciale, è una brava ragazza, dolce, ingenua, con cui ha condiviso un sentimento... E se provasse comunque a sedurla ma omettendo la conquista a Gilbert?
Se non mette il padrino a parte di questo tentativo di seduzione, forse esso resterà pulito, onesto, non contaminato dalla libidine del vecchio "maniaco a distanza"!
Certo, c'è un piccolo problema: Sarah è sposata e potrebbe non essere così semplice indurla in tentazione e a macchiarsi di adulterio...

Dick vive senza freni, frequenta salotti alla moda, passa le notti in compagnia di vecchi compagni di scuola a bere e partecipando a feste in maschera, fino a farsi travolgere da una serie di tradimenti e avvenimenti imprevedibili che gli si stringono attorno come un cappio, mettendo in pericolo la sua stessa vita, portandolo a fare scelte sempre meno etiche, che fanno di lui un giovane uomo la cui moralità viene messa alla prova.

Scendere i gradini più squallidi, provare il freddo della solitudine, i morsi del dubbio e dei sensi di colpa, porteranno Richard a liberarsi del patto mefistofelico col suo esigente e libidinoso benefattore, o la voglia di vivere senza limiti avrà la meglio su di lui e sul buon senso?

La storia narrata in questo romanzo mi ha ricordato Il ritratto di Dorian Gray, perchè anche qui il protagonista vende qualcosa di sè (la propria anima, la propria dignità di essere umano che pensa, ragiona, riflette, valuta, dice no a ciò che è amorale) a qualcun altro al quale non riesce/non vuole dire di no.

Tra queste pagine veniamo condotti per le strade di una Londra resa vivace dai balli in maschera, dalle cene eleganti e dai postriboli notturni, ma allo stesso tempo ci appare sordida e lugubre a motivo delle manipolazioni, degli intrighi e delle vili seduzioni cui assistiamo; è una città che ospita  diverse anime contrapposte: la parte povera e miserabile vs contro quella aristocratica; i quartieri malfamati vs le zone più eleganti; personaggi poveri e ubriaconi vs ricche signore impegnate a sorseggiare tè tra un pettegolezzo e l'altro.

Richard Fenwick è il protagonista ideale per questa storia enigmatica, un po' "nera", ambigua: pur essendo per sua natura cortese, educato, accomodante, è anche molto indulgente verso se stesso e gli altri, indolente, con poca voglia di lavorare e assumersi responsabilità (un maestro del dolce far niente, convinto di poter godere di un'eterna giovinezza), e questo modo di essere "doppio" lo rende in fondo la marionetta ideale di un burattinaio vile e lussurioso, perchè da una parte sa come entrare nelle grazie delle persone (donne in primis) con i suoi sorrisi cordiali e una squisita gentilezza, e dall'altra non si tira indietro dal prenderle in giro, se gli va.

Fenwick non è un cattivo ragazzo, ma è comunque moralmente debole; certo, non è stupido e non è privo di un minimo di coscienza, tant'è che arriva a domandarsi se dare in pegno a Gilbert la propria indipendenza morale in cambio di danaro non faccia di lui uno schiavo.
Sì, a beneficiare concretamente dei piaceri della carne grazie alle donne sedotte, è lui, mica il padrino, ma questo piacere ricercato e goduto è frutto dell'esercizio della sua libertà o ne è l'esatto contrario, visto che esso è subordinato alla richiesta del padrino-padrone, col quale deve condividere ogni esperienza, ogni sospiro, gemito...?

Fenwick sente di essere complice della libidine del padrino e di comportarsi come un cagnolino alla mercè dei capricci del padrone, per accontentare il quale finisce per agire non di rado in maniera scellerata e irrispettosa, provandone sentimenti contrastanti: gratificazione, gioia  per il divertimento vissuto, eccitazione, ma pure senso di colpa, confusione.

Riuscirà Richard a tirarsi indietro quando sentirà che la discesa verso il baratro è vicina e potrebbe condurlo alla rovina? Deciderà di crescere e diventare davvero padrone della propria vita o continuerà ad essere un libertino su commissione, restio a prendersi le responsabilità tipiche dell'età adulta?



Irwin ha raccontato una storia che sonda l'antica dicotomia tra Bene e Male, ciò che è giusto e ciò che non lo è, e lo fa con uno stile impeccabile e una trama ben congegnata che, a mio avviso, ci mette un po' a ingranare, nel senso che ho trovato il ritmo lento per un terzo del libro (inizialmente non accade molto e i racconti minuziosi, oggetto dello scambio epistolare tra padrino e figlioccio, sono poco interessanti, anche perchè il ragazzo ancora non entra nel vivo dell'esperimento), per poi però farsi più coinvolgente in quanto Dick si butta a capofitto nel vortice di sensualità e passioni.
Intriganti anche i personaggi secondari, ciascuno con il proprio ruolo accanto al protagonista, le cui azioni provocano reazioni, pensieri e considerazioni nel lettore, che ne segue le vicende incuriosito fino alla fine.


sabato 25 maggio 2019

Recensione: LISSY di Luca D'Andrea



Una storia di dolore, solitudine, follia, violenza e, non ultimo, di tentativo di riscatto, ambientata in uno scenario montano, isolato, gelido, spaventoso e pieno di insidie, in cui gli incubi peggiori dell'infanzia trovano il luogo perfetto per prendere forma.


LISSY
di Luca D'Andrea



Einaudi
432 pp
"«Il mondo è un brulicare di segni, di miracoli e di misteri». Soprattutto di misteri."


Marlene è una giovane donna in fuga da una vita che le sta stretta.
Marlene vive come una principessa, in una bella casa, circondata
da lusso, comodità, gioielli; suo marito le ha pure regalato un atelier, affinchè non si annoi troppo.
Eppure Marlene è infelice, spaventata, disgustata dalla propria esistenza dorata: le sembra di essere un topolino rinchiuso in un piccolo spazio e che cerca freneticamente un buco per scappare; lei sa che da quella gabbia dorata è difficile uscirne ma deve provarci, e non solo per se stessa.
E così in una notte d'inverno del 1974, Marlene decide di tradire suo marito, che tutto è fuorchè il principe azzurro.
Herr Wegener è un ex nazista nonché il criminale più temuto in Alto Adige che, dopo aver conosciuto la violenza durante un'infanzia povera, in pieno conflitto mondiale, ha saputo imporsi nella propria regione attraverso varie macchinazioni criminali, costruendo un vero e proprio "impero" di traffici e attività malavitose.

Marlene sposa Herr Wegener e da ragazzina povera, proveniente da una famiglia di umili condizioni, cresciuta tra animali da nutrire e pulire e le incombenze del maso, diventa l'invidiata consorte di un pezzo grosso.
Ma Marlene è satura di questa vita agiata e, al contempo, sporca di sangue, così si arma di coraggio e fa qualcosa che mai avrebbe immaginato di fare: dal caveau di suo marito ruba un sacchetto prezioso, contenente nientemeno che zaffiri. Li prende, sale in macchina e fugge, senza voltarsi indietro,  determinata a cambiare vita ma anche terrorizzata al pensiero della rabbia e del desiderio di vendetta che si sarebbero impossessati di suo marito nello scoprire il tradimento.

La sua fuga viene fermata da un incidente: durante il viaggio esce fuori strada con la macchina, ma viene salvata da un uomo, un vecchio misterioso che vive in un maso in mezzo alle montagne. 

Ovviamente, quando Wegener scopre che sua moglie è fuggita coi zaffiri, è furioso e comincia a cercarla, facendo fuori coloro che sapevano qualcosa ma gliel'avevano nascosto; avendo poi il fiato sul collo da parte del Consorzio (un misterioso e potentissimo gruppo di criminali che dominano in Alto-Adige e al quale anche un Wegener deve rendere conto), è costretto a sguinzagliarle dietro un assassino professionista, chiamato l'Uomo di Fiducia.

Intanto, la ragazza si risveglia al sicuro nel maso dell'uomo che le ha salvato la vita, Simon Keller, un uomo anziano dagli occhi di ghiaccio, la pelle consumata dal freddo e dal vento gelido che soffia in alta montagna; un vecchio di poche parole, solitario, burbero, che però, come Marlene ha modo di capire giorno dopo giorno, sa essere gentile e premuroso con lei.
In casa di quell'uomo sconosciuto, che vive nel disordine e nel tanfo prodotto dai suoi "ragazzi" - i maiali -, le cui giornate trascorrono tra il riporre gli impasti disgustosi nel truogolo e l'andare a caccia, Marlene si sente per la prima volta al sicuro e riesce a immaginare il proprio futuro.
Un futuro ancora incerto ma possibile, in cui finalmente anche per lei e per il suo Klaus (non vi dico chi è, ve lo lascio scoprire, se leggerete il libro) possa esserci il lieto fine delle fiabe "...e vissero felici e contenti".

Ma Marlene non è una sciocca o una sprovveduta; benché molto giovane, ha già le sue ferite sulla spalle minute e, come le ha insegnato la sua fiaba preferita - Hansel e Gretel, dei Fratelli Grimm - per arrivare al lieto fine spesso bisogna passare per sofferenze, lacrime, pericoli, e aguzzare l'ingegno, tirare fuori tanto coraggio per poter sopravvivere e "mettere nel forno" la strega cattiva.

Solo che alle sue calcagna non c'è la strega cattiva ma un orco..., anzi forse anche più di uno.

Marlene è davvero al sicuro al maso di Keller? Quale pericolo la attende in montagna? 

Lei sa che sicuramente il marito la sta cercando per ucciderla e ha in mente di fuggire ancora per mettersi in salvo; il buon Simon le ha promesso di aiutarla però prima bisogna aspettare che la neve e il gelo diminuiscano; nel frattempo, nessuno la troverà per farle del male.

La convivenza con l'uomo è caratterizzata dalla pace, dall'abitudinarietà di una vita fatta di cose semplici; a Marlene sembra di essere tornata bambina e per lei non è un peso prendersi cura di Keller e dei suoi maiali, tra cui spicca una scrofa di 400 chili, rinchiusa in uno spazio a parte, sempre molto affamata, un'enorme belva nera con zanne affilate che le danno un aspetto decisamente inquietante. E Keller è così affezionato alle sue bestie (del resto, sono la sua unica compagnia) da dar loro dei nomi, ma è con la scrofa Lissy che si lascia andare ad atteggiamenti e parole di dolcezza: la coccola, la vezzeggia e si rivolge a lei come fosse una persona: dolce Lissy, piccola Lissy...

Simon Keller le racconta man mano qualcosa di sè, di questa sua esistenza isolata dal mondo, seguendo da sempre le tradizioni dei padri, di generazione in generazione, le leggi inflessibili e antichissime della sua famiglia; le racconta della sua bella mamma e della sorellina Lissy, entrambe morte troppo presto, e del padre, Voter Luis, un uomo dotato di grande fede e saggezza, un punto di riferimento per Simon, il quale è però divorato da un passato spaventoso che l'ha portato ad essere un uomo ben diverso dal mite Bau'r (contadino) che sta conoscendo l'ignara Marlene.

Chi è davvero Simon Keller? Un nonnino asociale, disordinato e un po' bizzarro che parla coi maiali? Cosa nasconde nello scantinato buio e puzzolente che stuzzica la curiosità di Marlene?

Presto la donna si troverà a dover capire chi sia per lei la minaccia maggiore: se il marito e il killer a suo seguito - che la stanno cercando ossessivamente -, o addirittura lo stesso Simon Keller. 
Oppure Lissy, la scrofa nera e perennemente, pericolosamente affamata, che quando ti guarda con i suoi occhietti pieni di odio animalesco pare sussurrarti diabolicamente: Sei tu il mio cibo.

"Lissy" è un po' noir e un po' thriller ma, a prescindere dalle categorie (etichettare viene spontaneo, a volte è necessario... ma è anche un po' antipatico, non credete?), a colpire sono diversi elementi fondamentali.
Anzitutto, l'ambientazione: come già nel romanzo d'esordio, "La sostanza del male", l'Autore sceglie come scenario la propria regione e, nello specifico, ci porta dritti in montagna e dentro l'abitazione caratteristica di questa zona, il maso, rivestendolo di tonalità cupe, sinistre, di un'atmosfera atavica, resa tale dalla presenza ingombrante delle tradizioni e delle abitudini degli avi; inoltre la dimora di Keller è lontana dal centro abitato, essere lì significa trovarsi soli, circondati dalla neve, lontani dai contatti umani e quindi senza la possibilità di chiedere aiuto, e questo basta a far venire su qualche brivido. Per non parlare del fatto che tra quelle mura dev'essere avvenuto qualcosa di tremendo e drammatico, che se solo Marlene sapesse..., il suo rapporto con Simon cambierebbe.

I personaggi: anche se potremmo considerare Marlene la protagonista, conosciamo bene tanto lei quanto gli altri personaggi perchè l'Autore ce ne dà un ritratto psicologico attento e molto interessante attraverso il racconto del loro passato, e ciò che essi hanno vissuto è importante per leggere e comprendere il presente. Simon Keller, Herr Wegener e l'enigmatico Uomo di Fiducia hanno dei punti in comune, e cioè hanno vissuto esperienze violente, forti, tragiche, che li hanno segnati e formati, che li hanno resi gli uomini volitivi e duri che sono; certo, se questo rapporto causa-effetto tra passato e presente è lineare nei due criminali, è più complesso in Keller, che non solo ha assistito ad episodi cruenti che l'hanno perseguitato dall'infanzia, ma ha anche sviluppato una personalità "doppia": egli è un uomo di fede, legge costantemente la Bibbia, sembra all'apparenza un vecchio un po' bizzarro ma innocuo..., ma in realtà tutto quel carico di brutte esperienze hanno fatto nascere in lui pensieri e desideri tetri, biechi, che hanno una fonte ben precisa: la Voce, una presenza invisibile che gli ronza nella mente e gli sussurra cose orribili, incitandolo a commettere azioni nefande... 
E quella maledetta Voce gli ricorda che la scrofa Lissy (da notare il nome, come quello della sorellina morta di Simon) ha sempre tanta fame, fame di sangue e carne... La stessa Lissy è un personaggio non secondario.

Anche Marlene non ha dei bei ricordi e i piccoli grandi incubi dell'infanzia non l'hanno mai abbandonata; a far da legante col passato è il libro di fiabe che le leggeva la mamma, quelle fiabe in cui l'aspetto truculento non manca mai, pur essendo racconti per bambini. E spesso la realtà sa essere assurda e malefica come, se non peggio, di una fiaba...

Lo stile e la storia: la storia è originale, per certi aspetti surreale, io l'ho letta tutta d'un fiato perchè mi ha preso dal primo momento. D'Andrea ha davvero talento, ha una scrittura che sa coinvolgere, creare suspense, focalizzarsi sui dettagli, sui singoli personaggi, sulla loro psiche, svelandone pian piano i lati torbidi, oscuri; sa come rendere il contesto suggestivo, impenetrabile, pieno di segreti terribili, pauroso, fatale; lo spettro della follia incombe e quando essa si mescola con un'attitudine alla violenza, un'abitudine alla morte e al male, le conseguenze possono essere nefaste.

Come già il precedente, anche questo secondo romanzo di Luca D'Andrea non mi ha deluso.

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