mercoledì 4 settembre 2019

Segnalazione romance/Y.A. || "Arrivò i primi di gennaio" di Livin Derevel.



Buongiorno lettori!!

Oggi vi presento il  nuovo romanzo di un'autrice di cui ho già avuto il piacere di leggere e recensire un precedente libro (IL CARNEVALE A VENEZIA):  Arrivò i primi di gennaio di Livin Derevel.

Serie: Teenage Dreams #1 
Genere: Young adult, coming of age, LGBT, romantico 
588 pp 
Data di uscita: 2 ottobre 2019 

Edizioni: formato digitale (in tutti gli store on-line),
 formato cartaceo (solo su Amazon). 



Trama

Tra i corridoi della Franklin Gooding Junior High School, Vermont, c’è sempre un gran daffare. Suze ha appena scoperto di essere incinta del fidanzato già bello che partito per New York, all'inseguimento di un sogno che sembra non gli lasci nemmeno il tempo di guardarsi indietro.
Ash è il playboy della scuola, la borsa di studio in tasca e un futuro pieno di aspettative, nonché di un piccolo segreto che sa che non potrà tenere proprio per sempre.
E un freddo giorno di gennaio ecco arrivare Lian, con l’abbronzatura di Los Angeles e gli occhi turchesi, eccentrico, brillante, linguacciuto e bellissimo, pronto a creare scompiglio e farsi perdonare scoccando incantevoli sorrisi. Senza dimenticare Gloria, Neil, Jamie, Cody, Chris, Lauren e una girandola di compagni vecchi e nuovi, deliziose infatuazioni arcobaleno, insegnanti fuori dagli schemi, suggestive escursioni sulle Green Mountains, baci rubati sotto fiocchi di neve e vere amicizie che sfidano il tempo e le distanze.
D'altronde, se non è movimentata, che adolescenza è?

 Per aggiornamenti sul blog dell’autrice: QUI
 Per leggere in anteprima i primi TRE capitoli del romanzo: QUI 

martedì 3 settembre 2019

Draghi, dèi e la camelia giapponese



Il fiore di oggi è la camelia.
Ne parliamo attraverso una leggenda giapponese.


Un'antica leggenda, racchiusa in un libro giapponese, racconta le gesta di Susanowo, dio del vento, della pioggia e dell’uragano, che a causa di una punizione fu costretto a vivere nel regno di un orribile serpente a otto teste, che ogni anno pretendeva il sacrificio della più bella fanciulla.
Stanco di lasciare che il paese fosse tenuto sotto scacco dal mostro, Susanowo scese nel regno dei morti e in una fucina incantata forgiò una spada imprigionandovi un raggio di luce.

fonte
Con la magica spada Susanowo si recò all’ingresso della grotta del mostro e attese pazientemente. 
Intanto un lungo corteo attraversava la valle accompagnando al sacrifico la dolce principessa "Campo di riso".
Alla prima luce del giorno il drago apparve dalle profondità della caverna, terrificante come sempre.
L'impavido Susanowo gli si lanciò addosso ingaggiando con lui una terribile lotta ma alla fine vinse e abbatté il drago. 

Susanowo si avvicinò quindi alla meravigliosa principessa "Campo di riso" per chiederla in sposa e appoggiò sull’erba la spada affilata e insanguinata: come per magia i verdi steli si tinsero di rosso e apparve un grande arbusto dal lucido fogliame e dai bellissimi fiori bianchi chiazzati di porpora.
I fiori vennero chiamati "Tsubaki" o "rose del Giappone" e la loro caratteristica di non sfogliarsi, ma di cadere interi dalla pianta, venne assunta a simbolo di sacrificio di ogni giovane vita umana, a ricordo delle dolci principesse vittime della crudeltà del terribile drago.


Fonte consultata:

domenica 1 settembre 2019

Bilancio delle mie letture di agosto 2019



Ed eccomi con le mie letture del mese più caldo dell'anno ^_^




  • TRE PIANI di E. Nevo. Tre storie differenti, tre gruppi di persone che abitano in tre diversi piani di un palazzo a Tel Aviv,  si conoscono, si incrociano per pochi attimi ma le loro esistenze scorrono parallelamente le une alle altre, ognuna chiusa dietro le porte dei loro appartamento, a consumare tradimenti, a crogiolarsi nella propria solitudine, nel proprio dolore... e chissà, anche a sognare giorni migliori.
  • L'ISOLA DELLE ANIME di P. Pulixi. Un bellissimo noir che, attraverso intrecci avvincenti, che sanno sorprendere e coinvolgere il lettore, sullo sfondo di una terra aspra e affascinante insieme, svela i lati più ambigui, tormentati e imprevedibili dell'essere umano.
  • TRADITI E CONSEGNATI ALLA MORTE di E. Anzanello. Le vicende avventurose e drammatiche di un gruppo di soldati tedeschi appartenenti alla 3. SSPanzer Division Totenkopf che, alla fine della seconda guerra mondiale, si sono visti traditi dagli americani e consegnati alle truppe sovietiche, andando così incontro ad un tristissimo destino dal quale in pochi usciranno vivi.
  • PIANO CONCERTO SCHUMANN di P. M. Liotta. Tra queste pagine, intrise della magia che solo la musica sa creare, conosciamo l’intrigante storia di una talentuosa pianista di fama internazionale, la cui esistenza verrà sconvolta da una particolare proposta di lavoro e da un prestigioso regalo la cui provenienza è avvolta nel mistero.
  • IL CUORE NERO DI PARIS TROUT di P. Dexter. Pete Dexter ci racconta una storia drammatica in cui il crimine non è che il triste e cinico riflesso di una società malata, che sembra non dare alcuna importanza alla distinzione tra ciò che è giusto e ciò che non lo è, tra il bene e il male.
  • BACIO FEROCE di R. Saviano. Ritroviamo la Paranza dei Bambini (recensione libro), questi ragazzi nati in una terra di assassini e assassinati, derubati dell'infanzia e dell'adolescenza, destinati a fare i conti con un mondo che non regala niente, anzi, toglie molto. Forti di fame. Forti di rabbia. Pronti a dare e ricevere baci che lasciano un sapore di sangue, perché "Se la strada del bene non c’ha portato niente, forse la strada del male porterà qualcosa."
  • NOVE MINUTI di B. Flynn. La storia drammatica e movimentata di una ragazza che, a soli 15 anni, viene rapita da una banda di motociclisti, divenendo la compagna del capo.
  • DIARIO SEMITRAGICO DI UN CASALINGO DISPERATO di Ariel. È possibile fare delle proprie piccole “tragedie” quotidiane un punto di forza per non cedere alla disperazione e, magari, trasformarle in un’occasione per trovare la propria strada e il proprio posto nel mondo? È ciò che succede al casalingo, aspirante scrittore, di questo romanzo.
  • POMODORI VERDI FRITTI AL CAFFÈ DI WHISTLE STOP di F. Flagg: sedete al bancone di un vecchio caffè dell'Alabama degli anni Trenta e, tra una colazione sostanziosa e un barbecue delizioso, fermatevi ad ascoltare storie di personaggi indimenticabili.



Ho avuto modo di leggere libri interessanti in agosto, in particolare sul podio vanno senza ombra di dubbio L'ISOLA DELLE ANIME, un libro pieno di fascino, per la storia, l'ambientazione e la scrittura stessa dell'autore; ho apprezzato IL CUORE NERO DI PARIS TROUT, che mostra il lato più torbido e malsano di un uomo e, in generale, dell'ipocrita società cui appartiene; POMODORI VERDI FRITTI, per essere stata una lettura-coccola, deliziosa e malinconica.

Attualmente ho in lettura:

AMATISSIMA di Toni Morrison;
LA CURA SCHOPENHAUER di Irvin Yalom.

venerdì 30 agosto 2019

DODICI ROSE A SETTEMBRE di Maurizio De Giovanni - dal 13 settembre in libreria




Il 13 settembre arriva in libreria il nuovo romanzo di Maurizio De Giovanni, con una nuova detective: Mina Settembre. L'assistente sociale che indaga nei Quartieri Spagnoli di Napoli affronterà il misterioso Assassino delle Rose.


DODICI ROSE A SETTEMBRE

Sellerio Editore
288 pp
14 €
Dal 13 SETTEMBRE 


«Mi chiamo Flor, ho undici anni, e sono qui perché penso che mio padre ammazzerà mia madre».

Gelsomina Settembre detta Mina, assistente sociale di un consultorio sottofinanziato nei Quartieri Spagnoli di Napoli, è costretta a occuparsi di casi senza giustizia.
La affiancano alcuni tipi caratteristici con cui forma un improvvisato, e un po’ buffo, gruppo di intervento in ambienti dominati da regole diverse dall’ordine ufficiale. Domenico Gammardella «chiamami Mimmo», bello come Robert Redford, con un fascino del tutto involontario e una buona volontà spesso frustrata; «Rudy» Trapanese, il portiere dello stabile che si sente irresistibile e quando parla sembra rivolgersi con lo sguardo solo alle belle forme di Mina; e, più di lato, il magistrato De Carolis, antipatico presuntuoso ma quello che alla fine prova a conciliare le leggi con la giustizia.
Vengono trascinati in due corse contro il tempo più o meno parallele. Ma di una sola di esse sono consapevoli. Mentre Mina, a cui non mancano i problemi personali, si dedica a una rischiosa avventura per salvare due vite, un vendicatore, che segue uno schema incomprensibile, stringe intorno a lei una spirale di sangue. La causa è qualcosa di sepolto nel passato remoto.
Il magistrato De Carolis deve capire tutto prima che arrivi l’ultima delle dodici rose rosse che, un giorno dopo l’altro, uno sconosciuto invia.
Mina Settembre e gli altri sono figure che Maurizio de Giovanni ha già messo alla prova in un paio di racconti. In Dodici rose a Settembre compaiono per la prima volta in un romanzo. Sono maschere farsesche sullo sfondo chiassoso di una città amara e stanca di tragedie.
Un mondo di fatica del vivere che de Giovanni riesce a far immaginare, oltre all’intreccio delle storie, già solo con il linguaggio parlato dai vari personaggi di ogni strato sociale: ironico, idiomatico, paradossale, immaginoso.

giovedì 29 agosto 2019

Recensione: POMODORI VERDI FRITTI al Caffè di Whistle Stop di Fannie Flagg



Fannie Flagg ci invita, con la schiettezza e la dolce ironia che la contraddistinguono, a sederci al bancone di un caffè di una cittadina sconosciuta dell’Alabama, e, mentre ci concediamo (seppur soltanto col pensiero!) colazioni sostanziose e barbecue deliziosi, proviamo a chiudere gli occhi e lasciamoci trasportare nell’America degli Anni Trenta: conosceremo persone indimenticabili.


POMODORI VERDI FRITTI al Caffè di Whistle Stop 
di Fannie Flagg


Nell’inverno 1985 la signora Evelyn Couch, in visita dalla suocera (ospite di una casa di riposo) conosce un’anziana, anch’ella ricoverata nel medesimo istituto: Virginia Threagoode,  detta Ninny, 86enne vispa e allegra che, con la sua positività, la sua serena fede in Dio e i suoi racconti di fatti accaduti più di quarant’anni prima, cambierà la sua vita.
In meglio.
Sì perché Evelyn è una dolce e mite signora tra i 45 e i 50 anni che sta vivendo un periodo di frustrazione, depressione e tristezza; il suo cruccio maggiore è costituito dal peso: è decisamente in carne e questa consapevolezza la fa star male, la fa sentire brutta e inadeguata, ma allo stesso tempo non riesce a smettere di mangiare alimenti zuccherini e calorici.
Anzi, diciamo pure che sono il suo rifugio contro l’insoddisfazione e l’infelicità.
Quando fa conoscenza con Ninny, scopre che alla vecchina piace chiacchierare di tutto e di più e così, tra una chiacchiera e l’altra e tra un biscottino e una coca, le due donne imparano a conoscersi e a volersi bene.

Ninny ha una memoria di ferro (beh, giusto con qualche “svista” dovuta all’età) e quando si tratta di raccontare episodi che hanno coinvolto lei o le persone con le quali ha trascorso gran parte dell’esistenza, gli occhi le brillano e parte a parlare diIdgie Threagoode, di Ruth Jamison, del loro amato Caffè e di tutti quegli aneddoti che hanno fatto un po’ la storia di Whistle Stop.

E il lettore, insieme ad una stupita e interessata Evelyn, si siede anch’egli ad ascoltare questi racconti di un’America che sembra davvero tanto lontana, di questa località pacifica e conosciuta, a quel tempo, per lo scalo ferroviario, delle vicende dei Threagoode, del rapporto tra la comunità dei bianchi e quella dei neri, e della difficile integrazione di questi ultimi.
Contemporaneamente - e in sintonia - con la narrazione degli Anni ’80 ad opera di Virginia, seguiamo quella degli Anni ‘30 e oltre, attraverso i bollettini settimanali di Whistle Stop, con cui veniamo aggiornati dalla signora Weems di tutte le novità che accadono via via in paese, belle e brutte.

Il filone principale ruota attorno proprio alla famiglia Threagoode, in particolare attorno a Idgie, che sin da ragazzina ha mostrato un temperamento ribelle, un carattere deciso, mascolino, una personalità granitica dietro cui si nascondono un cuore di panna, una generosità spontanea e una capacità d’amare senza limiti.
È solo una ragazzetta secca e cocciuta quando si innamora di una sua coetanea, la bella e dolce Ruth, ma crescendo questo sentimento deve fare i conti con la realtà, e cioè che Ruth si fidanza con un certo Frank, e nonostante la ragazza ricambi l’amore di Idgie, sposa l’uomo e cerca in tutti i modi di essere una moglie buona e devota; eppure nel corso della lettura, ci rendiamo conto di come a un certo punto le due donne si siano ritrovate a vivere insieme, gestendo (a partire dal 1929) il famoso e frequentato Caffè di Whistle Stop.
Come mai Ruth è tornata da Idgie e le due vivono insieme? Cosa è accaduto al marito di Ruth, Frank, un giovanotto tanto bello quanto arrogante e dalla condotta non proprio integerrima?

Il Caffè di Idgie e Ruth è un posticino accogliente in cui si respirano odorini invitanti e si mangiano piatti ottimi per pochi spiccioli, è un punto di ritrovo per gli abitanti della cittadina, neri compresi.

Sono anni in cui la gente di colore non ha diritti, viene sfacciatamente trattata con disprezzo dalla maggior parte dei bianchi (soprattutto quelli benestanti) e non può liberamente frequentare i luoghi in cui ci sono loro; la stessa Idgie si ritrova a dover affrontare a muso duro alcuni uomini tracotanti e razzisti che pretendono che lei non dia cibo ai neri.
Ma ovviamente Idgie Threagoode non solo dà da mangiare a chi vuole, ma lo dona pure gratis a chi ne ha bisogno: ed infatti, per il Caffè passeranno, negli anni, persone di tutti i tipi, come il buon Smokey, e chiunque riceverà un piatto caldo dalle due proprietarie.

Attorno a questa coppia straordinaria e singolare ruotano altri personaggi, e di volta in volta la Flagg ci introduce con discrezione nelle loro vite, nei loro problemi quotidiani, così che incontriamo i tipi umani più diversi e improbabili: stravaganti sognatori, banditi dal cuore d’oro (che tolgono al Governo per dare ai poveri, in perfetto stile Robin Hood), pastori battisti pieni di ardore, vittime della Grande Depressione, ragazzini che riescono ad essere dei vincenti nonostante una disabilità, uomini di colore alle prese con le ingiustizie e gli insulti da parte di bianchi boriosi che si credono superiori.
E c’è anche un omicidio, che verrà “risolto” venticinque anni dopo in un modo bizzarro ma che soddisfa il lettore perché questo spiacevole episodio coinvolge le due donne, la temeraria e pratica Idgie e la riservata Ruth, e la tenacia che dimostrano in questo caso e, in generale, nello sconfiggere le avversità , ci colpiscono e ci spingono a fare il tifo per loro.

La stessa ascoltatrice Evelyn viene rapita dalle vicende della coppia, e questo le reca un gran bene: lei, una donna fragile, sensibile, che ha sempre vissuto nell’ombra, senza ambizioni e passioni, con una scarsa autostima (che con ben poco viene demolita del tutto), attraverso il racconto di tutte le traversie che hanno affrontato le due donne, unito alla preziosa amicizia con la sua ineguagliabile narratrice - Ninny - riesce, inaspettatamente, ad acquistare la fiducia e la forza necessarie per guardarsi dentro, per imparare ad amarsi e a superare, nel modo giusto, i propri limiti.

E anche questo romanzo di Fannie Flagg (come già IN PIEDI SULL’ARCOBALENO) mi ha conquistata, per le vicende umane in esso narrate, in cui emergono le mille e complicate sfaccettature proprie dell’animo umano, le pieghe più imprevedibili che può prendere la vita e che ci spingono di volta in volta ad attrezzarci per sostenerle (sovente, tra queste pagine, la fede in Dio è un’àncora imprescindibile per  andare incontro alla tempesta); incontriamo personaggi memorabili, caratterizzati in maniera accattivante, e si arriva all’ultima pagina travolti da tante emozioni, ci si commuove e si prova una grande malinconia a dover lasciare Whistle Stop, a rimirarne ciò che ne resta, e quasi scappa un sospiro di nostalgia perché sarebbe stato bello essere lì, in quegli anni, a conoscere la straordinaria e testarda Idgie, la cara Ruth e tutti gli altri cittadini di questo paesino che riflette un’epoca che non c’è più, ma che è bella da ricordare e da immaginare.

Mi è piaciuta l’evoluzione del personaggio di Evelyn, che trae forza dai racconti di avvenimenti accaduti ad altre donne come lei, e da cui impara a vivere con maggiore serenità, autostima e forza interiore.

Ho apprezzato il senso dell’umorismo dell’Autrice, la sua spontaneità - riflessa nelle sue storie e nei suoi protagonisti -, anche nel trattare argomenti delicati e, relativamente ai tempi cui ci si riferisce, “scomodi”, che si tratti di omosessualità, della discriminazione razziale, del ruolo della donna nella società.
È un romanzo al femminile e, per certi versi, femminista, ma lo è senza forzature, senza accenni polemici, bensì attraverso ritratti di donne forti, comuni e straordinarie insieme, piene di amore da donare e pronte a combattere per la propria felicità.
Leggere questo romanzo è un tuffo nel passato, in grado di divertire, intenerire e intrattenerci amabilmente come se davvero fossimo seduti al tavolino di un bar con una simpatica amica, a parlare di persone che, pur non avendo conosciuto personalmente, dai racconti prendono vita, divenendo familiari.

martedì 27 agosto 2019

Recensione: TRE PIANI di Eshkol Nevo



Tre storie differenti, tre gruppi di persone che abitano in tre diversi piani di un palazzo a Tel Aviv,  si conoscono, si incrociano per pochi attimi ma le loro esistenze scorrono parallelamente le une alle altre, chiuse dietro le porte dei loro appartamenti, a consumare tradimenti, a crogiolarsi nella propria solitudine, nel proprio dolore... e chissà, anche a sognare giorni migliori.


TRE PIANI 
di Eshkol Nevo


Ed. Neri Pozza
trad. O. Bannet e R. Scardi
253 pp
17 euro
"non si può mai sapere cosa succede dietro una porta blindata."

Siamo in Israele, nei pressi di Tel Aviv, in una tranquilla palazzina borghese di tre piani,  dove regnano la pace assoluta e l'ordine più perfetto.
Ma, come non di rado accade, è tutta apparenza.
Eh già, perché in realtà, dietro quelle porte blindate, la vita non è così perfettina e serena come sembra.

Conosciamo, nel corso dei tre capitoli, le persone che vivono ad ogni piano, a cominciare dalla coppia che abita al primo: Arnon e Ayelet, genitori di due bimbe, Ofri e Yaeli; se la piccola è la cocca di mamma, la prima è la cocca di papà.
Ofri è una bimba buona, taciturna, un po' con la testa fra le nuvole, con pochi amici, timida, e questo suo modo di essere chiuso ed eccessivamente mite pare irritare esageratamente la madre, una donna pratica, intelligente, sveglia, schietta (è avvocato), che alla prima occasione non manca di usare espressioni di scherno e parole pungenti verso la figlia maggiore, come se a malapena la sopportasse.
Arnon conosce questo difficile rapporto madre-figlia e, notando come la sensibile Ofri ne soffra, cerca di darle quelle attenzioni, quella tenerezza e quell'affetto di cui sua moglie è avara.

Quando la coppia ha esigenza di prendersi del tempo per sè, ha preso l'abitudine di portare Ofri dai vicini, una coppia anziana di origine tedesca e in pensione.
Ruth e Hermann sono persone educate e gentili, amano i bambini (hanno dei nipoti) e sono ben felici di fare da baby-sitter alla dolce Ofri e prendersi cura di lei.

Tutto sembra procedere piuttosto bene, fino a quando non accadono due fatti che danno uno scossone alla tranquilla esistenza borghese della coppia.
Un giorno Hermann - il caro e buon Hermann, il quale tiene Ofri sulle ginocchia e le chiede un bacino ogni volta che la vede -, che da un po' ha cominciato a mostrare i primi sintomi dell’Alzheimer (la ragazzina lo definisce "guasto", parlandone con i genitori) «rapisce» Ofri per un pomeriggio, gettando tutti nel panico e scatenando una furia incontenibile in Arnon, che matura la convinzione che dietro quel gesto, in apparenza dettato dalla malattia, si celi ben altro.
E se le attenzioni dell'anziano tedesco nascondessero qualcosa di torbido? Come si è comportato con Ofri in quelle ore in cui sono "scomparsi" e sono rimasti soli?
È una coincidenza che dopo quel maledetto pomeriggio, la piccola Ofri si sia chiusa in un preoccupante silenzio e in una serie di comportamenti strani?

Il secondo avvenimento che turba e mette in crisi l'impulsivo Arnon è costituito dalla presenza di una donna che, in poco tempo, stuzzica le fantasie dell'uomo e tutti quegli istinti e desideri repressi che, in un periodo di pressioni e stress, emergono senza freni...

Al secondo piano c'è Hani, giovane madre di due bambini e moglie di Assaf, costantemente all’estero per lavoro; la donna combatte la sua personale e silenziosa battaglia contro la solitudine e lo spettro della follia e ne seguiamo le elucubrazioni e le vicissitudini facendo i conti proprio con questa sua personalità fragile e complicata.
Sua madre è ricoverata in un ospedale psichiatrico e il pensiero che il seme della pazzia sia presente anche in lei la terrorizza.
A insinuarle dubbi sulla propria salute mentale interviene improvvisamente l'arrivo di una persona inaspettata: Eviatar, il cognato che non vede da dieci anni, bussa alla sua porta e le chiede di aiutarlo a nascondersi da creditori e malintenzionati con cui è finito nei guai e ai quali deve molti soldi.
Hani sa che i due fratelli si detestano e non hanno rapporti, eppure non esita a ospitarlo, aiutandolo, ma in verità è un modo per aiutare se stessa a non impazzire.
Hani vede in Eviatar ciò che vorrebbe ci fosse in Assaf: il cognato la comprende senza bisogno di troppe parole, è affettuoso coi nipoti, e soprattutto c'è qualcosa in lui che lo rende desiderabile, seducente...
Eppure, dopo che lui se n'è andato, il dubbio che l'arrivo di Eviatar sia frutto della propria immaginazione e dei desideri del suo Io, l'assale...
Come fare per toglierselo e chiarire a se stessa di non essere matta, ben sapendo che non è impossibile che lei abbia delle allucinazioni, a cominciare da quella dei barbagianni appollaiati sull'albero fuori dalla finestra di casa, che la guardano e le parlano...?

Terzo piano: Devora è una donna di sessant'anni, giudice in pensione e da poco vedova dell'amato marito Michael (anch'egli ex-giudice).
La scomparsa del coniuge, con cui ha condiviso una vita, gioie e dolori, soddisfazioni e amarezze, è troppo grande da sopportare, così, per non crollare del tutto sotto il peso della solitudine, ha un'idea: continuare a parlare con lui, e per farlo si serve di una vecchia segreteria telefonica appartenutagli. Nel racconto di ciò che pensa e fa durante il giorno, di come occupa la quotidianità, così piatta e priva di grosse novità, inevitabilmente Devora fa anche dei salti indietro nel tempo, così sappiamo che la coppia ha un figlio, Adar, con cui però ha smesso di avere relazioni quando questi era molto giovane.
Adar ha mostrato sin da piccolo una propensione alla ribellione e all'insofferenza alle regole, e questa inclinazione ha trovato, come è  facile immaginare, una netta opposizione da parte dei genitori, che per mestiere erano abituati a "valutare indizi e prove", a emettere sentenze e condanne, a dare giudizi, a punire, e questo modo di fare l'hanno portato anche tra le mura di casa, schiacciando il loro unico figlio col peso di un'educazione morale rigida, inflessibile, per quanto senza dubbio onesta e integerrima.
Questo rigore intransigente si manifesta in modo evidente quando Adar commette un'azione scellerata e si ribella con foga a questi genitori che non lo sostengono, ma anzi lo condannano senza mezzi termini, fino ad arrivare ad una rottura definitiva con loro.
Per non lasciarsi sopraffare dai ricordi, una mattina Devora esce di casa e, per una serie di circostanze, conosce un uomo suo coetaneo, Avner, il quale risveglia in lei pensieri e desideri che credeva fossero morti con Michael; inoltre, quest'uomo misterioso e sicuro di sè sembra conoscere piccoli particolari di lei e, a un certo punto, le fa una richiesta singolare...

Tutte e tre le storie hanno in comune il modo in cui l'Autore ha scelto che arrivassero a noi: sotto forma di confidenze, come degli sfoghi intimi, privati che i tre narratori (e principali protagonisti delle vicende) decidono di raccontare a una persona in particolare: Arnon, infatti, si sta sfogando con un amico scrittore, che lui sa essere molto comprensivo e con cui è in confidenza; Hani scrive una lunga lettera ad una cara amica con cui ha sempre avuto un legame fortissimo e con cui si sente libera di essere se stessa, senza inibizioni e timori; di Devora abbiamo già detto che si rivolge al marito defunto, registrando la propria voce su una segreteria telefonica.

I tre sentono il bisogno di raccontarsi e confidarsi con un interlocutore che non li giudichi, non li condanni; attraverso queste narrazioni libere e prive di interferenze, i tre protagonisti (un po' come se fossero distesi su un lettino dallo psicanalista) possono essere loro stessi, senza paura, ma solo con il sincero desiderio di "capirci qualcosa in più" di quello che hanno vissuto o che stanno vivendo, di quello che sono e pensano.
Per non impazzire.
Per non lasciarsi fagocitare dalla solitudine.
Per guardarsi dall'esterno e comprendersi.

Del resto,

"... se non c’è nessuno ad ascoltare, allora non c’è nemmeno la storia. Se non c’è uno cosí, a cui svelare segreti, con cui sciorinare ricordi e consolarsi, allora si parla con la segreteria telefonica (...). L’importante è parlare con qualcuno. Altrimenti, tutti soli, non sappiamo nemmeno a che piano ci troviamo, siamo condannati a brancolare disperati nel buio, nell’atrio, in cerca del pulsante della luce".

Eshkol Nevo ha preso in prestito i tre fondamentali concetti della psicoanalisi (le tre diverse istanze della personalità secondo Sigmund Freud: Es, Io, Super-Io) per addentrarsi nel nocciolo delle relazioni umane, entrando oltre quelle porte blindate per scoprire cosa si nasconde dietro di esse, e descrivendo la vita di tre famiglie, con le loro singole storie, i bisogni inconfessati, la paura di sbagliare e di non meritare l'amore dell'altro, il desiderio di essere amati, la seduzione del tradimento, il sospetto nei confronti di chi non conosciamo, il timore di lasciarsi andare.

"...al primo piano risiedono tutte le nostre pulsioni e istinti, l’Es. Al piano di mezzo abita l’Io, che cerca di conciliare i nostri desideri e la realtà. E al piano piú alto, il terzo, abita sua altezza il Super-Io, che ci richiama all’ordine con severità e ci impone di tenere conto dell’effetto delle nostre azioni sulla società."

"Tre piani" mi ha convinta per tanti aspetti: anzitutto lo stile, che è molto scorrevole, piacevolissimo, sa essere profondo, introspettivo pur conservando le sfumature di una leggera ironia; per le tematiche, che sono di quelle che, in un modo o in un altro, riguardano tutti noi (rapporti di coppia, rapporto genitori-figli, l'importanza data alla famiglia, alle regole morali...), e per come è strutturato: leggere ogni vicenda personale e famigliare è come entrare in tre cerchi separati che però, seppur di sfuggita e in un modo apparentemente insignificante, per qualche secondo si intersecano; dalla palazzina al singolo piano, dal piano all'appartamento, e una volta dentro casa, sbirciamo in cucina, in camera da letto, ovunque ci porti la voce narrante.
Eppure non mi sono sentita una "ladra", un'intrusa, perché in fondo le paure, le pulsioni, i timori, i pensieri inconfessabili e di cui ci si vergogna, i desideri ecc, di questo piccolo angolo di mondo sono comuni a tanti di noi, a prescindere dalle latitudini, dalla cultura, dall'età, dalla professione.
Mi è piaciuta la scelta che ogni racconto sia una "confessione" personale, perché così a chi parla/scrive di sé è data facoltà di andare "a ruota libera", avendo scelto come destinatario delle proprie confidenze qualcuno che non emetterà sentenze spicce e superficiali, ma che se ne starà buono semplicemente ad ascoltare.
Perché spesso è di questo che abbiamo urgente bisogno: di qualcuno che ci presti un po' d'attenzione e un paio di orecchie.

Non ultimo, ho apprezzato il fatto che non necessariamente per i protagonisti ci sia una soluzione certa ai loro problemi, anzi aleggia un'atmosfera volutamente "sospesa", quasi di mistero, che avvolge le tre storie, come se quei cerchi non si chiudessero mai davvero e il lettore fosse libero di immaginarne la fine.
Stranamente, questa vaghezza non mi ha infastidito, al contrario, l'ho trovata stimolante. 

domenica 25 agosto 2019

Recensione: DIARIO SEMITRAGICO DI UN CASALINGO DISPERATO di Ariel



È possibile fare delle proprie piccole “tragedie” quotidiane un punto di forza per non cedere alla disperazione e, magari, trasformarle in un’occasione per trovare la propria strada e il proprio posto nel mondo? È ciò che succede al casalingo, aspirante scrittore, di questo romanzo.


DIARIO SEMITRAGICO DI UN CASALINGO DISPERATO 
di Ariel



106 pp
Max ha 35 anni, è sposato con la bellissima Katia, hanno due bambini, Lorenzo e Matteo, che in casa sono chiamati Attila e Nerone per il loro essere pestiferi e combinaguai.
Purtroppo Max è attualmente disoccupato e a incrementare il suo senso di disagio si aggiunge il fatto che a portare i soldi in casa è Katia, la quale a un certo punto, per motivi di lavoro, viene mandata in trasferta su un’isola sperduta nel Pacifico; dovrà mancare per otto lunghi mesi e ciò significa che per tutto questo tempo interminabile il maritino sarà costretto a fare il mammo e il casalingo.
Che tragedia per un tipo come lui, che è stato abituato, in casa dei propri genitori, ad essere vezzeggiato e riverito, soprattutto dalla mamma, che l’ha sempre trattato come il principino di casa, relegando a ruolo di Cenerentola la figlia femmina, Carmela!
E adesso che si ritrova a dover portare avanti la casa con tutti i bambini, a Max sembra cascare il cielo addosso: che ne sa, lui, di come gestisce la quotidianità una casalinga? Lui che non ha mai stirato, cucinato, fatto la spesa, vestito i bambini….: come farà a cavarsela e ad uscirne vivo?

Giorno per giorno, Max si rende conto di quanto lavoro ci sia dietro la gestione di una casa e ogni giorno deve fare i conti con tutte quelle incombenze che ha sempre snobbato; non c’è più tempo per uscire con gli amici, per fermarsi a guardare con serenità una partita di Champions in tv, o solamente per stravaccarsi sul divano per riposare!
Se non deve cucinare, deve stendere i panni;  quando ha finito di pulire casa, è già l’ora di prendere i due terminator (Attila e Nerone) all’asilo…: insomma, Max è stanco e afflitto, oltre che terribilmente demotivato perché non lavora.

Unica consolazione: tutte le proprie paturnie, preoccupazioni, amarezze ecc, le sfoga tra le pagine di un diario, anonimo e muto amico al quale raccontare la propria giornata, con annesso il turbinio di pensieri, desideri, rimbrotti, perplessità, che l’accompagnano.

Ogni tanto riesce a tirare un po’ il fiato grazie a una vicina di casa alla quale affidare per qualche ora le due pesti, ma dopo poco tempo questo aiuto esterno viene meno perché la baby-sitter improvvisata tenta di sedurlo con una proposta indecente che fa rizzare tutti i peli del corpo al povero Max, che avrà pure tanti difetti ma è sinceramente innamorato della moglie e non ha alcuna intenzione di tradirla!

In un susseguirsi di giorni sempre uguali e che lo vedono via via più stressato, Max riceve una folgorazione: e se provasse a trasformare le intime confessioni che scrive con costanza sul proprio diario in un romanzo?
Max sente di poter provare a buttarsi in questo progetto, la cui realizzazione, in fondo, è meno complicata di quanto sembri, visto che viviamo tempi in cui chiunque, attraverso il self-publishing, può togliersi lo sfizio di mettere in vendita online un proprio libro!
Certo, poi venderlo e diventare uno scrittore è tutta un’altra storia, ma si sa, chi non risica non rosicae Max si convince di non aver nulla da perdere: la sua verve, il suo modo di essere (e scrivere) brillante ed ironico, unito al contenuto - le avventure di un uomo che si ritrova a fare il mammo e il casalingo full time -, potrebbero rivelarsi due carte vincenti…, chi può dirlo?

Ed è così che nasce  il romanzo “Diario semitragico di un casalingo disperato”, che - a dispetto delle titubanze del suo autore esordiente - comincia a ricevere buone recensioni e a raggiungere in poco tempo picchi di vendite tutt’altro che irrilevanti.
Chi se lo sarebbe mai aspettato? E se la scrittura fosse la strada giusta da percorrere? Magari in Max si cela un promettente scrittore: perché non crederci e provarci?
Ma il mondo dell’editoria è complesso, bizzarro e imprevedibile, e anche l’umore e la motivazione di Max fanno su e giù come i consensi attorno al suo libro, che non sono proprio costanti e a un certo punto smettono di essere tutti positivi.
Hum… non sarà che Max aveva iniziato a gasarsi troppo in fretta? Ma dove sperava di andare con il suo diario? Credeva davvero di poter diventare una Kinsella versione maschile all’italiana?

Eppure, proprio quando la nube dello scoraggiamento si fa più grossa e scura su di lui, ecco sopraggiungere una inaspettata novità, che potrebbe regalargli un’occasione per continuare a scrivere: dopotutto, è o no Max convinto che ciò che desidera mettere su carta possa divertire e far sta bene chi lo legge, così come è stato utile per lui, per non abbattersi davanti alle mille difficoltà dovute al proprio nuovo ruolo di papà e uomo di casa a tempo pieno?

Qual è questa novità che sorprende Max? Gli permetterà di non abbandonare il sogno di scrivere? Riuscirà a barcamenarsi meglio tra le mansioni domestiche e i bambini da tenere a bada fino all’arrivo di Katia?
A volte, la vita sa essere meno avara di quanto ci aspettavamo e il vento sembra, ogni tanto, tirare a nostro favore: sta a noi alzare la vela, sfruttando il vento e cogliendo le occasioni che ci vengono offerte!

“Diario semitragico di un casalingo disperato”,  scritto sotto forma di diario personale, è un romanzo davvero molto divertente, con un protagonista-narratore simpatico e pasticcione dotato di uno spiccato senso dell’umorismo, che ci piace per il suo modo di raccontare le proprie disavventure con leggerezza, prendendosi un po’ in giro, intelligente e capace di cogliere le caratteristiche salienti delle persone attorno a lui e dandocene un ritratto spiritoso ed ironico; il fatto che sia il classico maschio che non alza uno spillo da terra se non è strettamente necessario, convinto che i lavori domestici siano appannaggio del sesso femminile, a raccontarci la propria avventura di casalingo per necessità e non per scelta, imbranato e spaesato davanti a una situazione nuova, risulta spassoso, regala sorrisi e fa di questo libro una lettura molto piacevole, allegra, di quelle che mettono il buonumore.

Faccio i miei più sinceri complimenti alla bookblogger e scrittrice Ariel (L’angolo di Ariel) e vi invito a leggere il suo romanzo, davvero molto carino, scritto bene e con scioltezza, che vi donerà momenti di svago! 
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