giovedì 20 febbraio 2020

Gente che viaggia, gente che legge (#3)



Come è mia abitudine, da lettrice curiosa, sbircio i titoli dei libri che i pendolari come me leggono sul pullman mentre si va a lavoro.

Questi tre libri hanno costituito la lettura di un'unica viaggiatrice, che è una lettrice davvero veloce e vorace, accanto alla quale mi sono ritrovata spesso seduta; il primo è l'unico cartaceo che le ho visto in mano e, ovviamente, è stato facile da individuare non appena l'ha tirato fuori dalla borsa; gli altri due ho visto che li leggeva su un dispositivo digitale e per scovare i titoli ho dovuto dare più di una sbirciata per captare un nome o una frase da cercare su Google ^_^



I SEGRETI DI VILLA DURANTE
di Caroline Montague


Ed. Newton Compton
trad. C. Nubile
512 pp
Londra, 1937. Alessandra Durante, diventata l’erede di una villa in Toscana, parte insieme a sua figlia Diana, con la speranza di ricominciare una nuova vita in mezzo alla natura.
sono anni difficili, c'è la guerra e ben presto la villa diventa un ricovero per tutti coloro in cerca di un rifugio.
L’arrivo di Davide, un giovane che nasconde un segreto importante, è destinato a cambiare per sempre la vita di Diana.
Intanto, a Londra, il secondo figlio di Alessandra, Robert, si arruola come pilota della RAF.
È determinato a fare la sua parte per liberare l’Italia dalla morsa del fascismo. Il suo coraggio lo porterà ad accettare una missione pericolosissima, che lo vedrà infiltrarsi oltre le linee nemiche.
Riusciranno Alessandra, Diana e Robert a sopravvivere alla guerra senza tradire loro stessi?




Il secondo romanzo letto dalla signora l'ho scovato facendo caso al nome di un personaggio e, prima ancora di andare a controllare chi fosse e in quale libro apparisse, e il ricordo della sinossi di un thriller che ho intenzione di leggere mi ha acceso una lampadina: Pietro Gerber, creato dalla penna di Donato Carrisi in...

LA CASA DELLE VOCI


Longanesi
400 pp
Pietro Gerber è uno psicologo specializzato in ipnosi e i suoi pazienti hanno una cosa in comune: sono bambini di sovente traumatizzati, segnati da eventi drammatici o in possesso di informazioni importanti sepolte nella loro fragile memoria, di cui polizia e magistrati si servono per le indagini.
Ma un giorno una collega gli sottopone il caso di un'adulta, Hanna Hall, tormentata da un ricordo vivido che risale alla sua infanzia e che potrebbe non essere reale: un omicidio.
Pietro dovrà aiutarla a far riemergere la bambina che è ancora dentro di lei. Una bambina che, con la sua famiglia, viveva felice in un luogo incantato: la «casa delle voci».


Per il terzo romanzo mi è stata d'aiuto una frase, balzatami agli occhi in quanto incipit di un capitolo.

"Ricordo con chiarezza solo l'inizio e la fine. Il resto, nella mia memoria, è disarticolato e scomposto come in un quadro di Braque".


LA MISURA DEL TEMPO
di Gianrico Carofiglio



Einaudi
288 pp

Tanti anni prima Lorenza era una ragazza bella e insopportabile, dal fascino abbagliante. La donna che un pomeriggio di fine inverno Guido Guerrieri si trova di fronte nello studio non le assomiglia.
Non ha nulla della lucentezza di allora, è diventata una donna opaca. Gli anni hanno infierito su di lei e, come se non bastasse, il figlio Iacopo è in carcere per omicidio volontario.
Guido è tutt'altro che convinto, ma accetta lo stesso il caso; forse anche per rendere un malinconico omaggio ai fantasmi, ai privilegi perduti della giovinezza.
Comincia cosí, quasi controvoglia, una sfida processuale ricca di colpi di scena, un appassionante viaggio nei meandri della giustizia, insidiosi e a volte letali.


ANCHE VOI, COME ME,
VI LASCIATE ANDARE A CONTORSIONISMI ASSURDI
E NON VI DATE PACE PRIMA DI AVER SCOPERTO
 I TITOLI DEI LIBRI LETTI DA ALTRI LETTORI INCONTRATI PER CASO?

domenica 16 febbraio 2020

Recensione: DOMINO di Bruno Cavallari



In seguito ad una bislacca eredità ricevuta inaspettatamente, la vita del protagonista verrà scossa dall'incontro con quattro donne, una per ciascuna delle quattro stagioni, che lo porteranno a confrontarsi con un universo femminile ricco di sfaccettature, complessità e contraddizioni e, certo proprio per questo, affascinante.


DOMINO
di Bruno Cavallari



424 pp
"l’idea che mi sono fatto è che sia stata solo l’inerzia delle cose a portarci in quella direzione, un movimento continuo che non si è mai arrestato. Il boom genera boom."

Alessio Cogoni è un ragazzo che vive a Roma e lavora come bigliettaio per Trenitalia, anche se è di ben altro che vorrebbe campare.
Prima di svolgere questo lavoro, infatti, si è diplomato all'Istituto Superiore di Fotografia e il sogno di diventare prima o poi un fotografo professionista è chiuso in un cassetto che vorrebbe avere il coraggio di aprire definitivamente.

Un pomeriggio, uscito dal lavoro, riceve la telefonata di un notaio che lo invita nel suo studio dove scoprirà, sbigottito, che un lontano zio gli ha lasciato qualcosa in eredità.
E no, non è uno "zio d'America" pieno di soldi, e il lascito consiste semplicemente in quattro oggetti innocui e banali: quattro cuscini in piuma d'oca. 

Credo che ciascuno di noi, come il protagonista, penserebbe a uno scherzo bizzarro davanti ad un dono di questo tipo, e invece per Alessio è tutto vero; non gli resta che prendersi i morbidi guanciali e portarseli a casa.

Da quel momento, l'esistenza dell'aspirante fotografo vivrà una serie di "stagioni" movimentate dalla presenza di quattro donne diverse, che gli regaleranno sì tante ore piacevoli, ma anche grattacapi e perplessità.

E' la primavera del 2016 quando Alessio, recandosi a Civita di Bagnoregio per staccare un po' dalla routine romana, conosce casualmente un gruppo di uomini e donne che, molto amichevolmente, lo invitano a bere qualcosa con loro, chiacchierando in amicizia.
Il giovanotto conosce Marta, una quasi cinquantenne bella, piena di carisma, con un fisico da fare invidia a tante ventenni.
La donna si mostra interessata ad Alessio e tra i due si instaura una relazione, fatta soprattutto di fisicità; Marta è sensuale, sa come provocare e sedurre un uomo, tanto più uno molto più giovane,  come Alessio, che infatti è totalmente irretito da lei, sedotto, senza possibilità di riuscire a dirle di no in nulla.

I due trascorrono diverso tempo insieme, e in particolare Marta manifesta il desiderio di starsene sola con il compagno, senza mettere in mezzo gli amici, che - pur avendo capito che tra i due c'è del tenero - continuano ad invitarli per cene e aperitivi.
Ma Marta tirerà fuori una gelosia ossessiva ed esagerata nei confronti di Alessio, arrivando ad accusarlo - senza che ce ne sia motivo - di fare gli occhi dolci ad una ragazza della comitiva, Joanna, che in verità qualche sguardo di troppo lo ha rivolto ad Alessio, nelle poche volte in cui si sono visti.

Marta, tra le quattro donne con cui Alessio si intrattiene, è quella che personalmente ho detestato di più: irritante, sempre nervosa, provocatrice, ostenta un atteggiamento disinibito come se fosse questo a renderla matura, consapevole di se stessa, "femmina"; ha tratti isterici, è litigiosa, tratta Alessio come uno zerbino, il quale - fatto ancor più grave, che mi ha reso antipatico pure lui - si lascia prendere a pesci in faccia, accetta che lei lo insulti e lo comandi a bacchetta e, ad ogni suo debole tentativo di replica, lei lo sgrida come se fosse la mamma e lui il bimbetto capriccioso.
Per fortuna la relazione si interrompe... ma solo perchè è lei a non farsi sentire più, altrimenti lui avrebbe continuato probabilmente a farsi coinvolgere in un tira e molla folle, in cui non sarebbe emersa altro che la sua immaturità emotiva.

Cosa fa Marta per sancire la rottura definitiva con il "piccolo Alessio"? Ruba il suo cuscino entrando furtivamente in casa sua...

L'estate porta nelle giornate di un Alessio sempre più demotivato sul lavoro e intenzionato a riprendere in mano la propria passione per la fotografia, un'altra donna, questa volta caratterialmente agli antipodi rispetto alla precedente: Joanna, proprio la ragazza di cui Marta era follemente gelosa.

Questa è decisamente più equilibrata, interagisce con Alessio per vie più pacate, è comprensiva, molto riflessiva (anche troppo, forse), empatica, si offre per dare consigli e aiuti (anche non richiesti, diventando petulante) a chiunque, e - a differenza di Marta - è positiva, incoraggia il suo uomo a impegnarsi nella fotografia per ottenere dei risultati.
Ma per cause di forza maggiore, la donna deve volare in un'altra regione; Alessio si trova a dover scegliere tra lasciarla andare e chiudere la storia o mandare all'aria la propria vita a Roma e seguirla. 

Il destino burlone ci mette lo zampino e, per una serie di coincidenze e casualità, un altro morbido cuscino dell'eredità sta per sparire...

Tra delusioni, amarezze, frustrazioni, idee che non prendono forma, arriva l'autunno e con esso un'altra donna: Öga, ventenne di origini polacche, carina, esuberante, che travolge Alessio in una relazione di passione e spensieratezza.
Fino al giorno in cui pure lei si scoccia e se ne va. Cosa si porta dietro come souvenir, secondo voi? 

Le stagioni passano e si alternano, ed Alessio si ritrova solo, senza una compagna (che ogni volta lui crede essere "quella giusta") e, soprattutto, inspiegabilmente, con un cuscino in meno...
Ma che c'avranno questi cuscini di così speciale? Perché tutte le donne che dormono con Alessio sentono il bisogno impellente e apparentemente insensato di sottrargli niente meno che un semplice guanciale? 

Anche l'inverno ha qualcuna da presentare al povero Alessio: Katia, una fashion blogger di successo, determinata, con le idee chiare, sicura di sè, convinta delle proprie capacità, ambiziosa...; pure con lei il sesso è spaziale e, in più, Alessio si sente sereno e "protetto".

Ma è un'altra illusione...: la fotografia di un rapporto idilliaco e perfetto che non corrisponde alla realtà, e ciò che resta di questo "inverno" è un altro furto.

E' incredibile come alla improvvisa mancanza di un legame affettivo segua anche la privazione di un oggetto materiale, che in realtà, a ben guardare, non ha chi sa quale valore, né materiale né sentimentale..., il che contribuisce a dare alla storia un tocco surreale e ironico.
La mia attenzione, lo ammetto, a un certo punto era diretta più alla motivazione che spingeva queste donne a rubare il cuscino, che non alle dinamiche relazionali di Alessio.

Ad ogni modo, una cosa positiva che vien fuori nel corso dell'ultima catastrofica relazione, è che al protagonista torna l'ispirazione per trovare soggetti originali per le proprie foto, cosa che gli fornisce una spinta per buttarsi a capofitto e con entusiasmo in un nuovo progetto fotografico.

"Il mondo delle apparenze e degli inganni si trasformò in quello delle assenze producendo nuove realtà."

"Domino" è un romanzo che, come dicevo, ha un taglio ironico e surreale, dovuto principalmente alla questione dei cuscini rubati. E' inevitabile che si voglia sapere quale misterioso fascino esercitino dei normalissimi guanciali su quattro donne differenti tra loro, e non vi nascondo che, benché la spiegazione verso la fine venga in qualche modo esplicitata, la sensazione che sia tutto un po' assurdo resta.
Ma forse il bello sta proprio lì: il banale che assume caratteri paradossali, ingannevoli, illusori e contribuisce a dare un pizzico di vivacità a un'esistenza, come quella di Alessio, che altrimenti risulterebbe piatta e monotona.
Alessio è un protagonista maschile che non ha suscitato molto le mie simpatie; ok, è abbastanza giovane (ventisette anni) ma l'ho trovato troppo volubile, insicuro, emotivamente alla ricerca di una donna da avere accanto come se solo in un rapporto a due trovasse sicurezza, appagamento, salvo poi buttarsi giù dopo le cocenti delusioni, che comunque gli insegnano poco o niente sulle donne.

I personaggi femminili, avendo scarsa stabilità emotiva, non sono migliori di Alessio: lì dove Marta è prepotente, aggressiva e dominante, Joanna è egoista pur ostentando di sè un lato altruistico; Öga è l'unica che può permettersi di essere immatura vista l'età, mentre Katia è una donna in carriera che antepone se stessa all'amore.
Sono donne forti solo in apparenza, in realtà hanno molte fragilità, che le portano a fuggire da una relazione proprio quando essa sembra diventare "seria".
Il mondo di Alessio ha un che di patinato, fatto, com'è, sempre e solo di serate con gli amici, prosecchi e Campari, cene che culminano in dopocena all'insegna del piacere fisico, locali alla moda, weekend fuori casa.
Interessante l'aspetto della fotografia, l'hobby che il protagonista vorrebbe rendere una professione.

E' un romanzo d'evasione, scritto bene - la lettura scorre fluentemente -, anche se non ho amato i personaggi (il loro carattere), li ho trovati il più delle volte un po' superficiali (cosa che si riflette anche nei dialoghi); però magari questo è dovuto al fatto che, cercando sempre io nelle mie letture uno o più motivi di immedesimazione, non sono riuscita a trovarne in quanto li ho sentiti molto distanti da me (è una valutazione puramente soggettiva).

Vi lascio con una citazione musicale presente nel romanzo e che richiama il titolo:



The grey of evening fills the room
There's no need to look outside
To see or feel the rain
And I reach across to touch her
But I know that she's not there
Rain keeps running down the window pane
Time is running out for me


(Il grigio della sera riempie la stanza. 
Non c’è bisogno di guardare fuori per vedere 
o sentire la pioggia e ci passo attraverso toccandola. 
Ma so che lei non c’è. 
La pioggia continua a correre lungo il vetro della finestra. 
Il tempo sta per scadere per me.)



sabato 15 febbraio 2020

Ultima tappa blogtour || Recensione: IL BARBARO DI ROMA di Adele Vieri Castellano


**** Vi ricordo che con la recensione di questo romanzo si chiude il blogtour dedicato ad esso e che, quanti hanno osservato le poche regole del giveaway per vincere una copia cartacea de Il Barbaro di Roma, possono partecipare all'estrazione.
Avete tempo fino a domani sera (ore 20) per osservare tutti gli step.
Vi ricordo che il giveaway si svolge praticamente su Facebook. ****


REGOLE DEL GIVEAWAY


1. Like alla pagina Facebook dell'autrice ADELE VIERI CASTELLANO

2. Like alle pagine Fb dei blog che partecipano al blogtour:






3. Condivisione del post di ogni tappa sul proprio profilo Facebook

Una storia d'amore e di passione ambientata nel 54 d.C.; un uomo e una donna con un passato da dimenticare, che solo superando la propria paura di soffrire potranno concedersi il diritto di essere felici, di amare ed essere riamati.


IL BARBARO DI ROMA
di Adele Vieri Castellano


Amazon Publishing
468 pp
Gennaio 2020
Raganhar e Giulia provengono da realtà e famiglie agli antipodi e non potrebbero essere più diversi; ma a dispetto delle differenze che li allontanano, dal primo momento in cui si sono incontrati, essi hanno avvertito una scintilla, un'attrazione genuina e forte l'uno per l'altra, ma gli déi capricciosi si sono presi gioco di loro, non permettendo ai due di vivere l'acerbo ma sincero sentimento che stava nascendo nei loro cuori.
Per una serie di circostanze, Giulia Urguanila e il principe germanico Raganhar si ritrovano distanti e quando la donna riceve la terribile notizia della morte di lui sul campo di battaglia, capisce che il suo cuore non potrà più aprirsi a nessun altro uomo.
Ha già sofferto tanto per aver perso il suo primo amore, e sapere che anche Raganhar apparterrà per sempre a un passato e ad un'occasione perduti che non torneranno più, è qualcosa che la fa soffrire.

E per non piangersi addosso ha tirato fuori il caratterino per cui tutti l'ammirano, dandosi agli affari e al commercio con determinazione, grinta, grande senso pratico; per anni ha solcato i mari con la bireme Calypso cercando di dimenticare Raganhar, e adesso che lui è morto e non tornerà più, non le restano che una manciata di ricordi, un tocco, un profumo, un bacio.

Ma il Fato non ha ancora finito nè con Giulia nè con Raganhar e i due sono destinati a ritrovarsi, seppur in condizioni drammatiche.

Mentre la donna è ad Aphrodisias (provincia romana, nell'attuale Turchia) per affari - è interessata a comprare schiavi per portarli a Roma da impiegare come gladiatori -, corteggiata dal potente e ricco mercante Tessandro, la sua attenzione viene catturata da un uomo, proprietà di Tessandro, denominato "La Bestia" per la sua forza fisica animalesca, per l'aggressività, e Giulia è intenzionata a comperarlo.

Non immagina minimamente la vera identità di questo gladiatore dalla forza fenomenale. ma lo scoprirà presto e le verrà un colpo: La Bestia è niente meno che Raganhar in persona!

Ma com'è possibile che sia ancora vivo e che sia stato fatto schiavo da un essere cinico e crudele come Tessandro?
Quali traversie ha dovuto affrontare, quali e quante sofferenze ed umiliazioni ha sopportato, per essere ridotto in condizioni di schiavitù, con il rischio concreto di morire ucciso da feroci gladiatori o, peggio ancora, sbranato da belve affamate?

Giulia non sa nulla di ciò che Raganhar ha vissuto in quegli anni in cui sia lei che i suoi amici a Roma hanno pianto la sua morte; sa solo che dietro le numerose cicatrici che segnano quel corpo magro ma forte, si nascondono storie ed esperienze di vita vissuta, che hanno reso l'uomo La Bestia arrabbiata che è, l'uomo che sembra non avere più nulla del grande guerriero che era un tempo, e che è divenuto soltanto un corpo da gettare nell’arena contro uomini e belve.

"Nessuna paura abitava più in lui perché aveva guardato in faccia il buio, quello più oscuro e profondo, l’abisso che non tollera né indugi né cedimenti. Da quel buio era uscito, se non vincitore, almeno vivo."

Nella sofferenza della sua prigionia gli è rimasto solo un incontenibile desiderio di vendetta verso coloro che, a suo avviso, l'hanno tradito, tra cui l'amico di sempre Massimo Valerio Messalla.
Il ricordo delle sensazioni provate con e per Giulia sembra essere svanito del tutto e non trovare posto in un cuore indurito dal dolore.
Ma è davvero così? Entrambi hanno chiuso definitivamente il cuore all'amore?

"Da anni stritolava le emozioni escludendole dalla sua vita, persuasa che, in ultimo, l’ostinazione l’avrebbe resa indifferente."

Qualcosa accadrà in quello stadio affollato di gente, in quella città così lontana da Roma, dove la gente si diverte ad assistere a macabri e sanguinosi spettacoli in cui uomini schiavi combattono tra loro o con animali feroci.

Dal primo momento in cui Giulia scopre che La Bestia altri non è che Raganhar, farà ciò che è in suo potere per farlo fuggire e riportarlo a Roma, da sua sorella Ishold e da Massimo, che ancora non si danno pace per la sua morte.
Per liberarlo, la temeraria Giulia è disposta rischiare la propria vita e a farsi nemico l'infido Tessandro.

Forse le tante miglia percorse e la grande sofferenza che l’ha ferita così profondamente, alla fine l’hanno condotta fin lì affinché lei potesse portare a termine la difficile missione di salvare il guerriero germanico?

E anche se cerca in tutti i modi di convincersi che i sentimenti per Raganhar sono sepolti per sempre, il suo cuore e il suo corpo sembrano giocarle brutti scherzi e agitarsi tutte le volte che lui le è vicino.

"Raganhar, Raganhar, Raganhar… Mai, neppure per un secondo, aveva potuto dimenticarlo, così come non aveva potuto dimenticare le emozioni provate tra le sue braccia. La lezione era stata durissima. Aveva compreso che l’amore non è solo un ricordo o un’emozione passeggera. L’amore è molto di più, è un mondo a se stante che vive nel cuore e non nella mente, che resta appiccicato ai sogni, all’esistenza e ogni giorno palpita e non smette di crescere e tormentarti."

E lui, il cupo Raganhar, cosa prova? Davvero nel suo cuore c'è spazio soltanto per la rabbia, il dolore e la vendetta?

Entrambi dovranno fare i conti con loro stessi, con le emozioni che li travolgono quando i loro sguardi s'incrociano, con la passione che sconvolge i loro corpi quando sono vicini.

Giulia è una donna molto pratica, disinvolta e senza pregiudizi, con molto charme;sa come soggiogare gli uomini, che vengono letteralmente rapiti dal suo fascino, dalle sue capacità diplomatiche e il fiuto negli affari; è elegante, raffinata, apprezza il lusso e la ricchezza ma a volte sente un innato desiderio di svago e pace, di allontanarsi, per non essere costretta a fare scelte che potrebbero sconvolgerle la vita o sovvertire il tanto agognato equilibrio. Trovare e creare armonia è sempre stato per lei un obiettivo primario e, a volte, per raggiungere questo stato idilliaco, preferisce rinunciare a un suo bisogno.


"Era Giulia: coraggio e dolcezza, fuoco e pioggia, la prima alba dopo la burrasca, colei che aveva sempre voluto e, per tutti gli dèi, ancora disperatamente voleva."

In amore è razionale e controllata, un po’ per carattere ma soprattutto per il suo tragico passato. Se incontrasse un uomo, quest’ultimo dovrebbe capire come sedurla, come costringerla a dimenticare con l'arte della parola, della seduzione e con carezze e coccole e accendere di nuovo il fuoco e la passione che si nascondono in lei. Ma un uomo così... esiste? Giulia crede di no, ma Raganhar potrebbe farle cambiare idea.


Il principe Raganhar di Gerlach è un uomo intelligente, dinamico, determinato, rifiuta di venire organizzato o dominato. È un egoista perché tutto ciò che gli piace ama possederlo e lotta per quel possesso; ama comandare, risolvere situazioni difficili, prende spesso l’iniziativa ma sa anche accettare i consigli quando capisce che sta sbagliando. 

Dotato di grande energia, è coraggioso e leale verso coloro che ama, incapace di rancori prolungati, attacca frontalmente ogni ostacolo e detesta la menzogna. 
Raganhar protegge sempre le persone che gli sono vicine, corre in loro difesa, eppure non è facile essere suo amico, visto il suo carattere impulsivo e irruente.

Grazie a Giulia, Raganhar rimette piede nella Caput Mundi: finalmente potrà attuare la propria vendetta o il ritrovare i suoi amici e parte della sua famiglia farà sì che nuove consapevolezze si affaccino nel suo cuore?

"Aveva sofferto tanto per amore, ma dopo tanto tempo aveva capito che l’amore non si pretende, si dona e si riceve, e resistergli o incaponirsi è credere che ci sia solo il passato. Lasciar andare è sapere che c’è un futuro. (...) Lo amava. Fu sufficiente a consolare il suo cuore perché la vita può essere capita solo andando indietro, ma deve essere vissuta sempre e solo andando avanti."

Anche questo capitolo della bella ed emozionante serie "Roma Caput Mundi" è un viaggio affascinante nella Roma antica, con le sue usanze, i suoi dèi pagani, i modi di vestire, i commerci, il rapporto servo-padrone, i gladiatori: ogni dettaglio è descritto con tale accuratezza da sentirci totalmente immerse nel contesto; ritroviamo i personaggi che ci hanno fatto battere il cuore nei precedenti romanzi (Rufo, Livia, Aquilato, Ishold...), e con essi il valore dell'amicizia e del sostegno che solo chi ti vuol bene è disposto a darti con gioia.
I protagonisti sono ben delineati, l'Autrice ci lascia entrare nei loro sentimenti, mostrandocene dubbi, paure, speranza, fragilità; mi è piaciuto molto il legame di affetto sincero e solidarietà che unisce questo gruppo di amici, disposto a tutto pur di sostenersi. Le donne emergono in tutta la loro dirompente personalità; altro che donzelle da salvare: sono capaci da sole di buttarsi addosso, con le unghie e coi denti, contro uomini depravati e difendersi dalle loro lussuria malata!
Non posso che consigliare questo libro e, in generale, la serie, perchè Adele è una bravissima autrice, le cui storie emozionano e conquistano il lettore.



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Vi ricordo che con la recensione di questo romanzo si chiude il blogtour dedicato ad esso e che, quanti hanno osservato le poche regole del giveaway per vincere una copia cartacea de Il Barbaro di Roma, possono partecipare all'estrazione.
Avete tempo fino a domani sera (ore 20) per osservare tutti gli step.
Vi ricordo che il giveaway si svolge praticamente su Facebook.


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mercoledì 12 febbraio 2020

Anteprima Amazon Publishing: "Il segreto del rifugio" di Mark Edwards



Nuova uscita Amazon Publishing: "Il segreto del rifugio" di Mark Edwards. Dal 25 febbraio.


IL SEGRETO DEL RIFUGIO
di Mark Edwards

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Una bambina scomparsa. 
Una madre disperata. Una casa piena di segreti

Due anni prima Julia ha visto annegare il marito nel gelido fiume vicino a casa, mentre cercava di salvare la loro bambina, Lily.
 Ma il corpo della piccola non è mai stato ritrovato. E la madre è convinta che sia ancora viva.
Rimasta sola, Julia trasforma quella casa di campagna in un rifugio per scrittori. 
Lucas, autore di romanzi horror, è ossessionato dalla scomparsa di Lily e vuole scoprire la verità. 
Ma una serie di eventi inquietanti e inspiegabili mina la pace del rifugio e di tutti i suoi ospiti.
Lucas non si arrende e continua a indagare insieme a Julia, fino a scoprire che il bosco intorno a casa nasconde un terribile segreto. 
Segreto che qualcuno fa di tutto per mantenere celato...

Cos’è successo davvero quel giorno sul fiume? Perché la piccola Lily non è più stata ritrovata? E chi, o cosa, sta minacciando il rifugio per scrittori?



L'autore
Mark Edwards scrive thriller psicologici di successo: ha venduto più di 2 milioni di libri. Racconta storie di gente comune che vive cose spaventose: Stephen King e Donna Tartt sono tra i suoi autori preferiti. Ha lavorato nella coltivazione di fave, nel call center di una società ferroviaria, ha insegnato inglese in Giappone, è stato direttore marketing.
In Italia, Amazon Crossing ha pubblicato Lei che ama solo me (2015), L’ultima avventura (2016), Le gazze (2019) e i gialli a quattro mani con Louise Voss L’Accalappiatore di bambini (2017) e Gioia mortale (2019).
Vive in Inghilterra con la moglie, i loro tre bambini, un gatto fulvo e un golden retriever.

martedì 11 febbraio 2020

Seconda tappa del blogtour "Il Barbaro di Roma": Roma 40 d.C DESTINO D'AMORE di Adele Vieri Castellano


Buongiorno cari amici!!
Eccomi qui col parlarvi di uno dei libri appartenenti alla serie romance ROMA CAPUT MUNDI della bravissima Adele Vieri Castellano.

Vi ricordo che questa recensione rappresenta anche la seconda tappa del blogtour in corso Iniziato ieri e dedicato all'ultimo libro della serie - Il Barbaro di Roma -, per presentare il quale vengono riproposti i libri precedenti, accompagnati da altri contenuti speciali e interessanti.





Mi raccomando, fate un salto su tutti i blog per conoscere ciascuno dei meravigliosi capitoli che compongono la serie e per poter partecipare il 15 febbraio, a fine tour, al giveaway!
A fine post troverete i semplici passaggi per concorrere alla estrazione ☺

Ma intanto dedichiamoci al secondo volume: Roma 40 d.C DESTINO D'AMORE che ho letto alcuni anni fa e di cui conservo un ricordo entusiastico.

Come suggerisce il titolo, siamo nel 40 d.C., nella Città Eterna.

Marco Quinto Rufo è l’uomo più potente di Roma, secondo solo all’imperatore Caligola, un uomo temprato dalla foresta germanica, bello e forte che non conosce paura né limiti.
Lei è un’aristocratica raffinata e altezzosa che rapisce il cuore di Rufo, che la porta via con sé senza immaginare neanche lontanamente le conseguenze del suo gesto.

E anche se Caligola in persona decidesse di concedergliela, riuscirà il guerriero a possedere il cuore di questa fanciulla tanto bella quanto determinata a non cadere ai piedi di un uomo rude e spietato come Marco Rufo?

Prima di essere immersi nelle vicende, al lettore si presenta un episodio sgradevole: una ragazzina giace nuda davanti casa, legata ed esposta al pubblico ludibrio.
Cos'ha fatto quella ragazzina per subire una punizione del genere?
Lei è innocente, ma sta pagando la colpa di sua madre, che ha tradito il proprio marito; la ragazza è frutto di quell'adulterio.
Sette anni dopo, quella ragazza, che si chiama Livia Urgulanilla, è ormai una giovane donna di diciannove anni, poco ricercata da uomini rispettabili ai fini di un matrimonio, pur essendo elegante e bellissima, con la sua pelle come porcellana e gli occhi verdi come la giada.

Nonostante questa macchia indelebile, sua madre è riuscita ad ottenere per lei un "matrimonio di convenienza" con un figlio di mercanti, non proprio nobile ma "di buona famiglia": Settimio Aulo Flacco, un ragazzo avvenente e dall'aspetto perbene.
Livia pare davvero entusiasta all'idea di sposarlo e, inesperta com'è su tutto ciò che concerne l'amore, fantastica e vede il suo promesso sposo come un principe azzurro.

Mai avrebbe immaginato che qualcuno potesse sconvolgerla e confonderla nei suoi sentimenti e pensieri più intimi, eppure è così: quando i suoi occhi puri e limpidi incrociano quelli bui e profondi di Marco Quinto Rufo tra loro nasce qualcosa di inspiegabile e forte: i due cercano di negare l'attrazione che li unisce ma più vogliono ignorarla, più essa si rafforza.


Ma vediamo più da vicino Marco Quinto Valerio Rufo.

Nato a Roma durante la secunda vigilia nella fredda notte del 20 novembre del 12 d.C., quarto di tre fratelli tutti morti in tenera età, sempre protetto da bambino da una madre apprensiva, fin da piccolo è sempre stato taciturno e misterioso, riflessivo e affascinante. Proprio perché protetto, ama il rischio, non teme gli avvenimenti drammatici e, per alcuni versi, li va a cercare. Però non cerca mai il pericolo per dimostrare di essere il più coraggioso: semplicemente, si sente completo solo in situazioni pericolose.

È astuto, conosce la natura umana, è discreto, fedele e al contempo capace di infrangere le regole. Quando incontra il piccolo Lucio Arrunzio Stella trascorre con lui ogni giorno per le strade di Roma, è il fratello che non ha mai avuto e, quando il padre lo porta con sé in Germania Superiore, l’unico motivo di sofferenza per Marco sarà dover abbandonare il grande amico.

Eppure questa sua sofferenza resta ai più invisibile, perché Marco rivela raramente ciò che gli passa per la mente, ha un carattere volitivo, difficile da interpretare e, come tutto ciò che è sfuggente, crea intorno a sé un fascino irresistibile.

Non sopporta la stupidità, la vigliaccheria, è ascendente leone, quindi forte, positivo, magnetico, spesso inquieto. Ha un approccio aperto e diretto, passionale e generoso e detesta le persone bugiarde, tortuose, così come i compromessi.

Fin da quando il padre è stato trucidato atrocemente dai barbari, la sua esistenza è diventata una continua battaglia per ottenere vendetta e raggiungere obiettivi che non sono mai di piccola portata, sia a livello materiale sia morale. Per vendicare il padre ha dimenticato la pietà, ha strappato la pelle al suo omicida senza indugio, senza dare tregua né a sé stesso, né ai suoi nemici.

Aquilato, il batavo che lo ha raccolto in fin di vita dopo le torture dei bructeri, è diventato un amico fedele e in un certo senso Rufo ha potuto pagare il prezzo della sua salvezza salvando i bambini del villaggio da un attacco di lupi. Per questo si è conquistato la lealtà dei batavi che insieme a lui diventeranno le guardie del corpo addirittura dell’imperatore Caligola.

Idee, ideali e sentimenti sono sempre in primo piano per lui, li segue con costanza e caparbietà il suo unico difetto è quando si lascia sopraffare dalla sua natura molto emotiva. È leale e franco, ma la stessa lealtà e la stessa franchezza la pretende anche dagli altri, spesso queste qualità sfociano in un’eroica dedizione a una causa, che sia quella imperiale o della famiglia o dei suoi legionari.

È intelligente, aperto e perspicace, il suo coraggio non è mai in discussione, ha grandi qualità strategiche e la capacità di capire immediatamente le debolezze altrui. Ha sempre posseduto una buona eloquenza, ha il dono d’osservazione, le facoltà d’analisi e di sintesi, una naturale imponenza fisica e il magnetismo che lo ha reso popolarissimo come legato tra i suoi legionari.

Quando Livia irrompe nella sua esistenza, lui capisce che deve essere sua e poco importa che sia la promessa sposa di un altro!
Incoraggiato da Caligola stesso, Marco rapisce la giovane, che si ribella all'uomo rude, prepotente e animalesco che vuol possederla a tutti i costi, e giura a se stessa che farà di tutto per mantenersi pura per il suo fidanzato e mai si concederà a Rufo...!

E così tra i due inizia una vivace battaglia fatta di risposte piccate, insulti, baci rubati, corpi che fremono per consumare un legittimo desiderio fisico che reclama di essere soddisfatto - e tra sguardi truci e sorrisi sornioni, chi l'avrà vinta?
Marco non è un uomo dal cuore tenero eppure sotto quella scorza dura, dentro quel petto largo e forte, egli nasconde un cuore capace di innamorarsi.

Rufo è un uomo sensuale e passionale, capace di amare profondamente la sua donna, Livia, che fin da subito lo ha colpito con i suoi occhi e la sua bellezza quasi esotica. Ormai uomo maturo ha capito che ogni sua energia va investita nel bene della famiglia e Livia e Valeria Rufilla diventano il solo bene che deve difendere contro tutto e contro tutti.

Nella società descritta per noi dalla brava scrittrice in questo capitolo della serie, veniamo totalmente immersi nell'ambientazione dell'antica Roma, con i suoi costumi, i modi di vestirsi, i luoghi, i cibi...; le descrizioni vivide favoriscono l'immaginazione, tanto che ci sembra di essere lì, di camminare per quelle strade polverose, di assaggiare i cibi alla mensa del folle imperatore, di sentire la sua voce mentre ordina le cose più bizzarre e capricciose, di vedere negli atteggiamenti e negli sguardi degli uomini gretti come delle donne "dai facili costumi", la loro sete di lussuria, le gelosie, i tradimenti...

Ed è in un questo genere di contesto così ben disegnato, che si stagliano con altrettanta accuratezza i personaggi che ci faranno vivere tante emozioni, a cominciare dai protagonisti, Marco e Livia.
Un uomo e una donna che più diversi non potrebbero essere: il primo che ha vissuto di tutto, "un uomo di mondo" per dirla in chiave moderna, dallo sguardo impassibile, gli occhi che sembrano due pozzi scuri senza fondo e senza ombra di sentimenti; un sorriso spesso duro, uno sguardo arrogante, di chi è sicuro di sé, una cicatrice poco rassicurante che gli attraversa il braccio...

Lei: una raffinata, sofisticata ragazza patrizia, con una brutta esperienza alle spalle, dagli atteggiamenti apparentemente altezzosi e snob, che però celano un cuore sensibile, desideroso di vivere una favola d'amore con un uomo dai modi gentili che l'ami teneramente, che faccia sospirare le sue labbra di desiderio.

Per chi ama il romance storico ROMA 40 d.C. - DESTINO D'AMORE è la lettura ideale, di quelle che non potete lasciarvi scappare, in cui storia, sentimento e passione sono miscelati con maestria, in uno stile che riesce ad essere scorrevole pur restando preciso e accurato, con personaggi accattivanti assolutamente ben delineati, nel fisico come nel carattere (questo vale sia per i protagonisti che per i personaggi secondari).

Lasciati conquistare da Marco Rufo, un uomo che quando ama, lo fa con tutta l'energia possibile e la cui possessività e gelosia scaturiscono dal sentimento che gli infiamma il cuore.

Spero davvero di avervi instillato la voglia di tuffarvi in questo mondo antico e accattivante: una storia d'amore travolgente e sensuale vi aspetta per farvi battere il cuore!

Continuate questo tour nella Caput Mundi
 leggendo le recensioni degli altri romanzi della serie nei blog!
PROSSIMA TAPPA:
12 febbraio   Roma 42 DC - Cuore nemico 
Blog: Sognando tra le righe - Lettrici impertinenti 

REGOLE DEL GIVEAWAY

1. Like alla pagina Facebook dell'autrice ADELE VIERI CASTELLANO
2. Like alle pagine Fb dei blog che partecipano al blogtour:

3. Condivisione del post della tappa su Facebook




domenica 9 febbraio 2020

Recensione: SCOGLIERE D'OMBRA di Marco Casula



E se fosse vero che, alcuni istanti prima di morire, il film della nostra vita ci passasse davanti agli occhi (della mente) a ricordarci, in una asciutta, veloce e inarrestabile sequenza di inaspettati fotogrammi, le persone, i luoghi, i fatti, i successi e i fallimenti... che hanno contrassegnato la nostra esistenza? Cosa proveremmo: angoscia, rimorso, nostalgia, serenità?


SCOGLIERE D'OMBRA
di Marco Casula


Intrecci Ed.
208 pp
Alfredo è un uomo che, nella sua vita, ha cambiato nome, identità, faccia, posti in cui vivere, lavori, donne.
Adesso che giace quasi cadavere in una piscina, in attesa che lo sparo che l'ha ferito faccia il suo corso e lo conduca alla morte, gli restano momenti di lucidità e lui non può fare a meno di riflettere sulla propria esistenza. 

"L’unica cosa veramente certa di cui mi stupii, furono i tanti pensieri, la memoria di tutto un passato e i brandelli sciolti dei miei ricordi e il baccano del vento e le nostalgie e i tratti di esaltazione che solcarono la mia mente a una velocità che non avrei potuto e saputo descrivere, se me ne fosse stata data facoltà. E in un così breve lasso di tempo."

Cosa riaffiora nella testa in momenti di fatale solitudine, quando sei solo con te stesso e aspetti (e forse speri) che il gelido sonno della morte ti afferri e ti porti via?

Gli istanti del suo trapasso si tramutano nella rievocazione di ciò che è stato e ha vissuto, e la disgregazione della sua psiche si consuma in una sorta di fuga dalla Giungla Inestricabile della mente.

La memoria corre a quando era un giovanotto di belle speranze, alla sua città, al tempo delle aspirazioni giovanili che spingono lui e l'amico di sempre, Nanni, verso la Città Giusta, luogo utopico e simbolo di qualcosa di più e di meglio: perché ridursi a "tirare a campare nel carcere familiare" e vivere una vita di rassegnazioni, sopportando il piattume di una quotidianità tranquilla e noiosa? Non sarebbe bello "abitare nella capitale, ancora meglio nella Città Giusta"? 
Nanni e Alfredo erano giovani, aitanti, euforici, impazienti, sentimentali e, per ciò stesso, insofferenti. 
E negli anni della gioventù è lecito ambire a spazi più vasti, a un destino più alto da costruirsi con ingegno, intraprendenza e un pizzico di fortuna.

Seguendo i tortuosi meandri della sua mente, apprendiamo come Alfredo Bartolomeo Dessole a un certo punto sia diventato Bardile Del Sol, costretto a cambiarsi i connotati e ad una vita da latitante per non essere acchiappato dalla polizia o, peggio ancora, da chi poteva volerlo morto.
Brutti giri, per Alfredo; quando si è giovani e un tantino incoscienti, la frenesia di far soldi e vivere bene guida verso scelte e compromessi, ed è facile che ci si metta nei guai, frequentando cattive compagnie che permettono sì di fare la bella vita con il minimo sforzo, ma a quale prezzo? Perché un prezzo, prima o poi, lo dovrai pagare, caro Alfredo.

E ripensando a se stesso e alle mille peripezie affrontate, la sua mente non può non ritornare al suo caro amico Nanni, da lui tradito per essersi invaghito della donna sbagliata; la voglia di sfondare come scrittore che sbatte contro gente che non crede in lui e nel suo talento, affidandogli piuttosto incarichi improbabili e umilianti; gli anni da gigolò e la fuga per evitare di essere ucciso da brutti ceffi.
E poi c'è la seconda parte della sua vita, contrassegnata da un fatto misterioso e inquietante: in casa di una zia, presso cui si trova ad alloggiare, c'è un intruso, un uomo che non solo lui non ha mai visto e non conosce (e pure zia Battistina, a telefono, gli dice che non sa chi sia) ma lo sconosciuto stesso non sa dire quale sia il proprio nome e come sia finito a intrufolarsi in casa d'altri.
Sembra smarrito, confuso, non proprio con la testa a posto e parla di un appuntamento e di un luogo  che si chiama Corte delle Tre Dame.
Alfredo/Bardile vuole aiutarlo ma ha anche i fatti propri da salvaguardare: forse il sogno di pubblicare un romanzo suo sta per realizzarsi e si affretta a recarsi al colloquio con un editore, un tale Arturo Gambella, di cui conosce la moglie, la bella e giovane (molto più giovane del marito) Morgana, con cui scatta immediatamente una scintilla d'attrazione, che Bardile farebbe bene a spegnere se non vuole avere (ancora una volta) guai.

Ma evidentemente un po' se le va a cercare e la voglia irrefrenabile di vivere ogni giorno come fosse l'ultimo, di "succhiare il midollo" della vita fino all'ultimo, di non lasciarsi scappare occasioni ma godere fino in fondo senza pensare alle conseguenze, ha sempre la meglio su tutto.
E nuovamente il protagonista, sempre più solo e senza amici, si ritrova a vivere situazioni quasi surreali, inspiegabili, che lo inquietano, lo spaventano e, allo stesso tempo, gli mettono in circolo l'adrenalina necessaria per affrontarle con l'istinto e la sconsideratezza che di sovente l'hanno guidato nelle sue scelte.

"Scogliere d'ombra" è un romanzo difficile da etichettare e da inserire in un'unica categoria, avendo elementi di noir, di spy-story ma anche di dramma psicologico e romanzo d'introspezione.

Le vicende narrate si servono di numerosi flashback, essendo il protagonista alle soglie del trapasso e sono accompagnate dalla malinconica consapevolezza che caratterizza chi si guarda indietro, verso ciò che ormai è successo e non può più essere riafferrato.

Alfredo pensa al se stesso di un tempo, a quel mondo della prima gioventù, quando tutto era più spensierato e il domani era nutrito d’indimenticabili bellezze; quando era pieno di fanciullesche speranze, convinto che il mondo fosse suo e sarebbe cresciuto con lui, assecondandone ambizioni, attese e sogni.

"...non ho fatto che impilare passato sopra passato, ogni passato con la sua vita complicata, tentacolare e sempre aggrovigliata su se stessa, come tante matasse da sbrogliare. E se una vita così contorta mi pesava tanto, figurarsi molte vite, con i suoi passati che continuavano a imbrigliarsi tra loro. Era come stare in una giungla: la mia vita come una Giungla Inestricabile. Da quella volevo uscire."

Che è rimasto di quell'Alfredo, che insieme all'amico Nanni voleva conquistare il mondo?

"Dov’era la vita che si era immaginato per lui? Non c’era nessun posto dove volesse andare, niente cui valesse la pena pensare, nessuno ad attenderlo. Come poteva muovere un passo in una direzione, se tutte le direzioni erano uguali?"

Il suo è un viaggio mentale intricato, alla fine del quale arriverà a comprendere che la vita altro non è che un mattino che si ripete tutti i giorni, che l’esistenza è un continuo ripiegarsi su se stessa, in modo ciclico.

E' un romanzo particolare, con un tipo di narrazione che, lungi dall'essere lineare, segue i tormentati ricordi del protagonista, il suo riandare indietro nel tempo, al se stesso dei passato, a ciò che ha vissuto, alle persone incontrate, a quello che ha provato e a ciò che sente nel presente, dove la linea di demarcazione tra vita e morte è forse meno netta di quanto potrebbe sembrare. 
Una lettura interessante, di quelle che richiedono la giusta dose di attenzione per seguire labirintici flussi di pensieri e ricordi; adatto a chi ama le letture che scavano nelle inestricabili complessità dell'interiorità proprie dell'animo umano.

sabato 8 febbraio 2020

Presentazione del BlogTour "Il Barbaro di Roma" di Adele Vieri Castellano



Carissime lettrici (ma anche lettori, perchè no?  ^_- ), quante di voi amano il ROMANCE STORICO?
Se lo amate e siete solite leggere libri appartenenti a questo genere, sicuramente conoscete Adele Vieri  Castellano e la sua bellissima serie ROMA CAPUT MUNDI, così composta:


0.5 - Roma 39 d.C. - Marco Quinto Rufo
1 - Roma 40 d.C. - Destino d'Amore
2 - Roma 42 d.C. - Cuore Nemico
3 - Roma 46 DC - La Vendetta del serpente
4 - Il Leone di Roma 

5 - Il Barbaro di Roma




E proprio in riferimento all'ultimo romanzo della serie (pubblicato recentemente), il mio blog sta partecipando a un blogtour (dal 10 al 15 febbraio) dedicato ad esso; per ogni libro della serie verranno (ri)proposte le relative recensioni all'interno degli 11 blog partecipanti, insieme a contenuti nuovi extra concernenti i singoli romanzi.

Un romanzo al giorno della saga:

10 febbraio    Roma 39 DC 
Blog: Harem's Book

11 febbraio  Roma 40 DC - Destino d'amore 
Blog: Chicchi di pensieri 

12 febbraio   Roma 42 DC - Cuore nemico 
Blog: Sognando tra le righe - Lettrici impertinenti 

   13 febbraio  Roma 46 DC - La Vendetta del serpente 
Blog: Romanticamente Fantasy - Feel the Book - Libri e Sognatori - Bostonian Library -  Le cercatrici di libri 

14 febbraio   Il leone di Roma 
Blog: Opinioni librose - Insaziabili letture 

Il 15 febbraio  Il Barbaro di Roma 
sarà presente in tutti i blog

 ...e in questo ultimo giorno ci sarà una sorpresa per voi lettori che ci accompagnerete in questo affascinante tour nella Città Eterna: un giveaway in cui verranno messe in palio ben 11 copie autografate del romanzo di Adele Vieri Castellano!
Avete capito bene, ci saranno 11 vincitori e ogni blog effettuerà la propria estrazione per decretare il proprio lettore che si aggiudicherà la copia.

Per concorrere e provare ad essere tra i vincitori, vi verrà chiesto di osservare alcuni semplici step, che vi illustrerò nel post della seconda tappa e nell'ultimo giorno di blogtour.

Spero di aver catturato la vostra attenzione e, soprattutto, che parteciperete numerose/i!!

venerdì 7 febbraio 2020

Recensione: "Le Giovanneidi. Giovanni e la terra delle sei pietre" di Gandolfo Quercia



In questo breve romanzo storico-fantastico, si narrano vicende avventurose che esaltano valori come l’amicizia, l’ospitalità, l’accoglienza, la tolleranza, l’accettazione di culture diverse, l’amore per la propria patria e il desiderio da parte del protagonista di diffondere i valori della libertà e della fratellanza fra i popoli.


Le Giovanneidi.
Giovanni e la terra delle sei pietre
di Gandolfo Quercia


Kimerik Ed.
136 pp
14 euro
Le avventure di Giovanni - chiamato anche con altri nomi: l'Ammazzavelocisti, Giovodromo... - sono collocate attorno al 360 d.C.; si parte da Fano (città natale del protagonista) per estenderci al Nord Italia, da Rapallo a Recco, da Genova e Tortona, da Torino ad Aosta, fino a giungere a Bolzano.

Giovanni, protettore del monarca Giovanni I, è un arciere coraggioso e intraprendente, pronto a combattere perché il Bene trionfi.
E ce n'è quando mai bisogno perché il malvagio Signor Oscuro, il re Malasar, sta prendendo d'assalto le popolazioni del Nord Italia per estendere il proprio dominio; Giovo si dà da fare per resistere al nemico, supportato dalle Fanesi milizie e da tanti amici fedeli, molti dei quali si aggiungeranno nel corso della traversata fino a Bolzano, dove avverrà lo scontro finale.

Giovo è coraggioso senza essere rigido e severo, anzi è gentile, un vero cavaliere dall'animo nobile, romantico, malinconico ma anche ironico quando serve.

Durante lo spericolato viaggio a Giovanni vengono affidati degli oggetti speciali, dai poteri particolari, che gli risulteranno d'aiuto nell'acerrima lotta contro il Male.
Tra incontri di calcio e corse di cavalli, tra draghi, mostriciattoli, esseri alati, bevande e oggetti magici, tra principesse e sovrane dalla pronunciata beltà nonché dal carattere indomito e gentile, tra ninfe seducenti che si rivelano creature malefiche, Giovanni attraverserà varie città e regioni italiane, perderà qualche compagno importante, fino a trovarsi faccia a faccia con Malasar.

Il Bene riuscirà a vincere definitivamente sul Male?
Una cosa è certa - e Giovanni l'arciere ne è convinto: il male non durerà in eterno, le tenebre non possono sopraffare la luce e non è con le ricchezze materiali che si può sperare di essere felici.

"Non bisogna sperare in un periodo felice grazie al denaro, ma cercarlo in quegli attimi che ci rendono unici e spensierati".

Giovanni rappresenta, con le sue capacità e le sue insicurezze, colui che si batte per esaltare ideali fondamentali: l'importanza del supporto morale e materiale degli amici, il valore dell'accogliere e accettare l'altro, la fratellanza, l'amore per la propria patria, la libertà dei popoli.

Questo romanzo è il seguito di "La cintura della potenza" ed è un misto di storia - con riferimenti alla mitologia greco-romana - ed elementi fantastici; l'Autore utilizza l'artificio letterario del ritrovamento di un antico manoscritto, dove ha trovato questa storia e abbia voluto raccontarla.
Il linguaggio è elegante, ricercato, da poema, e se questo aspetto in certi frangenti mi ha un po' distratta nel seguire il filo della narrazione, d'altra parte l'atmosfera è meno solenne di quanto si potrebbe pensare, essendoci diversi momenti simpatici, buffi e molto ironici (come quando qualcuno sgancia "puzzette").
Una lettura adatta in particolare a quanti amano i racconti fantastici, con spruzzi di storia e avventura.

giovedì 6 febbraio 2020

Recensione: IL TRENO DEI BAMBINI di Viola Ardone



Viola Ardone ha scritto una storia col cuore, che parla al cuore e nel cuore resta. La storia di un bambino troppo piccolo per fare scelte realmente consapevoli, ma grandicello quanto basta per seguire il desiderio (legittimo) di provare ad avere una vita migliore, lontana da quelle umilissime origini, avare di sogni e ambizioni, dalle quali però non ci si separa mai definitivamente, e anzi, alle quali sarà necessario ritornare per dare requie a tormenti e sensi di colpa.



IL TRENO DEI BAMBINI
di Viola Ardone



Ed. Einaudi
248 pp
“Siamo i bambini del Mezzogiorno. La solidarietà e l’amore degli emiliani dimostra che non esistono Nord e Sud, esiste l’Italia”.

Amerigo Speranza ha sette anni nel 1946; vive a Napoli, in un vicolo vivace ma povero; suo padre non sa chi sia, non l’ha mai conosciuto e di lui sa solo che se n’è andato in America a far soldi e fortuna, e quando avrà ottenuto entrambi tornerà a casa; ha avuto un fratello maggiore di nome Luigi, morto prematuramente per una malattia, e adesso vive con mamma Antonietta, una donna bella, dai lunghi e folti capelli neri, che raramente sorride e regala abbracci e carezze al figlioletto.

Antonietta è una mamma giovane che tira avanti la propria piccola famiglia con dignità e sacrificio, cercando di mettere sempre un tozzo di pane in tavola, ma la guerra è appena finita, lei è sola (anche se in casa si aggira un uomo taciturno e ambiguo, Capa ‘e fierro, che sta decisamente poco simpatico ad Amerigo) e la miseria è nera, che più nera non si può.

Amerigo lo vede che sua madre è triste, un’ombra cupa costantemente accompagna il suo bel viso; cerca di starle dietro (in tutti i sensi, “Mia mamma avanti e io appresso. Per dentro ai vicoli dei Quartieri spagnoli mia mamma cammina veloce: ogni passo suo, due miei”), di dare un senso al suo pragmatismo, al suo essere così essenziale e spiccia nei modi e nel parlare e ci intenerisce “ascoltare” la sua voce di bambino, schietta, ingenua e inconsapevolmente e dolcemente ironica, mentre ci parla del suo piccolo grande mondo, che è il rione in cui è cresciuto.
Ci sembra di essere lì con lui, di sentire voci, suoni, rumori, di vedere le persone che lo circondano - uomini che svolgono i lavori più umili per tirare avanti, madri stanche ma determinate nel crescere masnade di figli, ragazzi e bambini cresciuti in fretta e per la strada, che si fanno ogni giorno più esperti nell’arte dell’arrangiarsi -, di toccarne gli stracci, le scarpe rotte, e sentirli, nonostante tutto, vivi.
Ma non si campa con le buone intenzioni e la vivacità: il pane ci vuole e per davvero, come ci vogliono scarpe nuove, vestiti adatti, cappotti caldi.
E il Partito Comunista si sta attivando per dare una mano alle famiglie più poverelle, che stanno facendo più difficoltà a riprendersi dopo la guerra: vengono organizzati dei treni speciali, i “treni dei bambini”, che portano i “figli del Sud” presso famiglie del Nord disposti ad ospitarli per un certo tempo: giusto quello necessario per rifocillarli, dar loro cibo, vestiario, il calore di una casa in cui non mancano i beni necessari (e anche qualcosina in più), così che poi, pasciuti e sereni, possano ritornare alle proprie case, ai propri genitori.

Mamma Antonietta è tra quei genitori che aderiscono all’iniziativa.
Proviamo ad immaginare questa giovane donna single, che ha perso un figlio piccolo - con tutto il carico di dolore che una perdita di questo genere comporta - e che adesso la povertà costringe a fare una scelta drammatica: tengo mio figlio vicino a me col rischio che muoia di fame, o me ne separo mandandolo per qualche tempo presso un’altra casa, altri “mamma e papà”? E se non mi dovesse più tornare indietro? Cosa si è disposti a fare per amore?
Antonietta - e come lei altre madri e padri - decide di accettare le esortazioni di queste donne comuniste, come Maddalena Criscuolo, che insistono sulla bontà della proposta: date un’alternativa - anche solo temporanea - alle vostre creature, dimostrate loro il vostro amore infinito!

Sì, perché mandare via un figlio in quel Settentrione che pare lontano chissà quanto e forse manco pare Italia a chi dal Meridione non s’è mai allontanato, è un atto d’amore: sofferto, certo, e lo è proprio perché “costa”, ed è un atto anche di fede, di speranza, di coraggio, perché richiede ai genitori di fidarsi di questi comunisti che dicono di volerli aiutare alleggerendoli per un po’ di bocche da sfamare.

Ed è così che gruppi di bambini vengono fatti salire su questi treni speciali, diretti verso destinazioni a loro ignote e sulle quali girano voci spaventose che terrorizzano i piccoli: ma siamo sicuri che non ci mandano in Siberia, in campi di lavoro? E davvero ci taglieranno le mani e i piedi e ci cucineranno nel forno?

Amerigo Speranza parte, dopo una foto con la mamma e scarsità di carezze e affettuosità da parte sua; parte lanciando il cappottino nuovo (la scena dei bimbi che buttano i cappotti dal finestrino per lasciarli alle loro famiglie, che ne hanno più bisogno, provoca brividi di tenerezza) appena dato ai bambini dai comunisti, e con la mela annurca che Antonietta gli ha messo in tasca.
Parte per questo viaggio della speranza assieme ad altri poverelli come lui, tra cui l’amico Tommasino e la lagnosa Mariuccia; ore di treno e finalmente si giunge a Modena e, pian piano, uno alla volta, tutti i bambini del Sud vengono scelti da qualcuno.
Ad Amerigo “càpita” Derna, una donna giovane, bella, single, comunista convinta, gentile e affettuosa quanto basta, che però, per ragioni legate al lavoro, non può occuparsi di Amerigo durante il giorno, così lo manda da sua sorella, in casa Benvenuti, dove ci sono anche tre bambini. Il capofamiglia, Alcide, è un uomo buono, caloroso, allegro, che accoglie in casa il bimbo del treno con una tale spontanea gioia da metterlo in imbarazzo e suscitando anche, inizialmente, le gelosie di uno dei figli.

Prima vi ho chiesto di mettervi nei panni di una madre che lascia andare, per amore, la propria creatura; adesso è il momento di provare a capire come si sentiva Amerigo e, in generale, i “bambini del treno”.
Tua madre ha deciso per te che un giorno avresti lasciato il vicolo, i tuoi amici, le tue strade, la tua casa disadorna ma pur sempre tua, gli affetti più cari…, per salire su un treno e andare via, in un posto che non conosci, in casa di estranei che non sai come ti accoglieranno. Amerigo si sente smarrito, confuso, abbandonato al suo destino; non sa che pensare, come comportarsi, come reagire alle gentilezze di persone che non hai mai visto prima; però, essendo sveglio, attento, intelligente e sensibile, non può non notare quanto Derna e i Benvenuti facciano di tutto per farlo sentire a casa, per fargli capire che sono felici di averlo con loro, di poterlo aiutare.
Il loro amore incondizionato gli fa piacere e, allo stesso tempo, un po’ lo confonde, e giorno dopo giorno lui sente di stare così bene là da sentirsi “spezzato in due”, diviso tra il pensiero della mamma lasciata nel vicolo, che lo aspetta (perché lei lo aspetta, vero?), e il calore di una famiglia che, oltre a cibo e vestiti, gli sta dando una nuova prospettiva di vita: a Modena, in casa Benvenuti di giorno e con Derna che gli si accoccola vicino di sera e gli legge una storia, lui sta bene. Sta scoprendo anche di avere un talento musicale che vorrebbe poter coltivare. E poi gli stanno giungendo notizie di altri bambini come lui che hanno deciso di non tornare a casa, al Sud, perché ormai la loro vita è al Nord, nella nuova famiglia.

E lui, Amerigo, giunto nel Settentrione con la speranza di un po’ di benessere e di riscatto dalla povertà - fossero anche solo transitori -, che farà? Tornerà a casa dalla silenziosa mamma Antonietta, così parca di gesti affettuosi ma che pure è stata capace di un atto d’amore estremo, anche se non del tutto comprensibile agli occhi di un bimbo di soli sette anni?

Non vi darò chiaramente tutte le risposte, anche se non posso esimermi dall’aggiungere che a un certo punto la parte relativa al 1946 si interrompe e si salta agli anni Novanta.
Il narratore è sempre il nostro Amerigo, ma è mutata inevitabilmente “la voce”: non è più il bimbetto vispo e curioso di un tempo, che ci ha intenerito, fatto sorridere e stringere il cuore: adesso è un affermato musicista che ha superato i cinquanta e che la vita costringe a tornare nel suo rione di Napoli.
Lui, andato via su un treno, da bambino, torna nei luoghi dell’infanzia ormai adulto, con le spalle non più mingherline ma “da uomo fatto e finito”; torna con un nuovo nome, un nuovo bagaglio di vita e di esperienze, che l’hanno formato e reso ciò che è: un tipo solitario, di poche parole, avvezzo a divagare di fronte a domande precise su di sé inventando frottole sul momento.

Amerigo si guarda attorno e noi lettori, attraverso la sua voce malinconica, ci lasciamo sopraffare da “un sentimento strano, una nostalgia anticipata”, condividendola con il protagonista, sentendo un magone nella gola come lo sente lui; ci sembra di provare lo stesso suo carico di rimpianti e rimorsi, di “ti voglio bene” mai detti (“Ci siamo voluti bene da lontano, penso. Chissà se lo hai pensato pure tu”), di tutte quelle cose che andavano dette al tempo giusto ma che sono state taciute, provocando dolore, strascichi di silenzi sofferti, vuoti da riempire con quello che c’era a disposizione.
Malintesi:

La lontananza tra noi è diventata un’abitudine. Abbiamo disertato tanti appuntamenti. Dal momento in cui mi hai messo su quel treno, io e te abbiamo preso binari diversi, che non si sono più incrociati. (…) mi viene il dubbio che sia stato tutto un equivoco, tra me e te. Un amore fatto di malintesi”.

“C’è un tempo per ogni cosa”, ci ricorda l’Ecclesiaste della Bibbia, ed è così, e quando questo tempo lo perdiamo, recuperarlo davvero è impossibile; è come quando perdi il treno: non sempre l’occasione giusta ritorna.
E chi più di Amerigo s’intende di treni e di occasione colte o perdute? Lui vi salì suo malgrado e la sua vita ha preso un binario ed una direzione che, se l’avesse perso, mai si sarebbero ripresentati.
Ne è cosciente, la sua mente razionale di adulto lo sa che era solo un bambino e che non aveva colpe…; però di ciò che ha deciso da grande è responsabile, e questa consapevolezza, adesso che forse - pensa lui - è troppo tardi, lo dilania.

Ha paura, Amerigo:

“Paura dello sporco, della povertà, del bisogno; paura di essere un impostore (…). Negli anni la paura ha imparato a rattrappirsi in un angolo della mente, ma non è sparita, è rimasta in agguato (…). Tu non avevi paura di niente. Camminavi a testa alta. La paura non esiste, mi dicevi, è solo una fantasia.”.

Come il viaggio del 1946, anche questo potrebbe essere decisivo, solo che quello era un viaggio della speranza verso un futuro roseo, questo da adulto è un viaggio per ritrovare se stesso, per tornare alle proprie origini, a quel vicolo che, per certi verso, pare rimasto sempre uguale, come se il tempo burlone si fosse divertito a mettergli su un cappotto d’eternità.
Un viaggio che potrebbe aiutare quest’uomo a perdonarsi, a chiudere un cerchio lasciato aperto per quarant’anni, a riscoprire la propria famiglia e quanto bene si possa condividere con gli altri.
Perché finchè c’è vita, c’è speranza, recita un noto modo di dire.
Regàlatela, questa speranza, Amerì, concèditela. Non può che farti bene.

“Il treno dei bambini” racconta una storia di amore, di riscatto, di solidarietà - che bella l’Italia che accoglie, che apre le proprie porte, che dona, che non fa discriminazioni! Vicende come questa dei bambini dei treni, accolti in Emilia, ci rendono orgogliosi -, di rinunce e di sogni da realizzare, di bambini e di genitori che li hanno amati fino al sacrificio più grande; è la storia di un bambino che se ne va e torna uomo per rincorrere se stesso, con gli stesso dolori ai piedi di tanti anni prima, con mille domande ancora in testa. L’Autrice ha scritto un libro potente, che commuove, fa riflettere, emoziona; ha adottato magistralmente il punto di vista maschile, tanto quello del bambino - col suo linguaggio semplice, un po’ “sgrammaticato” e tanto spontaneo - quanto quello dell’uomo, la cui complessa interiorità ci viene restituita con sensibilità e delicatezza.

Chiedo scusa per la lunghezza della recensione ma ci sono storie che, se le sintetizzassi, le snaturerei; ci tenevo a trasmettervi quello che ho provato leggendolo e a consigliarvelo perché è un gran bel libro, da non perdere.
Salite con Amerigo sul suo treno e... "Benvenuti! Benvenuti alla Speranza."
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