mercoledì 18 marzo 2020

Libri che diventano film




Anche se di film al cinema non ne possiamo vedere per ragioni note a tutti noi, mi e vi tengo aggiornata/i sulle pellicole tratte da libri.


La fuga. Chaos di Patrick Ness diventa un film, Chaos Walking, diretto da Doug Liman: è un distopico ambientata sul pianeta Mondo Nuovo, dove gli uomini convivono con il Rumore, cioè la
capacità di sentire i pensieri altrui, e le donne sembrano estinte, almeno fino a quando Todd, giovane protagonista, non scopre Viola.
Nel cast Tom Holland, Daisy Ridley e Mads Mikkelsen e non si ancora la data di uscita.

Sinossi libro: Esiste un posto in cui si parla senza dire nulla. Perché tutti sentono i pensieri degli altri, anche se non vogliono. Giorno e notte, lontano e vicino, il Rumore ti raggiunge sempre. Gioia, paura, rimpianto, speranza: non c'è scampo al caos incessante che ronza nell'aria e affligge gli uomini di Prentisstown come un morbo, dopo aver sterminato le donne. Eppure anche nel Rumore è possibile mentire. Todd è l'ultimo nato al villaggio, parla una lingua tutta sua e presto compirà tredici anni, l'età in cui nella comunità si diventa adulti. Un evento tanto atteso e dalle conseguenze inimmaginabili, protette da un segreto che tutti seppelliscono sotto strati di pensieri. Ma Todd sta per scoprire che esiste un buco nel Rumore, un nucleo di silenzio che nessun pensiero può sporcare, e che non è vero che tutte le donne sono scomparse. Da questo momento Todd dovrà correre e fuggire lontano, con il solo aiuto di un cane, un coltello e una ragazza, alla ricerca della verità.

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L’uomo invisibile è un film liberamente ispirato all’omonimo romanzo di fantascienza (Newton Compton) dello scrittore Herbert George Wells.
La pellicola, diretta da Leigh Whannell, è un horror psicologico che narra di Cecilia Kass, succube di una relazione malsana e violenta con Adrian, uno scienziato ricco e brillante, ma manipolatore e folle. Stanca di quel legame tossico, la donna riesce a far perdere completamente le sue tracce al marito, che si suicida tagliandosi le vene. Da quel momento Cecilia viene perseguitata da sinistri incidenti che la convincono lui sia vivo e invisibile. TRAILER
Nel cast: Elizabeth Moss, Oliver Jackson, Aldis Hodge, Storm Reid.


Limonov (Adelphi) di Emmanuel Carrère narra la vita di Eduard Veniaminovich Savenko, in arte Limonov, scrittore, e dissidente russo la cui vita assomigliava a un romanzo prima ancora d’essere scritta. Il film sarà diretto da Pawel Pawlikowski, ma non si sa ancora molto.

Appunti di un venditore di donne (Baldini+Castoldi) di Faletti diventa un film, Il venditore di donne, diretto da Fabio Resinaro, e interpretato da Mario Sgueglia, Miriam Dalmazio e Libero de Rienzo.

Sinossi libro: 1978. A Roma le Brigate Rosse hanno rapito Aldo Moro, in Sicilia boss mafiosi come Gaetano Badalamenti soffocano ogni tentativo di resistenza civile, all'ombra della Madonnina le bande di Vallanzasca e Turatello fanno salire la tensione in una città già segnata dagli scontri sociali. Ma anche in questo clima la dolcevita del capoluogo lombardo, che si prepara a diventare la "Milano da bere" degli anni Ottanta, non conosce soste. Si moltiplicano i locali in cui la società opulenta, che nella bella stagione si trasferisce a Santa Margherita e Paraggi, trova il modo di sperperare la propria ricchezza. È proprio tra ristoranti di lusso, discoteche, bische clandestine che fa i suoi affari un uomo enigmatico, reso cinico da una menomazione inflittagli per uno "sgarbo". Si fa chiamare Bravo. Il suo settore sono le donne. Lui le vende. La sua vita è una notte bianca che trascorre in compagnia di disperati, come l'amico Daytona. L'unico essere umano con cui pare avere un rapporto normale è un vicino di casa, Lucio, chitarrista cieco con cui condivide la passione per i crittogrammi. Fino alla comparsa di Carla che risveglierà in Bravo sensazioni che l'handicap aveva messo a tacere.

News of the world, il romanzo western della scrittrice americana Paulette Jiles, sta per diventare un film, diretto da Paul Greengrass e interpretato da Tom Hanks; l’uscita nelle sale statunitensi è prevista per il Natale 2020.
Il Capitano Jefferson Kyle Kidd, un texano, viaggia di città in città per leggere le notizie agli abitanti che non potrebbero sapere in nessun altro modo cosa sta accadendo nel resto del mondo. Kidd accetta di accompagnare una bambina di dieci anni dai suoi zii a San Antonio. La piccola è stata salvata dalla tribù Kiowa che l'ha rapita dopo aver ucciso la sua famiglia quattro anni prima. La ragazzina, però, non vuole essere salvata e portata dai suoi parenti. I due protagonisti formano un inaspettato legame durante l'avventura e Kidd capirà che il suo lavoro sta per diventare inutile a causa della diffusione dei quotidiani.


POST GENERALE
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Film tratti dai libri in uscita nel 2020

martedì 17 marzo 2020

Recensione: I QUATTRO CANTONI di Gabriella Genisi



Un'altra avventura attende i lettori, in compagnia della bella commissaria pugliese, Lolita Lobosco, che, con le sue immancabili Louboutin tacco 12, l'amore per la sfiziosa e saporita cucina barese (panzerotti in primis) e animata da un'inesauribile passione per la giustizia, è nuovamente impegnata in una complicata indagine che le farà passare delle vacanze natalizie a dir poco movimentate.



I QUATTRO CANTONI
di Gabriella Genisi



Sonzogno Editori
270 pp
15 euro
E' una mattina del 3 dicembre, a pochi giorni dalla festa di San Nicola, patrono di Bari, e per la commissaria Lolita Lobosco sta per iniziare un'altra giornata.
Ha passato la notte col suo nuovo amore, Giancarlo Caruso, in una casetta di pescatori a Polignano, nella vicina Torre a Mare, e si è svegliata divisa tra la consapevolezza di stare con un uomo che la fa star bene, e la strana sensazione di non essere pronta ad un legame sentimentale vincolante.
Ma di lì a breve la sua mente sarà impegnata in qualcosa di decisamente più urgente: un uomo viene ammazzato nella sua villetta; sul corpo saranno trovate tracce di orrende sevizie, a testimonianza del fatto che l'assassino ha voluto infliggere alla vittima una morte lenta e dolorosa.

La sera dopo, una Mercedes scura cerca di sfuggire a un posto di blocco, finendo per schiantarsi contro un muro; in auto ci sono due uomini di etnia rom, padre e figlio, che muoiono sul colpo. 

Nel corso delle rilevazioni scientifiche in casa della vittima (un fotografo barese piuttosto noto  in città), si scopre che il dna di uno dei due rom morti era sulla scena del crimine; a testimoniarne la presenza quella notte, inoltre, ci sono le immagini delle telecamere esterne all'abitazione.

I due rom sono dunque gli assassini? Sembra di sì, anche perché il movente risiederebbe in un tentativo di rapina finito in tragedia, il che basterebbe a chiudere il caso.
Ma Lolita non ne è convinta e comincia a seguire altre piste, supportata dai fedeli collaboratori Esposito e Antonio Forte.
Decide di addentrarsi nella realtà della comunità rom, cercando di capirne cultura, tradizioni, gerarchie, ruoli all'interno della famiglia; così prova, grazie ad un mediatore culturale, a parlare con alcuni di loro, in particolare con i famigliari dei due uomini morti e accusati dell'omicidio del fotografo.
Con sua somma amarezza, viene a conoscenza di realtà drammatiche che richiederebbero un suo intervento, ma non è facile e automatico perchè c'è paura e diffidenza verso i poliziotti.
Riesce a conquistare la fiducia della moglie dell'uomo morto in auto col figlio e scopre che le loro due bambine hanno purtroppo avuto a che fare con uomini dediti all'infame trappola della pedofilia e della diffusione di materiale pedopornografico.

Il vaso di Pandora che Lolita si trova a scoperchiare coinvolge personaggi della Bari bene, a cominciare proprio dal fotografo brutalmente assassinato, che era in prima linea nei loschi traffici pedofili.
Allora ecco che il quadro comincia ad assumere contorni  più definiti e diversi dalle fase iniziali: e se i due rom fossero innocenti e l'assassinio su cui sta indagando fosse da attribuire a individui che avevano ragioni precise e molto personali per levare di mezzo il fotografo, che evidentemente avrebbe potuto rovinarli?

Certo, in questura si vuol mettere la parola fine al caso e si spinge per dare la colpa ai rom, il che non fa che alimentare il clima di odio e razzismo nei loro confronti.
Ma ancora una volta la nostra commissaria mostra una grande sensibilità verso questa gente verso la quale si sprecano pregiudizi e discriminazione, e determinazione nel volerci veder chiaro, anche se questo significa pungolare qualcuno "in alto" che sarebbe meglio non infastidire.

Anche se questo significa mettersi contro il questore e il collega della Digos Del Giudice, il quale non perde occasione per stuzzicare e provocare Lolita, che di certo "non gliele manda a dire" e sa come fargli abbassare la cresta.
Le giornate di Lolì sono belle piene, non soltanto per l'indagine che richiede tutto il suo impegno e la sua concentrazione, ma anche per le vicende personali: anzitutto Caruso è sparito, subito dopo il ritrovamento del cadavere (coincidenza...?), mandandola in confusione e gettandola nella tristezza; l'amica del cuore Marietta (che pure ha i propri grattacapi sentimentali) cerca di tirarla su di morale presentandole qualche bel giovanotto, ma inutilmente; menomale che c'è la consolazione offerta dalla buona cucina del Sud, dalla quale Lolita si lascia tentare volentieri.

A complicare il tutto si aggiungono altri inspiegabili e misteriosi delitti che, in capo a poche settimane, cominciano ad insanguinare la città e a spaventare la popolazione barese, gettando nel panico anche questura e forze dell'ordine, che non sanno che pesci pigliare.
Particolare non trascurabile: questi omicidi, riflette Lolita, devono essere necessariamente riconducibili ad una sola mente, ad un unico serial killer, il quale si sta divertendo in maniera macabra a riprodurre opere artistiche famosi martoriando le proprie vittime, scelte con un criterio ben preciso e che sono legate tra loro da diversi punti in comune: il fotografo e le altre vittime si conoscevano e i loro computer rivelano cose interessanti (e vergognose) su certe "attività" in cui erano coinvolti.

La commissaria Lobosco, pratica, schietta, decisa e testarda, non si tira indietro e dedica tutte le proprie energie nel risolvere un caso che via via prende una deriva personale: Lolita, infatti, a un certo punto comincia a ricevere inquietanti messaggi da parte di uno sconosciuto che sembra conoscere tante, troppe cose su di lei e sulle indagini che sta conducendo...

Pur di fermare la scia di sangue che sta sconvolgendo la sua amata città, Lolita è disposta a rischiare la carriera e la vita, ad agire da sola e tenendo fuori i suoi fidati amici e colleghi Esposito e Forte, pur di svelare l'identità del lucido e furbo assassino, sulla cui identità lei sta gradualmente maturando dubbi insidiosi che non la stanno mettendo alla prova emotivamente...

E' il primo romanzo della serie su Lolita Lobosco che leggo (devo recuperare!!); in precedenza ho letto e apprezzato molto PIZZICA AMARA della stessa autrice.

Il noir "I quattro cantoni" mi è piaciuto molto sotto tutti gli aspetti, a cominciare dalla protagonista, questa commissaria dal carattere bello tosto, che si fa rispettare in un contesto lavorativo prettamente maschile, in cui - a dispetto di tutti i discorsi sulle pari opportunità - la donna è spesso vista e trattata con sufficienza; è una poliziotta che, lungi dall'assumere modi di fare mascolini, ostenta tutta la propria femminilità, ad es. nell'abbigliamento; non ha peli sulla lingua, sa come farsi rispettare da tutti, in particolare da quegli uomini arroganti che pensano di poterla provocare e intimorirla; pur avendo un carattere forte, nasconde fragilità ed insicurezze come tutti e un animo sensibile soprattutto davanti alle ingiustizie e alle sofferenze dei più deboli.
Pur essendo, al centro della storia, un difficile caso da risolvere, non mancano le sfumature ironiche, grazie in particolare ad alcuni personaggi e a certe dinamiche che si creano con essi, ad es. con l'amica Marietta. 
Nel corso della storia appare - seppur solo per telefono - un personaggio letterario che personalmente amo molto, per cui la sua "incursione" e la sua amicizia con la protagonista mi sono piaciute davvero.
Come ho gradito anche lo sfondo barese - vivace, realistico, di cui ci vengono presentate le cose belle e quelle meno belle -, sia perché sono affezionata al capoluogo pugliese (i nostalgici tempi universitari...!) sia perché ad esso è strettamente associalo il buon cibo, e a proposito di questo, a fine libro trovate qualche sfiziosa ricettina che, in questo periodo di riposo forzato in casa, ci sta proprio ad hoc.

Non posso che consigliarvi la lettura di questa commedia noir intrigante con una protagonista femminile irresistibile. 






lunedì 16 marzo 2020

Leggere ai tempi del Coronavirus - ebook in dono



Probabilmente molti di voi avranno avuto modo di apprendere, navigando in internet, le numerose iniziative che diversi autori e/o case editrici hanno preso in occasione di questo triste e surreale periodo di quarantena che stiamo vivendo a causa del Coronavirus.
La necessità di restare a casa ha spinto tanti a donare libri in formato digitale, incoraggiando così alla lettura.

Personalmente, ho approfittato di queste offerte gratuite: una indicatami da Il Libraio, QUI, e le altre della Casa Editrice Il Saggiatore - QUI 


Ve le presento, così se le trovate interessanti, potrete seguire il mio esempio e scaricarle  ^_-


UNA FINESTRA VISTALAGO di Andrea Vitali (Garzanti, 364 pp, 12 euro)

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A Bellano vive Eraldo Bonomi, operaio tessile del locale cotonificio, la cui esistenza a un certo punto si incrocia con quella di Arrigoni Giuseppe, che  segnerà il suo destino, dove brillano l’amore per la bella Elena e la militanza nel PSIUP.
Il colpo di fulmine per Elena fa del Bonomi un uomo pericoloso, che sfiora segreti, scopre altarini, esuma scheletri nascosti negli armadi di una provincia che sembra monotona, in quei paesi dove l’omonimia può essere fonte di equivoci ma anche, a volte, il viatico verso la libertà…

In Una finestra vistalago, appassionante romanzo corale e polifonico, l’avidità sessuale e la religione del denaro accendono passioni e lotte, moltiplicando chiacchiere, pettegolezzi e bugie. 
Seguendo l’evoluzione di questo paese-microcosmo popolato di gente comune, Vitali ci fa assaporare la storia del nostro paese dagli anni Cinquanta ai turbolenti Settanta. Sulla scia di Piero Chiara e Mario Soldati, si dimostra un narratore seducente, maestro dell’antica arte del racconto italiano.



CITTA' SOLA di Olivia Laing (Il Saggiatore, trad. F. Mastruzzo, 292 pp, 24 euro).


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Bisogna aver toccato l’abisso per saperlo raccontare. Per descrivere il vuoto avvolgente di una ferita che diventa uno stigma o l’angosciante cantilena che rimbomba in una casa di cui si è da sempre l’unico inquilino. Per restituire con la sola forza della voce certi angoli della metropoli, dove la suburra si fa rifugio e l’esclusione sollievo; per dire il loro improvviso, tragico trasformarsi da giardino delle delizie in inferno musicale.

Olivia Laing rompe le pareti dell’ordinario e edifica all’interno della New York reale una seconda città, fatta di buio e silenzio: un’onirica capitale della solitudine, cresciuta nelle zone d’ombra lasciate dalle mille luci della Grande Mela e attraversata ogni giorno dalle storie di milioni di abitanti senza voce. Un luogo in cui coabitano le esperienze universali di isolamento e i traumi privati di personaggi come Andy Warhol, Edward Hopper e David Wojnarowicz; in cui ogni narrazione è allo stesso tempo evocazione e confessione.

Quella tracciata da Olivia Laing è una visionaria mappa per immagini del labirinto dell’alienazione. Un flusso narrativo che investe le strade di New York e nel quale si mescolano la morte per Aids del cantante Klaus Nomi e l’infanzia dell’autrice, cresciuta da una madre omosessuale costretta a trasferirsi di continuo per sfuggire al pregiudizio; gli esperimenti sociali di Josh Harris che anticiparono Facebook e i silenzi dell’inserviente-artista Henry Darger che dipinse decine di quadri meravigliosi e inquietanti senza mai mostrarli a nessuno; l’inconsistente interconnessione umana dell’era digitale e l’arida gentrificazione di luoghi simbolici come Times Square.

Con Città sola il Saggiatore presenta al pubblico italiano una delle autrici più originali del panorama internazionale contemporaneo. La sua è un’opera ambiziosa che, grazie a una scrittura sinestetica e conturbante, scava a fondo nell’anima di ognuno di noi, affrontando le umiliazioni, le paure e le ossessioni dell’essere soli. Con la speranza che rivelare significhi talvolta anche curare. Perché, come ricorda Olivia Laing, la solitudine è un posto affollato.



LA DRAGUNERA di Linda Barbarino (Il Saggiatore, 168 pp, 18 euro).

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La Dragunera racconta una storia d’amore ambientata in una Sicilia antica. E perché è giusto che un esordio tanto atteso abbia la diffusione che merita.

Rosa farebbe di tutto per tornare nella sua casa di bambina, quando volava tra le braccia di suo padre e cantava su un terrazzino profumato di basilico. Ma Rosa non può tornare, perché la casa è in rovina e lei per sopravvivere è diventata la puttana del paese. Ogni sabato Paolo le manda un fischio alla finestra per comperare qualche ora del suo amore. Ogni sabato la porta di Rosa si apre per farlo entrare. Paolo lavora le vigne di famiglia ed è ossessionato da un’altra donna che odia e desidera con uguale ferocia, una donna che dovrebbe tenere lontano, perché è la moglie di suo fratello e fin dal nome evoca tempesta e sciagura.

La Dragunera, così la chiamano, è una fimmina sensuale e altera, i suoi capelli sono li di vento, i suoi occhi ramarri lo visitano in sogno; c’è chi dice che sia una strega. Cammina annaccata sui tacchi fra la basole delle viuzze, il seno che pare disegnato sotto la vestina stretta, il volto senza vergogna e senza paura.
La Dragunera è il racconto di una Sicilia ruvida e incantata, in cui si muovono personaggi dolcissimi e brutali, che hanno labbra vermiglie e unghie sporche di terra. Narratrice visionaria e sanguigna, capace di unire l’inventiva dialettale di Camilleri all’intensità emotiva di Elena Ferrante, Linda Barbarino canta una storia d’amore e di magia: la saga di una famiglia a un passo dalla fine, travolta da voracità e invidia. Il romanzo avvolgente di una magara e di una prostituta che conosceva l’amore.


domenica 15 marzo 2020

Recensione: PIETRE di Giusy Maresca



Dietro un omicidio brutale, frutto di una mente tanto intelligente quanto diabolica, si cela la faccia più buia a nascosta del cuore umano, nel quale possono annidarsi i segreti e le perversioni più indegne e inconfessabili.



PIETRE
di Giusy Maresca




Ed. Il Seme Bianco
152 pp
Nel salernitano, nel territorio di Giffoni Valle Piana, c'è una grotta, la Grotta dello Scalandrone, un luogo naturale che ha la particolarità di svilupparsi verso il basso, in profondità.
E' una grotta di origine carsica e proprio l’attività chimica esercitata dall’acqua sulla roccia nel corso dei millenni ha fatto sì che si creassero scenari sotterranei di notevole bellezza.
Un posto così misterioso e affascinante, frequentato da turisti ed esploratori, è stato sporcato, abbrutito da un orribile omicidio: nella grotta - ben presto ribattezzata la grotta dell'Orrore - viene rinvenuto il cadavere di una povera ragazza, Gaia.
Aveva solo venti anni ma qualcuno ha voluto porre fine alla sua giovane esistenza attraverso una pratica che ha del diabolico: la tortura della goccia cinese.
Ciò significa che la scena del delitto che si presenta agli occhi del commissario Mario Russo, dell'ispettore Franzoni e della polizia scientifica, è a dir poco agghiacciante: la ragazza è stata fatta sedere dal suo aguzzino e legata, così che la goccia cadesse sempre nello stesso punto della testa..., e non è difficile immaginare cosa ha provocato nel cranio della vittima il cadere cadenzato delle letali gocce d'acqua...
Gaia è andata incontro alla morte tra sofferenze indicibili: perché il suo assassino ha scelto per lei una morte tanto efferata e inumana?

I due colleghi, Russo e Franzoni, iniziano subito a ragionarci, ma mentre il primo segue una logica più scontata che rischia di tornare poco utile, il secondo sfodera una capacità di ragionamento acuta e per la quale è infatti molto stimato e accreditato in polizia.

"A prescindere dall’aspetto fisico e dallo stile di vita alquanto sui generis dell’ispettore, bisognava riconoscere a Franzoni un intuito raffinato e sottile, una spiccata abilità nel cogliere l’interazione tra moventi psicologici e sociologici di un delitto, nel giungere a un’interpretazione lucida e precisa dei dati oggetto d’indagine."

Certo, Franzoni non è proprio l'ispettore che tutti vorremmo; non ha alcun fascino estetico, tanto per iniziare, essendo brutto come un topo e, proprio come un ratto, costantemente accompagnato da un olezzo di formaggio (fama e odore, insomma, non solo lo precedono ma lo seguono), che egli ingurgita sotto forma di snack.

Eppure, in quell'omuncolo bizzarro e scarsamente attraente si cela una mente eccelsa, brillante, capace di inseguire i tortuosi sentieri delle menti criminali più bizzarre e folli, delle quali egli è in grado di cogliere (e ammirare) la genialità e l'erudizione.

Come nel caso dell'assassino di Gaia: si tratta - Franzoni ne è convinto - di un uomo molto colto, lucido, che ha organizzato e realizzato un delitto perfetto, che, pur nella sua oscena spietatezza, possiede una logica che affascina l'ispettore, che ne parla con gli occhi che brillano dalla voglia di analizzare ogni dettaglio, per cupo che sia, per arrivare a comprendere non solo chi sia il colpevole da assicurare alla giustizia, ma quale oscuro e sensazionale disegno ci sia dietro a un crimine così magistralmente architettato.

Un uomo di polizia così rapito e quasi euforico in presenza di una vittima torturata, non s'è mai visto, ed infatti il commissario Russo è irritato dall'entusiasmo dell'altro, ma sa di doverselo tener buono perchè è l'unico che può dare un contributo davvero efficace per arrivare all'assassino.

Le indagini si intrecciano alle vicende di chi, in vari modi e per diverse ragioni, faceva parte della vita di Gaia: i suoi genitori (persone colte e amorevoli), che non possono darsi pace di fronte a una tragedia di tale portata: la loro bambina, che essi hanno portato in Campania andando via da Cefalù, per darle migliori opportunità di vita, adesso non c'è più, non rallegrerà più le loro giornate con la sua gioia, e tutto questo per colpa di un essere mostruoso di cui essi attendono di sapere l'identità e, soprattutto, di saperlo in prigione, per provare a trovare almeno un po' di pace.
A questo scopo, in particolare la madre cercherà di non soccombere all'atroce dolore per la perdita violenta e drammatica della figlia, andando temporaneamente via, in un luogo lontano in cui ritrovare se stessa e una ragione per vivere.

Gaia aveva una migliore amica, Rossella.
Rossella viene da un ambiente famigliare molto meno equilibrato e "sano" di quello di Gaia: suo padre Giacomo è un noto e stimato psichiatra, attualmente invalido (è su una sedia a rotelle); si tratta di un uomo erudito, carismatico, dai mille interessi, che però in casa è autoritario e manipolatore, tanto verso la moglie che verso la figlia.
La moglie Teresa è una donna che ha messo da parte sogni ed ambizioni per limitarsi ai ruoli di moglie e madre; nel tempo, ha accumulato frustrazioni e infelicità, consapevole della propria debolezza di carattere, che le ha impedito di far sentire la propria voce quando avrebbe voluto e facendo di lei una donnicciola remissiva; lei per prima si disprezza e sente che pure l'arrogante marito e la giovane figlia la guardano così, con sufficienza e poco rispetto.
Rossella, cresciuta dunque in un contesto famigliare di questo tipo, ha sviluppato enormi insicurezze e poca propensione alla socialità, tanto che - fatta eccezione per l'amica del cuore - c'è solo un'altra persona con cui ha un rapporto stretto, quasi intimo: Gary, un ragazzo che vive in America e col qualche ha una sorta di relazione virtuale, a distanza.
Con lui si apre, si confida, si sente libera di essere se stessa.
Si conosceranno mai?

Non seguiamo, quindi, soltanto l'interessante sviluppo delle indagini condotte dal sagace e vivace Franzoni e dal più composto e timido Russo, ma anche le dinamiche relazionali tra gli altri personaggi, ed esse saranno essenziali perché daranno informazioni cruciali per arrivare al geniale mostro che ha ucciso Gaia.

Sogni infranti, vite spezzate, crudeli bugie: l'Autrice narra con sapienza narrativa una storia che scava nel profondo della natura umana, così complessa, ricca di lati oscuri, di molteplici sfaccettature, alcune affascinanti, altre decisamente inquietanti.
E' un thriller psicologico la cui evoluzione degli eventi ho trovato avvincente, molto ben strutturata; l'attenzione del lettore si concentra ora sull'omicidio e sulle graduali piccole scoperte che si ottengono nel corso delle indagini, ora su ciò che apprendiamo dai flashback che ci fanno conoscere vicende del passato importanti, ora su quello che avviene all'interno delle famiglie, perché tra le mura di una casa si possono nascondere segreti terribili...

Un romanzo che scorre in modo fluido, grazie all'alternanza tra la narrazione del tessuto relazionale ed emotivo, e le sequenze dialogiche, che ci fanno avanzare nella storia e catturano il lettore nel seguire i fervidi ragionamenti dell'ispettore Franzoni.

Assolutamente consigliato, in particolare a chi ama il genere.



sabato 14 marzo 2020

Cover Reveal: OMBRE - "Oltre la paura" di Catherine BC






Buongiorno lettori!

Oggi vi presento in anteprima un romance storico dell'autrice Catherine BC.


OMBRE - Oltre la paura


EDITORE: Self Publishing
€ 2,20 (e-book)
€ 12,00 (cart.)
DATA PUBBLICAZIONE: 
21 Marzo 2020
All’alba di un’epoca buia, oltre le lunghe ombre che la guerra allunga fino al piccolo borgo di Castelvetro, Emma e Giulio vivono una storia d’amore dolce e forte, colma di vita e profumata di giovinezza. 
Un sentimento potente contrastato fin da subito dalla madre di lei e dal destino. 
Si trovano così a dover fronteggiare le maldicenze di paese, le convenzioni religiose, le chiamate al fronte e l’invasione tedesca. 
Tutto il dolore sordo causato dalle amenità umane viene vinto dalla forza di ciò che li lega, dalla fiducia assoluta che pongono uno nell’altra, dalla volontà di appartenersi nonostante il fatale
epilogo cui tutto il loro mondo sembra essere destinato. 
La loro storia è quella di un’intera generazione temprata nel fuoco.








L'autrice. 
Catherine BC nasce e vive in provincia di Verona. Scrive per passione fin dall’adolescenza. Ha partecipato a contest e concorsi organizzati da riviste e siti letterari.


Pubblicazioni:

• Sapore proibito (Forbidden Trilogy 1), agosto 2013, Self Publishing
• Boule-de-neige, in Natale e dintorni, dicembre 2013, Alcheringa Edzioni
• Un nuovo inizio, in Halloween’s Novels, dicembre 2013, Le passioni di Brully (a cura di), Amazon
• La sindrome di Stendhal, gennaio 2014, Self Publishing
• L’amore sa di tappo, in 10 motivi per cui essere bassi è più sexy, dicembre 2014, Butterfly Edizioni
• Samhain, la soglia, dicembre 2014, Delos Digital
• Pietre leggendarie, in Italia. Terra d’amori, arte e sapori, maggio 2015, EWWA
• Ricatto proibito (Forbidden Trilogy 2), agosto 2015, Self Publishing
• La più dolce tentazione, ottobre 2015, Collana Youfeel, Rizzoli
• Riemergere dal passato, in Racconti dal Veneto, settembre 2016, Historica Edizioni
• Scars-Frammenti di noi (con Emma Altieri), ottobre 2017, Self Publishing
• Inganno proibito (Forbidden Trilolgy 3), gennaio 2018, Self Publishing
• Changing, febbraio 2018, Self Publishing
• A marriage case, settembre 2018, Self Publishing
• Finalista nella prima edizione del premio letterario Insolito Forese con il racconto L’estraneo
• Lovin’ Xmas, (con Emma Altieri), dicembre 2018, Self Publishing
• Spicy, aprile 2019, Self Publishing
• Wounds-American scars, giugno 2019, Self Publishing
• Forbidden Trilogy, settembre 2019, Self Publishing
• Ombre-Oltre la paura, marzo 2020, Self Publishing

venerdì 13 marzo 2020

Pillole di... narrazione, empatia, simedonia



Il racconto è una narrazione che possiede dettagli che attengono all'universo soggettivo più profondo e  agisce sul fronte delle sensazioni.

Perché sin da piccoli ci affascinano le storie che ci vengono narrate?

Perchè cerchiamo nelle storie un significato, cominciamo a fare riflessioni con la nostra vita personale e scopriamo significati che sono collegati ai nostri.

Ogni volta che gli sarà possibile, il bambino proverà a rielaborare quanto vissuto creando un
racconto, narrato o scritto, al quale aggiungerà significati legati ai propri vissuti emozionali personali.
elaborerà così una propria strategia cognitiva e narrativa, per superare difficoltà quotidiane,  DISAGI EMOTIVI, e imparare a conoscersi, autostimarsi, costruire il proprio sé.
Quando si narrano e si esprimo emozioni, ci si educa anche ad esprimerle in maniera adeguata.

Lo psicologo Bruner si è dedicato al concetto di PENSIERO NARRATIVO, che è una modalità di organizzazione dell'esperienza e legato alle norme sociali e alla cultura.
La narratività è trasversale, è un modo di pensare che attraversa tutti gli emisferi cerebrali; si basa su valori, credenze, coinvolge le parti più umane, le relazioni sociali.
Il pensiero narrativo ci fa entrare in rapporto con l'altro; con le narrazioni i bambini imparano diversi concetti, ad es. la sequenzialità, l'intenzionalità, i ruoli sociali e la sospensione del giudizio, che è un aspetto importante, in grado di favorire l'empatia, l'apertura verso l'altro, diverso da me.


EMPATIA

s. f. dal gr. emp{átheia} ‘passione’, comp. di en ‘in’ e p{áthos} ‘affetto’,
traduce il  ted. Einfühlung.

In psicologia, in generale, è la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato, prevalentemente
 senza ricorso alla comunicazione verbale. 

Più in partic., il termine indica quei fenomeni di partecipazione intima e di immedesimazione attraverso i quali si realizzerebbe la comprensione estetica.


Solitamente, quando si parla di empatia, è facile associarla a qualcosa di "negativo"; mi spiego: le ricerche sull'empatia nelle scienze sociali e comportamentali si sono maggiormente concentrate sulla condivisione empatica del dolore (empathic sorrow), intesa come uno stato emotivo negativo tendente ad alleviare le disgrazie altrui (Royzman & Rozin, 2006) o come capacità di capire la sofferenza delle altre persone.

Un recente studio condotto da Pittinsky e R. M. Montoya*  ha invece studiato la variante positiva dell'empatia, la gioia empatica (empathic joy). nel contesto delle relazioni tra gruppi.
 
Alla ricerca hanno partecipato 1.216 insegnanti per indagare se i loro atteggiamenti di'empatia verso i propri gli studenti, in particolare di quelli appartenenti a minoranze etniche, influenzassero il loro stile di insegnamento e l'apprendimento degli studenti stessi.

Coerentemente con le aspettative, si è scoperto che l'esperienza di gioia empatica da parte degli insegnanti comportava migliori risultati da parte degli studenti nonché una maggiore allophilia (atteggiamento positivo nei confronti dei membri di un gruppo esterno al proprio, soprattutto dal punto di vista etnico) verso gli studenti stessi.

I ricercatori summenzionati hanno introdotto anche un'altra parola accanto a empatia: simedonia.

Di che si tratta?

E' l’esperienza di chi gioisce per la Felicità altrui. 
Il “prendersi cura” degli altri, produce “imitazione somatica”(una sorta di “contagio emotivo” che porta alla “sincronizzazione emotiva”) e fa sviluppare nei soggetti che la attuano, competenze sociali, emotive, cognitive complesse.



Fonti:

Webinar Pedagogia narrativa e soft skills.
*Empathic Joy in Positive Intergroup Relations, Psychology Faculty Publications, n. 29, 2016

giovedì 12 marzo 2020

Segnalazione: "Memories – Chi ama non dimentica" di Antonella Carullo



Carissimi, oggi vi presento "Memories - Chi ama non dimentica", di Antonella Carullo, autrice napoletana figlia dello scrittore e poeta Giuseppe Carullo; è un romanzo ambientato Napoli, nel 2047. La città partenopea è sempre sullo sfondo e, come una madre, accompagna i personaggi della storia, li vede sbagliare, autodistruggersi e poi ritornare sulla propria strada. I protagonisti sono tre uomini, con tre storie speciali, d’inganni, bugie, tradimenti, camorra e morte.
Ma anche d’amore oltre ogni limite e di profonda fede.



Memories – Chi ama non dimentica
di Antonella Carullo

Porto Seguro Editore
Pagine: 336
Prezzo: 16,90 €


A trent’anni Antonella Caruso eredita un misterioso manoscritto fattole arrivare da un bisnonno mai conosciuto, Don Peppino Caruso, detto “Il Cavaliere”, che destina a lei – e a lei soltanto – un romanzo anonimo dal titolo emblematico: Chi ama non dimentica. 
Gli impensabili segreti di una famiglia frammentata sono, forse, nascosti all’interno di quelle pagine e, dunque, non le rimane altro che iniziare a sfogliarle…
Una storia nella storia fatta di calcio, inganni, tradimenti, camorra, morte e, soprattutto amore. 
Amore e fede oltre ogni limite, in un crescendo di colpi di scena che vi lascerà senza fiato.

Estratto:
Per un attimo i loro occhi, gli occhioni blu di Cardillo e quelli verdi di Serena, s’incontrarono e gli sembrò di tornare indietro nel tempo. A quando si guardavano turbati, scambiandosi oc­chiate furtive, giù nel cortile della scuola. Ma fu un attimo. Lo squallore della piazza di spaccio lo riportò a quel drammatico presente.
L’autrice.
Antonietta Carullo, da sempre chiamata Antonella, è nata a Napoli il 13 novembre 1963; attualmente è in servizio all’Agenzia delle Dogane e Monopoli. Ultima figlia di Giuseppe Carullo – poeta, scrittore, giornalista, autore di canzoni e riviste per l’avanspettacolo – ha pubblicato due raccolte di poesie paterne: Le stagioni del poeta (2015) e Nustalgia (2019). Esordisce come scrittrice nel 2016 vincendo, per la narrativa, il Premio Città di Napoli – Memorial Libero Bovio.

Sito web e blog: https://antonellacarullo.blogspot.com/
Facebook: https://www.facebook.com/carulloanto
Instagram: https://www.instagram.com/antonella.carullo/

mercoledì 11 marzo 2020

L'11 marzo 1818 fu pubblicato per la prima volta "Frankenstein" di Mary Shelley



Mary Wollstonecraft Godwin (1797-1851) era la figlia di Mary Wollstonecraft, una delle prime femministe a battersi per i diritti delle donne nella società inglese (e autrice del libro A Vindication of the Rights of Woman in cui chiedeva che alle donne fosse data la possibilità di un'istruzione equa perchè potessero avere un proprio ruolo nella società), e del filosofo William Godwin.
Non è difficile immaginare come l'essere cresciuta in una famiglia di intellettuali che non avevano paura di denunciare i limiti della società del loro tempo, possa averla positivamente influenzata a scrivere Frankenstein in un momento in cui le donne venivano giudicate male per aver scritto sui lati più oscuri della vita.

Tutti la conosciamo in quanto autrice di uno dei più classici tra i romanzi horror - Frankenstein - che
in effetti ha fatto di lei un'icona del genere gotico. 
La Shelley ha scritto degli orrori del genere umano, sullo sfondo delle più povere ambientazioni e lei stessa visse una vita piena di mistero e tragedia.

Il libro che l'ha resa celebre in tutto il mondo è stato scritto all'età di soli 18 anni e pubblicato l'11 marzo del 1818, quando lei nei aveva solo 21.

Quando uscì per la prima volta, le prime recensioni non furono proprio positive, e ci fu chi affermò che quest'opera non trasmettesse nessuna lezione di buona condotta o di moralità, che non era in grado di divertire nessuno, a meno che non si avessero gusti deplorevoli...

Frankenstein è nato in seguito ad una sfida a scrivere una storia di fantasmi: accadde durante l'estate del 1816, i coniugi Percey e Mary Shelley  erano in viaggio e si fermarono a Ginevra, dove si imbatterono in Lord Bryon, che all'epoca stava viaggiando con John Polidori, il suo medico. Secondo la British Library, a causa di lunghe giornate piovose, trascorsero insieme molte giornate chiusi in casa, a discutere di filosofia e se fosse possibile ricreare la vita da una materia morta.
Finché un giorno, Lord Bryon suggerì che tutti scrivessero paurose storie di fantasmi da condividere tra loro. e Mary Shelley si impegnò a pensare ad una storia che parlasse delle misteriose paure della nostra natura umana e risvegliasse un orrore elettrizzante, di quelli che fanno temere al lettore di guardarsi attorno, che fanno gelare il sangue e accelerare i battiti del cuore.

Ad ispirarla è stato un incubo, del resto, bloccata in casa (non si sa mai che da questo #iorestoacasa possano nascere opere d'arte pure ai nostri giorni eh ^_-), con nient'altro da fare se non leggere poesie e meditare nella loro villa estiva, Mary Shelley ebbe un brutto incubo durante una notte nel quale sognò quello che sarebbe diventato Victor Frankenstein.
Al risveglio, Mary Shelley si sentì in dovere di scrivere di più su questa storia dicendo ai suoi lettori: “L'ho trovata! Ciò che mi terrorizza terrorizzerà anche gli altri" e fu così che si affrettò a descrivere lo spettro che l'aveva tormentata.

Frankenstein può essere annoverato anche tra le opere di fantascienza, in quanto è incentrato su uno scienziato che crea una nuova vita attraverso l'uso del galvanismo.

Inizialmente l'Autrice pubblicò l'opera in forma anonima, per questa ragione in diversi avevano iniziato a chiedersi se dietro non ci fosse Percy Shelley, il quale ne aveva scritto l'introduzione.
Fu con la ripubblicazione del 1823 che il romanzo fu attribuito a Mary.

Uno dei fatti più macabri che riguardano la mamma di Frankenstein è che, quando suo marito morì prematuramente (annegò durante un viaggio in nave)  nel 1822, il suo corpo fu cremato, ma la moglie tenne con sè il cuore e lo fece calcificare.

La Shelley ha scritto altre opere letterarie durante la sua carriera: nel 1823 Mary Shelley pubblicò Valperga, un romanzo di narrativa storica in cui il protagonista Castruccio Castracani, che amò appassionatamente la contessa Eutanasia (tanto per restare in allegria). Nel corso della storia, Castruccio chiede a Eutanasia di scegliere tra il suo amore per lui e il suo amore per la sua terra, Valperga.

Ha anche scritto The Last Man nel 1826, un romanzo fantascientifico-apocalittico in cui si immagina un mondo condannato da una pestilenza in grado di spazzare la popolazione: anche in questo caso i critici dissero che la scrittrice possedeva un'immaginazione malata.
Un altro romanzo fu Lodore nel 1835, un romanzo incentrato sui ruoli delle donne nella società e nelle famiglie. 

martedì 10 marzo 2020

Recensione: IL GIORNO DELLA CIVETTA di Leonardo Sciascia



Scritto nell'estate del 1960, quando il Governo di quegli anni non solo nutriva poco interesse vero il fenomeno mafia, ma si affannava a negarlo (fatto reso ancor più incredibile se pensiamo che solo tre anni dopo sarebbe entrata in funzione una commissione parlamentare d'inchiesta sulla mafia), questo celebre racconto di Sciascia è una denuncia civile e disincantata di questo infido male costituito dalle organizzazioni mafiose nonché dalla corruzione dei più alti apparati dello Stato.


IL GIORNO DELLA CIVETTA
di Leonardo Sciascia



Adelphi Ed.
 138 pp
Non si perde in chiacchiere, Sciascia: il libro si apre, infatti, con l'omicidio di un uomo mentre questi sta per salire su un autobus; pochi secondi e il tizio si affloscia su stesso, senza vita, sotto gli occhi di panellaro, autista, bigliettaio e passeggeri; questi ultimi restano ammutoliti e impassibili con le loro "facce di ciechi"..., ciechi ma non stupidi, visto che uno ad uno se la squagliano dal luogo del delitto prima che le forze dell'ordine li blocchino per interrogarli.
Autista e bigliettaio sono gli unici che restano e che, all'arrivo del maresciallo, devono rispondere alle domande, ma essi giurano di non ricordare neppure il nome di un solo viaggiatore; il panellaro - altro testimone - scende dal pero e si mostra meravigliato nell'apprendere che è stato ucciso qualcuno !!).

A seguire le indagini sull'omicidio - la vittima si chiama Salvatore Colasberna - è il capitano Bellodi, di origine emiliana.

I siciliani del paesino in cui il forestiero lavora già l'hanno inquadrato:

"Questo qui, caro amico, è uno che vede mafia da ogni parte: uno di quei settentrionali con la testa piena di pregiudizi, che appena scendono dalla nave-traghetto cominciano a veder mafia dovunque".

Eh sì perché Bellodi ce la vede eccome la mafia dietro l'omicidio di Colasberna, presidente di una piccola cooperativa edilizia e ammazzato probabilmente per questioni legate agli appalti (in mano alla mafia).

Per scoprire chi ha ucciso Colasberna, Bellodi comincia ad interrogare gente: i famigliari del pover'uomo, tanto per iniziare, ma si scontra con la reticenza degli stessi; altra testimone ascoltata è la vedova di un certo Nicolosi, un potatore scomparso proprio dal giorno dell'omicidio... Forse il disgraziato aveva visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere?

Inoltre, cerca di farsi dire qualche nome importante dal suo confidente, tale Calogero Dibella, il quale però gli sarà utile più da morto che da vivo, tant'è che proprio in seguito all'assassinio della "spia", vengono fuori altri nominativi.

Bellodi è un uomo riflessivo, calmo, intelligente, che cerca di capire il modo di pensare e ragionare dei siciliani perché sa che, solo conoscendo bene la realtà sociale, può cercare di risolvere i casi.

Ma l'uomo deve fare i conti con l'omertà di persone che preferiscono il silenzio (il silenzio dei disonesti e, cosa tragica, anche degli onesti) alle confessioni, e con la superficialità di gente (colleghi compresi) che cerca di convincerlo che alcuni uomini indicati da qualche "infame" come mafiosi sono in realtà brave persone, anche perché la mafia è più una "leggenda", una voce di corridoio, che una realtà:

"E poi che cos'è la mafia?... Una voce anche la mafia: che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa... Voce, voce che vaga: e rintrona le teste deboli,"


Il mondo con cui il comandante dei Carabinieri si scontra è chiuso a riccio e in esso scorre una mentalità lontana anni luce dal proprio modo di pensare, così razionale, integerrima, tesa a cercare e scavare pur di far emergere la verità.
Verità che i mafiosi - e i politici potenti collusi - hanno tutto l'interesse di tenere seppellita tra cumuli di menzogne, ricatti, corruzione, delitti...

Bellodi è uno sbirro scomodo perché sa il fatto suo, chiama le cose con il loro nome, è testardo e determinato, e anche uno dei personaggi - un capo-mafia importante, amico di onorevoli e ministri con le "mani sporche"- col quale egli avrà a che fare nel corso delle indagini, per quanto supponente e arrogante, riconoscerà che il capitano è un uomo, uno che, pur ricoprendo un ruolo autorevole, non ne approfitta ma mostra rispetto verso tutti.


"...ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire  umanità, bella parole piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà... Pochissimi gli uomini;  mezz'uomini pochi, che mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezz'uomini... E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi... E ancora più in giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito... E  infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere con le anatre nelle pozzanghere che la loro vita non ha  più senso e più espressione di quella delle anatre...".

Il capitano venuto dal Nord riuscirà ad incastrare i colpevoli dei vari delitti e, soprattutto, a dimostrare che si tratta di omicidi mafiosi?

Come già "A ciascuno il suo", anche questo libro si apre con un delitto e qui al centro vi è un capitano dei carabinieri che deve combattere con un sistema di potere che purtroppo è sostenuto nei salotti politici e governativi.

L'autore siciliano mantiene tra queste pagine il proprio stile asciutto che contribuisce a rendere lo sguardo, sulle vicende narrate, amaro, ma di un'amarezza velata di ironia, che stuzzica l'intelligenza del lettore ponendolo davanti a questioni fondamentali, denunciando l’arroganza del potere e il "sentire mafioso", che è "una visione della vita, di una regola di comportamento, di un modo di realizzare la giustizia, di amministrarla, al di fuori delle leggi e degli organi dello Stato."

Nell'appendice all'edizione de Il giorno della civetta nella collana per ragazzi edita da Einaudi, Sciascia scrive: "la mafia era, ed è (...) un «sistema» che in Sicilia contiene e muove gli interessi economici e di potere di una classe che approssimativamente possiamo dire borghese; e non sorge e si sviluppa nel «vuoto» dello Stato (cioè quando lo Stato, con le sue leggi le sue funzioni, è debole o manca) ma «dentro» lo Stato. La mafia insomma altro non è che una borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende ma soltanto sfrutta."

Un romanzo breve, si legge velocemente e continua ad essere attuale e potente nel messaggio ancora ai nostri giorni.
Da leggere.

lunedì 9 marzo 2020

Gialli da leggere - Fratelli Frilli Editori



Novità Frilli Editori.

Un nuovo caso per la magliaia Delia che questa volta indaga personalmente sull'assassinio di una donna, delitto per il quale è indiziata la figlia della vittima; Delia



LA RAGAZZA DEL CLUB 27
di Mauro Biagini 

208 pp
14.90 euro
Milano, quartiere di Porta Venezia. Un vivace microcosmo multietnico dove convivono borghesi e nullafacenti, giovani creativi da ogni parte del mondo e vecchi milanesi. 
Nella prestigiosa Torre Rasini risiedono i Morigi, una famiglia altolocata e integerrima agli occhi di tutti. 
L’unica macchia nella loro vita sembra essere la giovane Marianeve detta Neve, una ragazza ribelle e dal diminutivo beffardo, considerando la sua dipendenza dalla cocaina. 
Tra i tanti tatuaggi sul corpo, ne ha uno sul polso che mette i brividi: la scritta The 27 Club con sotto un teschio. 
Si rifà al leggendario elenco di artisti, tutti morti a 27 anni. 
Da Jimi Hendrix a Kurt Cobain, da Jim Morrison a Amy Winehouse. Anche Neve, a breve, compirà ventisette anni. 
Non ha amici, solo un cucciolo di bulldog, e la sua unica confidente è la vecchia magliaia Delia, sempre pronta a offrire calore umano a chi ne abbia bisogno. 
Finché una notte di luglio, il cadavere di Diana Morigi, madre di Neve, viene ritrovato nel parco. Qualcuno l’ha uccisa a coltellate. 
La prima indiziata è proprio la ragazza, che con lei ha sempre avuto un rapporto conflittuale. 
Ma le indagini condotte dal commissario Attilio Masini, uomo sensibile e amante di Schopenhauer, porteranno alla luce segreti e vizi inconfessabili dei Morigi e di tutte le persone che gravitano intorno a loro. 
Ognuno sembra nascondere un motivo per avere desiderato la morte di Diana Morigi. La soluzione del caso stenta a emergere e un nuovo omicidio complicherà le cose. 
E sarà ancora una volta la magliaia Delia, con il suo intuito speciale, a scoprire la verità. Spaventosa e inaspettata.




Il magistrato Elena Macchi, donna dura e autoritaria, sicura e scrupolosa, è a caccia di un serial killer misterioso quanto imprevedibile e feroce.


IL PASSATO NON MUORE
di Laura Veroni



208 pp
14.90 euro

Una donna viene trovata morta nel proprio appartamento in via Prima Cappella, ai piedi del Sacro Monte.
Si tratta di Milva Rossi, psichiatra. A rinvenire il corpo, Susanna, la figlia di quattordici anni. 
La donna ha la gola squarciata. L’assassino non ha lasciato tracce, tranne una propria fugace apparizione davanti alla telecamera del condominio: si tratta di una donna dai capelli lunghi e scuri. 
È l’unico indizio per la polizia che comincia a indagare. Da questo momento ha inizio la caccia al killer che vede scendere in prima linea il P.M. Elena Macchi, affiancata dal commissario Auteri e dal vicecommissario Pozzi. 
Si indaga nella cerchia delle amicizie e dei colleghi di lavoro della vittima, nonché nella vita dell’ex marito e della sua nuova compagna. 
È in questa occasione che Elena Macchi conosce Athena Bini, giovane psicologa, nonché ex allieva della vittima. Athena prende in carico Susanna e la segue nel suo percorso di psicoterapia, per aiutarla a superare il trauma della morte della madre. 
Mentre la polizia brancola nel buio, un altro omicidio sconvolge la tranquillità della provincia di Varese. Le indagini portano ancora alla misteriosa donna dai capelli neri. 
Ulteriori ricerche conducono Elena Macchi nel borgo di Castiglione Olona, dove il dottor Del Fante la attende per parlare della sua collaborazione con la collega Rossi. 
Si fa strada così l’ipotesi che la donna dai capelli neri possa essere un’ex paziente della prima vittima e che abbia agito per vendetta. Ma la catena degli omicidi pare non doversi fermare. 
La situazione è forse sfuggita di mano alla killer oppure è lei stessa vittima della propria inarrestabile follia? Sarà un incontro casuale, collegato a un particolare all’apparenza insignificante, a far scattare nella mente della Macchi un flash: all’improvviso tutto per lei diventerà chiaro. 
Le indagini prenderanno una piega precisa, conducendo il magistrato alla soluzione del caso.


A Lavagna nell'estate del 1998, una turista tedesca viene trovata morta; a ingare c'è il maresciallo Pietro Farné. Aiutante per caso è la vacanziera Mistral Garlet vicina di ombrellone della vittima.
I loro destini si incroceranno alla ricerca di un misterioso assassino di cui sarà a tratti difficile seguire le tracce...


A DISTANZA RAVVICINATA 
di Sabrina De Bastiani e Daniele Cambiaso



208 pp
14.90 euro
Lavagna, estate 1998. Pietro Farné è un giovane maresciallo dei carabinieri, fresco di nomina, incaricato di una strana missione: sorvegliare un'anziana turista di origine tedesca, Frau Gertrud Stingel, e la sua accompagnatrice, Viviana Prestigiacomo.
Un compito apparentemente noioso, ma al quale si interessano addirittura i servizi segreti. Mistral Garlet, invece, è una studentessa universitaria, che si è concessa qualche giorno di vacanza perché sente l'esigenza di riflettere sul proprio futuro. Casualmente si ritrova a essere vicina di ombrellone proprio di Gertrud Stingel e resta colpita dalla personalità sfaccettata dell'anziana signora, nonché dal rapporto complesso che sembra esistere tra la tedesca e la sua badante. 
Nella notte tra l'11 e il 12 agosto, la svolta. Gertrud Stingel viene uccisa nel proprio appartamento e Viviana Prestigiacomo scompare. Il caso appare subito difficile da risolvere. 
Chi è l'uomo che veniva a trovare Gertrud con una certa regolarità? E dove la accompagnava? Perché aleggia come un fantasma l'ombra di un vecchio criminale nazista? E chi è, invece, l'altro misterioso individuo che sembrava muoversi sottotraccia attorno a Viviana? Ma soprattutto: che fine ha fatto la badante? È ancora viva? È lei l'assassina? 
Sì, perché una nuova vittima viene ritrovata e la scia di sangue sembra destinata a non fermarsi ancora. Attorno a questi misteri si snodano parallelamente l'inchiesta condotta dal maresciallo Pietro Farné e l'indagine dilettantesca e appassionata di Mistral. 
Si dipana così un fitto intreccio di scoperte e rivelazioni, che porterà i due a seguire piste differenti ma convergenti, sfiorandosi ripetutamente senza mai realmente incrociarsi davvero, come due pedine mosse da un destino beffardo. 
Fino al raggiungimento della verità, sullo sfondo dei festeggiamenti per la Torta dei Fieschi: due delitti, due indagini, una sola verità. O nessuna?
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