giovedì 23 luglio 2020

Recensione: IL PUPARO di Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato



Puoi essere un bravo ragazzo quanto ti pare, ma se la vita, imprevedibile com'è, ti infila in situazioni estreme e pericolose, dove, per salvarti la pelle, devi fare scelte discutibili..., puoi riscoprire lati di te che non credevi di possedere.
E quel che succede a Giacomo Reale, il protagonista di questo avventuroso noir.



IL PUPARO
di Salvatore Lecce, Cataldo Cazzato


goWare Ed.
296 pp
"Che lo spettacolo abbia inizio! Signore e signori, lasciatevi prendere per mano e trasportare nell'emozionante teatro dell'opera dei pupi!"


Non c'è esistenza tranquilla e anonima che non possa, in casi eccezionali, trasformarsi in una vera e propria avventura, con tanto di fughe rocambolesche e imboscate pericolose.

Lo impara a proprie spese e suo malgrado un fotografo qualunque di un paesino siciliano qualunque.

Giacomo Reale fa il fotografo per mestiere ma la sua vita cambia da un momento all'altro quando viene scelto per curare il servizio fotografico per le nozze della figlia di don Ninì Buttafava, famigerato boss mafioso soprannominato “’u Puparu”.

La promessa sposa - Maria Carmela - è bella, sensuale, fa girare la testa a tutti i maschietti che posano gli occhi su quel pezzo di femmina; purtroppo per lei, non solo è figlia di un malavitoso, ma sta per sposare don Pasquale, che è della stessa cattiva pasta.
Giacomo, se potesse, non accetterebbe l'incarico ma intuisce da subito che non potrebbe di dir di no al Puparo e uscirne indenne; tanto vale fare il proprio lavoro e poi... chi s'è visto, s'è visto.
Ma evidentemente, il Fato o chi per lui ha deciso diversamente: per una serie di circostanze drammatiche e, fino a un certo momento, accidentali, finisce per mettersi nei guai e per diventare il bersaglio di don Ninì e dei suoi scagnozzi.
Il boss, infatti, ha le sue ragioni per essere infuriato, e medita tremenda vendetta contro chi lo ha vigliaccamente privato di uno dei suoi affetti più cari, e purtroppo Giacomo viene incolpato di qualcosa che non ha fatto; che sia a causa di un destino avverso o di un complotto per scaricare su di lui ogni responsabilità, sarà il tempo a dirlo.

Intanto che il tempo si decide a fare il galantuomo, Giacomo è costretto a prendere coscienza di come sia iniziata una caccia all'uomo (e quell'uomo è proprio lui) forsennata e priva di scrupoli: lo vogliono morto e i Buttafava sono criminali che non scherzano, non dimenticano e non fanno sconti.
Sono anche poco ragionevoli, quindi non c'è tentativo di farli ragionare che possa avere senso: non resta che darsela a gambe e, grazie all'aiuto prezioso dell'amico di sempre - Ciccio -, Giacomo prima si limita a nascondersi nei dintorni di casa propria e poi a fuggire.
Fortunatamente, per lui non è difficile orientarsi tra i luoghi aspri e selvaggi della terra in cui è nato e cresciuto; a rendere pesante la sua fuga adrenalinica è il timore di dover fare il latitante a lungo e di non poter vedere più le persone cui vuol bene (la madre, Ciccio...), con la paura che accada qualcosa di brutto a loro per colpa sua; non solo, ma Giacomo si troverà ad avere a che fare con strani ed enigmatici personaggi, alcuni dei quali potrebbero essere degli traditori e servirsi di lui per i propri personali scopi.

"Dicono che negli astri si possa leggere il nostro destino. Chissà se non vi sia davvero scritto ciò che sta per accadere.(...) Così è la vita, purtroppo. Crediamo di essere noi stessi artefici delle nostre azioni, quando invece siamo soltanto marionette. Pupi nelle mani di un puparo. "

Il nostro fuggitivo deve tirare fuori la propria scaltrezza, l'istinto di sopravvivenza, il sangue freddo, e anche la giusta dose di cinismo necessaria per non soccombere; gli eventi imprevedibili e concitati che lo travolgeranno faranno emergere delle caratteristiche di sé che non credeva di avere e che, in casi normali, disapproverebbe; ma quando è in gioco vita, interrogarsi sulla giustezza o meno di certe azioni diventa per lui l'ultimo dei problemi.


"Che senso aveva pensare che un tempo sei stato retto e onesto, quando poi vai a bussare alla porta di  certa gente? Puoi vantarti di aver sempre rispettato la legge (beh, più o meno), pagato le tasse, adempiuto ai doveri di buon cittadino. Di non aver mai oltrepassato i confini dell'etica e della  moralità. Ma dopo quel passo non conta più nulla, perché quanto di buono è stato fatto prima viene  vanificato, spazzato via come un castello di sabbia da un'onda improvvisa. Ci si sporca  indelebilmente. E io, ormai, facevo parte del lerciume. Ecco cosa continuavo a ripetermi. Io e tutta la gente con cui avevo avuto a che fare. Tutti, sì, nessuno escluso, in un calderone di immondizia."


In questo noir ad avvincere il lettore è, a mio avviso, in primis la consapevolezza di trovarsi davanti ad un protagonista comune, che non ha doti e qualità da eroe: un ragazzo simpatico, con una professione "normale", che conduce una vita senza grosse emozioni; è un buon amico e un figlio premuroso, che va a trovare regolarmente la mamma ricoverata in un ospizio; l'azione peggiore che gli si può attribuire è aver messo gli occhi su una donna fidanzata, ma questo di certo non fa di lui un uomo "in odor di mafia"!

Se non fosse che, da un giorno all'altro e per una serie di circostanze casuali (che diventano causali), si ritrova a doversi ingegnare per affrontare minacce e pericoli di morte. 
La psicologia e il carattere di questo personaggio non emergono tanto grazie al ricorso a sequenze riflessive (che comunque ci sono) lunghe, cervellotiche, e a dialoghi interiori, quanto attraverso le azioni, le scelte operate dal protagonista stesso, che tra l'altro è un tipo molto pratico, più istintivo che riflessivo, e non di rado l'istinto riesce a salvarlo da certe situazioni che volgono palesemente a suo sfavore.
La narrazione è in prima persona per cui è con gli occhi di Giacomo che viviamo ogni momento: dalla paura di restarci secco ai mille dubbi, ai pericoli che via via lo travolgono, e nonostante le disavventure egli riesce a mantenere una certa ironia e leggerezza, oltre che la speranza (incosciente?) di riuscire a cavarsela, magari giocando la mossa vincente al momento opportuno.

Le pagine de "Il Puparo" scorrono scattanti e veloci sotto gli occhi del lettore, che volta le pagine con la crescente curiosità di scoprire cosa ne sarà di questo giovanotto inseguito da criminali dal grilletto facile; le vicende si susseguono a un ritmo incalzante, dinamico, molti i momenti di tensione, che vedono il protagonista a faccia a faccia con la possibilità di chiudere gli occhi per sempre; il linguaggio è adeguato al protagonista, ai personaggi che intervengono e al contesto; la presenza del dialetto siciliano contribuisce a dare maggiore "realismo" alla narrazione e una più precisa e forte caratterizzazione dei personaggi.

Non mi resta che complimentarmi con gli autori per questo romanzo trascinante e vivace, con uno sfondo ben delineato, una trama intrigante e un protagonista scatenato pronto a tutto.

Ringrazio goWare Edizioni per la copia omaggio di questo noir, che consiglio, in particolare agli appassionati del genere. 

mercoledì 22 luglio 2020

Novità Kimerik Edizioni (luglio 2020)



Buon pomeriggio, cari lettori!!!

Oggi vi segnalo alcune uscite Kimerik Edizioni, diverse per

Partiamo dal primo libro: IO, CIRO E IL VIRUS! di Giulio Togni (LINK).


Può da un evento drammatico nascere qualcosa di buono? 
Alle volte sì, può succedere. Siamo stati costretti a un tempo sospeso per via del Coronavirus e abbiamo così compreso che la bellezza sta nelle cose semplici. 
Lo sa bene Ciro, la tartaruga con cui Giulio e sua moglie hanno trascorso la quarantena. 
Giulio lo osserva e ha modo di apprezzare uno stile di vita che impedisce a Ciro di lasciarsi turbare dagli eventi. Con il suo avanzare flemmatico, infatti, la piccola testuggine gli ricorda la necessità di affrettarsi lentamente.
Io, Ciro e il virus è un invito a tornare bambini, a lasciarsi emozionare e a vivere con tranquillità.

L'autore: Giulio Togni nasce a Roma il 17 marzo 1970. Benché laureatosi in Economia e Commercio, decide di affrontare la vita con animo libero, spogliandosi di tutti gli orpelli imposti dalla società contemporanea. Questa sua scelta lo ha portato ad avvicinarsi alla scrittura, sua grande passione da sempre. Ha acquistato la testuggine Ciro nel maggio 2019. Con lui e sua moglie Loredana ha trascorso la lunga quarantena durante l'epidemia di Covid-19 iniziata nel marzo 2020.




Proseguiamo con #Tupuoivolare di Marika Gesuè (LINK). 


Il grande potere dell'immaginazione e della fantasia aiuteranno Odette a costruire un mondo incontaminato, popolato da palloncini, contro quello reale, dominato dal suo disagio psichico. 
Inoltre, proprio a partire dalla sua spiccata capacità di immaginazione, la ragazzina riuscirà ad accettare di buon grado l'aiuto della clown-terapia, riconoscendone l'enorme potenziale nel processo di guarigione.

L'autrice: Marika Gesuè nasce nel 1992 in un piccolo paese salentino. Laureata in Psicologia clinica e della salute, ritiene la clown-terapia uno stile di vita.




E' un'umanità variegata e complessa quella delineata in OMBRE INVISIBILI di Maurizio De Giglio (link).

Ciascun personaggio ha un suo peculiare vissuto, ma quasi tutti soffrono di una sorta di incapacità comunicativa che fa da barriera tra loro e il mondo esterno. 
In tutte le storie aleggia un senso di sospensione, di inquietudine, un malessere interiore che si nasconde ma è in agguato, senza mai esplodere davvero, e che finisce per travolgere i personaggi. 
’impressione finale è quella di trovarsi di fronte a una galleria di istantanee dell’animo umano, ognuna narrata con uno stile asciutto e tagliente.

Note autore: Maurizio De Giglio nasce a Bari nel 1961. Si laurea in Giurisprudenza presso l'Università A. Moro di Bari. Negli anni '80 è coautore e conduttore del programma "Rassegne librarie" trasmesso dall'Altra Radio di Bari e commentatore sportivo a Radio Studio Uno di Bari. Negli anni '90 collabora come giornalista con il Quotidiano di Bari e con la rivista mensile di attualità culturali Radar Levante. Svolge la professione forense e collabora con la rivista dell'A.I.G.A. (Giovani Avvocati) di Bari, Aiganews. Dal 2016 al 2018 cura una rubrica sulla disabilità sul quotidiano online "Dabitonto.com". Insegna ad Andria in un istituto d'istruzione superiore. Pubblica nel 2017 una raccolta di racconti Filtri d'amore con la Booksprint Edizioni. Nel 2018 il romanzo La bacchetta spezzata - Partiture dissolte con la medesima Casa Editrice.



E termino con un saggio che mi pare davvero molto interessante: L'ONERE DELLA PROVA NEL PROCESSO PENALE di Fiammetta Cincinelli (LINK).


Il diritto a un “giusto processo”, che è fondamentale nella civiltà europea odierna, ha radici storiche molto profonde. 
A partire dagli antichi concetti romani di bonum et aequum e di aequitas, che hanno posto le basi del diritto moderno, l’autrice analizza i cambiamenti occorsi con il passare dei secoli, dal basso medioevo ai nostri giorni. 
Analizzando alcune fasi storiche cruciali, dalla caduta dell’Impero Romano all’invasione longobarda, passando per la Rivoluzione Francese, si nota come l’esperienza romana sia rimasta, nel tempo, un punto di riferimento per quanto riguarda le norme processuali.

L'autrice: Fiammetta Cincinelli è nata a Roma il 19/05/1970. Avvocato del Foro di Viterbo patrocinante in Cassazione, ha conseguito il 12/10/1995 la laurea in Giurisprudenza presso l'Università di Siena; ha inoltre una laurea magistrale in Lettere e una in Storia medievale. Con la Casa Editrice Kimerik ha pubblicato le seguenti opere: Aspetti della disciplina dei benefici ecclesiastici dalle origini al Decreto di Graziano (2017), Aspetti e disciplina dei benefici ecclesiastici in Età Moderna dal Concilio di Trento a Pio VI. Benefici e giuspatronato (2017), Santa Rosa da Viterbo. Vita, culto e folklore in epoca moderna (2018) e Parrocchie e parroci nel sistema istituzionale politico-religioso italiano da Benedetto XVI all'Unità d'Italia (2018 e infine, La donazione di Sutri. Il papato agli albori del potere temporale (2020).

martedì 21 luglio 2020

Nuove uscite Amazon Publishing: "Peggio per chi resta" di Valeria Corciolani || "A un solo passo da te" di Amabile Giusti



Cari lettori, oggi vi presento due uscite Amazon Publishing; spero possano rientrare nei vostri gusti ^_-



Peggio per chi resta (La colf e l'ispettore Vol. 5) di Valeria Corciolani sarà disponibile dal 21 luglio a 4,99€ in eBook e 9,99€ in cartaceo (LINK). 

Dal mare alla montagna: un viaggio che comincia con una vacanza e si trasforma in un nuovo intrigante caso per Jules e Alma

Che cosa ci fanno Jules e Alma, con tanto di prole e suocera al seguito, su un pulmino a nove posti stracarico di bagagli? Strano a dirsi, stanno per concedersi una vacanza dove l’ispettore Rosset è nato e cresciuto: in Valle d’Aosta. 
Neanche il tempo di scendere dal pulmino, però, e Jules si trova invischiato nel caso più destabilizzante della sua carriera: Lia Favre, amica di infanzia e suo primo amore, è scomparsa senza lasciare tracce. E il tuffo nel passato è senza pietà.
Ci vorrà Alma per aiutarlo ad annodare i fili tra presente e passato, anche se la trasferta ha scombussolato pure lei. 
A dar loro manforte l’immancabile acume dell’Alfonsina, coadiuvata questa volta dal sapere contadino della signora Bruna e dalla combattiva sagacia della viceispettrice Piera Jantet.
Scopriranno che “è male per chi va”, certo, ma a volte è forse “peggio per chi resta”.


L'autrice.
Valeria Corciolani è nata e vive a Chiavari, con marito, due figli, un geco e un gatto di nome Elwood, in onore del personaggio dei Blues Brothers. Laureata in Belle Arti, lavora come grafica/illustratrice e conduce corsi nelle scuole per avvicinare i bambini all’arte e alla creatività. Si occupa di fotografia, allestimenti e complementi di arredo in eco-design. Zitta zitta, si mette a scrivere e nel 2010 pubblica per Mondadori il suo primo romanzo, Lacrime di coccodrillo (riproposto da Emma Books). Nel 2012 si cimenta con il racconto Il Gatto, l’Astice e il Cammello (Antologia “Giallo Panettone”, Mondadori, ora Emma Books) e si diverte così tanto che ne scrive un altro, Mephisto (Antologia “Animali noir”, Falco Editore). Con Emma Books pubblica Il morso del ramarro (finalista al Premio internazionale di letteratura Città di Como 2015), il racconto Pesto dolce – la ricetta della possibilità e La mossa della cernia. In Peggio per chi resta tornano la colf e l’ispettore che hanno conquistato i lettori in Acqua passata, Non è tutto oro, A mali estremi e E come sempre da cosa nasce cosa (Amazon Publishing).




A un solo passo da te di Amabile Giusti sarà disponibile dal 28 luglio a 4,99€ in eBook e 9,99€ in cartaceo (LINK). 


Anna May e Lorna May sono due sorelle gemelle di sedici anni. Praticamente identiche nell’aspetto e molto legate, hanno caratteri diversi: Lorna è solare e socievole, Anna è cupa e introversa. Conducono una strana vita insieme alla madre, una hippie appassionata di arte: si spostano da un paese all’altro degli Stati Uniti e non si fermano mai a lungo. 
Giunte in Idaho, il destino ha in serbo un imprevisto terremoto alla loro complicità.
Il terremoto in questione si chiama Chayton, ha diciassette anni, abita nella casa vicina e frequenta il loro liceo. Ha origini nativo americane e lunghi capelli neri, ma i suoi occhi sono verdi come la natura selvaggia che circonda le Montagne Rocciose. 
Anna May ne è subito intrigata: con un unico sguardo, Chayton colpisce e affonda il suo cuore inesperto. Per lei non è facile fronteggiare i tormenti del primo amore, soprattutto perché quel ragazzo appare più attratto da Lorna May.
In paese girano voci inquietanti su di lui: ma è davvero un cattivo soggetto o i suoi modi beffardi celano un’anima torturata da un segreto inconfessabile?
Anna May vuole scoprire cosa nasconde Chayton, anche a costo di soffrire. Anche a costo di fuggire e di incontrarlo di nuovo, diversi anni dopo, quando entrambi sono profondamente cambiati e tutto sembra perduto. Non è vero che l’adolescenza fa provare solo sentimenti superficiali. 
Non è vero che ciò che avviene a sedici anni non può dirsi eterno e che il tempo guarisce ogni ferita.
Ci sono ferite che continuano a sanguinare e amori destinati a durare per sempre.

L'autrice.
Amabile Giusti è calabrese. È un ex avvocato che ormai si dedica completamente alla scrittura. La sua vita è creare romanzi e il suo sogno nel cassetto è vivere in un casale, dove inventare le sue storie circondata dal verde e da tanti animali.
Per farla felice, regalatele un saggio su Jane Austen, un ninnolo di ceramica blu, un manga giapponese o una pianta grassa piena di spine. Amabile spera di invecchiare lentamente (sembra sia l’unico modo per vivere a lungo), ma mai invecchiare dentro. Ascolta molto e parla poco ma, quando scrive, non si ferma più...
Dal 2009 ha pubblicato numerosi romanzi sempre più amati dal pubblico: Non c’è niente che fa male così, Cuore nero, Cuore cremisi, la serie di Odyssea (Oltre il varco incantato, Oltre le catene dell’orgoglio, Oltre i confini del tempo, Oltre il coraggio del sacrificio), L’orgoglio dei Richmond, Solo non si vedono i due liocorni, Vieni a vedere perché, e con Mondadori Trent’anni e li dimostro e La donna perfetta. Per Amazon Publishing ha scritto: Tentare di non amarti (2015), il sequel C’è qualcosa nei tuoi occhi (2016), È un giorno bellissimo (2017), Perché la notte appartiene a noi e Ogni volta che sono solo con te (2018), Come nessuno al mondo e Non cercavo qualcuno da amare (2019).
Con lo pseudonimo di Virginia Dellamore ha pubblicato numerosi romance storici: Lady Opaline, Una stravagante ragazza perbene, Non posso esistere senza di te, Un lord da conquistare, Un mascalzone senza pari, Il diavolo e la rosa, Di tutte le virtù e l’antologia I Regency.

lunedì 20 luglio 2020

Le mie prossime letture (luglio 2020)




Un dramma dolorosamente attuale che si consuma da molti decenni, una storia tragica dei nostri giorni nella quale Yasmina Khadra con lucidità e commozione riesce a dipingere la realtà del terrorismo, a porre quesiti, a illuminare contrasti e contraddizioni.


L'ATTENTATO
di Yasmina Kandra



Sellerio Ed.
trad. M. Bellini
264 pp
L’attentato non è un romanzo sul terrorismo, per quanto ne sia pervaso dall’inizio alla fine: non è sulle circostanze ideologiche o storiche di esso; sulla giustizia o il torto di una causa, benché alcune pagine incancellabili pongano il lettore nel mezzo della tragedia palestinese. 
È un romanzo, lucido e lacerante, sulla paranoia che il terrorismo genera quando diventa orrore quotidiano; quando non è esterno ed estraneo, ma si pone come alternativa esistenziale con cui ciascuno deve, nessuno escluso, fare i conti.
Amin Jaafari è un chirurgo di Tel Aviv, figlio di beduini naturalizzato israeliano, ottimamente integrato nel successo di una carriera costruita per mezzo del «sedurre e rassicurare», in cui «ogni successo era un’offesa al loro rango». 
Un attentato di kamikaze vicino al suo ospedale conduce alle sue cure feriti su feriti e arrivano, insieme ad essi, gli agenti dei servizi segreti che arrestano Amin e cominciano a interrogarlo per giorni. Sihem, la bella, intelligente, ammirata moglie di Amin è tra le vittime ma porta sui resti i segni di essere lei l’attentatrice. Pressioni degli investigatori e intimidazioni della gente non convincono il medico. Liberato, giorni dopo, scopre a casa la prova dell’incredibile: è lei l’attentatrice. 

Così inizia un’indagine personale: «voglio sapere chi ha indottrinato mia moglie, l’ha bardata di esplosivo» ma soprattutto perché «non sono stato capace di farle preferire la vita». Nessuno lo sarebbe stato, perché a tutto si sopravvive ma «non si sopravvive al disprezzo, quando solo questo si è visto per tutta la vita» e «come morire degnamente» diventa la sola «idea fissa».
La ricerca porterà alla verità dei fatti. Sarà per Amin un percorso iniziatico, che si tinge inevitabilmente di ricordi personali. La rivelazione della realtà, di fronte a cui era cieco, degli artefici dell’odio e dei luoghi dove nasce. Ma soprattutto l’immersione nella mente di chi sceglie, contro tutta la felicità e la vita, ciò che crede sia il martirio.

L'autore.
Yasmina Khadra, pseudonimo di Mohamed Moulessehoul, è uno scrittore stimato e apprezzato nel mondo intero. Nato in Algeria nel 1956, reclutato alla scuola dei cadetti a nove anni, è stato ufficiale dell’esercito algerino. Dopo aver suscitato la disapprovazione dei superiori con i suoi primi libri, ha continuato usando come pseudonimo il nome della moglie. Nel 1999 ha lasciato l’esercito svelando così la sua vera identità e ha scelto di vivere in Francia. In Italia sono pubblicati molti dei suoi romanzi, tra cui i due noir Morituri (1998) e Doppio bianco (1999), e Quel che il giorno deve alla notte (2009), miglior libro del 2008 per la rivista letteraria «Lire» (adattato a film nel 2012). Con Sellerio: Gli angeli muoiono delle nostre ferite (2014), Cosa aspettano le scimmie a diventare uomini (2015), L'ultima notte del Rais (2015), L'attentato (2016), dal quale è stato tratto il film di Ziad Doueirie, e Khalil (2018)
.


Amore, dolore e amicizia. Una storia indimenticabile, autentica e commovente.



IL COLORE DEI FIORI D'ESTATE
di Anna Jean Mayhew



Ed. Newton Compton
352 pp


In una torrida giornata dell’agosto 1954, Jubie Watts, una ragazzina di tredici anni, parte con la famiglia per una vacanza in Florida. Insieme a lei, stretti in macchina, ci sono i tre fratelli, la madre e Mary Luther, la domestica. 
Mary vive con loro da tanti anni e Jubie le è affezionatissima. Non solo si è sempre occupata della casa e della cucina, ma con la sua presenza dolce e amorevole ha spesso compensato gli scatti d’ira del signor Watts e la freddezza della moglie. 
Ma Mary ha una colpa gravissima agli occhi di molti: è una donna di colore in una società razzista. Man mano che il viaggio procede verso sud, Jubie sperimenta per la prima volta le terribili conseguenze delle restrizioni razziali, fino a quando una vera e propria tragedia sconvolge la sua vita. Sarà allora che la ragazza capirà l’importanza di difendere i diritti civili, troverà il coraggio di confrontarsi con i limiti della sua famiglia e di combattere per un futuro di libertà e indipendenza.


L'autrice.
Anna Jean Mayhew è nata e cresciuta nel North Carolina, dove vive tuttora. Ha lavorato come redattrice per un giornale medico e per una rivista di fantascienza. Con Il colore dei fiori d’estate, il suo primo romanzo, vincitore del Sir Walter Raleigh Award e finalista al SIBA Book Award, racconta il periodo della segregazione razziale in America, che ha vissuto in prima persona da ragazza. Per saperne di più visitate il suo sito: www.ajmm.net
.

domenica 19 luglio 2020

Segnalazione Fantasy: “Il lungo inverno invincibile” di Silvia Tufano



Il 22 giugno è uscito il nuovo libro fantasy di Silvia Tufano, “Il lungo inverno invincibile”, edito da Scatole Parlanti-Edizioni Alterego.
Il libro è ora in vendita su tutti i bookshop online (Amazon, Feltrinelli, Ibs, Libreria Universitaria,
Unilibro, etc.) e ordinabile in tutte le librerie d’Italia.


114 pp
14 euro
Giugno 2020
Il romanzo parte dal primo incontro tra i due protagonisti che non avviene in uno scenario idilliaco; malgrado ciò Bob capisce subito di trovarsi di fronte a un bambino speciale, Robert.
Il legame tra i due risulta subito palpabile e indissolubile, ma un lungo inverno – metaforico e non solo climatico – spinge il loro cammino su due percorsi paralleli. 
Le loro unicità e le loro storie si fondono in un vortice di affetto, amicizia e surrealismo, in una dimensione spazio-temporale senza limiti e oltre il tempo. Quanto di quello che avranno vissuto insieme, però, sarà realmente accaduto e quanto, invece, soltanto immaginato?

Un romanzo fantasy che affronta la precaria condizione umana nella lotta costante per l’emersione dalla condizione di  "trasparenza” umana e sociale dei protagonisti di una narrazione avvincente, ricca di colpi di scena. 
L’assenza di percezione dell’altro, infatti, rimanda a un tema molto caro all’autrice: l’invisibilità. Possiamo dire che tutti i suoi scritti rimandano a questo minimo comun denominatore che è il “passare inosservati” non tanto in quanto persone fisiche, ma in quanto portatori di idee ed in particolare di affettività, vicinanza, cura.


L'autrice.
Silvia Tufano, pedagogista specializzata nel recupero del disagio sociale, è già nota al mondo
letterario per i suoi precedenti lavori come la raccolta di racconti brevi Il sole sorge a est (Aletti
Editore, 2014) e il romanzo La pioggia si può bere. Si è aggiudicata quattordici premi letterari in Italia e all’estero. Artista poliedrica, è conosciuta anche negli Stati Uniti, con cui intrattiene rapporti lavorativi costanti dal 2016.

sabato 18 luglio 2020

Recensione: IL KILLER DELLE TOMBE di Alexander Hartung



Berlino, 2013. C'è un assassino cui dar la caccia, tanto pericoloso quanto molto intelligente, che individua le proprie vittime secondo precise ragioni e la cui morte è anticipata da lapidi in cui vi è scritta la data del decesso di ciascuna, che avviene puntualmente e con caratteristiche molto simili tra loro. L'ispettore Jan Tommen, reduce da un'esperienza che definire traumatica vuol dire usare un eufemismo, è di nuovo al lavoro e deve arrestare la serie di morti che sta spaventando la città tedesca.



IL KILLER DELLE TOMBE
di Alexander Hartung



Amazon Crossing
trad. C. Acher Marinelli
355 pp
Come vi sentireste se un giorno, recandovi al cimitero, scopriste che è pronta la vostra lapide e che su di essa c'è pure annotato il giorno della vostra morte? 

Io ne sarei a dir poco turbata, e il turbamento si tramuterebbe ben presto in brividi di inquietudine e paura nel notare come il giorno della presunta morte sia fissato per... il giorno dopo!

Ecco, questa è la stramba situazione davanti alla quale si trova uno pneumologo di una certa notorietà, il dottor Valburg, che - nel portare fiori sulla tomba della moglie deceduta qualche anno prima - sbianca nel leggere che la visita della "vecchia signora" è prevista anche per lui per il giorno dopo.

Uno scherzo di cattivo gusto da parte di qualcuno che si vuol divertire in modo macabro?

La centralinista, che risponde alla concitata e un po' bizzarra telefonata dell'uomo, non sa cosa consigliargli, se non che di allontanarsi dal cimitero e di rivolgersi al più vicino posto di polizia. Ma Valburg non arriverà mai in centrale e il suo corpo verrà rinvenuto cadavere l'indomani, nella fossa scavata proprio per lui, con il cranio fracassato e gli occhi cavati.

E' solo il primo di altri decessi che si succederanno nel giro di breve tempo e a Jan non resta che rimboccarsi le maniche e cercare di avviare un'indagine certosina con la quale scandagliare nell'esistenza delle vittime.

Tanto per iniziare, il dottor Valburg era davvero il professionale e sobrio pneumologo a cui tanti pazienti si rivolgevano? Apparentemente sembra si tratti di un uomo avanti negli anni e con una vita tranquilla, vedovo inconsolabile, forse con una piccola debolezza ma non tanto rilevante da renderlo una possibile vittima di un folle killer, che tra l'altro ha pure mutilato il corpo...

Tommen non sa che pesci prendere, anche se fortunatamente ad aiutarli ci sono i suoi amici e collaboratori fidati: c'è Chandu l'esattore (che per ottenere ciò che vuole dai propri loschi informatori non esita ad alzare le mani, e lui è un omone dal fisico possente e dai modi poco gentili e poco ortodossi), Max (un giovanotto esperto in hackeraggi informatici) e Zoe, medico legale dai modi scorbutici e dalla lingua pungente come i bisturi di cui si serve abitualmente per sezionare cadaveri.

La squadra - per quanto anticonvenzionale - c'è e lavora sodo, e ogni membro mette in campo le proprie abilità, competenze, con annessi  mezzucci non proprio legali, e soprattutto a far da collante è l'amicizia e lo slancio nel dare il proprio contributo in un'indagine che sin dalla prima lapide si rivela complessa.

I morti non si fermano, nuove tombe affiorano e su di esse campeggiano altre sinistre promesse di morte.

Ogni volta Tommen fa di tutto per organizzare i controlli nel modo più serrato possibile attorno ai cimiteri o alle case delle potenziali vittime, ma ogni volta, e spesso per un soffio, il killer delle tombe la fa franca.
La polizia berlinese è frustrata, impotente perché sembra quasi impossibile proteggere le vittime da un progetto criminale architettato con scaltrezza e, in un certo senso, con razionalità e secondo una certa logica.

Il killer che stanno cercando non è uno sprovveduto, che ammazza gente a caso con una furia cieca e in preda a raptus: tutt'altro, l'uomo sceglie ogni vittima e l'uccide e la mutila secondo una ragione ed un criterio ben precisi.

Cosa unisce i defunti? Cosa ha a che fare un assicuratore di polizze sanitarie con un piccolo criminale ed entrambi con uno pneumologo?

Scoprire il filo rosso che lega queste persone e il killer che le ha prese di mira, è l'obiettivo principale di Jan e compagni.

Quando nella ricerca dell'assassino viene coinvolto anche un ambasciatore politico, il gomitolo sembra aggrovigliarsi per poi srotolarsi e far luce su tutti gli intrecci necessari per individuare il killer delle tombe, prevederne le azioni e, più di tutto, fermarlo.

A rendere il suo arresto ancora più urgente si aggiunge il rapimento di un membro del team di Tommen, il quale farà di tutto, in una vera e propria corsa contro il tempo, per impedire che una persona a lui cara sia uccisa dal pluriassassino.

"Il killer delle tombe" è un thriller-poliziesco dal ritmo costantemente incalzante, dall'andamento cinematografico (ce lo vedrei come film tv) e con un susseguirsi degli eventi avvincente; l'idea di base (la morte annunciata dalla presenza della lapide) è intrigante; il protagonista è un poliziotto che si sta ancora riprendendo dalla difficile esperienza vissuta non molto tempo prima (non la svelo nel caso aveste voglia di saperne di più, in quanto essa è oggetto del primo libro della serie su Jan Tommen, "Un debito è per sempre") e che infatti lo condiziona nello svolgimento del proprio lavoro, rendendolo non poco insicuro, pieno di sensi di colpa e con troppi incubi a togliergli il sonno.

Ma poichè nel proprio lavoro è bravo e determinato, il suo superiore, Bergman, lo sa e fa di tutto perché Tommen la smetta di affliggersi e piangersi addosso e si decida a riprendere in mano la propria vita, anche perché la polizia di Berlino ha bisogno di lui.


Attraverso indagini e ricerche, grazie ai preziosi contributi di Chandu -habituè di ambienti frequentati da individui poco raccomandabili -, della burbera Zoe - che sa cosa cercare sui corpi martoriati dei morti -, e del piccolo genio informatico che sa come scovare informazioni preziose e localizzare celle telefoniche, Tommen riuscirà progressivamente a non brancolare nel buio e a capire il movente: una volta individuata l'identità del killer, resta da comprendere il perchè di tutta questa macabra e sanguinosa messinscena.

Perché ha ammazzato quelle persone? Cosa li univa ad esse? Da quali motivazioni e sentimenti è mosso?

Bello, mi è piaciuto e lo consiglio, in particolare a chi si appassiona nel seguire indagini complesse.

venerdì 17 luglio 2020

Dal 23 luglio in edicola i romanzi di Lucinda Riley - in uscita con Donna Moderna


Care lettrici che amate e leggete i romanzi della bravissima scrittrice irlandese Lucinda Riley: sappiate che vi aspetta in edicola un'imperdibile collezione, che comprende i primi 5 episodi dell'appassionante saga "Le Sette Sorelle" (che diventerà una serie tv!)  con l'aggiunta di altri 3 titoli autoconclusivi altrettanto belli.

Vi piace questa iniziativa?
Sì?? Allora segnatevi le date di uscita delle copie, a partire dal 23 luglio.



In edicola insieme alla rivista Donna Moderna troverete la prima uscita ( Libro + rivista a 7,90€).


23 Luglio: Le Sette Sorelle
20 Agosto: La Ragazza della Luna 
27 Agosto: La Lettera D'amore
3 Settembre: La Luce alla Finestra
10 Settembre: Il Profumo della Rosa di Mezzanotte


Per quanto concerne la saga, personalmente sono interessata ad Ally nella tempesta perché lo lessi in formato digitale e ci terrei ad avere la copia, e poi La ragazza della Luna che ancora né leggo né posseggo; degli ultimi tre, ho una copia del Profumo della rosa...., e mi mancano gli altri due..., per cui ci faccio un pensierino ^_-

mercoledì 15 luglio 2020

Recensione: GLI SCOMPARSI di Alessia Tripaldi


Un cadavere orribilmente mutilato, rinvenuto nel bosco; un ragazzo smarrito e magro, l'unico che potrebbe dare informazioni utili per l'inspiegabile omicidio; una giovane donna, commissario di polizia, alla ricerca di risposte racchiuse tra i fitti percorsi di boschi impenetrabili tanto quanto la mente del ragazzo; un giovane uomo appassionato di Criminologia con un cognome attorno al quale pesano pregiudizi e diffidenza.



GLI SCOMPARSI
di Alessia Tripaldi



Rizzoli Ed.
398 pp
19 euro
Luglio 2020
Lucia Pacinotti è un commissario di polizia che una mattina si trova davanti al cadavere di un uomo ucciso a coltellate, il cui volto è stato preso a sassate con foga e i cui occhi sono stati cancellati con due incisioni a forma di croce; quel corpo così malridotto è irriconoscibile, non ci sono documenti grazie ai quali risalire alla sua identità e l'unica persona che potrebbe fare chiarezza in questo senso pare non essere in grado di dare tutte le risposte.

Risposte che sono invece urgenti, per avere una prima pista dalla quale partire, per capire chi abbia ucciso con tale ferocia lo sconosciuto rinvenuto in un tumulo di sterpaglie.
Il giovanotto trovato nel bosco accanto al cadavere dichiara di chiamarsi Leone e di essere il figlio dell'uomo, di aver sempre vissuto nei boschi da solo con il padre e senza altre persone attorno.

E' evidente come si tratti di un ragazzo fragile, spaventato, e l'eccessiva magrezza, il mutismo nel quale si chiude dopo aver dato poche e vaghe risposte, lo sguardo inquieto e perplesso proprio di chi non capisce certe domande, fanno pensare che ci sia qualcosa di strano dietro i suoi brevissimi racconti.
Lucia non capisce se Leone sia un po' tardo o se sia stato il tipo di vita - dura, priva di agi, solitaria e selvaggia - a renderlo così, "sulle sue", chiuso, diffidente e con una luce ferina negli occhi, solitamente abbassati per non incrociare quelli altrui.

Chi è Leone? Si chiama davvero così e il morto è realmente il padre?
Quale segreto si nasconde tra le montagne impenetrabili del Centro Italia? 

Le domande cui il bel commissario deve tentare di dare risposta sono più d'una e lei e l'ispettore Fabrizio Mori non sanno da dove partire.
Ed è la consapevolezza del buio, in cui ha appena cominciato a brancolare, ad accendere una lampadina nella sua testa: e se provasse a chiamare il suo vecchio compagno di università, Marco Lombroso?

I due hanno frequentato insieme Criminologia (anche se Marco non ha mai completato gli studi), e durante gli anni universitari avevano stretto una bella ed intima amicizia, fatta di ore trascorse a parlare di delitti e crimini misteriosi e complessi, cercando di fare ipotesi per individuare moventi ed assassini.
Eppure qualcosa a un certo punto si era spezzato e, dopo un singolo attimo di intimità in cui i due ragazzi si erano lasciati andare alla passione, Marco è fuggito senza dare più segni di vita, e lasciando amareggiata e delusa la sua amica Lucia.

Marco, un vero e proprio orso solitario, taciturno, introverso, incapace di stabilire delle vere e ricche relazioni umane (pur essendo lui molto interessato all'essere umano, o meglio ai suoi processi mentali), negli anni passati si era completamente perso tra le foto di criminali e le annotazioni del suo trisavolo, il celebre e discusso Cesare Lombroso -, contenute in un baule tenuto intenzionalmente nascosto.
Marco aveva capito che - pur sbagliando nel credere che fosse possibile individuare un potenziale criminale sulla base di specifiche caratteristiche fisiche - il suo trisnonno aveva fatto qualcosa che prima di lui a nessuno era venuto in mente: ascoltare i criminali, entrare in empatia con loro, per penetrare nei meandri della loro mente.

Ed è quest'ultimo importante aspetto che rende Marco vicino a Cesare Lombroso: il desiderio (o l'ossessione?) di trovare la chiave d'accesso alle zone d'ombra della mente umana.

Quando Lucia lo chiama in causa perché l'aiuti a dipanare il mistero del “ragazzo dei boschi”, Marco è  costretto a riaprire il vecchio baule e, nei pattern che collegano i crimini più efferati della Storia, cercare di vedere la verità che spiega i come e i perché; ma per trovarla è necessario addentrarsi nei fitti boschi delle montagne e in quelli ancora più intricati dell’ossessione per il male.

Lucia e Marco cominciano a lavorare di nuovo fianco a fianco, come una squadra, e trovando l'affiatamento di un tempo; gli ostacoli non mancano sin da subito, eppure Marco riesce ad entrare in contatto con un soggetto complesso come Leone e a parlargli in modo da dissuaderlo a fornirgli informazioni utili.

Ciò che apprendono è una verità dolorosa, che li sgomenta e li getta in un profondo turbamento: Leone è stato un bambino che ha avuto la sfortuna di incontrare un "orco cattivo", un mostro che lo ha sottratto alla propria vita, alla propria famiglia, per portarlo con sè in una tana nascosta nei boschi di montagna, crescendolo con estrema durezza, secondo la propria visione della vita, del mondo, i propri "princìpi di fede", facendo di Leone un suo piccolo discepolo, completamente asservito a lui, manipolato, trattato come un animaletto selvatico da addestrare, da preservare - secondo la mente malata di questo rapitore - rispetto a un mondo che vive nel peccato.

Nel proseguire le ricerche, facendo domande alle persone del posto, ricostruendo il possibile profilo e dell'uomo ucciso e dello stesso Leone, grazie in particolare agli archetipi di Jung*, Marco e Lucia riescono ad ottenere risultati che via via rendono il quadro della situazione più nitido: scoprono l'identità del rapitore e tante informazioni che permettono loro di capire perchè e come abbia agito negli anni, e ad emergere chiaramente è che gli scomparsi per mano di questo invasato sono tanti...

Quanti bambini innocenti sono stati strappati ai loro cari, alla loro infanzia... per essere catapultati in un vero e proprio inferno, fatto di botte, fame, sete, abusi fisici ed emotivi, ore intere trascorse nel buio di una prigione  fredda e fetida?
E soprattutto, che ne è stato di queste creature? Sarà possibile ritrovarle vive e salvarle?

E' l'obiettivo più importante che si è prefissa Lucia: arrivare in tempo e salvare le vittime, e per far questo devono ricorrere a ciò che è disposto a raccontare e ricordare Leone, spinto dalle domande insistenti e pertinenti di un sempre più coinvolto Marco.

Marco Lombroso è un protagonista affascinante proprio perché, pur avendo tutte le carte in regola per essere un buon criminologo - di quelli bravi, che aiutano la polizia ad acciuffare un serial killer -, cova dentro di sè qualcosa di vagamente inquietante, di oscuro, di respingente, e la parentela con uno scienziato che ha fatto tanto parlare per le proprie idee e i propri studi su chi commette crimini, contribuisce a conferirgli questi tratti: nel suo approccio ai criminali, a guidarlo è unicamente la ricerca della verità e della giustizia, o c'è un interesse più morboso verso i meccanismi psicologici che stanno alla base di un comportamento delittuoso? 

"..mi porto dentro anche la sua malattia! (...) Sono ossessionato come lui dagli psicopatici, dai criminali, e sai perché? Perché siamo come loro, le nostre menti sono deviate come le loro! Vogliamo capirli, riusciamo a capirli, perché abbiamo lo stesso buco nero nel cervello!" 


Lavorare a questo caso fa venire a galla i lati più oscuri della sua mente e della sua anima, quelle zone buie che lui per primo vorrebbe non avere e non mostrare, cosciente di come esse lo gettino in uno stato ossessivo in cui si lascia completamente fagocitare dalla ricerca di connessioni e schemi utili a conoscere le personalità degli psicopatici, a comprenderne e prevederne azioni e comportamenti.


Al suo esordio, Alessia Tripaldi ha scritto un thriller davvero appassionante, creando alla perfezione un'atmosfera ricca di pathos, in un saliscendi di tensione narrativa che ti risucchia nel medesimo vortice dei protagonisti.

Di questo romanzo mi è piaciuto tutto: l'ambientazione del delitto e dei rapimenti (il bosco, un luogo difficile da penetrare, conoscere, e in cui smarrirsi è fin troppo facile, il che lo rende angosciante); i riferimenti a casi di minori scomparsi, reali e tristemente famosi; la centralità di Jung (e dei suoi archetipi), e del defunto Lombroso, la cui presenza aleggia in tutto il libro e influenza suo malgrado Marco, che da una parte vorrebbe potersi liberare del peso di questo cognome e da ciò che esso comporta, dall'altra ne è inevitabilmente soggiogato, e noi lettori lo siamo insieme a lui; tutta la parte (triste e dolorosa) relativa alle povere creature rapite e al loro rapitore; il lavoro investigativo condotto per scandagliare nelle vite delle persone coinvolte nel caso e per poter comporre un puzzle tutt'altro che semplice; il rapporto complicato tra Lucia e Marco, la cui comune passione per la criminologia è un aspetto che li accomuna e, al tempo stesso, potrebbe finire per dividerli. 
Mi ha rapita, in generale, la bravura dell'Autrice nel prendermi per mano e condurmi in un viaggio dove la ragione cede il posto alla pazzia, al fanatismo pericoloso, a vizi segreti e patologici; tra le maglie di un'ampia e intricata indagine su minori scomparsi/rapiti vengono fuori le ombre inquietanti che accompagnano ciascun uomo e, come non di rado accade, ad essere colpevole è colui che dall'esterno sembra essere una brava persona, magari anche molto religiosa e pia, e che invece nasconde dentro di sè un buco nero di follia, di sadismo, che le fa compiere cose orribili.

Non riesco a trovare nessuna pecca in questo libro, se non che a un certo punto è terminato, ahimé; è uno di quei libri che, quando inizi a leggerli, non accetti distrazioni e vorresti andar dritto come un treno fino all'ultima pagina per non perdere una virgola e risolvere ogni singolo nodo, rispondere a tutti i perché.

Ringrazio di cuore l'Ufficio Stampa della Rizzoli per la copia omaggio e non mi resta che consigliare caldamente questo romanzo, in special modo a quanti sono appassionati di questo genere. 



*un archetipo è una struttura, una configurazione della psiche, che può in modo del tutto autonomo e orientativo dare forma a contenuti del pensiero, emozioni e comportamenti finalizzati negli esseri umani (fonte).

martedì 14 luglio 2020

"È l’essenziale che fa valer la pena di vivere" - Mario de Andrade



Queste parole molto intense e significative sono citate in uno degli ultimi libri che ho terminato di leggere (Un momento fa, forse, G. Ardemagni); l'Autore è Mario de Andrade, (San Paolo, 9 ottobre 1893 – San Paolo, 25 febbraio 1945), poeta, musicologo, critico letterario e narratore brasiliano, uno dei fondatori del modernismo brasiliano. Fece parte negli anni venti del gruppo dei giovani modernisti, e fu uno degli animatori della Semana de Arte Moderna (settimana di arte moderna) a San Paolo nel 1922. Ha scritto anche saggi di musicologia, incentrati sul folclore (fonte).


Ho contato i miei anni e ho scoperto che ho meno tempo per vivere da qui in poi rispetto a quello che ho vissuto fino ad ora.

Mi sento come quel bambino che ha vinto un pacchetto di dolci: i primi li ha mangiati con piacere, ma quando ha compreso che ne erano rimasti pochi ha cominciato a gustarli intensamente.
Non ho più tempo per riunioni interminabili dove vengono discussi statuti, regole, procedure e regolamenti interni, sapendo che nulla sarà raggiunto.


Non ho più tempo per sostenere le persone assurde che, nonostante la loro età cronologica, non sono cresciute.

Il mio tempo è troppo breve: voglio l’essenza, la mia anima ha fretta. Non ho più molti dolci nel pacchetto.

Voglio vivere accanto a persone umane, molto umane, che sappiano ridere dei propri errori e che non siano gonfiate dai propri trionfi e che si assumano le proprie responsabilità. Così si difende la dignità umana e si vive nella verità e nell’onestà.

È l’essenziale che fa valer la pena di vivere.

Voglio circondarmi di persone che sanno come toccare i cuori, di persone a cui i duri colpi della vita hanno insegnato a crescere con tocchi soavi dell’anima.

Sì, sono di fretta, ho fretta di vivere con l’intensità che solo la maturità sa dare.
Non intendo sprecare nessuno dei dolci rimasti. Sono sicuro che saranno squisiti, molto più di quelli mangiati finora.

Il mio obiettivo è quello di raggiungere la fine soddisfatto e in pace con i miei cari e la mia coscienza.

Abbiamo due vite e la seconda inizia quando ti rendi conto che ne hai solo una.

domenica 12 luglio 2020

Recensione: RITORNO A BLUE RIVER di Grazia Caputo



Quanto può essere difficile ritornare nel luogo in cui hai trascorso parte della tua vita e al quale sono legati ricordi di esperienze umilianti e dolorose?
Per Grace Jones, giovane scrittrice di successo, è un vero e proprio atto di coraggio tornare a Blue River, sapendo che c'è il rischio di ritrovare quelle persone che in passato le hanno fatto versare molte lacrime.
Ma solo affrontando i propri demoni è possibile sconfiggerli, e lei non è più l'adolescente insicura di un tempo.


RITORNO A BLUE RIVER
di Grazia Caputo



Officina Milena
94 pp
Blue River è un paese nei cui pressi scorre un fiume, attorno al quale si narra una leggenda che ricorda come la vita scorra proprio come un corso d'acqua, portando via con sé il bello e il brutto vissuto da ogni essere umano.

Dopo essere fuggita dal proprio piccolo paese pur di realizzare i propri sogni, passati sei anni, la giovane protagonista di questo libro torna là dove risiede il proprio passato e, con esso, incubi e paure che l'avevano resa insicura e fragile.
Ma la sua tenacia e determinazione nel mettere a frutto il proprio talento di narratrice, l'hanno resa una donna più sicura di sè, tanto da spingerla a tornare "a casa".

E in una notte, tetra come quella di Halloween sa essere, tra zucche inquietanti e strani segni che tentano di spaventarla, forse è davvero arrivato per lei il momento della resa dei conti con coloro che l'hanno perseguitata approfittando della sua ingenuità.

Grace rivede colei che, negli anni della scuola, è stata la sua migliore amica, Nora, con cui però - una volta lasciata Blue River - aveva allentato i rapporti.
Tra le due c'è imbarazzo e l'amica non nasconde un atteggiamento ostile, proprio di chi sente di essere stato deluso dall'altro.

Grace è tornata per cercare di scrivere il suo romanzo in tranquillità, ma durante la settimana di Halloween  avvengono è vittima di fatti inquietanti, sinistri ed inspiegabili, che le provocano comprensibilmente più di un brivido e la fanno sentire continuamente in allarme: telefonate anonime, appostamenti, rumori strani...
C'è forse qualcuno che vuol farle uno scherzo mettendole paura?
E se non fosse semplicemente un burlone a darle fastidio ma qualcuno male intenzionato?

Lo scoprirà presto, e proprio nel corso della notte del 31 ottobre, che forse sarà la notte più terrificante e lunga della sua vita.

Attraverso brevi flashback conosciamo alcuni episodi accaduti a una giovanissima ed inesperta Grace, la quale ha sofferto per essere stata il continuo bersaglio delle angherie e delle cattiverie di quattro ragazzi del paese: quattro bulli che si sentivano i padroni del mondo, arroganti e sadici, pronti a prendere in giro con cattiveria e ad umiliare chi, come Grace e Nora, era timido e insicuro.

Tra questi quattro giovanotti spavaldi - Gary e Jack Rider (fratelli), Alan e Nickolas -, il più perfido è stato sicuramente Jack, il quale in certi momenti - quando si ritrovava solo con Grace - perdeva l'aria cinica a e strafottente e quasi sembrava preso dalla ragazza, per poi fare il bullo quand'era con gli amici.

Ebbene, i quattro vengono a sapere del ritorno di Grace e organizzano una trappola per lei, qualcosa di veramente orribile che potrebbe rivelarsi per la povera ragazza - sola in casa - un  inferno senza via d'uscita.
Eppure non sarà totalmente sola ad affrontarlo, e una presenza amica le sarà di grande aiuto.

Grazia Caputo ha scritto un racconto che, in un numero limitato di pagine, riesce ad essere interessante e completo, regalando attimi di suspense nel lettore, e a ciò contribuisce lo sfondo costituito da questa cittadina americana fittizia, la leggenda riguardante il suo fiume, il periodo in cui la storia è ambientata, ossia Halloween, con tutti i dettagli relativi a questa oscura festa, le minacce che la protagonista non sa spiegarsi e, in particolare, ciò che le accade in quella maledetta notte.

Il racconto di ciò che vive Grace a causa della trappola tesa da Jack e compagni - alternato, come dicevo, a piccole ma necessarie incursioni a sei anni prima - unisce elementi thriller e horror, è narrato con un ritmo concitato e tiene il lettore in tensione, in quanto è difficile non farsi coinvolgere dai fatti raccontati e dagli stati d'animo della protagonista, la quale si ritrova a fare scelte audaci e necessarie, se vuol uscire viva da una situazione che si fa via via sempre più pericolosa.

Tra queste pagine, di cui ho apprezzato lo stile, i personaggi, l'ambientazione, si affrontano temi quali l'amicizia, i primi acerbi sentimenti verso l'altro sesso, l'incapacità di saper esprimere i propri sentimenti e farne piuttosto un'ossessione, la mancanza di rispetto per la donna, il bullismo - con tutto ciò che esso significa nella vita di chi lo subisce, in termini di sfiducia, paura, insicurezza - ma anche la voglia di non lasciarsi schiacciare da chi crede di poterti far sentire una nullità.
Grace non ci sta, alza la testa e va dritta per la sua strada e quando torna a Blue River, pur non immaginando ciò che l'attende, potrà finalmente guardare l'acqua del fiume e vedere chi è stata e chi è adesso, e chiudere finalmente col passato, lasciando che esso scivoli via, mostrando il suo riflesso, che le restituisce l'immagine di una persona che ce l'ha fatta.

Un racconto bello, intenso, scritto molto bene, appassionante, con un finale che - specifica l'Autrice - lascia spazio a diverse interpretazioni.
Assolutamente consigliato se vi piacciono le storie ricche di pathos e suspense.
Ringrazio Officina Milena per la copia omaggio.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...