giovedì 14 ottobre 2021

** REVIEW PARTY ** Recensione: UNA NOTTE BUIA DI SETTEMBRE di Valerio Marra



Cari lettori, oggi vi parlo di un giallo all'italiana (ambientato a Frascati), appassionante, coinvolgente, con una rosa di personaggi le cui personalità - in tutte le loro sfaccettature e contraddizioni - sono  delineate in modo accattivante.


Nella locandina sono segnalati i blog che partecipano al review party di questo romanzo di Valerio Marra e di cui potrete leggere via via le diverse recensioni.






UNA NOTTE BUIA DI SETTEMBRE
di Valerio Marra


Ed. Newton Compton
Pagine: 288
Prezzo: € 9,90
E-book: € 4,99
"Settembre, dunque, era tornato. Settembre, con le promesse di inizio estate non sempre mantenute.
Settembre, che profuma ancora di caldo, ma minaccia il freddo e l’inizio di un nuovo lunghissimo inverno.
Settembre, che significa solitudine. Se respiri forte, però, puoi ancora sentire l’odore delle storie d’amore, dei tavolini all’aperto, della salsedine e dei concerti in piazza.
Era tornato settembre.
Portando con sé la morte."


La morte che settembre porta con sé è quella di un giovane uomo di nome Angelo Donati: è il chitarrista di una band - i Dust Rocker - che ha goduto di una certa popolarità negli anni passati, anche se attualmente è sul viale del tramonto; ebbene, l'uomo viene trovato morto nel suo appartamento dalla badante dell'anziana vicina di casa.
Dai primi rilevamenti sulla scena del crimine, pare sia stato strangolato con una corda molto sottile.

Ad occuparsi del caso è il commissario Lorenzo Festa che, insieme agli agenti Russo e Conti, matura da subito l'idea che a commettere il delitto non sia stato qualcuno che s'è introdotto in casa con la forza, bensì una persona che la vittima conosceva: la serratura dell’appartamento, infatti, non risulta scassinata né forzata.

Le indagini partono immediatamente e Lorenzo ordina subito ai suoi fedeli sottoposti di cominciare a raccogliere quante più informazioni possibili interrogando le persone vicine ad Angelo: dai membri della band alla fidanzata, fino ad arrivare al mondo della droga.
Angelo, infatti, aveva una dipendenza dalla cocaina, condizione che aveva messo in crisi la sua relazione con la fidanzata Sofia e lo aveva reso inaffidabile e mal visto agli occhi degli altri musicisti.

Seguendo il filone musicale, il napoletano Michele Russo, affiancato dal giovane agente Francesco Conti (da lui soprannominato ironicamente Spina e quotidianamente oggetto di rimbrotti e prese in giro da parte del collega più anziano), comincia a fare domande in giro, ad es. a Felice Pratesi, musicista della band e vecchio amico di Donati.
Felice sembra distrutto e addolorato per la morte di Angelo, ma al contempo ha un che di sospetto: si affretta a giurare di non averlo ammazzato, anche se in realtà i suoi comportamenti paiono molto strani e, in un primo momento, è proprio lui a diventare il sospettato numero uno.

Certo, mancano confessione, arma del delitto (tutto però fa pensare che si tratti della corda di una chitarra)..., eppure pare che sia stata l'ultima persona a vedere Angelo vivo e che avesse delle motivazioni per volerlo morto.

Ma per il magistrato Antonella Greco gli indizi di colpevolezza non sono comunque sufficienti per fare di Felice l'assassino di Angelo, per cui invita Festa a continuare a indagare, perchè è possibile che il vero colpevole non sia lui.

Ed effettivamente, più scavano nei rapporti di Donati, più Festa e i suoi uomini (oltre a Russo e Conti, ci sono anche Giulio Moretti - prossimo al prepensionamento - e le bella Barbara Giorgi) scoprono che la vicenda ha molte chiavi di lettura; la musica e la droga ne sono solo due e sicuramente la polizia fa bene a concentrarsi su di esse, ma spesso la verità ha più facce e per arrivare ad essa potrebbe essere necessario fare attenzione ai particolari, prendendo vie meno scontate.

La domanda iniziale resta valida: chi poteva avere delle ragioni per ammazzare Angelo Donati?

Pare che l'uomo non se la passasse bene economicamente (conto prosciugato) e che avesse contratto qualche debituccio. 
Forse è stato un creditore ad ucciderlo per vendicarsi dei mancati pagamenti?
Magari qualche spacciatore che gli ha dato della droga ma non era stato pagato?

Inoltre, una testimone dice di aver visto uscire Donati dalla liuteria di un certo Grandetti, e di aver sentito i due litigare pesantemente. 
Il liutaio viene sentito dalla polizia e sembra avere molta paura nel rispondere alle domande che gli vengono rivolte: come mai? Ha qualcosa da nascondere?

Anche l'addolorata fidanzata della vittima, Sofia: sembra estranea ai fatti, in un primo momento, ma c'è qualcosa di anomalo nei comportamenti suoi e della gemella. 
E se fossero coinvolte? E se Sofia, stanca della condotta deviata di questo fidanzato cocainomane e senza un quattrino, avesse perso il controllo?

"Doveva scovare quella anomalia, isolarla, analizzarla e trovare la tessera mancante. Quella che avrebbe dato finalmente senso a quello strano e deforme mosaico."

Amore. Soldi. Vendetta.
Per quale di queste ragioni è stato ucciso Donati?

La squadra di poliziotti del commissariato di via Sciadonna è tutta impegnata a scandagliare nell'esistenza e della vittima e delle persone che la conoscevano: ognuna di loro sembra avere qualcosa da nascondere, un non detto che potrebbe essere la chiave giusta per arrivare alla soluzione del caso.
E Lorenzo non si darà pace fino a quando non avrà  dato risposta ad ogni domanda e sciolto ogni singolo dubbio.

Lorenzo Festa, con la sua Marlboro sempre tra le labbra o tra le dita, è un uomo di poche parole ma che sa fare bene il proprio lavoro, andando dritto al sodo; è preciso e scrupoloso, presta attenzione ai dettagli e non si accontenta di cercare soluzioni a buon mercato e scontate, anzi stimola anche i propri uomini a ragionare, ad andare oltre le risposte immediate.
C'è in lui qualcosa che lo angoscia, lo tormenta, lo rende "allergico" alla felicità; ad es., ha allontanato dalla sua vita la dottoressa Greco, pur essendo ancora coinvolto sentimentalmente; la donna, a sua volta, non riesce a togliersi dalla testa i momenti felici trascorsi tra le braccia del taciturno commissario, e allo stesso tempo sente che illudersi la farà solo soffrire.

I crucci in amore attanagliano anche Giulio, invaghito della collega, Barbara, che però è sposata; e Michele - che ostenta sempre un atteggiamento gioviale e allegro (soprattutto quando si tratta di tormentare il povero Conti) - ha anch'egli i suoi piccoli problemi di coppia, che lo rattristano non poco.

Sia Festa che i membri della sua squadra vivono, ciascuno a modo suo e per ragioni personali, una propria solitudine privata, nascosta agli occhi degli altri, segreta, che è un po' motivo di sofferenza e un po' un rifugio, in cui ritrovarsi a fare i conti con se stesso, con i propri demoni interiori, il proprio passato e i sensi di colpa.

E settembre, con le sue piogge, i suoi profumi e i suoi colori caldi e malinconici, è lo sfondo perfetto e coerente per questo giallo che si snoda, certo, attorno al delitto da risolvere, ma lo fa ponendo l'attenzione del lettore sulla psicologia dei personaggi, sulle loro inquietudini, solitudini, segreti, fragilità.
Ogni personaggio - dai poliziotti a tutti quelli che via via vengono coinvolti nelle indagini - ci appare in tutta la sua umanità e questo permette al lettore di entrare in empatia con essi, perché non gli vengono nascoste le debolezze, i timori, il bisogno di dare e ricevere amore.

"Una notte buia di settembre" è un giallo made in Italy che sa intrattenere il lettore e suscitarne l'interesse, e per le vicende investigative in sé e per i personaggi coinvolti e le relazioni che li riguardano; pur essendo attraversato per lo più da sfumature malinconiche, non mancano momenti simpatici, che fanno sorridere, grazie in particolare alla effervescente "napoletanità" di Michele Russo e al suo rapporto particolare con il collega, Conti.

Non posso che consigliarvi il romanzo di Valerio Marra: è una lettura che può farvi piacevolmente compagnia in questi giorni piovosi d'autunno (e non solo!).

mercoledì 13 ottobre 2021

Recensione: IO SONO LA BESTIA di Andrea Donaera



Una storia nera, cruda, dove a muovere ogni azione, parola, silenzio, emozione, è il dolore, quello più profondo, sordo, cupo, che parte da dentro, dalle viscere, e le infetta, le contamina, le riempie di veleno, fino a che questo fiele amaro non può che uscire fuori... e continuare a infettare, sporcare, far del male, come solo quella maledetta bestia, che è rannicchiata dentro di noi e che non muore mai davvero, sa fare.


IO SONO LA BESTIA
di Andrea Donaera


NN Edizioni
226 pp
Nessun genitore dovrebbe mai sopravvivere a un figlio; è ingiusto che una madre e un padre debbano sotterrare il proprio ragazzo di soli quindici anni e convivere col dolore della perdita e della tragedia fino all'ultimo giorno della loro vita, come un ergastolo al quale non ci si può sottrarre e che provoca un ferita che continuerà a suppurare nei giorni, nelle settimane, negli anni a venire.

Dal giorno della morte di Michele Trevi è passato ancora troppo poco perchè l'angoscia e il lutto che hanno investito la famiglia possano affievolirsi.

Ma se a riempire il cuore della mamma e della sorella (Arianna) sono principalmente il dolore e lo sgomento per questo figlio/fratello che - inspiegabilmente? - si è suicidato buttandosi dal settimo piano della loro casa, a tormentare il padre, Mimì, è principalmente la rabbia.

Domenico Trevi - conosciuto in paese come Mimì - si sta macerando nel dolore folle per questo figlio che s'è tolto la vita.
E perché se l'è tolta? A chi questo padre può attribuire una tale colpa così da potersi vendicare e sfogare la propria rabbia feroce?

Siamo in Puglia, in un paesino del Salento dominato dalla Sacra Corona Unita, di cui Mimì è un esponente di rilievo. Un boss, temutissimo perché crudele e spietato con i nemici (veri o presunti che siano).

E quando manda i propri scagnozzi per cercare di capire cosa o chi, nella cerchia di amicizie del povero Michele, possa aver causato un tale malessere in  lui da spingerlo al suicidio, alle orecchie dell'uomo giunge un nome: Nicole.

Pare che Michele suo si fosse preso una cotta per questa ragazzina, che le avesse regalato delle poesie d'amore - presumibilmente per dichiararsi - e che lei, Nicole, gli abbia riso in faccia, respingendolo.
E poi non è forse vero che le ultime parole del ragazzo, vergate su un foglio, siano state per lei, per la bella Nicole?

E allora trovatela, 'sta ragazzetta che ha osato schernire questo povero figlio che giace sotto terra mentre lei se ne va in giro impunita e felice!

"Da quando sei morto, veramente, qua è tutto un macello. Io mi sento una bestia in un macello."

Mimì vuole vendetta, così fa rapire la ragazzina e la rinchiude in un casale sperduto nella campagna salentina. 
In questa casa il boss è solito rinchiudere coloro che gli hanno fatto un torto e devono pagare l'affronto.

Che ne sarà di Nicole? Mimì ha intenzione di ucciderla?

Intanto, ella viene condotta in questo postaccio squallido e spoglio, in cui però non è sola: a sorvegliarla c'è il guardiano della casa, Veli (in realtà si chiama Emanuele), un ragazzo che è lì da più di novanta giorni e che, in questi mesi, ha visto portare dentro e poi sparire un sacco di gente...

Quando gli portano la piccola rapita, Veli è come stordito, confuso: che avrà fatto mai di male per meritare questa punizione da parte di Mimì? Che torto o danno gli ha procurato?

Nicole, a sua volta, è spaventata, non capisce cosa stia succedendo: davvero il boss la odia e l'ha fatta rapire, l'ha segregata perché, secondo lui, il figlio si è ammazzato per colpa del suo rifiuto? Ma siamo pazzi?? Sono cose che succedono solo nei film... O no?

Veli osserva in silenzio la compagna di prigionia: bella, innocente eppure, al contempo, forte e arrabbiata; pretende attenzioni, Nicole, fa domande e vuol sapere: chi è Veli e perché è lì? Cosa le farà Mimì? Veramente vuole ammazzarla?

Veli non sa che fare: ha già i suoi guai a cui pensare.
Questa ragazzetta viziata e chiacchierona è arrivata a dargli noia, a tormentarlo con le sue ciarle, a donargli una compagnia non richiesta e, in fondo, molesta.

Veli, chiuso in una cella fatta di luridi mattoni, costretto a mangiare ogni giorno würstel e mele, a fare i conti con frequenti dolori allo stomaco che gli sembra di avere le fiamme dentro, a dormire su un materasso pulcioso e lercio, è l'ombra di se stesso.
Eppure non ha dimenticato chi è e cosa ha vissuto prima di diventare una vittima di Domenico Trevi.
I ricordi affiorano in ogni momento (del resto, solo in quella "cella" 24 ore su 24, cos'altro può fare se non pensare, ricordare...?) e fanno un male cane, forse peggio del mal di stomaco.
È stato felice, un tempo. E innamorato. Pieno di speranze e progetti per il futuro, convinto che l'amore gli sarebbe bastato.
L'amore per e di Arianna.
Arianna Trevi. La sorella di Michele. La figlia di Mimì.

Che sciagura innamorarsi - ricambiato! - proprio della figlia del boss! Ma che potevano farci? Quando l'amore arriva e prende posto nel cuore, mica chiede il permesso: si insinua e punto, non ti resta che viverlo e farti travolgere. 
Nonostante gli ostacoli, le minacce.
Nonostante la natura dica no, non si può. Non si potrebbe ma si fa, dicevano Arianna e Veli, forti del loro sentimento puro.
Dicevano loro. Ma Mimì ha deciso altro, e così Arianna s'è ritrovata senza Veli e senza Michele.
Sola. in una casa che è sua ma che le è estranea, perché ormai non c'è più nessuno ad amarla, a tenerla in considerazione.

Suo padre non la vede; è la figlia sopravvissuta. Quella superflua. Il figlio importante non c'è più; morto lui, morti tutti.

"Che ormai c’è un vuoto, in quelle loro vite: non si riempie, quel vuoto, perché è il vuoto delle cose morte. E le cose morte non tornano. Restano morte. Vorrebbe urlare a suo padre che non solo Michele è morto: sono morti tutti, in quella casa. Sono morti e non torneranno. Sono morti, tutti. E non torneranno."

E la mamma? Peggio. La odia, sta figlia snaturata, sciagurata, portatrice di disgrazie e di peccato.
Che ci fai in quella casa, Nicole? Chiusa nella tua stanza, a che pensi? Ricordi le conversazioni con tuo fratello, le sue domande filosofiche e i suoi discorsi per enigmi.
E quella domanda incomprensibile: se avevi capito chi fosse la bestia.
E adesso che tutto è perduto, bruciato nell'incendio che ha fatto seguito alla morte di Michele, non serve neanche più chiederselo.

Ma Veli, come un animale in gabbia, lo sa chi è la bestia.
Ed è colpa sua se adesso lui è costretto a dividere la prigione e la solitudine con questa ragazzina che chiede, chiede, vuole rassicurazioni, che mostra i denti ma poi gli occhi lo supplicano: portami fuori di qui, aiutami a scappare.
Veli è tormentato: rivede in Nicole la sua ormai perduta Arianna, la sua freschezza, allegria, purezza, e vorrebbe poter promettere alla giovanissima prigioniera che non le succederà nulla di brutto.

"E vorrei pure dirti di non avere paura. Vorrei dirti che andrà tutto bene, che tutta questa cosa sarà solamente un ricordo di quelli brutti. Che tornerai a scuola e durante le assemblee di classe tutti ti chiederanno di raccontare quella storia di quando sei stata prigioniera della Sacra. Che un giorno, da qualche parte, in qualche tempo, saremo ubriachi e canteremo di nuovo i Nirvana. Che crescerai, e tanti uomini ti diranno che sei bellissima. Vorrei dirti che andrà così. Promettertelo."

Si può scappare dalle grinfie della Bestia?
Forse l'unica soluzione è lasciarsi infettare da essa, accogliere la bestia che dorme dentro di sé (dentro ognuno di noi) e lasciarla uscire fuori, feroce, arrabbiata, vendicativa.

Attraverso una narrazione corale, polifonica, l'Autore ci racconta una storia tragica, dura, intrisa di violenza - primitiva, brutale, bestiale, sanguinosa, che non guarda in faccia nessuno -, di amore - quello innocente e spensierato della gioventù, quello disperato di una madre privata dei figli, quello silenzioso di un quindicenne che riversa su fogli immacolati parole e pensieri e angosce, che lo divorano da dentro, come solo una bestia dai denti affilati sa fare (e lui lo sa chi è la bestia), o ancora quello non sano di un padre criminale -, di sentimenti di vendetta.

La scrittura di Donaera è tagliente, feroce, intensa e realistica nel linguaggio (elaborato nonostante la presenza del dialetto, del parlato), sa trascinare il lettore in un paesino in cui vige la soffocante tirannia dei mafiosi locali, che tiranneggiano e dominano impuniti; gli fa provare tutto il dolore - ferino, ancestrale - dei vari attori di questa oscura tragedia pugliese (alla quale ogni voce narrante dà la propria personale sfumatura), il disprezzo davanti alla spirale di soprusi e violenze; lo porta nella prigione con il povero Veli, ne sentiamo la rabbia impotente (scoppierà prima o poi?), la volontà e gli impulsi repressi nel silenzio della solitudine.

Viene automatico capire chi sia la bestia, ma in verità una domanda ci accompagna durante la lettura: c'è una bestia che riposa in ciascuno dei personaggi, anche in quelli apparentemente più innocenti?

Assolutamente consigliato; trovo sia un romanzo davvero bello, scritto benissimo, capace di rimestare nel lettore un turbine di emozioni, di fargliele sentire attaccate addosso anche dopo aver voltato l'ultima pagina.

martedì 12 ottobre 2021

** SEGNALAZIONI EDITORIALI ** (ottobre 2021)

 

Carissimi lettori, oggi vi presento alcune pubblicazioni appartenenti a differenti generi letterari.

Parto dalla raccolta di racconti che, come dice l'Autore stesso, "sono più o meno quello che otterreste shakerando assieme gin, Raymond Carver, Louis C.K. e una fettina di lime." (cit.)


I VESTITI CHE NON METTI PIÙ
di Luca Murano


Dialoghi Ed.
130 pp
14 euro

Chi siamo quando nessuno ci osserva? Possiamo davvero sentirci al sicuro? È realmente plausibile, in tali circostanze, riuscire a indossare e sfoggiare la parte più limpida di noi stessi? 

I protagonisti dei racconti che compongono la presente silloge prendono vita tra le pagine col desiderio di rispondere a queste domande, compiendo azioni apparentemente insigni canti e che invece restituiscono alle storie autenticità e tutta la grazia che può nascondersi dietro le banalità, le paure, le sofferenze e le speranze di cui sono intrinseche le loro esistenze. 

Una raccolta di outfit dimenticabili, ma di reazioni e gesti indimenticabili perché radicati in profondità in ognuno di noi. 

Uomini e donne sull’orlo della perdizione, studenti squattrinati, scrittori precari, giocatori d’azzardo, genitori sciagurati e figli egoisti che, con ironia e disincanto, scavano a fondo nella loro interiorità solo per scoprirsi vulnerabili, fallibili e, proprio per questo, umani.



L'AUTORE

Luca Murano è nato nel 1980 a Sant’Angelo Lodigiano (LO). Dal 2009 vive in Toscana, dove si occupa di logistica. Oltre a curare Vai Come Sai, il suo blog di scrittura, negli anni ha pubblicato diversi racconti su riviste letterarie indipendenti. Nel 2018 ha esordito nel mondo dell’editoria con Pasta fatta in casa. Sfoglie di racconti tirate a mano.


*****


Il secondo libro è stato scritto da Pablo Ayo: non ci sono alieni né astronavi, non si parla di religioni, miti antichi o fenomeni paranormali, ma il protagonista è un informatico un po' nerd che, suo malgrado, si trova coinvolto in un losco traffico internazionale di droga.



OTELLO E LA MALEDIZIONE DEGLI HOTEL
di Pablo Ayo


384 pp
A Otello Bonacasa gli hotel portano sfortuna: braccia rotte, fidanzamenti saltati, lavori persi. 
Tutto da quando a 16 anni Evaristo, il bullo del liceo, non gli diede il soprannome di “Hotello con l’H”. 
Evitando di avvicinarsi a alberghi, pensioni, B&B e soprattutto hotel, pian piano le cose gli vanno meglio: diventa un informatico di successo e fonda assieme all’amico Marco Trifoldi l’azienda “Cloud 9”. 
Finalmente ha un sacco di soldi, un lussuoso appartamento e una fidanzata bellissima: Alisa. 
Tutto va bene fino a quando non si reca negli Emirati Arabi per presentare il suo nuovo progetto agli azionisti. 
Convinto che ormai la sfortuna sia passata, alloggia nell’Hotel più bello di Dubai, l’Atlantis.
Da quel momento la vita di Otello va a pezzi: quando la polizia trova nella sua stanza d’albergo una valigia piena di cocaina si ritrova costretto a fuggire, prima dagli Emirati Arabi e poi dal carcere di Rebibbia, inseguito da sicari della Camorra, spacciatori colombiani e malavitosi romani. 
Otello dovrà riuscire a scoprire chi lo vuole incastrare e perché, con l’aiuto di alcuni incredibili personaggi incontrati in carcere: il gigante polacco Baby Wachowsky, il vucumprà Sahid, il falsario veneto Bepi, il contrabbandiere ligure Ceschìn e soprattutto Evaristo, il suo odiato ex compagno di liceo che lo aveva soprannominato “Hotello”.

L'autore.
Pablo Ayo è conosciuto nel campo dell'informazione alternativa ed è tra i più famosi ufologi e ricercatori italiani.
È un esperto di miti, religioni, fenomeni paranormali, alieni e molto altro.
È giornalista, scrittore prolifico ed eclettico ( spazia dallo stile divulgativo al fantasy, fino al noir comico) e artista.
È seguitissimo sui social, specialmente su Youtube: gli iscritti al suo canale "Frontiere” superano i 40.000 e le sue dirette video riscuotono sempre grossi consensi.
La particolarità di questo ricercatore, però, è che non grida al complotto o al sensazionalismo per fare spettacolo, audience o far parlare di sé, ma si basa sempre su prove ed evidenze scientifiche.
Ha già pubblicato parecchi libri sull'argomento e, oltre ad aver tenuto molte conferenze, ha preso parte a diversi programmi televisivi, uno su tutti: "Mistero", in onda su Italia 1 fino a qualche tempo fa.
Negli ultimi anni ha deciso di cimentarsi con generi letterari diversi da quelli divulgativi. Sta, infatti, scrivendo una saga fantasy, "Huntermoon", i cui primi due libri " L'inganno di Ogmareth" e "La profezia di Vizerath", hanno visto la luce rispettivamente nel 2020 e nel 2021.
Nel Luglio di quest'anno ha pubblicato la seconda ristampa di "Otello e la maledizione degli hotel".


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LA VILLA DEI CADAVERI
di Luisa Ferrari


Frilli Ed.
336 pp
In una tranquilla domenica sera dell’estate torinese del 2019 il quieto vivere del Commissario Aurelio Baldanzi viene sconvolto dall’improvvisa scomparsa della fascinosa Ornella, con la quale trascina da anni una storia fatta di contrasti e incomprensioni. 
Negli stessi giorni una mano sconosciuta inizia a seminare morte tra le mura dell’Istituto di Anatomia Patologica di Torino e di nuovo il Museo con i suoi barattoli dall’inquietante contenuto tornano involontari protagonisti, forse legati proprio al mistero che si cela
dietro quella scomparsa che assume nei giorni toni sempre più complessi. 
Un filo sottile sembra legare le vittime torinesi ad antiche atrocità commesse da un eccentrico collezionista detto il Barone di Rocca D’Arazzo insieme al suo Preparatore Anatomico; fatti così irreali nel loro orrore da far dubitare lo stesso Baldanzi dell’evidenza che si presenta ogni giorno più tragica. 
E mentre altri personaggi si affacciano sulla scena, come l’inossidabile Achille Donati, la volubile Amalia, la professionale Giulietta Ottolenghi e il fedele amico Gerardo, Baldanzi si trova coinvolto in vicende sempre più irreali senza nemmeno l’aiuto del buon Di Gennaro, diventato felicemente papà. 
Tra il culto della misteriosa Signora vegliata dalle fedeli Custodi e il segreto dei preparati museali della contrada del Gelso, i fili sempre più annodati trovano alla fine la loro trama componendo un arazzo che nessuno avrebbe potuto immaginare.

L'autrice.
Luisa Ferrari, classe 1971. L’amore per la paleopatologia l’ha spinta a scegliere la tesi in Anatomia Patologica a Genova e poi la specializzazione sempre in Anatomia Patologica a Torino. Tra le mura dello storico Istituto torinese è stata subito affascinata dal vecchio Museo, custode di antichi reperti polverosi che attendevano giusto riconoscimento. Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato Cadaveri e tacchi a spillo e il racconto Il nano di Venezia nell’antologia I luoghi del noir.






domenica 10 ottobre 2021

L'importanza dei nonni in due libri per l'infanzia (recensioni)



In questo pomeriggio domenicale, piovoso e che sa di autunno, vi consiglio un paio di libri per bambini aventi al centro una delle figure più importanti della vita di tanti di noi: i nonni.

Il primo è un libro davvero molto breve, arricchito da bellissime, coloratissime e intense illustrazioni: 
"Nonno non mi riconosce più. L'Alzheimer raccontato ai bambini" di Terri Kelley


Ed. Alkemia Books
trad. G. Piscitelli
ill. M. Radeva
30 pp
Quando l'Alzheimer entra nelle famiglie, la tranquilla vita di ogni giorno viene scombussolata.
Tutti ne risentono, a cominciare dall'ammalato, proseguendo con i famigliari (che non di rado sono anche i caregivers) e arrivando ai bambini.

Se non è semplice per gli adulti gestire il proprio congiunto con questa patologia degenerativa, immaginiamoci quanto può risultare complicato per i piccoli, che non posseggono gli stessi strumenti dei grandi per comprendere a fondo cosa stia accadendo al/alla proprio/a nonno/a.

Il bimbo di questa brevissima e tenera storia si chiama Federico e il suo amatissimo nonno Giovanni è una figura importante per lui da quando è nato: hanno sempre giocato assieme e avuto un ottimo rapporto.
Ma da qualche tempo, qualcosa è cambiato: il nonno non lo riconosce più, il suo sguardo è perso nel vuoto, a volte piange, è confuso, chiede a Federico chi egli sia...

Il bimbo soffre, a sua volta si sente perso, smarrito, vorrebbe aiutare quel nonnino così fragile ma non sa che fare! Però una cosa gli è chiara: continuerà ad amare nonno Giovanni con tutto l'amore che il suo cuoricino è in grado di contenere, e gli starà sempre accanto!

A Federico non serve conoscere i dettagli e il linguaggio specifico di questa malattia: come tutti i bambini, capta ogni cosa con la propria semplicità e sensibilità e capisce che nulla sarà più come prima, se non l'amore e la vicinanza che lui promette a quel nonno che non può più essere il suo compagno di giochi, ma che comunque avrà per sempre un posto speciale nel suo cuore.

Un volumetto che, con le sue immagini molto belle, il linguaggio semplice, la scelta di parole dolcissime e commoventi, è dedicato a tutti quei bambini speciali che trovano la forza di continuare ad amare i loro nonni nonostante essi non riescano più a riconoscerli. 

*****

"Avventure con la nonna. La nonna è un mito!" di Antonio Pérez Hernández

trad.  Anna Camagni
80 pp 

Anna è una bimba di nove anni, ha un fratellino - Giacomo - di sette e insieme stanno per vivere alcuni giorni ricchi di avventure inimmaginabili!
Con chi? In compagnia della loro nonna Elvira!!

Una mattina i fratellini si sentono dire dai genitori che passeranno qualche giorno con la nonna perché loro due hanno vinto a una lotteria e partiranno per un viaggio in Polonia. 

Anna accetta la decisione con serenità, mentre Giacomo fa i capricci e vorrebbe andare in viaggio con loro, pensando di divertirsi di più che stando con l'anziana nonnina.

Quando papà e mamma lasciano i figli da Elvira, fanno loro le classiche raccomandazioni: "fate i bravi", "comportatevi bene", "prendetevi cura della nonna che è fragile e delicata".

Ma non appena la porta di casa si chiude e i genitori se ne vanno, la tranquilla e dolce nonna Elvira cambia aspetto e, un po' come Clark Kent che dalla cabina esce vestito da Superman, diventa una super nonna molto sprint e vivace, quasi irriconoscibile!

Anna e Giacomo scoprono un lato della nonna a loro ignoto: altro che vecchina noiosa, nonna Elvira è un vulcano di energia e voglia di avventura!

È lei, infatti, a proporre tante attività ed esperienze incredibili, che i due bambini non solo non hanno mai fatto ma che sono convinti siano vietate dai genitori in quanto un po' pericolose.

Ed è così che i tre avventurieri se ne andranno in giro a vivere giorni magnifici, all'insegna del divertimento e anche del brivido, visto che la loro nonnina è pronta a impelagarsi in avventure che fanno rizzare i capelli in testa ai fratellini.

Incontreranno amici simpatici, lungo il cammino, si divertiranno moltissimo, rideranno a crepapelle, mangeranno tante leccornie, impareranno a stupirsi davanti alle piccole cose, ad amare il contatto con la natura e soprattutto impareranno ad apprezzare il tempo trascorso con la loro super nonnina, una miniera inesauribile di idee e gioia di vivere.

Un libro per bambine e bambini, divertente, ricco di sano umorismo, azione e avventure!
Lettura consigliata dai 7 anni.

sabato 9 ottobre 2021

Le mie letture di Settembre 2021

 

Ed ecco il riepilogo del mio settembre.


LETTURE


  1. FIGLIE DEL MARE di M. L. Bracht: romanzo che tratta il tema delle "donne di conforto" (5/5).
  2. GAZA  di M. Vertuani: dieci racconti ambientati nella striscia di Gaza (4/5)
  3. IL MARE DI GAZA - il manifesto per Vittorio Arrigoni: Vik e il suo impegno per difendere i diritti di un popolo di cui si calpestano ogni giorni i diritti (4/5)
  4. "Il diritto di vivere. La voce di Angela" di I. Pontecorvo: la storia di un'adolescente che deve affrontare le difficoltà - fisiche e non solo - legate alla propria condizione di disabilità (4/5)
  5. "MIND THE GAP - Distanze Londinesi" di L. Multinu: un'italiana alla ricerca del proprio posto nella caotica ed affascinante Londra (4/5)
  6. IO SONO GORDON BLOOM di F. Cariti: un giovane senza scrupoli e amorale racconta dal carcere le proprie azioni criminali (4.5/5).
  7. IL SEGRETO DI RIVERVIEW COLLEGE di S. Goga: un'insegnante di letteratura ed un professore di Storia cercano di risolvere un mistero legato ad un diario del 1600 (4.5/5)
  8. SCRUBLANDS NOIR di C. Hammer: un prete ammazza a fucilate un gruppetto di parrocchiani; il caso sembra semplice ma un giornalista curioso e tenace scopre che dietro quel gesto c'è tutta una rete di intrighi e bugie (3.5/5).


Questo mese ho "scoperto" la serie tv OUTLANDER, tratta dalla saga "La straniera" di Diana Gabaldon. Che dire...? Mi sta piacendo tanto tanto, quando comincio a vedere una puntata non riesco a staccarmene *_*
Ho terminato (solo e appena) la prima stagione, ambientata nella prima metà del 1700 in Scozia, periodo storico affascinante; fantastici gli attori: Caitriona Balfe è la determinata protagonista, Claire Beauchamp; Sam Heughan è il rosso e prestante Jamie Fraser; le scene d'amore tra i due sono esplicite e all'insegna della passione.
I personaggi (principali e non) sono davvero accattivanti, compresi gli antagonisti, che sono di una malvagità e di un sadismo... come dire, notevoli. In particolare Jack Randall (Tobias Menzies) è il male fatto persona e a causa sua il povero Jamie andrà incontro a torture inenarrabili.
Bellissimi e suggestive le Highlands scozzesi; sono innamorata della colonna sonora, The Skye Boat song, che è la canzone che mi ha accompagnata in questo mese.
Sono ansiosa di proseguire con la seconda stagione *_*

Voi l'avete vista?







CITAZIONE DEL MESE

"A volte le vecchie ferite devono essere riaperte per poter guarire davvero". (FIGLIE DEL MARE, M.L. Bracht)



POESIA DEL MESE  

Cadete Foglie

Cadete foglie, fiori svanite;   
.

stenditi notte, giorno sii breve;
ogni foglia che vola da una pianta autunnale
mi parla di felicità.

Sorriderò quando fiocchi di neve
fioriranno al posto della rosa;
canterò quando la notte in declino
annuncerà un giorno più grigio.

(Emily Brontë)


giovedì 7 ottobre 2021

Recensione: LE LESIONI DELL'ANIMA di Maria Rosa Bellezza



Possono due anime appartenersi tanto profondamente così che il loro legame vada al di là dello spazio e del tempo?
Quando Ada e Mizio si incontrano, sono due adolescenti alla ricerca del proprio posto nel mondo; ognuno ha i propri fardelli sulle spalle e i propri affanni sul cuore, ma imparano a conoscersi, a specchiarsi l'una nell'anima dell'altro, fino a riconoscere che a legarli è un filo invisibile ma indistruttibile.

LE LESIONI DELL'ANIMA
di Maria Rosa Bellezza



Ed. Homo Scrivens
256 pp
Giugno 2021
Ada e Mizio non potrebbero essere più diversi l'una dall'altro.
Lei è una ragazza che ha perso da bambina l'udito, non ha ancora imparato ad accettare davvero la propria sordità e vive con molto imbarazzo il fatto di dover portare a vita degli apparecchi acustici. 
Se Ada sente la mancanza di uno dei cinque sensi, Mizio ne ha decisamente qualcuno in più, ereditato dalle donne della propria famiglia.
Il ragazzo, infatti, ha il dono di predire il futuro attraverso sogni, sa leggere le carte napoletane,  percepisce la presenza degli spiriti guida e, addirittura, vede e parla coi defunti.
La sua bisnonna Gelsomina era come lui: è morta tre volte (ogni ventinove anni, fino ad arrivare agli ottantasette, per poi morire definitivamente), e anche nonna Giovanna era una sensitiva: è stata proprio lei a insegnare al nipotino decenne come fare la croce con le carte napoletane, e da quel momento il bambino ha manifestato la capacità di sentire delle voci nella testa che gli rivelavano particolari appartenenti alle vite di persone a lui vicine.

Mizio è solo un bambino e questo "potere" lo confonde, gli crea non poco disagio, quasi se ne vergogna, ma che può farci? 
E' un dono che è parte integrante del suo stesso essere, è qualcosa di inscindibile da lui, nonostante egli, negli anni della giovinezza, cercherà di fingere di non avere tali poteri medianici, essendone da essi sopraffatto emotivamente.

Quando, verso i sedici anni, un'amica di Ada le presenta Mizio, tra i due si instaura un'amicizia speciale: cominciano a trascorrere molto tempo insieme, divenendo inseparabili; con questo ragazzo sensibile, capace di andare oltre apparenze e di leggerle dentro, di dirle ogni cosa (anche negativa) con  schiettezza ed onestà, Ada non si sente la goffa ed insignificante ragazza sorda, affetta da una disabilità che si porterà dietro tutta la vita.
Mizio sa vedere ciò che si cela tra le pieghe della sua anima e questa consapevolezza la fa sentire legata a lui in modo intimo.
Il loro affiatamento cresce ogni giorno di più, tanto che Mizio decide di portarla con sè nei suoi "consulti", quando, leggendo le carte alle persone, riesce a guardare nel loro animo, per aiutarle a dipanare le trame della loro vita. E lo fa con sicurezza, senza sconti, con disarmante sincerità.

Ma il suo è un dono che ha due facce della medaglia: è vero, lo rende un po' un privilegiato, un ragazzo speciale in grado, senza il minimo sforzo, di fare da tramite tra i vivi e i morti, tra il terreno e l'ultraterreno, tra il passato, il presente ed il futuro. Ma è al contempo un fardello non indifferente da portare, perchè spesso Mizio ne è schiacciato, emotivamente annichilito, in particolare quando si tratta di "vedere" e prevedere disgrazie a persone a lui care. Questo gli fa sentire addosso responsabilità troppo grandi e difficili da gestire!

"Mi si attacca il dolore della gente addosso, come tante sanguisughe. Ma invece di bermi il sangue, il dolore si beve il cervello. Non ho filtri, sono senza pelle, senza difese!"

Per non parlare del fatto di riuscire a vedere gli spiriti delle persone defunte!
Insomma, Mizio non è mai solo e capisce che, nonostante le proprie reticenze e i tanti timori, non può allontanare da sè le proprie facoltà spirituali extrasensoriali; piuttosto, deve servirsene per far del bene, per guarire le ferite dell'anima delle persone che si rivolgono e si rivolgeranno a lui.

La ricerca affannosa della propria missione nel mondo lo porterà per diversi anni lontano dalla sua Ada.

Lui e Ada si vogliono bene, anzi si amano, ma da ragazzi non avranno modo di vivere questo sentimento perché le loro vite prenderanno sentieri differenti.
E se Mizio andrà in giro per il mondo ad imparare e a formarsi per poter guarire i malesseri delle persone, Ada farà un percorso più convenzionale.
Laurea in Lettere, un impiego come catalogatrice di reperti antichi e infine titolare e direttrice di una galleria d'arte.
E proprio nella sua galleria un giorno ritrova Mizio, il suo amico di un tempo, l'uomo che ha sempre avuto un posto unico nel suo cuore e che, anche se lei non può saperlo, ha sempre vegliato su di lei.

"L’aveva seguita da lontano, con discrezione, aiutandola nei momenti più bui, dandole conforto nei sogni che lei dimenticava al mattino, ma che inconsciamente guidavano le sue azioni.".

Mizio torna da lei e come un uragano la travolge nuovamente con le sue esperienze di sensitivo, risvegliando nella donna quell'interesse per le cose spirituali e ultraterrene che la routine di una vita piatta aveva soffocato.

Agli occhi di Ada Mizio non è cambiato, ma lei sente di essere diversa dalla ragazza di un tempo: ora è la mamma di due figlioli ancora piccoli che le danno un gran daffare ed è sposata con Riccardo, un uomo che l'ama con tutto se stesso, che la desidera, che vuole possederla nel corpo e nella mente..., ma col quale non ha molto in comune.
Ada è consapevole di sentirsi intrappolata in un'esistenza che sente soffocante, priva di stimoli e, soprattutto, di amore e passione.

Rivedere Mizio dopo tanti anni le permette di guardare in faccia la propria vita e il proprio matrimonio, e di realizzare quanto grande sia il rischio, per lei, di "appassirsi", di rinchiudersi in un bozzolo di infelicità senza via d'uscita.

Cosa farà adesso che Mizio è ritornato nella sua vita?

"Le lesioni dell'anima" è un romanzo che cattura il lettore sin dalle prime battute, con un incipit accattivante: "La bisnonna Gelsomina morì tre volte. La prima volta che le si fermò il cuore aveva ventinove anni."

L'Autrice non ha semplicemente messo su carta una storia di amicizia e d'amore tra un uomo e una donna che la vita ha prima unito e poi separato, per poi farli incontrare di nuovo (per sempre?), ma ha intessuto una trama che, con raffinata delicatezza e una grande sensibilità, crea un ponte tra il visibile e l'invisibile, tra la vita terrena e ciò che va oltre essa.
Tra queste pagine veniamo immersi in una dimensione visionaria, "magica", dove il confine tra il reale e il surreale, tra il sogno e la realtà si assottiglia; tale dimensione spirituale è propria di ogni essere umano e va nutrita, affinchè questa sensibilità verso ciò che va oltre l'esperienza empirica, sensoriale, sia aiutata ad emergere e la nostra anima - ciò che davvero siamo - venga fuori senza timori.

Non c'è persona che non nasconda, dentro di sé, delle lesioni, delle ferite interiori profonde, che se non vengono portate alla luce e curate, possono "infettarsi" e provocare ulteriori lacerazioni e dolori.

La penna di Maria Rosa Bellezza ha un che di ammaliante, ipnotico, e con grazia e profondità  sa trasportare il lettore in una realtà piena di un fascino antico, in cui diverse vite - fragili, imperfette, uniche - si intrecciano seguendo traiettorie imprevedibili, come del resto imprevedibile è la vita stessa.

Consigliato a chi ha voglia di leggere una storia particolare, che narra di legami indissolubili e speciali, che uniscono anime affini tra loro, e lo fa attraverso due protagonisti che impareranno ad accettarsi, ad andare oltre i propri limiti e paure per abbracciare la ricchezza e i doni che portano dentro di sé e che li rendono unici.









mercoledì 6 ottobre 2021

In uscita oggi: "Tutte feriscono, l'ultima uccide" (Edizioni Il Vento Antico) di Laura Costantini e Loredana Falcone

 


Cari lettori, oggi vi presento un romanzo che è in uscita proprio in questo giorno.

"Tutte feriscono, l'ultima uccide" (Edizioni Il Vento Antico) di Laura Costantini e Loredana Falcone è un thriller in cui si indagherà su dei sacrifici umani ispirati al culto di Vesta e del fuoco sacro dell'antica Roma pagana.

Si tratta in realtà di una riedizione, abbastanza rimaneggiata, di "Fiume Pagano", uscito nel 2010 e poi andato fuori catalogo.  È un romanzo autoconclusivo ma primo di una trilogia.

LINK SITO EDITORE
👇
https://ilventoanticoeditore.com/tutte-feriscono-lultima-uccide/

Trama 

«Uno è un caso, due una fatalità, quattro fanno una maledizione.»

Così il maresciallo Quirino Vergassola dice al suo amico Nemo Rossini, giornalista, di fronte all’ultimo cadavere affiorato dalle acque del Tevere. Tutti senzatetto, apparentemente suicidi, ma tutti indossano una tunica bianca, sul petto portano lettere marchiate a fuoco e gli esami tossicologici evidenziano tracce di assenzio. L’unico testimone della loro morte è un altro clochard, che affida al suo talento per il disegno il compito di lanciare l’allarme: a Roma, di notte, qualcuno accompagna i condannati a un sacrificio rituale. Un’indagine complessa, quella che il maresciallo Vergassola si trova tra le mani mentre a Roma impazza il Carnevale. Ben presto si rende conto che nulla è come appare e i più sospettabili sono, forse, innocenti.

Un thriller carico di tensione, un intreccio le cui tessere si incastrano a una a una fino a formare un disegno cupo e illuminante al tempo stesso.


lunedì 4 ottobre 2021

PROSSIMAMENTE IN LIBRERIA: "Sempre tornare" di Daniele Mencarelli || "La casa vicino alle nuvole" di Nickolas Butler


 Due romanzi in uscita che mi interessano: il primo è di Mencarelli, che l'anno scorso mi aveva conquistata con "Tutto chiede salvezza"; il secondo è di un altro autore che per me si sta confermando una garanzia: Nickolas Butler.


Sempre tornare di Daniele Mencarelli (Mondadori, 324 pp, USCITA 5 OTTOBRE 2021).

È l'estate del 1991, Daniele ha diciassette anni e questa è la sua prima vacanza da solo con gli amici.  
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Due settimane lontano da casa, da vivere al massimo tra spiagge, discoteche, alcol e ragazze. 
Ma c'è qualcosa con cui non ha fatto i conti: se stesso. 
È sufficiente un piccolo inconveniente nella notte di Ferragosto perché Daniele decida di abbandonare il gruppo e continuare il viaggio a piedi, da solo, dalla Riviera Romagnola in direzione Roma. 
Libero dalle distrazioni e dalle recite sociali, offrendosi senza difese alla bellezza della natura, che lo riempie di gioia e tormento al tempo stesso, forse riuscirà a comprendere la ragione dell'inquietudine che da sempre lo punge e lo sollecita. 
In compagnia di una valigia pesante come un blocco di marmo, Daniele si mette in cammino, costretto a vincere la propria timidezza per chiedere aiuto alle persone che incontra lungo il tragitto: qualcosa da mangiare, un posto in cui trascorrere la notte. 
Troverà chi è logorato dalla solitudine ma ancora capace di slanci, chi si affaccia su un abisso di follia, sconfitti dalla vita, prepotenti inguaribili. E incontrerà l'amore, negli occhi azzurri di Emma. 
Ma soprattutto Daniele incontrerà se stesso, in un fitto dialogo silenzioso in cui interpreta e interroga senza sosta ciò che gli accade, con l'urgenza di divorare il mondo che si ha a diciassette anni, di comprendere ogni cosa e, su tutto, noi stessi: misurare le nostre forze, sapere di cosa siamo fatti, cosa può entusiasmarci e cosa spegnerci per sempre. 
Questo viaggio lo battezzerà infine all'arte più grande di tutte. L'arte dell'incontro.

Un romanzo vitale, picaresco e intimo, che ha dentro il sole di un'estate in cammino lungo l'Italia, l'energia impaziente dell'adolescenza e la lingua calibratissima e potente di uno scrittore al massimo della sua forma.

*****

La casa vicino alle nuvole di Nickolas Butler (Marsilio Ed., trad., F. Cremonesi, 384 pp, USCITA 7 OTTOBRE 2021) è un romanzo rurale che si tinge di noir, un'immersione dolceamara in un'America ormai orfana del sogno, stretta tra il miraggio del benessere e la ferocia di un capitalismo che macina nel suo ingranaggio forti e deboli allo stesso modo; un'America miserabile a cui rimangono solo le sirene di una corsa all'oro che è in realtà una lotta per la sopravvivenza.

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Gretchen Connors sembra avere tutto: il fascino, un impiego prestigioso, un ricchissimo conto in  banca  e diverse proprietà tra una costa e l'altra degli Stati Uniti. 
Ma allora perché si è messa in testa di far costruire una lussuosa dimora tra le aspre montagne del Wyoming? E soprattutto perché pretende che sia pronta in pochi mesi? 
Quando Cole, Bart e Teddy, titolari della True Triangle Construction e amici da una vita, vengono assoldati per la gestione del cantiere, nutrono molti dubbi sulle motivazioni reali della signora, ma la somma esorbitante che gli viene offerta per consegnare l'appalto nei tempi prescritti, con la prospettiva di ricavare più soldi di quanti ne abbiano mai sognati, li convince ad accettare. 
Quella casa abbracciata alle rocce e impreziosita da una sorgente termale non è un lavoro qualsiasi: chi la realizzerà avrà l'occasione di cambiare le proprie sorti, di dire addio a un'esistenza passata a spaccarsi la schiena per risparmiare pochi spiccioli o per rimediare qualche droga capace di far dimenticare la solitudine; chi se la godrà potrà finalmente ricongiungersi alle proprie radici, sposare la magnificenza selvaggia della natura. 
Quella casa tra le nuvole non è un progetto qualsiasi: è una casa per cui vale la pena vivere, una casa per cui vale la pena morire. 

domenica 3 ottobre 2021

Recensione: SCRUBLANDS NOIR di Chris Hammer



Un prete ammazza a fucilate un gruppetto di parrocchiani; il caso è chiuso, eppure un anno dopo un giornalista curioso e tenace scopre che dietro quel gesto c'è tutta una rete di intrighi e bugie che aspetta solo che qualcuno la porti a galla.



SCRUBLANDS NOIR
di Chris Hammer

Ed. Neri Pozza
trad. V. Guani, A. Biavasco
432 pp

"La gente crede a quel che vuole credere, ma questo non significa che sia la verità."

Riversend (località fittizia) è una piccola cittadina australiana in cui le esistenze dei suoi abitanti procedono placide, al limite del sonnacchioso, quasi prive di slancio e vitalità, al pari dell'arida terra che la circonda e che soffre per la prolungata siccità.

Tutti conoscono tutti; ciascuno sa vita, morte e miracoli del proprio vicino e mai penserebbe che quest'ultimo possa nascondere degli inquietanti scheletri nell'armadio.
Eppure la tranquillità di Riversend è solo apparente: in realtà sotto di essa scorrono vite, affari e relazioni parallele e nascoste, e più d'uno in città ha i suoi bei segreti da nascondere.

Quando il giovane parroco della comunità, in procinto di officiare la messa della domenica mattina, esce dalla chiesa imbracciando il fucile e, con impressionante freddezza, uccide alcuni suoi parrocchiani riuniti sul sagrato, il tempo sembra fermarsi per tutti.

Byron Swift - l'assassino - muore anch'egli, quel giorno, ucciso dal poliziotto (Robbie) accorso sul luogo della strage dopo aver saputo della sparatoria.

Com'è potuta accadere una simile tragedia?

Solitamente, quando succedono questi fatti di sangue, ci si fa tante domande non solo sui perché ma anche sulla prevedibilità di una tale azione da parte dell'assassino: il prete aveva forse dato segnali di essere impazzito? O di avere delle ragioni per veder morte proprio quelle persone su cui ha sparato? Del resto, ne ha risparmiato altre lì presenti: c'è una ragione dietro questa scelta?

Il caso viene archiviato nel giro di poco tempo, anche perché c'è poco da indagare, secondo la polizia: Swift evidentemente è stato colto da un raptus omicida di cui mai si saprà la causa: il colpevole è lui - su questo non ci sono dubbi - e non è possibile né interrogarlo né fargli scontare la pena... Insomma, che c'è da indagare ulteriormente? Forse conoscere le motivazioni di una tale sciagura che ha tolto la vita a mariti e padri di famiglia, restituirebbe loro la vita?
Ovviamente no, per cui... caso chiuso.

Ma un anno dopo un giornalista del Sydney Morning Herald, il quarantenne Martin Scarsden, viene incaricato dal suo giornale di recarsi a Riversend e di redigere una sorta di reportage da mandare in stampa il giorno stesso dell'anniversario della strage.
L'idea è di raccontare come vanno le cose in paese a un anno di distanza dalla sciagura che ha sconvolto tutti.

Martin è bravo nel proprio lavoro, è sempre stato un giornalista serio, professionale, distaccato nell'approcciarsi ai fatti di cronaca su cui lavorava; ma a un certo punto della sua carriera, qualcosa s'è spezzato, cambiandolo come uomo e come reporter.

Tempo prima, infatti, è stato nella Striscia di Gaza come corrispondente estero del proprio giornale, e lì ha fatto esperienze crude, traumatiche, al limite della sopravvivenza, che l'hanno segnato profondamente e hanno anche modificato il suo modo di vedere le cose.
È come se soffrire in prima persona la violenza e la follia di cui l'essere umano è capace, vivere dal di dentro una tragedia e non solo come osservatore esterno, privilegiato e super partes, l'abbia reso più empatico, meno freddo e calcolatore, inducendolo ad "aggiustare" il proprio modo di fare cronaca, dando più importanza alle persone, alle loro motivazioni, al loro passato, e non più soltanto ai fatti in sé, su cui di frequente i giornalisti amano ricamare, abbinandoli a titoloni sensazionalistici che attirano l'attenzione delle masse ma restano lontani dalla realtà.

Martin non si accontenta delle risposte superficiali e scontate che ricava dalle sue conversazioni con la gente del posto, da cui si fa raccontare la personale versione dei fatti.

Conosce le mogli di alcuni uomini vittime della strage, cercando così di capire perché Byron abbia scelto proprio loro. Sempre che le abbia uccise per una o più ragioni e che il suo non sia stato un'azione folle ed irrazionale...!

Una cosa è certa: Byron era considerato da molti un bravo sacerdote, un giovanotto gentile, affabile, devoto, che cercava in tutti i modi di essere d'aiuto alla comunità e, in special modo, ai giovani, togliendoli dalla strada.

Certo, c'è anche chi ha messo in giro la voce che il prete fosse un pedofilo.
Pare, infatti, che fosse stato accusato - poco tempo prima della mattanza - di aver abusato di alcuni ragazzini frequentanti la parrocchia.
Se fosse vero, questa potrebbe essere stata la causa del pluriomicidio! Forse le cinque vittime, quella mattina, erano andate da Swift per minacciarlo, avendo saputo della presunta accusa di pedofilia?

La libraia di Riversend, la giovane e bellissima Mandy, è categorica: Byron non era un pedofilo! Tutt'altro, era un parroco dalla fede sincera, generoso e pronto ad ascoltare e aiutare chi era in difficoltà.

A Martin piace Mandy, e non solo per perché è bella e single: c'è in lei un misto di fragilità e forza che lo attrae come una calamita, pur consapevole di essere in quella zona non per amoreggiare o sedurre signorine, bensì per lavorare e scrivere un pezzo da urlo, che possa far vendere copie su copie del giornale per cui lavora.

Instancabile e cocciuto, Martin persevera con le domande (anche scomode) e comincia a comprendere i legami che uniscono tra loro alcuni degli abitanti di questa cittadina; si rende conto che le ragioni del gesto di Byron sono tutt'altro che chiare, e che egli nascondeva un passato oscuro, sconosciuto ai parrocchiani.
Ma non a tutti, evidentemente.

Il giorno della strage il giovane sacerdote non ha agito in preda alla follia: era calmo, metodico e ha sparato con l'infallibilità di un cecchino.

Chi era davvero Byron Swift?

In quei giorni, accade un altro fatto sconcertante: nella proprietà privata (collocata nelle Scrublands, un'enorme penisola di mulga, una landa desolata dove il clima è rovente) di un certo Harley Snouch vengono ritrovati i corpi di due ragazze, scomparse misteriosamente un anno prima, pochi giorni prima della tragedia fuori dalla chiesa.

Di nuovo, qualcuno vocifera che potrebbe essere stato il prete ad ucciderle e a cercare di nascondere i cadaveri. Magari era un serial killer, chissà!

Spinto dal suo istinto di reporter e da una sempre più insaziabile sete di verità, Martin decide di continuare a raccogliere quante più informazioni possibili su Swift, anche a costo di pestare i piedi a qualcuno e di farsi dei nemici.

La sua curiosità rischia di sollevare cumuli di polvere nascosta sotto i tappeti e di renderlo antipatico e molesto anche agli occhi di persone che inizialmente lo avevano preso in simpatia, come Mandy e Fran, una delle mogli rimaste vedove un anno prima.
Entrambe rimarcano tutta la loro stima verso Swift e non è un caso: il giovane religioso non si prendeva la briga di praticare il voto di castità e pare che, alla stregua di un fascinoso marinaio, avesse amanti disseminate lungo il cammino, Riversend inclusa.

Ma non è l'unico peccato che nascondeva e, proprio mentre cerca di capire qualcosa sulla personalità e l'identità di Byron, Martin si ritrova man mano sempre più avviluppato in un'indagine molto complicata, in cui approdare alla verità (o alle molte verità) sarà tutt'altro che semplice, perché troppi sono coloro che hanno tutto l'interesse a sotterrare informazioni scomode, depistare, spargere dubbi, bugie, sollevarsi da responsabilità recenti e passate, così da continuare ognuno la propria vita  inducendo all'errore quell'impiccione di un giornalista.

Quest'ultimo si accorge che più va avanti con le domande, i collegamenti, ascoltando con attenzione le confessioni di chi non riesce più a tenersi tutto dentro, e più è solo nelle sue ricerche.
Ma uno come lui, che è stato vicino alla morte, chiuso per ore nel bagagliaio di un'auto in una striscia di terra in Medioriente e poi uscitone fuori come per una specie di resurrezione, non ha più nulla da temere, perché cercando la verità non si può che andare incontro alla luce.

Scrublands noir è un romanzo denso di fatti, relazioni, menzogne, segreti, personaggi che sembrano in un modo ma in realtà bluffano; la ricerca della verità - ciò che ha portato alla strage davanti alla chiesa - è il motore che spinge il protagonista a non accontentarsi di informazioni semplicistiche, preconfezionate, volutamente parziali e fuorvianti, ma a infilarsi sempre più nel profondo del tessuto sociale di Riversend, che non è poi così anonima e tranquilla come sembrava inizialmente.
Il ritmo è sempre costante, placido anch'esso come il fiume che scorre presso la cittadina; non si registrano picchi di tensione emotiva e anche quando, avanzando nella lettura, aggiungevo un tassello in più al puzzle, non avvertivo il brivido del colpo di scena, perchè la scrittura di Hammer restava sempre molto pacata. Forse un tantino troppo.

Ecco, de dovessi ravvisare un neo, direi questo: mi è mancato un ritmo un po' più incalzante, che mi tenesse col fiato sospeso, almeno nei momenti clou.

Vero è che non siamo in presenza di un thriller mozzafiato, ma di un giallo labirintico in cui a guidarci non è la frenetica caccia all'assassino, in quanto egli è noto dalle primissime pagine ed è pure deceduto, ma la psicologia del protagonista, del colpevole e degli altri personaggi che gli gravitavano attorno.

Ho apprezzato il contesto (la piccola cittadina australiana e questo territorio secco, che non vede spesso la pioggia, e dove il sole scotta tanto non solo a mezzodì) e in particolare le personalità presenti in queste pagine, il loro saper condurre (per anni) un'esistenza sotterranea e parallela, nascosta agli occhi dei più, i quali si illudono di conoscerli ma in realtà non sanno nulla.
Veritiero il quadro che emerge dei mezzi d'informazione e di certi giornalisti sciacalli, non di rado interessati fin troppo agli scandali, ai pettegolezzi, alle voci di corridoio, che più sono morbose più permettono di vendere copie, a discapito della verità (non sempre univoca, né immediata).
Mi è piaciuto Scarsden, in quanto l'ho trovato complesso, interessante, coraggioso e testardo nonostante i mille dubbi e la paura di restare solo e senza legami importanti (l'amicizia particolare con Mandy sfocerà in qualcosa di serio e duraturo?), e mi ha fatto pensare che ci vorrebbero più giornalisti come lui, nel mondo: assetati di verità, che non si stanchino di cercarla anche nei posti più scomodi o quando sarebbe più facile accettare la versione "ufficiale".

Nel complesso, e nonostante una certa lentezza nel ritmo narrativo, è un romanzo che si lascia leggere ed apprezzare, con una trama intricata,  personaggi ben strutturati, e alla fine ogni nodo viene dipanato, fornendo tutte le risposte al lettore curioso.

venerdì 1 ottobre 2021

Libri a poco prezzo (ottobre 2021)



Buonasera, readers!!

Domenica scorsa ho fatto un paio di acquisti; uno di questi è un libro vecchiotto che segnalai già sette anni fa sul blog.

Fortuna ha voluto che mi imbattessi in esso tra i volumi sparsi di una bancarella di libri usati. 

Fatemi sapere che ne pensate, se li conoscete e/o li avete letti!


FINCHÉ VERRÀ IL MATTINO di Han Suyin (Oscar Mondadori, 738 pp, 1985)

Stephanie Ryder, giornalista americana, si trova in Cina per inseguire un sogno, più che per amore di un dongiovanni fallito (e sposato), il quale la desiderava in quella terra remota, solo per compagnia e per soddisfare i suoi appetiti sessuali.
È la storia di un amore impossibile ambientata in un periodo in cui era molto forte l'ostilità tra gli americani e i cinesi.
Il loro amore però, dopo tante prove difficili, sarà più forte di tutte le guerre e riuscirà a diventare possibile ma il finale non è così scontato come può sembrare. 
È una storia d'amore che attraversa e supera tutta la storia della cina, tutti i suoi orrori.




Per quanto riguarda l'altro acquisto, non ne avevo mai sentito parlare ma la trama mi è sembrata interessante; sono andata "a sensazione", insomma ^_^


CROCODILE ROCK di Carl Hiaasen (Meridiano Zero, trad. M. Vicentini, 382 pp) 

Jack Tragger è un reporter di successo, o meglio lo era fino al momento in cui non ha pensato bene di
dire all'arrogante editore del suo giornale la sua opinione su di lui. 
Ora vive relegato alla sezione necrologi, tenacemente deciso a non abbandonare il suo posto di lavoro, e nella speranza che il decesso di qualche persona famosa gli offra l'occasione per riscattare la propria carriera. 
L'opportunità sembra arrivare con la morte di Jimmy Stoma, leader della storica band Jimmy and the Slut Puppies. 
Jimmy, a metà strada tra un Kurt Cobain e un Jeff Buckley, è annegato durante un'immersione. 
Unici testimoni: la moglie e il tastierista della band, James Burns. 
La sparizione delle nuove registrazioni di Stoma, la frettolosa cremazione del corpo senza autopsia, le versioni contrastanti date dalla vedova - Cleo Rio, mediocre cantante in cerca di notorietà - e la relazione di questa con Loréal, gretto produttore discografico, spingono Jack a indagare.


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