sabato 20 novembre 2021

Giornata Mondiale dei Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza



Il 20 novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale dell'infanzia; in questo giorno - nel 1989 - l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la Convenzione sui diritti dell'infanzia e ha sancito che tutti i bambini hanno dei diritti inalienabili e fondamentali – alla sopravvivenza, allo sviluppo, alla protezione e alla partecipazione.


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Eppure, nonostante non manchino carte e dichiarazioni in cui si illustrano tutti i diritti fondamentali dei bambini e degli adolescenti, le violazioni di questi diritti è all'ordine del giorno, soprattutto in certi Paesi.

La povertà è la prima causa di violazione: ogni giorno, più di 30.000 bambini muoiono per cause legate alla povertà; un bambino ogni 3 secondi muore perchè povero.

La povertà priva i bambini del loro diritto fondamentale alla vita, impedisce loro di accedere a cure mediche, acqua potabile, cibo; li priva di sicurezza ed opportunità educative.

I bambini più piccoli sono i più colpiti: circa il 20% dei i bambini al di sotto dei 5 anni nei paesi in via di sviluppo vive in famiglie estremamente povere. 
Secondo il Global Estimates of Children in Monetary Poverty: An Update nell'Africa Sub Sahariana si trovano i due terzi dei bambini che vivono in famiglie che combattono per sopravvivere con una media di 1,90 dollari al giorno o meno per persona.

Un'altra dolorosa violazione è costituita dal traffico di minori.

Nel mondo sarebbero oltre 40 milioni le vittime di tratta o sfruttamento, ridotte in schiavitù, e ben 1 su 4 avrebbe meno di 18 anni; i bambini rappresentano il 30% delle vittime della tratta di esseri umani. 
Il fenomeno purtroppo è in aumento soprattutto in Europa, dove la tratta di minori è raddoppiata negli ultimi 3 anni.

In regioni come l'Africa Subsahariana o l'America Latina si registrano percentuali molto alte di minori vittime di tratta; è difficile stabilirne il numero esatto ma di certo è maggiore rispetto ai dati ufficiali.
La piattaforma globale sulla tratta degli esseri umani  (migrationdataportal.org) nel 2020 ha registrato 108.613 casi scoperti e segnalati; le vittime provenivano da 175 nazioni; 5 su 10 erano donne, un terzo bambini.
 
I minori vengono venduti per lo sfruttamento sessuale, l'accattonaggio, per matrimoni forzati, adozioni illegali, impiegati come domestici o mandati a lavorare nelle fabbriche.
 
Il Guatemala è la patria di molti traffici illeciti e pericolosi e i bambini sono le prime vittime nelle mani dei criminali.


https://www.humanium.org/



Secondo il rapporto “Killed and Maimed: A Generation Of Violations Against Children In Conflict”, più di 90mila minori sono stati uccisi o mutilati a causa della guerra negli ultimi 10 anni, il che vuol dire che ogni giorno in media sono morti o rimasti feriti 25 bambini.
Chi sopravvive non va incontro a un destino più lieve: alcuni diventano bambini soldato, altri sono costretti allo sfruttamento; molti rimangono profondamente traumatizzati, feriti o disabili.

I paesi più pericolosi per i bambini in conflitto sono Siria, Somalia, Afghanistan, Yemen, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Mali, CAR, Iraq, Sud Sudan e Sudan.

Ma non dimentichiamo anche ciò che succede in Palestina, dove si registrano molte vittime tra i bambini palestinesi, e non sempre uccise per errore ma a volte ferocemente colpite da soldati israeliani senza motivo. Nella Striscia di Gaza, spesso gli attacchi prendono di mira luoghi pubblici, diventati rifugi per i civili, come scuole, ospedali, ecc... 

Oltre a questo, l'occupazione ha inevitabilmente un impatto drammatico sulla vita quotidiana dei bambini, per i quali è difficile accedere all'istruzione, all'acqua, all'assistenza sanitaria.

Nel diritto internazionale umanitario, i bambini beneficiano di una protezione speciale a motivo della loro vulnerabilità; anche un bambino che partecipa alle ostilità è ugualmente protetto. Per quanto riguarda i territori occupati, Israele è responsabile dell'applicazione della Convenzione sui diritti dell'infanzia in quanto essendo potenza occupante, è anche responsabile della situazione dei diritti umani in Palestina; tuttavia, lo stato israeliano si rifiuta di riconoscere questo obbligo, il che fa sì che si verifichino numerose violazioni dei diritti dei bambini e che esse restino anche impunite.

La mutilazione genitale femminile è una pratica che viola la dignità e il diritto di molte ragazze di essere padrone del proprio corpo; viene praticata principalmente in circa 30 paesi dell’Africa e del Medio Oriente, ma anche in alcuni paesi dell’Asia e dell’America Latina e tra comunità provenienti da queste regioni.
Anche se illegale nell’UE, si stima che circa 600mila donne che vivono in Europa siano state vittime di questa pratica, e che altre 180mila siano a rischio in 13 paesi europei.

Altre violazioni dei diritti dei bambini riguardano varie forme di discriminazione (legate all'identità di genere, alla religione, a condizioni di disabilità ecc...), la mancanza di accesso alle cure e/o ad una dieta equilibrata, l'essere orfani, sfollati, i bambini scomparsi...


portale bambini
I bambini vanno difesi, protetti, amati, accolti, aiutati a crescere in un contesto sano, stimolante, che contribuisca a renderli adulti consapevoli del proprio posto nel mondo e della ricchezza che costituiscono per esso,  ciascuno con le proprie capacità, il proprio modo di essere unico ed irripetibile, le proprie risorse fisiche, emotive, psicologiche. Non ci sono bambini più importanti di altri, che meritino più di altri di vedere garantiti i propri inalienabili diritti. 
Nessun bambino deve restare indietro, dev'essere dimenticato, ignorato.
L'indifferenza è anch'essa una violenza da cui non può che scaturire una violazione dei diritti dell'essere umano.









«Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso»
(Gesù, Vangelo di Matteo, 10:14-15)


Quanto pesa una lacrima? Dipende: la lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra.
(Gianni Rodari)


Un neonato rappresenta il convincimento di Dio che il mondo debba continuare.
(Carl Sandburg)


Dobbiamo imparare dai bambini.
Amano senza dubitare.
Abbracciano senza avvisare.
Ridono senza pensarci.
Scrivono cose colorate sulle pareti.
Credono ad almeno 10 sogni impossibili.
Non arrivano al cassetto più alto, ma toccano il cielo con la punta delle dita.
E quando vengono affidati al sonno è come se il mondo avesse perso un po’ del suo splendore.
(Fabrizio Caramagna)



La società dovrebbe prodigare ai bambini le cure più perfette e più sagge, per ricavarne maggior energia e maggiori possibilità per l’umanità futura.
(Maria Montessori)





Fonti consultate

https://www.savethechildren.it/
https://www.unicef.it/
https://www.humanium.org/
https://www.mondadorieducation.it/
https://reliefweb.int/
https://www.europarl.europa.eu/


venerdì 19 novembre 2021

Recensione: L'ISOLA SOTTO IL MARE di Isabel Allende



La protagonista di questo romanzo della scrittrice cilena Isabel Allende, è Zarité, detta Tété, una schiava mulatta che, nel corso della sua vita ricca di avvenimenti più difficili che lieti, saprà aspettare il momento giusto per affrancarsi, continuando ad alimentare dentro di sé la fiamma della libertà e muovendosi al suono e al ritmo dei tamburi africani, che la fanno sentire viva e padrona di se stessa.


L'ISOLA SOTTO IL MARE
di Isabel Allende



Feltrinelli
trad. E. Liverani
427 pp
Nel 1778 Zarité ha nove anni e vive nell'isola di Santo Domingo; questa mocciosetta magrolina, con una massa si capelli neri e arruffati e un paio di occhi penetranti e vivi, è figlia di una madre africana (originaria della Guinea) che non ha mai incontrato e di uno dei marinai bianchi che l'hanno condotta in schiavitù. 

La sua giovanissima vita si incrocia con quella del ventenne Toulouse Valmorain, che arriva sull'isola nel 1770 col desiderio di diventare  il proprietario di piantagione di canna da zucchero ricco e potente; ma gestire Saint-Lazare - la piantagione di suo padre - si rivela sin da subito un'attività complessa, per quanto a modo suo stimolante. 
Capisce, anzitutto, che non ha senso esser ricchi da soli, bisogna avere  qualcuno con cui condividere i successi; si fidanza, così, con una giovane donna cubana, Eugenia, sorella del buontempone e allegro Sancho, con cui Toulouse manterrà sempre un rapporto di fraterna amicizia.

A sua volta, la fidanzata necessita di una schiava personale, che si dedichi a lei e risponda ad ogni sua esigenza; la mulatta Violette - una cortigiana bellissima, piena di fascino seduttivo, ai cui piedi gli uomini cadono folgorati e bramosi di passare anche solo un'ora d'amore con lei - trova per l'uomo la schiavetta giusta: la piccola Zarité, chiamata Tété.

La bimba è intelligente, acuta e silenziosa osservatrice; sa stare al proprio posto con umiltà e mansuetudine, è premurosa con la sua padrona (che con il tempo rivelerà una personalità bisbetica, disturbata da isteria e altri problemi emotivi e psicologici), va incontro egregiamente a ogni sua richiesta, dimostrando di essere una presenza indispensabile e preziosa in casa Valmorain.
Ma ad aver bisogno di Tété non è soltanto madame..., bensì anche monsieur.

L'uomo aspetta che Tété cresca un po' per poi pretendere che diventi la sua amante fissa; la ragazzina diventa quindi l'oggetto con cui il padrone si trastulla e sfoga le proprie voglie e questo durerà per moltissimi anni, per tutto il tempo che Tété sarà schiava dei Valmorain. 

Sebbene la sua adolescenza a Saint-Lazare sia costellata di paura (in particolare è terrorizzata dal capo degli schiavi, Mr Cambray, un uomo spietato, crudele, capace di frustare a sangue gli schiavi solo per  capriccio), stupri, maltrattamenti..., Tété ha la tempra forte; è saggia, paziente e devota agli spiriti africani, ai quali chiede protezione, e proprio nei riti vudù e nei ritmi tradizionali di danze e  tamburi  trova conforto e attimi di gioia.

Nonostante il suo approccio con l'altro sesso sia stato deviato e sporcato dalla violenza sessuale ripetuta, ad opera del padrone, anche per lei arriva l'amore, nella persona di Gambo, un giovanotto forte e coraggioso, che crescendo si aggregherà agli schiavi rivoltosi, i quali combatteranno per spezzare le catene della schiavitù sotto il giogo francese.

Purtroppo però questo amore sincero e appassionato non è benedetto da una buona stella; la Storia ci ricorda che da un certo momento in poi (1790) gli schiavi cominciano a fare pressione sul governo coloniale per ottenere maggiori diritti, fino a ribellarsi con veemenza; quando la sanguinosa rivoluzione condotta da Toussaint Louverture raggiunge le porte di Saint-Lazare, la situazione si fa sempre più sanguinosa, satura di tensioni, morti, linciaggi, paura e terrore, e tutto questo investe e stravolge l'esistenza della povera Tété.

Il padrone, terrorizzato all'idea di essere trucidato dai neri selvaggi e indemoniati, arriverà a fuggire per mettere in salvo se stesso e il figlioletto Maurice (diventato, intanto, orfano di madre), il quale è affezionatissimo alla sua Tété (la chiama affettuosamente maman), che infatti andrà con loro; anzi, grazie a lei e a Gambo, i tre fuggiaschi usciranno vivi dalla piantagione e riusciranno a mettersi in salvo negli Stati Uniti (Gambo continuerà a combattere con i ribelli). 

In Louisiana, a New Orleans, inizia una nuova vita per Tété, la quale è sempre tesa verso la conquista della libertà per sè e per la figlioletta Rosette.

La ragazza ha avuto una prima gravidanza anni prima, ma il padrone le aveva sottratto immediatamente il primogenito dalle braccia per darlo a una coppia di amici; la secondogenita (figlia anch'ella di Toulouse) resta con lei, crescendo ben accudita, negli agi e maturando un sentimento molto forte per il fratellastro, Maurice, che a sua volta l'ama incondizionatamente.

Quando approdano a New Orleans, non è facile per Zarité conquistare la libertà e i suoi rapporti con Valmorain purtroppo non si spezzano; ne è ancora in qualche modo condizionata ma non sarà sola: ritrova l'ex-cortigiana Violette (che in qualche modo si occuperà di lei e Rosette), stringe amicizia con padre Antoine (un frate molto amato e venerato come un santo) e con un nero (un ex-schiavo africano, divenuto poi imprenditore), Zacharie, che sembra essere l'uomo giusto al quale unire il proprio destino.


Leggere questo romanzo dell'Allende per me è stato un po' come guardare un film lungo e denso di personaggi e avvenimenti sì immaginari ma che si stagliano su uno sfondo realistico e molto suggestivo, col risultato di ritrovarci davanti ad un'opera ricca di dettagli, contrassegnata da una notevole forza narrativa che si dispiega attraverso le vicende di una protagonista tenace, coraggiosa, resiliente, fiera e dignitosa, la quale è mossa sempre da quell'anelito di libertà che infuocherà i ribelli e che porterà all'indipendenza di Saint Domingue.

L'Allende racconta di schiavitù, di discriminazione razziale, di violenze e maltrattamenti, di uomini lascivi e prepotenti, di giovanotti ardimentosi e pronti a morire per la libertà, di donne che riescono a trovare il proprio posto nella società nonostante il colore della pelle, e di altre che devono battersi per ottenere il riconoscimento di diritti essenziali.

Zarité non è un'eroina senza paura o una guerriera che compie chissà cosa per diventare una donna libera; lei vive in un periodo storico complicato e si prende tutte le responsabilità alle quali è chiamata, ingoiando bocconi amari quando è necessario e tirando fuori la lingua e il coraggio quando sa che può pretendere.
È una madre disposta a sacrificarsi per il bene delle proprie creature; è una schiava obbediente che strappa brandelli di gaiezza e libertà ballando al ritmo della musica africana; è laboriosa, devota ai potenti spiriti del suo popolo; è una donna voluttuosa, appassionata, fedele al proprio amore, ma anche pratica, che sa riconoscere il momento in cui è saggio smettere di aspettare un fantasma del passato e lasciarsi proteggere da un uomo presente e affidabile.

L'umanità che ci viene presentata tra le pagine di questo romanzo, che mescola storia e immaginazione, è come un grande quadro pieno di colori, di tutte le tonalità, su cui predomina il rosso della passione e dell'ardore di chi non si arrende al proprio destino crudele ma lo trasforma in un grido di rivolta, di speranza, di cambiamento.

Nel complesso, il mio parere sul libro è positivo, ma non posso non confessare che ho trascinato la lettura più del dovuto; per quanto io apprezzi l'accuratezza nella descrizione dell'ambientazione, ne ho sentito un po' il "peso", nel senso che a metà del "viaggio" mi ero arenata e ho risentito della lentezza del ritmo; però da un certo punto in poi ho riacquistato velocità e ho proceduto speditamente fino alla fine.

Comunque lo consiglio, l'Allende merita sempre.

lunedì 15 novembre 2021

Recensione: OTELLO E LA MALEDIZIONE DEGLI HOTEL di Pablo Ayo



Un tranquillo e geniale informatico è perseguitato da una maledizione che lo porta a incappare in terribili sfortune ogni volta che varca la soglia di un hotel. 
Come se questo non bastasse, a rendere la sua esistenza un susseguirsi di avventure mirabolanti e incredibili è l'inganno che la sua fidanzata e un vecchio amico stanno tramando alle sue spalle.


OTELLO E LA MALEDIZIONE DEGLI HOTEL
di Pablo Ayo


384 pp
Puoi essere intelligente e pratico con l'informatica quanto ti pare, ma se la dea bendata si dimentica di te e ti volta le spalle, sei solo uno sfigato al quale non ne va mai bene una e che, prima o poi, rischia di trovarsi nel guai.

È ciò che succede a Otello Bonacasa, vittima di una maledizione di gioventù per cui gli hotel portano sfortuna; a mandargliela è stato un ex-compagno di scuola, Evaristo, il bullo del liceo, che ai tempi gli diede il soprannome di “Hotello con l’H”. 

Negli anni, il povero Otello ha cercato di non tentare la sorte evitando di avvicinarsi a alberghi, pensioni, B&B e soprattutto hotel, e infatti pian piano le cose sono andate meglio: è diventato un informatico di successo ed è a capo, assieme all’amico Marco Trifoldi, dell’azienda “Cloud 9”. 

La fortuna ha preso a sorridergli e l'uomo si è ritrovato con un sacco di soldi, un lussuoso appartamento e una fidanzata bellissima: Alisa. 

Tutto stava andando benissimo, fino a quando non si è recato negli Emirati Arabi per presentare il suo nuovo progetto agli azionisti; va ad alloggiare nell’Hotel più bello di Dubai, l’Atlantis, ma la maledizione torna a colpirlo e con che intensità! In poco tempo si vede costretto a sfuggire alla polizia del posto che lo sta cercando per un carico di quasi venti chili di droga!
Poco importa che non sia la sua e che il povero Otello sia ricercato come spacciatore senza neppure capire il come e il perché: ciò che conta è fuggire per tornare in Italia e tentare di risolvere quello che di certo è un fraintendimento.

Ma le cose si mettono ancora peggio: viene tradotto in carcere a Rebibbia, dove fa amicizia con alcuni detenuti e rivede Evaristo (l'autore della maledizione); grazie all'aiuto di alcuni amici (tra cui la brasiliana Julia, bellissima e soprattutto fedele e sincera), riesce a scappare per poi scoprire che in tanti sono sulle sue tracce: sicari della Camorra, narcotrafficanti colombiani  e malavitosi romani..., tutti lo cercano e questo non promette nulla di buono!
Ma come è possibile che un uomo mansueto, buono e gentile come lui, incapace di commettere reati, sia nientemeno che inseguito da polizia e criminali?
Chi sta cercando di incastrarlo?
Otello deve riuscire a scoprire chi c'è dietro questa baraonda e, supportato dagli incredibili e simpatici personaggi incontrati in carcere - il gigante polacco Baby Wachowsky, il vucumprà Sahid, il falsario veneto Bepi, il contrabbandiere ligure Ceschìn e il già citato Evaristo - e da Julia, cercherà di restare in piedi nel vortice della tempesta che si è abbattuta su di lui.

Quello che non sa - ma che inevitabilmente scoprirà - è che a volere la sua completa rovina sono due persone a lui molto vicine e di cui si fidava; invece queste canaglie vogliono approfittare dei geniali  risultati informatici di Otello per arricchirsi in modo empio e malvagio, e sono intenzionati a far fuori chiunque si metta sul loro cammino.

Riuscirà Otello ad averla vinta su tutti gli eventi sfortunati che lo perseguitano e su quelle persone che vogliono affossarlo ingiustamente? Una cosa è certa: non è da solo in questa avventura rocambolesca, perché chi gli vuol bene davvero gli è accanto e ci resterà fino alla fine.

Questo romanzo di Pablo Aya è stato un vero spasso: divertente, vivace, ricco di dialoghi arguti, pimpanti, con un ritmo spumeggiante e dei personaggi imprevedibili, che fanno sorridere il lettore per le loro caratteristiche (il modo di parlare ed atteggiarsi sempre un po' sopra le righe) colorite ed espressive e perchè ciascuna dà il proprio contributo a rendere le vicende godibili, piene di imprevisti e buffe.

Ad Otello ne succedono di tutti i colori, proprio a lui che è un bonaccione senza colpe, e il suo essere così innocente mette in risalto la crudeltà e il cinismo di chi vuol fargli le scarpe.

Il linguaggio riflette tutta la varietà dei bizzarri ed estrosi personaggi che lo affiancano - come alleati o nemici - nelle vicissitudini che lo vedranno coinvolto, che siano i loschi spacciatori dell'America Latina o gli amici romani o veneziani; il finale mi ha lasciata piacevolmente sorpresa e con un sorriso sulle labbra, come del resto è successo durante tutta la lettura di questo libro che scorre come un film  sagacemente divertente e scoppiettante.

sabato 13 novembre 2021

Recensione: IL MIO DEMONE di Monica B.



Lei è una ragazza abituata alla solitudine, apparentemente fredda, scostante, quasi indifferente ai sentimenti; lui è un ragazzo decisamente fuori dal comune, che proviene da una realtà non umana e da sempre vive facendo a meno dell'amore: entrambi, per ragioni differenti, hanno riposto il proprio cuore dentro un cassetto chiuso a chiave, che finora nessuno è riuscito ad aprire.
Ma il destino li mette l'una nella vita dell'altro, e quest'incontro cambierà totalmente le loro esistenze.



IL MIO DEMONE
di Monica B.




Dáimōn Series Vol. 1
2.99 euro (ebook)
430 pp
«Non conoscevo altro che la solitudine, Andras. Era quello il mio modo di vivere. Poi sei arrivato tu. Mi hai letteralmente scombussolato l'esistenza, ma è stata la cosa più bella che qualcuno avesse mai fatto per me».

Hope è orfana di entrambi i genitori; a prendersi cura di lei è stata, durante tutta l'infanzia, la sua cara nonnina, che le ha voluto bene e le ha inculcato l'idea che la vita non sia solo quella terrena, che vediamo con gli occhi fisici, ma che ci sia un livello sovrannaturale, "magico".
Certo, Hope ha sempre visto questa "fissa" della sua amata Grann per il paranormale, come il segnale di una personalità bizzarra, stramba, e non ha mai creduto alle storie su streghe e incantesimi, essendo lei un tipo concreto e pragmatico.

Attualmente lavora in una caffetteria, di proprietà di Liberty che, oltre ad essere la sua datrice di lavoro, è anche ciò che di più simile ad un'amica Hope abbia; la sera, per arrotondare, lavora in un night di dubbia reputazione, il Supreme, gestito da Dantalion, un giovanotto alla mano e molto protettivo nei confronti della ragazza.
Quest'ultima, però, non dà la minima confidenza a nessuno; con la stessa Liberty, per quanto la consideri sua amica, non riesce a sbottonarsi e sciogliersi più di tanto, figuriamoci con un esponente del "sesso forte", verso il quale è molto diffidente.

Hope non sa cosa sia l'amore e non crede che ci sarà mai posto per l'amore vero nella sua noiosa e grigia vita, fatta solo di lavoro, casa, solitudine e scarsissima vita sociale.

"Ho chiuso le mie emozioni dietro un muro invalicabile. Il mio cuore è protetto. Sono un fiore delicato, con uno stelo d'acciaio. Le mie debolezze diventeranno la mia forza. Non permetterò mai più a nessuno di calpestarmi."

Hope non vuole soffrire e se questo significa fare a meno di legami sentimentali, ebbene, vorrà dire che è ciò che farà. 

Ma una sera accade qualcosa che mai avrebbe immaginato.
Incontra al night un amico di Dantalion, Andras.

Questi non è un ragazzo qualunque.
È un demone, ma del resto lo è sia Dantalion sia altri individui che abitualmente frequentano il night.

Non appena Andras nota Hope, qualcosa scatta dentro di lui; è una sensazione forte di appartenenza, un legame che sente nascere dentro di sè in modo inevitabile e senza che egli sappia spiegarsene la ragione.
Un sentimento che si sedimenta nella sua anima senza lasciargli scampo né libertà di decidere se volerlo o meno.

Sentimento? Anima?
Ma Andras non ha nulla di tutto ciò, lui è un angelo caduto, ribelle, un demone degli Inferi! Non può provare sentimenti perché non ha un cuore e la sua anima è perduta per l'eternità!

Ma allora cosa gli provoca quella mortale piccola, fragile ma bellissima? Desiderio? Passione?
Anche..., ma non solo.

Andras ne è meravigliato: egli non crede nell’amore, non ne ha bisogno e tantomeno gli salterebbe in mente di legarsi ad un essere umano!

Eppure, a voler essere onesto con se stesso, quella mortale gli è entrata dentro e lui deve averla: è sua e lui appartiene a lei.

Dal canto suo, anche la bella Hope non riesce a staccare gli occhi da quel giovane tenebroso, sexy e con uno sguardo truce, capace di incenerire chiunque.

Come Andras, anche lei è stupita di come la sola sua presenza possa scombussolarla profondamente, accendendola di desiderio ma non solo: c'è qualcosa in lui di irresistibile, come se fossero legati da qualcosa di misterioso, indefinibile ma comunque potente.

Non è facile per loro relazionarsi, in quanto hanno entrambi un ben caratterino: lei è abituata ad essere indipendente, a gestirsi da sola, a non chiedere aiuto a nessuno, e non è incline agli innamoramenti.
Lui è un demone potente, avvezzo a comandare e a farsi ubbidire senza troppe storie; e poi è geloso e possessivo e matura questi sentimenti verso Hope da subito, comportandosi con lei come se gli appartenesse da sempre, finendo per mostrarsi prepotente e arrogante, cosa che destabilizza Hope, che da una parte ne è infastidita, dall'altra... lusingata.

Ciò che stravolgerà la piatta normalità dell'esistenza della giovane è l'apprendere come lui e Dantalion non siano umani, bensì demoni.
Inizialmente Hope è scettica, crede che la prendano in giro, ma ben presto dovrà fare i conti con una doppia verità.
Anzitutto, conosce altri demoni (anche donne) e capisce che Andras non le sta mentendo: hanno poteri sovrannaturali incredibili e su questo è praticamente impossibile che possano ingannarla.
E soprattutto, apprende una verità su di sé inimmaginabile, sconvolgente, alla quale non sarà facile abituarsi e che potrebbe esporla a gravi pericoli.

Ma Hope non è più sola e non è una ragazzina indifesa; in lei sono racchiusi capacità straordinarie che deve imparare a riconoscersi e gestire, così da non essere inferiore ai demoni che la circondano, ma anzi, in modo da poter essere la degna compagna del suo Andras.

Quest'ultimo è consapevole di essere coinvolto in prima linea in una guerra ultraterrena, che vede schierati altri esseri molto potenti, i quali non soltanto minacciano il regno oscuro cui egli appartiene ma la stessa Hope, perché - lungi dall'essere una semplice mortale - c'è in lei qualcosa di speciale, che la rende un bersaglio appetibile da parte di queste malefiche creature.

L'amore per Hope cresce di giorno e in giorno e con esso la consapevolezza di volerla proteggere da tutto e tutti: nessuno deve avvicinarsi alla sua donna e farle del male.

Andras vede Hope come "un involucro fragile che potrebbe spezzarsi da un momento all'altro, eppure ha una forza dentro di sé che potrebbe far invidia al più duro dei diamanti. Risplende di luce propria, ma nemmeno se ne rende conto. È un tesoro prezioso che nessuno si è mai preso la briga di scoprire...".

Ma anche se vorrebbe risparmiarle dolori e problemi, Andras sa che la sua Hope non accetterebbe mai di farsi da parte e di essere trattata come un esserino debole e da proteggere: anche Hope vuole combattere accanto al suo amore, se è necessario, e dimostrare che quando si ama non ci sono ostacoli insuperabili, e che nulla può tenere lontane due anime destinate a stare insieme.

Affiancati dagli amici di Andras, questi e Hope si ritrovano impegnati in diversi scontri molto pericolosi, dove saranno chiamati a tirar fuori tutte le proprie individuali abilità sovrannaturali e a fare squadra per resistere ai terribili attacchi nemici.

"Il mio demone" è un romance/urban fantasy dallo stile molto fluido, che si legge con agilità ed interesse perché la doppia prospettiva (le vicende vengono narrate sia dal pov di Andras che di Hope) fa sì che il lettore venga coinvolto dai sentimenti e dai pensieri dei protagonisti in egual misura; la storia d'amore tra i due è accattivante e vivace in quanto essi sono ambedue molto testardi, hanno una personalità ben definita, non vogliono sentirsi deboli e dipendenti dal partner (in particolare Hope, che è l'umana, la mortale, quindi quella, in teoria, bisognosa di essere difesa), e soprattutto, essendo mossi da un sentimento profondo e solido, fanno di tutto per proteggersi reciprocamente e son disposti a sacrificare se stessi per salvare l'amato/a.
La battaglia sovrannaturale che li vede impegnati non è la classica lotta tra il Bene e il Male, non fosse altro che la dimensione è unicamente quella degli inferi, degli angeli decaduti.
Non mancano le scene d'amore, sensuali al punto giusto.
Come di sovente mi capita di dire, non sono una lettrice appassionata di fantasy (è un genere che difficilmente ricerco spontaneamente ed è anche un po' per questo che accetto le proposte di case editrici o autori in questo ambito), in tutte le sue accezioni, ma quando il libro merita e mi convince sono sempre lieta di aver allargato il mio repertorio di letture, rendendolo più variegato.

Concludendo, se siete alla ricerca di un romanzo che unisca paranormal e romance, questa può costituire la lettura giusta per voi.


mercoledì 10 novembre 2021

Novità dalle Case Editrici - novembre 2021 -

 

Cari lettori, oggi vi presento alcune pubblicazioni di differenti case editrici; trovo siano interessanti e soprattutto abbracciano più generi letterari.


“Il killer del loto” di Marco De Fazi (Porto Seguro Editore, 246 pp) - THRILLER -

A Minneapolis, sulla sponda del fiume, viene rinvenuta una testa umana, recisa di netto. Nella sua bocca è stato inserito un fiore di loto e alla base del collo c’è il numero quattro tatuato. Il detective Clay Stone, con l’aiuto di Rabbit, un giovane tecnico forense, ha il compito di scoprire l’identità della vittima e quella dell’assassino. 
Il giorno seguente però, nel pieno delle indagini, viene ritrovata una seconda testa, sempre con un fiore di loto inserito in bocca e un tatuaggio con il numero tre sul collo.
Tra corse contro il tempo e oscure verità riemerse dal passato, Clay Stone si troverà nel mezzo di un macabro meccanismo ad orologeria che dovrà superare per riuscire a stanare il killer del loto.

“Storie di Donne: Miriam” di Aldo Lado (Edizioni AngeraFilm, 386 pp) - Romanzo storico -


Miriam è una ragazzina di nove anni che vive con il padre, il rabbino Belgas, e il fratello tredicenne Meir in una Gerusalemme lacerata da una guerra interna. 
L'arrivo dei Romani, che aveva fatto sperare nella pace, si trasforma in un assedio. Decidono di fuggire ma quando si credono in salvo, Miriam viene catturata dal generale Larcio Lepidio, resa schiava e portata a Roma. 
A contatto con la Corte Imperiale, in Miriam cresce il desiderio di cultura ma anche l'odio per Larcio Lepidio, responsabile delle sue disgrazie. 
Nove anni dopo, venduta ad un ricco speculatore di Pompei, il destino le riserberà una difficile storia d'amore, oltre al ritrovamento del fratello Meir, dato per morto. 
I due fratelli, nati entrambi liberi ed insofferenti al loro stato di schiavitù, verranno costretti alla fuga rischiando di morire. L'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. fa da catarsi.


“I re dell’Africa” di Giuseppe Resta (I Libri di Icaro, 280 pp) - NARRATIVA CONTEMPORANEA


Nello scenario di una terra del Sud Italia, le meticce stratificazioni di arti e culture pregiate nascondono un male sporco e oscuro che scorre torbido su e dentro le contrade martoriate dallo sfruttamento. 
L'antica cultura contadina della misura e del rispetto ha abdicato a un illimitato cinismo; lasciando dilagare la corruzione, il malaffare e l'inquinamento, ambientale e sociale, in un groviglio di illegalità diffusa. In questo romanzo, così come poi succede nella vita di ogni giorno, corrotti e corruttori non sembrano essere in grado di rendersi conto delle dannose conseguenze del loro agire scellerato. 
Questa indifferenza al male non li rende meno colpevoli e l'essere privi di senso di colpa si riverbererà soprattutto sui più indifesi.



“L’ultima ricamatrice” di Elena Pigozzi (Piemme, 176 pp)  Narrativa contemporanea

Appoggiata ai bordi del bosco, sulla via che dal paese va verso le montagne, c'è una piccola casa
solitaria: è qui che vivono le ricamatrici. 
Ora è rimasta Eufrasia a praticare l'arte di famiglia, tesse, cuce, ricama leggendo in ogni persona che le si rivolge i desideri più inconsci. 
Accanto a lei come prima alla bisnonna, alla nonna e alla madre, da sempre, il telaio di ciliegio, rocchetti, stoffe, spole e spilli. 
Eufrasia ha settant'anni e ha quasi smesso di lavorare, le mani curvate dall'artrite e la modernità in cui tutto è fatto in fretta le avevano fatto pensare di non servire più a nessuno. 
Ed è in quel momento che arriva Filomela, una ragazza giovane con il riso negli occhi oltre che sulle labbra, che le chiede di prepararle il corredo e di insegnarle a ricamare. 
A lei la'anziana racconta di una giovane vedova di guerra gentile ed esperta nel taglio e cucito, di una splendida e coraggiosa ragazza troppo bella per non attirare le malelingue di paese, di un amore delicato come il filo di lino e tanto sfortunato, e di un ricamo tessuto da generazioni, in cui ognuna di loro ha scritto un pezzo della propria esistenza, una scintilla luminosa nel buio del mondo.


“Segreto di madre” di Stefano Antonini (Astro Edizioni,  320 pp) Narrativa contemporanea


Un romanzo epistolare tratto da una storia vera, oggetto di laboratori nelle scuole di Bologna e dintorni, per educare all'affettività. 
Dopo aver perso la madre, un giovane docente di una scuola secondaria di Bologna decide di raccontare ai suoi studenti il segreto che la donna aveva conservato per anni: il suo primo, grande amore. Nell'appoggiare sulla cattedra la scatola contenente 124 lettere, scritte tra il 1951 e il 1952 dall'allora fidanzato della donna, il professore getta le basi per una discussione con i suoi studenti, che si ritrovano a confrontarsi su cosa loro avrebbero fatto in quella situazione e su quali condizioni si potesse generare un "per sempre Amore".

"L'idiota" di Fëdor Dostoevskij (Casa Editrice: Recitar Leggendo Audiolibri, tetto e tradotto da Claudio Carini, durata: 29h:49m, versione integrale). CLASSICO


L'idiota è incentrato su tre figure cardine: Rogòžin, che rappresenta l'eros, la passione, l'amore violento, il principe Myškin, il protagonista del romanzo, che rappresenta invece l'amore fraterno e disinteressato, l'amore platonico di impossibile realizzazione, e Nastàs'ja, la figura femminile centrale, la quale, in un punto cruciale del romanzo, dice: «Nell'amore astratto si finisce quasi sempre per amare sé stessi». 
Dostoevskij lascia che l'uomo e la vita stessa si raccontino nella loro enorme complessità e contraddittorietà: «L'uomo è un mistero, un mistero che bisogna risolvere, e se passerai tutta la vita a cercare di risolverlo, non dire che hai perso tempo; io studio questo mistero perché voglio essere un uomo».


"Tecnica di Riequilibrio Concentrico” di Fabio Bertagnolo  (Il Papavero Ed., 112 pp) - Benessere/ Salute/Medicina alternativa


Stiamo vivendo un momento contrassegnato da un profondo cambiamento epocale che ci richiede un grande combattimento, prima interiore, poi esteriore: nati e cresciuti in un mondo basato sul materialismo dobbiamo riacquistare la capacità di vedere con gli occhi del cuore. La mia nuova tecnica di Riequilibrio Concentrico è volta ad aiutarti e sostenerti in questo percorso. Passando dal corpo, dai chakra, dal campo aurico, aiuta a giungere al cuore di ogni persona per risvegliare, in noi stessi e negli altri, una dimensione nuova che ci porterà ad abbracciare il necessario cambiamento, l’unico che potrà condurci lungo il sentiero della felicità.


“Vivi davvero?” di Federico Galantini e Nikolai Tisci (Passione scrittore – Partner Mondadori, 120 pp) - Saggistica / Raccolta di pensieri e opinioni sull’attualità - 


La società, la libertà, le responsabilità della vita in rapporto con i cellulari, i social network, i “like”: sono questi alcuni degli argomenti trattati nell’opera. I due protagonisti, Federico Galantini e Nikolai Tisci, si pongono domande assolutamente attuali e condivisibili: come interagire con gli altri, soprattutto dopo una pandemia che ci costringe a isolarci; quanto è importante il ruolo genitoriale e quello dell’educazione nella vita di una persona; quanta libertà abbiamo nella società in cui viviamo; quanto siamo disposti a pagare per la visibilità sui social. 
In un mondo in cui la moneta di scambio è il “like”, i due giovani si interrogano sulle conseguenze dello sviluppo della tecnologia e sull’enorme spazio che ormai ha nella nostra vita, ma non solo. 
Gli autori, che non sembrano aver paura di dire ciò che pensano, aiutano il lettore a riflettere su interrogativi quasi esistenziali e lo guidano incoraggiandolo a sviluppare un proprio pensiero e a sostenerlo, soprattutto se diverso da quello che coloro scrivono.


lunedì 8 novembre 2021

Recensione: L'IMPRONTA DEL MALE di Manuel Ríos San Martín


Due omicidi distanti sei anni ma accomunati da particolari inquietanti, che rimandano a riti ancestrali, risalenti agli uomini primitivi. A chi appartiene la mano assassina?


L'IMPRONTA DEL MALE 
di Manuel Ríos San Martín


Edizioni Nord
trad. f. Taibi
552 pp
"L’istinto alla violenza si nasconde dentro di noi, acquattato nel nostro io più profondo. È nel DNA, nell’anima. Ciascuno può collocarlo dove vuole, sta di fatto che è presente, e che non si può estirpare senza uccidere l’essenza dell’essere umano. È qualcosa di primitivo, atavico, fondamentale. Esiste da milioni di anni. È il mistero che ci definisce. Bisogna solo aspettare che la rabbia o il dolore lo risveglino. Oppure l’invidia. O la paura. O la lussuria. E a quel punto..."
 

Silvia Guzmán è un'ispettrice di polizia in gamba, intuitiva, professionale, che dà tutta se stessa nei casi da risolvere.
Ma non è infallibile, certamente, e ancora le brucia l'insuccesso di sei anni prima, quando lei e il suo collega di allora (Daniel Velarde) non erano riusciti a risolvere il delitto delle Asturie: una ragazza molto giovane (Teresa Yaner) era stata rinvenuta cadavere dopo essere scomparsa per due giorni; il suo corpo giaceva nudo, in posizione fetale, in un sito funerario (la grotta di El Sidrón); attorno a lei, una polvere rossa.
Un delitto inquietante, dalle tinte fosche e misteriose, per il quale avevano un sospettato - il tassidermista Carlos Bejar -, che però non erano riusciti ad inchiodare e che, da allora, era scomparso. Dileguatosi, senza lasciare traccia.

Sei anni dopo, la polizia è davanti ad un caso molto - troppo! - simile.
Ad Atapuerca, un paesino che sorge in un angolo sperduto della Spagna ma famoso per essere uno dei siti di archeologia preistorica più vasti del mondo (dove sono conservati i resti umani più antichi mai rinvenuti e dove è stato commesso il primo omicidio documentato della storia), un gruppo di studenti in gita scopre il cadavere di una ragazza: nuda, in posizione fetale e disposta come nei riti funebri della preistoria. 
Il suo nome è Eva Santos e ad indagare viene richiamata proprio Silvia, accompagnata dal giovane ispettore Rodrigo Ajura.

Quando la donna si rende conto che troppi particolari dell'omicidio della povera Eva coincidono con quello di Teresa, le sembra di rivivere un incubo fin troppo noto, che ai tempe le tolse il sonno, ed ancora oggi la turba, avendole lasciato sensi di colpa e un maledetto senso di sconfitta e di impotenza. 

Quel delitto mai risolto, infatti, aveva quasi distrutto la sua carriera di poliziotta ed era costato il posto a Daniel Velarde (che attualmente non è più poliziotto) con cui non aveva solo condiviso quell'incarico ma anche una relazione clandestina, che aveva lasciato amarezza, risentimenti e un gran disagio ad entrambi, creando tra loro un abisso e una lontananza incolmabili.
Silvia apprende che il giudice ha preteso la presenza di Velarde come consulente della polizia, essendo molto apprezzate le sue doti investigative.

Quando i due si rivedono, dopo anni di silenzio, sono imbarazzati: non si erano lasciati serenamente, tutt'altro, e l'idea di lavorare di nuovo l'uno accanto all'altra non li entusiasma.
La nuova indagine potrebbe rivelarsi l'occasione propizia per affrontare i fantasmi del passato e i loro demoni personali, e forse per venire a patti coi sentimenti e l'attrazione che ancora provavano l'uno per l'altra. 

Ma non sarà affatto semplice in quanto, col trascorrere delle ore, si rendono conto che in quel luogo inquietante che trasuda antichità e preistoria - in cui sembra che tutti si conoscano ma in realtà a regnare sono i segreti più inconfessabili, celati bene bene dietro le singole esistenze - arrivare a dare un volto e un nome al colpevole della morte di Eva (e chissà..., magari anche di Teresa) si rivela dal primo istante un rebus dei più complicati.

Troppe persone via via paiono essere coinvolte e avere moventi - anche deboli - per l'omicidio.

Incrociando dati, foto, informazioni avute tramite interrogatori serrati da parte di Silvia e Daniel, i due arrivano ad una prima verità: la bella e conturbante Eva era una ragazza con uno stile di vita fuori dagli schemi; era molto (eccessivamente?) interessata alla vita nella preistoria, in particolare al sesso e ad altri riti strani e con risvolti pericolosi.
Inoltre, aveva un rapporto ambiguo col fratello, Gabriel, un giovanotto con problemi mentali e che lei in qualche modo manovrava.
Eva aveva un fidanzato, Adriàn, e pare che i due siano stati visti litigare qualche ora prima che lei morisse.

La polizia è di fronte ad un caso molto intricato, che richiede agli investigatori di calarsi appieno nell'atmosfera selvaggia, primitiva, che avvolge in modo radicale e diffuso Atapuerca; soprattutto, bisogna capire il modo di ragionare di chi è ossessionato dai rituali degli uomini primitivi, cercare di ragionare come loro così da poter arrivare quantomeno a delle piste credibili.

Silvia e Daniel scoprono che diverse persone a vario titolo coinvolte nell'indagine, erano presenti anche sei anni prima nelle Asturie: forse tra loro si nasconde l'assassino? O magari quello attuale è semplicemente un emulatore?
In ogni caso va fermato e, in momenti diversi nel corso delle ricerche, i sospetti cadranno su più persone, con i quali la defunta aveva rapporti poco chiari, compreso un giovanotto di nome Galder, anch'egli con la passione della vita nei tempi antichissimi e con la agghiacciante convinzione di voler provare a vivere come gli antenati: a contatto con la natura, cacciando animali, di piccola e grande taglia, con arco e frecce, col corpo pitturato, a mangiare e danzare attorno al fuoco, mezzi nudi o solo vestiti di pelli.
Chissà cosa si prova ad ammazzare con le proprie mani un essere vivente per sopravvivere? A fare sesso nelle grotte come i selvaggi? A simulare le sepolture dei morti così com'erano in uso presso gli ominidi?

Grazie alle stimolanti conversazioni con Samuel Henares (direttore degli scavi di Atapuerca), Daniel cerca di addentrarsi (per comprenderli) nei meccanismi che si attivano nella mente (e nell'animo?) dell'uomo e che lo portano a concepire e compiere il male.
Un male che è connaturato all'essere umano? È dentro di noi da sempre, scritto nel nostro DNA? 
Siamo tutti dei potenziali criminali?

"Quando si ha a che fare col male, è facile vederlo negli altri, in coloro che classifichiamo come criminali; il difficile è accorgersi che vive dentro ognuno di noi."

"Spesso aveva sentito dire che la differenza tra pensiero e azione è quella che separa un innocente da un assassino. «Tutti abbiamo fatto pensieri di cui vergognarci, ma non altrettante azioni terribili di cui pentirci»"


I personaggi che agiscono in questo intricatissimo e sinistro caso - tanto la vittima quanto i possibili sospettati - hanno tutti in qualche modo dei lati oscuri e torbidi, dei "vizi" che li portano (o potrebbero portarli) a progettare/commettere azioni che superano il buon senso, ciò che è moralmente accettabile e a dare sfogo agli istinti primordiali, atavici, gli stessi che muovono gli animali o che hanno guidato il vivere quotidiano degli uomini primitivi.

Silvia, Daniel e Rodrigo non potranno esimersi dal guardare negli angoli più sordidi e morbosi della mente umana, per capire fin dove essa si può spingere quando si abbandona la via della ragione per assecondare gli impulsi ferini e violenti, e per  riuscire a districarsi tra bugie, depistaggi, silenzi e fissazioni insane così da arrivare a chiudere il cerchio, venendo a capo non soltanto dell'assassinio di Eva ma anche di altri individui coinvolti nel caso e di quello della stessa Teresa sei anni prima.

"L'impronta del male" è un thriller corposo e molto ingarbugliato, ricco di particolari, descrizioni minuziose di scene e luoghi, dove la maglia dei misteri che avvolgono i diversi omicidi . che si susseguono dopo quello principale - si fa progressivamente più fitta.

I poliziotti protagonisti sono sicuramente bravi e scrupolosi ma non sarà affatto semplice per loro districare ogni nodo, tanto più perché le questioni personali rischiano di offuscare la loro lucidità.

Rodrigo è un novellino con tanta buona volontà e voglia di farsi notare, ma questo potrebbe indurlo ad essere precipitoso e a commettere passi falsi.

Silvia ha problemi con il fidanzato storico e con il proprio cuore..., che sobbalza al solo pensiero di avere Daniel accanto a sè, ad accompagnarla nelle indagini; con l'uomo c'è una relazione interrotta bruscamente e che ha lasciato dietro di loro strascichi dolorosi, che però non sono stati sufficienti ad annullare il sentimento che nutrono l'una per l'altro. A ciò si aggiunge l'amarezza che la ragazza prova nel rendersi conto di come sia difficile per una donna farsi apprezzare dai superiori, che le preferiscono ancora Daniel, quando invece lei è cosciente di saper fare - e bene - il proprio lavoro. Circa la protagonista, devo confessare di non essere entrata poco in sintonia con lei: c'è qualcosa nei suoi modi bruschi e nervosi (e un po' da depressa) che me l'hanno resa antipatica.

Daniel continua a ripensare a ciò che s'è spezzato con Silvia - pur essendone ancora attratto mentalmente e non solo - ma questo non gli impedisce di concedersi brevi flirt, basati sull'attrazione sessuale, come quello con Inès Madrigal, la giovane coordinatrice degli scavi, tanto bella quanto colta, arguta e dall'aria fresca ed innocente.
I momenti d'intimità tra i due sono saturi di erotismo e ci vengono descritti dettagliatamente, ma del resto la componente sessuale ha un ruolo non indifferente nella comprensione e soluzione del caso, perchè sta alla base delle azioni di alcuni dei personaggi.

Affascinante ed interessante tutta la parte relativa all'archeologia e alla preistoria, ai modi di vivere di Homo Sapiens, di Neanderthal, all'importanza dei riti, alla paura della morte e al modo di affrontarla; similmente, lo sono i ragionamenti sul male che l'uomo è capace di compiere e di come esso risieda in ogni individuo al pari del bene; ogni persona deve sentirsi necessariamente responsabile delle proprie azioni, altrimenti è accomunabile alle bestie, che agiscono istintivamente e senza alcun principio etico, morale.

Concludendo, devo ammettere che non ho divorato questo romanzo; ho provato sì interesse e curiosità, per tutto il tempo, verso le indagini e la ricerca del colpevole, ma mi è mancata l'adrenalina, che solo verso la fine s'è attivata; credo che ciò sia dovuto al fatto che si sia dato ampio spazio alle parole, ai ragionamenti, alle disquisizioni  filosofiche, antropologiche e psicologiche, il che un po' ha rallentato il ritmo, più da serie tv (in cui devi attendere la puntata successiva per sbrogliare ogni piccolo mistero e avere un colpo di scena) più che da film thriller frenetico che mozza il respiro.

Ma in linea generale mi è piaciuto leggerlo perché trovo che la sua trama complessa e ricca sia narrata con accuratezza, minuziosamente, e che ogni particolare, ogni dettaglio apparentemente insignificante, abbiano il loro perché; rinnovo l'apprezzamento per il contesto archeologico che ti porta indietro di tantissimi anni nella storia dell'Uomo.



domenica 7 novembre 2021

Recap di ottobre 2021 - libri e serie tv

 


Buongiorno e buona domenica!!

Eccomi con il recap del mio ottobre.


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  1. LA STANZA BUIA di D. Raisi: un noir psicologico che, ruotando attorno ad un delitto efferato, ci conduce nella stanza buia dove risiedono gli incubi peggiori della protagonista (4/5);
  2. DUE DI CUORE. IL FASCINO DISCRETO DELLA RELAZIONE di S. Bordignon: su quali basi e fattori si fonda la costruzione del rapporto di coppia? (4/5);
  3. LA LUNA DI MEZZO di A. d'Angela: pensieri ed emozioni sul vivere quotidiano e sull'amore, impressi su carta (3,5/5);
  4. ALMANDA. IL VIAGGIO di E. M. Petruzzella: l'utopia di un uomo che sogna di costruire una città in cui vivere liberi; un ragazzo che, anni dopo, scopre che essa si fonda su un inganno (4/5);
  5. NUVOLE E RACCONTI - Credici, sempre - di E. Di Logarati: racconti al limite del fantasy, in cui i protagonisti sono alla ricerca del proprio posto nel mondo (3/5);
  6. UNA NOTTE BUIA DI SETTEMBRE di V. Marra: un giallo frascatano piacevole con un commissario ombroso ma bravo (3.5/5);
  7. IO SONO LA BESTIA di A. Donaera:  una storia tragica, dura, intrisa di violenza - primitiva, brutale, bestiale, sanguinosa -, di amore, di sentimenti di vendetta (5/5);
  8. "Nonno non mi riconosce più. L'Alzheimer raccontato ai bambini" di T. Kelley: libro illustrato che esprime la difficoltà del rapporto di un nipotino con l'amato nonno che non lo riconosce più (4/5);
  9. "Avventure con la nonna. La nonna è un mito!" di A.Pérez Hernández: simpatica avventura di due fratellini con una nonna energica e divertente (4/5);
  10. LE LESIONI DELL'ANIMA di M. R.Bellezza: una storia "magica", dove il confine tra il reale e il surreale, tra il sogno e la realtà, si fa labile (3.5/5).

Il vincitore del mese di ottobre è senza ombra di dubbio Donaera, che mi ha ipnotizzata con la sua tragedia pugliese, che tira fuori il lato oscuro che c'è negli esseri umani quando lasciano che la bestia che riposa dentro di loro si svegli e prenda il sopravvento. Interessante "scoperta" il noir di Daisy Raisi.



Sul fronte serie tv, devo dire che a ottobre mi son data da fare.



Ho continuato con Outlanderalternandola al prosieguo di Squid Gamealla visione di Dr Death.
La serie continua a prendermi moltissimo; i viaggi temporali, da un'epoca all'altra, mi son sempre piaciuti e ne sono sempre stata affascinata, i periodi storici coinvolti sono interessanti e ricchi di avvenimenti; sono alla terza stagione e ho intenzione di andare avanti speditamente, anche perché pure le riprese procedono e ho letto che sono alla sesta. Devo sbrigarmi!  *_*


Ho terminato la ormai discussa SQUID GAME

.
Vi dico che a me questa sorta di "giochi senza frontiere versione cattivissima e splatter" è piaciuta, guardarla è stato interessante e coinvolgente, a ogni episodio ero sempre più turbata e affascinata da come l'innocenza di giochi dell'infanzia potesse essere rivestita di crudeltà, sangue, egoismo

È terribile pensare come l'estrema disperazione e la povertà possano indurre le persone (comprese le più tranquille) a buttarsi a capofitto volontariamente (anche se non proprio consapevolmente, non al 100% almeno) in una competizione malefica in cui, vuoi o non vuoi, dovranno alternare il gioco di squadra al più completo individualismo, in cui cercare di restar vivi diventa il solo scopo di tutto e, se per farlo bisogna sacrificare la vita altrui, si fa.

Quando è in gioco (in tutti i sensi, in questo caso) la propria sopravvivenza (oltre che il raggiungimento di un traguardo che consiste in un notevolissimo montepremi, in grado di stravolgere in meglio l'esistenza del fortunato che se lo becca tutto), anche l'essere umano più mansueto e solitamente generoso, altruista, può tirar fuori la natura più primitiva, da "homo homini lupus", e sputare in faccia a qualunque forma di solidarietà e amicizia.

Inquietante il pensiero che alla fine tutto quel sangue (rischio spoiler >>e quelle morti fossero frutto dei capricci di un manipolo di ricconi viziati, annoiati e depravati, indifferenti al valore della vita umana. 
Col coreano ho avuto un rapporto contrastante: in un primo momento mi ha irritato e non poco per il suo essere così... cantilenante, però poi mi sono abituata e alla fine l'ho trovato divertente e buffo (con tutto il rispetto) :-D
Ovviamente mi aspetto il sequel e spero non deluda.



Poichè Outlander per me è già una serie lunga, per non infilarmi in un'altra impegnativa, ho affiancato la visione di una miniserie da cominciare e terminare in poche volte: DR. DEATH.

-
Essa si basa sulla storia vera di Christopher Duntsch (Joshua Jackson), stella nascente della neurochirurgia con alle spalle un notevole percorso universitario e di ricerca, arricchito delle referenze migliori.
Dutsch sembra essere la figura più promettente nel campo degli interventi  alla schiena o al collo, ma qualcosa decisamente non va se durante i suoi interventi accadono puntualmente delle complicanze gravissime, che portano a grosse ed irreversibili conseguenze sullo stato di salute dei poveri malcapitati che passano sotto le sue mani, o addirittura dei decessi.
La cosa impressionante è che sono in tanti, in sala operatoria (infermieri, colleghi) a rendersi conto, nel corso degli interventi, che Duntsch sta commettendo errori assurdi, incomprensibili (assolutamente evitabili, poi), ma sul momento non c'è verso di fermarlo (il dottore è arrogante e iracondo, non accetta critiche o suggerimenti da nessuno) e anche denunciarlo come unico colpevole è complicato.

Fortunatamente due dottori di Dallas - Henderson e Kirby (interpretati rispettivamente da Alec Baldwin e Christian Slater) - e una giovane avvocatessa si intestardiscono nel voler inchiodare il neurochirurgo alle proprie responsabilità, affinché venga arrestato e smetta di rovinare vite umane.

L'ho apprezzata, motivata soprattutto dal fatto che stiamo parlando di fatti realmente accaduti; l'attore protagonista ha interpretato molto efficacemente il ruolo del "dottor morte", risaltandone la personalità malvagia e assassina attraverso le espressioni facciali, gli sguardi, i gesti inquietanti, che ci danno l'immagine di un uomo seriamente pericoloso, con manie di grandezza, convinto di essere infallibile, di poter avere in mano le vite delle persone e di poter decidere - come fosse dio - se farle morire o meno.
Insensibile, con grossi problemi di autocontrollo e gestione di emozioni e pulsioni, anaffettivo, cinico, egoista, spaventosamente narcisista e soprattutto incompetente: un fallito che non accetta di essere tale, desideroso solo di ricevere elogi sulla propria (presunta) brillante carriera, sui suoi progetti di ricerca su cui la comunità scientifica non è disposta ad investire (chissà perché), smanioso di ricchezza, fama, gloria, a discapito degli affetti; calpesta chiunque, dalla famiglia (è cresciuto con genitori che l'hanno educato nei sani principi cristiani, ma a quanto pare Chris è stato poco ricettivo...) agli amici, alla compagna.
Ne consiglio la visione.


CITAZIONE DEL MESE

"Quando la tempesta sarà finita, 
probabilmente non saprai neanche tu 
come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. 
Anzi, non sarai neanche sicuro 
se sia finita per davvero. 
Ma su un punto non c'è dubbio. 
Ed è che tu, uscito da quel vento, 
non sarai lo stesso che vi è entrato". 

(Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia)

venerdì 5 novembre 2021

Recensione: DONNE CHE PARLANO di Miriam Toews



Tra il 2005 e il 2009, più di trecento ragazze e donne, appartenenti a una comunità mennonita (nella colonia di Molotschna) sono state rese incoscienti e stuprate nei loro letti. In media, uno stupro ogni tre o quattro giorni.
Come comportarsi, per proteggere se stesse e le proprie figlie? 
Far finta di nulla e perdonare, da buone cristiane? Rispondere con la violenza? Andarsene?
Le donne della comunità si riuniscono per decidere la "strategia" da adottare verso i colpevoli.



DONNE CHE PARLANO 
di Miriam Toews



Ed. Marcos y Marcos
trad. M. Balmelli
253 pp

Violenze perpetrate di notte, col favore delle tenebre. Proprio "loro", gli uomini della comunità, i capi-famiglia che si definiscono cristiani, osservanti delle Sacre Scritture e che dovrebbero dimostrare di essere "figli della luce".
Violenze perpetrate da padri, mariti, nonni, zii, nipoti, amici, fratelli, a danno di madri, sorelle, nipoti, amiche....; uomini che, solo poche ore dopo, di giorno, si comportano come se niente fosse.

Come si può continuare a vivere in un contesto in cui la sicurezza delle donne - giovani e meno giovani - non è garantita, anzi, è decisamente in pericolo?

Tra queste pagine, l'Autrice (a sua volta cresciuta in una comunità mennonita a Manitoba, in Canada, e da essa allontanatasi) immagina un gruppo di donne che si riunisce in gran segreto all'interno di un fienile per decidere, di comune accordo, la strategia da seguire a fronte dei ripetuti stupri commessi a loro danno.
Hanno scoperto, infatti, con gran sgomento, paura e raccapriccio, che tante di loro sono state narcotizzate con uno spray (un anestetico usato per le mucche) e poi stuprate nel sonno. 

Le povere vittime si svegliavano doloranti, sporche di sangue e liquido seminale, con segni di corda su polsi e caviglie, e non capivano cosa fosse loro successo durante la notte.

Il pastore della comunità, Peters, spiega che questi "malesseri" o sono frutto della loro sfrenata immaginazione, o eventualmente del diavolo. Eh sì, il diavolo faceva loro del male a motivo dei peccati commessi e che dovevano espiare (!!).
Stuprate e colpevolizzate, come nelle "migliori" (sono ironica) tradizioni maschiliste e patriarcali.

Ma altro che fantasmi violentatori! I colpevoli erano uomini della comunità: zii, fratelli, vicini, cugini! Persone con cui, durante il giorno, erano fianco a fianco, il che rende tutto ancora più orribile, spaventoso e minaccioso.
La più giovane delle vittime è una bimba di soli tre anni e mezzo, che da allora si è chiusa in se stessa! Stessa triste reazione hanno avuto altre vittime molto giovani, che hanno riportato conseguenze di tipo psicologico a causa delle violenze sessuali. Per non parlare delle gravidanze...
A queste ragazze/donne - figuriamoci! - il pastore Peters non ha concesso nè sostegno medico nè tantomeno psicologico.

Gli stupratori sono attualmente in carcere ma purtroppo stanno per uscire su cauzione (ovviamente quest'ultima è pagata dagli altri uomini della comunità che, in questo modo, è come se si schierassero con i "mostri") e torneranno a casa.

Che fare con loro?

Perdonare, come vorrebbe il pastore Peters? Rispondere con la violenza alla violenza?
O andare via, per sempre, per conquistare una vita diversa, di rispetto, amore e libertà?

È vero, la maggior parte di esse non ha memoria delle violenze subite perché erano incoscienti, addormentate: questo fa sì forse che non ci sia nulla da perdonare solo perché non ricordano lo stupro?
Ovviamente le vittime si rifiutano di abbassare il capo, per cui urge una decisione.

Il romanzo parte proprio da questo punto: dal momento in cui le donne devono decidere cosa fare. Si incontrano di nascosto e ammettono tra loro un solo uomo: August Epp, un membro della comunità che però vive un po' per i fatti suoi, dopo aver vissuto per anni fuori da Molotschna (è stato anche in carcere), esiliato insieme ai suoi genitori (considerati anticonformisti, ribelli); alla morte di questi, è stato riammesso nella colonia mennonita come insegnante dei bambini, ma in realtà non è un integrato, anzi: è considerato da tutti un "mezzo uomo", un effeminato, uno smidollato che non sa lavorare la terra.
August è da sempre innamorato di una delle donne presenti alla riunione, ma sa che ella non lo ricambia, pur trattandolo con estrema gentilezza.
Al buon August le otto donne chiedono di redigere il verbale della loro riunione, volta a stabilire la linea d'azione.

Nello scambiarsi animatamente e disordinatamente opinioni e suggerimenti, esse arrivano a formulare tre possibili decisioni:

1.  Non fare niente
2. Restare e combattere
3. Andarsene

È possibile accettare con rassegnazione la condotta scellerata di questi uomini e continuare la vita con e tra loro senza che nulla sia successo? Se si rifiutano di perdonare, dovranno lasciare la comunità (!) e sicuramente perderanno il posto in Paradiso, pensano le donne.

Se decidono di andarsene fuori dalla comunità, come sopravvivranno in un mondo esterno a loro sconosciuto?

"Siamo donne senza voce, afferma Ona, pacata. Siamo donne fuori dal tempo e dallo spazio, non parliamo nemmeno la lingua del paese in cui viviamo. Siamo mennonite senza una patria. Non abbiamo niente a cui tornare, a Molotschna perfino le bestie sono più tutelate di noi. Tutto quello che abbiamo sono i nostri sogni..."

Le otto amiche si rendono conto di essere trattate male da questi uomini che hanno la Parola di Dio sulle labbra ma, a quanto pare, non nel cuore.

"Non saremo forse bestie, dice, ma ci hanno trattato peggio, e di fatto le bestie di Molotschna corrono meno rischi delle donne di Molotschna, e sono meglio accudite."

È inaccettabile che il pastore minimizzi ciò che è successo e soprattutto è pericoloso: come fanno ad avere la certezza che non riaccadrà?
Loro sono madri che hanno il dovere e il diritto di proteggere le proprie figlie!

Per quanto furiose, indignate, ferite, le donne non accantonano la propria fede; esse non hanno smesso di credere in Dio, nella sua giustizia, nel suo amore, ma al contrario: vogliono prendere decisioni sulla base della propria fede sincera!

Durante l'accesa discussione, emerge la convinzione che andarsene dalla colonia sia un modo per esercitare la fede, perché se è vero che in quanto cristiane sono chiamate al pacifismo, al perdono, alla compassione, all'amore, all'assenza di vendetta e odio..., restando lì - accanto ai colpevoli! - tutte queste nobili virtù vengono seriamente compromesse.
Continuando a vivere accanto agli aggressori, infatti, si ritroverebbero a desiderare di vendicarsi e il massimo che potrebbero offrire è un perdono falso, ipocrita.
Allora che fare? Andarsene? Lasciare mariti, figli, case...? Con quale prospettiva di futuro?
Non è una scelta facile.
Cosa decideranno di fare queste otto donne?

Le protagoniste femminili di questo libro sono spesso eccentriche e un po' sopra le righe, ma anche forti e tenaci, con dei sogni di libertà e di vita a motivarle.
Sono donne abituate ad essere sottomesse, ad obbedire, a sopportare percosse e sgridate, a non rispondere ai maschi; non sanno né leggere né scrivere e questo analfabetismo le limita tantissimo nella propria libertà di scelta, rendendosi conto che, se dovessero andar via, non saprebbero neppure leggere una mappa...!

Sono donne avvezze ai silenzi, a chinare il capo, ma quando possono stare tra di loro e parlare liberamente, ecco che vengono fuori le personalità di ciascuna e scopriamo che sanno divertirsi, fare battute, prendersi in giro, bisticciare.
Hanno età diverse e, di conseguenza, visioni diverse della vita, ed infatti litigano, si interrompono a vicenda, si contraddicono, a volte cambiano argomento e cominciano a discutere di cose che nulla hanno a che vedere con il tema principale, che le ha viste riunite.
August le osserva con attenzione, ammirazione, imbarazzo, sorridendo della loro vivacità.
Del loro coraggio.
Perché finalmente, nascoste in quel fienile, esse hanno già fatto il primo ed importante passo di fede: ribellarsi e provare a prendere in mano il proprio destino. 

Nonostante l'argomento in sé sia drammatico e delicato, i toni restano sempre leggeri, grazie ad un linguaggio colloquiale, molto semplice, come semplici sono i personaggi che intervengono, a partire da colui che redige i verbali e riporta non solo le discussioni tra le donne, ma anche i loro gesti, atteggiamenti, espressioni, dandoci modo di capire i loro caratteri.

"Donne che parlano" è un romanzo pieno di coraggio, necessario, perché con esso Miriam Toews ha dato voce a tante donne mennonite, lasciando emergere realtà spesso nascoste, taciute, ma che sono proprie di comunità patriarcali in cui la donna è trattata come un essere inferiore.
Se non si è infastiditi dallo stile particolare, che può apparire confusionario ma che in realtà ben riflette la vivacità delle donne, l'euforia di potersi finalmente confrontare, sfogare e organizzare assieme un principio di ribellione -, è un libro che si legge velocemente e fa riflettere su ciò che accade in certe realtà religiose (che si basano su interpretazioni parziali ed errate della Bibbia) poco conosciute. 


giovedì 4 novembre 2021

** Novità ** "In cucina per rinascere - le ricette di una filosofa" di Maria Giovanna Farina



Oggi vi presento una pubblicazione molto particolare, che unisce filosofia e amore per la cucina.


 Ed. Rupe Mutevole
Data uscita: ottobre 2021

 Maria Giovanna Farina non è solo una filosofa studiosa di comunicazione e di relazioni che ama far sperimentare il valore curativo della filosofia, in lei c'è qualcosa di caratteristico che vive nel suo profondo fin dall'infanzia: l'amore per la cucina. 

La relazione col cibo è un aspetto fondamentale del nostro essere: l'amore per la cucina può farsi testimone della vita stessa. 

Filosofia e cucina sanno farci rinascere se trovano un punto di incontro valido per tutti. 

Con il suo stile scorrevole e a tratti ironico, l'autrice ha collegato alcune ricette da lei ideate e presenti nel testo a particolari momenti della vita quotidiana, ricette reali ma anche dal significato simbolico, ricette che rispettano l'ambiente e sono contro lo spreco, ricette attente alla nostra salute nonostante qualche strappo alle regole.
A tavola si può dialogare, decidere il futuro, fare affari, dichiarare l'amore, trovare un'intesa tra amici e soprattutto rinascere. 
Chi l'accompagnerà in questo viaggio? Naturalmente Socrate ed irrinunciabili pratici pensieri filosofici!


Notizie sull'autrice.
Maria Giovanna Farina si è laureata in Filosofia con indirizzo psicologico all’Università Statale di Milano. È​ filosofa, consulente filosofico, analista della comunicazione, formatrice e autrice di libri per aiutare le persone a risolvere le difficoltà relazionali. Nei suoi testi divulgativi, saggi e romanzi, ha affrontato temi quali l'amore, la musica, la violenza di genere, la filosofia insegnata ai bambini, l'ottimismo, la libertà, la relazione con gli animali da compagnia e con il cibo. Il suo libro di maggior successo è stato Ho messo le ali (ed. Rupe Mutevole). Pioniera nel campo delle pratiche filosofiche, nel 2002 ha fondato​ Heuristic Institution​ dove si è dedicata anche alla ricerca di metodi e strategie da applicare alla risoluzione delle difficoltà esistenziali. Autrice di numerosi articoli e di interviste anche in video fatte ad alcuni tra i più noti personaggi della cultura e dello spettacolo, è creatrice della rivista “L’accento di Socrate”. Scrive su varie riviste on line e cartacee. Per Rupe Mutevole dirige la collana editoriale Le Relazioni. Il suo sito è​ www.mariagiovannafarina.it

martedì 2 novembre 2021

Film tratti dai libri - in uscita (novembre-dicembre)

 

Quali libri son diventati film e ci aspettano in sala?

Eccone alcuni previsti nelle prossime settimane.


Chi è senza peccato - The Dry (The Dry) è un film diretto da Robert Connolly, con Eric Bana e Martin Dingle Wall; è l'adattamento cinematografico del pluripremiato romanzo Chi è senza peccato, scritto da Jane Harper.
Uscita al cinema il 11 novembre 2021.

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L'agente federale Aaron Falk è tornato da Melbourne a Kiewarra, nell'outback australiano, per i funerali del suo vecchio amico Luke Hadler, della moglie e del figlio: un omicidio-suicidio che ha risparmiato solo Charlotte, la più piccola della famiglia. 
La comunità è scossa; il padre di Luke chiede a Falk di indagare, ma la sua non è una richiesta, è una minaccia legata al mistero di un'altra morte violenta avvenuta anni prima, quella di Ellie Deacon, sedici anni, occhi e capelli scuri, una breve vita densa di cose non dette. Così Falk, seppure a malincuore, rimane in quel piccolo paese in cui la siccità sembra aver inaridito insieme ai campi le coscienze e tutti hanno qualcosa da nascondere.
 L'alleanza con Raco, il giovane, ingegnoso poliziotto locale, dà presto i suoi frutti, disseminando dubbi sulla versione ufficiale del caso e riaprendo vecchie ferite. E quando i segreti tornano a galla nessuno può più chiudere gli occhi.


Promises è un film drammatico romantico franco-italiano scritto e diretto da Amanda Sthers, basato sul suo romanzo omonimo (Rizzoli) che racconta le tappe della vita di un uomo, Alexander, con un passato ed  un'infanzia difficili. Alexander riesce a trovare la felicità solo quando ha una famiglia sua, composta dalla moglie e la loro bambina. 

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Eppure questa serenità viene meno quando incontra Laura, una gallerista d'arte prossima al matrimonio, con cui nasce un sentimento molto forte.
Alexander vede nel trascorrere del tempo ciò che davvero ha importanza: la sofferenza vissuta durante l'infanzia, i momenti di felicità, le amicizie che a seconda delle occasioni possono trasformarsi da fedeli a dolorose, il fallimento del matrimonio e soprattutto il puro amore, quello vero che non è stato in grado di afferrare. I due, incapaci di compiere delle scelte, si ritrovano divorati da un sentimento non consumato, che non accenna a spegnersi.

Il film è interpretato da Kelly Reilly, Jean Reno, Pierfrancesco Favino, Cara Theobold, Deepak Verma e Kris Marshall.
Uscita al cinema il 18 novembre 2021.



Cry Macho - Ritorno a casa è un film del 2021 diretto ed interpretato da Clint Eastwood. Il film è l'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo del 1975 scritto da N. Richard Nash, autore della sceneggiatura insieme a Nick Schenk.
Uscita al cinema il 2 dicembre 2021.

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Ambientato nel 1978, segue la storia di Miko , ex campione di rodeo e addestratore di cavalli. Trovandosi in difficoltà economiche, per guadagnare soldi facili, Miko decide di accettare dal suo ex capo, l'incarico di riportare a casa in Texas, Rafa, il giovane figlio dell'uomo, per proteggerlo dalla madre messicana schiava dell'alcol.Sulla strada del ritorno dal Messico verso il Texas, Miko e Rafa, si conoscono meglio e diventano amici. 
I due si troveranno ad affrontare avventure e pericoli inaspettati e se da una parte il viaggio rappresenterà per il giovane ragazzo motivo di crescita e conoscenza, per l'anziano allevatore sarà invece un'occasione per liberarsi dai peccati commessi durante la sua esistenza.


Scompartimento n. 6 - In viaggio con il destino è un film diretto da Juho Kuosmanen, con Seidi Haarla e Yuriy Borisov. 
Uscita al cinema il 2 dicembre 2021. 
Adattamento cinematografico del romanzo Scompartimento n. 6 di Rosa Liksom (Iperborea).

Il film racconta la storia di una donna finlandese, Laura, che, per fuggire a un'enigmatica storia d'amore 
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a Mosca, sale a bordo di un treno per recarsi in un sito archeologico di Murmansk, verso il polo artico. Durante questo lungo viaggio, si ritrova a condividere il compartimento ferroviario, il numero 6, con uno sconosciuto, un minatore russo. Il lungo tragitto porta i due, completamente opposti tra loro, soprattutto per il carattere e gli ideali, a una convivenza sul treno, durante la quale faranno incontri improbabili. Questo viaggio, però, cambierà per sempre la loro visione della vita e li unirà molto.
Nonostante le loro differenze, che inizialmente sembravano abissali, i loro destini, segnati dall'incontro, finiranno per legarsi e trovare nell'altro quel profondo desiderio di connessione umana, da entrambi tanto agognato.




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