giovedì 20 gennaio 2022

Recensione: IN VIAGGIO VERSO DOVE di Antonella Albano


Amanda non è felice; il matrimonio con Lorenzo è diventato per lei una gabbia soffocante e la quotidianità è fatta ormai di gesti abitudinari privi di significato e di emozioni.
Desiderosa di prendere in mano la propria esistenza, di esserne finalmente la padrona, di poter costruire qualcosa che le dia soddisfazione e la faccia sentire appagata, e soprattutto di rinascere, la donna va via di casa e comincia un'avventura a stretto contatto con la natura.... e con se stessa. 


IN VIAGGIO VERSO DOVE
di Antonella Albano

344 pp
"...che il dolore non superi mai troppo nel computo la gioia, perché si possa compiere spediti il viaggio verso dove dobbiamo andare."


Arriva per tutti il momento in cui sentiamo il bisogno di fare un bilancio della nostra vita, di sottoporla ad un attento ed onesto esame, tirare le somme e... con un sospiro di sollievo pensare: "Beh dai, in fondo non mi è andata così male! Anzi, poteva andarmi peggio, no?"

E se  il sospiro, invece di essere di sollievo, è di angoscia, di tristezza o, peggio, di rassegnazione?
"Che cosa ho combinato finora nella vita? Ho realizzato i sogni che avevo da bambina? Sono felice, appagata? Se tornassi indietro, rifarei le stesse scelte?"

Amanda è a un bivio.
A trentacinque anni non sa più chi è, che vuole, dove vorrebbe andare, in che modo vorrebbe cambiare il presente.
Una cosa è certa: da quando ha perso entrambi i genitori, una cappa di tristezza e infelicità si è posata su di lei, svuotandola, lasciandola priva di energia.

Amanda si guarda attorno e non vede granché per cui sentirsi motivata e contenta: il lavoro che svolge ormai da anni (è insegnante) non l'ha mai amato, pur assolvendo al proprio dovere con impegno e professionalità, tanto da essere molto apprezzata da studenti e colleghi.
Il suo matrimonio con Lorenzo è arrivato al decimo anno; non hanno figli e il desiderio di maternità finora è rimasto inappagato. Pur amando il marito, soffre molto questa mancanza, che la fa sentire vuota, morta dentro, priva di ragioni importanti per cui essere felice.
E Lorenzo, poi: non che sia un cattivo marito, ma qualcosa tra loro si è allentato; sarà l'abitudinarietà, la mancanza di tempo per loro stessi, il tran tran di una vita che scorre sempre uguale e con pochi stimoli e cambiamenti..., fatto sta che il loro amore sembra aver perso la gioia dei primi anni.
Suo marito è sempre troppo impegnato con il lavoro, che gli dà non poche preoccupazioni, lo rende assente (anche quando è a casa), nervoso, lo allontana dalla moglie, che si sente sola, incompresa, messa da parte.

Amanda si guarda dentro e non si riconosce; una sconosciuta per se stessa, ecco cos'è; una moglie delusa e insoddisfatta, un'insegnante che tale non si sente per vocazione; una donna con un grembo finora infecondo, che le ha impedito di essere mamma. È come se fosse divisa in tanti pezzettini e non riuscisse più a vedersi per quella che è realmente.
Per la donna che avrebbe voluto essere.

E allora per ritrovarsi decide che è arrivata l'ora di dare una scossa alla propria esistenza, di buttarsi in un’avventura folle: lascerà il marito e rileverà una vecchia masseria con annesso campo abbandonato, per coltivare prodotti biologici, privi di concimi chimici. 
Non è un'impresa da poco ma Amanda non si sofferma più di tanto a pensarci e a valutare se le convenga o no; lo vuol fare e basta, al diavolo il lavoro (per il quale chiede l'aspettativa), la casa e ciò che penseranno tutti (che è impazzita?); Lorenzo, se vuole, può seguirla in questo progetto, altrimenti... pazienza.

Decisa a realizzare questo piccolo grande sogno di fare la contadina, Amanda parte e va a vivere in campagna; certo, il trullo (siamo in Puglia, nel tarantino) è da sistemare, mancano acqua, corrente, connessione ad Internet e tante altre cose, ma la determinazione c'è ed è tanta.
Se vuole ritrovare se stessa e dare una volta decisiva ad un'esistenza che si è appiattita ed arenata, deve farlo ora, superando i numerosi ostacoli (di ordine pratico, più che altro), la solitudine, la paura dei ladri di notte e, su tutti, il timore del fallimento.
In questo progetto sta investendo tutto, in termini economici e non solo.
Sta mettendo in gioco tutta se stessa, buttandosi a capofitto in un'attività (quella agricola) di cui non sa assolutamente nulla e per realizzarla ha addirittura lasciato Lorenzo.
O meglio, per lei il loro matrimonio non è concluso, però la realtà è che comunque ha lasciato casa per andarsene in campagna, e Lorenzo non l'ha seguita.
Come avrebbe potuto, ossessionato com'è dalla propria ditta, che è da sempre sull'orlo del fallimento?
Lorenzo non comprende questa smania della moglie, questo voler cambiare vita a tutti i costi, questa frustrazione che la rende inquieta e che la sta spingendo a far qualcosa che ha più il sapore della follia e del capriccio che di un progetto ponderato con razionalità.

Ma nulla può fermare Amanda, che piano piano e tra non poche difficoltà, comincia a dar vita al proprio "paradiso bucolico"; sono tantissime - più di quelle che inizialmente immaginava - le cose a cui pensare, ma fortunatamente non è del tutto sola in quest'impresa: ad aiutarla ci sono alcuni amici preziosi ed esperti e un giovanotto che Amanda assume un po' per caso, correndo anche il rischio di mettersi in casa un estraneo di cui in fondo non sa praticamente nulla: Bakari, un immigrato africano che da subito si rivela un gran lavoratore, onesto, con molto senso pratico, sicuro di sé e capace di aiutare la donna nei lavori agricoli.
La sua presenza diventa indispensabile per Amanda, che non solo si sente più al sicuro con l'uomo nella masseria, ma realizza anche che senza il suo supporto non potrebbe portare avanti il proprio sogno.

Intanto, in città, Lorenzo è più solo e depresso che mai: sul punto di veder fallire la sua ditta, l'uomo si ritrova circondato da una montagna di interrogativi, che cerca di soffocare con brevi e fugaci incontri di sesso con una vecchia amica; ma la solitudine è tanta e, per diminuirne il peso, decide di adottare un cane, Rob, che inizia da subito a scombinargli le giornate. 
Amanda gli manca e verso di lei prova sentimenti contrastanti: l'ama, certo, ma al contempo la odia per averlo abbandonato per inseguire un sogno assurdo in cui lui non è contemplato.
Sì, è vero, gli ha chiesto di seguirla ma come potrebbe mollare il proprio lavoro - con tutti gli oneri annessi - e ricominciare da capo facendo il contadino?
Per lui è difficile stare senza di lei; e per Amanda? Come se la cava senza Lorenzo? 

E mentre Lorenzo cerca di sopravvivere alla solitudine, al disordine, al dolore di un matrimonio fallito, all'ansia per le tante cose da fare per salvare la propria attività e alla piacevole (ed unica) novità costituita dal vivace Rob, in campagna Amanda è sempre più indaffarata con i lavori agricoli e non solo, e sta intessendo importanti relazioni con i vicini di casa e, soprattutto, con Bakari, con il quale è sempre più in sintonia.

Entrambi si struggono di dubbi e paranoie, ma resistono: lui per orgoglio (ferito), lei per fedeltà e lealtà verso la nuova se stessa, più coraggiosa, determinata e con uno scopo nella vita.
Eppure si mancano; possibile che il loro amore sia stato solo un grosso abbaglio?

"In viaggio verso dove",  ambientato nelle soleggiate terre pugliesi, è un romanzo coinvolgente e ricco di emozioni che racconta la storia di una donna che riconosce le proprie debolezze e mancanze ma rifiuta che esse la definiscano e la limitino; è la storia di come sia possibile rinascere, rimettersi in gioco, sempre, a prescindere da cosa e chi siamo stati fino a un attimo prima; è anche la storia di una coppia che sembrava perfetta vista dall'esterno, ma che dentro stava implodendo; racconta di due persone che, ciascuna a modo suo, lottano per costruire una versione migliore di se stessi, accettando i rischi e le difficoltà che ogni cambiamento comporta. 

Leggere questo libro di Antonella Albano è stato come intraprendere un viaggio nei sentimenti e nei pensieri di una donna fragile eppure tenace e caparbia, che sa guardarsi dentro, che non accetta di crogiolarsi nelle proprie amarezze e nello scoraggiamento, ma decide di essere finalmente la protagonista della propria vita, di prendere decisioni importanti, e pazienza se deluderà qualcuno.
Nella narrazione del presente si inseriscono i ricordi che Amanda conserva di conversazioni e momenti particolari trascorsi con i genitori, il rapporto con loro, l'amore dato e ricevuto, la paura di deluderne le aspettative, i piccoli conflitti; oltre ad essi, un'altra figura è stata importante per Amanda: una zia nubile, ed a lei si rivolge e a lei pensa quando vuol fare chiarezza dentro se stessa.
I personaggi (a partire da quelli principali) sono tutti molto credibili nei comportamenti, nelle parole, nei difetti e nei pregi, e le loro personalità emergono in tutta la loro complessità e ricchezza attraverso le azioni e nei dialoghi; mi è piaciuta molto Amanda, una protagonista femminile con carattere, che nel corso della storia matura e acquisisce nuove consapevolezze su chi è, chi vuol essere e cosa vuol fare della propria vita.
Ho apprezzato moltissimo la scrittura dell'Autrice che, oltre ad essere molto accurata, precisa e fluida allo stesso tempo, è intensa, empatica, riflessiva, capace di andare a fondo nelle emozioni dei suoi personaggi e di trasmetterle al lettore, che ne è coinvolto profondamente.

Assolutamente consigliato!


lunedì 17 gennaio 2022

Recensione: IL MARCHIO PERDUTO DEL TEMPLARE di Giuliano Scavuzzo

 

La lotta tra il Bene e il Male, tra la Luce e le oscure forze delle tenebre, è un argomento che ogni lettore ritrova non poche volte quando si accosta a determinate letture, quali ad es. i paranormal o gli horror; il presente romanzo è un mix tra romanzo storico, thriller e paranormal.


IL MARCHIO PERDUTO DEL TEMPLARE
di Giuliano Scavuzzo



Ed. Newton Compton
280 pp
Siamo a Roma, in pieno Medioevo; sono tempi non oscuri... di più, e la caput mundi è nel pieno della propria decadenza e corruzione morale; per le sue strade abbondano i poveracci ma anche i crimini, il malaffare, e soprattutto l'odio e il malcontento stanno nutrendo sempre più le schiere del male.

In un labirinto di stradacce buie e maleodoranti,tra Colosseo e Pantheon, il lettore viene immerso in toto in una storia fatta di perdizione, dannazione, peccati eterni e irredimibili.

Al centro vi è la ricerca compulsiva di un antico manoscritto proveniente dal Tempio di Salomone; un potente grimorio in grado di cambiare radicalmente le sorti dell'umanità, di stravolgere gli equilibri nello scontro il bene e il male, perchè tramite esso è addirittura possibile scatenare l'Apocalisse.

Tutto ha avuto origine da quando sei cavalieri templari, durante la prigionia in Terra Santa, hanno votato l’anima al diavolo; adesso, sono pronti a sacrificare due piccoli gemelli per lasciare che il male prenda possesso del
mondo stesso, annullando e cancellando ogni traccia di bene, della presenza di Dio tra gli uomini.

Perché questo avvenga, è necessario attuare dei riti, l'ultimo dei quali richiede la barbara uccisione di due gemelli.
Due bambini innocenti sono in pericolo; già altri bambini sono stati sacrificati ma adesso padre Graziano vuole fermare questa spirale maledetta e salvare le creature.
Per farlo, bisogna trovare in tempo l'antico libro, la Clavicula Salomonis, ed impedire ai signori delle tenebre di compiere la cerimonia finale.

Dove si trova questo manufatto? Esso è nascosto, ovviamente, e c'è solo una "persona" ad essere a conoscenza di questo luogo segreto; il problema è che, allo stato attuale, essa non ricorda nulla della passato...

L'individuo in questione è uno dei templari, Shane de Rue, che durante la Crociata ha rubato e nascosto il prezioso grimorio, al prezzo del tradimento dei suoi compagni e della perdita dei propri ricordi: non ricordando nulla delle esperienza vissute, non corre neppure il pericolo di svelare dove si trovi il libro.

Eppure costui, chiamato l'Ombra - il più crudele degli assassini -  è tormentato dalle immagini di una battaglia cruenta in Terra Santa e, ancor più, dal ricordo di una donna amata appassionatamente.

Quando incontra Don Graziano, questi gli chiede di aiutarlo nella missione di fermare la cerimonia rituale che, attraverso la tortura e la morte dei gemellini, potrebbe aprire le porte degli inferi, consapevole che per riuscirci avranno bisogno dell'aiuto di Lilith, una strega bellissima e seducente, dai poteri straordinari; l'unica creatura in grado di liberarlo dall’anatema che lo ha colpito.

I tre compagni di sventura vagheranno per i bassifondi di una Roma sotterranea spaventosa, putrida, popolata da creature della notte e delle tenebre, il cui aspetto orrendo riflette il marcio che abita in loro; esseri innominabili schiavi del male più assoluto e pronti a manifestare tutto il loro potere malefico perché il male prenda piede sulla terra e domini su ogni uomo.

Ce la faranno a salvare i poveri gemelli e l'intera umanità dall'assalto degli angeli malvagi, che hanno abbandonato dalla notte dei tempi la bontà e la luce divine per dichiarare fedeltà al principe delle tenebre?

Chiarisco subito che, pur amando i romanzi storici e i thriller, quando la narrazione prende pieghe molto paranormal e si addentra nei meandri più profondi e inquietanti del male, il libro in questione smette di interessarmi; non mi piace per niente leggere romanzi su diavoli e affini, e questo - che ho vinto diverso tempo fa ad un giveaway - l'ho letto unicamente perchè poteva rientrare tra gli obiettivi di una Reading Challenge che sto seguendo.
Con ciò non voglio dire che il libro sia brutto, assolutamente no; è scritto bene, l'Autore è bravo nell'immergere il lettore nel sordido e malvagio contesto in cui le vicende hanno luogo, presentandoci la città di Roma nelle sue atmosfere più dark e popolata da individui potenti e molto corrotti, nel descrivere il male attraverso personaggi sovrannaturali e terrificanti; intendo solo dire che se queste caratteristiche vi piacciono, il romanzo sicuramente fa per voi e lo troverete avvincente. Io purtroppo ho faticato a leggerlo e terminarlo perché più mi addentravo nel vortice malefico immaginato dall'Autore, più avrei voluto fuggirne.
Questione di gusti, ecco; ma ripeto, se non vi dispiacciono i thriller storici con elementi paranormali e in cui le entità malvagie sono le vere protagoniste, questo libro vi piacerà. 
 

venerdì 14 gennaio 2022

Oggi nasceva... Yukio Mishima



Yukio Mishima (vero nome: Kimitake Hiraoka) è nato il 14 gennaio 1925 a Tokyo.
E' considerato tra i più importanti romanzieri del 20° secolo.

I primi anni della sua infanzia, Mishima li trascorre con la nonna paterna, Natsuko, la cui educazione ha avuto un notevole effetto sulla sua letteratura e sulle sue convinzioni politiche, oltre che essere la ragione - stando ad alcuni dei suoi biografi - del suo successivo fascino per la morte: la donna non lo lasciava libero di giocare e socializzare con altri ragazzi e lo ha persino tenuto lontano dalla luce del sole.

All'età di 12 anni, Mishima torna a stare con i genitori...: il padre decide di crescere i suoi figli secondo la disciplina militare, li puniva severamente puniti al minimo errore e, nel caso di Mishima, andava regolarmente nella stanza del ragazzo per cercare qualsiasi prova del suo amore per la letteratura, distruggendo i manoscritti che riusciva a scovare.
La madre, al contrario, lo ha sempre sostenuto nel suo desiderio di fare lo scrittore.

Nel corso della sua vita ha scritto moltissimo, oltre 20 racconti, più di 30 romanzi, molti saggi e diverse opere teatrali (circa 50); convinto nazionalista, ha fatto anche l'attore, il regista cinematografico ed è stato un artista marziale.

Nel 1968 Mishima fonda il Tate no kai, un gruppo di milizie nazionaliste; il 25 novembre 1970, lui e altri quattro membri di questo "esercito privato" entrano nel quartier generale di Tokyo del comando orientale delle forze di autodifesa giapponesi, prendendo in ostaggio il comandante.
Successivamente lo scrittore esce sul balcone, tiene un accorato discorso ai soldati lì radunati, chiedendo loro di unirsi ai Tate no kai nel loro colpo di stato per riportare l'imperatore ai suoi poteri prima della seconda guerra mondiale.

Al termine del discorso, entra nell'ufficio, e dopo aver inneggiato all'Imperatore, si toglie la vita tramite seppuku, il suicidio rituale dei samurai: si trafigge il ventre e si fa decapitare dal suo più fidato amico e discepolo, Masakatsu Morita; questi, però, sbaglia per tre volte il colpo di grazia previsto dal rito tradizionale, così a porre fine alla vita dello scrittore ci pensa un altro compagno.




LE STELLE

Quando gli uomini guarderanno le stelle,
nel loro cuore si leverà, carico di essenze,
il vento della notte.

Sulla foresta, sul lago, sulla città,
le nuvole fluttueranno tranquille.

Allora le stelle inizieranno a cadere copiose
e come la rugiada copriranno ogni cosa.

Nel disegno tracciato dall'invisibile nastro divino,
tutte le costellazioni crolleranno a una a una
con estrema eleganza.

D'allora in poi le stelle dimoreranno
nella nostra anima, e forse torneranno ancora
quei giorni in cui gli uomini
erano dolci e meravigliosi come gli Dei.





Fonti consultate:  

https://www.thefamouspeople.com/
Wikipedia
Treccani

giovedì 13 gennaio 2022

[ CINEMA ] Il mio modestissimo parere su DONT' LOOK UP.

 

Buon pomeriggio, lettori cari!

Non lo faccio più molto spesso, ma ogni tanto anche a me viene voglia di parlare - seppur brevemente e senza troppe pretese - degli ultimi film visti.

Durante le vacanze ho potuto guardare una delle pellicole più discusse (ed elogiate) degli ultimissimi tempi: Don't look up!

,

Il film è uscito nelle sale solo un mese fa e sono in tanti a parlarne; io stessa ammetto di esserne rimasta incuriosita perché leggevo commenti su questo film praticamente ovunque, oltre ad essermi stato consigliato da amici.

Diretto da Adam McKay, Don't look up può vantare un cast di tutto rispetto: Meryl Streep, Leonardo Di Caprio, Cate Blanchette, Jennifer Lawrence.

A un primo sguardo, e senza pensarci troppo, si potrebbe pensare che si tratti del solito film catastrofista "all'amercana" cui Hollywood ci ha abituati (e annoiati?), infatti la trama è presto detta: una bella cometa, dalle dimensioni notevoli, viaggia nell'universo puntando dritta sulla nostra amata Terra; l'impatto - stando ai calcoli - è previsto non più tardi di sei mesi e le conseguenze saranno sicuramente gravissime, tali cioè da distruggere ogni forma di vita.

Insomma, la notizia è a dir poco sconvolgente e a darla sono il professor Randall Mindy (Di Caprio) insieme a Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence), studentessa di astronomia prossima alla laurea; è proprio la giovane a scoprire la cometa, che infatti verrà chiamata col suo cognome.

Terrorizzati dalla tremenda scoperta, i due non perdono tempo e contattano chi di dovere affinché venga data notizia alla presidente degli Stati Uniti, Janie Orlean (Meryl Streep), e questa si attivi, in qualche modo, cominciando ad avvisare la popolazione.

Ma la donna è completamente sfasata: prende molto alla leggera il problema, è scettica, ci ride su e soprattutto è troppo impegnata con le prossime elezioni per occuparsi di una stella cadente che potrebbe sopraggiungere tra sei mesi e provocare una catastrofe che lei, evidentemente, non crede possibile...

Randall e Kate capiscono che la presidente - sempre accompagnata da quell'idiota del figlio, il vanitoso e strafottente Jason - non ha preso sul serio la notiziona, così decidono di ricorrere ai media, ed in particolare al celebre e seguitissimo programma mattutino The Daily Rip, condotto da Brie (Cate Blanchett) e Jack (Tyler Perry), con l'obiettivo di spiegare davanti alle telecamere la gravità di questa minaccia, che distruggerà la Terra e i suoi abitanti.  

Non hanno forse diritto i cittadini di sapere che, tempo sei mesi, la catastrofe si abbatterà su di loro? 
E se ci fosse un modo per evitare l'impatto? Non sarebbe giusto e doveroso da parte del governo americano fare qualcosa - qualsiasi cosa - a questo scopo?

Purtroppo, però, l'annuncio in tv non va benissimo: Kate, infatti, che di suo è molto ansiosa (ma anche Randall lo è), di fronte alle risatine, alle battute e, in generale, all'atteggiamento superficiale e leggero dei conduttori, sbotta, si lascia andare ad una sorta di crisi isterica in diretta e la sua reazione scomposta (unita alla frase urlata con angoscia "Moriremo tutti!") diviene oggetto di meme e prese in giro sul web.

In pratica, ciò che doveva essere un avvertimento drammatico diventa una stupidaggine umoristica su cui sghignazzare.

Randall e Kate non ci possono credere, e lo spettatore con loro: davanti ad una scoperta a dir poco agghiacciante, cosa fa la massa? Ride, alza le spalle con un sorrisetto ebete, passa alla news successiva, continua a tenere i propri occhi incollati allo schermo di un cellulare e a proseguire con la propria vita.
Come se niente fosse.

Forse è un modo per tener lontana la paura, che in questi casi diverrebbe qualcosa di irrazionale ed ingestibile in quanto a scatenarla sarebbe un evento che va oltre le possibilità umane?

Mancano 6 mesi allo scontro tra Terra e cometa e la popolazione continua a fare ciò che fa da sempre: lavorare, divertirsi, mangiare, fare progetti, stare sui social...; nessuno che si preoccupa della minaccia globale che sta per colpirli ed affondarli??
C'è qualcosa che può indurli a staccare gli occhi da uno schermo per rivolgerli al cielo?

La presidente fa della frase "Don't look up!" una sorta di slogan, un motto che porta avanti in campagna elettorale, esortando i propri elettori a non credere ai pareri allarmistici di due scienziati matti e a non guardare in alto, perché non c'è nulla che si abbatterà su di loro.

Ma le evidenze scientifiche dicono tutt'altro e confermano che la cometa viaggia spedita, la sua traiettoria è quella della Terra, quindi c'è da muoversi: non sarà il caso di organizzare delle missioni nello spazio per provare a distruggere la cometa in tanti pezzettini meno pericolosi?
La presidente - che ci pare un po' una scioccona senz'arte nè parte - si sveglierà dal menefreghismo incomprensibile in cui sguazza per assolvere adeguatamente al proprio ruolo?
E la gente alzerà lo sguardo verso il cielo, conscia che la propria quotidianità è in pericolo?

Dico subito che il film non mi è affatto dispiaciuto, anzi; si lascia guardare e trovo che la scelta di narrare l'imminente catastrofe con ironia, in modo satirico, sia azzeccata; certo, non vi nascondo che in certi momenti ho pensato fosse eccessivo, e quindi un tantino... urticante.
Però c'è da dire che è tutto sopra le righe, a partire dalla presidente - interpretata dalla formidabile Meryl Streep, che fa ridere per quanto è ochetta -, continuando con suo figlio, un bamboccione che è capo di gabinetto unicamente in quanto figlio della Orlean, ma per il resto è un cretino; i conduttori - per quanto snervanti ed irritanti con le loro risatine stupide, il loro voler minimizzare e rendere tutto un mega trash per fare ascolti - non sono così lontani dalla realtà e anche "in casa nostra" siamo abituati a trasmissioni che trattano argomenti seri "mesciati" con un po' di (in)sano gossip.

Bravissimi anche la Lawrence nel ruolo della scienziata ansiosa, che consuma Lexotan come fossero Tic Tac, dall'animo punk, incline agli attacchi di panico, e Leonardino - sei Jack Dawson per sempre, per quanto mi riguarda, e non c'è cometa che tenga -, anche lui efficace nel far comunicare al proprio personaggio tutta l'angoscia e la perplessità di fronte all'indifferenza dei più nell'apprendere che il loro mondo potrebbe distruggersi da lì a sei mesi.

Come dicevo, la vena umoristica, quasi comica, conferisce inevitabilmente una (voluta) sfumatura grottesca, surreale, che se da una parte fa sorridere, dall'altra fa riflettere su come, davanti alle dichiarazioni drammatiche e sicure di scienziati accreditati, si preferisca infilare la testa sotto la sabbia per non vedere e quindi per non far spazio ad una (legittima?)  paura del domani.
La presenza di Di Caprio mi ha fatto pensare al risvolto ambientalista e alle conseguenze che la stoltezza e l'atteggiamento menefreghista che l'uomo ha verso la natura gli si ritorcerà contro.

Mi è piaciuto il "momento fatidico", e come lo hanno vissuto Randall e Kate insieme ai loro cari: con chi e come vorremmo passare gli ultimi attimi della nostra esistenza? Cosa conta davvero alla fine, cosa dà valore ai nostri giorni su questo pianeta?

Buffe e coerenti col tenore della pellicola le ultime due scene, che - tranquilli - tengo per me ;-)

Concludendo, forse non è il film dell'anno, come ho letto qua e là, ma è un film godibile, fatto bene, che affronta un tema di per sé sfruttatissimo, ormai usurato (dal cinema americano soprattutto) e per nulla originale, ma lo fa con un tono satirico intelligente, che fa il verso a questo genere umano bizzarro e capriccioso che troppo spesso maltratta l'ambiente come se fosse il padrone di tutto e si fa prendere da deliri di onnipotenza e immortalità.

L'avete visto? Che ne pensate?
Lo vedrete?

mercoledì 12 gennaio 2022

Recensione: IL CASTELLO D'ESTATE di Martina Pregnolato - review party

 

Buongiorno, cari lettori!
La recensione di oggi costituisce la terza tappa del Review party - partito il 10 gennaio, terminerà martedì 18 - dedicato al romanzo d'esordio di Martina Pregnolato, IL CASTELLO D'ESTATE.



10 gennaio: La libreria di Anna
11 gennaio: Un libro in cucina
12 gennaio: Chicchi di pensieri
13 gennaio_ Paper Purrr
14 gennaio: Casalinga per caso
17 gennaio: ChiaraStanzadeiLibri
18 gennaio: Letture Sale e Pepe





IL CASTELLO D'ESTATE
di Martina Pregnolato

Alcheringa Ed.
280 pp
14 euro
2020
Ginevra ha ventotto anni e, dopo aver viaggiato un po' per l'Europa, negli ultimi tempi ha vissuto a Parigi, dove ha conosciuto il bel gallerista d'arte Pascal.
La loro storia sembrava procedere alla grande fino al giorno in cui...  lui non le ha chiesto di sposarlo!
Contrariamente a ciò che, al posto suo, avrebbe fatto la maggior parte delle donne al cospetto di una tale proposta fatta da un uomo bello, ricco e affascinante, Ginevra fugge via, terrorizzata!
Prende il primo volo e torna a casa, dai suoi, che vivono e lavorano (in qualità di governanti) nella bellissima dimora del magnate Amir Wright.

Il palazzo è chiamato "il Castello d'Estate" ed è bellissimo, immenso, elegante: un luogo da favola, di quelli in cui tante bimbe sognano di nascere e crescere, per sentirsi un po' principesse.
Ed è così che è cresciuta Ginevra: in un luogo suggestivo e meraviglioso, e tornarvi non può che farla sentire emozionata.

Certo, quando se n'è andata, l'ha fatto per scappare da una situazione famigliare che cominciava a starle un po' stretta.
Se con suo padre Rodolfo ha sempre avuto un ottimo rapporto, fatto di chiacchierate tranquille e rilassanti confidenze, con sua madre Ilda le frizioni e gli scontri non sono mai mancati.
Del resto, sono più simili caratterialmente di quanto loro stesse siano disposte ad ammettere!

Entrambe, infatti, hanno un carattere fumantino che "prende fuoco facilmente" e nessuna di loro retrocede di un solo passo per dar ragione all'altra.
Ilda è una donna austera, una "carabiniera" in famiglia e (ancor di più) sul lavoro; maniaca della pulizia e dell'ordine, scarsamente incline a tenerezze ed effusioni, severa nei giudizi..., insomma, per uno spirito ribelle come Ginevra una madre come Ilda è più un ostacolo da aggirare che una spalla su cui trovare consolazione.

Eppure, quando si ritrova la figlia nella cucina del castello, anche la granitica Ilda si commuove e si lascia andare ad un caldo abbraccio in cui avvolgere la propria "bambina" finalmente a casa!

Ginevra si guarda bene dal confidare ai genitori che è fidanzata e che è stata chiesta in moglie; piuttosto, vuol rendere il ritorno al castello un soggiorno tranquillo per mettere in ordine le idee e il caos che regna nel suo cuore: ama ancora Pascal? Vuole davvero sposarlo o quella fuga improvvisa è il segnale che qualcosa non va?

Nel tornare nella stupenda dimora in cui è cresciuta, Ginevra ritrova i sapori, i profumi, le abitudini, le persone... che hanno costellato la sua infanzia e adolescenza; ritrova questo suo padre buono, simpatico, marito devoto, lavoratore instancabile, un uomo paziente, pronto ad ascoltarla, consigliarla, accoglierla senza giudicarla.

E ritrova pure sua madre, sempre un po' scostante e lesta nei rimbrotti, che custodisce nel cuore un amore di gioventù sfortunato che le ha provocato delusioni e sofferenze.
Ilda, da giovane, infatti, è stata innamorata del proprietario del castello, Amir, che ai tempi era un giovanotto avvenente, dal fascino seduttore, in grado di far cadere ai suoi piedi le donne con un sorriso.
Ilda compresa, quindi, che però ben presto ha dovuto far i conti con la realtà: Amir non l'avrebbe mai sposata..., invece Rodolfo era lì per lei, come un amico comprensivo, sempre presente, docile e pronto a dichiararle tutto il proprio amore.

Durante il suo soggiorno, Ginevra fa amicizia con la figlia di Titti, una dipendente degli Wright: la diciannovenne Viola diventa per lei la sorella minore che non ha avuto, un'amica più giovane, sì, ma anche molto matura, schietta e saggia nel dispensare pareri e consigli.
E di consigli, Ginevra ne avrà davvero un gran bisogno quando all'improvviso farà il suo ritorno a casa il figlio dei padroni, Sami Wright!

I due non si vedono da molti anni ed entrambi restano piacevolmente colpiti l'una dall'altro; l'attrazione fisica è evidente, ma oltre a quella c'è un feeling che li porta a trascorrere molto tempo insieme, a parlare, scherzare, anche a far progetti.

Ilda e Rodolfo si accorgono che tra i due giovani c'è del tenero e la prima è preoccupata: e se i due replicassero ciò che in passato è già successo tra lei e Amir? Di nuovo la storia d'amore, destinata a naufragare e senza futuro, tra il ricco proprietario e la povera governante?

Ma la passione e i sentimenti hanno la meglio e Ginevra e Sami si ritrovano incredibilmente vicini, pronti a viversi senza filtri né ripensamenti, come del resto è normale che accada in gioventù.

Però le questioni in sospeso restano: Pascal è ancora lì che aspetta la risposta e il ritorno a Parigi della donna che, ufficialmente, è ancora la sua fidanzata.
Gin temporeggia, adducendo la scusa di voler riflettere un altro po', ma in realtà il suo cuore grida un solo nome: Sami.

E il cuore di Sami cosa dice, invece?
Lui è bello, divertente, passionale, pieno di idee, con una carriera da imprenditore avviata; l'estate che passano al castello li vede coinvolti l'uno dall'altra, ma ci sono i presupposti per una storia solida o la loro è solo un'avventura, un flirt estivo?

A complicare le cose ci penserà l'arrivo improvviso di Pascal al Castello d'Estate, che metterà in moto una serie di fraintendimenti, che porteranno Sami e Gin ad allontanarsi.

Ma il destino ha in serbo per loro qualche sorpresa e sarà proprio il padre di lui, Amir, a metterci lo zampino.
Forse quell'amore non vissuto con Ilda ai tempi potrebbe invece scoppiare tra i loro figli?


"Il Castello d'Estate" è una storia romantica che si staglia su un'ambientazione piena di suggestione, dal fascino fiabesco, in cui si muovono personaggi dalla personalità ben definita, che fanno simpatia per i loro difetti e i loro pregi, per come reagiscono alle situazioni e agli imprevisti.
Si fa il tifo per Sami e Gin, perché abbiano il coraggio di vivere il loro amore e di parlarsi con franchezza, afferrando insieme la tanto agognata felicità; la scrittura dell'Autrice è semplice, scorrevole immediata, ricca di dialoghi che rendono vivace la narrazione, la vena romantica è ben dosata ed è resa frizzante da battute spiritose e situazioni simpatiche.

Una lettura davvero gradevole, che fa sognare i lettori più romantici; ringrazio l'Ufficio Stampa Saper Scrivere e l'Autrice per l'opportunità di leggere e recensire questo libro.

domenica 9 gennaio 2022

Recensione: I CARIOLANTI di Sacha Naspini



La prima recensione dell'anno è finalmente arrivata.
Ed è relativa ad una storia che ti trapassa e spiazza, come un agghiacciante urlo ferino nella notte buia che ti fa rizzare i peli e ti mette i brividi, di quelle notti scure nei boschi, dove a farti compagnia sono gli ululati dei lupi affamati, le ombre degli alberi che paiono spettri, l'aria gelida che ti mozza il respiro; ha il sapore disgustoso della carne cruda e molliccia che mastichi a forza e che proprio non vuol scendere giù; quello ferroso del sangue in bocca dopo un ceffone in pieno viso; quello fetido del cadavere della bestia appena uccisa e che aspetta di essere tagliata a pezzi, cotta e mangiata. 
È la storia  - dura, feroce, che scombussola, fa sgranare gli occhi, storcere la bocca e scuotere il capo - di un ragazzino cresciuto come una bestiolina da sempre torturata dai morsi atroci della fame; arrabbiato e selvatico, pronto ad azzannare come quei cani randagi da cui fugge e che, a un tempo, cerca di tener buoni e di farseli amici.
Un animaletto che cerca in tutti i modi di fronteggiare le tantissime difficoltà e privazioni che la vita gli rovescia addosso, mosso da un primordiale istinto di sopravvivenza e da un'insaziabile fame, non solo fisica, ma ancor prima di quell'amore e protezione e tenerezza mai ricevute.


I CARIOLANTI 
di Sacha Naspini 



Edizioni e/o
176 pp
"Se non mangio tutto poi arrivano i Cariolanti. Quando li sogno sono in due, un uomo e una donna vestiti male, scavati fino all’osso e con tutti i capelli appiccicati sulla faccia. Camminano strascicando i piedi nudi, sporchi di sangue e terra. E dita bitorzolute, e braccia lunghe, anzi lunghissime, fino alle ginocchia. Lunghissime e secche. I Cariolanti si chiamano così perché si tirano dietro un carrettino sgangherato, sopra c’è un lenzuolo che una volta era bianco e adesso è tutto zozzo e logoro, pieno di patacche schifose. Da là sotto a volte spuntano dei piedini di bimbo. I Cariolanti hanno sempre fame. Se a cena qualche ragazzino viziato non mangia tutto, di notte arrivano loro, ti prendono e ti portano via per mangiarti vivo nella loro tana."


Inizia così il racconto in prima persona del giovanissimo protagonista, Bastiano, e la mia prima impressione è stata quasi quella di essere in una fiaba horror, gotica, dalle atmosfere cupe, dark, popolata da personaggi paurosi e inquietanti, di quelli che disturbano i sogni di bambini innocenti, scaraventandoli in incubi terribili.

Ma quello di Bastiano non è un brutto sogno, è la realtà: vive in un soffocante rifugio sotterraneo nei boschi assieme a mamma e papà; il padre Aldo (sono gli anni della Prima guerra mondiale) è un disertore che ha deciso di nascondersi per prendersi cura della sua famiglia - la moglie e il figlio.
Il capofamiglia ha tecniche tutte sue per procurarsi il cibo (e, nei limiti del possibile, altri beni essenziali) e tutto ciò che riesce a recuperare va usato con parsimonia e, soprattutto, nulla va sprecato, disprezzato..., vomitato. Se vuoi sopravvivere e non vuoi farti prendere dai Cariolanti (figura creata dai genitori per spaventare il figlioletto e indurlo ad ubbidire), devi mangiare tutto tutto, senza farti troppe domande, del tipo "ma che carne è? Di chi è?". In tempi di guerra è così,  si butta in pancia ciò che si trova, senza far troppo gli schizzinosi.

Bastiano cresce con questo padre pratico, severo, forte (anche manesco, all'occorrenza), che fa di tutto per tener vivi i famigliari, e la moglie lo sostiene e ne accetta i metodi, i divieti, i rimproveri, le decisioni anche discutibili. 
Bastiano osserva, valuta, pensa, rimugina, immagazzina, costruisce inconsapevolmente schemi mentali, abitudini, modi di pensare e di spiegare ciò che accade attorno a sé, e capisce che se c'è una cosa brutta brutta che rende l'esistenza infelice è la fame, "quella che neanche ti fa dormire e se per caso ci riesci non fai che sognare quello: di mangiare. La fame quella che ti fa impazzire...", ed è la fame a rendere gli uomini simili alle bestie ("Qui è un mondo dove i cristiani si ammazzano tra loro per un pezzo di pane...") e a far loro commettere anche le azioni più turpi per sopravvivere, belva tra le belve.

Cresce così, Bastiano, sotto l'unica doppia ala di mamma e papà, soffrendo il freddo, il caldo, la fame e pure dopo la guerra, quando lui e i genitori usciranno dalla tana per cercare di vivere come "persone normali", le privazioni non finiranno, soprattutto la fame. 

Bastiano esce allo scoperto ma è ormai un adolescente segnato dagli stenti, dall'assenza di relazioni umane, che si trova bene nella propria selvaggia solitudine, che parla a bassa voce con le piante, gli alberi, i cani randagi, che conosce a menadito ogni tratto e ogni pietra del bosco vicino casa.
È un ragazzo che parla poco, tanto da sembrare o semplicemente timido o terribilmente stupido, ritardato. 
Ed è bello, con quel viso quasi angelico e i suoi occhi verdi, dietro i quali però si cela una natura non "addomesticata", bestiale, a tratti innocente ed infantile, altre volte egoista, priva di sensibilità, e non perché Bastiano sia cattivo, quanto per un'incapacità di fare i conti con i propri sentimenti e bisogni e di viverli/gestirli in maniera sana.
Sono gli impulsi ferini a guidarlo e ad innescare in lui comportamenti irrazionali e istintivi, gli stessi che spingono un animale a scannarne un altro per non soccombere, senza chiedersi cosa sia giusto o sbagliato, cosa sia il bene o il male, la pietà o la crudeltà.

E quando incontra l'amore, quando il suo cuore e il suo giovane corpo cominciano ad infiammarsi per una coetanea (Sara, la figlia zoppa della famiglia presso cui Bastiano è il garzone dello stalliere), il giovanotto si approccia a questo sentimento nuovo con semplicità e quasi con candore, sporcato purtroppo dai consigli pragmatici e cinici della madre.

A Bastiano, da un certo momento in poi, capitano tanti eventi che lo mettono nei guai, che lo vedono coinvolto in situazioni drammatiche, in cui lui agisce nell'unico modo che sa fare: come una bestia minacciata che deve tirare fuori unghie e artigli per difendersi, e attaccare è la prima vera difesa per chi, come lui, è abituato a vedersela da solo e a non contare su nessuno, ma soltanto su se stesso.

Il lettore apprende le tristi e violente avventure del protagonista seguendolo negli anni, da quando ne ha 9 fino ai 52, passando attraverso l'esperienza del carcere, un'altra guerra, la permanenza in un campo come prigioniero e la terribile e sconvolgente scoperta di un segreto di famiglia che gli fa scattare qualcosa di orribile nel cervello: una tremenda vendetta da architettare diabolicamente in ogni dettaglio, per poi attuarla al momento giusto, senza pietà, senza ripensamenti, perchè quando a tradirti è il genitore "buono", quello che pensavi meritasse tutto il tuo affetto, e beh allora devi solo fargliela pagare, in qualche modo, e dar spazio solo all'odio e alla rabbia cieca, perché a seguire l'amore non ci si guadagna null'altro che delusioni e amarezze.

La lettura di questo romanzo di Sacha Naspini per me è stata sconvolgente, mi ha spiazzata in maniera spietata, mi ha trascinata in un piccolo pezzo di mondo sporco, miserabile, belluino, duro, in cui l'uomo arriva a comportarsi come le bestie, dove sopravvivere in mezzo alla violenza e all'egoismo diventa l'unico scopo della vita, dove non c'è spazio per la tenerezza, la cura, l'amore, la compassione ma solo per la fame in tutte le sue accezioni (di cibo, di vita, di affetti, di relazioni, di libertà...), quella che ti induce a sbranare, ad attaccare, che ti rende violento, arrabbiato ma ti aiuta altresì a restare vivo nonostante intorno ci siano la morte, la povertà, la guerra, le bastonate, la solitudine.

Bastiano a modo suo evolve, cresce, ma non in positivo; la sua è una deformazione più che una formazione; mi son ritrovata a cambiare sentimenti verso questo particolarissimo protagonista, che da bambino mi fa tenerezza per essere stato costretto dai genitori a crescere in un buco puzzolente, da ragazzino sembra mantenere un'istintiva innocenza ma che poi, nel venire a contatto con le dinamiche violente ed imprevedibili che contraddistinguono i rapporti umani, sviluppa e manifesta un temperamento rozzo e selvatico ma, lungi dall'essere "lo scemo del villaggio" (come pensano in tanti), Bastiano si rivela furbo, capace di orchestrare piani perfidi e aspettando con pazienza il momento propizio per agire e avere la meglio.

Come dicevo nell'introduzione, è una lettura che travolge, inquieta, impressiona, e ogni suo aspetto - il tipo di scrittura, il contesto, i personaggi, le loro azioni e relazioni - contribuisce a far sentire il lettore turbato da ciò che legge e che, per la vividezza del linguaggio, gli sembra di vedere con gli occhi dell'immaginazione, e ciò che "vede" è brutale, violento, barbaro.

Un romanzo duro, potente, disturbante, forse non adatto a tutti in quanto ci sono diverse "scene" forti, che possono dar fastidio ai lettori molto sensibili, ma è forse proprio questo che rende "I Cariolanti" un libro sconcertante e in grado di scioccare e provocare emozioni intense.

Consigliato!!

giovedì 6 gennaio 2022

Libri al cinema nel 2022

 

Diamo un'occhiatina ad alcuni dei film ispirati a/tratti da libri che verranno trasmessi al cinema nel 2022?

Chissà, magari c'è qualche libro che avete amato o la cui lettura stavate rimandando da un po', o  che semplicemente vi attira per la trama, e che vi piacerebbe veder trasposto sul grande schermo  ^_ -





A dirigere ACQUE PROFONDE (Deep water), tratto dal romanzo di Patricia Highsmith (Bompiani) è Adrian Lyne; nel film ci sono Ben Affleck, Ana de Armas, Rachel Blanchard, Tracy Letts, Lil Rel Howery.

Certe famiglie possono sembrare perfette, viste dal di fuori, ma poi dentro si rivelano essere delle vere e proprie tombe dell'amore.
Victor è il marito ideale; Melinda è invece la donna che nessun uomo vorrebbe: la classica mogliettina carina ma sciatta, superficiale e sempre pronta a flirtare con altri uomini.
I due non divorziano e davanti agli altri appaiono felici..., ma l'apparente tranquillità di questo matrimonio privo di equilibrio, si spezza quando gli spasimanti di Miranda iniziano a scomparire uno dopo l’altro e Vic diventa il principale sospettato degli efferati omicidi che li coinvolgono. 

IL PRIMO GIORNO DELLA MIA VITA (Einaudi) è un romanzo di Paolo Genovese, il quale è anche regista del proprio omonimo film, in uscita nel 2022.
Nel cast Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Margherita Buy, Sara Serraiocco, Giorgio Tirabassi.

Libro e film ruotano attorno alla forza di ricominciare quando tutto intorno sembra crollare; un uomo, due donne e un ragazzino, convinti di aver toccato il fondo, incontrano un personaggio misterioso in grado di regalare loro una settimana di tempo per scoprire come potrebbe essere il mondo in loro assenza. E se possibile, trovare la forza di ricominciare e innamorarsi di nuovo della vita, il cui inestimabile valore viene messo in primo piano.


Al cinema anche IL RITORNO DI CASANOVA, liberamente ispirato all'omonimo romanzo di Arthur Schnitzler (Adelphi), diretto da Gabriele Salvatores, con Toni Servillo, Sara Serraiocco, Fabrizio Bentivoglio, Natalino Balasso. Le riprese, della durata di 9 settimane, sono state svolte tra Veneto e Lombardia.

Narra la storia di un affermato regista italiano che, restio ad accettare lo scorrere del tempo, decide di raccontare il Casanova nel suo ultimo film. 
Durante le riprese si accorgerà di essere molto simile al personaggio che mette in scena, anche più di quanto potesse immaginare.


TI MANGIO IL CUORE è un film tratto dall'omonimo romanzo-inchiesta di Carlo Bonini e Giuliano Foschini (Feltrinelli), diretto da Pippo Mezzapesa, girato in Puglia ed incentrato sulla Quarta Mafia, organizzazione poco conosciuta tra quelle criminali in Italia ma molto pericolosa, radicata nella parte nord della Puglia.
Tra gli altopiani del Gargano vi sono due famiglie, i Malatesta e i Camporeale, che si contengono il territorio e sono rivali da moltissimo tempo, tanto da essersi già sfidati in passato in contese che hanno portato solo sangue e morte. La faida tra i due clan viene riaccesa quando Andrea Malatesta, erede della casata mafiosa, e Marilena, moglie del boss dei Camporeale, si innamorano. Si tratta di un amore impossibile da realizzare, non solo perché lei è sposata, ma soprattutto perché proibito. Ed è proprio questo amore tormentato e passionale a innescare la miccia che porterà allo scontro e in seguito a una guerra tra le famiglie...

Nel cast la cantante Elodie Di Patrizi, Francesco Patanè, Lidia Vitale, Giovanni Trombetta, Letizia Cartolaro, Michele Placido, Brenno Placido.



Le uscite cinematografiche interessanti non mancano, 

ve le segnalerò in altri post ^_^

Per ora è tutto :-)


martedì 4 gennaio 2022

Primi libri in wishlist (gennaio 2022)

 

Buongiorno, cari lettori! Eccomi con la mia primissima lista dell'anno circa i libri che vanno dritti dritti nella "sezione" to be read ^_^


QUESTA TERRA COSÌ GENTILE di William Kent Krueger (Ed. Neri Pozza, trad. A. Petrelli, 496 pp.)  

Trama. 1932, Minnesota. Rimasti orfani e senza parenti, Odie O’Banion e suo fratello Albert vengono portati alla Lincoln Indian Training School, gli unici due ragazzi bianchi in una scuola di indiani.
La direttrice è soprannominata la Strega Nera e a buon diritto,essendo arcigna e autoritaria, pronta a punire la vivacità del giovane Odie confinandolo nella Stanza del Silenzio, una cella d’isolamento dove i bambini vengono rinchiusi senza cibo e acqua.
Ma non ì l'unica brutta persona là dentro: c'è anche lo scontroso custode, che si occupa di prendere a scudisciate i ragazzi da punire, assolvendo a questo compito con un sadico godimento.
Alla Lincoln Odie conosce Mose, un ragazzino indiano che non è in grado di articolare le parole perché a quattro anni gli è stata tagliata la lingua, ma dalle cui labbra sgorga una bella risata contagiosa; e poi la piccola Emmy Frost, la figlia dell’insegnante di economia domestica, una bambina con un dono speciale.
Quando, a seguito di un terribile crimine, Odie sarà costretto a fuggire dalla scuola, Albert, Mose ed Emmy lo seguiranno: quattro orfani salpati insieme per un’odissea che vedrà le loro vite andare incontro a pericoli di ogni genere, in un’avventura destinata a diventare epica.


Con l’atmosfera di un classico moderno, tra omicidi e rapimenti, bambini perseguitati e demoni dai mille nomi, "Questa terra così gentile" ci parla di coraggio e codardia, amore e tradimento. E, ovviamente, di speranza.




IL DIAVOLO E IL SUO DOPPIO di Marie Hermanson (Guanda Ed., 408 pp)

Daniel e Max sono gemelli e sono tanto identici esteriormente quanto diversi per carattere e indole. 
Uniti fin da piccoli da un rapporto simbiotico e quasi morboso, vengono separati quando Daniel e la madre si trasferiscono a Uppsala e Max, irrequieto e problematico, rimane con il padre a Göteborg. 
Anni dopo, tra i due i rapporti sono freddi, fino a quando Max invita il fratello a raggiungerlo in una clinica isolata sulle Alpi svizzere, dove è ricoverato per riprendersi dai suoi problemi psichici. 
Daniel, che sta attraversando un brutto momento, insoddisfatto del lavoro da insegnante e depresso dopo il tradimento e l'abbandono della moglie, accoglie l'invito pensando che il viaggio possa aiutarlo a svagarsi. 
Inizialmente si gode quella che pare essere una vacanza in un elegante resort assieme al gemello, che è in ottima forma e sembra aver superato i suoi strani sbalzi d'umore; Max, però, fa una bislacca richiesta a Daniel: dovendo egli recuperare il denaro necessario a pagare i debiti con la clinica, poichè presto sarà dimesso, Daniel non potrebbe sostituirlo per un brevissimo periodo, sfruttando la loro somiglianza?
Daniel accetta e il fratello se ne va. Una volta rimasto solo però, non tarda a capire che nella splendida clinica niente è ciò che sembra e anche il villaggio vicino, a cui gli ospiti hanno libero accesso, nasconde segreti inquietanti. 
Catapultato in un incubo kafkiano, in un crescendo di tensione e colpi di scena, Daniel cerca con tutte le forze di riaffermare la propria identità per tornare alla vita di prima.


Discorso sul colonialismo di Aimé Césaire (Ed. Ombre Corte, 130 pp.)

Apparso per la prima volta nel 1950, Discorso sul colonialismo ha profondamente influenzato diverse generazioni di attivisti in tutto il mondo. 
La sua denuncia del sistema di dominio economico e culturale alla base del colonialismo costituì infatti un punto di riferimento fondamentale non solo per le lotte anticoloniali in Africa, in Asia e nei Caraibi, ma anche per i movimenti politici più radicali degli anni Sessanta e Settanta nel continente latinoamericano così come per i gruppi maggiormente impegnati negli Stati Uniti nella conquista dei diritti civili e nello sviluppo del Black Power. Ma non solo. 
Portando alla luce la “concezione ristretta e limitante, parziale ed esclusiva e, tutto sommato, odiosamente razzista” dell’uomo alla base di molti dei testi più importanti della cultura umanistica europea del suo tempo, Discorso sul colonialismo finiva per gettare le basi di quello che qualche anno dopo sarebbe diventato un nuovo tipo di pratica critica e di analisi testuale: la “teoria del discorso coloniale”. 
Principale ispiratore della poetica della negritudine, autore di importanti studi storici sulla schiavitù e sul colonialismo e di originali opere teatrali, Aimé Césaire è sicuramente uno dei protagonisti principali del pensiero anticoloniale del Novecento e un anticipatore di molti dei temi oggi al centro della critica postcoloniale.



TEMPI DIFFICILI di Les Edgerton (Elliot Ed., trad. M.Piva, 192 pp.)

Amelia è una quattordicenne abbastanza intelligente da primeggiare a scuola e abbastanza astuta da 
girare con un machete, ma nel Texas rurale nell’epoca della Grande Depressione in cui vive è impossibile non restare impigliate nelle dinamiche brutali riservate alle donne. 
“Cerca solo di stare alla larga dalla strada” l’avverte sua madre quando il padre la spinge a sposare Arnold, che ha abusato di lei al primo appuntamento. 
In seguito all'arresto del marito per contrabbando di alcolici, Amelia resta sola con quattro figli e un branco di cani feroci; quando Lucious Tremaine, fuggiasco dalla Louisiana, si ritrova coinvolto nel torbido sottobosco locale, Amelia diventa l’unica speranza di sfuggire ai suoi guai. 

Un romanzo aspro e indimenticabile scritto dal pluripremiato Les Edgerton, che sta raccogliendo vasti consensi di pubblico e critica negli Stati Uniti.

domenica 2 gennaio 2022

Qualche buon proposito per il 2022

 

Non potevo iniziare un nuovo anno senza provare a stilare una mini-lista di buoni propositi letterari.

Non posso promettere di raggiungere tutti gli obiettivi, ma intanto li metto nero bianco, più per promemoria ^_-




1. Anzitutto, questo è l'anno della serie di Diana Gabaldon, La straniera (Outlander). Ho guardato con molto coinvolgimento le cinque stagioni della serie tv e per adesso ho acquistato i primi quattro volumi. Conto di iniziare il primo a breve *_____*

2. Proseguire con la saga di Lucinda Riley LE SETTE SORELLE; mi manca concludere il sesto romanzo (La ragazza del sole) e poi mi aspetta La sorella perduta; nel corso dell'anno dovrebbe vedere la luce l'epilogo della saga, con il libro su Pa' Salt.

3. Dare spazio ad autori letti una sola volta (o poco più) ma ai quali desidero riaccostarmi per approfondirli: 

            Stranieri: Stephen King, Chris Offutt, Jesmyn Ward, John Grisham, Ken Follett...

            Italiani: Antonio Manzini, Giancarlo De Cataldo, Maurizio De Giovanni, Domenico Dara, Sasha                          Naspini, Domenico Dara, Ilaria Tuti, Daniele Mencarelli... 

...e altri che di certo mi verranno in mente :-D


4. Decidermi a leggere i romanzi di scrittori/scrittrici che da tempo sono in lista:  Valentina D'Urbano, Alessia Gazzola, Susanna Clarke, Franck Thilliez...

5. Continuare con i libri inerenti la questione israelo-palestinese.

6. Vorrei fare la conoscenza di Harry Potter. Chissà che questo non sia l'anno giusto.

7. Riprendere la lettura dei classici.


Hum..., per ora mi fermo sennò esagero, gli obiettivi aumentano e con essi la frustrazione a fine anno per non averli raggiunti.


E voi avete l'abitudine, ad inizio anno, di stilare una lista di buoni propositi letterari da raggiungere durante l'anno?

sabato 1 gennaio 2022

Buon 2022






Auguri di vero cuore ♥
Che sia un Anno Nuovo e decisamente migliore per tutti 💞 ♥

BUON 2022




Buona fortuna
Per un anno in più
Per quello che vuoi tu
Per le notti piene di idee
E di dolci malinconie

Buona fortuna
Che non basta mai
Per te che te ne vai

Buona fortuna
Per un'altra età
Per quello che verrà
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