domenica 21 agosto 2022

👒 RECENSIONE 👒 LA PICCOLA CASA DEI RICORDI PERDUTI di Helen Pollard



Cosa c'è di più rigenerante che trascorrere un periodo di ferie in Francia, in una pensioncina deliziosa, immersa nella natura, circondata dal dolce canto degli uccelli e gustando del buon cibo?
Emmy è convinta che due settimane di relax a La Cour des Roses in compagnia di Nathan, il suo fidanzato, possa aiutarli a riscoprire quell'affiatamento di coppia che, negli ultimi tempi, pare essere un po' svanito tra le maglie dell'abitudinarietà e dello stress lavorativo.
Ma la bella campagna francese si trasformerà in un teatro di cambiamenti di rotta e scelte di vita radicali.


LA PICCOLA CASA DEI RICORDI PERDUTI
di Helen Pollard



Ed. Newton Compton
trad. t. Bernardi
379 pp
Cosa c'è di peggio che andare in vacanza col proprio fidanzato per dare una "rinfrescata" a un legame che si è ingrigito e appiattito, e sgamarlo mentre fa sesso con la proprietaria della pensione in cui ci si è fermati ad alloggiare?

Questo vero e proprio incubo è ciò che vive Emmy Jamieson, che si trova basita e ferita davanti alla patetica e squallida espressione di malcelato imbarazzo del suo ragazzo, Nathan, che si sta sistemando i pantaloni dopo aver avuto un... "momento d'intimità" con Gloria, la sexy moglie di Rupert Hunter, il gentilissimo signore che porta avanti la pensione La Cour des Roses.

Emmy è incredula: ok, con Nathan c'era qualche problemino, la sintonia e la passione di un tempo (stanno insieme da cinque anni) si stavano un tantino affievolendo... ma da qui a farle una carognata del genere sotto il naso... ce ne passa!
Eppure è ciò che è successo!

E la ragazza non se ne capacita: tradirla con una sconosciuta e per giunta "più vecchia" di lei!
Cosa ci avrà mai trovato il suo Nathan di attraente in quella quarantacinquenne secca e snob per finirci a letto nel giro di pochi giorni?
Non solo, ma a innervosirla ancora di più si aggiunge la reazione inspiegabilmente (?!) apatica e indifferente di lui, che non mostra un minimo senso di colpa verso la fidanzata tradita e non ha alcuna intenzione di affrontare l'argomento, in quanto stanco e stressato (lui!!).

Come se non bastasse, la sera del tradimento, l'altro coniuge con le corna si sente male e finisce in ospedale per un'angina.

Ultima batosta: Nathan scappa con Gloria.

Non è una vacanza per staccare la spina dagli impegni lavorativi, ma una tragedia che stacca proprio la voglia di vivere e ogni speranza di felicità.

Emmy sente una confusione di stati d'animo: è arrabbiata, ferita, semi-disperata, sbigottita...
Che deve fare, ora? Fare i bagagli e tornarsene a Birmingham, a leccarsi le ferite, a buttarsi a capofitto nel lavoro (settore marketing in un'azienda, la stessa dove ha conosciuto il fedifrago in fuga), a cercare consolazione nell'amica Kate, nell'abbraccio solidale del fratello Nick e in quello più apprensivo dei genitori?

Lo farebbe pure, sconvolta com'è, ma Emmy è Emmy: è altruista, non riesce a restare indifferente ai problemi altrui e quando il buon Rupert (che non è proprio un giovincello, ma è sulle soglie dell'anzianità - anche se non si direbbe, perché porta bene i suoi anni) torna dall'ospedale stanco, abbattuto e zoppicante, la donna non può non chiedersi come farà lui, da solo!, a portare avanti la pensione, le prenotazioni, le cene, l'organizzazione di tutto, l'accoglienza degli ospiti ecc... , visto che la bella mogliettina è fuggita con Nathan.

Insomma, Emmy, sentendosi (a torto) in parte responsabile della comune disgrazia, si offre di aiutare Rupert a gestire la pensione. 
Tenersi impegnata con le incombenze relative alla gestione dell'attività - cucina, spesa, camere... - diventa insospettabilmente un modo per evitare di pensare alla sua relazione di cinque anni - con tre di convivenza in un appartamento cointestato - naufragata in poche ore.
Certo, c'è da faticare e per di più Rupert è esigente e a volte ha modi spicci, di chi ordina con noncuranza e si aspetta di essere esaudito senza fiatare, ma con lui Emmy riesce ad instaurare un rapporto d'amicizia sincero e pulito, senza secondi fini né malizia.

Rupert accetta di buon grado (e, anzi, in certi momenti potrebbe dare l'idea di approfittarsene) la disponibilità e l'aiuto di questa ragazza inglese laboriosa e un po' sfortunata in amore (come lui, del resto) e pian piano la vede come parte integrante de La Cour des Roses; le presenta anche i suoi amici, tra cui il commercialista Alain, un trentaseienne affascinante e gentile, la cui professione, però, rende Emmy diffidente verso di lui.

Seppur col cuore a pezzi e con tutte le certezze in amore frantumate, la bella Emmy si trova all’improvviso immersa in una dimensione nuova, confortante, amichevole, famigliare, circondata da tanti nuovi amici dall'espressione aperta e dal sorriso sincero, pronti a far battute simpatiche e a mostrarle apprezzamenti per essere rimasta vicino a Rupert.

Non mancano le attrazioni maschili, e se Alain sembra inizialmente non convincerla molto, a farle scorrere più velocemente il sangue nelle vene ci pensa Ryan, il seducente e gioviale giardiniere, che - benchè sia più giovane di qualche anno e sia davvero molto molto carino - mostra un certo interesse malizioso per lei, che sente il bisogno di sentirsi bella e desiderabile.

La Cour des Roses Emmy si sente bene, serena e felice come non si sentiva da troppo tempo, ed è assurdo considerato che ha solo trentuno anni e a quest'età non si deve essere frustrati, con il muso lungo e annoiati!

Certo, le due settimane di ferie stanno terminando, lei ha delle scadenza sul lavoro da consegnare, il suo capo, Carl, freme per riaverla in ufficio..., ma c'è Rupert ancora affaticato e claudicante: che fare? tornare in Inghilterra alla propria vita (senza Nathan) e a quel lavoro stimolante, sì, in cui lei è brava, ma che pure le succhia tempo ed energie? O restare un'altra settimanella nella profumata campagna francese ad aiutare un altro po' Rupert?

Una parte di lei - sempre più insistente - le sussurra di seguire il cuore: dove sta davvero bene? Dove e in mezzo a chi si sente se stessa, senza filtri e maschere?

«Alcuni posti... diventano parte di noi, n'est-ce pas? Qui». Si appoggiò una mano sul cuore. « Forse per te dovrebbe chiamarsi Le Coeur des Roses: il cuore delle rose!».


Emmy Jamieson è venuta in Francia per una vacanza, ma la sua esistenza è da un'altra parte.
Non potrebbe mai mollare tutto per stabilirsi in un paese straniero... a far cosa poi? La pensionante insieme a Rupert?

La ragione le dice una cosa, il cuore e i sentimenti si stanno rivelando sempre più traditori e le suggeriscono altro...
Cosa farà Emmy? Stravolgerà la propria vita, inscatolata in caselle ordinate, abitudinarie ma rassicuranti, a vantaggio di scelte meno conformiste, meno sicure economicamente e un po' folli?

Questo romanzo di Helen Pollard (il primo di una trilogia) è un romance contemporaneo carino, scorrevolissimo, con un'ambientazione affascinante e suggestiva, qual è la campagna francese, con i suoi profumi di lavanda, i rumori rasserenanti della natura, il buon vino, il caffè espresso corroborante, la cucina raffinata; certo, ci sono elementi non originali, ma anzi alquanto ricorrenti, come "lei che coglie lui in flagrante adulterio", il viaggio in un altro Paese che si rivela essere la spinta per un cambiamento di vita radicale, ma ciò non toglie che sia una lettura gradevole, soprattutto grazie ai toni ironici e agli abbondanti dialoghi, vivaci e realistici, che danno ritmo alla narrazione.

Non condivido, personalmente, la scelta del titolo in italiano, che a mio avviso può essere fuorviante: non c'è nessuna casa dei ricordi perduti in questo romanzo, ma una pensioncina francese graziosa e frequentata da un po' di gente. Non per nulla, il titolo originale è "The little french guesthouse", quindi La piccola pensione francese, che, mi rendo conto, fa meno effetto della casa dei ricordi. 
Copertina molto carina, che insieme al titolo evocativo ha catturato la mia attenzione.

Ideale come lettura estiva, romantica ma anche spensierata e non sdolcinata.

venerdì 19 agosto 2022

RubRicordando... Federico García Lorca, morto il 19 agosto 1936



Era il 19 agosto 1936 quando il poeta, drammaturgo e regista teatrale Federico García Lorca veniva fucilato a causa delle sue opinioni politiche progressiste, a Víznar, da militanti filo-franchisti del movimento politico CEDA.

Federico García Lorca nasce il 5 giugno 1898 a Fuente Vaqueros, nella piana di Granada, da una ricca famiglia di agricoltori, che doveva la propria fortuna alla crescita sempre più rapida dell'industria dello zucchero.
Primogenito di quattro figli, è cresciuto nell'Andalusia rurale, circondato da immagini e condizioni sociali che hanno influenzato il suo lavoro per tutta la vita.
Da ragazzino gli piacevano i burattini e la musica, tuttavia, il suo gioco preferito era fingere di celebrare la messa.
Possedeva straordinari talenti come pianista ma, nonostante la passione per la musica, finì per dedicarsi alla scrittura nella tarda adolescenza. 
source


Era membro della The Generation of 27 (o “Generación de la amistad”), un gruppo di poeti spagnoli, letterati, pittori e intellettuali d'avanguardia emerso nel 1927; lo scopo dei suoi fondatori - Pedro Salinas, Rafael Alberti, Melchor Sánchez Almagro e Gerardo Diego - era quello di rendere omaggio a Luis de Gongora (1561 - 1627), da essi considerato "il massimo esponente della letteratura barocca dell'età dell'oro."

Tra le voci più originali del Novecento spagnolo, amico di Salvator Dalí e Luis Buñuel, partecipò ai vari tentativi modernisti, specialmente impressionisti, cosa che rivela la sua conoscenza delle correnti letterarie europee e in particolare francesi; le sue opere, piene di umanesimo e intellettualità, furono fortemente influenzate da autori come Shakespeare, Goethe, Antonio Machado, Rubén Darío.
Lorca dichiarò che il proprio "gitanismo" era semplicemente un tema letterario, nulla di più. 

La poesia di García Lorca affonda le radici nella cultura andalusa e alla fusione di elementi arabi e gitani: al centro vi sono i temi del destino e della morte, ma non mancano versi in cui si spalanca l’allegria più spensierata, perfino ingenua e infantile.

Tra le raccolte: Poeta en Nueva York (scritto tra il 1929 e il 1930 e pubblicato nel 1940); tra le pièces teatrali: Bodas de sangre (1933), Casa de Bernarda Alba (1933).

Uno dei capolavori della maturità è il Llanto por Ignacio Sánchez Mejías (Lamento per Igacio Sánchez Mejías, 1935), poemetto dedicato all'amico torero, morto durante una sfortunata corrida.
Nel 1928, la sua raccolta di poesie Romancero Gitano portò Lorca a una fama di vasta portata; è stato ristampato sette volte durante la sua vita.

Nel 1929 e nel 1930, Lorca si recò a New York City e Cuba; ritornò in Spagna nel 1930 e, a partire dal 1931, girò il paese con il gruppo teatrale La Barraca; il suo scopo era promuovere la cultura e la letteratura eseguendo gratuitamente spettacoli teatrali nelle zone rurali del paese.

Le sue case a Huerta de San Vicente, Valderrubio e Fuente Vaqueros si sono trasformate in musei che commemorano il suo lavoro e la sua vita.

Fu arrestato a Granada il 16 agosto 1936, all'inizio della guerra civile spagnola.
Il suo corpo non è mai stato ritrovato.



ALCUNE POESIE

Alba


Il mio cuore angustiato
avverte alle prime luci
la pena del suo amore
e il sogno di lontananza.
La luce d’aurora reca
una vena di rimpianti
e la tristezza senz’occhi
del midollo dell’anima.
Il sepolcro della notte
innalza il suo nero velo
a occultare nella luce
l’immensa cima stellata.
Che farò su questi campi
raccogliendo nidi e rami,
circondato dall’aurora
e piena di notte l’anima!
Che farò se gli occhi tuoi
hai morti alle chiare luci
e mai sentirà la mia carne
il calore dei tuoi sguardi!
Perché ti perdi per sempre
in quella limpida sera?
Oggi il mio petto è arido
come una stella spenta.

Pioggia

O pioggia silenziosa, senza burrasca 
e senza vento, 
pioggia serena e pacifica di campi 
e di dolce luna: 
pioggia buona e pacifica, vera pioggia 
quando amorosa e triste cadi sopra le case.

Luna

La luna venne alla fucina
col suo sellino di nardi.
Il bambino la guarda, guarda.
Il bambino la sta guardando.

Nell’aria commossa
la luna muove le sue braccia
e mostra, lubrica e pura,
i suoi seni di stagno duro.

Fuggi luna, luna, luna.
Se venissero i gitani
farebbero col tuo cuore
collane e bianchi anelli.

Bambino, lasciami ballare.
Quando verranno i gitani,
ti troveranno nell’incudine
con gli occhietti chiusi.
Fuggi, luna, luna, luna
che già sento i loro cavalli.

Bambino lasciami, non calpestare
il mio biancore inamidato.
Il cavaliere s’avvicina
suonando il tamburo del piano.
nella fucina il bambino
ha gli occhi chiusi.

Per l’uliveto venivano,
bronzo e sogno, i gitani.
le teste alzate
e gli occhi socchiusi.

Come canta il gufo,
ah, come canta sull’albero!
Nel cielo va luna
con un bimbo per mano.

Nella fucina piangono,
gridano, i gitani.
Il vento la veglia, veglia.
Il vento la sta vegliando.






Fonti consultate:

https://www.lacooltura.com/
https://poets.org/
https://www.studiarapido.it/
Treccani

martedì 16 agosto 2022

LIBRI A TEMA - storie ambientate in istituti psichiatrici

 


Oltre a conventi, monasteri ed abbazie, un'altra ambientazione che esercita su di me un effetto calamita è quella degli ospedali psichiatrici, avendo da sempre nutrito grande interesse per la psiche umana in tutte le sue sfaccettature, nelle sue enormi potenzialità come nelle sue patologie.





Tra i libri letti, ambientati in "manicomi" o aventi comunque a che fare con malattie psichiatriche, ci sono:



FOLLIA di Patrick McGrath (RECENSIONE).

Siamo in Inghilterra, nel 1959, e le vicende narrate hanno inizio all'interno di un manicomio criminale di massima sicurezza.
A raccontarci di una grande storia di amore e morte è lo psichiatra che ha in cura Stella Raphael, il caso clinico più perturbante della sua carriera: una passione morbosa, un amore impossibile, quello di Stella per Edgar, lei moglie di uno psichiatra, lui un paziente "pazzo" che ha commesso un truce omicidio: cosa può scaturire da una relazione sbagliata e torbida? Il lettore si immerge in questa follia attraverso l'occhio clinico del dottore.

TUTTO CHIEDE SALVEZZA di Daniele Mencarelli (RECENSIONE).

Ha vent'anni Daniele quando gli viene praticato un TSO, in seguito ad una violenta esplosione di rabbia che lo ha spinto ad avere comportamenti violenti e molto aggressivi.
Il giovane apprende, nel suo primo colloquio con un dottore del reparto psichiatria, che dovrà restare in trattamento sanitario obbligatorio per una settimana, sottoponendosi alle cure che i medici decideranno per lui.
A fargli compagnia ci sono altri cinque pazienti, ognuno con i propri problemi, disturbi, ossessioni: tra i sei ricoverati nascerà un sentimento molto vicino all'amicizia, fatto di umana compassione, di desiderio di sostenersi reciprocamente, di condividere momenti ricchi di umanità.


LA FELICITA È UN BATTITO D'ALI di Wendy Wallace (RECENSIONE).

La protagonista è una giovane donna, vittima della prepotenza di un marito egoista e interessato soltanto alle apparenze, che viene ricoverata contro il suo volere in un istituto psichiatrico, che  invece di dare rifugio alle donne più sole e fragili, si rivela in realtà una vera e propria prigione.
L'argomento della malattia mentale viene affrontato ma non in modo approfondito e, anche se ci sono passaggi più "forti" (relativi alle terapie inumane che un tempo venivano effettuate sulle persone internate), lo scopo dell'autrice credo fosse quello di raccontare le diverse e dolorose condizioni in cui tante donne si sono ritrovate a causa dell'egoismo e dell'assenza di comprensione da parte delle famiglie, che preferivano internare "la pecora nera" di casa piuttosto che accettare un loro eventuale atteggiamento "anticonvenzionale".


MI SI È FERMATO IL CUORE di Chamed (RECENSIONE).

In questo libro vengono narrati fatti realmente accaduti e la protagonista, per una serie di disgraziati eventi, viene internata in un manicomio, prima dell’entrata in vigore della legge Basaglia, quando purtroppo questi istituti erano un vero e proprio inferno. Molestie, violenze, abusi e, immancabile, l’elettroshock.
Chamed entra in coma diverse volte a causa dei “trattamenti”, ma trova comunque la forza di denunciare i suoi aguzzini.
È un libro che denuncia il trattamento disumano della malattia mentale e afferma la necessità di superare pregiudizi e stereotipi che ruotano attorno ad essa.


DIECI GIORNI IN MANICOMIO di Nellie Bly (RECENSIONE)

wikipedia

Elizabeth Jane Cochran
(più nota con lo pseudonimo Nellie Bly) nel 1887 aveva solo ventitrè anni quando accettò di farsi internare per dieci giorni in un ospedale psichiatrico nell'isola Blackwell per poter vivere in prima persona, sulla propria pelle, e quindi poter descrivere, resoconti dettagliati sul trattamento delle donne recluse e sulla gestione della struttura; grazie alla sua tenacia e intraprendenza abbiamo un racconto preciso, per quanto relativamente breve, delle misere condizioni in cui versavano le donne ritenute malate mentali nei manicomi americani di fine Ottocento.


REPARTO N. 6 di Anton Checov (RECENSIONE).

In questo racconto emergono le condizioni vergognose in cui versavano (fine Ottocento) i malati di mente, rinchiusi in strutture che, prima ancora che ospedali, erano delle vere e proprie prigioni.

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Seguono alcuni libri che non ho (ancora) letto: 

QUALCUNO VOLÓ SUL NIDO DEL CUCULO di Ken Kesey.

Nel reparto di un ospedale psichiatrico dell'Oregon, malati inguaribili sono segregati tra pareti 
https://www.va.gov/health/

impietose e diretti con pugno di ferro da Miss Ratched, la “Grande Infermiera”. Tutti ne sono succubi. 
Ma un giorno arriva McMurphy, un irlandese cocciuto, spavaldo, allegro e ribelle. 
Con l'aiuto di Bromden, risveglierà i pazienti ormai avviliti dalle “terapie” e riuscirà a portare una ventata di umanità e di calore… 
Kesey, affronta il delicato tema dei trattamenti discriminatori e disumani riservati ai pazienti psichiatrici  ricoverati nelle strutture statali statunitensi, e l'incapacità di gestire ed aiutare le persone affette da malattia mentale.

L'autore scrisse il romanzo dopo aver fatto volontariato al Veterans Administration Hospital di Palo Alto in California.
Finora non l'ho letto ma ho provato a "semi-rimediare" guardando il film con Jack Nicholson, che è un pazzesco McMurphy.


L'ISOLA DELLA PAURA (SHUTTER ISLAND) di Dennis Lehane

1954, Massachusetts. A Shutter Island, un inospitale isolotto appena al largo di Boston, è stato installato un istituto psichiatrico, Ashecliffe, ricavato nei padiglioni di una fortezza abbandonata dall'esercito e destinato ad ospitare pazienti particolarmente gravi e pericolosi, se non irrecuperabili. 
L'U.S.Marshal Teddy Daniels viene mandato con un nuovo partner, l'agente Chuck Aule, ad investigare sulla misteriosa scomparsa di una paziente, Rachel Solando, internata per l'uccisione dei suoi tre figli.

Dal libro è stato tratto il film con Leonardo Di Caprio.
 


LA SALA DA BALLO di Anna Hope.

La storia è ambientata nel 1911, nel manicomio di Sharston, nello Yorkshire, che ha una magnifica sala 
Ex Menston Asylum
(wikipedia)

da ballo dove i pazienti si radunano per danzare sotto la supervisione del dottor Charles Fuller, appassionato di musica tanto quanto è interessato all'eugenetica.
Nel manicomio vigono ancora le severe regole dell'epoca vittoriana, quando ai "deboli di mente" veniva riservato un trattamento brutale e la separazione dei due sessi era rigidissima.
L'iniziativa di Fuller, apparentemente umana e illuminata, è dunque rischiosa e, infatti, quando John Mulligan ed Ella Fay si incontrano durante uno di quei balli, l'attrazione fra loro è inesorabile...

L'autrice si è lasciata ispirare da ciò che accadde al suo bisnonno, John Mullarkey, arrivato in Inghilterra dall'Irlanda occidentale in cerca di lavoro; egli  trascorse del tempo al Menston Asylum, che in seguito divenne noto come High Royds Psychiatric Hospital


IL SEGRETO di Sebastian Barry 

Roseanne McNulty è chiusa in manicomio da molti decenni, impegnata a redigere meticolosamente e in assoluta clandestinità i suoi diari, attraverso cui conosciamo la sua vita avventurosa: sposata e poi ripudiata a causa di un breve incontro con un ribelle conosciuto durante la guerra civile irlandese, Roseanne vive del poco che le resta.
A interrompere la sua solitudine, una notte d’amore in cui viene concepito suo figlio.
Poi più nulla nei suoi ricordi, solo le mura scrostate di quel sinistro manicomio.
Anche il dottor Greene, lo psichiatra che ha in cura da trent’anni Roseanne, affida alla scrittura di un diario le sue considerazioni sulla propria esistenza e su quella strana paziente, sempre più convinto che il suo internamento celi ben altri misteri.
E sarà proprio la rivelazione del segreto custodito da anni nella memoria di Roseanne a sconvolgere la sua vita e quella del dottor Greene.


LA FIGLIA IDEALE di Almudena Grandes

Ambientato nel manicomio femminile di Ciempozuelos, presso Madrid, a metà degli anni ’50, questo 
Aurora Rodríguez Carballeira
in carcere nel 1933 *

romanzo narra una storia d’amore, di compassione, solidarietà e speranza che prende vita sotto il pesante giogo della dittatura franchista: basato sulla storia vera di Aurora Rodrìguez Carbaillera, paziente paranoica tristemente famosa per l’omicidio della figlia, il libro esplora le delicate sfumature della malattia mentale, dei pregiudizi contro cui si scontra la psichiatria e gli effetti che un regime dittatoriale può avere sui suoi cittadini, effetti non così diversi dal disturbo psichiatrico vero e proprio, al punto da trasformare la quotidianità in una gabbia ancora più opprimente del manicomio…







Sono stati consultati:

Il Libraio
Amazon per le sinossi
Wikipedia per alcune immagini

sabato 13 agosto 2022

👻 RECENSIONE 👻 LA FOLLIA DEI FLOOD di Jess Kidd


Un anziano burbero e aggressivo che potrebbe nascondere qualche malefatta passata e una giovane assistente sociale sensibile e testarda si trovano a condividere i medesimi spazi all'interno di una casa tanto enorme quanto sporca e piena di roba inutile, le cui stanze sussurrano segreti di famiglia e verità mai confessate.
Cosa si nasconde tra quelle mura? Se potessero parlare, che storia inquietante racconterebbero?
Forse è arrivato il momento di scoprirlo.


LA FOLLIA DEI FLOOD 
di Jess Kidd


Ed. Bompiani
trad. S.C. Perroni
415 pp
Maud Drennan lavora come assistente sociale per un'agenzia che le ha di recente assegnato un anziano da accudire: il signor Cathal Flood.

Il vecchietto si ostina a voler restare a casa propria nonostante il figlio Gabriel cerchi in tutti i modi di convincerlo a lasciare l'abitazione e ad andare in una residenza per anziani a terminare  l'ultima fase della sua vita.

Cathal non è un uomo comune: è decisamente sopra le righe e non fa nulla per nasconderlo, anzi!

Burbero, dai modi violenti e maleducati, pronto ad alzare la voce e, se necessario, anche le mani; lo sa bene l'assistente sociale che ha preceduto Maud, un certo Sam Hebden, che s'è visto rincorrere da un Cathal inferocito ed armato di mazza da hurling; pare che Sam si sia addirittura beccato un esaurimento nervoso dopo la poco gratificante esperienza in casa Flood.

Al caratteraccio si aggiunge un altro grosso problema: le condizioni in cui vive in casa sua.
L'abitazione è praticamente un porcile: non è possibile attraversare il giardino o le stesse stanze interne senza incorrere nel concreto rischio di inciampare e cadere contro e su qualcosa che sta a terra da tempo immemore: scatole con dentro di tutto, bottiglie, giornali, mucchi di scatolette vuote e chi ne ha, più ne metta!

Ovviamente la notevole e preoccupante quantità di rifiuti fa sì che nelle stanze stazionino odorini tutt'altro che gradevoli...; come se non bastasse, la superficie calpestabile - già di per sé limitata a causa della paccottiglia presente - è occupata anche da animaletti di vario genere, che siano topi o gatti: e non uno o due felini, ma molti micetti, che vanno e vengono dalla strada al giardino alla cucina (e in tutte le altre zone della casa) come se fossero i padroni.

Beh, del resto, Cathal preferisce di gran lunga la compagnia delle bestioline che degli esseri umani (in questo è ricambiato, ovviamente).

Con Maud è sgarbato oltre misura: la offende, le dice parolacce, le urla di non toccare nulla della sua roba e la "invita" ad andarsene, esattamente come hanno fatto i suoi colleghi prima di lei.

E Flood è convinto che la signorina Drennan se ne andrà e lo lascerà in pace, in compagnia della sua immondizia, dei ricordi impolverati e dei gatti. La tratta male di proposito, no?
Lo fa anche con Gabriel, il suo unico figlio; i due non hanno un buon rapporto e Cathal non fa che ripetere a Maud che quello scioccone non è neppure suo figlio, informazione cui la ragazza non dà più di tanto importanza.

Maud ha pazienza da vendere: non solo resiste (e non è facile) agli insulti e agli strilli, ma resta e si dà da fare, pulendo (pulire è un eufemismo: lì c'è da grattare, sgrassare, disincrostare, disinfettare ecc..., oltre che gettar via tantissime cose inutili e inutilizzabili) e preparando pasti caldi (che non contemplino solo cibo in scatola) all'assistito.

La caparbietà della ragazza, unitamente a un carattere sì docile ma anche determinato e professionale - tipico di chi prende molto sul serio il proprio lavoro, non lasciandosi scoraggiare dagli ostacoli - pian piano riusciranno a farle aprire un varco per entrare nelle grazie di Cathal.
Non sarà semplice, ma la schiettezza di Maud, il suo essere diretta senza mai perdere le staffe, la sua grandissima mitezza e un pizzico di autoironia, faranno sì che Mr Flood si affezioni a lei, un po' alla volta e sempre comunque mantenendo i suoi brutti modi di fare.

Il lavoro in questa grande e disordinata casa a Bridlemere non si limita a pulizie e pranzetti, ma viene presto arricchito da una nota investigativa.

La perseverante Maud conduce una vita alquanto tranquilla e scevra di relazioni sociali; a riempire le sue giornate ci pensano cose ed esseri materiali e no, visibili ed invisibili.

Tanto per cominciare, la sua mente e i suoi sogni sono costantemente popolati da ricordi e incubi.

La narrazione delle vicende del presente in casa Flood sono interrotte brevemente dai ricordi di qualcosa di traumatico e doloroso accaduto in passato: Maud aveva una sorella maggiore, Dreirde, che capiamo essere sparita nel nulla, e quest'assenza - e il modo in cui si è verificata - la fanno star male da anni, ormai. Il pensiero di ciò che accadde in un pomeriggio alla sorella non l'abbandona mai, e così i brutti sogni.

Quanto ad amicizie, Maud ha un'amica carissima di nome Renata (che è pure la sua padrona di casa), eccentrica e soprattutto appassionata di libri gialli, e una schiera di santi (dall'addolorata Santa Rita al cinico San Valentino, passando per San Raffaele ed altri martiri della fede) sempre presenti, che vede solo lei e che le fanno compagnia, a volte sedendole accanto in silenzio, limitandosi a fare facce strane ed espressioni eloquenti (di disapprovazione, più che altro) quando la loro umana preferita fa o dice qualcosa di sciocco, altre sussurrandole all'orecchio qualcosa, magari dispensando consigli quando la stessa è in difficoltà.

E in difficoltà Maud Drennan finirà per trovarsi davvero.

Sì, perché Renata, curiosa e assetata di investigazioni, le mette una pulce nell'orecchio: il vecchio e folle Flood è vedovo; sua moglie Mary è morta dopo essere caduta dalle scale...
E se ce l'avesse buttata lui, ammazzandola di proposito?
Non solo, ma in qualche modo la famiglia Flood è collegata alla scomparsa (avvenuta negli anni '80) di un'adolescente di nome Maggie Dunn, che non ha fatto più ritorno a casa e di cui non s'è più saputo nulla. Volatilizzata.
E se Cathal Flood avesse a che fare con l'infelice destino della povera Maggie?

Maud, devi indagare, devi assolutamente scoprire cosa sia successo tra quelle mura, tanto a Mary Flood quanto a Maggie - questa è la proposta di Renata, che si lascia coinvolgere ed entusiasmare all'idea di improvvisarsi investigatrice.

Seppur riluttante a impicciarsi di cose e fatti che non la riguardano e che di certo le attirerebbero addosso l'ira e le maledizioni di Flood, Maud è comunque un po' suggestionata dal pensiero che effettivamente Cathal, strambo com'è, potrebbe essere capace di compiere scelleratezze... E se la sua aggressività l'avesse davvero spinto a commettere dei delitti? 
Se così fosse, la stessa Maud rischia qualcosa? Forse è in pericolo tra le mura di quella casa grande, dove ogni porta chiusa potrebbe celare qualche oscuro segreto o prezioso indizio?

Inizia così una testarda ricerca di una verità nascosta sotto strati di polvere, vecchie cartoline e ricordi nella quale Maud si fa aiutare non solo da Renata e dai suoi santi impiccioni e sarcastici, ma anche da Sam Hebden, l'aitante e affascinante assistente sociale che, chissà per quale oscura ragione, bazzica sempre nei pressi di casa Flood nonostante da essa sia stato scacciato in malo modo.

Mentre si infila nelle stanze segrete, che trasudano misteri e segreti di quella dimora che pare avere vita propria, con quei rumori improvvisi e indefinibili così simili a sussurri o sospiri, Maud sente insinuarsi nella sua mente i sensi di colpa verso il vecchio Cathal: proprio quando il muro di diffidenza e ostilità sembra cadere giù, lei  è impegnata a cercare prove per incastrarlo, prove che confermino i sospetti che in quella casa un tempo bella e luminosa possano essere accaduti dei fatti brutti e drammatici.

Presa dalla smania di una moderna Poirot in gonnella, Maud non esita a prendere appuntamenti con medium e chiunque abbia conosciuto Maggie e i Flood, per cercare un nesso tra i due.
Emergeranno verità sorprendenti e Maud dovrà stare attenta e guardarsi le spalle da chi le dice di essere ciò che invece non è ed è intenzionato a fermare la sua personale indagine investigativa.

La lettura del romanzo di Jess Kidd è stata per me un'avventura affascinante, con personaggi particolari, eccentrici, le cui bizzarrie fanno spesso sorridere, in quanto l Autrice ha una penna ironica e leggerla è un vero piacere.
La narrazione scorre con fluidità e coinvolgimento, il ritmo è inizialmente lento (viene preparato il terreno e il lettore ha modo di ambientarsi e conoscere i personaggi) per poi diventare più vivace, soprattutto quando entriamo nel vivo delle "indagini" e ci avviciniamo progressivamente alla soluzione di ogni enigma.

È un romanzo denso di un'atmosfera gotica, noir con un tocco di paranormale, in cui si racconta di rimorsi e rimpianti, di incubi e visioni, di santi e peccatori, senza alcuna tetraggine ma anzi con leggerezza.

Molto molto piacevole; anche il precedente libro ("Lascia dire alle ombre") mi era piaciuto un sacco.

giovedì 11 agosto 2022

LibriAtema - romanzi ambientati in conventi e monasteri

 

Non so a voi, ma a me hanno sempre affascinato le storie ambientate in istituti religiosi, come monasteri e conventi. 

Sarà "colpa" della monaca di Monza incontrata a scuola, studiando I promessi sposi, non lo so, ma non nascondo che questi religiosi - uomini e donne - che scelgono un certo tipo di vita di clausura (più o meno stretta) hanno sempre esercitato su di me un misterioso interesse.

Vi propongo alcuni romanzi ambientati in codesti luoghi, alcuni li ho letti, altri mi incuriosiscono per trama e, appunto, ambientazione.






IL NOME DELLA ROSA di Umberto Eco (giallo storico).

Letto anni fa, quando ancora non avevo il blog; bello bello, un capolavoro; un'ambientazione ricca di misteri, segreti inquietanti e scritto meravigliosamente bene; se ci penso, mi vien voglia di rileggerlo :-D  

La Sacra di San Michele (prov. Torino),
che avrebbe ispirato Umberto Eco*
Sinossi: Ultima settimana del novembre 1327. Il novizio Adso da Melk accompagna in un'abbazia dell'alta Italia frate Guglielmo da Baskerville, incaricato di una sottile e imprecisa missione diplomatica. Ex inquisitore, amico di Guglielmo di Occam e di Marsilio da Padova, frate Guglielmo si trova a dover dipanare una serie di misteriosi delitti (sette in sette giorni, perpetrati nel chiuso della cinta abbaziale) che insanguinano una biblioteca labirintica e inaccessibile. Per risolvere il caso, Guglielmo dovrà decifrare indizi di ogni genere, dal comportamento dei santi a quello degli eretici, dalle scritture negromantiche al linguaggio delle erbe, da manoscritti in lingue ignote alle mosse diplomatiche degli uomini di potere. La soluzione arriverà, forse troppo tardi...

LE NOTTI AL SANTA CATERINA di Sarah Dunant (romanzo storico - RECENSIONE).

wikipedia
Siamo nel 1570 a Ferrara, nel Monastero di Santa Caterina, dove la vita delle monache di clausura procede in una quotidianità di gesti e attività abituali; la tranquillità di queste giornate sempre uguali verrà scossa dall'arrivo di una novizia che non ha alcuna vocazione né alcuna intenzione di sottomettersi al volere paterno che la vuole monaca contro la sua volontà.



IL MONASTERO MALEDETTO di Antonio Gomez Rufo (thriller storico).

Spagna, 1229. Una serie di efferati crimini insanguina l’abbazia di San Benedetto, il primo monastero femminile del regno di Aragona: otto suore sono state assassinate in circostanze misteriose, e alcune 
novizie sono state torturate e stuprate.
Per indagare su questi terribili delitti, il re Giacomo I d’Aragona accorre all’abbazia e convoca Costanza di Gesù, una suora nota per le sue eccezionali doti investigative.
Ma mentre la ricerca del colpevole va avanti tra omertà e reticenze, il rapporto tra il re e la moglie, Eleonora di Castiglia, si incrina definitivamente.
Giacomo I ha infatti chiesto al papa l’annullamento delle nozze e ancora non sa che proprio tra le mura del monastero maledetto si cela la futura regina di Spagna…


IL SEGRETO DELLA MONACA DI MONZA di Marina Marazza (romanzo storico).

Milano, XVII secolo. La città è sotto il dominio della cattolicissima Spagna, che punisce con inaudita 
wikipedia
ferocia ogni forma di eresia. 
Mentre nelle piazze si accendono i roghi, l'Inquisizione estorce confessioni sotto tortura e nessuno può ritenersi immune dal fanatismo religioso. 
Nemmeno tra le austere mura di un monastero. 
Marianna, costretta dal padre a monacarsi giovanissima, da anni vive prigioniera nel convento di clausura di Monza. 
Ma né le grigie celle né le ore trascorse in preghiera sono riuscite a spegnere i suoi sogni, i suoi desideri più inconfessati. Finché un giorno, al di là del muro del giardino, vede lui, Paolo. 
La passione tra i due è immediata, intensa, sfrontata...



IL MONASTERO DEL MALE di Silvio Foini (thriller storico).

Anno 999. Il monaco Galdinius, insieme con altri due confratelli, decide di trasformare la torre di Torba, nei pressi di Varese, in un monastero. 
Con l'aiuto dei contadini locali e in particolare del longobardo Wilfredo, capo del villaggio vicino, il monastero diventa il fulcro attorno a cui rifioriscono il territorio circostante e la comunità. 
Per ottenere un supporto nelle numerose attività intraprese, Galdinius chiede e ottiene dalla madre badessa del vicino convento di Caira che otto delle sue monache si trasferiscano a Torba. 
Tra loro c'è Brenda, esperta di rimedi naturali, medicamenti e misteriosi preparati. 
Ma la monaca nasconde un oscuro segreto...


IL CONVENTO DEI SEGRETI di Giada Trebeschi (romanzo storico).

Catania, 1669. Ancora giovanissima, Agata è costretta dalla famiglia a entrare in un convento di clausura. Poco importa che non abbia alcuna vocazione: le sue suppliche restano inascoltate ed è obbligata a prendere i voti, diventando suor Immacolata. Il suo temperamento ribelle è motivo di diffidenza da parte delle altre monache, e Immacolata si trova presto isolata e malvista. Neppure sua cugina Elisabetta, educanda in attesa del matrimonio, rappresenta per lei motivo di sollievo: la ragazza non perde occasione per denunciare la cugina alla badessa, che le infligge punizioni severissime. Solo l'improvviso arrivo in convento di Maria Grazia, esperta pasticciera, riesce a cambiare qualcosa nella triste monotonia della vita claustrale. Tra lei e Immacolata nasce infatti un'insperata complicità, che si trasforma, giorno dopo giorno, in una vera e propria amicizia. Le due ragazze cominciano a confidarsi, raccontandosi i rispettivi segreti. Ma sono segreti pericolosi. Perché Maria Grazia non è chi dice di essere.


LA RELIGIOSA di Denis Diderot (classico, storico).

**
Scritto nel 1758 e basato su un autentico caso giudiziario, il romanzo narra la storia di Suzanne Simonin (nella realtà, Marguerite Delamarre).
Costretta dalla famiglia sia per interesse sia perché frutto di una relazione adulterina della madre a entrare in convento, dopo il noviziato rifiuta di prendere i voti.
Tornata a casa è di nuovo rimandata nel monastero di Longchamps dove viene maltrattata dalla madre superiora.
Decide allora di rivolgersi alla legge ma le cose non vanno come sperate ed è costretta a tornare ancora in convento...

IL MONACO di Matthew Gregory Lewis (romanzo gotico).

Questo l'ho letto che ero adolescente e mi ricordo che mi aveva quasi terrorizzata. Ovviamente, prendete questa sensazione con le pinze e tenete presente che sono sempre stata molto.. fifona e suggestionabile :-D

Sinossi: Ambrosio, monaco dell’ordine dei Cappuccini di Madrid, è conosciuto in città per la sua saggezza e la condotta virtuosa. Fino al giorno in cui scopre che il discepolo con cui ha un profondo legame è in realtà una fanciulla, Matilda. Caduto in tentazioni sempre più torbide, Ambrosio ricorrerà alla magia e al demonio nel tentativo di celare i propri crimini all’Inquisizione.


L'ultimo libro che vi segnalo appartiene al genere fantasy.


Nona Grey. La trilogia di Mark Larence.

Sinossi: Nel convento della Dolce Misericordia si allevano fanciulle per trasformarle in devote quanto pericolose assassine. 
Ci vogliono dieci anni di formazione, ma sono poche le ragazze dotate di vero talento per la morte, quelle nelle cui vene scorre il sangue delle antiche tribù di Abeth. 
Compito delle monache è scoprire e affinare queste doti innate, insegnando le tecniche della lotta con e senza armi e dello spionaggio, l'uso dei veleni e infine la tessitura delle ombre. 
Nona Grey, una bimba di otto anni, giunge al convento con l'accusa di aver compiuto un omicidio. Qui crescerà, ma non sarà facile per lei scegliere quale cammino seguire: indosserà la tonaca nera delle Spose dell'Antenato, per abbracciare una vita di preghiera e servizio? Vestirà il rosso delle Suore Marziali, esperte nel combattimento, o il grigio delle Suore di Discrezione, imbattibili nelle arti della segretezza? O il suo colore sarà il blu delle Suore Mistiche, capaci di percorrere il Sentiero? Quale che sia il suo destino, dovrà lottare aspramente per conquistarlo.


Link consultati:

martedì 9 agosto 2022

Mahmoud Darwish || "La lotta è la risposta. Se combatti appartieni a qualcosa. La patria è lotta."



Il 9 agosto 2008 a Houston (Texas) moriva Mahmoud Darwish,  scrittore, giornalista e "poeta della resistenza" palestinese nato nel 1941 ad al-Birwa in Galilea, un villaggio prima occupato e poi raso al suolo dall'esercito israeliano. 

Sto attualmente leggendo UNA TRILOGIA PALESTINESE e, a quattordici anni dalla sua morte, vorrei ricordare questo poeta con alcuni passaggi del libro. 

Ho scelto proprio questi non a caso, ma pensando a cosa sta - ancora una volta! - accadendo nella Striscia di Gaza in questi giorni, dal 5 agosto, quando le Forze di difesa dello Stato ebraico (Idf) hanno dato inizio alla operazione 'Breaking Dawn', bombardando pesantemente la striscia di Gaza.
La motivazione addotta è stata quella di attaccare in maniera preventiva per colpire obiettivi terroristici dell'Organizzazione terroristica della Jihad islamica palestinese.

Ovviamente, a farne le spese sono sempre gli innocenti, i civili inermi su cui vengono sganciate bombe sotto l'indifferenza di un mondo che se ne sta a guardare, limitandosi a condanne blande e vuote.

A rendere la situazione a Gaza ancora più disperata si aggiungono la scarsità di elettricità, carenza di medicine e macchinari medici, case distrutte e, di conseguenza, famiglie sfollate, che non sanno dove rifugiarsi.

Da domenica sera è in corso una tregua e nel momento in cui sto scrivendo questo post (pomeriggio dell'8 agosto) il bilancio delle vittime, diffuso dal ministero della Salute di Gaza, è di almeno 44 morti, di cui 16 bambini e quattro donne, e altri 360 feriti tra i palestinesi. 

La Relatrice Onu per i Diritti umani, Francesca Albanese, ha condannato l’attacco israeliano a Gaza: “L’operazione Breaking Dawn è un flagrante atto di aggressione. Illegale. Immorale. Irresponsabile”.


"Il tempo a Gaza non è relax, ma un assalto di calura cocente. Perché i valori a Gaza sono diversi, completamente diversi. L’unico valore di chi vive sotto occupazione è il grado di resistenza all’occupante. Questa è l’unica competizione in corso laggiù. E Gaza è dedita all’esercizio di questo insigne e crudele valore che non ha imparato dai libri o dai corsi accelerati per corrispondenza, né dalle fanfare spiegate della propaganda o dalle canzoni patriottiche. (...)
Gaza non si vanta delle sue armi, né del suo spirito rivoluzionario, né del suo bilancio. Lei offre la sua pellaccia dura, agisce di spontanea volontà e versa il suo sangue. (...)
Gaza non è un fine oratore, non ha gola. È la sua pelle a parlare attraverso il sangue, il sudore, le fiamme.
(...) agli occhi dei nemici, è la più ripugnante, la più povera, la più disgraziata, la più feroce.
(...) bambini senza infanzia, vecchi senza vecchiaia, donne senza desideri. Proprio perché è tutte queste cose, lei è la più bella, la più pura, la più ricca, la più degna d’amore. (...)
I nemici possono avere la meglio su Gaza. (Il mare grosso può avere la meglio su una piccola isola.)
Possono tagliarle tutti gli alberi.
Possono spezzarle le ossa.
Possono piantare carri armati nelle budella delle sue donne e dei suoi bambini. Possono gettarla a mare, nella sabbia o nel sangue.
Ma lei:
non ripeterà le bugie.
Non dirà sì agli invasori.
Continuerà a farsi esplodere.
Non si tratta di morte, non si tratta di suicidio. Ma è il modo in cui Gaza dichiara che merita di vivere.
Per questo, il nemico la odia fino alla morte, la teme fino al punto di commettere crimini e cerca di affogarla nel mare, nel deserto, nel sangue."


"Non abbiamo affatto nostalgia di una landa desolata, abbiamo nostalgia di un paradiso. Abbiamo nostalgia di esercitare la nostra umanità in un posto che sia nostro.”

"Un luogo non è solamente un’estensione geografica, ma anche uno stato interiore. Né gli alberi sono solamente alberi, ma costole d’infanzia e pianto colato dalle punte delle dita..."

"Che cos’è la patria? Non è una domanda a cui puoi dare risposta e passare oltre. È la tua vita e la tua causa assieme. Prima e dopo tutto questo, è la tua identità."
 
"...capisci che cos’è la patria: il desiderio di morire per recuperare terra e diritto. La patria non è soltanto terra, ma terra e diritto assieme. Tu hai il diritto, loro hanno la terra. Dopo essersi impadroniti della terra con la forza, hanno cominciato a parlare di diritto acquisito."

 

“Calmati, accetta” non è un consiglio innocente, è un invito a sbarazzarti della polvere della patria a cui non trovi un nome. Ti hanno strappato la terra da sotto i piedi, così l’hai nascosta sotto la pelle. Ti hanno torturato, ma hai confessato un amore ancora più folle per quel che ha causato la tua tortura. Nessuna minaccia dall’interno cancella la tua appartenenza, nessuna promessa dall’esterno ti dà sicurezza. Prendi la tua croce e vai all’appuntamento con il suicidio. Non dire sì. Sotto lo stridio delle catene, l’alienazione, che ti viene da ogni singolo giorno, si trasforma in una tregua con il vento. In prigione ti abbraccia la libertà, in prigione ti riempi anche di patria. La lotta è la risposta. Se combatti appartieni a qualcosa. La patria è lotta. Tra valigia e memoria non c’è altra soluzione che la lotta. Diritto, libertà, appartenenza, merito si dichiarano soltanto con la lotta. Non gli è bastato impadronirsi di tutto. Vogliono impadronirsi anche del tuo senso di appartenenza per diventare la realtà tra te e la patria. In modo che la patria diventi fardello, catena, dolore. Ma tu non troverai libertà fuori da questa catena, non troverai sollievo lontano da questo fardello, non troverai gioia fuori da questo dolore.

lunedì 8 agosto 2022

[[ RECENSIONE ]] 1000 MOTIVI PER UCCIDERE di Ethan Riot

 

Un tranquillo avvocato alimenta la propria passione per i serial killer e la cronaca nera frequentando un prete, bizzarro e dai modi di fare molto sopra le righe, che ama raccontare storie di efferati delitti e folli omicidi. 


1000 MOTIVI PER UCCIDERE
di Ethan Riot



Ed. Elison Paperback
166 pp
"...perché devi uccidere?!”
“Il motivo? Oh, fratello, i motivi li ho tutti e al contempo non ne ho nessuno, ci sono mille motivi per uccidere, io non so scegliere quale sia il mio, perciò diciamo che lo faccio semplicemente perché mi piace.”

Pasquale Bartolucci è un avvocato dall'esistenza abitudinaria e tranquilla; frequenta sempre lo stesso Bar 22 e lì si ritrova, una volta a settimana, con un amico particolare: don Roberto Molinari, un sacerdote in là con gli anni che nulla ha di quell'aria rassicurante che un "servo della chiesa" dovrebbe avere.

L'avvocato ama ascoltare storie di efferati omicidi a sangue freddo, essendo appassionato di thriller, e Roberto, dal canto suo, è ben lieto di soddisfare questa bislacca passione; del resto, il prete è un tipo davvero particolare, dal carattere tutt'altro che mite, dal linguaggio decisamente scurrile e periferico e ha questo vizietto di spifferare all'amico ciò che la sua tonaca gli imporrebbe di tener per sé: i contenuti delle confessioni più truci e spaventose.

I due, quindi, chiacchierano solo di questo: Roberto, con tono compiaciuto, racconta all'altro - che, per sollecitarlo a tirar fuori storie interessanti, lo prende per la gola offrendogli tutto il bancone di dolci della pasticceria - le confessioni più ghiotte, quelle in cui il reo confesso racconta al prete le proprie malefatte, i delitti più sanguinosi, non lesinando sui dettagli più raccapriccianti.

Storie di figli che ammazzano i genitori, di donne infelici che tirano fuori il loro lato killer all'occorrenza, uomini con il corpo ricoperto da cicatrici e ferite, dietro le quali si nasconde la loro folle crudeltà....: ce n'è davvero per tutti i gusti ed infatti Pasquale resta soddisfatto dai racconti del prete.

C'è da dire, però, che le storiacce narrate, con dovizia di particolari, dal gagliardo sacerdote sono così incredibili da non sembrare vere, ragion per cui Pasquale, pur apprezzandole, finisce per sghignazzarci su e per non credere alla loro veridicità.

Ma quello che lui non ha capito è che Molinari è davvero un individuo sui generis e che l'abito talare potrebbe celare qualche sorpresa.

Ad aggiungere pepe all'amicizia tra i due e ad accendere un campanello d'allarme nella mente dell'avvocato, ci pensa un uomo di nome Matteo, coetaneo di Roberto, che spunta direttamente dal passato di quest'ultimo.

Quali sconcertanti rivelazioni porta con sé?

Grazie a lui, Pasquale avrà modo di scoprire qualcosa di sconvolgente sull'amico raccontastorie e toccare con mano, e non più soltanto con l'immaginazione, quanto possa essere profondo e oscuro il cuore umano e quanto possa essere difficile, e in certi casi impossibile, recuperare certe anime perdute.

"1000 modi per uccidere" è un giallo/thriller incentrato su una serie di violenti omicidi compiuti per i più disparati motivi dall'assassino di turno; a fare da filo conduttore agli episodi c'è l'amicizia tra l'avvocato e il prete, il primo ascoltatore e l'altro narratore dei delitti; i due sono una coppia strana e bizzarra, sia perché Pasquale sembra un po' troppo ingenuo per essere un avvocato (che quindi, per motivi professionali, dovrebbe essere avvezzo ad avere a che fare con bugiardi e malfattori, e invece... pare avere difficoltà a riconoscerli, sia da lontano che da vicino), e sia per la personalità di Roberto, volgare e sboccato, insomma tutto fuorché un'anima pia.

Che questo signore anziano, ma ancora pieno di energia, nasconda qualcosa di inquietante, il lettore lo comprende prima di Pasquale, ciò però non fa diminuire l'interesse  nel seguire lo sviluppo della vicenda, anzi si ha voglia di proseguire per capire quale sarà il degno epilogo di questa storia densa di sangue, aggressioni e morti cruente, frutto di menti che ammazzano il prossimo adducendone non una ma innumerevoli e folli "ragioni".

L'autore, complice anche la giovane età, ha ancora uno stile acerbo, da curare e migliorare; nel testo sono presenti molti refusi (per correttezza, preciso che questo mi era stato anticipato dal giovane scrittore), un uso non sempre corretto dei tempi verbali e a volte un po' di confusione e poca chiarezza nel raccontare i fatti, però la storia in sè e i personaggi presenti (principali e secondari) li ho trovati interessanti, come anche il fatto che tutti i delitti siano stati inseriti in una cornice che non li rende cupi e drammatici ma, anzi, essi sono attraversati da una vena di "umorismo nero", e non potrebbe essere diversamente visto che sia il lettore che Pasquale ne vengono a conoscenza attraverso la voce di Roberto, il quale racconta di questi fatti di sangue con nonchalance, come se stesse riportando delle barzellette.

Nel complesso l'ho trovata una lettura piacevole. 

giovedì 4 agosto 2022

RECENSIONE ★ L'AMULETO D'AMBRA di Diana Gabaldon ★



Se nel primo libro della saga "Outlander" l'infermiera Claire Randall, dopo aver inconsapevolmente attraversato nell'anno 1945 un magico cerchio druidico, è stata catapultata nelle Highlands del 1743 - lei, una straniera (un'inglese!) in una terra scozzese dilaniata dalla guerra e dalle faide dei clan rivali -, in questo secondo volume la storia parte dal 1968, quando la donna - oramai da vent'anni nel proprio tempo - deve raccontare a sua figlia Brianna chi sia il suo vero padre.

L'AMULETO D'AMBRA 
di Diana Gabaldon



Tea Ed.
trad. V. Galassi
500 pp
Avevamo lasciato Claire e Jamie pronti per andare in Francia, lontano dalla Scozia, terra amata ma dove Jamie non era al sicuro.
L'incubo vissuto nella maledetta prigione di Wentworth, ad opera del malefico e spietato capitano Jack Randall, non ha impedito alla coppia di provare a ricominciare un nuovo capitolo della loro vita, in un altro Paese.

Ma quando il lettore inizia a leggere il prosieguo si ritrova in una località nota (Inverness) ma nel 1968.
Rivediamo Roger Wakefield: lo abbiamo incontrato brevemente nel 1945, quando era un bimbo di cinque anni che viveva, come figlio adottivo, nella canonica del Reverendo Wakefield, vecchio e colto amico di Frank Randall (marito di Claire); adesso è un insegnante ad Oxford ed è appassionato di Storia.
Il caro reverendo è deceduto da poco e Roger è giunto nella vecchia casa di famiglia per sistemare gli effetti personali del padre e la sua immensa biblioteca; lavoro non proprio semplice, considerata la quantità di volumi e scartoffie varie, ma a fornirgli una piacevole e intrigante distrazione ci pensa lei, la nostra Claire.

Claire si reca a casa di Roger ma non da sola: è con Brianna, la sua splendida ragazza dai capelli color del rame.

Tra i due ragazzi scatta una simpatia, all'arguta Claire non sfugge ma ella resta concentrata sul proprio duplice scopo, per il quale le serve l'aiuto, appunto, dell'intelligente e riflessivo Roger, il quale - scopriamo - fa di cognome... MacKenzie!

Ad ogni modo, nel parlare con il giovane professore di ciò che accadde nella tragica battaglia di Culloden - che vide gli Highlanders battuti dagli inglesi, da essi barbaramente trucidati e, con la loro sconfitta, la fine dei clan delle famiglie scozzesi -, alla dottoressa Randall interessa avere la risposta ad una fondamentale importante: all'interno dei vari clan, chi è sopravvissuto alla fine di quella battaglia? È possibile avere un elenco dei nomi dei guerrieri scozzesi che non sono morti sul campo?

Ovviamente, il cuore di Claire grida un nome, lo stesso per cui da vent'anni a questa parte non ha smesso di provare quell'amore intenso e immortale che ha superato ogni logica e ogni barriera spazio-temporale: James Fraser.
Il suo adorato Jamie, suo marito, quel giovano uomo dalle spalle possenti, l'ampia schiena deturpata da cicatrici, il petto su cui lei ha posato il capo innumerevoli volte, quelle braccia che l'hanno abbracciata, protetta...: anche Jamie ha perso la vita a Culloden nel 1746?

L'altra ragione che ha spinto la donna a intraprendere questo viaggio dagli States alla Scozia in compagnia di Brianna, è il desiderio di poter finalmente rivelare il segreto che custodisce da anni: la sua adorata Bree non è la figlia naturale di quel padre tanto amato e che altrettanto l'ha amata, crescendola con tenerezza e devozione. Frank Randall accolse la piccola sapendo che non era sua figlia.
Perché Brianna è, in realtà, figlia di Jamie Fraser.
E per Claire è arrivato il momento di dirle la verità, di parlarle di Craigh Na Dun, del suo assurdo e affascinante viaggio nel passato attraverso le pietre, e di quell'uomo meraviglioso, pieno di coraggio e forza fisica e morale e del loro amore vissuto intensamente in un'altra vita e in un'altra epoca.

Bree le crederà?
Non sarà facile continuare a credere alla salute mentale della madre, che di punto in bianco le confessa: Sai, Bree cara, tu sei figlia di un uomo che ho amato nel 1743. Sei stata concepita nel 1743, ma sei nata nel 1958. E no, tuo padre non è Frank, bensì l'Highlander Jamie Fraser.

Claire capisce che l'unico modo per far sì che l'attonita figlia le creda sia quello di raccontarle con esattezza ciò che accadde quando lei finì per caso (?!?) nella selvaggia, aspra e tormentata Scozia del 18° secolo, di come conobbe il terribile capitano "Black Jack" Jonathan Randall e di quanta sofferenza egli abbia arrecato a Jamie e a Claire stessa.

La narrazione, quindi, si sposta di nuovo nel passato, con Claire e Jamie impegnati a districarsi tra gli intrighi nella sfarzosa corte di Versailles.
Grazie all'ospitalità del cugino Jared, Jamie riesce ad entrare nel mondo del commercio del vino e a farsi conoscere dalla nobiltà parigina; sapendo, grazie alla moglie, che solo tre anni più tardi si verificherà la disfatta di Culloden, i due sono intenzionati a provare a cambiare la Storia e ad evitare tutti quei morti tra i guerrieri scozzesi...
Come? 
Infiltrandosi nella ribellione giacobita guidata da Bonnie Prince Charlie (Carlo Edoardo Stuart)!

Jamie e Claire conosceranno da vicino il licenzioso mondo della società francese, dove i ricchi non fanno che sollazzarsi tra divertimenti, feste, intrighi e tradimenti.

Nonostante il loro impegno nel voler alterare il corso della storia, la sfida sarà tutt'altro che semplice, anzi: i pericoli saranno dietro l'angolo e avranno ora il volto nuovo del Comte St. Germain, invischiato in affari oscuri e con risvolti esoterici, ora quello già noto di un nemico che credevano morto e invece...

Claire e Jamie dovranno vedersela, quindi, con nemici e pericoli vecchi e nuovi, cercando intanto di sabotare i piani del pretendente Prince Charlie, intenzionato a riportare sul trono il casato degli Stuart.
Fermare lui significa evitare Culloden.

Ma ci saranno anche incontri piacevoli, con persone amiche: Madre Hildegard dell'Hopital des Anges, la struttura in cui Claire si recherà quotidianamente per rendersi utile come "guaritrice"; Mastro Raymond, un uomo particolare, misterioso, saggio, che condivide con Claire la passione per erbe e intrugli; Fergus, un ragazzino di dieci anni, cresciuto in un bordello e abile nel furto, che verrà accolto in casa Fraser come un figlio.

Tra Jamie e Claire l'amore e la passione non diminuiscono mai, anzi, ma avranno anche loro problemi, incomprensioni, richieste e promesse difficili da realizzare, perdite dolorose che rischieranno di allontanarli.

Ma il loro amore sa come resistere al tempo, alla storia, al passato e al futuro.

E anche questo secondo capitolo della saga è stato bellissimo, coinvolgente; che dirvi? La Gabaldon scrive divinamente, leggerla è un piacere, mi sento immersa totalmente nel contesto, mi sembra di essere lì con i protagonisti; Jamie è un personaggio meraviglioso perché è sì forte, coraggioso, pieno di ardore, ma è anche così fragile, molto consapevole delle sue debolezze e, rispetto a Claire, desidera/sente il bisogno di esternarle, di tirarle fuori per esaminarle e, se può, superarle.

Bello bello.

martedì 2 agosto 2022

** RubRicordando ** James Arthur Baldwin

 

Il 2 agosto 1924 nasceva a New York il saggista, romanziere e drammaturgo americano James Arthur Baldwin, che ha scritto molti saggi in particolare sul tema del razzismo negli Stati Uniti, tra gli anni '50 e '60.

Figlio di un pastore protestante, primogenito di nove figli, è cresciuto in povertà nel ghetto nero di 
Harlem a New York City; fu egli stesso ministro e predicatore per tre anni.

Parte nel 1948 per Parigi, dove vive per i successivi otto anni, per poi tornare negli Stati Uniti e partecipare attivamente alla lotta per i diritti civili che travolse la nazione. 

Nel libro Nobody knows my name, del 1961 (trad. it. Nessuno sa il mio nome, Milano 1969) esplora le relazioni bianchi-neri, tema era centrale anche nel romanzo Another Country (1962, Un altro mondo), che esamina questioni sessuali e razziali e, a tal proposito, viene duramente attaccato per aver parlato dell'omosessualità all'interno della comunità nera di New York.

L'autobiografico Go tell it on the mountain (trad. it. Gridalo forte, Milano 1966), nonostante gli evidenti difetti, resta la sua opera narrativa più potente e promettente in ambito narrativo; degni di nota anche Giovanni's room (1958; La stanza di Giovanni), Tell me how long the train's been gome (1968). 

Altre opere: La prossima volta, il fuoco, Blues per l’uomo bianco, Stamattina, stasera, troppo presto, L’angolo dell’amen, Sulla mia testa, Il prezzo del biglietto, Se la strada potesse parlare.

Baldwin è stato una voce importante nel movimento per i diritti civili per tutti gli anni sessanta, anche se viene spesso criticato per il suo approccio pacifista.
Il suo ultimo romanzo, Just Above My Head è del 1979.
Nel 1986 è nominato commendatore della Legion d'onore dal governo francese; muore nel 1987 a Saint-Paul de Vence, in Francia.


ALCUNE CITAZIONI

“Se il concetto di Dio ha qualche validità o uso, ci può solo rendere più grandi, più liberi e più degni d'amore.”

“La libertà non è una cosa che si possa dare; la libertà, uno se la prende, e ciascuno è libero quanto vuole esserlo.”

Il pregiudizio razziale troverà sempre un fertile terreno in quella piccola e debole cosa che è il cervello umano.

"Il paradosso dell'educazione è precisamente questo: che mentre uno inizia a diventare consapevole, inizia a esaminare la società nella quale viene educato."

"Immagino che una delle ragioni per cui le persone si aggrappano al loro odio così ostinatamente è perché sentono che, una volta che l'odio sarà passato, saranno costrette a fronteggiare il dolore."

"Forse la casa non è un luogo ma semplicemente una condizione irrevocabile."





FONTI CONSULTATE

  • Britannica, I redattori dell'enciclopedia. "James Baldwin". Enciclopedia Britannica , 29 luglio 2022, https://www.britannica.com/biography/James-Baldwin. 
  • https://www.treccani.it/enciclopedia/james-baldwin_%28Enciclopedia-Italiana%29/
  • https://letteralmente.net/frasi-celebri/james-baldwin/
  • https://www.frasicelebri.it/
  • https://le-citazioni.it/autori/james-arthur-baldwin/
  • Wikipedia (foto)

lunedì 1 agosto 2022

LUGLIO 2022, TRA LETTURE E SERIE TV (monthly recap)

 

Luglio, il caldissimo e afosissimo luglio, è andato via, lasciando spazio ad un agosto che, mi sa proprio, sarà altrettanto rovente.

La cosa positiva, per quanto mi concerne, è che andrò in Svizzera nella seconda metà del mese, per cui godrò di un po' di aria fresca :-D

Intanto, ecco il mio riepilogo su libri e serie tv di luglio.


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  1. LA MORTE VIENE DAL PASSATO di V. Meleca: thriller spionistico ambientato ai giorni nostri in Norvegia con incursioni nella seconda guerra mondiale (4/5);
  2. VIA POMA, INGANNO STRUTTURALE TRE di C. Lavorino: certosina analisi investigativa sul celebre ed irrisolto giallo di via Poma. (4/5).
  3. ACAYA A.D. 1714. TRAGICA FINE DI UN SOGNO di F. Agrimi: breve romanzo storico ambientato in un paesino fortificato nel leccese, nel 1700 (3.5/5);
  4. "Il mistero del bosco. L'incredibile storia del delitto di Arce" di P. Nazio: romanzo-inchiesta che ripercorre in modo chiaro il delitto di Arce (4/5);
  5. LE STANZE SEGRETE DELLA PIOGGIA di V. De Cecco: romance contemporaneo; una ragazza torna nel suo paese natio, ritrovandovi i fantasmi da cui era scappata (4/5);
  6. BLU di G. Tribuiani: romanzo di formazione di cui non sono riuscita ad apprezzare lo stile contorto (2/5);
  7. IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI di D. Carrozza: si può scrivere un romanzo su commissione, sforzandosi di trovare l'ispirazione? (4/5);
  8. RITORNO A RIVERTON MANOR di K. Morton: mystery che viaggia su due periodi temporali, seguendo le vicende di due sorelle ricche ma sfortunate, innamorate dello stesso uomo (4.5/5)
  9. L'ULTIMO DUCA di J. Michaels: regency romance per chi ama emozionarsi con storie d'amore a lieto fine (3,5/5);
  10. L'AMULETO D'AMBRA di D. Gabaldon: nel secondo volume della saga fantasy storica, Jamie e Claire sono a Parigi per cercare di cambiare il corso della Storia (5/5). 


A luglio, le letture da podio sono ovviamente il romanzo di Outlander (non ho ancora scritto la recensione), quello della Morton, che racconta storie sempre molto "piene" di avvenimenti e sullo sfondo di ville enormi e maestose, e i due libri di inchiesta/cronaca nera sui delitti irrisolti di Simonetta Cesaroni e Serena Mollicone.


SERIE TV

Ho ripreso, seppur lentamente, la terza stagione di HANNIBAL (ne ho parlato QUI) e il mangiacarneumana più affascinante e crudele della tv continua a preparare piatti gourmet con ingredienti... ehm... nostrani e di prima scelta.

Ho guardato LA GIUDICE, una serie coreana di una sola stagione (almeno per ora), che mi è piaciuta per la tematica di base: la violenza perpetrata da minori e la controversa questione della condanna dei loro reati. 

La protagonista è Sim Eun-seok, una giudice molto severa, algida, riservatissima, scontrosa, anzi a volte è proprio maleducata, anche nei confronti di chi cerca di essere gentile con lei; quando le viene conferito un incarico nel tribunale dei minori, è intenzionata a farsi carico di ogni caso con severità, integrità, nel pieno e rigido rispetto della legge e, soprattutto, guidata dal proprio profondo disprezzo per i giovani delinquenti, alcuni dei quali spesso sono poco più che bambini.

La donna viene affiancata dal giudice Cha Tae-joo, giovane ma già ben avviato in questo settore della delinquenza minorile; il suo modo di lavorare, il suo approccio con i ragazzi accusati e poi inviati in strutture per il recupero, è l'opposto di quello della nuova collega: Cha è molto empatico, desidera essere di aiuto a queste vite così giovani e già così deviate, ben sapendo che tanti di questi criminali (quasi tutti, a dire il vero) hanno preso certe brutte strade e compagnie perchè alle spalle hanno un contesto famigliare e sociale carente, assente, fatto spesso di abbandono o violenza.

Sim non condivide l'atteggiamento di Cha, che secondo lei eccede nel voler per forza capire e concedere attenuanti a questi ragazzacci, che invece non meritano comprensione ma punizione per i reati commessi; non solo, ma la giudice disapprova il coinvolgimento emotivo del collega, che potrebbe indurlo ad essere poco obiettivo e distaccato, inficiando quindi il lavoro.

Sono tanti e diversi i casi affrontati, ma tutti hanno in comune lo scatenare una doppia sensazione nello spettatore, a mio avviso: davanti ai delitti - spesso davvero molto violenti, crudeli, sadici, e per di più commessi con leggerezza, quasi per gioco o per "semplice" cattiveria verso le vittime - non si può non provare indignazione, rabbia, voglia di punire e che venga fatta giustizia perchè è giusto che le vittime e le loro famiglie distrutte si vedano riconosciuti il loro dolore, il trauma/lutto subito e possano constatare che la legge non li abbandona nelle loro disgrazie ma dà loro un minimo di giustizia, punendo chi sbaglia.
Dall'altra, è inevitabile un altro pensiero: sono ragazzini, adolescenti, hanno meno di diciotto anni... Insomma, hanno una vita davanti e tutto il tempo per essere rieducati, recuperati. No?

Certo, di alcuni non diresti proprio che vogliano essere recuperati e "raddrizzati", ma resta il fatto che per la legge non sono processabili come degli adulti, il che vuol dire che per tanti reati terribili la condanna sarà, di conseguenza, sempre troppo poco severa, "lieve", rispetto alla portata drammatica delle conseguenze delle loro azioni.
Ed infatti, fuori dal tribunale dei minori ci sono costantemente gruppi di manifestanti che chiedono a gran voce una riforma della legge, così che certi crimini, in particolare quelli più crudeli, efferati, in cui ci sono stupri, assassinii ecc..., vengano giudicati come se a commetterli fosse stato un adulto.

Ma per ora le cose vanno così e, piaccia o no, la legge va applicata per ciò che è, senza discutere (anche perché a poco serve).

Sim cerca di comminare il massimo della pena a  quei ragazzi che lei trova siano dei mostri di cinismo, impuniti e impenitenti, che se ne infischiano dei danni provocati alle loro vittime e non mostrano alcun segno di pentimento.
Il suo atteggiamento duro pian piano, però, si ammorbidirà: pur restando inflessibile e poco empatica, comincerà a farsi coinvolgere un po' di più nelle vicende personali degli imputati, andando a toccare con mano certe realtà difficili, in cui questi piccoli criminali sono cresciuti, divenendo ciò che sono...

Si scopriranno due cose importanti circa il passato di Sim e di Cha, ed entrambi i background ci faranno capire perché essi hanno, col tempo, sviluppato ciascuno il proprio modo di intendere e portare avanti il proprio lavoro di giudice minorile, la prima con eccessiva intransigenza e un discutibile odio per i ragazzi che commettono reati, e il secondo con la sua comprensione e vicinanza emotiva (che però non di rado non gli saranno di aiuto in quanto lo renderanno troppo coinvolto e poco oggettivo).

Sim incontrerà non pochi ostacoli da parte dei superiori ma lei andrà dritta per la propria strada.

Se vi piacciono le tematiche sociali e legate alla criminalità minorile, provate a guardare questa serie.

E poi.... ho iniziato THIS IS US!!

Dopo aver letto e sentito pareri ultra positivi, gente che ancora piange perchè la serie è ormai conclusa..., insomma, tutto 'sto strepito mi ha convinta e l'ho cominciata.
Che dire? Mi son ritrovata affezionatissima e coinvolta dalle vicende della famiglia Pearson: dalla coppia Jack e Rebecca e dai loro tre splendidi figli, l'attore bello e poco compreso Kevin, l'intelligente Kate - da sempre in lotta con sé stessa e con quel corpo ricoperto da troppa ciccia e di cui non si riesce a liberarsi -, e Randall, uomo di successo, con una bellissima famiglia ma... i problemi ce li ha pure lui, eh!
La storia si dipana tra passato e presente, alternando in ogni puntata le vicende di Jack e Rebecca prima-durante e dopo l'arrivo dei tre figli (Kate e Kevin sono gemelli, Randall è nato lo stesso giorno ma è stato adottato) e il presente dei tre fratelli ormai trentaseienni.

Insomma, vedetela, se non l'avete vista!
Io sto sempre lì con la lacrimuccia pronta a scendere perché credo sia impossibile non lasciarsi coinvolgere.
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