In occasione della lettura di "Fratture" di Massimiliano Nuzzolo, di cui tra poco potrete leggere il mio parere, eccomi qui a condividere con voi due leggende citate in questo libro: LAPIS NIGER e UMBILICUS ROMAE.
LAPIS NIGER
Il nome Lapis Niger deriva dal marmo nero presente in questo recinto delimitato da lastre di marmo posizionate verticalmente.
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Durante gli scavi svolti in quell'anno, erano stati trovati i resti di un complesso monumentale composto da una piattaforma su cui si trovano un altare di tufo a tre ante e un basamento circolare destinato a sostenere una statua e un cippo dalla forma trapezoidale sui cui lati era inciso un testo in latino arcaico.
Sembra che sul testo ci fossero riferimenti a una qualche forma di legge sacra per regolamentare i riti da svolgere presso l'altare dedicato a Vulcano, il tutto sotto il controllo del re.
L'iscrizione, seppur lacunosa e difficile nella traduzione, riveste un'importanza fondamentale, in quanto documenta che questo era un luogo sacro, ai violatori del quale si minacciano pene terribili.
L'iscrizione, seppur lacunosa e difficile nella traduzione, riveste un'importanza fondamentale, in quanto documenta che questo era un luogo sacro, ai violatori del quale si minacciano pene terribili.
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UMBILICUS ROMAE
L'Umbilicus Urbis Romae è una costruzione conica in mattoni risalente all'epoca severiana, un tempo rivestita di marmi bianchi e colorati, situata tra i Rostra e l'Arco di Settimio Severo: come dice la parola stessa trattasi dell'ombelico di Roma, ovvero il centro della città, ad imitazione dell'omphalòs greco.
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Plutarco prosegue dicendo che la fossa chiamata mundus era considerata il centro del solco circolare tracciato intorno ad essa con un aratro, trainato da un bue e da una vacca che vi erano stati aggiogati: questo solco era il pomerium di Roma.
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La fossa, di forma circolare a ricordare la volta celeste e l'universo tutto, era chiusa da una pietra e rimaneva chiusa per tutto l'anno ad eccezione di tre giorni, il 24 agosto, il 5 ottobre e l'8 novembre, durante i quali mundus patet, ovvero il mondo è aperto, mettendo così in comunicazione il mondo dei vivi con quello dei morti.
L’apertura del mundus stabiliva una comunicazione effettiva, visibile, tra i tre mondi (celeste, terreno ed infero), nel luogo stesso dove questi si congiungevano.
La pietra che chiudeva l’accesso al mondo sotterraneo dei morti, regno di Plutone e Proserpina, era detta lapis manalis perché da lì passano i Mani, ovvero le anime dei morti buoni, dei parentes, delle persone di famiglia dalle quali ci si aspetta protezione e benevolenza anche dopo la morte.
In quei 3 giorni in cui mundus patet, giorni ritenuti solennemente religiosi ma durante i quali era più facile varcare la soglia perché la pietra era aperta, era proibito svolgere qualsiasi attività pubblica: pertanto era considerata cosa empia non solo dare battaglia o cominciare una guerra, ma anche arruolare soldati, salpare con le navi o unirsi alla moglie per avere figli.
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz