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giovedì 3 dicembre 2015

Recensione: LA RAGAZZA NELLA NEBBIA di Donato Carrisi



Terminato l'ultimo thriller di Donato Carrisi, di recentissima pubblicazione, che come sempre mi ha tenuta col fiato sospeso.

LA RAGAZZA NELLA NEBBIA
di Donato Carrisi


Ed. Longanesi
350 pp
18.60 euro
in libreria:
23 NOVEMBRE 2015
QUI info trama

E' una notte densa di fitta nebbia quella che vede l'agente speciale Vogel finire in un fosso con la propria auto; nonostante non abbia riportato ferite sui suoi abiti c'è del sangue, e non è di Vogel, il quale - quando viene portato in ospedale e condotto nell'ambulatorio dello psichiatra Flores - è in uno stato di confusione tale da non ricordare cosa gli è successo.
O almeno così vuol far credere.
Ma c'è poco da credergli: chi conosce Vogel sa che si tratta di un manipolatore, di un uomo senza scrupoli disposto a mentire pur di raggiungere i suoi scopi, e di cui non c'è da fidarsi.

Eppure prima di quella notte in cui tutto cambiò, Vogel è stato per settimane sotto le luci della ribalta a motivo del caso di scomparsa su cui stava indagando.
Il caso che ha visto protagonista la giovanissima Anna Lou Kastner, una ragazzina dai capelli rossi, con una spruzzata di lentiggini sul viso e un sorriso dolce e innocente, figlia di una coppia molto credente e osservante i rigidi dettami della propria setta religiosa d'appartenenza, sparita in un pomeriggio come tanti mentre camminava per le strade del tranquillo paese di Avechot, tra le Alpi.

Un caso che avrebbe potuto passare in sordina, come una delle diverse sparizioni irrisolte che coinvolgono tanti adolescenti, ma che è stato attraversato da una grande popolarità.
Come mai?
Perchè a capo delle indagini c'era appunto lui, il cinico Vogel, e a lui piace occuparsi di casi dal forte impatto mediatico.
Vogel è un maestro in questo: ha un'abilità sconcertante nel dirigere l'attenzione di tutti - media e opinione pubblica - in modo che venga dato un gran risalto a determinati aspetti della vicenda piuttosto che ad altri, tanto da arrivare ad oscurare la vittima pur di puntare i riflettori sulla ricerca del colpevole, del mostro, e una volta trovato colui che ha tutte le carte in regola per essere il carnefice, Vogel fa di tutto per incastrarlo.
Anche quello che non andrebbe fatto.

Ed è così che, partendo dal colloquio-confessione tra Vogel e il dottor Flores (a due mesi dalla sparizione di Anna Lou), l'Autore ci porta pian piano a ritroso nel tempo, lasciandoci scoprire tutti gli elementi che hanno caratterizzato le indagini volte a catturare il mostro.

Seguiamo il punto di vista di Vogel, il suo cinismo e la sua bravura nel far sì che l'indagine prendesse una determinata piega, gettando fumo negli occhi a giornalisti e curiosi, fino a trovare il colpevole perfetto: il professor Loris Martini.

L'autore ci lascia seguire lo sviluppo degli eventi anche dalla prospettiva di quest'uomo tranquillo e molto comune, che si ritrova invischiato improvvisamente e pericolosamente nella sparizione della ragazzina, senza che ci sia apparentemente un concreto collegamento tra loro due.

Ma i collegamenti e i moventi si trovano, se si lavora in un certo modo, e Vogel lo sa, soprattutto quando certi particolari vengono studiati a tavolino così da costruire una presunta verità montata ad arte, con tanto di filmati e indizi che, ok, forse non saranno delle prove schiaccianti, ma gettano un sacco di dubbi nella mente delle persone curiose, dai giornalisti ai vicini di casa a chiunque segua il telegiornale e si appassioni morbosamente alla ricerca del cattivo che va in giro rapendo delle ragazzine.

Il modo di agire di Vogel e il suo approccio nei confronti della ricerca della verità, della soluzione "a tutti i costi" del caso, in passato gli ha recato non pochi danni d'immagine, con annesso il rischio di metter fine alla propria carriera, ma questo non gli impedisce di ricadere nel medesimo ingranaggio: creare interesse, far crescere l'audience sul caso, per riceverne fama e onori, anche a discapito della giustizia e della verità.

Del resto, lui ne è convinto:

«La giustizia non fa ascolti. La giustizia non interessa a nessuno. La gente vuole un mostro… E io le do quello che vuole.».

E mentre i genitori di Anna Lou si consumano di dolore sperando che la loro bambina torni a casa e la folla curiosa riceve giorno per giorno il suo carico di notizie sensazionale ed eccitante, Vogel si sente il supereroe soddisfatto del proprio lavoro.

E Martini, questo professore, che è venuto nello sperduto paese di Avechot per trovare pace ed equilibrio familiare, ritrovandosi addirittura accusato di un crimine terribile?
E' davvero colpevole o gli indizi che conducono a lui sono mere coincidenze? Riuscirà a dimostrare eventualmente la propria innocenza?
Ma soprattutto, che fine ha fatto la povera Anna Lou, della quale, col passare dei giorni, in tanti sembrano dimenticarsi, occupati come sono a soffermarsi sugli aspetti più eclatanti e clamorosi della vicenda?
La ragazzina sembra scomparsa nel nulla, inghiottita dalla fitta nebbia, la stessa che avvolge un confuso e provato Vogel la notte del suo incidente.

Leggendo non ho potuto fare a meno di volare con la mente a fatti di cronaca celebri di cui si è discusso/discute da anni e quotidianamente (dall'omicidio di Yara alla mamma di Cogne...), in cui la gogna mediatica e i mille processi fatti in tv dalle tante trasmissioni e talk-show, fanno la loro parte, pretendendo ogni volta di aggiungere particolari scottanti, che in realtà rivelano davvero ben poco ma che di certo hanno il potere non solo di tenere alta l'attenzione della gente, ma ancor più di rendere una versione dei fatti più "tendente al vero" rispetto ad un'altra, pur non essendo magari ancora giunti alla definitiva soluzione del caso.

Seguiamo lo svolgersi delle indagini storcendo un po' il naso davanti ai metodi non sempre ortodossi di Vogel, condividendo su di lui i dubbi di chi lo affianca sul lavoro; cerchiamo di scrutare nelle giornate dell'indiziato numero uno - Martini - per scorgere quei particolari che lo inchiodano in maniera incontrovertibile, o che al contrario lo scagionano; restiamo, pagina dopo pagina, in attesa della prova decisiva, del rilevamento del DNA del mostro, immaginando che prima o poi anche lui dovrà pur emergere dalla nebbia in cui è finita la povera Anna Lou.

Che dire di questo ultimo romanzo di Carrisi?
Io lo trovo sempre geniale, appassionante: una scrittura avvincente, una trama articolata, sempre ricca di colpi di scena, in cui niente è come sembra, dove fino all'ultimo rigo non sai mai se l'innocente resterà tale o se verrà fuori un colpevole lì dove proprio non te lo aspettavi.
Forse all'inizio il ritmo parte un po' troppo lento, come se la storia ci mettesse un po' a ingranare la marcia, e ci sono da leggere diverse pagine prima di sentire la vera tensione addosso, per poi giungervi e vedersi risolvere tutto in un lasso di tempo più breve di quanto ti saresti aspettato.

Ma magari è una sensazione mia, tutta personale, dovuta al fatto che con Carrisi a me succede così: mi trasporta e coinvolge nel suo mondo dove il Male impera, dove sai che esso non ha il volto deformato e malvagio di Teddy Krueger ma quello semplice delle persone comuni, che ti camminano accanto, e questo rende il tutto più inquietante ma anche stranamente affascinante, fino quasi a non volere uscire troppo presto da questa atmosfera tenebrosa, ma desiderando penetrarla, quasi a voler vedere il Male bene in faccia.
Non sono sicura di essermi spiegata a sufficienza, ma questo è solo per dire che per me ogni libro di Carrisi dovrebbe durare uno sproposito. ^_^

Beh, il mio parere non può che essere positivo, e per quel che mi riguarda Donato Carrisi si riconferma uno scrittore di thriller/noir bravissimo, dalla penna ammaliante e che si legge tutto d'un fiato.

2 commenti:

  1. Ho iniziato da poco la lettura di questo libro e Carrisi ammalia fin dalle prime pagine. Certo l'aspettativa è alta ma sono sicura che il nostro amato scrittore non deluderà i suoi fan. La tua intensa recensione mi fa ben sperare :)

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    1. ah bene, quindi tra non molto potrò leggere il tuo parere!!

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz