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mercoledì 17 febbraio 2016

Recensione: LA VITA SEGRETA E LA STRANA MORTE DELLA SIGNORINA MILNE di Andrew Nicoll



Un giallo ispirato a fatti realmente accaduti e a persone realmente esistite, che stuzzica la curiosità del lettore fino a travolgerlo con un finale davvero inaspettato.


LA VITA SEGRETA E LA STRANA MORTE DELLA SIGNORINA MILNE
di Andrew Nicoll



Ed. Sonzogno
trad. M. Magri
352 pp
16.50 euro
25 FEBBRAIO 2016
Il fattaccio.

Siamo nel 1912, a Broughty Ferry, un tranquillo paesino sulla costa scozzese, dove nulla è come sembra e dove anche la gente più tranquilla e insospettabile può nascondere inconfessati segreti.

Prendiamo ad esempio la signorina Jean Milne: una matura zitella che vive sola in una lussuosa villa di ventitré stanze (quasi tutte chiuse e senza la presenza di una cameriera) e che quanti la conoscono ritengono essere una persona rispettabile.

Ma una mattina questa signorina rispettabile viene trovata morta in casa sua, brutalmente assassinata, con i piedi legati e il cranio fracassato, e tutta l'abitazione è in disordine e tappezzata di schizzi di sangue.

Le indagini.

Partono immediate le ricerche da parte della polizia del posto; ad occuparsene, in particolare, è il procuratore capo Sempill, un tipo sicuro di sè e intenzionato a scovare il colpevole prima di tutto e tutti, così da prendersene gli onori; c'è il luogotenente Trench, da tutti apprezzato per la sua arguzia e il suo intuito nel condurre indagini complesse.
Ma soprattutto c'è il sergente John Fraser, che sarà spesso il narratore che, in prima persona, ci introdurrà nel vivo della storia.

Da subito le indagini si rivelano complicate, incomprensibili: chi può avere ucciso in maniera tanto feroce una signora così riservata, che viveva sola e che non sembrava desse fastidio ad alcuno?
Possibile che nessuno nei dintorni abbia visto nulla?
Certo, scavando nella casa, il luogo del delitto, qualche indizio dal quale partire vien fuori, ma non sembra portare a chissà quale risultato.
La pressione sulla polizia si fa sentire più forte perchè la notizia del crimine si diffonde rapidamente per tutta la Gran Bretagna, suscitando (allora come ora...) una grande e morbosa curiosità da parte di giornalisti e gente comune.
Insomma, urge trovare un colpevole e bisogna trovarlo pure in fretta! Fa niente se qualche procedura utilizzata sia poco scrupolosa; ciò che conta è dare un volto e un nome all'assassino.

Vero è che tanti testimoni parlano di un uomo sulla quarantina con i baffetti gialli che si aggirava spesso e volentieri attorno ad Elmgrove, dove viveva la Milne, ma nessuno saprebbe dire di chi si tratti.
Una cosa è certa: l'assassino dev'essere un forestiero ed è su questo importante elemento che bisogna concentrarsi.

La vicenda della signorina Milne si va a legare alle malefatte di un uomo, di cui non si conosce bene nè l'età nè il cognome. 
Ma che importanza ha un nome, quando è sotto gli occhi di tutti che questo individuo è un imbroglione, un farabutto che va seducendo e abbindolando vecchie zitelle (ne sa qualcosa l'ingenua signorina Nancy Myfanwy Jones) per poi derubarle? Non solo, ma il suo mestiere sembra essere proprio quello del bugiardo di professione, che dove va chiede in prestito soldi che non restituisce, e alle domande della polizia risponde con un atteggiamento arrogante e strafottente.

Per Sempill non ci sono dubbi: è lui l'assassino della signorina Milne.
Fraser e Trench non condividono le ragioni contorte e le spiegazioni fantasiose che portano il loro superiore ad accusare quest'intelligente millantatore, e così anche la vita di quest'uomo diverrà oggetto di indagine.
Cosa ne verrà fuori? E' lui ad aver davvero incontrato e frequentato, per poi ucciderla, Jean Milne?

Un'altra cosa è certa: la cara e riservata Jean non era la santarellina che tanti credevano!
Passi pure l'abbigliamento eccentrico e provocante..., ma tutte quelle vacanze e crociere, che la portavano via da casa per settimane e mesi..., con chi le trascorreva? Quanti uomini c'erano  nella sua vita, dei quali non si sa nulla?

Chi era davvero la signorina Jean Milne? Chi e perchè avrebbe avuto motivo di ucciderla e di farlo con una tale rabbia e ferocia?

Considerazioni.

L'Autore ci conduce per mano, con dovizia di particolari, nei luoghi e tra le gente interessati al caso, che potrebbero far luce sull'assassinio, mostrandoci come l'attenzione insana e ossessiva per l'omicidio e per i suoi particolari possa spingere chi indaga a sentire addosso una responsabilità tale nella ricerca del colpevole, da affidarsi a piste investigative anche fuorvianti, negando le evidenze pur di ottenere la soluzione del caso.

Sempill fa quasi ridere per questa sua eccessiva preoccupazione di trovare un colpevole a tutti i costi; proviamo simpatia per Trench, che cerca con onestà di esaminare tutti gli elementi a disposizione, azzardando timide ipotesi su ciò che non si riesce a spiegare.
E poi c'è lui, Fraser: così composto, timorato di Dio, convinto che il proprio lavoro debba essere esercitato mostrando sempre un sincero rispetto per le persone, per i loro problemi, e che nessun uomo ha il diritto di giudicare superficialmente la vita di qualcun altro.
Ecco, la signorina Milne, per esempio: adesso che è morta, amici e conoscenti si affrettano a precisare che in fondo, un po' bizzarra e strana, forse anche libertina??, lo è sempre stata...
Ma quanti sanno davvero chi era questa vittima?

L'autore, per quasi tutto il libro, ci lascia vagare nel buio, non dandoci indizi su cosa possa essere accaduto alla povera Jean, per poi rovesciarci addosso tutta la verità.
Nelle battute finali c'è la risposta al misterioso e cruento assassinio, che ci viene descritto con una lucidità, una precisione, una calma apparente - che in realtà nasconde una furia cieca - che lascia il lettore inchiodato alle pagine, stupito, quasi scioccato.

Ed è davvero un colpo da maestro il sorprendente finale di Nicoll, che fa di questo romanzo un giallo DOC, tanto più sapendo che ciò che è narrato non è tutto frutto di fantasia.

Non posso che consigliarvi questo libro scritto davvero bene, che si legge velocemente perchè prende e cattura l'attenzione del lettore, che inevitabilmente "vuol vederci chiaro" e scoprire cosa è accaduto nella grande casa di una tranquilla signorina non più tanto giovane.

2 commenti:

  1. Ottima recensione! Il poliziesco in questione è piaciuto anche a me :)

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    1. ciao, aquila eh si, ho letto la tua recensione! sono generi che ci piacciono *_*

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz