PAGINE

domenica 2 giugno 2019

Recensione: QUATTORDICI SPINE di Rosario Russo



Un'indagine spinosa e complicata è quella che si trova a dover condurre l'ispettore di polizia Luigi Traversa, appena trasferitosi dal Veneto in Sicilia:


QUATTORDICI SPINE
di Rosario Russo



Algra Editore
179 pp
14 euro
Maggio 2019
Un uomo, solo e disperato, deve decidere cosa fare del cadavere rinchiuso in un sacco nero: buttarlo a mare? Il pensiero lo fa rabbrividire..., eppure da qualche parte deve nasconderlo, se non vuole ritrovarsi in grossi, grossissimi guai...

Cambio scena.
E' il mattino del 21 maggio 2018 e la sveglia suona ricordando all'ispettore Traversa che di lì a poco dovrà recarsi a lavoro; da poco trasferitosi da Feltre (Veneto) ad Acireale (Catania), a dargli il benvenuto è un efferato delitto che sconvolge l'abulica routine quotidiana: Don Mario Spina, canonico della basilica di San Pietro, viene ritrovato senza vita all'interno della sacrestia; chi l'ha ucciso non s'è "limitato" a questo, ma l'ha pestato per poi finirlo con decine di colpi d'arma da taglio.
Ad aggiungere mistero all'omicidio, ci sono in particolare due elementi: in primis, da un'antica credenza sono state trafugate le spoglie del maggiore artista locale, Paolo Vasta; in secundis, in una mano il povero tiene stretta l'immaginetta di un santo. Dettaglio casuale... o "causale"?

L'ispettore Traversa, affiancato dal commissario Lorefice e dal viceispettore Sonia Orlando, è chiamato a indagare questo brutale delitto che, a primo impatto, sembra davvero inspiegabile.
Chi aveva interesse a compiere un tale orrendo crimine a danno di un parroco da tutti amato e stimato? Le prime ipotesi - appoggiate dal Questore e rese poi ufficiali - inducono a pensare che si tratti di collezionisti d'arte che, pur di venire in possesso delle spoglie di Paolo Vasta, non hanno esitato a ammazzare il parroco. Ma se anche fosse così, non sarebbe bastato semplicemente rendere inoffensivo il pover'uomo e rubare il "prezioso bottino"? Perchè pestare a sangue la vittima come per punirla ferocemente? E infine..., qualcuno ha sottratto l'agendina da cui don Mario non si separava mai e su cui appuntava cose per lui importanti: come mai? Cosa poteva esserci scritto in essa di pericoloso per l'assassino?

Mille domande, come aghi, pungono la mente dell'acuto ispettore, che proprio non si accontenta delle prime e troppo scontate soluzioni che i suoi colleghi si affrettano a dare, pur di non finire in pasto ai media affamati di risposte certe.

Così, Luigi Traversa prosegue a indagare, cercando di mettere insieme i pezzi che compongono questa brutta storia, e le sue ricerche iniziano presto ad ottenere i primi risultati: riesce, infatti, ad individuare gli esecutori materiali dell'omicidio, i quali però vengono anch'essi fatti fuori dubito...

La cosa è grossa davvero ed evidentemente negli omicidi è coinvolto qualcuno di importante, che ha tutti gli interessi a chiudere il becco a quanti potrebbero parlare e metterlo nei casini.
Intanto, però, dell'omicidio di don Mario viene accusato un uomo molto in vista ad Acireale, un distinto signore colto e amante dell'arte...: potrebbe esserci lui dietro tutto questo? Pur essendo una persona distinta, nota per la propria gentilezza, è possibile che si sia macchiata di omicidio pur di mettere le mani sulle "misere ossa" del più famoso tra gli artisti acesi?

A Luigi questa pista non va giù e, grazie alla propria caparbietà e al proprio intuito, capisce che dietro queste morti che stanno sporcando di sangue la bellissima cittadina siciliana, c'è ben altro che una banda di rapinatori dell'est o presunti collezionisti.
E scopre, purtroppo, brutte storie di ragazzine sfruttate, storie di abusi, violenze, che lui legge negli occhi terrorizzati di una ragazzina innocente.

Forse la chiave per risolvere l'intricato caso è da ricercare nel marcio insospettabile che si nasconde nelle esistenze, in apparenza integerrime e oneste, di certa gente le cui vite assomigliano a "sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia"*.

Non sarà facile per Traversa giungere alla scoperta della verità, non soltanto perchè ormai la questura è convinta di poter archiviare il caso (ossessionata dal pensiero di evitare figuracce davanti all'opinione pubblica), ma soprattutto perchè quel passato, fonte di dolore e solitudine, da cui sperava di poter fuggire, viene a bussare prepotentemente alla sua porta, ricordandogli che certi errori ti seguono ovunque vai, e l'unico modo per liberartene è affrontarli a muso duro, con coraggio, provando a porre rimedio.
Perchè per il perdono c'è sempre spazio, ma se vuole il perdono da parte di coloro cui ha provocato dolore, Luigi deve prima perdonare se stesso...

"Quattordici spine" è un romanzo giallo/poliziesco che si lascia leggere con piacere e interesse dalle prime pagine, intriganti in quanto ci lasciano un primo assaggio, seppure amaro, di ciò che dovrà trovare soluzione e spiegazione nel corso della storia.

Come dicevo, non è solo una questione di trovare l'assassino e il movente, ma è soprattutto un viaggio nell'animo umano, tanto in quello sordido e squallido di chi s'è macchiato di colpe raccapriccianti, quanto in quello del protagonista: l'ispettore Luigi Traversa è un uomo complesso, che sa mostrare determinazione e sicurezza quando si tratta di risolvere casi e scovare i colpevoli, ma che nasconde anche molte fragilità, che lo rendono vulnerabile, solo, con lo sguardo sempre rivolto a quel passato imperdonabile, che però prima o poi andrà fronteggiato perchè smetta di essere una zavorra ingombrante, che gli curva le spalle e il cuore e gli impedisce di essere sereno.
Ed infatti, un altro elemento che stuzzica la curiosità del lettore è proprio fornito dal misterioso passato che nasconde il poliziotto: come mai è giunto all'improvviso in città? Cosa ha combinato mentre era in servizio a Feltre? 

Quattordici sono i giorni che serviranno a Traversa per trovare le risposte a tutti gli interrogativi relativi al caso in questione e per togliere dall'incantevole Acireale quella cappa cupa di violenza e quel puzzo di morte e sangue che non le fanno giustizia.

"...c'è chi sostiene che non ci sia un modo migliore di assaggiare un fico d'india per comprendere la Sicilia. Se si vuole assaporare la dolcezza del frutto, bisogna prima eliminare ogni timore di affrontarne le spine. Questo equivale capire cosa significhi vivere in Sicilia."

I fichi d'India sono un dolce frutto la cui polpa rossa e succosa possiamo gustare solo dopo averne rimosso la buccia piena di spine, e quest'indagine per l'ispettore è un po' così: togliere una spina alla volta da quel pericoloso fico d'India tutto siciliano che, una volta ripulito, mostrerà all'ispettore la verità, la quale sarà sicuramente terribile ma che è doveroso portare allo scoperto.

Ringrazio l'autore, Rosario Russo, per avermi fatto dono di questo suo libro, che ho gradito davvero tanto, per lo stile narrativo fluido e coinvolgente, i toni profondi o ironici in base alle situazioni, l'ambientazione del Sud vista con gli occhi del protagonista proveniente dal Nord, un uomo con cui non si può non simpatizzare perchè ci viene presentato in tutta la sua fragile umanità, con le sue inquietudini e le sue peculiarità (anche più leggere, tipo l'avversione per il pesce); interessante anche il riferimento a Sciascia e a due sue opere, A ciascuno il suo  e Il giorno della civetta.
Non mi resta che consigliarvi questo libro, ideale da portare in vacanza!
Perchè arriverà l'estate..., vero? o.O


*Vangelo di Matteo, cap. 23, v. 27

3 commenti:

  1. Un giallo davvero molto interessante :o)
    E per parlare di fichi d'India, è vero che dopo aver rimosso la buccia spinosa si trova il frutto, ma vogliamo dimenticare i fastidiosissimi semi? Giusto per dire che i problemi non finiscono mai... ;o) Baci, Angela, alla prossima!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh già Erielle, un giallo davvero molto interessante, te lo consiglio :D
      Ed è giusta pure la tua considerazione sui semi!

      Elimina
    2. Ah ah assolutamente hai ragione, semi antipaticissimi >_<

      Elimina

Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz