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lunedì 27 febbraio 2023

LIBRI A TEMA - I LOVE SCOTLAND

 

Per la rubrica LIBRI A TEMA, oggi voliamo in Scozia, paese che da sempre mi affascina  moltissimo.

Uno dei romanzI che mi hanno fatto amare questo paese è senz'altro La straniera di Diana Gabaldon, che si concentra sul sanguinoso conflitto tra gli scozzesi e gli inglesi, e sul desiderio dei primi di vivere liberi, combattendo i nemici con tutte le loro forze.

Ma vediamo insieme altri romanzi ambientati nella meravigliosa Scozia, collocati in differenti periodi storici e appartenenti a più generi letterari, così da andare incontro ai gusti dei lettori.





ONCE UPON A TIME... IN SCOTLAND


ROMANZO STORICO

QUANDO: * XVII secolo*


I PURITANI DI SCOZIA di sir Walter Scott (SAGAEgmont, trad. G. Barbieri, ebook)

Henry Morton si trova al centro di due fuochi: da un lato i Covenanti, un gruppo nazionalista Scozzese dagli ideali religiosi estremamente radicali; dall'altro l'esercito di Carlo II d'Inghilterra, intento a imporre la volontà della corona anche sul sud-ovest della Scozia. 

Un romanzo storico tra i più fedeli mai scritti. Una storia di castelli arroccati, scogliere sul Mare del Nord, foreste e cavalieri, spade e scudi frantumati: un libro imperdibile per gli amanti del genere.





QUANDO: * XIX secolo*

PROGETTO DI SANGUE di Graeme Macrae Burnet (Ed. Neri Pozza, trad., M. Ortelio, 286 pp).


Roderick Macrae è il reo confesso di un triplice omicidio che, nel 1869, sconvolge la minuscola comunità scozzese di Culduie. 
Sin da ragazzo, Roddy ha dovuto abbandonare gli studi per lavorare la terra e guadagnare il denaro che serve alla sua famiglia col sudore della fronte. 
Le tribolazioni della famiglia hanno un solo nome: Lachlan Mackenzie. 
Non è mai corso buona sangue fra i Macrae e il clan dei Mackenzie, un rancore che perdura da decenni e da quando Lachlan è stato eletto conestabile del villaggio, la famiglia Macrae non ha più pace. 
Lachlan, infatti, trova il modo di infierire ancora su Roderick Macrae, riuscendo a togliergli un quinto del podere e poi a sfrattarlo. 
Il giorno dopo lo sfratto, Lachlan viene trovato brutalmente assassinato e Roderick, ricoperto di sangue, viene avvistato nei dintorni del podere dei Mackenzie.



QUANDO: * XIX secolo*

I GILLESPIE di Jane Harris (Neri Pozza, trad., M.Ortelio, 508 pp).

Nella primavera del 1888, dopo la morte della zia da lei amorevolmente accudita, Harriet Baxter decide di lasciare Londra e viaggiare alla volta di Glasgow. 
Durante una passeggiata, Harriet soccorre una distinta signora di circa sessant'anni stramazzata al suolo per un malore sconosciuto. Qualche giorno dopo si ritrova a onorare l'invito, elargito in segno di riconoscenza per il suo bel gesto, a casa dei Gillespie, la famiglia della donna soccorsa. 
Ci sono Elspeth, l'esuberante madre del padrone di casa; Mabel, l'acida figlia di Elspeth; Kenneth, il figlio belloccio e tormentato; Annie, la dolce moglie del padrone di casa; il padrone di casa, il pittore Ned Gillespie, giovane, bello... e triste. 
Harriet Baxter si convince di dover salvare Ned dalla sua indigenza, che gli impedisce di dare libero sfogo alla sua creatività, nonché dalla sua turbolenta famiglia. 
Ma l'ombra della tragedia è dietro l'angolo.



                                  

LIFE IN SCOTLAND



NARRATIVA CONTEMPORANEA


QUANDO: *AI GIORNI NOSTRI*


TRAINSPOTTING di Irvine Welsh (Ed. Guanda, trad. G. Zeuli, 368 pp).     

Irruento, sboccato, beffardo: "Trainspotting" racconta il sesso, lo sballo e la rabbia di un gruppo di ragazzi di Edimburgo e dintorni. 
Renton, Sick Boy, Spud e Begbie sono i dannati di un modernissimo inferno chimico, che vivono una vita sfilacciata e senza scampo, alla costante ricerca di un riscatto, di un senso da dare alla propria esistenza. 
Terrorizzati all'idea di rimanere intrappolati nel vicolo cieco fatto di casa, famiglia e lavoro, trovano nella droga e nella violenza l'unica alternativa possibile al vuoto delle loro giornate. 
Alcuni moriranno, altri continueranno un'incerta esistenza sull'orlo del baratro, altri ancora decideranno di fuggire e di lasciarsi alle spalle in una sola, decisiva mossa la droga, i compagni e la Gran Bretagna.



QUANDO: *AI GIORNI NOSTRI*

LA STANZA DELL'ECO di Luke Williams (Ed. Neri Pozza, trad. A. Arduini, 405 pp).

Evie Steppman ha sessantaquattro anni quando decide di chiudersi nell'attico della sua casa sul mare, in Scozia, con l'intenzione di scrivere la storia della sua vita prima che i ricordi la abbandonino, e prima che non vi sia più traccia del dono, o della maledizione, che ha accompagnato tutta la sua esistenza e di cui si è nutrita la sua memoria: un udito eccezionalmente fine, al di fuori della portata della gente comune, una capacità di cogliere e comprendere decine, centinaia di suoni contemporaneamente, e di costruire attraverso essi una personale, originale, unica "mappa del mondo". 
Evie ripercorre l'infanzia a Lagos, i tentativi di un'istruzione convenzionale e le fughe nei bassifondi nigeriani; la vita adulta, sempre inquieta e precaria, tra la Scozia e l'America, tra una lunga storia sentimentale e la solitudine, tra un tentativo di suicidio e la dedizione alle più disparate attività per poter vivere.



QUANDO: *AI GIORNI NOSTRI*

LETTERA D'AMORE ALLA SCOZIA: UNA STORIA DEL 44 SCOTLAND STREET di Alexander McCall Smith (Guanda, trad. E.Banfi, 349 pp).

Al numero 44 di Scotland Street ci sono grandi cambiamenti. Domenica è partita per lo stretto di
Malacca con l’intento di condurre una ricerca antropologica sui pirati, e a occupare l’appartamento dell’ultimo piano è arrivata la sua amica Antonia. 
Bruce si è trasferito a Londra e Pat, la sua simpatica inquilina, ha dovuto cambiare casa. Dopo ben due anni sabbatici, ha finalmente cominciato a frequentare l’università, dove conosce l’ennesimo ragazzo sbagliato... 
E il povero Matthew? Sempre innamorato di lei. 
Angus Lordie e il suo cane Cyril frequentano ancora le strade e i bar della New Town edimburghese, ma sentono la mancanza di Domenica e non legano affatto con l’intellettuale Antonia. 
Il piccolo Bertie, sassofonista prodigioso che a sei anni parla correntemente l’italiano, continua a deliziare i vicini con le note di As Time Goes By, mentre la madre Irene è quasi giunta al termine di una seconda gravidanza che ne ha esasperato il carattere non facile.





                                 

SCOTLAND IN LOVE


YOUNG ADULT

QUANDO: *AI GIORNI NOSTRI*


Anywhere. Ovunque tu sia. Dunbridge Academy di Sarah Sprinz (tre60 Ed., trad. M.C. Dallavalle, 360 pp, 19.60 euro, USCITA: 28 FEBBRAIO 2023) 

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Quando viene accettata alla Dunbridge Academy, il college scozzese in cui si sono conosciuti i suoi genitori tanti anni prima, Emma ha un solo desiderio: rintracciare suo padre e capire perché ha deciso di abbandonare lei e sua madre sei anni prima. 
L'amore non è nei suoi programmi, anche perché è stata appena lasciata da Noah e non ha alcuna intenzione di innamorarsi di un altro ragazzo che con ogni probabilità la farà soffrire. 
Tuttavia, quando conosce Henry ne rimane subito affascinata: gentile, premuroso, è diverso dagli altri. 
Tra feste e passeggiate notturne all'interno delle vecchie mura della scuola, Emma realizza che tra loro sta nascendo qualcosa. 
Solo che... Henry ha una ragazza, ed Emma non vuole assolutamente che un amore che le spezzi il cuore…


QUANDO: *XIV secolo *

LA PRIGIONIERA DELL'HIGHLANDER di Mariah Stone (trad. T.Pennato, V.Salerno, 280 pp, 1° vol. di una serie).


Durante un viaggio nelle Highlands scozzesi, l’americana Amy MacDougall scende nei sotterranei del
castello di Inverlochy. Ignara, tocca una pietra magica che la trasporta indietro nel tempo e tra le braccia di un highlander.
Craig Cambel si è infiltrato nel castello di Inverlochy per preparare un attacco, quando si imbatte in una bella sconosciuta. Ma niente deve intralciare il suo piano ed è costretto a imprigionarla, nonostante l’attrazione che prova per lei.

È l’anno 1307 e lei è una nemica.
Secoli, sospetti e dubbi li separano.
La passione li unisce.




                          

SCOTTISH CREEPS



THRILLER/GIALLO

QUANDO: * AI GIORNI NOSTRI *

LA MIGLIOR VENDETTA di Elizabeth George (Ed. TEA, trad. L. De Angelis, 430 pp).

Riunita nel castello scozzese di Westerbrae, una compagnia teatrale londinese si appresta a leggere un nuovo testo. 
Ma dopo una serata tempestosa, punteggiata da litigi e scontri, Joy Sinclair, la bellissima autrice, viene trovata morta nel suo letto. 
Una faccenda troppo delicata per i poliziotti di quella sonnolenta zona delle Highlands. 
Così New Scotland Yard manda a Westerbrae l'ispettore Thomas Lynley, affiancato come sempre dal sergente Barbara Havers. 
Per Lynley, quel delitto assume subito i contorni di un incubo: una delle ospiti del maniero è infatti Helen Clyde, la donna di cui è innamorato, che, nella notte fatale, non era sola...




QUANDO: * AI GIORNI NOSTRI *

NEL NOME DEL MALE di James Oswald (Ed. Giunti, trad., L. Taiuti, 416 pp).

Nei sotterranei di un'antica dimora nel cuore di Edimburgo viene rinvenuto il cadavere di una ragazza, 
rimasto nascosto per sessant'anni all'interno di una cripta. 
Incaricato delle indagini, l'ispettore McLean, spirito libero e cocciuto, si trova di fronte ad un corpo straziato in un contesto che ha tutta l'aria di un cerimoniale. 
Per gli alti vertici della polizia questo cold case non è certo una priorità, ma McLean è ossessionato dal macabro rituale con cui è stata seviziata la vittima e non riesce proprio a girare al largo. 
Intanto Edimburgo è sconvolta dal brutale assassinio di un vecchio banchiere, seguito da una catena di altri omicidi di uomini in vista: tutti ricchi e potenti. Tutti sventrati con lo stesso rito cruento. 

Possibile che si tratti solo di coincidenze? Qual è il filo rosso che lega gli omicidi tra loro? E quale mente perversa può congegnare un simile orrore?



QUANDO: * XIX SECOLO *

L'ASSASSINIO DI LADY GREGOR. UN MISTERO SCOZZESE di Anthony Wynne (Ed. Vallardi, trad. G. Sartori, 304 pp).

Quello di Duchlan è il classico castello tetro e minaccioso delle Highlands scozzesi. 
Una notte viene ritrovata uccisa Mary Gregor, sorella del nobile Laird di Duchlan, pugnalata a morte nella sua camera da letto..., ma la stanza è chiusa dall'interno e le finestre sono sbarrate!
Unico minuscolo indizio sulla scena del delitto è una scaglia di pesce d'argento rinvenuta sul cadavere. L'ispettore Dundas viene inviato a Duchlan per indagare sul caso. 
Presto si verificano altri omicidi, impossibili da spiegare quanto il primo, e l'atmosfera si fa sempre più cupa. La gente del posto, in accordo con le superstizioni locali, dà la colpa alle creature che sarebbero solite emergere dalle acque profonde nei pressi del castello.



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sabato 25 febbraio 2023

✔ IMPARARE LEGGENDO ✔ CONSULTIAMO IL VOCABOLARIO

 

Leggendo leggendo, mi capita di incappare in vocaboli che, onestamente, non fanno parte del mio vocabolario d'uso quotidiano e di cui non conosco (o forse non ricordo, proprio perché non me ne servo) il significato.

Ergo, questo post ha il nobile fine di colmare qualche lacuna o rinfrescarmi la memoria ^_-





Sono termini in cui mi sono imbattuta leggendo MANOLA, di Margaret Mazzantini.


RUPOFOBIA: dal greco, "paura dello sporco", la Nesting Syndrome si caratterizza per la presenza di comportamenti tipicamente fobici, come evitamenti e richieste di aiuto per salvarsi dai pericoli dello sporco e della contaminazione. In altri casi, invece, con espressioni maggiormente compulsive, quindi con lavaggi continui, ripetuti ed incontrollabili delle mani, del corpo, degli oggetti che si toccano, di parti della casa, dei vestiti indossati ecc. (fonte)


ACROFOBIA
: fobia delle altezze, nonché una intensa paura ad affacciarsi “sul vuoto”, come per esempio da un balcone, una finestra, un tetto, un'altura, ecc.. (fonte)


MACRURO: s. m. pl. [lat. scient. Macrura, comp. di macro- e -ura (v. -uro1)]. – In zoologia, gruppo di crostacei decapodi caratterizzati da un addome che, a differenza di quello dei brachiuri, non è ripiegato sotto il cefalotorace ed è provvisto di un telson bene sviluppato. (Treccani)


TRISULCO: agg. [dal lat. trisulcus, comp. di tri- «tre» e sulcus «solco»] (pl. m. -chi), letter. – Che ha tre solchi, tre punte(Treccani)


AFANITE: s. f. [der. del gr. ἀϕαν ή ς «non evidente», per la struttura molto minuta]. – In litologia, nome usato dapprima per indicare tipi di rocce oscure a orneblenda con struttura minutissima e compatta, e poi esteso a tutte le rocce a struttura non risolvibile a occhio nudo. (Treccani)



giovedì 23 febbraio 2023

[ RECENSIONE ] MANOLA di Margaret Mazzantini



Due sorelle, due gemelle eterozigoti, diverse, anzi opposte, sotto ogni aspetto: splendente l'una, cupa l'altra; là dove una è bella e formosa, l'altra è brutta, di una magrezza malata e decorata da un repellente tripudio di peli che ricoprono il corpo sgraziato come una foresta cresciuta senza possibilità di ceretta; se Anemone è sfacciata, vivace, senza pudore, Ortensia è triste, affetta da senescenza precoce, grigia, ingrugnita.
Queste sorelle paiono, messe insieme, un singolare scherzo della natura, come un grande scherzo sono i racconti che esse fanno delle loro esistenze, personalità, manie, paure, desideri.
La vita stessa sembra giocare con loro e, alla fine, in un certo senso si prende gioco di loro rovesciandone i ruoli.


MANOLA 
di Margaret Mazzantini


Ed. Mondadori
252 pp
Manola non nasce come un romanzo, bensì come una pièce teatrale, che vede la stessa scrittrice nel ruolo di interprete (nel 1995).
È un libro particolare, volutamente "strano" e strambo nei toni, nel linguaggio, perché tali sono le due protagoniste, Anemone e Ortensia, e il mondo e il modo in cui esse vivono.

Come dicevo nell'introduzione, sono due donne agli antipodi: splendente e colorata Anemone, nera e ombrosa Ortensia.
Sono cresciute nell'albergo dei propri genitori, abituate a un viavai di uomini e donne di tutti i tipi; sono cresciute un po' come due selvagge, lasciate a sé stesse e con due genitori altrettanto singolari e bizzarri.

E Manola? Chi è?

"Ma lei, Manola, esattamente cos'è? Una prana, una sensitiva, una teosofa, un'antroposofa, un'alienista?"

Manola non è, a ben guardare, un vero e proprio personaggio, nel senso che, pur essendo colei alla quale entrambe le ragazze si rivolgono (per raccontarsi), non la vediamo né parlare, né agire e interagire, ma è tra le pagine solo per accogliere, muta e invisibile, le confidenze, gli sfoghi. C'è ma non c'è, insomma.

Le due sorelle pensano ciascuna che l'altra sia "sbagliata", che non abbia tutte le rotelle al posto giusto; se per Orty, Any è un essere superficiale, cui la vita e la perfida madre natura ha donato tutto, "una sorta di uccello del paradiso, un goffo impiastro variopinto, eppure non conosce la levità aerea dei volatili, ha il passo terrestre di un trattore a cingoli", quest'ultima ritiene che sua sorella non abbia alcun senso della realtà, delle proporzioni: 

"È brutto, Manola, non riuscire a guardarsi nella giusta dimensione. È una vera e v propria malattia, la malattia dello sconfinamento. Se e 'è una cosa che bisogna avere bene in testa nella  vita sono i confini, poi, per il resto, fai come ti pare. Io sono per la libertà vigilata. Ma mia sorella è una tale zuccona di fosso. Io vorrei aprirgliela, la zucca, dico, per vedere cosa c'è dentro." 

Insomma, per la coloratissima Anemone, l'infelice gemella è un ammasso di peli sotto cui convivono tante, troppe manie e fissazioni: Ortensia è incapace di vivere, è inadeguata, una bruttona con la vocazione per il martirio, o meglio per l'ostentazione dello stesso, della sofferenza, del dramma.

A sentirle parlare (e sparlare) l'una dell'altra, può sembrare che si odino, ma non è esattamente così: a modo loro, come tutte le sorelle (e le gemelle ancor di più) si vogliono bene e sono l'una lo specchio dell'altra.

Entrambe imperfette ("Sono le imperfezioni che ci caratterizzano"), bisognose di amore, attenzioni, forse per questo, a un certo punto, si innamorano dello stesso uomo, Poldo.

Ecco, Poldo.
Che personaggio assurdo, repellente e comico allo stesso tempo.
Potrebbe sembrare un uomo ma boh..., non è detto che lo sia davvero.
È probabilmente il più grottesco dei personaggi (già tutti irrealistici) che ruotano attorno alle gemelle, e a lui si affiancano altri tipi incredibili, dal tacchino Grogo al medico serbo, alla psicanalista freudiana Lucianella (matta come un cavallo, se non di più).

Non c'è una trama ordinata e con un filo logico in quanto il libro si pone come una lunga doppia confessione, per cui le due donne si raccontano partendo dal passato, dall'infanzia in albergo, ci parlano dei loro genitori e di loro stesse e di come ciascuna vede l'altra, di come concepiscono la vita, delle avventure sessuali di ogni tipo di Anemone e delle mille fobie di Ortensia, dell'autostima della prima - carina, boccolosa, guardata con lascivia dagli uomini - e della consapevolezza di Orty di essere quella brutta, che tutti scacciano schifati...,fino a quando nella sua vita non arriva Poldo, appunto.

Poldo: grasso oltre ogni lardosità possibile, viscido, fissato con l'autoerotismo e soprattutto col cibo: mangia tutto e, se non stai attento, se magna pure a te.

Il ritratto spassoso e divertente di questo soggetto - che non può esistere davvero perchè è ... troppo, decisamente troppo!! sotto ogni aspetto - ce lo dà la sarcastica Anemone, che non riesce a comprendere come a quell'acciughina tutta preghierine e occhi al cielo di sua sorella, possa piacere quell'ammasso rivoltante di ciccia.

"Lui si chiama Poldo. Non ho mai visto niente di simile. Lui è la "Cosa", un oggetto molle e immondo, che si spande ovunque. Sono letteralmente sgomenta. No, non credo che sia di questa terra; credo, piuttosto, che sia stato espulso in corsa da un disco volante, in transito nella nostra atmosfera. Poldo è il classico abominio che neanche gli ET vogliono tenersi. Non so come spiegarle. Ha presente trecentocinquanta chili di trippa fetida montati su centoquaranta centimetri d'altezza? (...)
Mangia tutto, Manola, macina tutto! Ortensia mi ha spiegato che il trippone si vorrebbe mangiare la madre, ma siccome non può s'innervosisce e deve ruminare giorno e notte."


Comunque, nella vita ci vuole fortuna e questo Poldo - che nulla di attraente possiede, dal fisico abnorme alle sue ipocrite velleità da pseudointellettuale dei poveri sfigati - a un certo punto diventa il principe azzurro delle gemelle, l'oggetto erotico, il sogno proibito di Anemone e Ortensia.

Come andrà a finire: se lo divideranno? Si batteranno con le unghie e coi denti per averlo ognuna tutta per sé?

Beh, a dirla tutta, il nocciolo del libro non è Poldo con la sua carica erotica, ma sono le nostre gemelline e la loro affannata ricerca di un proprio posticino in questo mondo, il loro bisogno di amore, approvazione, di trovare un senso da dare alla propria esistenza, chiusa tra le mura di quell'albergo.

In questo libro, la Mazzantini affronta tanti temi in modo apparentemente leggero e "folle", con l'intelligenza e l'ironia che le appartengono e che spingono ad andare oltre la superficie, a scavare, a sviscerare, grazie anche all'uso di termini insoliti e stravaganti, con una forte valenza onomatopeica, e di espressioni e descrizioni che evocano nel lettore precise sensazioni (disgusto, stupore, ilarità...): c'è l’universo femminile con tutto ciò che lo compone, la sessualità, l'amore senza inibizioni, il rapporto con il cibo, i legami coi genitori (e tra madre e padre), quello tra sorelle, la psicanalisi e Freud, il desiderio di emancipazione e il bisogno di legarsi a qualcuno (fino a dipenderne) pur di sentirsi parte di qualcosa, le fobie, pure il comunismo e le mode culturali. 

Un minestrone, penserete.
Eh, un po' sì (non ditelo troppo forte chè c'è il rischio che se lo mangi Poldo!), ma con un suo senso, che è da ricercare nell'autoironia e nella capacità della Mazzantini di descriverci personaggi femminili sopra le righe, visti sempre da dentro, mentre sono impegnati a pensare, mangiare, andare al bagno, fare sesso, piangere, disperarsi..., a vivere, in pratica.

In Manola troviamo una scrittura potente dal punto di vista della capacità e dell'efficacia comunicativa, che alterna l'uso di un linguaggio volutamente ricercato (sono presenti molti vocaboli non di uso comune, quotidiano) a uno molto informale, con termini gergali, spesso utilizzati nella loro forma alterata (zerbinaccia, gozzaccio, fazzolettuccio, acchiappaticcio, ecc...), dialettali, parole ed espressioni che di proposito sconfinano nello scurrile, soprattutto nel loro riferimento alla sessualità, 
raccontata in modo insolente, sfacciato, ma anche giocoso e comico.
Credo che questo aspetto dello stile narrativo della Mazzantini sia, del resto, più che noto a quanti abbiano letto almeno un suo libro: non ha peli sulla lingua, se deve essere esplicita e "sfrontata" lo è, e lo sono anche i suoi, spesso eccessivi e originali, personaggi.

Consigliato? Bah, ad essere onesta, non posso dire che lo consiglio a tutti, perchè il modo di scrivere della mia adoratissima Margy non è da mezze misure: o lo si odia o lo si ama; è fin troppo diretto ed esplicito, senza dubbio efficace nel tratteggiare in modo molto vivido i personaggi e il loro vissuto ma, proprio per questo, può infastidire, "urtare"; mentre leggevo, soprattutto all'inizio, mi son ritrovata spesso a pensare: "Ma che vuoi raccontare? Davvero dovrei seguire le folli psico-confessioni di queste due sorelle matte e sorbirmi le loro sciagure, le manie, i vaneggiamenti, la loro malata e anomala sessualità ecc...? Dove vuoi arrivare con questo minestrone condito con una maionese impazzita?".

Ma non potevo lasciare un libro di Margaret a metà; aspetto e spero che si decida a pubblicare qualcosa di nuovo e poi che faccio?, abbandono Anemone e Ortensia così, senza pensarci due volte? 
E no, non potevo.
Tra l'altro, le due mi hanno lasciata nel dubbio: ma sono realmente due sorelle... o è una donna sola ma con qualche problemino di bipolarità?? Due facce della stessa medaglia? Le contraddizioni e le mille sfaccettature che formano la nostra personalità? Luce e tenebre, bianco e nero, timidezza e sfacciataggine, dipendenza affettiva ed emancipazione... e potrei continuare.

Insomma, cari lettori, con Margaret è difficile che la lettura assomigli a una dolce carezza sul viso: è più simile a una risata sguaiata, a un trippone che continua a mangiare a sbafo senza fermarsi, a un tacchino psicopatico. È come una seduta di brainstorming, una chiacchierata con lo psicanalista muto e senza lettino.
Effetto shaker assicurato.




ALTRI LIBRI DI MARGARET MAZZANTINI RECENSITI SUL BLOG

lunedì 20 febbraio 2023

Una storia di bullismo e vendetta - THE GLORY [ serie tv ]




Da quando ho visto SQUID GAME, sono entrata leggermente in trip per i drama coreani; in particolare, ad attrarmi sono le storie in cui emergono con forza determinate tematiche sociali, che sia il divario socio-economico tra i (molto) ricchi e i (molto) poveri, la violenza perpetrata da parte dei minori e la questione della loro colpevolezza secondo il codice penale coreano, il bullismo.

Dopo aver apprezzato il film PARASITE e la serie LA GIUDICE, eccomi con un'altra serie tv recente e, anzi, ancora in produzione (è in arrivo la seconda stagione): The Glory,  trasmessa dal 2022 in Corea del Sud, con Song Hye-kyo, Lim Ji-yeon, Lee Do-Hyun.
La prima stagione consta di 8 episodi.

Tutto ruota attorno alla vendetta.
Moon Dong-eun è una giovane donna che è da poco stata assunta come insegnante in una scuola elementare privata, incarico scelto non a caso ma con un preciso intento: avvicinarsi ad una delle sue piccole alunne e, attraverso di essa, vendicarsi della madre, Yeon-jin.
Yeon-jin è stata una compagna di liceo di Dong-eun ma purtroppo tra le due non c'è stato assolutamente un buon rapporto, tutt'altro: Yeon-jin era la capobanda di un gruppetto di amici che hanno commesso atti di bullismo che personalmente mi hanno impressionata per l'inimmaginabile crudeltà.

Non si trattava "semplicemente" (e sia chiaro, lo dico tra mille virgolette, perché il bullismo è da condannare in ogni sua forma per il solo fatto che si tratta di abusi, soprusi, cattiverie ecc... che generano sofferenza in chi le subisce, quindi lungi da me fare classifiche circa la gravità di queste azioni deprecabili) di prese in giro, scherzetti sgradevoli, colla sulla sedia o trucioli di matita nel borsellino.
No, qui parliamo di veri e propri atti di tortura, di violenza fisica e psicologica da parte di questo gruppetto di giovanissimi criminali (perché questo erano: dei criminali impuniti) che prendeva di mira compagne più deboli, magari più timide, docili di carattere, e soprattutto indifese e povere, per bersagliarle nei modi peggiori, con un tale livello di sadismo, di malvagità da fare invidia ai killer più cinici e crudeli.

Dong-eun ha passato l'inferno per mano di questi cinque ragazzacci (due maschi e tre femmine), ha versato fiumi di lacrime di disperazione e dolore e, ad aggiungersi a questa sofferenza, c'era l'oscena indifferenza del mondo degli adulti.

Fatta eccezione per l'infermiera scolastica, non c'è nessun adulto che, venendo a sapere di questa incresciosa situazione, prenda seri provvedimenti.
Anche quando Dong-eun trova il coraggio per denunciare i suoi carnefici, essi vengono convocati in polizia ma tutto finisce sempre a "tarallucci e vino": quasi tutti i ragazzi provengono da famiglie molto ricche ed influenti (solo una di loro no, ma è talmente schiava del gruppo che, avendo paura di diventare anch'ella vittima dei bulli, finisce per cercare di imitarli e divenire carnefice pure lei, seppur in misura minore e, comunque, come "gregaria passiva") e basta un gesto da parte dei genitori (che tra l'altro sono indifferenti alle condotte criminali dei figli, al massimo li rimproverano per essersi fatti "sgamare"), che sia la promessa di tener sotto controllo i loro vivaci ragazzi o pagare perché la storia non venga fuori, a stendere un velo su ciò che accade a scuola.
Come dicevo, Dong-eun è invece povera, vive una disastrosa situazione famigliare, con una madre disagiata che se ne infischia altamente delle enormi difficoltà che la figlia adolescente subisce quotidianamente a scuola.

Insomma, tutto quel grande dolore, vissuto in solitudine, versando lacrime che mai nessuno ha asciugato, si trasforma, negli anni, in un odio profondo, in una rabbia e in un risentimento incontenibili da cui ha origine un feroce desiderio di vendetta, che per lunghi 17 anni occuperà la mente di Dong-eun fino a diventare un piano diabolico, architettato in ogni suo aspetto e vòlto, finalmente, a farla pagare a quei cinque che l'hanno letteralmente perseguitata e rovinato l'adolescenza, influenzando (in negativo) la sua esistenza.
Sì, perché un tale quantitativo di cattiveria gratuita e violenta non può non cambiare chi la subisce per diverso tempo, incapace di difendersi in quanto solo e privo di supporto e "strumenti".
Dong-eun odia Yeon-jin (lei su tutti perché era la mente e la leader) e i suoi maledetti amici, di un odio profondo, viscerale, e desidera vendicarsi facendoli soffrire, colpendoli lì dove sono più fragili.
Occhio per occhio, dente per dente.

Quando conosciamo la protagonista, è già adulta e insegnante; come anticipato, ha proposto la propria candidatura in una scuola specifica, per essere la maestra della piccola e innocente Ye-sol, figlia unica di Yeon-jin e suo marito Sung-il.

Cos'ha in mente Dong-eun? In che modo si servirà di una bimba senza colpe (come lo era lei, del resto, no?) per far del male alla sua principale aguzzina?

Per vendicarsi dei criminali-bulli dei tempi delle superiori, Dong-eun si è preparata per anni, alimentando il fuoco dell'odio, del rancore, della rabbia: lei sa cosa essi fanno attualmente, dove vivono, ne conosce i vizi, le debolezze, i segreti...: quale piano ha ideato per distruggerli? 

La sua è una tela davvero diabolica, precisa, attenta ai dettagli, in cui non agirà da sola: ad aiutarla (consapevolmente) ci saranno una signora (vittima di ripetute violenze domestiche da parte del marito) e un giovane chirurgo plastico, Ju Yeo-jeong (che si prende una cotta per Dong-eun).

Questo giovanotto educato e gentile insegna a Dong-eun un gioco da tavola (in cui si usano un tabellone, su cui è disegnato un reticolato, e un tot numero di pietre [pedine], nere e bianche) chiamato Go e che ha un ruolo predominante nella narrazione, per due ordini di ragioni.
Dal punto di vista metaforico, i meccanismo di gioco e lo scopo del Go ben riflettono quello che è il progetto vendicativo della donna: a vincere è il giocatore che riesce a circondare le pietre degli avversari con le proprie, occupandone i "territori". 
Ed è proprio quello che Dong-eun vuole fare con Yeon-jin: circondarla da tutte le parti, prendersi la sua vita, lasciarla priva di tutto.
Ovviamente anche gli altri quattro sono presi di  mira, tanto più che i cinque sono ancora tutti amici e si frequentano regolarmente.

L'altra ragione è più pratica e ha comunque a che fare con Yeon-jin: arrivare a lei tramite suo marito, che è appassionato di Go.

La trama si snoda sul doppio livello temporale: il passato - che ci racconta le torture dei bulli a danno della povera Dong-eun - e il presente, in cui la seguiamo nella sua vendetta.
Dong-eun non gioca "di nascosto", nel senso che palesa le proprie intenzioni ai diretti interessati, che ovviamente sono presi in contropiede: dov'è finita quella loro compagnuccia sciocca, debole, passiva, che si faceva fare di tutto, che li supplicava inutilmente di non farle del male...? Adesso si è vestita di coraggio: è un bluff o è davvero cambiata? E come può costituire una minaccia per ciascuno di loro?

Mentre Dong-eun organizza, osserva, segue e fa seguire, persuade, "mercanteggia", ricatta..., osserviamo come i rapporti di "potere" tra i cinque "amici" siano gli stessi di quand'erano adolescenti: c'è sempre la stessa leader, i membri più forti, prepotenti, aggressivi sono sempre gli stessi, e questo vale pure per i componenti più deboli, trattati a "pezza da piedi".

Intelligentemente, Dong-eun parte da questi ultimi, manipolandoli, consapevole di come il suo ritorno in mezzo a quel gruppo di bulli li destabilizzi e di come sia importante creare scompiglio, insinuare dubbi, sospetti.

Ora non è più la ragazzina impaurita e sola che essi maltrattavano come volevano: adesso è una donna sicura di sè (o almeno è ciò che vuol mostrare, ma la sofferenza emotiva c'è sempre, così come restano i segni sul suo corpo umiliato) che non permetterà più a nessuno di schiacciare.

"The Glory" è una serie tv drammatica con sfumature thriller che regala momenti di suspense, piccoli colpi di scena, tiene alta l'attenzione e la tensione emotiva; si empatizza molto con la protagonista adolescente e devo dire che personalmente ho quasi "sofferto" nel vedere gli atti di bullismo criminale; ecco, da questo punto di vista, la visione è un pugno nello stomaco e forse gli spettatori troppo sensibili potrebbero non amare tali esplosioni di violenza perversa, compiuta per di più da dei liceali.

Crudo ed esplicito nel linguaggio, con non poche scene forti, in "The Glory" vediamo agire tanto personaggi traumatizzati, cambiati dalle esperienze dolorose, quanto altri odiosi, privi di morale, di coscienza, incapaci di provare rimorso, di chiedere sinceramente perdono; ci sono i poverissimi, che devono sudare per ogni soldo guadagnato, che devono ingoiare bocconi amari per poter lavorare, con la speranza di realizzare qualche piccolo progetto di vita; e, per contro, ci sono i figli di papà, i viziati che hanno tutto senza aver alzato un dito, che vanno in chiesa ostentando una pietas che non posseggono, che possono spendere ingenti somme di danaro anche solo per un paio di scarpe.

Ho guardato le otto puntate in pochissimo tempo perché ti vien voglia di proseguire per capire come agirà la protagonista, anche se ovviamente il finale è aperto in quanto, come anticipavo, è in arrivo la seconda stagione (a marzo?).

Ammetto che, fino alla fine, ho avuto non pochi problemi ad associare i nomi ai volti, ma vabbè :-D

La consiglio, è appassionante, ideale per chi ama i k-drama, le tematiche sociali e il modo di affrontarle, con uno stile spietato e feroce.


domenica 19 febbraio 2023

\\\ RECENSIONE /// UNA DONNA IN FUGA di Linda Castillo



La tranquilla vita in fattoria di una bella famigliola Amish viene travolta dall'incontro con una donna ferita e bisognosa di cure; è una poliziotta e sta fuggendo da qualcosa o da qualcuno che vuol farle del male.
Complice anche una fortissima nevicata, la donna non può che accettare l'accoglienza del capofamiglia e chiedere aiuto all'unica persona in grado di tirarla fuori dai guai: la vecchia amica e poliziotta Kate Burkholder.


UNA DONNA IN FUGA
di Linda Castillo



Ed. Piemme
trad. R. Salerno
315 pp
Painters Mill è una piccola e sonnacchiosa cittadina dell'Ohio dove dimorano molte famiglie Amish, tutti conoscono tutti ed è ancora possibile vivere un'esistenza placida, contrassegnata da un'ordinarietà che rende tranquilli e sereni.

Certo, i dolori e le tribolazioni non mancano e lo sa bene il giovane Amish Adam Lengacher, padre di tre bambini ancora piuttosto piccoli e vedovo da non molto tempo (la sua giovane moglie è morta dando alla luce il quarto figlio, deceduto anch'esso).
Ma la fede è un gran conforto e Adam sa che il buon Dio, che tutto conosce e a cui nulla sfugge, veglia su di lui e sulla sua famiglia; a un devoto fedele quale egli è spetta il compito di obbedire ai Suoi comandamenti e vivere una vita santa, in linea con i principi di fede Amish.
Perciò, quando questo padre di famiglia -  uscito nei boschi per un giro in slitta con i figli - trova un'auto finita fuoristrada nella bufera della notte prima e, non lontano, immersa nella neve, una donna - non ci pensa un secondo ad accorrere per dare aiuto.
La donna è ferita e sul punto di morire assiderata, ma ancora abbastanza lucida, tanto da puntare una pistola in faccia a quell'uomo che le sta offrendo il proprio aiuto. 

Debole e sanguinante, la donna non riesce ad opporre resistenza quando l'Amish la prende e la porta con il carretto a casa propria. L'uomo non sa chi sia costei, potrebbe essere pericolosa e creare problemi a lui, che ha dei bimbi da proteggere, ma la fede in Dio gli impone di prestare soccorso a chi è in difficoltà, offrendo ospitalità e rifugio. 

Fortunatamente, a dargli una mano ci pensa una vecchia conoscenza, una ex-Amish che ha "ripudiato" la propria comunità per uscirne e fare la propria vita "nel mondo": Kate Burkholder.

Kate è il capo della polizia di Painters Mill e ha vissuto parte della propria adolescenza in una comunità Amish; di quel passato ha molti ricordi (purtroppo non tutti piacevoli), che riaffiorano spesso nonostante siano passati non pochi anni da quando abbandonò la comunità; benché ormai non sia più una Amish, dentro di sé si sente legata a quel mondo scandito da una vita semplice, all'insegna della fede e di sentimenti buoni, rassicuranti, e a volte le manca.

Quando Adam la chiama perché lo raggiunga nella propria fattoria, Kate riassapora il tepore di un'esistenza nota e ormai distante, che ancora le smuove qualcosa; ma non c'è spazio né tempo per i sentimentalismi: in casa Lengacher sta accadendo qualcosa che stride con la pace che regna solitamente tra quelle mura.
E quel qualcosa ha un nome che spunta dal passato della stessa Kate: Gina Colarosa.
La donna ferita e soccorsa è lei, Gina, l'ex-compagna di scuola di Kate e anche ex amica, perché le due - entrambe in polizia - hanno avuto, da ragazze, un rapporto molto stretto, che però poi si è spezzato.
Ciascuna, negli anni, ha preso la propria strada e Kate, in particolare, ha lasciato perdere Gina dopo aver appurato come ella avesse scelto di accompagnarsi a poliziotti corrotti e senza scrupoli, finendo per compiere anche lei azioni illecite che, se rese note, avrebbero creato non poco scandalo in polizia.

Decidendo di tacere per non danneggiarla, Kate ha preferito tagliare ogni ponte con Gina... fino a quel giorno, in cui la rivede, dolorante e sfatta, sul letto di una camera della famiglia Lengacher.

Cosa l'è successo? Chi le ha sparato e perché? Gina si è forse cacciata nei guai, come suo solito? Se ne ha combinata un'altra delle sue, forse è ricercata dalla polizia stessa? E se si è messa in un brutto giro e ad inseguirla fossero dei criminali?
Se c'è una cosa che Kate non può permettere è che vengano coinvolti degli innocenti, ed è ciò che purtroppo potrebbe accadere, visto che si trova in casa di un Amish, con figli piccoli al seguito.

Parlando con Gina emerge pian piano la verità (la sua, quantomeno): qualcuno la vuole incastrare e, molto probabilmente, farla fuori in quanto testimone scomoda.

Testimone di cosa? La risposta è presto detta e risiede nel motivo per cui la stessa Kate, tempo addietro, si allontanò da Gina: il concreto rischio di mettersi in combutta con certi poliziotti i quali, avendo scelto la via dei soldi facili e arraffati con mezzi illegali, disonorano il distintivo che portano. Gina sa e ha visto troppe cose che non avrebbe dovuto vedere e sapere o, al massimo, su cui dovrebbe tacere.
Evidentemente il dubbio di questa gente è che Colarosa "canti", che denunci le malefatte dei colleghi, rovinando loro carriera e vita privata.

E questo, tali persone - che si sentono potenti e al sicuro - non possono assolutamente permettere che accada.

Certo, fin quando la neve continua a cadere copiosamente, rendendo impraticabili le strade e, a maggior ragione, quella che conduce alla fattoria dei Lengacher, Gina può dirsi abbastanza al sicuro: a prescindere da chi la stia cercando, è quasi impossibile che immaginino dove sia nascosta!

Ma non c'è da abbassare la guardia, Kate lo capisce benissimo: se ciò che l'amica le ha raccontato di alcune frange di polizia "malate" è vero, questa gente sa ciò che fa e come farlo: commettere crimini e uscirne puliti è roba loro, sanno come fare un "lavoretto" senza rischiare di uscirne colpevoli.

Colarosa è in pericolo e, finché è in casa di Adam, lo è anche lui con i suoi dolcissimi bambini.
Kate lascia intervenire il collega John Tommasetti (con cui c'è del tenero), del cui intuito e, soprattutto, della cui integrità, si fida ciecamente, ed entrambi cercano di trovare una soluzione, tenendo sempre presente, però, che di Gina Colarosa non ci si può fidare al 100%!
E se mentisse per cercare di uscire pulita da una situazione di dubbia moralità in cui finora è stata intenzionalmente coinvolta?

È un dilemma cui Kate, integerrima e professionale, non può sottrarsi, tanto più se tiene conto del passato di Gina e delle sue "cattive compagnie".

Intanto, in casa Lengacher, la vita prova a proseguire come sempre, per amore dei bambini, che non hanno idea del pericolo che può costituire quella forestiera carina e vivace.
Sì, perché Gina entra subito nelle grazie dei piccoli... e anche in quelle di Adam che, sarà pure un vedovo Amish ma resta anche un uomo giovane e sano, che sa riconoscere quando una donna è attraente.
E Gina lo è eccome: bella, seducente, ironica, espansiva, chiacchierona. Insomma, per il povero Adam quella donna è una vera e propria tentazione!

La neve, intanto, scende sempre meno e coloro che stanno dando la caccia alla donna in fuga, sono sempre più vicini.

In uno scontro che rischia di mietere vittime e con un ultimo colpo di scena, Kate farà di tutto per difendere i Lengacher e anche Gina, con la speranza che Gina meriti davvero tutta questa lealtà e amicizia...

Il thriller/poliziesco di Linda Castillo scorre con molta scioltezza, per scrittura, abbondanza di dialoghi, cambi di scena e alcuni flashback utili a chiarire aspetti del passato (in particolare inerenti l'amicizia tra Kate e Gina); ho ascoltato l'audiolibro e la voce della lettrice è stata espressiva e molto piacevole.

Consigliato a chi cerca un thriller sufficientemente avvincente il cui ritmo narrativo non è  sempre veloce e incalzante (più che altro lo diventa verso la fine, quando c'è più azione perché si sta arrivando alla soluzione) ma sa tenere comunque viva l'attenzione del lettore; per me  il contesto delle comunità Amish resta un elemento interessante e mi piace molto anche la protagonista, una poliziotta onesta e coraggiosa. 

venerdì 17 febbraio 2023

ANTEPRIMA GIUNTI - ATLAS. LA STORIA DI PA' SALT di Lucinda Riley, Harry Whittaker, dall'11 maggio in libreria

 

La bellissima saga LE SETTE SORELLE, dell'autrice di origini irlandesi, Lucinda Riley, sta per terminare con l'uscita dell'ottavo romanzo, dedicato all'enigmatica e sfuggente figura del benefattore e padre adottivo delle sorelle D'Aplièse, Pa' Salt. 

Prima di lasciarvi con la sinossi del libro, riepiloghiamo insieme il viaggio che ci ha portati dalla scoperta delle origini di Maia all'ultima sorella, Merry.

Nel primo libro (Le sette sorelle. Maia), conosciamo le sei sorelle D'Aplièse, i cui nomi prendono ispirazione dalle sette stelle della costellazione delle Pleiadi: Maia, Ally (Alcyone), Star (Asterope), CeCe (Celaeno), Tiggy (Taygete) ed Electra. Manca la settima e questo è evidente da subito, il che fa presagire che la sorella che manca all'appello (Merope) sia un mistero tutto da risolvere... ma per il quale bisognerà aspettare che le prime sei trovino ciascuna la propria strada, che conoscano le proprie origini e le famiglie nelle quali sono nate.

Tutto parte dalla improvvisa morte di Pa' Salt, che ovviamente lascia un immenso vuoto nelle vite delle figlie adottive, che l'amano moltissimo.
L'uomo ha lasciato ad ogni figlia una lettera di addio, nella quale dà loro gli indizi necessari per avviare la ricerca delle proprie origini: sugli anelli della sfera armillare presente in giardino ci sono una frase e delle coordinate geografiche utili a cercare il luogo in cui le ragazze sono nate, per poter – se vogliono - finalmente sapere chi sono e da dove vengono.

Megan Montaner
La prima a buttarsi nella scoperta del proprio passato e della famiglia di provenienza è quindi Maia, che vola in Brasile e lì, in compagnia di Floriano (uno scrittore) conoscerà la storia di Izabela, la sua bisnonna, vissuta nel 1927.
Sarà un viaggio fitto di sorprese e informazioni sconvolgenti che aiuteranno la donna - che soffre per scelte dolorose fatte in passato - a fare i conti con sé stessa, accettando ciò che non può essere cambiato e provando ad essere felice e serena.


rachelle lefevre
Ally è la seconda sorella (Ally nella tempesta), velista professionista che s'innamora dello skipper Theo..., ma il loro amore subisce un durissimo contraccolpo ed Ally si ritrova sola, con la triste consapevolezza di come il suo presente stia procedendo con una perdita dopo l'altra. Cosa fare per cercare di risollevarsi? 
La sfera armillare la conduce nella contea di Telemark, in Norvegia, ed Ally entrerà nel mondo di Anna Landvik, una giovinetta con un talento canoro immenso.


Phoebe Dynevor

Star è la terza delle sette figlie adottive, la più solitaria e silenziosa, sempre all’ombra (La ragazza nell'ombra) della sorella CeCe, con cui sin da piccola condivide un rapporto simbiotico, fin troppo stretto, che finora le ha impedito di emergere, "sbocciare".
Grazie agli indizi lasciati da Pa' Salt, Star conosce un libraio particolare e la sua meravigliosa libreria londinese; da lì, approda nella bucolica tenuta High Weald, appartenuta ai propri avi, e conosce la storia di una certa Flora MacNichol, una donna volitiva e coraggiosa, che ha avuto al suo fianco, come amica, niente meno che la scrittrice Beatrix Potter.


Nel quarto appuntamento della saga famigliare è CeCe (La ragazza delle perle) a ritrovarsi davanti
Emilia Clarke

alla scelta di mettersi o meno alla ricerca di se stessa e della propria famiglia d'origine; lo farà, of course, attraverso una fotografia in bianco e nero e il nome di una donna che viveva in Australia più di cento anni fa: Kitty McBride, la cui già avventurosa esistenza si era intrecciata con quella della sua serva aborigena, dando vita a nuove dinamiche. Ad attendere una stupita CeCe, insomma, c'è una splendida e affascinante Australia, ricca di sorprese.



hilal altınbilek

Ne La ragazza della luna, è la dolce e sensibile Tiggy a cercare notizie sul proprio passato e ad aiutarla c'è un anziano signore che conosce molti dettagli del passato di sua nonna: la famosa ballerina di flamenco Lucía Amaya Albaycín. Dall'incantevole e fredda Scozia il lettore viaggia insieme alla protagonista e giunge nell'assolata Spagna, venendo proiettato dal 2007 al 1912 (anno in cui nasce Lucìa) e poi negli anni Trenta/Quaranta.



Giovane, bella, ricca, inseguita dai paparazzi: Electra è la ragazza del sole, la top model di  
Diamond white

successo con grossi problemi di dipendenza da alcool e droga. È il passato stesso a bussare alla sua porta nella persona di Stella Jackson, un'anziana donna di colore che le somiglia molto, bella ed elegante a dispetto degli anni: ella le dice di aver conosciuto Pa' e di avere una storia da raccontarle, per aiutarla a riscoprire se stessa sotto una nuova luce...
Stella comincia a raccontare e, insieme ad Electra, il lettore viene catapultato nel 1939, a New York, dove conosce Cecily Huntley-Morgan, una giovane ragazza di buona famiglia che si trasferisce in Kenya e quel soggiorno, che doveva essere temporaneo, le cambierà la vita.

caitriona balfe

E infine c'è lei, Merope: trovarla non sarà facile, le sei sorelle si trasformeranno un po' in detective e un po' in quasi stalker, ma "chi la dura, la vince" e riusciranno a contattare la loro sorella perduta, la cui identità rivelata comincerà ad avvicinare tanto le sorelle quanto noi lettori alla verità circa Pa' Salt, che sarà il protagonista dell'ottavo e ultimo (sob!) romanzo della bella serie.
Merry McDougal ci conduce in un'Irlanda del passato, dilaniata da sanguinose guerre interne, portate avanti in nome della libertà.



Beh, non mi resta che aspettare maggio!

ATLAS. LA STORIA DI PA' SALT
di Lucinda Riley,  Harry Whittaker



Ed. Giunti
trad. L. Taiuti
864 pp
23 euro
USCITA 
11 MAGGIO 2023
Nizza, 2008. 
Dopo averla inseguita per tutto il mondo, le ragazze D’Aplièse hanno finalmente trovato la sorella perduta, e ora che sono finalmente insieme a bordo dello yacht di famiglia, sono pronte a salpare per commemorare la morte di Pa’ Salt. 

Merope, però, arriva portando con sé il prezioso diario del padre e così, nelle lunghe ore di navigazione per raggiungere il Mar Egeo, le sorelle, circondate dai loro cari, potranno finalmente scoprire la verità sull’uomo che le ha accolte e cresciute e che in fondo conoscevano appena. 

Parigi, 1928. La famiglia Landowski trova un bambino di sette anni svenuto nel proprio giardino. A un passo dalla morte, viene salvato e accolto come se fosse uno dei loro figli. Nonostante sia un ragazzo gentile, precoce e talentuoso, pur di non spiegare da che cosa sta fuggendo si chiude in un ostinato mutismo. 
Mentre diventa un giovane uomo, si innamora, prende lezioni al prestigioso Conservatorio di Parigi e sembra quasi poter dimenticare i terrori del suo passato, ma poi una nuova minaccia lo costringe a partire: non potrà mai essere al sicuro, non finché il suo migliore amico non avrà compiuto la sua vendetta.

mercoledì 15 febbraio 2023

** RECENSIONE ** UNA MINIMA INFELICITÀ di Carmen Verde

 

Un romanzo che ruota attorno al rapporto tra una figlia e sua madre; la prima non fa che cercare attenzioni dalla seconda per tutta la vita, anelando un affetto che la genitrice, per prima, non riesce ad esternare perché l'amore, da lei, è sempre fuggito via lontano, lasciandosi dietro non poca infelicità.



UNA MINIMA INFELICITÀ
di Carmen Verde


Ed. Neri Pozza
160 pp
 La mia missione – sublime quanto irrealizzabile – era meritare finalmente l’attenzione di Sofia Vivier. La felicità di poter dire (...) «Io la guardo e lei mi guarda», a me era negata. Mamma non mi guardava mai. Ma la sua indifferenza non faceva che accrescere il mio amore già smisurato.


Annetta Baldini apre l'album dei ricordi e, mostrandoci diverse fotografie di famiglia, ci racconta la sua storia quando è ormai adulta... e sola.
Terribilmente e irrimediabilmente sola.

La sua vita è trascorsa all'ombra della figura materna: Sofia Vivier, le cui attenzioni e il cui affetto saranno l'oggetto costante del desiderio da parte dell'unica figlia, Annetta appunto.
Annetta che cresce poco poco, secca secca, bassina, come se il suo corpo si rifiutasse di lasciare l'infanzia.
Annetta che cerca con lo sguardo sempre quello della mamma, che però troppo spesso ha gli occhi assenti, che sembrano passarla attraverso e non guardarla mai davvero.

Annetta che fa di tutto per farsi amare da Sofia, ma Sofia non sa come si fa, perché lei, di amore, non ne ha mai avuto e non sa come amare quella eterna bimba magrolina, del cui sviluppo anomalo e tardivo un po' si vergogna.

Sofia, la mamma bella, elegante e tanto, tanto inquieta. Un'anima in pena che non si preoccupa di dare scandalo.
Sposata con Antonio Baldini, ricco commerciante di tessuti (un uomo molto più grande di lei), Sofia sa che su di lei la gente chiacchiera, spettegola a più non posso: è una poco di buono, ha più di un amante e il marito lo sa e - che vergogna! - non dice e non fa nulla.
Un debole, un codardo senza polso, che accetta che la moglie si comporti come una sgualdrina, e con una figlia in casa, poi!

Antonio lavora e non parla; dentro casa è come un'ombra, un fantasma che attraversa lieve quelle stanze; la sua presenza lascia indifferenti sia la giovane moglie che la figlia, con la quale farà sempre fatica a instaurare un rapporto anche minimo di confidenza.

Annetta va a scuola dalle suore, ama leggere poesie che, a parere delle religiose, sono inadatte a una mente così giovane, sono inopportune, come del resto lo è Sofia, moglie infedele e madre distratta, che dimentica pure di andare a prendere la figlia a scuola.

Sofia sembra non curarsi dei pettegolezzi, ma fa ciò che desidera; se deve far entrare un uomo in casa, lo fa e basta.
E come potrebbe comportarsi diversamente, lei che è alla ricerca costante di qualcuno che la ami?

"L’amore era il suo pensiero più ostinato, la sua ferita più profonda, mai rimarginata. Se da ragazza l’aveva atteso, sicura di non esserne delusa, adesso lo inseguiva disperatamente, ossessivamente, arrancando per immonde strade di periferia, nella speranza di raggiungerlo.
Le era parso, a volte, che l’amore la sfiorasse nella direzione opposta e allora aveva cambiato strada (è questione d’istinto, l’amore), fino a perdersi. Altre, era rimasta ad aspettare e aspettare, fin quasi a non sapere più chi o cosa stava aspettando.
Povera Sofia. Credeva nell’amore come altri credono in Dio, ma in lei l’amore non aveva mai creduto."

In fondo, su questo aspetto, lei e la piccola Annetta sono simili: anche sua figlia è bramosa d'amore, ma lo cerca unicamente da quella sua mamma strana, distante, poco espansiva, parca di sorrisi, e ancor più, di abbracci o carezze.

I tre abitanti di casa Baldini, lontani l'un dall'altro, rinchiusi ciascuno nel proprio personale spazio privato (che sia il negozio per Antonio, la cucina o un'altra stanza della casa per madre e figlia), vivono insieme ma le loro esistenze si sfiorano senza concedersi spazio; il comune denominatore è l'infelicità: tutti e tre sono inesorabilmente infelici.

"L’infelicità è un luogo, un luogo fisico, una stanza buia nella quale scegliamo di stare. Tanto che, quando accendiamo un lume, subito lo schermiamo, perché nessuno possa spiare all’interno.
Fu nonna Adelina a insegnare a mia madre l’infelicità. Non dovette essere complicato: Sofia era un’allieva volenterosa."
"La vita non è meno della letteratura. Bisognerebbe studiare a scuola l’infelicità delle nostre madri."

A gettare, per diversi anni, un po' di scompiglio e malumori dentro casa ci pensa una donna: Clara Bigi, una domestica assunta per prendersi cura, inizialmente, della piccola Annetta, per controllarla affinché non legga cose poco adatte a lei e per dettare delle regole in quella famiglia lasciata un po' a se stessa.

La donna, in effetti, impone le proprie regole rigide e insensate, introducendo sì discontinuità nella vita familiare ma, al contempo, dando modo ad Annetta di crearsi un'apertura verso la mamma: le due, infatti, condividono la brutta opinione che hanno di quella domestica prepotente, crudele, che sembra essere diventata la padrona in casa Baldini, col silenzioso beneplacito di Antonio, che le lascia fare il bello e il cattivo tempo.

Ma quella vicinanza originatasi dalla comune antipatia verso Clara non durerà per sempre e, nel corso degli anni, diverse cose cambieranno: presenze che vanno via, altre che arrivano e poi se ne vanno anch'esse, mentre mamma e figlia restano sempre lì, ancorate a quella casa che assume, di anno in anno, le sembianze di un tempio (o di una tomba?), testimone di un'infelicità famigliare e dei tentativi fallimentari di dare e ricevere amore.

In questa sorta di sacrario Annetta si chiude, continuando a mettere al centro di tutto lei, sua madre, e finendo imprigionata in quel piccolo e insignificante corpo che non cresce, come se volesse restare bambina, sempre e solo figlia e non ancora (forse mai?) donna.

"L’anima è in pace solo nei luoghi che conosce." 

L'esordio letterario di Carmen Verde mi ha colpita positivamente per la sua penna lieve, delicata, intensa, minuziosa, che sa come trasmetterci i pensieri più profondi della protagonista, il suo famelico bisogno di amore insoddisfatto, che la lascia a digiuno e che in qualche modo è riflesso in quel corpo non cresciuto a dovere.

"Tutta la mia persona era perfettamente contenuta in quella di mia madre. Il mio piccolo corpo non era, in fondo, che una porzione del suo."

Ci arriva tutta anche la profonda tristezza, l'assenza di gioia e vitalità caratterizzanti queste singole esistenze, che sembrano vagare, come barchette portate di qua e di là dalle onde del mare, senza meta, incapaci di darsi affetto, conforto, vicinanza, reciproca comprensione.

Nonostante la mancanza di dinamiche ed avvenimenti avvincenti, Una minima infelicità è un romanzo che riesce a "costringere" il lettore a proseguire nella lettura, e il ritmo rilassato, la scrittura profonda, ipnotica e introspettiva, lo inducono a restare chiuso in casa con Annetta, a respirarne la stessa aria, a spegnere la luce e chiudere le porte di stanze disabitate e silenziose, a osservarla rimpicciolirsi sempre più, con il corpo e l'anima prosciugati.

Adatto a chi ricerca una lettura intima, di quelle che non ci portano, con l'immaginazione, in posti lontani e attraenti, ma che ci lasciano entrare dentro luoghi privati, tra le mura della casa di una famiglia infelice (come ce ne sono tante), a guardare, con un misto di tenerezza e pietà, una bambina affamata che guarda con occhi adoranti una mamma troppo assente e distante.