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lunedì 8 agosto 2011

Vasco Rossi: scrivo canzoni grazie a psicofarmaci e "male di vivere"

Lo dico da subito: non sono una fan dii Vasco Rossi..., non faccio parte della schiera di suoi adoratori...
Ciò non toglie che io conosca molti suoi pezzi, quantomeno i più famosi, i più cantati anche da chi, come me, non è "fissata" per lui (la mia fissa va verso un altro cantautore...).

Detto questo, aggiungo che non ho amato nè condiviso le sue parole nell'ultima intervista - di cui uno spezzone, probabilmente il passaggio più significativo, è stato fatto vedere molte volte in tv, nei TG - e con le quali Vasco parla del suo malessere psicologico.

A me spiace sentire di tutte quelle persone che soffrono per malesseri di qualsiasi tipo e causa (fisico, psicologico, morale...) e sono solidale per quanto mi è possibile e consentito...
Di conseguenza, mi spiace anche per Vasco e per il fatto che da molti anni conviva forzatamente con psicofarmaci e che da essi debba necessariamente trovare la "forza" per andare avanti.

MA non ho condiviso - ma forse di questo, non gli si può neanche fare una vera e propria "colpa" - che egli abbia definito il proprio "problema" psicologico: "male di vivere"..., evitando, anzi contestando, la parola "depressione".


Forse è un termine che lo spaventa?
Forse il famoso cantautore non accetta l'idea di essere caduto in depressione?

Io non ho mai sofferto di questa patologia psichiatrica, serissima e di larghissima diffusione, ma ho conosciuto da vicino persone che ne soffrono o ne hanno sofferto; non è qualcosa di semplice da descrivere, tanto meno da vivere e da affrontare e immagino che sia uno quei "mali" - come del resto, tutta la categoria dei disturbi psicologici e psichiatrici - non facili neanche da "ammettere", a se stessi prima ancora che al prossimo (per quanto sia vicino, dal genitore al fratello, dal coniuge all'amico).

Depressione.
E' difficile pronunciare questa parola? Dire di essere "malati di depressione"?
Forse, ripeto non posso saperlo e non giudico in merito.
Però penso anche una cosa: se non ci si vergogna (GIUSTAMENTE!!) di dichiarare di assumere farmaci ("cocktail di farmaci") per "tenere a bada" il proprio "malessere"..., perché poi ci si dovrebbe creare problemi nel dargli un nome adottato dalla medicina  e dalla scienza e che specifica nettamente di cosa stiamo parlando: depressione...?

Forse "male di vivere" è un'espressione più soft, più "moderna"...?
Non possiamo non ricordarci di come essa rimandi al sentimento di inquietudine e malessere interiore che caratterizzava i poeti e i letterati di certe correnti letterarie: dal Decadentismo ... all'Ermetismo; emblematica la poesia di Montale "Spesso il male di vivere ho incontrato..".

E quindi? Fa meno "impressione" usare questa espressione piuttosto che la parola "depressione"?

C'è da dire, tra l'altro, che "male di vivere", "male oscuro" ... sono espressione che nel linguaggio comune designano proprio la malattia depressiva...: forse cambieranno i termini, ma la sostanza resta quella!

Un'ultima cosa che non mi è piaciuta: Vasco dive di convivere con questo mix farmaceutico da 10 anni; in questo arco di tempo - lo abbiamo visto - la sua produzione ed attività artistiche non si sono arrestate.
Cosa dice Vasco?
Che in fondo, se questa situazione psicologica - "IL MALE DI VIVERE" - e la presenza ormai costante di psicofarmaci nella sua vita gli hanno consentito di scrivere comunque i propri testi musicali..., beh allora tanto male non è!
Sì, insomma, se questo è il prezzo da pagare per essere un artista e continuare a scrivere canzoni ... , allora ok: NE VALE LA PENA!

MA MANCO PER SOGNO!!

Io non sono una fan di Vasco, lo ridico, ma non mi augurerei mai, né per lui, né per nessun altro artista, che per regalarci emozioni, canzoni ecc...il prezzo da pagare fosse la depressione!

E spero che anche Vasco abbia detto questa cosa "tanto per..." e non per convinzione personale...!
Non credo che questa sia stata una grande uscita, degna di un grande artista, preso a modello da tanti giovani (e non), ai quali non si può e non si deve dire che, se certi malesseri permettono di realizzare delle "opere d'arte".. e beh allora, il gioco vale la candela...!

Per me non è così, nella maniera più categorica: lo so che tante produzioni e capolavori artistico-letterari sono stati partoriti dai propri autori sotto l'effetto di stupefacenti; per citarne alcuni:

  • R.L Stevenson ha scritto "Dottor Jeckill e Mister Hyde" dopo aver assunto l'ergot, un allucinogeno;
  • Van Gogh consumava assenzio;
  • Andy Warhol  non si risparmiava stupefacenti mentre faceva i suoi quadri...
E poi ci sarebbe una sfilza di nomi di cantanti - magari soprattutto rock - che abitualmente facevano (fanno...) uso di droghe e nonostante tutto continuano la propria professione artistica...

Ma certo questo non ci autorizza a dire che le droghe o l'alcool sono quindi "giustificabili" se comunque non impediscono all'artista di esprimere la propria creatività!!

Auguro di cuore a Vasco - e chi come lui vive la depressione - di trovare la forza, non nel miscuglio chimico che ingerisce ogni giorno, per continuare a cercare di dare UN SENSO a questa vita, a tante cose, a questa condizione.... e di trovarlo, regalando ancora emozioni forti con le sue canzoni ai suoi fans.

E anche a chi non lo è.

1 commento:

  1. Quoto ogni singola parola che hai scritto.
    Anche io come te apprezzo molto Vasco, ma non ne sono fan accanita.
    Credo purtroppo, però, che il Vasco recente non sia neppure lontanamente paragonabile al Vasco di qualche anno fa. Canzoni come AlbaChiara, Senza Parole, Gli Angeli sono solo un lontano ricordo.

    Gli auguro ogni bene: rimane uno degli artisti migliori del panorama della musica italiana.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz