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sabato 14 aprile 2012

Recensione: LA TRILOGIA DELLA SPERANZA di Massimo Cortese



Tra gli ultimi libri letti in questo ultimissimo periodo ci sono i tre volumetti della TRILOGIA DELLA SPERANZA, di Massimo Cortese, che comprendono: Candidato al Consiglio d'Istituto, Non dobbiamo perderci d'animo, Un'opera dalle molte pretese.


In questa trilogia emergono molte tematiche vecchie e nuove: l'educazione, il problema del bullismo, la delusione per come vanno le cose a livello sociale, politico, istituzionale... ma contrapposto a questa presa di coscienza di "ciò che non va" nel nostro amato Paese, l'Autore tira fuori una irrinunciabile speranza, una simpatica ironia che, a braccetto con la capacità di guardare in faccia la realtà (bella e brutta) in modo schietto, accompagnano il lettore in un viaggio tra il passato e il presente per aiutarlo a proiettarsi verso il domani con fiducia e... senza perdersi d'animo.
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Nel primo volume, Candidato al Consiglio d'Istituto - dedicato alla figlia 12enne - l'Autore rimarca tutta la propria preoccupazione per il tema dell'educazione, antico quanto il mondo ma sempre attualissimo nonché fonte di dibattiti, teorie, problemi e soluzioni....
E proprio partendo da una esperienza "semplice", che non fa "rumore" a livello sociale o politico o altro (in fondo sarebbero solo elezioni scolastiche!), Cortese riesce ad affrontare questa tematica con sensibilità, ironia, sottolineando che "L'educazione è la grande emergenza dei nostri giorni. Essa riguarda ciascuno di noi, perchè attraverso l'educazione si costruisce la persona, l'uomo e quindi la società, ma per attuarsi c'è bisogno di una comunità". (...) Noi dobbiamo metterci a disposizione dei nostri ragazzi, non dobbiamo consentire che la scuola sia al nostro servizio, quasi come un terreno da conquistare , uno stendardo da esibire, un qualcosa da occupare".



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Le riflessioni semplici ma profonde continuano in "Non dobbiamo perderci d'animo", in cui Cortese passa in rassegna fatti lontani nel tempo ma vicini al nostro cuore e la motivazione è che "Ognuno di noi ... è debitore verso coloro che lo hanno preceduto, ma se si perde questa memoria, perchè in effetti essa non esiste più, siamo un pò tutti a soffrirne, perchè l'abbandono delle nostre origini ci fa venir meno il gusto per il presente e per il futuro".
Tra i tanti racconti presenti in queste 71 pagine, cito uno per tutti, che mi ha colpito e fatto riflettere: "Cimabue e Giotto", in cui si ricorda l'incontro appunto tra i due artisti, incontro dal quale ha preso corpo una parte importante dell'arte pittorica.
In particolare, leggendo e immaginando insieme all'Autore il dialogo immaginario tra i due grandi pittori, ho riflettuto su questa frase: "Anche ad incontro avvenuto, non sarebbe accaduto nulla d'importante se l'artista famoso non avesse voluto mettere a disposizione la propria arte, accettando la sfida di confrontarsi con l'altro e mettendo in conto anche il rischio, peraltro avvenuto, che l'allievo avrebbe potuto superare il maestro".
Quanto è vero: correre il rischio, accettare il confronto che deriva dal desiderio di investire sull'altro dandogli qualcosa (il meglio!) di noi, perchè dall'incontro di due persone desiderose di imparare, di arricchirsi può nascere qualcosa di buono, che resterà nel tempo!
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E veniamo all'ultima riflessione di Massimo: "Un'opera dalle molte pretese" è una sorta di confessione personale (ma condivisa!) in cui emergono i pensieri dello scrittore a proposito della pubblicazione dei suoi libri: la speranza che il libro possa piacere, possa infondere un messaggio di speranza e fiducia in chi lo leggerà..., ma spesso questa speranza ha sbattuto contro l'indifferenza delle persone, contro lo scoraggiamento e contro l'ansia per il processo al quale è stato sottoposto il nostro funzionario per vicende personali (un pò grottesche...!).

Ma niente paura: nulla spezza la volontà di ferro di Massimo: "...io desidero la soluzione, quella sì: ci vorrà tempo, chissà, ma se questo mio mediocre scritto avrà dato un piccolissimo contributo al problema, vorrà dire che tutta la mia personale sofferenza è servita a qualcosa. E di questo - lo dico senza retorica - vado fiero.".

La TRILOGIA DELLA SPERANZA è un'opera scritta con semplicità, con apprezzabile ironia, con un commovente realismo; ma soprattutto, è l'opera di una persona vicina a ciascuno di noi che trova nella scrittura il modo per essere tutto ciò che avrebbe voluto essere e fare.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz