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giovedì 6 settembre 2012

IL CINEMA DICE "ADDIO" AL GIGANTE BUONO, MICHAEL C. DUNCAN



Giorni fa avevamo parlato del romanzo e del film IL MIGLIO VERDE; stasera ci ritroviamo a ricordare un attore che ha recitato la parte di John Coffey, Michael Clarke Duncan, il "gigante nero".

L’attore statunitense Michael Clarke Duncan, divenuto celebre per la sua interpretazione di John Coffey ne Il Miglio Verde, è morto oggi all’età di 54 anni.
Si guadagnò la nomination all’Oscar con un ruolo, quello del gigante nero con poteri paranormali ingiustamente condannato a morte, nella commovente pellicola diretta da Frank Darabont tratta dal romanzo omonimo di Stephen King.
 Il suo imponente fisico (era alto quasi due metri e pesava oltre 150 kg) lo imprigionava in ruoli da caratterista.

La potenza del personaggio favolistico di John Coffey gli ha dato una fama mondiale anche se la nomination per l’Oscar come miglior attore non protagonista rimase tale: la statuetta finì a Michael Caine per Le regole della casa del sidro
Nell’edizione del 2000 l’Academy preferì American Beauty e Matrix, penalizzando film come Il Sesto Senso, Insider e proprio Il Miglio Verde che tornarono a casa a mani vuote.

Michael Clarke Duncan, nonostante l’apprezzamento della critica e del pubblico, rimase comunque confinato in ruoli secondari senza più toccare le vette raggiunge con il personaggio di Coffey. 
Ha partecipato comunque a film come Il pianeta delle scimmie, Daredevil, The Island e Sin City e, nelle vesti di doppiatore (il suo vocione aveva un certo fascino) in Kung Fu Panda.
 L’attore era stato colpito da grave infarto il 13 luglio scorso e da allora non si era mai completamente ripreso rimanendo a lungo in terapia intensiva, la morte è sopraggiunta soltanto oggi ancora a causa dell’insufficienza cardiaca del suo cuore ormai malandato. 
La sua scomparsa ha scatenato una notevole commozione negli Stati Uniti dove il trend topic “R.I.P Michael Clarke Duncan” si è immediatamente imposto.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz