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mercoledì 10 ottobre 2012

Recensione "Dissonanze" di Massimo Jr D'Auria


Di questa raccolta, "Dissonanze", scritta da Massimo Jr D'Auria, ho già parlato QUI.

Ed. Sogno
Prezzo: 8,50 euro
Isbn: 978-88-96746-34-9
N. Pagine: 146
Genere: Noir/horror
Prefazione: Luca Filippi
In essa vi sono sette racconti brevi, che si leggono con molta velocità in quanto il linguaggio, i dialoghi e lo stile sono molto scorrevoli, immediati, e le situazioni presentate di per sè sono vicine alla realtà di tutti i giorni, il che contrasta con la singolarità e particolarità dei personaggi che le popolano.
Colpisce la voluta naturalezza con la quale l'Autore ci mette davanti delle vite, delle personalità non proprio "comuni" (ma ne siamo davvero certi...?), alcune contraddistinte da un forte senso di insoddisfazione, altre immerse comunque in un tipo di esistenza non semplice, anzi, costellata da difficoltà, infelicità; a volte si tratta di soggetti alla ricerca di "qualcosa" di forte, emozionante, che dia senso ai propri giorni, che trascorrono troppo tranquilli, tanto da essere insopportabili.

Qualcuno dei protagonisti riuscirà ad uscir fuori dal buio della propria esistenza: è il caso del barbone Giacomo di "Incontri al bivio"; l' esperienza di terrore che vivrà - unita al ricordo del proprio figlio morto - lo metteranno davanti ad una consapevolezza importante per lui: la vita ci chiede di lottare, di non arrenderci e sta a noi, ogni giorno, scegliere cosa vogliamo fare, se soccombere o vivere!

Per qualcun altro proveremo pietà, come per l'africano Amadou, nel racconto "Quel verso a metà tra un ruggito e un barrito", che rappresenta la realtà di tanti extracomunitari ogni giorno impegnati a sopravvivere tra gli stenti; ciò che accade ad Amadou e ai suoi compagni è velato di  mistero: il mistero della notte e del buio fitto che li avvolge, il mistero di un vasto campo di grano, che si trasforma in un campo di morte; il mistero di qualcosa di terribile e che non ha un volto o un nome, il mistero di un finale che arriva senza che ci sia un'apparente ragione ma che pure viene accolto con rassegnata tranquillità, quasi fosse qualcosa di inevitabile...
Lo stesso sentimento me l'ha suscitato anche il secondo racconto, "L'uomo in nero",  che mi ha lasciato un po' con l'amaro in bocca, per quel senso di indefinibilità che inevitabilmente ho vissuto insieme al protagonista, il barista Roberto, che si ritrova a dover affrontare le proprie "paranoie", i propri dubbi con l'ingombrante presenza di uno sconosciuto, l'uomo in nero appunto, che sconvolge la sua esistenza - che in fondo procedeva piuttosto tranquilla - ammantandola di inquietudine e angoscia inspiegabile.

Per altri proveremo disprezzo (vedi il prelato peccatore ne "La proposta") o sgomento, come nel caso di "Scrivere", crudo nella sua semplicità e brevità: al centro vi è Anna, moglie, madre e casalinga frustrata per aver abbandonato i propri sogni ed essersi ridotta ad una vita piatta e scialba - in cui l'unico piacere, a momenti, è fumarsi una sigaretta! -. Anna avrebbe voluto diventare una scrittrice, ma qualcosa non è andato nel verso giusto e le proprie scelte sbagliate l'hanno resa infelice.
Nella sua tristezza, questa donna insoddisfatta cercherà di nuovo lo stimolo per scrivere e questo stimolo effettivamente giungerà, ma solo dopo un episodio a dir poco ... agghiacciante, tanto più se si pensa che esso viene narrato con molta "leggerezza" e noncuranza, perchè così lo vive Anna, troppo presa dall'euforico desiderio di riprendere in mano le proprie legittime ambizioni!
E poi ci sarà chi smuoverà la nostra rabbia e antipatia, a causa di tratti psicologici oltremodo cinici, malvagi, come nel caso dei protagonisti di "Requiem aeternam" e  "E se dovessi morire?", accomunati dalle tendenze omicide, che ricercano nel togliere la vita all'altro (uomo o animale che sia) quel brivido di eccitazione che fa sentire onnipotenti; anime poco avvezze allo "scrupolo di coscienza", a sentimenti di umana pietà...: due assassini per professione (anche se in senso diverso l'un dall'altro!) che però in qualche modo raccoglieranno tempesta, dopo aver seminato vento!!

Devo dire di aver apprezzato questi racconti perché sono riusciti a destare in me delle emozioni man mano che leggevo e conoscevo questi profili psicologici - seppur brevi, i racconti ce li delineano in modo chiaro - contrastanti, in un certo senso bizzarri, che vengono presentati con una "naturalezza " che lascia sorpresi e un po' a bocca aperta...!


2 commenti:

  1. è piaciuto molto anche a me :) proprio per la moltitudine di emozioni che riesce a far provare e per le storie interessanti.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz