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lunedì 25 marzo 2013

Recensione "La figlia dei ricordi" di Sarah McCoy



Buondì!!
Eccomi qui a dire la mia su un romanzo che mi è piaciuto molto, tirandomi fuori anche qualche lacrimuccia di commozione finale.

LA FIGLIA DEI RICORDI
di Sarah McCoy

Ed. Nord
Narrativa Nord
374 pp
16.70 euro
 2013
Garmisch, Germania, inverno 1944. È un anello di fidanzamento, quello che un ufficiale nazista ha appena messo al dito della giovane Elsie. Un anello che potrebbe cancellare l’amaro sapore della guerra, regalando a lei e alla sua famiglia il sogno di una vita in cui l’aria profuma di biscotti allo zenzero e di serenità. Invece, d’un tratto, Elsie si ritrova a guardare negli occhi la realtà: un bambino ebreo si presenta alla sua porta e la implora di salvarlo, di nasconderlo. E lei lo aiuta…

El Paso, Texas, oggi. È un anello di fidanzamento, quello che Reba non ha il coraggio d’indossare. A darglielo è stato Riki, un uomo che la ama senza riserve, nonostante le sue asprezze. Eppure Reba esita: prigioniera di angosce e inquietudini radicate nel profondo, sa che la sua armatura di donna realizzata potrebbe frantumarsi da un momento all’altro. E ha paura…
Elsie e Reba non potrebbero essere più diverse, ma il destino ha voluto far incrociare le loro strade, come se l’una non potesse proseguire senza l’altra.
 Per Elsie, parlare con Reba significherà ripercorrere le vicende che l’hanno portata dalla Germania agli Stati Uniti, ricordare tutto ciò che la guerra le ha brutalmente strappato e infine perdonare se stessa.
Per Reba, confidarsi con Elsie significherà accendere la luce della verità, ascoltare la voce del cuore e accettare che la speranza possa nascere anche dal dolore. 
Per entrambe, l’amicizia che le lega darà loro il coraggio di sconfiggere i fantasmi del passato


il mio pensiero.....


La figlia dei ricordi è un romanzo ambientato nel difficile periodo della Seconda Guerra Mondiale; in particolare, a fare da sfondo alla storia è la persecuzione degli Ebrei ad opera dei Tedeschi nazisti.
A dire il vero, le brutture cui andarono incontro questo ed altri gruppi di individui sono qui accennate, ci scorrono davanti "dall'esterno", come qualcosa di cui si parla ma che non ci viene presentato direttamente nella sua crudezza.
La storia vede protagoniste due donne molto diverse tra loro, per nazionalità, vissuto personale, scelte di vita, carattere, professione, età....; la narrazione si intervalla tra due periodi storici lontani una sessantina di anni, il 1945 e il 2007.
A fare da filo conduttore è il personaggio di Elsie Schmidt, una donna tedesca che nel 2007 vive ormai in America, nel Texas, più precisamente ad El Paso, con sua figlia Jane, che ha passato i 40 anni.
Le due donne gestiscono una panetteria, la  "Elsie Backerei", specializzata in dolci di origine tedesca, molto apprezzati dai tantissimi clienti del posto.
Una mattina in questa panetteria, il regno delle dolcezze, degli aromi speziati, dei profumi invitanti - che tanto spesso, leggendo, mi è sembrato di sentirmi passare sotto il naso... -, entra una giovane donna, una giornalista cui è stato affidato un articolo di giornale avente come tema il modo in cui si festeggiava il Natale nella Germania di qualche anno fa; informazioni che conta di ottenere intervistando la fornaia Elsie.
La giornalista si chiana Reba Adams, ha un fidanzato poliziotto, Riki, del quale è innamorata ma alla cui proposta di matrimonio non riesce ancora a rispondere nè sì nè no...
Le vite di Reba ed Elsie si incontreranno e faranno sì che da questa amicizia sincera, allegra, profumata di leccornie di ottima qualità, ne venga fuori un processo di "catarsi", di crescita e di liberazione da un passato che, come un grave fardello, pesa sulle spalle di Reba, come anche sul cuore di Elsie.
Ma la differenza fondamentale tra l'anziana tedesca trapiantata negli Usa e la giovane ragazza che ha lasciato la Virginia ed è andata a vivere con il proprio fidanzato, sta nel fatto che la prima ha avuto il tempo e la forza per guardare in faccia il proprio vissuto, le proprie colpe e le proprie scelte, e dare ad essi nomi, volti, emozioni, senza rinnegarli e rifiutarli, cosa che invece sta facendo Reba.

Ma andiamo con ordine.

Dicevo che la storia si articola su due livelli temporali distanti, che si alternano facendoci conoscere il presente - in cui conosciamo una Elsie ormai anziana, ma forte, pratica, determinata, e Reba, con i suoi piccoli grandi problemi, le sue paranoie, le sue piccole manie per esorcizzare paure e incubi del passato - e il passato, in cui seguiremo le esperienze drammatiche del periodo della guerra, in Germania.

Al centro vi è sempre lei, l'allora diciassettenne Elsie, figlia di una coppia di panettieri, "Vati" Max e "Mutti" Luana; la ragazza si sta avviando a quello che sarà il suo mestiere nel futuro; siamo in pieno conflitto mondiale, a Garmisch; la famiglia Schmidt sembra condividere le idee di Hitler, il suo (malato) patriottismo, la fissa per la razza ariana pura, l'obbedienza cieca alle regole del Reich, che coinvolgono tanto gli adulti quanto i bambini che devono essere educati secondo sistemi molto ferrei, in cui c'è posto solo per il coraggio e la salute (fisica e mentale).
Elsie e la famiglia ricevono protezione e alimenti per l'attività grazie all'amicizia con un ufficiale nazista, Josef Hub, che chiede la mano di Elsie.
Apparentemente questa richiesta è un fatto positivo e dovrebbe rendere felice la ragazza - come lo sono Vati e Mutti - ma non è così...
Quelli di allora, sono giorni confusi, difficile da comprendere, caratterizzati da paura e terrore..., ma Elsie comincia ad aprire gli occhi sulla follia che permea la mente e le convinzioni dei propri compatrioti (che guardano ad Hitler come il "salvatore della potente Germania") soprattutto quando, non solo si scontrerà con lo squallore di uomini che vogliono approfittare di lei, ma si ritroverà anche davanti alla propria coscienza e alla necessità di mettere in salvo un bambino dalla voce melodiosa ma dalla razza "sbagliata": l'ebreo Tobias, di soli 7 anni.

Attraverso le proprie scelte coraggiose, seppure fatte nel timore di essere scoperta e di essere considerata una traditrice, insieme alla sua ignara famiglia, Elsie ci ricorda che in un posto in cui predomina il male, c'è sempre una goccia di bene che si propaga, che sfida la pazzia dell'uomo, la sua crudeltà cieca, il suo odio senza ragioni per chi è reputato diverso, "inferiore"; ci ricorda che è possibile scegliere se agire bene o male, nonostante attorno a noi la maggior parte delle persone abbia fatto scelte discutibili.
Ci ricorda che la paura delle ritorsioni che gli uomini possono operare nei confronti di colui che additano come traditore degli alti ideali nazionalistici non è affatto più grande della paura che dobbiamo avere di fronte alla nostra coscienza che ci accusa, perchè lì dove avremmo potuto di scegliere di fare il bene, abbiamo scelto di chiudere occhi, orecchie e bocca e di lasciare "semplicemente" che le cose scorressero seguendo un corso che altri hanno deciso.
Ci ricorda che tedesco non era necessariamente sinonimo di nazista e persecutore degli ebrei, e che anche tra la gente semplice si poteva trovare aiuto, compassione.

L'aiuto che Elsie offrirà di nascosto al piccolo ebreo non sarà inutile o vano e farà sì che la stessa Elsie possa dare a se stessa la possibilità di un futuro, di un avvenire lontano da un paese che le ricorda solo dolori, anche se questo potrebbe costarle l'allontanamento dai propri cari, dal padre e dalla madre, dalla amata sorella Hazel, dai figli di lei.
Il destino non sarà sempre crudele e la forte e tenace Elsie avrà le sue occasioni di "riscatto", le esperienze anche tristi l'aiuteranno a crescere.

E Reba?
Seppure in modi differenti, anche la giovane Reba avrà i suoi fantasmi del passato da affrontare, legati soprattutto alla sua famiglia.

Quella di "La figlia dei ricordi" è una storia d'amore, lunga 60 anni.
L'amore dei genitori verso i figli, l'amore (cieco) per degli ideali, l'amore per la famiglia, l'amore per ciò che è giusto, l'amore per il proprio lavoro, l'amore tra un uomo e una donna, l'amore per chi ci ha salvato la vita.
E' una storia di segreti che affondano le proprie radici in un passato che non si stanca di riaffiorare dal mare della memoria; segreti a volte svelati, altri "è meglio che ci seguano nella tomba. Perchè ai vivi fanno solo male", lascia dire l'Autrice alla amareggiata mamma di Elsie.

I personaggi principali - e non solo - ne escono senza dubbio ben tratteggiati e il lettore facilmente si trova ad assumere il punto di vista di Elsie e Reba, senza alcuna confusione.
Ci si sente sempre un po' toccati e commossi nel leggere di situazioni che realmente possono essere accadute a gente comune, lontana da noi nel tempo e nello spazio, eppure vicina nel cuore, perchè l'eco di una tragedia accaduta a tanti innocenti decenni fa è giunta fino a noi, che non possiamo restare indifferenti.

Lettura coinvolgente, sia per lo stile chiaro, scorrevole, vivido, sia per la tematica sempre attuale (anche se, certamente, affrontata abbondantemente in molti romanzi del genere, me ne viene in mente uno: "La chiave di Sarah" della De Rosnay); inevitabile per me la commozione, al pensiero di quanto bene si possa fare pur essendo "soli contro tutti" e di come in diversi momenti drammatici della storia umana la presenza di tanti "angeli" abbia contribuito a non spegnere la fiammella della speranza di chi decide di schierarsi, nonostante tutto e tutti, dalla parte del bene.

Utilissima, per una pasticciona come la sottoscritta, la presenza delle ricette dei buonissimi dolci tedeschi citati nel romanzo.


2 commenti:

Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz