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lunedì 11 marzo 2013

Recensione "Parlami di battaglie, di re e di elefanti" di Mathias Enard



Libro letto in due giorni, per la sua brevità e scorrevolezza.



PARLAMI DI BATTAGLIE, DI RE E DI ELEFANTI
di Mathias Enard

Ed. Rizzoli
La Scala
Trad. Y. Melaouah
188 pp
12 euro
Febr. 2013

Trama

13 maggio 1506: Michelangelo sbarca a Costantinopoli, da cinquant’anni capitale dell’impero turco. Ha lasciato Roma, irritato con papa Giulio
II che gli preferisce altri artisti, per accettare l’invito del sultano Bayazid il Giusto, che gli offre un compito e una sfida: disegnare un ponte che unisca le rive del Bosforo. Lo stesso progetto era stato affidato vent’anni prima a Leonardo da Vinci, e Michelangelo trova irresistibile la prospettiva di riuscire là dove il rivale ha fallito.
Il fascino della città d’oro e di spezie lo avvolge e lo ammalia fin da subito: e tra paggi, schiavi, soldati, elefanti, scimmie, taverne oscure e freschi cortili si fanno avanti due figure ambigue e incantevoli che avvincono l’artista con il potere della danza, del canto, della poesia. Sempre in bilico tra invenzione e ricostruzione storica, questo romanzo è il racconto di un sogno: quello dell’incontro – possibile e mancato – fra il genio del Rinascimento e la magia dell’Oriente.




il mio pensiero

Come dicevo, si tratta di un libro piuttosto breve che si legge velocemente, non tanto o non solo per la mole quanto per la scrittura leggera e fluida che ci narra un episodio che di per sé non sappiamo se sia mai avvenuto (anzi, quasi sicuramente no...!), pur essendovi – come Enard stesso spiega a fine libro – delle documentazioni storiche che in qualche modo vanno a dare un fondo di “veridicità” ad alcuni aspetti della  storia.

Protagonista il grandissimo scultore rinascimentale Michelangelo Buonarroti che, dopo aver “litigato” col terribile e poco amabile papa guerriero, Giulio II per "mancato pagamento" (noi dell’epoca contemporanea a volte, presi dallo sconforto, pensiamo che certi problemi siano tipici dei nostri giorni… ed invece mondo era e mondo è!! Anche a Michelangelo non venivano pagati i lavori fatti, e certo chi glieli commissionava non aveva problemi economici…!), riceve un’offerta di lavoro singolare da un committente altrettanto singolare: il sultano Bayazid gli chiede di realizzare un’opera a Costantinopoli, in cui lo stesso mitico Leonardo Da Vinci anni prima aveva fallito.

Di che si tratta?

Di un ponte, che unisca le rive del Bosforo.

E così il fiero e posatissimo Michelangelo sbarca nella bella città orientale e qui troverà ad accoglierlo il poeta Mesihi, anima sensibile che si affezionerà immediatamente all'artista, ma non solo: ad avvolgerlo e coinvolgerlo, anima e corpo, sarà tutta l’atmosfera, magica e suggestiva, che è tipica dell’Oriente, con i suoi colori, i suoi odori speziati, la sua vivacità, le sue storie lontane e misteriose.

Simbolo di questo miscuglio di sensazioni inebrianti che raggiungono ben più che il solo naso dello scultore fiorentino, è la cantante-ballerina andalusa, il cui nome mai viene citato, ma che saprà, con la sua voce suadente, le sue braccia morbide, le sua mani dal tocco vellutato, dare una vena carica di attraente sensualità al soggiorno dell'italiano nell’odierna Istanbul.

Michelangelo ci viene presentato coma una personalità chiusa, introversa ma anche acuta, osservatrice, intelligente, e non fatichiamo ad immaginarci il grande artista proprio così; con in più qualche piccola mania, come scrivere ed annotare sul suo taccuino anche le più piccole inezie, che pure per lui sono essenziali per immortalare le sue giornate.

Inizialmente, Michelangelo non sembra un granchè ispirato dall’idea di realizzare un ponte; i suoi pensieri vanno all’irritante e potente papa lasciato a Roma, ai suoi “rivali” Bramante, Raffaello, Leonardo; è distratto da pensiero del compenso (di quello che deve ancora ricevere e di ciò che il sultano gli darà), ma pian piano, tra una passeggiata e l’altra, tra serate in taverna ad ascoltare la cantante, tra notti trascorse alla ricerca di sensazioni suggestive, cullato da una voce carezzevole che gli racconta storie di epoche lontane…, l’ispirazione viene ed il progetto del ponte comincia a formarsi nella mete e tra le mani di Michelangelo.

Michelangelo sa che non resterà in eterno a Costantinopoli ma certo non immagina che questo soggiorno non terminerà nel modo più incantevole….

"Parlami di battaglie, di re e di elefanti" non è un romanzo complesso, né per la trama né per i personaggi né per la struttura; l’Autore narra il tutto come un sogno, forse proprio per ricordarci che questo incontro tra lo scultore italiano e la cultura orientale era solo qualcosa di possibile, ma in realtà irrealizzato, che però riesce a mantenere un che di ammaliante; in ogni pagina c'è quella dolce vena nostalgica per un mondo lontano ma ricco di sensualità e sensazioni uniche che forse al maestro Buonarroti sarebbe piaciuto.

Lo stile e la scrittura dell'Autore mi sono piaciute, per l'uso delle parole in un modo davvero affascinante, dove ogni parola è carica di significato e magia; sembra quasi di sentire e vedere ciò che ha attraversato i sensi di Michelangelo nella finzione narrativa.

Nonostante questo, non riesco ad essere generosa nella valutazione complessiva del libro, ma forse questo è dovuto al fatto che l'ho sentito poco a livello di emozioni e coinvolgimento; o forse, non è propriamente il mio genere.... ^_^

2 commenti:

  1. io ho sempre un pò di timore a leggere romanzi in cui i protagonisti sono gli artisti che tanto amo... da brava studentessa di storia dell'arte! ^^
    Non so... ho paura di rimanere delusa, ho paura che gli autori non rendano giustizia a questi grandi maestri o che deformino le loro personalità.

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  2. Ciao claudia!!

    ti capisco, anche se di solito a me piacciono le storie romanzate attorno a personaggi reali!
    solo che in questo caso, non so.... mi ha preso poco.... :D

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz