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sabato 17 agosto 2013

Mini-recensione: IL GOLEM di Gustav Meyrink



Un romanzo gotico, connotato da un'atmosfera cupa, misteriosa, a tratti soffocante, che scaraventa il lettore in una Praga, buia, popolata da personaggi legati al mondo dello spiritismo e dell'occultismo:  un immenso ed interminabile incubo da cui non ci si riesce a svegliare.




IL GOLEM
di Gustav Meyrink



La storia narra di Athasius Pernath, intagliatore di pietre preziose. Un uomo scambia un giorno, nel duomo di Praga, il suo cappello con quello di Pernath, e rivive come in una visione la sua vita nell'antico ghetto di Praga.
Accanto a Pernath sono due figure principali: il vecchio rigattiere Aaron Wassertrum, che funge nel racconto da genio del male; e Hillel, impiegato al municipio ebraico, e che funziona da genio del bene. Vi è inoltre lo studente di medicina Charousek, suo figlio naturale e giustiziere; e Miriam sua figlia.



Il protagonista è colui che scambia il cappello di un certo Pernath vivendo, o meglio rivivendo, degli episodi strambi e un tantino angoscianti, propri della vita di questo individuo.

La storia, che si snoda attorno a questo mastro intagliatore, Pernath, e alle persone che vivono vicino casa sua, a cominciare da Wassertrum, brutto come la morte (ha il labbro leporino e questa caratteristica fisica lo rende, agli occhi del protagonista, sgradevole a guardarsi) non solo fisicamente, ma più che altro moralmente, nell'animo: è infatti malvagio, avaro, pronto a far del male per difendere i propri interessi.

E poi ci sono alcuni grotteschi amici con cui il protagonista trascorre parte del suo tempo e che gli raccontano una serie di storie strane, quale quella del Golem, di cui abbiamo visto qualche notizia in un post  dedicato proprio a questa figura leggendaria.

Questo essere indefinibile e inquietante si intreccia con gli incubi claustrofobici del protagonista, che spesso e volentieri si ritroverà a vivere esperienze "extra-corporali", come se uscisse dal proprio corpo o dalla propria anima per guardarsi dall'esterno, o meglio ancora, come se sentisse di "sdoppiarsi" in un altro Io, che lo fissa e gli si rivela in determinati momenti.

C'è il tisico e magrissimo Charousek, che vive solo ed unicamente per vendicarsi del rigattiere malvagio; ma soprattutto ci sono il rabbino Hillel, visto come figura positiva, saggia, con una grande conoscenza di tutti i segreti della cabala ebraica, e sua figlia Miriam.
Miriam è l'unico personaggio che mi ha colpito positivamente, perchè è ingenua, semplice, fiduciosa: vive ogni giorno aspettando un miracolo, che non è necessariamente qualcosa di grandioso, ma anche solo trovare una monetina per poter comprare qualcosa da mangiare giorno per giorno.

A un certo punto, tra i deliri cui è soggetto il protagonista - che a volte si immedesima totalmente in Pernath, altre volte capisce che non è lui e questo lo fa sentire enormemente a disagio, fuori da se stesso - c'è anche un episodio che ha un che di kafkiano: l'uomo viene accusato di un omicidio ingiustamente e trascorrerà dei mesi in prigione, in una cella piccola ed angusta, al buio.

Tutto il libro è attraversato da un'atmosfera cupa, misteriosa, a tratti soffocante, se ci si immagina davvero per le strade di Praga, al buio, "inseguiti" da storie e personaggi legati al mondo dello spiritismo e dell'occultismo, come in un immenso ed interminabile incubo da cui non ci si riesce a svegliare.
Devo dire che il finale non mi ha spiazzato in male ma in bene, perchè se fosse finito diversamente da come l'ha pensato l'Autore, davvero poi non c'avrei capito nulla e mezzo.

Insomma, ve lo consiglio o no....?
Sì, se siete tra coloro cui piacciono le storie al limite della follia, dell'allucinazione, un po' inquietanti, con personaggi loschi e atmosfere surreali e "gothic", allora potrebbe piacervi e, magari, attirarvi verso Praga, che è una città bellissima! ^_^

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz