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venerdì 6 settembre 2013

Breve recensione: L'ABBAZIA DI NORTHANGER di Jane Austen



Libro terminato ieri e recensito oggi!!

L'ABBAZIA DI NORTHANGER
di Jane Austen


Ed. Garzanti
216 pp
8.60 euro
Sinossi

L'Abbazia di Northanger, antica dimora medievale del futuro suocero, accende l'immaginazione della protagonista: Catherine, una giovane ingenuamente romantica, nutrita dalla lettura di libri tenebrosi, che fantastica di misteri e delitti inesistenti.
Questa cornice "noir", entro la quale si svolge una storia d'amore contrastata, è resa dalla Austen con vena ironica, leggera ma graffiante, che percorre tutto il romanzo e che affianca, come scrive Bertolucci, «quella sua qualità suprema, che è solo sua e di certi pittori del Seicento olandese, di dare la vita di tutti i giorni nel quieto brusio delle faccende quotidiane».

L'abbazia di Northanger (Northanger Abbey), pubblicato in Italia anche con i titoli Caterina e Katherine Morland è forse il romanzo meno conosciuto e meno di successo di Jane Austen: fu terminato nel 1803, ma fu pubblicato solo nel 1818, dopo la morte della scrittrice.

il mio pensiero

L'abbazia di Northanger è stata una lettura leggera e piacevole, in cui ho ritrovato tutta la bella ironia della Austen e il suo modo di scrivere sempre fresco, frizzante, presentandoci la sua eroina con tutte quelle caratteristiche che la rendono in realtà un'anti-eroina, collocando i suoi personaggi, spesso volutamente vanesi, sciocchini, ma anche ingenui, passionali al momento giusto, in un contesto superficiale, fatto di balli, ricevimenti, mariti da "accalappiare", pomeriggi a chiacchierare con le amiche nelle sale da tè....
E subito la nostra Autrice ci avverte che la sua protagonista, Catherine Morland, a prima vista non ha proprio l'aria di un'eroina, ma evidentemente proprio questo la rende la candidata ideale ad esserlo...!

Nessuno che avesse conosciuto Catherine Morland nella sua infanzia 
avrebbe mai immaginato che fosse nata per essere un'eroina. 
La sua condizione sociale, il carattere del padre e della madre, 
il suo aspetto e la sua indole, era tutto ugualmente contro di lei.


Catherine è una giovinetta pacifica, ingenua, semplice, sognatrice; ama leggere i romani gotici, in particolare va matta per I misteri di Udolfo della Radcliffe, così densi di orrore e mistero.
Dalla tranquilla Fullerton, Catherine va a stare un periodo presso amici di famiglia, Mr e Mrs Allen, nella divertente e mondana Bath.
Qui conosce diverse persone, tra cui l'aitante giovanotto Henry Tilney, un vero gentiluomo, di cui si infatua praticamente subito, dopo aver ballato con lui una sera; ma soprattutto, ad offrirle amicizia, c'è Isabella Thorpe, una ragazza un po' più grande di lei, dall'aria di chi può dispensar consigli alla giovane amica perchè ha "vissuto" di più e conosce meglio le persone, gli uomini in particolare.
La simpatica verve di Jane ci fa conoscere subito la vera natura civettuola e un po' opportunista della vivace Isabella, che ha sempre gli occhi impegnati a puntare baldi giovanotti; e questi occhi astuti si posano sul bel fratello maggiore di Catherine, James.
I due si fidanzeranno e a Catherine tanta felicità non par vera: lei ed Isabella sono come sorelle e adesso lo potranno diventare davvero!
Certo, ogni tanto si sente qualche discorsetto riguardante i soldi e le rendite di famiglia, che non proprio fanno onore al sentimento che dovrebbe stare alla base di un legame amoroso.... ma Catherine è talmente ingenua da non cogliere sfumature importanti, che pure parrebbero tanto evidenti.
A complicar le cose, la conoscenza della sorella di Henry Tilney, Eleonor, graziosa e discreta, con cui Catherine lega a tutti i costi (inizialmente per interesse verso Henry) e che la farà un po' allontanare da Isabella, che intanto, benchè fidanzata con il giovane Morland, sembra fare gli occhi dolci ad un altro bel ragazzo...
Catherine legge e sogna di poter un giorno conoscere e vivere in qualche bellissimo edificio antico, di quelli con tante stanze, corridoi lunghi, finestre alte, volte in stile gotico, camere chiuse a chiave dentro le quali chissà quali segreti terribili sono nascosti da anni...
Leggi oggi, leggi domani, il desiderio di vivere in prima persona un'avventura da "piccoli brividi" la immerge in un mondo tutto suo, fantastico, in cui lei diventa protagonista di eventi inquietanti...
A dar manforte a questi pensieri di sognatrice, c'è il soggiorno presso l'amica Eleonor, dietro invito del di lei padre, l'altezzoso e distinto generale Tinley, e il luogo manda in visibilio la nostra protagonista: l'abbazia di Northanger.
Quale migliore occasione per dare sfogo alla propria fervida immaginazione...., se non tra quelle mura maestose, quelle stanze grandi, la presenza di cassapanche misteriose, imposte che sbattono paurosamente al primo colpo di vento, e soprattutto la strana persona del generale, gentile sì con la propria ospite, ma pure così duro, sempre sull'orlo di dar corso all'ira....?
Forse quest'uomo nasconde qualche segreto, qualche malefatta che ha tenuto ben nascosta?
Tra elucubrazioni mentali che la metteranno in imbarazzo verso se stessa e soprattutto verso Henry, scontrosità ingiustificate, dispetti perpetrati da innamorati respinti, amicizie concluse e fidanzamenti rotti, Catherine giungerà alla fine al suo happy ending, degno di un romanzo in cui la propria eroina deve trionfare per forza di cose...!!

Come dicevo, questo breve romanzo dalle sfumature leggermente noir, è attraversato pagina dopo pagina dall'amabile ironia, intelligente ed arguta, della sua Autrice, che ci fa sorridere quando calca la mano sull'ingenuità di Catherine, che riceverà qualche "dritta" dal razionale, comprensivo e saggio Henry; o quando ci rivela la civetteria e la superficialità di Isabella nel correre dietro ai soldi prima ancora che ai ragazzi...

E' un classico molto carino, soprattutto per chi ama l'autrice in questione e ne apprezza l'arguzia e il suo dar spazio al tema sentimentale senza scadere mai nel patetico!



con questo classico
partecipo alla sfida




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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz