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lunedì 2 settembre 2013

Recensione: COME UNA ROSA D'INVERNO di Jennifer Donnelly



Recensione notturna...
Uff, non ho trovato un attimo per scrivere, ero più presente in vacanza!!

Eccomi con una recensione, è uno dei libri terminati in vacanza, appunto.

COME UNA ROSA D'INVERNO
di Jennifer Donnelly


Come una rosa d'inverno
Ed. Sonzogno
880 pp
11,90 euro
2013
Trama

La storia inizia sulle sponde del Tamigi, è l'anno 1900: le desolate strade dei sobborghi londinesi non sono il luogo adatto per una ragazza per bene come India Selwyn Jones, una bellezza aristocratica il cui animo generoso la spinge ad abbracciare grandi ideali. Ha scelto di essere medico e, grazie all'ambiente in cui è cresciuta e alla stima dei suoi insegnanti, potrebbe esercitare la professione nei più prestigiosi ospedali della città. Ma India ha la testa dura e vuole portare aiuto dove ce ne è più bisogno, tra i poveri e i disperati. Proprio in questi sordidi vicoli, tra ladri, prostitute e sognatori, India si trova a dover curare, salvandogli la vita, il più famoso gangster di Londra, Sid Malone, cinico, spietato, conturbante. Malone è l'esatto contrario dell'elegante fidanzato di India, una stella nascente del Parlamento inglese. Nonostante la repulsione per un uomo che rappresenta tutto ciò che lei detesta, poco alla volta India si lascerà attrarre dalla complessa personalità del malvivente, intrigata dal suo misterioso passato. Inevitabilmente, pur cercando di resistere ai loro sentimenti, i due si ritrovano l'uno nella braccia dell'altro. È un amore appassionato, sconveniente, in cui l'estasi si alterna alla sofferenza, e che provoca distruzioni quali non avrebbero mai potuto immaginare. Spaziando da Londra al Kenya, fino alle remote e selvagge coste della California, Come una rosa d'inverno è un'avventura mozzafiato, un'epopea romanzesca, ricca di personaggi e situazioni, da gustare pagina per pagina, dove il piacere di una narrazione "classica" si combina con la sensibilità di uno sguardo contemporaneo.



il mio pensiero

Come una rosa d’inverno è il prosieguo di I giorni del tè e delle rose e vi troveremo, in effetti, moltissimi personaggi già incontrati nel primo romanzo.
Saranno, di conseguenza, inevitabili alcuni spoiler del primo libro, per poter parlare del secondo; li evidenzierò in scuro, in modo che potrete scegliere voi stessi se leggerli o meno!
Anzitutto, ritroviamo la protagonista del precedente romanzo, Fiona Finnegan, che è diventata un’imprenditrice di tè di primo livello; vive a Londra con l’amato marito Joe Bristow, la piccola figlioletta Katie, ed è in attesa del secondo figlio.
Tutto va bene, è felice e vive nel benessere ma c’è qualcosa che l’angustia: il fratello Charlie, che nel precedente libro abbiamo scoperto essere vivo, ormai fa vita da criminale, domina nella parte orientale di Londra, spadroneggia in Whitechapel, supportato da scagnozzi spietati e avidi di potere.
Si fa chiamare Sid Malone e non ha alcuna intenzione di cambiare vita e di ripescare il proprio passato, tant’è che decide di allontanare anche l’unica persona di famiglia che ancora gli vuol bene e che sa della sua nuova identità: Fiona
Ma quest’ultima è sempre la donna determinata e testarda che il lettore ha imparato a conoscere: quando si mette in testa una cosa, è difficile fargliela togliere e ciò che Fiona desidera più di ogni altro, convinta che questo la renderà completamente felice, è avere il suo Charlie con sé…
Emerge, di Fiona, un tratto caratteriale che era solo accennato nel precedente romanzo: essendo lei una donna che quando ama, ama completamente, con tutta se stessa, in modo appassionato e totale, finisce purtroppo per mettere i propri desideri e la propria volontà davanti a ciò che vogliono i propri cari, arrogandosi il diritto di decidere per loro, di scegliere cosa è giusto e cosa non lo è, ignorando il punto di vista altrui.
Questa caratteristica, lungi dal rendere Fiona “antipatica”, me l’ha resa anzi più “umana”, meno ideale, meno eroina a tutti i costi; senza considerare, poi, che i suoi errori saranno alla base di tante vicende in cui Sid e lo stesso Joe – che resta, anche qui, il punto di riferimento principale per Fiona, la sua “roccaforte”, con il suo equilibrio, la sua capacità di giudizio, la sua comprensione – saranno coinvolti molto da vicino.
Parallelamente al filone narrativo che coinvolge la testarda Fiona, c’è quello principale che vede protagonista l’altrettanto forte e coraggiosa dottoressa India Jones.
India è figlia di una nobile e ricca famiglia inglese ma, a motivo delle proprie scelte di studio e professionali, è stata ripudiata dalla propria famiglia; sua madre, in particolare, non approva che la figlia abbia intrapreso Medicina e desidera che smetta di avere in testa le bizzarre idee di aprire una clinica a Whitechapel e faccia ciò che a una donna del suo rango e del suo tempo, è richiesto: sposarsi con un buon partito, essere una buona moglie e una brava madre, evitando ogni forma di scandalo.
Ma India è uno spirito libero, indipendente e mai sopporterebbe una vita in gabbia, tanto più in una soffocante gabbia d’oro: lei vuol fare il medico e esercitare la propria professione nel modo più serio possibile.
La gavetta di India avverrà nello studio dell’arrogante e chiuso dottor Gifford, che però non esercita la propria professione di medico con vera professionalità, tenendo conto delle reali e concrete esigenze dei pazienti, i quali vengono tutti dalla povera e malfamata Whitechapel.
whitechapel, 1938
(fanpop)
Sono mamme disperate, magre e ammalate, con al seguito figli ancor più magri, cresciuti con qualche patata; sono giovani donne che per sopravvivere fanno “la bella vita”, finendo per contrarre malattie veneree che le portano alla morte o comunque ad una vita al limite della sopportazione; sono uomini che devono spaccarsi la schiena e lavorare a condizioni vergognose ogni giorno, costretti poi a saltare  “il pranzo” e “la cena” per non sottrarre il poco cibo che è in casa ai propri figli.
È gente che passa come un’ombra lungo le strade di Whitechapel, raccattando pezzi di pane e di felicità, arrancando, strappando a morsi l’esistenza, ormai senza neanche più sperare che qualcosa cambi.

E India, razionale ed efficiente, vuole immergersi in tutto questo per aiutare, portare un minimo di “educazione sanitaria e alimentare” che dia ai poveri dell’East London la possibilità di vivere un po’ più dignitosamente, di prendersi realmente cura di sé e dei propri bambini, per allontanare quanto più possibile lo spauracchio delle malattie e della morte per consunzione.
Ma i buoni e giusti principi studiati sui libri universitari servono fino a un certo punto; India è un buon dottore, ma per essere davvero utile alla povera gente, deve imparare a sporcarsi le mani, calarsi nelle situazioni più pietose, guardando le cose dal punto di vista dei malati, dando loro ciò di cui hanno bisogno per star meglio senza ignorare il luogo in cui vivono, ciò di cui concretamente dispongono.
E se il retrogrado Gifford – col suo atteggiamento arrogante, presuntuoso, maschilista, indifferente e con il suo moralismo crudele e per nulla caritatevole – non è in grado di dare alla gente ciò di cui abbisogna, beh, ci penserà India, insieme alla sveglia e pratica infermiera, Ella Moscowitz, di origini ebraiche.

Il sogno di aprire una clinica tutta loro a Whitechapel, in cui curare in particolare e gratuitamente donne e bambini, si profila davanti ai loro occhi, entusiasmando i loro animi.
Ma mancano i fondi…
E qui entra in gioco il protagonista maschile del nostro romanzo: Sid Malone.

Sid vive in un mondo povero e disperato, che si muove attraverso i tentacoli della droga, della prostituzione, delle rapine, degli omicidi.
Quando la sua vita si incrocerà con quella di India, egli verrà messo in qualche modo di fronte ad uno specchio – lo specchio dell’onestà a tutti i costi – che gli rifletterà un’immagine di sé davvero brutta, che lui stesso detesta.
Sid non è nato criminale, come nessun uomo nasce ladro, assassino, spacciatore.
Sid ha frequentato la scuola sbagliata; la scuola delle strade di Whitechapel.
Sid ha avuto fretta di fuggire da una tragedia familiare in cui è rimasto solo, spaventato e abbandonato e che l’ha reso duro, per esigenze di sopravvivenza.
Scopriremo che Sid ha fatto esperienze, in carcere in particolare, davvero tristi, che hanno influito moltissimo sul suo carattere e che l’hanno reso apparentemente senza pietà.
E se India, con la sua personalità forte, retta, i suoi principi, metterà in crisi il “cattivo” Sid, questi saprà darle “consigli” pratici su come avvicinarsi ai suoi poveri e disgraziati pazienti, che lui – proveniente dallo stesso ambiente – conosce meglio di lei.

E come in ogni rapporto sentimentale che si rispetti, i due daranno e riceveranno reciprocamente, mentre la scintilla di un sentimento farà pian piano capolino tra loro, per poi diventare una fiamma di passione e amore, nonostante gli ostacoli.

Sid e India, diversi per origini, cultura, professione, principi e valori morali, eppure così simili per la propria natura forte, ribelle ai conformismi, capace di sacrificare se stessi per i propri ideali.
Due anime sole, smarrite, ferite che sapranno darsi “guarigione” attraverso un amore unico, solido, inestinguibile.
Un amore che andrà oltre le leggi che regolano il mondo della criminalità organizzata; un amore che andrà oltre i meccanismi oscuri e perversi di uomini assetati di potere; un amore che andrà oltre gli anni di silenzi, oltre le verità nascoste; un amore che sa aspettare, perdonare, ricominciare.
E così, tra dibattiti politici che vedono Joe impegnato per portare scuole ed ospedali a Whitechapel, cliniche improvvisate in cui tentare di salvare vite, matrimoni infelici accettati per scongiurare conseguenze peggiori, omicidi architettati da menti malvagie, famiglie che si ricongiungono dopo anni di lontananza, India e Sid vivranno un amore contrastato, che spesso li vedrà lontani.
Riusciranno ad essere felici insieme?

Questo secondo appuntamento con la Donnelly mi è molto piaciuto, è stata una bella lettura, mi piace il modo che l’Autrice ha di calare il lettore nei bassifondi del malfamato quartiere londinese; mi piace il modo di presentarci il personaggio femminile, sempre una personalità forte, determinata, che però non nasconde le proprie fragilità di donna.
Ho apprezzato India anche come medico, soprattutto per la sua evoluzione, per il suo saper far marcia indietro quando certi principi teorici (a volte anche morali, etici) non servivano a salvare vite umane perché troppo lontane dalla realtà.
Anche Sid è un bel personaggio, ma devo dire che ce n'è un altro che nella sua negatività mi ha colpito maggiormente (non vi dico chi è perchè.. vi direi davvero troppo!).
Dosate le scene d’amore, non eccessivamente dettagliate, comunque mai volgari e sempre connotate da dolcezza e tenerezza, forse anche troppa per un uomo pratico e “tosto” come Sid; ma si sa, quando si è innamorati…
Devo dire che le peripezie vissute da India e Sid, soprattutto nell’ultima parte, in cui lo scenario è momentaneamente diverso da Londra, mi son sembrate fin troppo “avventurose”, in certi momenti forzati, quasi inverosimili, ma insomma, è un romanzo e tutto ciò che accade deve poi incastrarsi con il finale.
È presente anche un’altra storia, accennata e alle prime battute, che è quella tra il fratellino minore di Fiona, Seamus, e la sua inossidabile amica Willa, entrambi patiti per le arrampicate e le montagne da scalare…
E “La rosa selvatica”, il terzo volume della trilogia della Donnelly, sarà del resto proprio incentrata su di loro.
Ma questa è un’altra storia e non l’ho ancora letta!



Consiglio il libro ovviamente in special modo a coloro che amano il genere romance e che non disdegnano di respirare storie lunghe, che si protraggono nel tempo, e dalle vicende intricate al punto giusto.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz