Ultimo libro letto:
MARA NON GIOCA A DADI
di Luciano Modica
Ed. Runa 228 pp 16 euro |
Trama
“…Privitera aveva comunque ben chiaro quanto reato e peccato fossero categorie diverse; lui, senza dubbio, era della prima che doveva occuparsi. Quanto all’anima nera degli uomini, teneva sempre ben a mente ciò che qualcuno aveva intuito prima di lui: la gravezza del peccato dipende dall'imperscrutabile malizia del cuore…”.
Mara non gioca a dadi è un noir incalzante che avvince il lettore sin dalle primissime pagine, ed in cui la trama si lega a filo doppio a riflessioni sul senso del male, sul caso e sulla capacità del singolo di scendere in guerra con il proprio destino.
L'autore.
Luciano Modica è nato a Siracusa il 1 aprile 1967.
Laureato in economia, e in procinto di acquisire una seconda laurea in legge, si occupa principalmente dell’amministrazione giudiziaria di aziende sequestrate alla criminalità organizzata.
Luciano Modica vive in Sicilia, “diviso” tra la città nera (Catania) e la città bianca (Siracusa).
Un’indomita curiosità intellettuale e la passione per il giallo e per il noir, lo portano a scrivere il suo primo romanzo “Mara non gioca a dadi”, frutto di mille contaminazioni umane e letterarie e infinite contraddizioni che scaturiscono dall’interesse per la filosofia (sia occidentale che orientale) per la fisica teorica e per la psicanalisi.
recensioni |
Mara non gioca a dadi è una lettura alla quale mi sono approcciata con curiosità, a partire dal titolo, in quanto non capivo cosa potesse, con esso, intendere l'Autore.
Ovviamente, leggendo, le domande hanno trovato risposta e dico subito che la lettura di questo noir è stata molto piacevole.
Ma partiamo dall'inizio.
La Mara del titolo è praticamente la protagonista del libro, anche se accanto ad essa ci sono comunque altri personaggi non meno importanti.
Mara è una giovane donna che fa "il mestiere più antico del mondo"; lavora alle dipendenza di un certo Mario, che altro non è che uno dei "papponi" cui in qualche modo lei deve rendere conto, ma in realtà lui stesso a sua volta è sottoposto ad altri delinquenti ("più in alto nella scala gerarchica") che in città controllano non solo il giro di prostituzione, ma anche dello spaccio di droga ed altri affari loschi; il tutto in perfetto "stile mafioso", con tanto di organizzazione interna curata nei minimi dettagli.
Una ragnatela oscura e feroce nella quale Mara è impigliata, sì, ma fino ad allora senza che questo le abbia recato chissà quali problemi.
Problemi che iniziano nel momento in cui lei commette un'azione "fuori controllo", che richiederà l'intervento tempestivo dei "capi", soprattutto di un certo Franco, leader mafioso crudele e affamato di potere e soldi.
Ma qual è questa azione che scatenerà le ire dei capi nei confronti della povera Mara?
Tutto parte da una sera qualunque, in cui Mara è come sempre sulla strada, a "lavorare"; piove e una macchina l'avvicina, ma diversamente dalle altre volte, non è un cliente, non è un uomo che vuole usare il suo corpo per soddisfare le proprie voglie viscide.
No, questa volta l'uomo che l'avvicina e le chiede di salire in macchina, vuole solo una cosa: essere gentile, darle un passaggio per toglierla dalla pioggia scrosciante.
Mara sale in macchina, con fare circospetto; le puzza che quel giovane dall'aria gentile e un po' imbarazzata non le chieda di "esercitare il proprio mestiere"; lo stupore raggiunge il culmine quando, in seguito ad una crisi epilettica acuta, Mara perde i sensi in auto e l'uomo la porta subito al pronto soccorso, aspettandola in corridoio finché lei non viene dimessa.
Mara non capisce: perchè quello sconosciuto è così gentile con lei, che è solo una prostituta?
Non può essere che una persona sia gentile senza voler nulla in cambio; Mara non si fida, lei alle cortesie non è abituata, è abituata piuttosto a gesti e parole ruvide, ciniche, frettolose, indifferenti, a mani che la toccano con concupiscenza e egoismo, senza preoccuparsi di cosa provi lei....
La reazione di Mara davanti a un'affabilità sconosciuta e apparentemente ingiustificata è inaspettata e violenta: accoltella l'uomo - che si chiama Luca - e fugge via.
Questo gesto folle e sconsiderato mette in moto una serie di reazioni a catena, che vedranno coinvolti i delinquenti della cosca mafiosa per cui Mara lavora, impegnati ad acchiappare la donna e a mandarla via dall'Italia, prima che combini altri guai; ma ad intralciare i piani dei mafiosi di zona ci penseranno non solo la stessa donna - che da quel gesto, scoprirà dentro di sè un'energia ed un istinto di sopravvivenza che non pensava di avere - ma anche il giovane accoltellato, Luca - che non subirà gravi danni e che in qualche modo verrà "affascinato" da quella strana ragazza, che gli si presenta davanti all'ospedale per chiedergli scusa, innescando in lui contrastanti sentimenti, di paura e confusione ma anche di protezione - e soprattutto la polizia, nella persona del commissario Privitera.
Privitera è un uomo intelligente, un grande osservatore della realtà e un acuto "pensatore", affascinato dalla psicologia junghiana e dalla filosofia orientale, attorno alla quale intraprende lunghe e articolate conversazioni con un amico ferrato sull'argomento, grazie al quale riuscirà a soffermare la propria attenzione su alcuni aspetti della faccenda di Mara e dell'organizzazione criminale che c'è dietro di lei, ben più grossa e pericolosa di quella da lui stesso immaginata fino a quel momento e che richiederà tutto il suo ingegno e le sue capacità investigative per combatterla.
Il titolo del libro viene spiegato nel corso della narrazione, durante le discussioni filosofiche di Privitera con il suo amico filosofo, che gli darà il suo aiuto attraverso il concetto di karma, che vede l'azione e la volontà dell'uomo soggette alla relazione di causa-effetto; forse in molti ricorderanno che l'espressione "giocare a dadi" fu nominata dallo scienziato Einstein, quando dichiarò che "Dio non gioa a dadi col mondo" e l'Autore, con il suo romanzo, aggiunge: neanche Mara!
Le vicende narrate sono molto interessanti perchè collocate in contesti di vita vera, "tosta", in un mondo difficile, duro, che ha le proprie crudeli regole, la cui violazione viene caramente pagata, anche con la morte.
Ed è infatti un libro in cui c'è spazio per le vendette, per le minacce, per le crudeltà, ma in mezzo a tutto lo squallore di cui l'essere umano è capace, c'è sempre uno spiraglio di bene.
Ci sono l'onestà e l'integrità di un commissario di polizia che si appassiona al "caso Mara" non solo per una questione professionale, ma anche umana, e che cercherà di risolverla andando fino in fondo, anche se questo lo porterà a guardare in faccia il male e a doverlo individuare lì dove non avrebbe voluto scorgerlo.
C'è la gentilezza, la nobiltà d'animo di un giovane che decide di non aver paura di ciò che è diverso da lui e che pure lo attrae, ma di calarsi nella storia di una ragazza infelice e sola, che nonostante i modi silenziosi e diffidenti, nasconde un gran bisogno di relazioni umane vere,
E c'è il diritto di riscatto, di riappropriarsi di sè e della propria vita, del diritto di poter decidere per se stessa, anche se questo a volte può richiedere il tirar fuori quella parte nascosta ed oscura di noi e che non sapevamo esistesse, ma che è pronta ad uscir fuori e a farsi sentire - anche con la violenza, con la fredda lucidità di chi programma il proprio piano di vendetta - per poter finalmente spezzare le catene della "schiavitù" da un tipo di vita che vita non era.
Il libro scorre con molta fluidità, il ritmo è sempre incalzante, dinamico, il punto di vista passa alternativamente da quello di Mara a quello del commissario, da quello di Luca ai mafiosi, così da dare un'ampia e completa prospettiva delle azioni e delle loro motivazioni profonde.
Linguaggio vicino alla realtà, personaggi credibili, sufficientemente delineati, scene dinamiche e un finale positivo, che dà un messaggio di speranza sulla possibilità, da parte di ogni uomo, di decidere del corso della propria vita e di esserne protagonisti.
Lo consiglio!!!
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz