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lunedì 11 novembre 2013

Recensione HO SPOSATO UNO STRUZZO di Antonietta e Silvia Scarabelli



Come anticipato, ecco la seconda recensione di un e-book che dovevo leggere già da un po' di tempo.
Per esso ringrazio le autrici Antonietta e Silvia Scarabelli.

HO SPOSATO UNO STRUZZO
di Antonietta e Silvia Scarabelli


Ed. Butterfly
collana Tracce
105 pp
12 euro
Gennaio 2013
TRAMA

Anna è una donna come tante: una relazione finita, un licenziamento alle spalle e un lavoro part-time. La vita di Anna, tuttavia, sta per subire una svolta: il portafogli di un tale Arturo Bonomi trovato per strada, l’amicizia con la signora Tina che abita nella casa dai gerani rossi e, soprattutto, un’incredibile proposta di matrimonio in arrivo.
Tuttavia, sarà davvero azzurro questo principe apparso dal nulla?
Con questo romanzo psicologico, Antonietta e Silvia Scarabelli dipingono a tinte vivaci la storia di una donna come noi, timida e sensuale, coraggiosa e timorosa allo stesso tempo.
Una protagonista concreta nelle mani della quale le autrici pongono il segreto stesso della felicità: il coraggio di credere in se stessi e di riaprirsi all'amore, sotto qualunque forma esso si presenti." Una vita già ricca di avvenimenti spiacevoli che, come si suol dire, fortificano...ma fino a che punto è vera questa citazione?
Qual è la linea che determina la fortificazione allo smarrimento?
Spesso ci troviamo catapultati in un viaggio non programmato, le circostanze, oppure il destino, mettono sul tuo percorso persone che hanno la capacità di condizionare le tue scelte.
La vita sembra ti offra quell'opportunità che cercavi, ti senti stimolato, appagato, e credi sia finalmente giunto il momento di gioire.
Proiettato in questa nuova esperienza, sottovaluti le avvisaglie. Convinto che l'amore possa superare ogni ostacolo, hai la presunzione di poter modificare alcuni tratti della personalità altrui e non ti accorgi o non vuoi accettare la realtà: le persone non cambiano!


recensione

Ho sposato uno struzzo è una storia che parte da un evento casuale e accidentale: il ritrovamento di un portafoglio, un evento assolutamente banale che però riesce a cambiare la vita di chi lo trova.

“Avrà trovato un sacco di soldi in quel benedetto portafoglio!”, penserà qualcuno, ed io rispondo: “Beh, tanto lontano non ci sei andato”!, ma, sapete, come non troppo spesso si sente in tv, qualcuno dalla coscienza troppo candida per tenersi il danaro fortuitamente trovato, esiste ancora e la protagonista fa parte di questa non eccessivamente fornita schiera.

Anna Favarella è la protagonista della nostra storia; ha poco più di 40 anni, è una bella donna, affascinante, buona, posata, tranquilla e single; ha una zia cui è molto affezionata, zia Angela, che l’ha praticamente cresciuta, ma è stata costretta a metterla in una casa di riposo per ragioni economiche.

Anna vive sola, ha una grande amica, Lucia e, in un pomeriggio qualunque, seduta su una panchina qualunque, incontra una simpatica donna avanti con l’età, Tina, arzilla, arguta, saggia, con la quale immediatamente nasce un rapporto di simpatia ed amicizia sincero.

Il caso vuole che la povera Anna (che da poco si è ritrovata senza lavoro ma con un mutuo addosso) trovi per caso il famigerato portafoglio, con dentro tanto i documenti del proprietario, quanto del denaro (e neanche poco).

Che fare? Tenere i soldi, visto che possono servire, o fare l’onesta e restituire?

Anna sceglie la seconda opzione ma la cosa non finisce qui: l’uomo, tale Arturo Bonomi, benestante, desidera ringraziarla di persona e la invita pure a cena.

Incredibile come si possa fare il piacione dal primo nanosecondo…!
Incredibile e veloce l’approccio di lui, da predatore, e – nonostante l’iniziale ritrosia pudica di lei davanti a un atteggiamento palesemente da “cascamorto” – il subitaneo innamoramento tra i due, che si frequentano e nel giro di qualche settimane si fidanzano e decidono pure di sposarsi….!!!

Roba che accade nelle favole, vero?

Eppure non è infrequente che accada anche nella realtà, soprattutto quando i due soggetti in questione sono già più che adulti e, soprattutto, soli e desiderosi di conoscere la propria anima gemella.

Il sentimento e la passione scattano immediati tra Anna ed Arturo e, malgrado i consigli delle amiche Tina e Lucia di non prendere decisioni avventate, legandosi per la vita ad un uomo che si conosce da poco, i due convolano a giuste nozze in pochi mesi.

E tutti vissero felici e contenti?

Hum.. sarebbe troppo bello, e certo la storia raccontata dalle sorelle Scarabelli avrebbe ben poco da lasciarci, se finisse così.

Un noto proverbio recita: “dopo i confetti… i difetti!” ed è quello che Anna dovrà affrontare nella propria vita matrimoniale.

Perché purtroppo l’uomo che ha sposato mostra da subito la vera natura; non è cattivo, non è un farabutto, un ubriacone o un disonesto ma ha un problema di natura psichica che non si rivela in modo immediato e “pericoloso”, ma che esce fuori gradualmente, manifestandosi in modo palese solo agli occhi di chi ci vive accanto, giorno per giorno: è un maniaco dell’ordine e della pulizia.
Ma non nel senso che semplicemente ama la pulizia e l’ordine…, ma è proprio ossessionato da questo, sempre alla continua ed ossessiva ricerca che tutto, ma proprio tutto, sia al suo posto: dagli oggetti dentro casa all’automobile, dalla cucina alla camera da letto….

Vedere qualcosa fuori posto lo fa “sbroccare”, gli fa partire l’embolo; venire contraddetto sui suoi desideri di ordine e rigore...? Ancora peggio!!, perchè genera in lui reazioni che possono arrivare all’aggressività.

Anna ed Arturo si amano sinceramente e la moglie, nel vedere questo difetto del marito, non pensa immediatamente “Oddio, ma chi ho sposato??! Meglio fuggire da questa casa di pazzi maniaci!”, ma cerca di capire il perché di questo comportamento bizzarro e spiacevole del maritino.

Scopre, tra le carte nascoste nel suo studio, un episodio della vita passata di lui che non gli fa molto onore e che va a confermare i suoi timori, cioè che il problema di Arturo non sia un semplice difetto caratteriale – come tutti ne hanno – ma qualcosa che necessita di cure precise e psicoterapie.

Mi fermo qui con la trama perché, andando oltre, finirei per dirvi troppo, ma vi lascio con l’indizio che, quando l’amore c’è, si fa di tutto per risolvere i problemi; ma spesso, accade che non tutti prendano facilmente coscienza di avere un reale problema (tranquillamente classificato pure dal DSM - Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) e se non c’è questa personale e necessaria presa di coscienza, la soluzione non arriverà mai!!!

Arturo è disposto a comprendere le ragioni di Anna a voler andar via di casa se lui non si fa vedere da uno psicologo?

Purtroppo, non è così automatico che una persona affetta da disturbi – come quello delle fobie e delle ossessioni – ammetta di averli e richieda/accetti le cure adeguate; infatti, Arturo è il tipico esempio di persona un po’ egoista, narcisista, concentrata su se stessa, che pretende amore, comprensione e fedeltà senza essere disposto a darne lui stesso.

Forse se Anna non si lascia spaventare e prosegue nel suo intento di lasciar solo il marito affinchè decida di curarsi, Arturo per amore cambierà?

O forse se arrivasse un figlio?

O se anche la sorella di lui si mettesse in mezzo a sostenere la cognata, in barba al sostegno puerile (e dannoso!) della madre verso il figlio?

A voi lascio la curiosità di scoprire se l’amore può guarire o meno…, e di seguire le vicende della coraggiosa ma poco fortunata Anna, che dovrà barcamenarsi tra un marito non proprio sano di mente, una suocera formato strega, un’amica confusa e un lutto improvviso, con tanto di depressione…

Ho sposato uno struzzo è un romanzo breve che racconta una storia molto realistica (fatta eccezione per l’innamoramento troppo veloce, ma come ho detto all’inizio, anche questo non è impossibile che avvenga nella realtà…!), scritta con un linguaggio altrettanto realistico, quotidiano, dialoghi abbondanti che danno dinamicità alle scene e che, insieme ai momenti di riflessione (tanto di Anna quanto di Arturo), ci aiutano ad inquadrare i caratteri dei personaggi.

Dal punto di vista della forma, il libro ha le sue imperfezioni, ma potrei immaginare che sia dovuto al fatto che io ho la versione in pdf e magari non corretta.

La storia l’ho trovata interessante, il titolo incuriosisce e nel corso delle vicende è la stessa Anna a spiegarcelo (non è difficile comunque comprenderlo…!); ho apprezzato anche il fatto che si basi molto sulla presenza di un problema di natura psicologica, qual è quello delle fobie e delle manie- ma non solo, anche di altre “fragilità” a livello psicologico -, un tema non certo semplice, ma affrontato con naturalezza e, allo stesso tempo, sufficiente accuratezza e precisione.

Si legge con piacere, non mancano né i momenti simpatici, né quelli più romantici né quelli seri…!

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz