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sabato 16 agosto 2014

Recensione: UN AMORE COSI' PERFETTO di Anne Peile



Quella di oggi è la recensione di un romanzo "particolare", per il tema trattato; tema che molto probabilmente può non invogliare tutti a leggere il libro in questione.

Ma andiamo per ordine, quindi prima vi ricordo la trama.

UN AMORE COSI' PERFETTO
di Anne Peile


Un amore così perfetto
Ed. Einaudi
Trad. A. Mioni
210 pp
18 euro
2011
Per Susanna suo padre è soltanto una foto sbiadita in fondo a un cassetto. Di lui non sa nulla, ma su tutto fantastica sentendone giorno dopo giorno la mancanza.
Un senso inestinguibile di nostalgia che prima o poi dovrà riuscire ad appagare.
Finché un giorno, per caso, sfogliando in una cabina l'elenco telefonico, non le compare sotto gli occhi quel nome. E Susie si rende conto che l'uomo che ha piú desiderato nella vita, non è sparito nel nulla ma vive lí a Londra, a Chelsea, a pochi passi da lei.
Cosí Susie comincia a frequentare la zona finché una sera non scorge Jack in un pub, e piano piano si infila nella sua vita arrivando a sedurlo. Fino a trascinarlo, senza che lui possa capire, in una storia di amore dolorosa e dal destino segnato.





il mio pensiero

Susie cresce a Chelsea, negli anni Sessanta, con la madre e la sorella; entrambe non la sopportano, sembrano infastidite dalla sua presenza; in casa c'è poco dialogo, poco affetto, e ognuna vive la propria vita in solitudine, chiusa nelle proprie esperienze di vita, nei propri pensieri, nei propri risentimenti, nei propri sogni.
E così Susie non ha che da fantasticare, da immaginare come sarebbe vivere col proprio padre, John (chiamato Jack), che l'ha abbandonata quando lei e sua sorella Lin erano ancora piccole.
Solo una foto sbiadita è ciò che le resta di questo genitore fantasma; e ad essa Susie si aggrappa con tutta se stessa, imparando ad amare quest'uomo che pure per lei è un perfetto sconosciuto e che, se dovesse basarsi sui commenti e i racconti della madre, agli occhi suoi non potrebbe essere che un buono a nulla, un ubriacone sciagurato e privo di senso di responsabilità.

Eppure qualcosa dentro Susanna le suggerisce che non è proprio così e lei coltiva, segretamente nel proprio cuore, un profondo affetto per questo papà fantasma, che lei non ha mai visto di persona ma che desidera incontrare... e amare.

Susie è una ragazzina tranquilla e molto intelligente; ha voti alti negli studi e potrebbe aspirare ad Oxford, ma non c'è nessuno dietro di lei ad incoraggiarla, se non qualche insegnante; per il resto, alla madre interessa che la figlia si cerchi un lavoretto e contribuisca alle spese di casa, ed è quello che Susie fa, cercando lavoro in un locale di Chelsea, grazie all'amico Julian.
Nonostante da piccola Susie sia stata una bimba grassottella e poco avvenente (soprattutto rispetto alla procace e provocante sorella), crescendo diventa una signorina piacente, che attira gli uomini - giovani e meno giovani - non solo per l'aspetto fisico ma anche per il suo atteggiamento riservato e sfuggente, che invece di allontanare i maschi, sembra intrigarli.
Ma Susie non elargisce attenzioni a casaccio e sembra che stia aspettando l'uomo giusto.
E un giorno quest'uomo si presenta al pub, solo, seduto ed intento a leggere il giornale.
A Susie basta uno sguardo per capire chi è quell'uomo: suo padre.
Il solo uomo che lei abbia mai desiderato e amato; l'unico dal quale desidera essere amata, tenuta tra le braccia, rassicurata.

C'è qualcosa di male ad amare il proprio padre? 
E nel desiderare che lui ci ami, ci abbracci, ci faccia sentire protette?

Assolutamente no, anzi! E' più che legittimo!
Ma la "piccola Susie" non rivela a quell'uomo seduto al pub di essere la sua secondogenita; il suo è l'approccio di una "Lolita", che non lascia spazio a fraintendimenti: Jack quasi non ci crede ma dovrà accettare la realtà che quella bella ragazza così giovane e di poche parole vuole lui.
E lo vuole subito, senza incertezze, ma con un'immediata sicurezza che turba addirittura un uomo ormai adulto e "navigato" qual è lui.

Viene spontaneo chiedersi: ma perchè Susie non rivela la propria identità al padre?
Forse lui non avrebbe potuto amarla sapendo che si trattava di sua figlia?

Ma a Susie sembra non balzare proprio in mente l'idea di dire a Jack che è suo padre; forse ha paura che all'uomo in fondo non interessi; che se avesse voluto davvero, in tanti anni avrebbe avuto tempo e modo di cercare lei e Lin.... Ma non l'ha fatto e se lei ora dicesse: "Papà, sono Susanna, tua figlia!"... lui potrebbe spaventarsi e scappare di nuovo e questo secondo abbandono risulterebbe più tragico del primo.

Il sol pensiero di riperdere il padre appena ritrovato è insostenibile e Susie non ha dubbi: vuol essere al centro della vita e dell'amore di Jack, anche se questo significa nascondergli la verità e imbarcarlo in una relazione che è moralmente sbagliata.

Un incesto, quindi qualcosa di perverso, di immorale, che il senso comune e religioso rigetta senza pensarci.

Quello tra Susie e Jack è un amore sincero, vissuto appieno, fatto di fisicità e tenerezza; Jack stravede per la sua adorabile piccola amante e lei finalmente ha trovato il suo posto nel mondo: essere tra le braccia del padre, amarlo ed essere contraccambiata, nutrirsi e godere del suo amore totale.
Un amore segreto, che Susie custodisce e vive gelosamente, come qualcosa di prezioso.

E che non cessa di essere sbagliato.

Ma è così che lo percepisce la ragazza? Come qualcosa di incestuoso, sporco, riprovevole?

"Ci sdraiammo l’uno a fianco all’altra sul lettino stretto e dalla finestra aperta ci arrivava il vociare delle persone per strada nella sera estiva. Jack disse che ero un miracolo e che non aveva mai fatto niente per meritarmi. Si mise a sonnecchiare e io lo guardavo con tale amore che assorbivo la sua presenza attraverso la pelle (il suo odore e il rumore del suo respiro e il suo calore e l’aria che respirava) come fa la legna verde."

Susie ha un'incredibile bisogno d'amore da dare e ricevere e ciò che potrebbe pensare il resto del mondo non è affar suo.
Il senso della sua vita inizia, cresce e finisce tra le braccia di quest'uomo che l'ama con passione e tenerezza, che la venera e non si capacita di come una giovane bella e intelligente possa desiderare lui, "vecchio" e privo di un particolare fascino.

Come potrebbe finire una storia d'amore così?
Un amore contro natura, contro ogni regola morale, che può solo ricevere condanna e disapprovazione.

"...avrei voluto che la nostra stanza si potesse addirittura sigillare completamente, intorno alla cornice della porta e tutto, come una tomba, quando ce ne fossimo andati. Allora non sarebbe andato perduto nulla: ogni granello di polvere che mi era prezioso, il modo in cui il sole del mattino aveva schiarito il legno del tavolo da lavoro, le pianticelle neonate che tremolavano sulle brattee del falangio che le aveva generate."

Cosa conserverà Susie di quest'amore forte e morboso, insano e naturale allo stesso tempo?

Scritto in prima persona, seguendo il punto di vista di Susie, con un linguaggio nudo, senza peli sulla lingua, realistico nello scattare la fotografia alla meschina realtà quotidiana vissuta dalla protagonista nelle strade di Chelsea, sottoposta agli sguardi e alle parole lascive degli uomini, ai rimbrotti spazientiti e sprezzanti della madre, alle occhiate maliziose della sorella Lin... e in questo contesto l'unica àncora di salvezza è l'amore.
L'amore legittimo e naturale per il proprio padre vissuto nell'illegittimità, nella clandestinità.
E una storia d'incesto non lascia indifferenti: tocca sempre il senso morale di ciascuno di noi, perchè si tratta di rapporti che non è possibile approvare, accettare, comprendere.
Eppure l'Autrice ci presenta quest'amore così perfetto senza essere volgare, oscena, maliziosa, irriverente, scandalosa; si avverte piuttosto una sorta di dolcezza, quasi di "tenera compassione" verso Susie e la sua scelta di essere l'amante del padre, e anche verso di lui, che ignora il vero legame che lo unisce alla sua Susanna.

Ma se l'Autrice non osa giudicare quest'amore, pure non può far finta di nulla e una storia così quante speranze ha di finire bene?

Ripeto, è un romanzo particolare, con una tematica che magari può dar fastidio a qualcuno, ma il modo in cui è affrontata ne permette la lettura senza che essa risulti provocatoria e "squallida".

Insomma, non mi sento di sconsigliarlo! 

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz