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lunedì 17 novembre 2014

Recensione: 'IL VELO DIPINTO' di W. Somerset Maugham



Recensione dell'ultimo libro letto:

IL VELO DIPINTO
di W. Somerset Maugham


Trad. F. Salvatorelli
2006, 9ª ediz., pp. 234
Letteratura inglese
€ 18,00
Trama

Che ragione poteva avere l’incantevole Kitty – occhi splendenti, capelli alla garçonne – per sposare il gelido e inamabile dottor Fane – batteriologo alle dipendenze del governo inglese – se non il puro panico? Panico, soprattutto, di fronte alla prospettiva di deludere la madre, implacabile tessitrice di brillanti matrimoni.
Non meraviglia allora che Kitty cada subito vittima del sorriso ammaliatore dell’uomo più popolare di Hong Kong, Charlie Townsend, a sua volta regolarmente sposato. 
Ma nei romanzi di Maugham la beffarda complessità della vita scompiglia a ogni pagina le carte e rimette in gioco i destini, spiazzando il lettore. 
E spiazzata, e sgomenta, è Kitty allorché il marito, che ha scoperto tutto, le propone di seguirlo in una città dell’interno, Mei-tan-fu, devastata dal colera. 
Che cosa cela la flemma disumana del dottor Fane? Un sinistro disegno di morte? O una perversa, demiurgica macchinazione? 
Più semplicemente, la possibilità di un nuovo destino, che si dischiuderà alla frivola Kitty a poco a poco, come un oscuro segreto, nella putrescente Mei-tan-fu, dove il colera miete uomini, convenzioni e certezze...





il mio pensiero

Kitty è una giovane donna sposata con Walter Fane, che lavora come impiegato governativo, a Tching-Yen.
Un matrimonio non proprio benedetto dall’amore, quanto dalla “convenienza”.
La giovane Kitty viene da una famiglia benestante, cresciuta da un padre non proprio autorevole e da una madre esageratamente ossessionata dall’idea di maritare le proprie due figliole al più presto, per levarsele di torno e non doversi occupare di loro.
Nonostante Kitty sia più avvenente ed estroversa della sorella minore e abbia anche un più ricco seguito di ammiratori (con relative richieste di matrimonio), è proprio la piccola a maritarsi per prima, con sommo dispiacere di madre e sorella maggiore.
La fretta fa fare i figli ciechi - recita un proverbio - ed infatti Kitty, per non ritrovarsi zitella, si sente costretta ad accettare la proposta di matrimonio dell’insistente Walter, pur non provando per lui alcun tipo di trasporto, né fisico né affettivo.

Kitty non è proprio una donna che spicca per intelligenza e sagacia; anzi, è frivola, leggera, interessata solo ai divertimenti, ai balli, ai pettegolezzi… e la sua vita ruota attorno a questo, senza alcun desiderio di renderla più “profonda”.

Walter è l’esatto opposto di lei, caratterialmente: è un uomo intelligente, silenzioso, acuto osservatore, poco avvezzo a tenerezze e frivolezze, riservato e parco nella dimostrazione dei propri sentimenti; ma è anche un uomo leale, colto, onesto.

Fisicamente non è spiacevole, anzi, Kitty riconosce che egli possiede dei tratti estetici di per sé avvenenti che però, nell’insieme, chissà perché, lo rendono sgradevole; addirittura, per lei, ripugnante!
Proprio in virtù di queste sue sensazioni spiacevoli verso il marito, che non solo non ama ma non riesce a stimare perché si rende conto di come e quanto lui l’ami e non si accorga di non essere ricambiato, Kitty ben presto cede alle lusinghe e al corteggiamento di un altro uomo, anch’egli funzionario governativo, dai modi gentili e suadenti, che riesce a farla innamorare di sé.
Inizia così la relazione adulterina tra Charlie Townsend e Kitty, ed è proprio da uno degli incontri clandestini tra i due che prende inizio la nostra storia.

Ma Kitty dovrà fare i conti con un marito non certo sciocco e innamorato cieco, come pensava lui fosse; Walter decide di patire per Mei-Tan-fu in qualità di medico (lui è batteriologo) per cercare di fermare l’epidemia di colera che sta affliggendo questa zona della Cina.
E vuole che la moglie venga con lui, altrimenti chiederà il divorzio.

Stordita ma speranzosa di poter finalmente vivere il proprio amore con Charlie liberamente e senza l’inquietante ombra del coniuge, la donna si scontra con la dura realtà di un amante che, pur dichiarandosi innamorato, non ha alcuna intenzione di creare scandalo divorziando dalla moglie per fuggire con l’altra donna, quindi Kitty si ritrova abbandonata al proprio destino, costretta a seguire un marito che non ama e col quale c’è solo un mutuo disprezzo e tanta distanza, di certo incolmabile, e per di più a seguirlo in un luogo di morte.

Forse Walter vuol vendicarsi della moglie fedifraga portandola in un posto in cui molto probabilmente si ammalerà di colera?

Kitty perde ogni baldanza e sicurezza e si riscopre fragile e piena di timore, davanti ad un uomo che sente di non conoscere e che ha perso ogni affetto per lei, diventando quasi “un mostro” ai suoi occhi.

Davvero Walter desidera che Kitty muoia infettata dal colera?
Forse andare a Mei-tan-fu potrebbe costituire un’occasione per recuperare un matrimonio finto e macchiato dall’adulterio? O al contrario i due si allontaneranno sempre di più?
Forse il contatto col dolore, la malattia, con la gente semplice e generosa, potrebbe aiutare la sciocchina Kitty a tirar fuori il buono che c’è anche in lei, a comprendere e afferrare il valore di cose ben più importanti del ballo e dei divertimenti?

Il velo dipinto ci mostra un doppio mondo, fatto di frivolezze e discorsi sciocchi e vuoti accanto ad un altro contrassegnato dalla malattia e dall’esigenza di rimboccarsi le maniche per aiutare il prossimo.

Abituata com’è all’atmosfera superficiale del primo, il contatto diretto col secondo sconvolgerà tanto Kitty da cambiarla interiormente?

Il velo dipinto è anche un po’ la storia di un possibile “riscatto”: il riscatto di una donna da se stessa e da un modo di vivere e pensare che la teneva più prigioniera che libera, che in fondo la rendeva ottusa e prossima all’infelicità, e che lei potrà avere finalmente modo di abbandonare per restituire dignità a se stessa, come donna.

Pur essendo scritto con un linguaggio “antico”, un po’ retrò, la narrazione procede abbastanza fluida, con una giusta alternanza tra dialoghi e descrizioni: mi ha ricordato quei film in bianco e nero degli anni ’50, che ogni tanto mi piace riguardare.
L’autore si concentra sulla coppia, sui problemi al suo interno, sui comportamenti di singoli personaggi, dando spazio alla comprensione del loro carattere attraverso non solo momenti riflessivi (riguardanti solo Kitty, visto che siamo all’interno della sua prospettiva) ma anche la descrizione delle espressioni facciali e degli atteggiamenti.
E’ un romanzo piacevole, con un finale che potrebbe non soddisfare o convincere tutti, anche se personalmente non saprei dire esattamente quale finale sarebbe stato "l'ideale".
Kitty è un personaggio che alla fine piace al lettore; dico alla fine perché irrita la sua ironia e il suo sentirsi superiore al marito cornuto, ma l’autore le dà modo di rifarsi e di maturare, e l’evoluzione psicologica del protagonista è sempre un aspetto positivo in un romanzo.

Carino, consigliato a chi ama le storie tranquille, collocate nei tempi passati e dall’atmosfera un po’ (lasciatemi passare l’espressione) vintage!

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz