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giovedì 2 aprile 2015

Recensione: "VIRGINIA (Que puis-je faire?)" di Paolo Maria Rocco




Tempo fa vi avevo presentato un romanzo breve particolare: VIRGINIA (Que puis-je faire?) di Paolo Maria Rocco (Ed. Bastogi Libri, 10 euro, 90 pp, 2014).


Virginia (o: que puis-je faire?)
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Siamo in presenza di un romanzo breve intriso di elementi filosofici, filologici e storici, pervaso da un’atmosfera misteriosa e un po' arcana, che ruota attorno a un manoscritto pregiato e antico e su come esso possa, a distanza di anni, ancora influenzare la vita di persone sensibili e amanti della cultura, in particolare della musica, capace di elevare l’animo di chi vi si accosta con devozione e passione.

Non sono molti i personaggi coinvolti; tra essi c'è Giacomo, un uomo sensibile e colto il cui cuore è stato rapito da una giovane tanto bella quanto piena di passione e talento, Virginia, una pianista molto apprezzata.

In seguito ad una lunga e intensa lezione universitaria attorno all’affascinante figura del monaco Guido D'Arezzo (considerato il principale trattatista e teorico della musica del Medioevo), i due vengono a conoscenza di un breviarum, che pare sia attribuibile proprio al religioso benedettino .
Il ritrovamento di questo scritto diventa il pensiero fisso di Virginia e il lettore, insieme a lei e a Giacomo, viene trasportato in un’altra epoca (attorno all’anno Mille), negli anni in cui il monaco - che dal monastero di Pomposa (città in cui probabilmente è nato, nel 995 ca.), in seguito a contrasti con alcuni confratelli, si trasferisce ad Arezzo (dove fonda una scuola di canto) – diviene protagonista di una memorabile innovazione nel panorama musicale dell’epoca.

Una sorta di “storia nella storia” che Giacomo racconta ad una curiosa ma discreta ascoltatrice (la filologa Elisabeth) con molto coinvolgimento, in una sorta di confessione che possa aiutarlo a capire e a chiarire cosa è scattato nella testa della sua Virginia, la cui esistenza è  stata travolta e sconvolta dal ritrovamento del breviarum.

È un romanzo dal linguaggio senza dubbio raffinato e aulico, in cui non mancano citazioni letterarie, in lingua francese e in latino, in cui il vero protagonista non è né Giacomo né Virginia né lo stesso innovatore Guido d’Arezzo, ma probabilmente è la musica e l'amore per essa, che non conosce e non subisce il trascorrere degli anni, ma che anzi supera ogni confine spazio-temporale, lasciando anche a noi, oggi, il suo potere artistico e comunicativo.

Una lettura piacevole, che ha il suo punto di forza nel valore dell’arte, in special modo della musica, definita dall'Autore “pescatrice di anime”

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz