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martedì 9 giugno 2015

Recensione: LE LACRIME DI NIETZSCHE di Irvin D. Yalom



Il mio parere su un romanzo denso di passaggi e frasi profonde.

LE LACRIME DI NIETZSCHE
di Irvin D. Yalom


Ed. Neri Pozza
trad. M. Biondi
18 euro
2006
Josef Breuer è un luminare viennese, di origine ebraica, della medicina: un uomo intelligente, colto, calmo, posato, marito fedele e padre di 5 figli.
La sua vita procede apparentemente tranquilla e senza scossoni finchè una mattina, mentre è seduto al tavolino di un bar veneziano, gli si avvicina una donna, giovane e piacente, anzi provocante, terribilmente sicura di sè, che si presenta come Lou Salomè.

Lou fa un appello accorato al dottore: lei deve fare qualcosa per salvare un mio amico, dalla cui vita dipende il futuro della filosofia.

La donna sta parlando di un filosofo contemporaneo noto che corrisponde al nome di Friedrich Nietzsche (Fritz Nice per gli amici), e che sta vivendo (siamo nel 1882) un periodo davvero molto difficile: soffre infatti di una varietà di disturbi psico-fisici che ne minano e ne limitano l'esistenza, la serenità e soprattutto la gioia di vivere.
Prima che sia troppo tardi e che l'amico Fritz decida di fare il gesto estremo per porre fine alle proprie sofferenze, Lou decide di tentare l'ultima carta chiedendo al celebre e stimato dottor Breuer di fare qualcosa: aiutare il filosofo.
Sempre che il filosofo voglia essere aiutato, certo.
Perché il punto è proprio questo: Fritz non deve sapere che Lou sta cercando di aiutarlo ad uscire dalla depressione (tra i due ci sono infatti dei dissidi, che poi sono la causa dei malesseri dell'intellettuale), ma ancor di più Josef dovrà tener conto del fatto che il malato non ha alcuna intenzione di farsi curare.
Sarà tramite qualche piccolo inganno e bugia che Josef riuscirà a mettersi in relazione con l'acuto e riservatissimo Fritz, che si dimostrerà molto chiuso e diffidente nei confronti di questo medico, che pure stima e ritiene bravissimo.

Il romanzo procede a colpi di conversazioni filosofiche, che si basano sul metodo psicanalitico del "far parlare" colui che ha un "trauma", le cui radici affondano nella parte inconscia di sè, e solo individuandole c'è possibilità di guarigione.

Nel libro compare il grande padre della Psicanalisi, Sigmund Freud, che è amico di Josef ma che ancora non ha a che fare con la suddetta disciplina psicoterapeutica (in quanto ancora all'inizio della propria carriera).
Anzi, nella nostra storia, è Breuer a dare il via al colloquio clinico, catartico, a quel fiume di parole dette a occhi chiusi, accanto ad un uomo (un amico?) capace di ascoltarti senza giudicarti ed in grado, con la propria saggezza e intelligenza, con le proprie domande pertinenti e capaci di scavarti dentro, di indicarti quella via che conduce alla luce, alla libertà, alla verità.
Alla conoscenza di se stessi e del caos che spesso vi è in noi...:

"Per dare vita una stella danzante,occorre avere dentro sé caos e confusione frenetica."

"...ora so che la chiave al vivere bene è prima di tutto volere ciò che è necessario e poi amare ciò che si è voluto."

"per porsi in un rapporto totale con un'altra persona, bisogna prima porsi in rapporto con se stessi. Se non sappiamo abbracciare la nostra solitudine, useremo gli altri semplicemente come uno schermo nei confronti dell'isolamento. Soltanto se si sa vivere soli come un'aquila - senza alcun pubblico - ci si può volgere con animo innamorato a un'altra persona; soltanto allora ci si può preoccupare dell'espansione dell'altro. Ergo, se non si è capaci di rinunciare a un matrimonio, tale matrimonio è condannato".
Questi sono soltanto alcuni degli splendidi passaggi presenti in questo romanzo che si fonda tantissimo sulla realtà e che conduce il lettore nell'affascinante mondo della psicoanalisi, del guardare dentro se stessi, cercando le ragioni vere e profonde dei propri turbamenti, sapendo che i primi "medici" di se stessi, della propria anima, siamo proprio noi.

Josef si era prefisso di aiutare Friedrich, così restio a farsi curare, ma dovrà scontrarsi con una dura realtà - che gli si renderà palese proprio grazie al filosofo -, cioè che per aiutare gli altri a guardarsi dentro, bisogna averlo fatto prima con se stessi.
Josef e Nietzsche sono due uomini acculturati, intelligenti, determinati ma... sono pur sempre esseri umani e, come tali, hanno in loro stessi debolezze, mancanze, insicurezze e spesso per riconoscerle e affrontarle potrebbero non bastare la propria scienza e le proprie convinzioni, ma sarà necessario passare per il buio più profondo:
"Nulla è tutto! Per diventare forte si devono prima affondare le radici nel nulla, imparando ad affrontare la massima solitudine"

Un romanzo impegnativo, le cui divagazioni psico-filosofiche, l'abbondanza di dialoghi/monologhi possono rendere un po' lenta la lettura ma, se si ha pazienza e costanza, giunti alla fine ci si rende conto di aver trascorso qualche ora piacevole con due intellettuali interessanti la cui salvezza sarà non solo nella scoperta di se stessi ma anche di un'amicizia che non avrebbero immaginato potesse nascere, e tanto meno che potesse nascere tra le lacrime liberatorie di chi sa di aver tanto cercato ed infine trovato quel qualcosa necessario per dare senso alla propria esistenza.

Consigliato in particolare a coloro che amano la psicologia e la filosofia.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz