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martedì 19 gennaio 2016

Recensione: IL GIOVANE HOLDEN di J.D. Salinger



Un libro che era in wishlist da anni.
Finalmente è arrivato anche il suo momento:

IL GIOVANE HOLDEN
di J.D. Salinger


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Il giovane Holden è un romanzo che si presenta al lettore come una sorta di memoriale in cui il protagonista-narratore ci racconta a che punto della propria vita è giunto e come se la sta passando.

Ed è un punto critico, di quelli caratterizzati da una indefinita crisi d'identità ed esistenziale, per la serie: Cosa devo farne della mia vita?

Holden Caulfield ha 16 anni e studia in una scuola prestigiosa, Pencey.
Ma non è che si trovi benissimo!
Pur essendo lui un ragazzo che appartiene ad una famiglia benestante non è affatto uno snob, anzi è un ragazzo socievole e allegro con tutti, non disprezza i compagni più poveracci, ma ciò non toglie che si senta incredibilmente solo e incompreso.

Da tutti: dai genitori (che si aspettano che lui studi e la smetta di farsi cacciare da scuola, come è già accaduto in passato), dai professori (per lo più tutti interessati solo al profitto scolastico dei ragazzi) e dai compagni, che lui sente molto distanti da sè.

Il disagio che lo opprime fa sì che nello studio renda pochissimo (tranne in Inglese) e che ostenti sfacciatamente un atteggiamento da lavativo, superficiale, che però altro non è che una corazza che nasconde in realtà una certa sensibilità e una sofferenza interiore inascoltata.

Holden è solo un ragazzo, e come tutti i suoi coetanei pensa, parla e agisce spesso istintivamente, va a ruota libera, ma in fondo egli è un acuto osservatore e di se stesso e di chi lo circonda; è capace di passare dal più vivo entusiasmo al più nero scoraggiamento nell'arco di cinque minuti.

E adesso che l'anno scolastico sta per finire, ha più di un motivo per essere infelice e giù di morale: i brutti voti si sprecano in quasi tutte le materie e il nostro giovanotto è costretto ad abbandonare l'istituto.
Holden sa che i suoi la prenderanno malissimo e non ha alcuna intenzione di farglielo sapere personalmente, per cui decide di andarsene da Pencey e di vivere per un po' come un vagabondo per le strade di New York.

Holden si ritroverà solo soletto, cercherà di colmare la solitudine delle proprie serate chiamando qualche vecchio amico (anche amiche), sperando di trovare un po' di calore e compagnia, ma senza riuscirci mai concretamente, finchè capirà che c'è solo una persona che lo fa star bene, perchè è l'unica che lo accetta e lo ama per ciò che è: la sorellina Phoebe, che in un certo senso sarà anche colei che lo farà "ritornare in sè", ponendo fine al suo vagabondaggio.

In questo celebre romanzo della Letteratura Americana contemporanea vengono affrontate tematiche fondamentali nell'ambito dell'adolescenza: i rapporti conflittuali con gli adulti (genitori ed insegnanti), lo scontrarsi con le loro aspettative nei confronti dei giovani - che non sempre si sentono in grado di soddisfarle -; i rapporti tra gli adolescenti all'interno nella scuola, che finiscono per creare inevitabilmente delle divisioni tra i ricconi figli di papà e quelli che provengono da famiglie meno abbienti; e poi ancora l'irrequietezza di questi anni critici dell'esistenza, la confusione circa il proprio futuro, il sesso e il rapporto in generale con le ragazze.

Ciò che rende particolare questo libro è la personalità esuberante di Holden e il suo modo di esprimersi.
Memorabili certi suoi modi di dire che fanno sorridere il lettore per la loro spontaneità: "a tutto spiano", "vattelappesca", "vado in sollucchero", "roba bella" e "via discorrendo" ripetuti un'infinità di volte, insomma, una caterva di espressioni gergali, tipici dell'universo giovanile americano di qualche decennio fa.

Holden ci piace perchè è un giovanotto sveglio, chiacchierone, capace di saltare da un argomento all'altro con grande disinvoltura, che parla di sè con immediatezza e sincerità, facendosi conoscere al lettore per ciò che è, raccontandogli senza peli sulla lingua e con una buona dose di irriverenza quali sono le cose che lo fanno arrabbiare ("perdere le staffe" è una delle sue espressioni preferite) del modo di fare degli altri.

E' un fiume in piena, il giovane Holden, che nonostante sembri - per le scelte che fa - poco riflessivo e molto immaturo, capiamo come sia in verità un adolescente come tutti, bisognoso di affetto, comprensione, che vorrebbe non essere giudicato per le tante sciocchezze che fa o dice, che vorrebbe non sentire il peso di decisioni che altri prendono per lui, che vorrebbe essere ascoltato e accettato per quello che è davvero.

Una lettura molto piacevole, dallo stile e dalla scrittura molto "frizzanti", dinamici, che riesce a trasmettere al lettore tanto l'esuberanza dell'adolescenza quanto la sua solitudine e i suoi piccoli e grandi malesseri.
Consigliato!

4 commenti:

  1. Ho un bel ricordo di questo romanzo! L'ho letto uno o due anni fa, non l'avevo amato al massimo ma mi aveva colpito per il messaggio e per la semplicità del linguaggio. Invece mi era piaciuto meno Jack Frusciante è uscito dal gruppo che ho trovato troppo simile ed un po' copiato...

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    1. si, il linguaggio e il modo di essere di holden restano impressi, nel bene o nel male ;)

      l'altro libro non l'ho letto, invece
      Ciao francy!! :)

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  2. Ho sentito parlare molto di questo romanzo, non l'ho letto, ma prima o poi mi piacerebbe farlo...

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    1. è un classico della letteratura americana del novecento!
      è un personaggio particolare il protagonista! ;)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz