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venerdì 8 gennaio 2016

Recensione: IL VIAGGIATORE INCANTATO di Nikolàj Leskòv



Carissimi lettori, incredibile ma vero: proseguono le recensioni di questo nuovo anno!

Sono stata alle prese con un romanzo breve di un autore russo:

IL VIAGGIATORE INCANTATO
di Nikolàj Leskòv


info
Ed. Adelphi
QUI
(Gruppo Editoriale L'Espresso; numero in allegato con La Repubblica; trad. D. Cavaion).

E' un racconto del 1872 in cui predomina la figura di un monaco sui generis, narratore di avventure davvero incredibili e improbabili. 

La scena iniziale ci presenta un gruppetto di uomini che discorrono tra loro durante un viaggio  in mare; tra gli argomenti ce n'è uno in particolare che attira l'attenzione del nostro monaco: una persona suicida può ottenere preghiere per la salveza della propria anima?
Nonostante la veste religiosa cattolica indossata, l'uomo sostiene che non è vero che non si possa pregare per l'anima di un suicida, perchè lui stesso conosce un "pretino ubriacone" che lo fa.

Da questo momento in poi, il monaco diventerà l'intrattenitore del gruppo con i suoi racconti interessanti e strabilianti e il suo modo di narrare avvincente e immediato.

Apprendiamo la storia della vita di Ivan - questo il nome del monaco - e le straordinarie, quanto improbabili, avventure da lui vissute, la sua infanzia nell'amata "madre Russia", la madre mai conosciuta (perchè deceduta per partorirlo), l'incidente che lo rese orfano di padre e che lo vide, da quel momento in poi, diventare servo di diversi e bizzarri padroni.

Nonostante la vita non sempre sia stata particolarmente generosa con lui, e la morte abbia cercato di prenderlo per proi sempre rifiutarlo, stupisce e  fa sorridere la forza fisica e morale di questo russo insolente, col dono di domare i cavalli, capace di vincere in un corpo a corpo con chiunque.
Un uomo che vanta la propria fede cattolica ma che si lascia dominare da istinti a passioni fino ad uccidere i suoi simili per svariate ragioni, nelle quali trova sempre il modo per giustificare se stesso, convinto che tanto prima o poi si realizzerà il proprio destino: finire i propri giorni in convento a pregare per la propria anima e per quella degli altri.

Ivan è un bogatyr, un eroe delle antiche leggende russe, che sopporta la noia e la desolazione delle steppe caucasiche - dove vive come prigioniero - e neanche la compagnia di diverse donne sembra placare il suo spirito eternamente inquieto.

L'unica donna a smuoverlo è la zingarella Grùsa, nei cui confronti si rivela un uomo pietoso e buono.

Ivan è davvero un pellegrino incantato, invincibile, che quasi con fare comico e con una buffa sicurezza di sè racconta ai suoi attenti ascoltatori le sue peripezie, dalle quali esce sempre vincitore.

Il romanzo è diviso in capitoli, ognuno dei quali racconta un particolare episodio e fase della vita di Ivan, la cui narrazione è sollecitata dalla curiosità e dalle domande di chi ascolta; un racconto che risulta divertente e assurdo insieme, a metà tra fatti realistici e altri decisamente favolisitici, con un tono ironico, leggero, un ritmo vivace reso tale dall'abbondanza di dialoghi e dall'uso di un linguaggio immediato, colorito e gergale, vicino al parlato, con cui Leskov ci conduce ad un finale, di proposito, bruscamente interrotto.

Un romanzo breve che si legge in poco tempo, per nulla pesante, nè nello stile nè nella trama, e che trae la sua forza da questo viaggiatore carismatico e strano.



Un romanzo di un autore russo

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz