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lunedì 22 febbraio 2016

Recensione: IL BRIGANTE di Giuseppe Berto



Prosegue la mia Reading Challenge e questa volta in lettura c'era "un libro letto alle superiori".
La mia scelta è caduta su un romanzo che è stato il testo di narrativa al primo anno delle superiori, e del quale avevo un ottimo ricordo.

Pubblicato da Einaudi nel 1951, il romanzo suscitò un grande dibattito in Italia, e riscosse ammirazione incondizionata in America, dove fu acclamato come un capolavoro. Nel 1961 Renato Castellani ne trasse un fortunato film.


IL BRIGANTE
di Giuseppe Berto


r
Ed. Bur
333 pp
10 euro
2013

La storia

Siamo nell'aspra Calabria degli anni della seconda guerra mondiale, ed è sullo sfondo di questo paesaggio di montagna selvaggio e duro che si intreccia una vicenda che unisce avventura, amore e morte.

A narrarcela in prima persona, con lo slancio e la genuinità della sua età, è un ragazzino alle soglie dell'adolescenza, Nino Savaglio, che vive la propria esistenza tranquilla insieme alla madre, al padre e alla sorella maggiore Miliella (Emilia), tra lavori di campagna e capre da portare al pascolo.
Tranquilla fino al giorno in cui in paese non giunge un giovane uomo: Michele Rende, l'uomo che nessuno credeva sarebbe arrivato ma che, in fondo, tutti aspettavano.
Suo padre è morto da non molto e Michele decide di tornare al paese natio: perchè? Che intenzioni ha?
I rapporti con la sorella Lucia, che adesso vive con una zia, non sembrano idiliiaci, soprattutto perchè la ragazza da un po' di tempo sta suscitando pettegolezzi a causa della relazione con un uomo potente in paese, Natale Aprici.


Il brigante, il ragazzino e la giovane donna

Quando giunge in paese, avvolto nel suo mantello, con lo sguardo altero, quel modo di parlare arrogante, quell'atteggiamento di superiorità, tutti lo guardano con diffidenza e antipatia.
Il solo a restarne affascinato, nonostante ne riconosca i modi di fare scontrosi e poco socievoli, è Nino, che si sente legato a Michele dal primo momento, senza saperne il perché.

Michele è un uomo che ha in sè passionalità, orgoglio e il senso del rispetto delle leggi d'onore, caratteristiche della sua terra.

Sarà per questo che quando Aprici viene trovato morto, l'unico accusato è lui; Rende è forse la persona che tra tutti poteva avere un movente più forte per commettere l'assassinio, vale a dire la difesa dell'onore della sorella.

Nino è convinto che non sia stato lui, ed è così perchè ci sarebbe una persona che potrebbe fornirgli "l'alibi di ferro", ma quest'ultima - una giovane appartenente ad una famiglia ricca e molto in vista, con cui Rende aveva una relazione - per non compromettersi nega di essersi incontrata con l'imputato la notte dell'assassinio, così l'uomo viene incarcerato.

Da quel momento accadranno molti eventi tragici, che vedranno coinvolti Nino e la sua famiglia nelle vicende di Michele Rende.
A complicare tutto ci pensa la guerra, col suo carico di miseria e disordine; finito il conflitto, Michele torna, convinto che i servigi resi come soldato gli abbiano fatto guadagnare la grazia.

Ma non tutti son d'accordo con questa sua personale convinzione..

Considerazioni. 

Il racconto di Nino ci immerge totalmente nelle vicende narrate, dandoci il suo punto di vista e i suoi stati d'animo.
Nino è consapevole come in Michele Rende (che viene citato quasi sempre col nome e cognome, quasi a darne un che di solenne, come se il loro legame fosse attraversato da un inevitabile distacco al cospetto di questa figura nota eppure sfuggente) ci sia del buono, e l'uomo avrà anche l'occasione per dimostrarlo e per provare a riscattarsi un po' agli occhi del padre di Nino, che non smette di guardarlo con diffidenza.
Nino sente ammirazione per questo giovane così indipendente, forte, dal quale desidera ricevere rispetto e considerazione (e soffrendo quando invece ne riceve indifferenza e scontrosità), ma quando intuisce che tra lui e Miliella è nato un sentimento, comincia a nutrire sentimenti contrastanti.

Alla stima e all'affetto si affianca la gelosia per quell'amore tra il suo "idolo" e la sorella, poco più grande di lui, che per Nino è in fondo ancora una ragazzina, da sempre timida e riservata.

Ma la vita porterà fratello e sorella a tirar fuori lati del proprio carattere che forse neanche sapevano di avere, e la stessa Miliella mostrerà una nobiltà, un coraggio, una lealtà e un forza d'animo insospettabili.

Sono anni densi di confusione, dal punto di vista socio-politico, e di estrema povertà, dove la povera gente più che vivere sopravvive, dove è difficile raccattare un pezzo di pane..., e la disperazione non può che aumentare di giorno in giorno.
E Michele Rende, che è un uomo con le idee chiare, che ha girato il mondo, che ha capito come l'istruzione e l'essere informati su ciò che accade attorno a sè sia fondamentale per non essere schiavi di nessuno (come dice a Nino, "l'ignoranza è il primo male di questa povera gente"), proverà a dare il proprio concreto contributo per aiutare i compaesani a prendere coscienza delle proprie condizioni di vita e a ribellarsi, ma questo non farà che peggiorare la sua situazione, facendo di lui Michele Rende "il brigante".


"Io sono figlio di questa terra, c'è in me un istinto primitivo di violenza che non posso controllare, e allora agisco come avrebbe agitó uno della nostra gente cento o mille anni fa. Cosí son diventato un brigante, e non me ne importerebbe niente per me."

Un brigante perennemente braccato dai carabinieri, costretto a starsene in qualche posto sperduto tra le inospitali montagne, aspettando che le cose cambino e che possa arrivare anche per lui e per la sua amata il giorno in cui potranno essere felici.

Questa vicenda si basa su un fatto realmente accaduto e Giuseppe Berto ce la riporta con un linguaggio estremamente semplice e profondo insieme, dandole una straordinaria dimensione poetica, oltre che umana, offrendoci uno spaccato della vita contadina di montagna attraverso la voce di un ragazzino che ha dovuto ben presto lasciare i panni dell'infanzia per confrontarsi con il mondo degli adulti, spesso contrassegnato da follia e ingiustizia.

Rileggendo mi sono ritrovata a provare le stesse emozioni della prima volta, perchè è proprio lo stile dell'Autore che tocca, per la sua sensibilità, per l'immediatezza e la sua capacità di far entrare il lettore nel vivo dei fatti narrati, nei luoghi così ben descritti, nel periodo storico, e lo fa attraverso gli occhi di un ragazzino  spontaneo, sensibile, coraggioso, i cui sentimenti ci coinvolgono inevitabilmente.

Michele Rende è un personaggio che appare agli occhi di Nino e nostri come un eroe, un eroe comune, come ce ne sono stati tanti nel corso della storia, di quelli che hanno cercato di lottare per migliorare quell'angolo di mondo in cui son capitati, ma che spesso si sono dovuti arrendere davanti all'immutabilità e all'ottusità di certe realtà, perchè ad attenderli c'era  un finale tragico.

Non posso che consigliare la lettura di questo romanzo, che ha i suoi anni ma riesce a toccare anche il lettore contemporaneo; Giuseppe Berto è un autore che merita di essere letto e apprezzato.



7. Rilettura di un classico letto alle superiori

2 commenti:

  1. La Calabria è una terra che mi ha stregata e dalla tua recensione credo proprio che potrei amare Nino, il brigante e anche lo stile dell'autore, prediligo i modi di scrivere profondi e semplici e il fatto che un libro sia datato non significa che non meriti attenzione. Grazie Angela.

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    1. ciao cuore!
      si, io poi ne avevo un buon ricordo dai tempi della scuola, l'ho riletto e mi è piaciuto ancora di più! :)
      ciao e grazie per il tuo commento!

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz