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sabato 2 luglio 2016

Recensione film: LE CONFESSIONI di Roberto Andò



Ieri in streaming sono riuscita ad acchiappare un altro dei film in concorso per i Nastri d'Argento.
Questa pellicola del siciliano Roberto Andò ha ricevuto tre nomination: Migliore fotografia (M.Calvesi) - Regista del miglior film (R. Andò) -  Miglior sonoro in presa diretta (Fulgenzio Ceccon).


LE CONFESSIONI


aprile 2016
Attori: Daniel Auteuil, Moritz Bleibtreu, Pierfrancesco Favino, Toni Servillo

Immaginatevi un gruppo di banchieri/economisti, tra i più influenti e potenti, capaci di decidere le sorti dell'ecomonia mondiale, che si riuniscono in un albergo lussuoso in Germania proprio per 
parlare di una manovra segreta che avrà conseguenze molto pesanti per alcuni Paesi. 

A partecipare a questa sorta di G8 sono Daniel Rochè (Daniel Auteuil), il potente direttore del Fondo Monetario, alcuni ministri provenienti da nazioni diverse (tra cui l'italiano, interpretato da Piefrancesco Favino) e, in più, tre ospiti che non hanno nulla a che vedere con il mondo dell'economia, cioè  una celebre scrittrice di libri per bambini, una rock star e un monaco italiano, Roberto Salus (Toni Servillo).

Ebbene, in questo albergo bello sì ma freddo e fin troppo rigido nell'etichetta, il summit subirà uno scossone non indifferente, che vedrà proprio il monaco italiano al centro della storia.

Rochè una sera si reca dal monaco e decide di confessarsi con lui; qualcosa grava sulla sua coscienza e vuol liberarsene? 

La risposta ci viene data nel corso del film, con ripetuti flashback di quell'incontro segreto, che dal giorno dopo diventa l'evento cruciale cui tutti faranno riferimento, anche perchè rischia seriamente di mandare all'aria lo scopo di quella reunion.

Rochè viene trovato morto con una busta di plastica trasparente in testa, e non è una busta qualsiasi, nel senso che le telecamere, visionate dagli inquirenti, rivelano che essa era stata vista precedentemente nelle mani di Salus.
Non solo, ma interrogando i presenti, viene fuori che l'ultimo a veder l'uomo vivo è stato proprio il monaco certosino.

Il dubbio che non si tratti di suicidio ma di omicidio si fa strada, ma resta da capire cosa poteva legare il silenzioso ed enigmatico religioso vestito di bianco all'economista.
Ma soprattutto: che si sono detti in quell'ultima vitale conversazione?

In un clima di dubbio e di paura, i ministri e il monaco ingaggiano una sfida sempre più serrata intorno a quella conversazione segreta. 
I ministri sospettano infatti che Salus sia venuto in possesso di informazioni sulla terribile manovra che stanno per varare, e cercheranno in ogni maniera di vessare il monaco affinchè riveli se sa o meno qualcosa in merito.

Non solo, ma accadono cose insospettabili: altre persone faranno di Salus il proprio confessore, assaliti da rimorsi e incertezze...

Tutti si agitano, sudano, corrono di qua e di là, si innervosiscono di fronte all'ostinatezza del monaco, e questi è l'unico che resta sempre calmo, pacifico, tranquillo, anche davanti all'eventualità di essere accusato di omicidio.

E il film è, alla fin fine, come il suo protagonista dalla toga bianco-fantasma: lento.

Eh sì, un'ora e mezza di film che, a mio modestissimo avviso, non riesce mai a decollare; lo spunto del suicidio/omicidio avrebbe potuto essere succulento (per carità, non pretendevo che Salus/Servillo si trasformasse in un serial killer, ci mancherebbe), dare un po' di vivacità, di suspense, ma niente, non c'è un momento che faccia alzare i picchi di eccitazione.
Insomma, i ritmi sono rallentati (magari non proprio sonnolenti) e tutto gira attorno a questo monaco, il quale ha raccolto le ultime parole di un economista in crisi proprio prima di una riunione importantissima, su cui vigeva la massima segretezza perchè da essa dipendono le sorti dell'economia mondiale (!).



Il monaco, se lo volesse, potrebbe raccontare le ultime parole di Rochè, soprattutto in merito alla manovra, almeno per capire se la riunione ha senso o no continuarla, ma per farlo il religioso dovrebbe venir meno al segreto della confessione.
Cosa che non ha alcuna intenzione di fare, e non fa che confermarlo con quella sua aria impassibile, il sorriso "giocondiano", quell'atteggiamento di assoluta imperturbabilità, di chi sa ma non vuol dire; e poi Salus ha fatto il voto del silenzio, non può parlare per principio, salvo lasciarsi andare a predicozzi che probabilmente avevano l'intento (senza riuscirci...) di smuovere le coscienze indurite e recalcitranti di un manipolo di gente superficiale e cinica.
E nei confronti di questa gente Salus si dimostra ascoltatore paziente, comprensivo, interagendo con essi senza emettere severe condanne, piuttosto parlando spesso per frasi retoriche e citazioni.
Dobbiamo attendere il momento finale per ascoltare una sorta di messaggio macchiato di evangelichese e scoprire che il monaco, pur non essendo francescano, sa far ammansire "i lupi" sulla scia del miracolo di Gubbio.

Cosa posso dire, concludendo?
Non posso dire che mi abbia entusiasmato; ahimè, confesso anche che spesso mi accade con i film in cui c'è Servillo come protagonista: lo so che lui è un eccellente attore, ma quell'aria meditabonda, quelle espressioni facciali troppo rigide, immobili che i suoi personaggi di sovente assumono... non so ma non sempre riescono a piacermi e piuttosto mi innervosiscono

E il film è come lui e riflette tra l'altro l'ambiente in cui è collocato: un po' asettico, fisso, immobile, privo di alcuna nota emozionale, di qualsiasi slancio, privo anche di un messaggio preciso e incisivo finale, visto che alla fine non vi ho trovato neanche una condanna vera e propria verso questi potenti che egoisticamente e presuntuosamente pensano di poter fare il bello e il cattivo tempo con le esistenze dei popoli.

E' come se Andò avesse messo in questo film un cast senza dubbio eccellente senza però sfruttarne tutto il potenziale; per dirne una, lo stesso Favino - che adoro - mi è diventato pure lui inerte, dallo sguardo poco espressivo, e per "ritrovarlo" ho dovuto pensare al lui mentre mangia le nuove pennette della Barilla, visto che è più intenso nella pubblicità...

Ecco, diciamo pure che fosse per me non avrei candidato Andò come regista per il miglior film, perchè avrà fatto di meglio in altre occasioni, immagino.

Consigliato solo: a chi odia i film movimentati e avventurosi, a chi ha voglia di qualcosa che non lo tenga incollato allo schermo (perchè magari nel frattempo deve preparare la cena) o che richieda la spremitura delle meningi...

Sono stata troppo negativa, vero?  

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz