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giovedì 25 agosto 2016

Segnalazione Kimerik Edizioni: HO IMPARATO A SOGNARE di Michele Orione - un libro sull'amore per lo sport



Carissimi lettori, eccomi qui a proporvi un libro edito da Kimerik Edizioni e incentrato sullo sport, sui giovani, sui sogni e sui maestri che aiutano a realizzarli.


HO IMPARATO A SOGNARE
di Michele Orione



C.E. Kimerik
80 pp
10 euro
2016


In una sera d’ inizio primavera, l’esuberante, vulcanica e frizzante diciassettenne Nadia “Nanà” Manfredini e l’amica del cuore Alessandra Ferrari, si allenano fra le fredde e rappezzate mura del vecchio palestrone del paese.
La passione per il loro sport, la pallavolo, e la loro innata complicità portano le due giovani a restare in campo, forse senza nemmeno accorgersene, ben oltre l’orario previsto.
Il richiamo con cui il burbero custode dell’impianto, Tonino, al secolo Antonio Zafferri, le invita a raggiungere le compagne nello spogliatoio, riporta Nanà e Alessandra alla realtà, al presente, quasi a risvegliarle da un sogno.
Nadia, però, non ha alcuna intenzione di smettere di sognare e quell’ordine, “muovetevi, a cambiarvi”, diventa il pretesto per coinvolgere l’uomo, suo malgrado, in una scommessa che ha il sapore di una romantica promessa, di un sogno da realizzare troppo grande per non essere condiviso: “quando una di noi arriverà a vestire la maglia della Nazionale, ti regalerò una cravatta rossa, rossa sgargiante come il colore del vecchio portone del palestrone e tu, vecchio burbero, la indosserai per un giorno”.

Ad ascoltare le parole sfacciate quanto affettuose della giovane Manfredini c’è, discreto e quasi nascosto, anche Paolo Strevi, il Presidente della piccola società sportiva; un uomo di poche quanto preziose parole, di quelli che parlano al cuore con i silenzi e alla mente con pochi pacati gesti.
Strevi è intelligente, ironico, autentico; un dirigente che ha sempre saputo essere un maestro, un amico e talvolta anche un padre per molte di quelle giovani atlete.

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E anche quella sera il Presidente resta fedele a se stesso, ai suoi ideali, rivolgendosi alla giovane Nanà con tono pacato, incoraggiante e paterno: "Manfredini, se indossare la maglia della Nazionale è un tuo sogno devi crederci e non smettere mai di farlo; devi lavorare con tenacia, impegno, costanza, determinazione senza mai smarrire la voglia di divertirti. Dovrai perdere e saper trarre dalle sconfitte quegli insegnamenti di sport e di vita che sono essenziali per vincere, per diventare donne, campionesse".

La risposta della giovane è istintiva quanto emozionante, lucida, determinata: "Presidente ho imparato a sognare quando ho varcato quel cigolante portone rosso e spero di aver la forza per non smettere mai, davanti a qualsiasi avversario, davanti a qualsiasi sconfitta".

E la peggiore delle sconfitte pare arrivare per Nanà otto anni dopo, quando le giunge la notizia della morte di Paolo. Quella, però, non è una sconfitta perché come le ricorda Antonio davanti al feretro di Strevi, il Presidente è uscito dal campo della vita a testa alta, lottando fino alla fine, fino all’ultimo istante, coerente con quel che aveva sempre insegnato alle sue ragazze.
Proprio l’ultimo saluto a Paolo Strevi, in una giornata straordinario mix di lacrime, sorrisi, incontri, ricordi ed
emozioni, è per Nadia l’occasione di ritornare con Antonio in quel palestrone ormai dismesso e rinnovare quella promessa che il vecchio custode, lasciando trasparire tutta la sua umanità, ricorda, scandendola, in ogni sua parola.

I contorni della favola si fanno ancora più nitidi in tutta la loro bellezza quando una mattina dell’autunno successivo, un improbabile postino, recapita al vecchio Tonino un biglietto su cui c’è scritto: “Ho realizzato un sogno, il mio sogno. Ci sono riuscita perché ho trovato sulla mia strada chi come te ha creduto in me, chi, come te mi ha insegnato a sognare”.
La calligrafia e la firma sono quelle di Nadia.
Allegato c’è un pacchetto. E’ la cravatta, la cravatta rossa sgargiante che Antonio attende da anni.
Il vecchio custode la indossa emozionato e la accarezza fra le lacrime mentre la diretta televisiva inquadra due grandi occhioni azzurri sotto cui compare, un frame, una didascalia: “Manfredini Nadia, Italia”.

L'autore.
Michele "Miky" Orione nasce a Voghera, città in provincia di Pavia, in una fresca mattina del settembre 1978. Dopo la laurea in Relazioni Pubbliche conseguita presso lo IULM di Milano, Michele trasforma l'amore per i viaggi in un lavoro, prima alle dipendenze di prestigiosi tour operator internazionali, successivamente dedicandosi alla promozione del suo territorio: l'Oltrepò Pavese. Nel frattempo la sua passione immensa per la pallavolo lo porta, quasi per gioco, a raccontare le intense emozioni vissute sia da tifoso che da addetto ai lavori. Collabora con la prestigiosa rivista online "Pallavoliamo.it" e alcuni suoi pezzi trovano spazio su quotidiani nazionali. Nel 2009 un caro amico scrive di lui: Miky è la penna romantica del volley, appellativo che, a oggi, sempre più lettori condividono. Lui si definisce uno “scrivante” che usa come inchiostro le emozioni del racconto più bello: la vita quotidiana. Sognatore, utopistico e appassionato. Il suo claim? Con il cuore, sempre.





2 commenti:

Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz