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giovedì 22 settembre 2016

Recensione: IL LUNGO ADDIO di Raymond Chandler



Un romanzo dalla trama intricata ma curiosa, un protagonista ironico e testardo, un finale che riesce a spiazzare il lettore.


IL LUNGO ADDIO
(The Long Good-bye)
di Raymond Chandler



Ed. Feltrinelli
trad. B. Oddera
320 pp
9 euro
2013
"Quando lo vidi per la prima volta, Terry Lennox era ubriaco in una Rolls Royce fuori serie, di fronte alla terrazza del Dancers. Il custode del parcheggio aveva portato fuori la macchina e continuava a tenere lo sportello aperto perché Terry Lennox lasciava penzolare il piede sinistro come se avesse dimenticato di possederlo. Aveva un volto giovanile, ma i capelli di un bianco calcinato. Bastava guardarlo negli occhi per capire ch'era saturo d'alcool fino alla radice dei capelli, ma per il resto aveva l'aria di un qualsiasi simpatico giovanotto in abito da sera che si fosse lasciato vuotare il portafogli in un locale esistente solo a tale scopo."

Così inizia questo romanzo di Chandler con protagonista l'investigatore privato Philip Marlowe, e questo primo incontro tra i due uomini aprirà le danze a eventi che coinvolgeranno per diverso tempo il buon Philip, rendendo molte sue giornate davvero avventurose.

Marlowe si offre di aiutare l'ubriaco Terry, dopo che la donna che lo accompagnava ha tagliato la corda con la Rolls a motivo di un impegno improrogabile, e cerca di tenerlo in piedi, non solo fisicamente. 

L'atteggiamento compassionevole e amichevole di Marlowe intenerisce Terry e tra i due nasce una specie di legame d'amicizia, pur essendo i due in fondo dei perfetti sconosciuti l'uno all'altro.
L'investigatore, dalla lingua acuta e spesso tagliente, sempre onesto al limite del maleducato, piace a Lennox soprattutto per queste caratteristiche, e qualche confidenza, mentre bevono un "succhiello", scatta.
Lennox è sposato con una donna molto ricca, figlia di un uomo potente e molto in vista; il matrimonio tra i due non è dei più felici e le cose si complicano decisamente quando lei, Sylvia, viene ritrovata morta, con la faccia maciullata selvaggiamente, in camera sua.
Chi l'ha ammazzata? I sospetti cadono tutti sul marito.

Dopo aver aiutato Lennox a fuggire in Messico, Marlowe verrà a sapere che lo stesso Terry si è suicidato, lasciando una confessione scritta in cui dice di aver ucciso la moglie; ma quella non è l'unica lettera di Terry prima di andarsene per sempre: ne scrive una di addio e di gratitudine anche a Marlowe, con tanto di bigliettone da 5000 dollari per lui, come compenso per l'aiuto offertogli.

Insomma il caso si è risolto da solo, no?
Marlowe fa davvero molta fatica a credere che Terry, un ubriacone dall'animo romantico quanto il suo, possa aver ammazzato la moglie e averne trucidato barbaramente il viso. Fatto sta che il caso è stato frettolosamente chiuso, e del resto il suicida ha confessato l'omicidio...

Ma i guai e i grattacapi per Philip sono solo iniziati, visto che ne passerà di tutti i colori e avrà a che fare con personaggi davvero strambi, di frequente ostili, che gli staranno alle calcagna: da poliziotti maneschi poco gentili a gangster minacciosi, da editori interessanti agli interessi propri e di un loro cliente a mogli disperate e sole che chiedono aiuto...

Ed è così che Philip, dopo aver scontato qualche tempo in gattabuia per la sua amicizia con il defunto Lennox, verrà contattato da un editore, tale Howard Spencer, che sta aspettando di pubblicare l'ultimo romanzo di un famoso scrittore, Roger Wade, il quale pare aver perso ogni motivazione alla scrittura, cosa molto sicuramente da attribuire alla brutta abitudine di alzare fin troppo il gomito.
Lo alza così tanto che spesso commette atti non proprio nobili, a danno anche della bellissima moglie, Eileen.
Ed Eileen in persona chiede a Marlowe di aiutarla, attraverso le sue doti di investigatore, a ritrovare il marito buono a nulla, che è sparito da un po' di tempo...
Marlowe non è uno sprovveduto, sa cosa fare e come muoversi per partire da indizi minimi ed arrivare ai risultati sperati..., e non solo ritrova Wade e lo riporta a casa, ma diviene così indispensabile che la sua presenza potrebbe risultare fondamentale per aiutare lo stesso Roger, che si ubriaca un giorno sì e l'altro pure, a controllarsi e, chissà, a terminare il romanzo che stava scrivendo...

Frequentando questa gente ricca ma piena di problemi, segreti e frustrazioni - di certo più infelice di uno squattrinato come lui -, Marlowe si ritrova invischiato in una storia torbida di tradimenti, morti, bugie, false identità, in cui trovare il bandolo della matassa non è così semplice, e dove soprattutto ricompare sempre quel nome, a tormentarlo e, allo stesso tempo, a indirizzarlo nel districare tutti i nodi: Terry Lennox, l'ubriacone buono dal volto sfregiato.

Cosa c'entra Terry con Roger ed Eileen Wade? 
Convinto com'è che il suo vecchio amico Lennox non abbia in realtà ucciso la moglie, riuscirà mai Marlowe a riscattarne la memoria e a svelare tutti i piccoli misteri che si troverà ad affrontare man mano?

Chandler costruisce una storia fitta di intrighi, bugie, depistaggi, in cui troppa gente ha più di un interesse a impegnarsi per tener nascosta la verità, ed è disposta a tutto pur di averla vinta.
Ma questi manigoldi prepotenti non hanno fatto i conti con l'astuto e tenacissimo Philip Marlowe, che ne sa una più del diavolo.

Ci fa sorridere il savoir faire col quale l'uomo risponde agli insulti che tanti gli rivolgono perchè è un poveraccio, al sarcasmo arguto col quale replica a tutti lasciandoli a bocca aperta, anche quando gli converrebbe essere un po' più diplomatico per evitare un pugno in faccia  o una minaccia; ci piacciono il suo intuito, i suoi ragionamenti, le domande insidiose poste con naturalezza e quasi con indifferenza per ottenere le informazioni desiderate.

E' un uomo che, pur avendo in fondo solo 42  anni, mostra una grandissima esperienza soprattutto nel comprendere il prossimo che gli è davanti, carpendo il significato di certi sguardi e gesti, come, e a volte meglio di, uno psicologo; Marlowe conquista il lettore perchè ha una personalità complessa ed eccentrica, sa essere irritante, provocatore, scostumato, silenzioso e chiacchierone, malinconico e romantico, coraggioso e cocciuto...: Marlowe non è un personaggio comune e di certo è un investigatore che non si arrende davanti alle difficoltà e ai pericoli, senza per questo apparirci per forza un eroe o uno che combatte a tutti i costi per la giustizia senza sbagliare mai un colpo, anzi, si impone con tutta la sua umanità e sembra risolvere i suoi casi con una passione spesso mista a rassegnazione, con una fedeltà mista a un po' di diffidenza.

Ricco di dialoghi e di botte e risposte vivaci, con un ritmo sempre incalzante, uno sviluppo degli eventi reso sempre più interessante dalla voce ironica del protagonista-narratore, con un finale inaspettato che è un vero colpo di scena, "Il lungo addio" non è tanto un giallo in cui un investigatore intelligente risolve un caso complicato, ma è in special modo un noir dalle venature crepuscolari e malinconiche, in cui al centro c'è il ritratto di un uomo onesto e idealista, solo all'apparenza cinico e disincantato, ma che in realtà nasconde un animo leale, capace di slanci di vera amicizia.

« ...Arrivederci, amigo. Non vi dico addio. Vi dissi addio quando significava qualcosa. Vi dissi addio quando ero triste, in un momento di solitudine e quando sembrava definitivo. »

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz