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venerdì 14 ottobre 2016

Imparare leggendo "La strada nell'ombra": Nellie Bly e Jacob Riis



Sto leggendo, in questi giorni, l'ultimo romanzo di Jennifer Donnelly, LA STRADA NELL'OMBRA e procede con molta scorrevolezza.

Sin dalle primissime battute, la giovanissima protagonista, Jo Montfort, di soli diciassette anni, rivela un temperamento battagliero e un animo sensibile nei confronti delle persone meno fortunate di lei (che appartiene ad un'elevata classe sociale).
Esprime quindi il suo dissenso per le ingiustizie subite dalle donne lavoratrici, sfruttate e sottoposte ad orari e condizioni di lavoro massacranti, attraverso la parola scritta, pubblicando articoli di denuncia.

Chi sono i suoi modelli, in questo senso?
Due persone realmente esistite e che, ai loro tempi, hanno dato un notevole contributo alla società per la battaglia contro le ingiustizie verso categorie di persone più deboli: Nellie Bly e Jacob Riis.


NELLIE BLY


Elizabeth Jane Cochran, soprannominata "Pink"(1864 – 1922), è stata una giornalista statunitense, ma anche scrittrice, industriale, inventrice.
La si ricorda anche perchè fece il giro del mondo in 72 giorni, ma a noi interessa elogiarla per le sue doti di giornalista investigativa, creatrice del genere di giornalismo sotto copertura. 
Nelly Bly era il suo pseudonimo giornalistico.

La prima persona che si accorse della penna arguta e pungente di Elizabeth fu il direttore del «Pittsburgh Dispatch», George Madden, che la conobbe nel 1885, quando al suo giornale giunse una fiumana di lettere di protesta in seguito alla pubblicazione di un articolo (A cosa servono le ragazze, di Erasmus Wilson, che scrisse come, secondo lui, le donne dovessero limitarsi a stare a casa, cucinare e crescere i bambini ed evitare di andare a lavorare); tra quelle lettere ce n'era anche una della giovane 21enne Elizabeth, che fu assunta seduta stante da Madden.
Per poter scrivere senza creare inutili scandali, la donna scelse di firmare i propri articoli con il nome fittizio di Nellie Bly.
 
Nei suoi articoli la ragazza parlava di lavoratrici sfruttate, lavoro minorile, salari e mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro. 
Quando lo stato della Pennsylvania volle modificare le leggi sul matrimonio e sul divorzio, limitando ancora di più la libertà delle donne, Nellie decise di intervistare donne che avevano divorziato. 

Le opposizioni iniziano ad arrivare e il direttore è costretto, per evitare di chiudere per mancanza di
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aiuti finanziari, a relegare la giornalista alle pagine di giardinaggio e di moda.

Ma Nellie non demorde e riesce a farsi mandare in Messico, dove, tra il 1886 e il 1887, racconta storie di povertà e di corruzione del paese.
Il governo messicano la espelle...

Si trasferisce a New York e lì diventa famosissima come pioniera del giornalismo investigativo, in particolare grazie ad un'importantissima inchiesta sugli istituti psichiatrici. 
Per entrarvi e fare al meglio il proprio lavoro, Nellie si finge mentalmente disturbata e resta ricoverata per una decina di giorni nel manicomio femminile di Blackwell’s Island. 

In Dieci giorni in Manicomio racconta di come le donne internate subissero soprusi e violenze, di come fossero malnutrite e di come la maggior parte delle pazienti avesse dei lievi problemi fisici mentre altre erano state addirittura internate per volontà dei familiari. 

L’inchiesta causa un tale clamore da avere come conseguenza la riforma degli istituti di cura mentale nello stato di New York.
Ma Nellie non si ferma: verrà arrestata per aver reso note le condizioni delle detenute nelle prigioni e quelle delle donne che lavorano nelle fabbriche o come domestiche e serve; nel 1894 a Chicago è l’unica reporter che racconta lo sciopero delle Pullman Railroads dalla prospettiva dei lavoratori. 

Il successo maggiore arriva nel 1889 quando Nellie, dopo aver letto il Giro del mondo in ottanta giorni di Jules Verne, suggerisce a Pulitzer di finanziarle il giro del mondo.
Così il 14 novembre 1899 Nellie Bly lascia New York e viaggia via nave, treno e a dorso d’asino. Torna a casa il 25 gennaio 1890 alle 15:51 e ad attenderla c'erano migliaia di persone.

Nel 1914, Nellie è inviata di guerra sul fronte austriaco e racconta la vita dei soldati.
Muore nel 1922 per una polmonite, a soli 57 anni.

Ho letto che recentemente il libro della Bly sulla sua esperienza in manicomio è diventato un film: 10 Days in a Madhouse (2015) diretto da Timothy Hines e con Caroline Barry,Christopher Lambert, Kelly LeBrock, Julia Chantrey, David Mitchum Brown e Alexandra Callas.







JACOB RIIS

riis
Jacob August Riis (1849 - 1914) è stato un riformatore sociale danese-americano, giornalista di servizi di documentazione sociale e fotografo.

E' apprezzato soprattutto perchè i suoi servizi giornalistici e le sue fotografie erano finalizzate ad aiutare i poveri di New York, mostrando le tristi e disagiate condizioni di vita in cui versavano (slum).
Ha approvato l'attuazione del "modello case popolari " di New York e ha cercato di dare il proprio contributo ai diseredati richiamando l'attenzione delle classi medie e superiori.

Riis si sentiva vicino ai poveri perchè lui stesso aveva sofferto la povertà, essendo stato un immigrato, e quando cominciò a lavorare come cronista, subito denunciò la miseria in cui erano costretti a vivere gli abitanti del Lower East Side di New York, soprattutto a motivo delle vergognose speculazioni edilizie e della corruzione politica.

Consapevole però che non bastava scrivere per denunciare e cambiare le cose, decise di darsi alla fotografia per muovere l'opinione pubblica e obbligare i politici a cercare soluzioni concrete a questo problema.

Il suo libro più celebre, citato anche nel romanzo della Donnelly, è How the Other Half Lives (Come vive l'altra metà della città), cui seguì The Children of the Poor (I figli dei poveri).

Riis fece della fotografia uno strumento di denuncia e rivoluzione.

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Siti consultati:
  • Wikipedia
  • http://www.fotographiaonline.com/
  • www.catpress.com/
  • http://www.enciclopediadelledonne.it/

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz